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RIASSUNTO DIRITTO PRIVATO: LINEE ESSENZIALI

PARTE V: LE OBBLIGAZIONI

CAP. 18 - L’OBBLIGAZIONE
1. L’obbligazione nel sistema giuridico economico
Il termine obbligazione rimanda alla materia dei diritti di credito che presuppongono la cooperazione
con un altro soggetto per attuare il proprio diritto (invece i diritti reali sono immediati). Dunque in
questo ambito il debitore risulta obbligato a tenere un certo comportamento nei confronti del
creditore: si parla di rapporto obbligatorio proprio per sottolineare la posizione del titolare del diritto
(soggetto attivo) necessariamente connessa con quella della controparte (soggetto passivo) all’interno
del rapporto giuridico che li lega. I crediti sono entità di straordinaria importanza economica e questi
si legano al processo di materializzazione della ricchezza.

2. La prestazione e i suoi requisiti.


Oggetto dell’obbligazione è la prestazione ossia il comportamento dovuto dal debitore nell’interesse
del creditore. Essa può avere i contenuti più vari ed eterogenei.
Le obbligazioni possono essere distinte in:
• Dare: la prestazione consiste nel consegnare una cosa
• Fare: la prestazione consiste in un comportamento attivo del debitore diverso dalla consegna
di una cosa
• Non fare ovvero negative: la prestazione consiste in un comportamento di astensione del
debitore obbligato a non compiere determinati atti o a non svolgere determinate attività
L’obbligazione ovvero il credito è uno strumento giuridico che serve a realizzare l’interesse del
creditore ovvero l’interesse alla prestazione. Il requisito essenziale della prestazione è rispondere ad
un interesse del creditore che può essere patrimoniale o non patrimoniale. La prestazione inoltre deve
essere possibile, lecita, determinata o almeno determinabile e patrimoniale (suscettibile di valutazione
economica).

3. La patrimonialità della prestazione e gli obblighi non patrimoniali.


La prestazione ha carattere patrimoniale quando è traducibile in una valutazione economica ovvero
in valore monetario ma può benissimo anche corrispondere a un interesse non patrimoniale del
creditore. Esistono degli obblighi non patrimoniali senza carattere economico (vedi coabitazione) la
cui violazione determina conseguenze giuridiche diverse da quelle previste per la violazione delle
obbligazioni che coinvolgono la sfera non economica ma personale dei soggetti.

4. I rapporti non obbligatori (prestazioni di cortesia).


L’obbligazione è un obbligo legale: chi esegue la relativa prestazione sa di essere vincolato
legalmente ed esposto a sanzioni legali se non lo fa. Qui invece parliamo di prestazioni che un
soggetto compie per semplice cortesia amicizia o benevolenza sul presupposto che esse non sono

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dovute per obbligo giuridico. La prestazione di cortesia è sempre gratuita ma tali prestazioni gratuite
a volte possono formare oggetto di obbligazioni.

5. Il doppio valore dell’obbligazione e le obbligazioni naturali.


Le vere e proprie obbligazioni reali anche dette perfette o civili valgono:

• come giusta causa della prestazione eseguita con il conseguente trasferimento di ricchezza dal
debitore al creditore. Il debitore, una volta eseguita, non può chiederne la restituzione
• danno al creditore il potere di azione in giudizio contro il debitore poiché se questi non paga
il creditore può rivolgersi al giudice
Le obbligazioni naturali sono definite dalla legge come doveri morali o sociali che non obbligano
legalmente il debitore e non danno al creditore un’azione a sua tutela ma hanno il potere di impedire
al debitore di ottenere la restituzione della prestazione se compiuta da lui spontaneamente (vedi debito
di gioco). L’effetto giuridico delle obbligazioni naturali è l’impossibilità di ripetere la prestazione
eseguita (ovvero chiederne la restituzione) benché chi l’ha fatta non vi fosse legalmente obbligato a
patto che la prestazione sia eseguita spontaneamente e da soggetto capace di intendere e volere.

6. Le obbligazioni complesse.
Le obbligazioni possono essere soggettivamente complesse e tale complessità può riguardare sia la
parte passiva (pluralità di debitori) ovvero attiva (più creditori). Nelle obbligazioni oggettivamente
complesse, la complessità riguarda la prestazione ovvero la loro pluralità come ad esempio per le
obbligazioni alternative e facoltative.

7. La pluralità di debitori: obbligazioni parziali e solidali.


Quando la parte passiva è formata da più debitori l’obbligazione può essere:

• Parziale: prestazione frazionata fra i diversi debitori. Si tratta di una disciplina applicabile
quando previsto dalla volontà delle parti o da norma di legge.
• Solidale: il creditore può chiedere l’intera somma ad uno qualsiasi dei condebitori. Il
pagamento di un condebitore libera tutti gli altri. Si tratta di una disciplina generale che si
applica sempre.

8. La disciplina delle obbligazioni solidali.


All’interno di tale disciplina bisogna distinguere i rapporti fra

• creditore e condebitori: il creditore può rivolgersi a qualsiasi condebitore per ottenere l’intera
prestazione ma per accordi o casi particolari disciplinati dalla legge può succedere che egli
debba rivolgersi prima ad un determinato condebitore e se solo non lo ottenga da questi si
possa rivolgere ad un altro (beneficio di escussione). Inoltre gli effetti favorevoli per la parte
passiva giovano a tutti i condebitori mentre quelli sfavorevoli solo al condebitore direttamente
toccato dunque se il creditore rimette il debito a favore di un condebitore la remissione libera
anche tutti gli altri; la transazione fatta da un condebitore non impegna gli altri ma produce
verso di loro effetti solo se dichiarino di volerne approfittare; la rinuncia alla prescrizione non

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pregiudica gli altri condebitori mentre se un condebitore ha fatto un atto che interrompe la
prescrizione essa si ritiene interrotta verso tutti gli altri
• vari condebitori: il debito si divide. Il condebitore che ha pagato l’intero debito può chiedere
a ciascuno degli altri che gli venga rimborsata la porzione di quota (azione di regresso).
Questo non vale qualora l’obbligazione fosse stata assunta nell’interesse esclusivo di un solo
condebitore.

9. La solidarietà attiva.
Si verifica quando siano presenti una pluralità di creditori: ciascun concreditore ha diritto a chiedere
l’intera prestazione e il pagamento ottenuto libera il debitore verso tutti i creditori. Si tratta di una
ipotesi eccezionale poiché opera solo se prevista dalle parti o dalla legge.

10. Obbligazioni alternative e facoltative.


• Alternative: hanno per oggetto due prestazioni poste sul medesimo piano ed il debitore si
libera eseguendone una a sua scelta o se stabilito dalla legge o dalla volontà delle parti tale
scelta è rimessa al creditore o ad un terzo. Se l’oggetto della scelta diviene impossibile
l’obbligazione si estingue se invece l’obbligazione è impossibile ancora prima che la scelta
fosse effettuata l’obbligazione ha per oggetto l’altra prestazione
• Facoltative: hanno per oggetto una sola prestazione ma il debitore può liberarsi eseguendone
una diversa. Tali obbligazioni non sono sul medesimo piano e se l’obbligazione diviene
impossibile il creditore non può chiedere quella sostitutiva

11. Le fonti delle obbligazioni.


L’obbligazione nasce da un titolo che può essere:

• Contratto
• fatto illecito
• ogni altro atto o fatto considerato dalle norme idoneo a produrre obbligazioni

12. Le vicende delle obbligazioni.


Prossimi capitoli si parlerà di:

• Adempimento: modo normale in cui le obbligazioni realizzano il loro scopo di soddisfare


l’interesse del creditore dopodiché si estinguono
• Altri modi di estinzione delle obbligazioni oltre all’adempimento
• Modifica dell’obbligazione nel corso della sua esistenza
• Inadempimento del debitore dal quale può derivare la sua responsabilità
• Garanzie del credito

13. Il rapporto obbligatorio: regola della correttezza e obblighi di protezione.


Il debitore e creditore devono comportarsi secondo le regole della correttezza ovvero il debitore deve
fare quanto ragionevolmente possibile per massimizzare l’utilità che il creditore riceve dalla
prestazione e viceversa il creditore deve fare quanto necessario per minimizzare il sacrificio che la
prestazione impone al debitore. Sul debitore gravano degli obblighi di protezione: egli deve una
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prestazione principale ma può essere che essa vada accompagnata da prestazioni accessorie e
strumentali per il massimo rendimento della prestazione principale.

CAP. 19 - ADEMPIMENTO E ALTRE CAUSE DI ESTINZIONE


DELLE OBBLIGAZIONI
1. L’adempimento.
L’adempimento è un’attività che consiste nell’eseguire la prestazione che forma oggetto
dell’obbligazione e che porta alla sua estinzione poiché l’interesse del creditore viene soddisfatto ed
il debitore è liberato. A tale motivo il debitore può chiedere al creditore che gli rilasci la quietanza
ovvero la dichiarazione scritta con la quale il creditore riconosce di aver ricevuto la prestazione, si
tratta di una dichiarazione di scienza con valore di confessione.

2. Adempimento e incapacità di agire.


L’autore dell’adempimento è colui che fa la prestazione e di regola coincide con il debitore. Qualora
il debitore fosse incapace di agire l’adempimento rimane regolare ed efficace poiché l’adempimento
non è un atto di autonomia ma è comportamento obbligato che non richiede la capacità di valutare le
proprie azioni (viceversa nell’obbligazione naturale trattandosi di una scelta spontanea del soggetto
l’adempimento fatto da incapace può essere impugnato). L’adempimento fatto invece da un creditore
incapace di agire si ritiene essere inefficace e non libera il debitore: la ricezione dell’adempimento si
qualifica come un atto di autonomia che implica valutazioni e decisioni del soggetto il quale
correrebbe il rischio di fare cattivo uso della prestazione ricevuta. Dunque il debitore deve provare
che la prestazione ricevuta dal creditore incapace è rimasta integra sino alla presa di controllo del
rappresentante o sino al recupero della capacità di intendere e di volere del creditore pena pagare una
seconda volta.

3. Adempimento del terzo e pagamento con surrogazione.


Di regola l’adempimento viene effettuato dal debitore ma può essere fatto anche da terzo estraneo al
rapporto obbligatorio:

• la prestazione può essere eseguita da un collaboratore del debitore per suo conto (vedi
meccanico che fa riparare un’auto dai suoi dipendenti). È il debitore stesso che adempie ma
la legge prevede che venga esclusa tale ipotesi quando la prestazione sia infungibile (quando
richiede l’intervento personale del debitore)
• la prestazione può essere eseguita da un terzo per varie ragioni (vedi padre che paga debito
del figlio)
L’adempimento del terzo è efficace ed estingue l’obbligazione anche se il creditore vi si oppone. Il
creditore può rifiutare l’adempimento del terzo se ha interesse che la prestazione sia eseguita
personalmente dal debitore o se il debitore si oppone all’adempimento del terzo. Per l’adempimento
del terzo, essendo un atto volontario, è richiesta la capacità di agire. L’adempimento del terzo può
dar luogo alla surrogazione (il terzo che ha pagato o fornito il denaro per un debito altrui subentra in
luogo del creditore soddisfatto nel suo diritto verso il debitore: cambia così il soggetto attivo del

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rapporto. La surrogazione può essere volontaria e avvenire per volontà del creditore ovvero del
debitore oppure può essere legale.

4. Il destinatario dell’adempimento: adempimento al terzo.


Di regola l’adempimento è fatto al creditore ma può accadere che egli sia sostituito da un terzo o
debba essere sostituito (si pensi ad un creditore incapace). A volte l’adempimento al terzo presenta
dei caratteri di anomalia quando egli appunto non sia legittimato a riceverlo e la legge al fine di
tutelare debitore (che ha pagato anche se male) e creditore (non ha ricevuto la prestazione)
predisponendo che il pagamento a un terzo estraneo non libera il debitore e il creditore conserva il
diritto di ricevere la prestazione ma tale regola subisce alcune eccezioni che vanno a favore del
debitore quando il creditore ratifica il pagamento fatto al terzo o ne approfitta e se si tratta di creditore
apparente (soggetto che in base ad univoche circostanze appariva legittimato a riceverlo sempre che
il debitore fosse in buona fede)

5. Modalità dell’adempimento e dazione in pagamento.


La prestazione deve essere eseguita perfettamente e integralmente dal debitore nel tempo e nel luogo
stabiliti. Una prestazione eseguita senza l’osservanza di queste modalità dà luogo ad un adempimento
inesatto. Con la dazione in pagamento o prestazione in luogo dell’adempimento il debitore si libera
eccezionalmente dall’obbligazione eseguendo una prestazione diversa ma tale effetto liberatorio si
produce se il creditore accetta tale prestazione diversa e che essa sia effettivamente eseguita.

6. Il termine dell’adempimento.
Se il titolo dell’obbligazione fissa il termine la prestazione deve essere eseguita entro tale scadenza
mentre se non viene indicato alcun termine l’adempimento può essere immediatamente richiesto. Se
il termine è stabilito in favore del debitore egli non può adempiere oltre ma nemmeno è tenuto ad
adempiere prima (qualora lo facesse il creditore non può rifiutare) mentre se il termine è stabilito in
favore del creditore egli può esigere la prestazione prima della scadenza mentre il debitore non può
liberarsi eseguendo l’adempimento anticipato. Se il termine è in favore di entrambi hanno diritto che
la prestazione sia eseguita non prima della scadenza e possono rifiutare un adempimento anticipato.
In mancanza di una diversa indicazione il termine si ritiene essere in favore del debitore ma se egli
incorre nella decadenza del termine se diviene insolvente o fa venire meno le garanzie il creditore
può esigere immediatamente l’adempimento. Il computo del termine segue i criteri della prescrizione.
Fino alla scadenza del termine il credito non è esigibile poiché lo diviene solo alla scadenza. Per
quanto riguarda i debiti commerciali (debiti di un’impresa o della PA verso un’altra impresa che le
ha fornito i beni o servizi) il legislatore ha affrontato il problema nel ’02 fissando i termini di
adempimento ragionevolmente brevi (30 giorni).

7. Il luogo dell’adempimento.
Se il titolo o la natura dell’obbligazione nulla dice a riguardo il criterio generale prevede che
l’obbligazione si adempia al domicilio del debitore ma può subire deroghe qualora la cosa da
consegnare sia certa e determinata da adempiersi nel luogo in cui la cosa si trovava alla nascita
dell’obbligazione ovvero quando l’obbligazione consista nel pagamento di una somma di denaro che
deve essere adempiuta presso il domicilio del creditore.

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8. L’imputazione del pagamento.
Se il debitore ha più debiti del medesimo genere ed il pagamento non basta per estinguerli tutti egli
deve definire a quali debiti esso vada riferito ovvero deve individuare il debito a cui si riferisce il
pagamento. I criteri per l’imputazione sono la scelta del debitore (quando paga ha la facoltà di
dichiarare quale debito intende soddisfare con quel pagamento) ma in mancanza di una sua scelta
soccorrono dei criteri legali che si applicano in progressione.
L’articolo sull’imputazione del pagamento dice che chi ha più debiti della medesima specie verso la
stessa persona può dichiarare, quando paga, quale debito intende soddisfare. In mancanza di tale
dichiarazione, il pagamento deve essere imputato al debito scaduto; tra più debiti scaduti, a quello
meno garantito; tra più debiti ugualmente garantiti, al più oneroso per il debitore; tra i più debiti
ugualmente onerosi, al più antico. Se tali criteri non soccorrono, l'imputazione è fatta
proporzionalmente ai vari debiti.

9. Mora del creditore: l’offerta della prestazione.


L’adempimento può risultare impossibile qualora manchi la cooperazione del creditore e può
succedere che in tal modo si pregiudichino i legittimi interessi del debitore (vedi evitare danni e
spese). Il creditore non ha un vero e proprio obbligo di ricevere la prestazione bensì ha un onere di
cooperare per l’adempimento a pena di incorrere nelle conseguenze della mora del creditore (si
verifica quando il creditore trascura in modo ingiustificato di compiere quanto necessario perché il
debitore possa adempiere o che in modo ingiustificato si rifiuti di ricevere l’adempimento offertogli).
Gli effetti della mora non si producono in modo automatico ma solo se il debitore offre la prestazione
al creditore; tale offerta può essere fatta in forma:

• Solenne: il debitore può avere interesse a fare il deposito che non serve a determinare gli
effetti della mora, già prodotti con l’offerta, ma determina la liberazione del debitore
dall’obbligazione. Ne può derivare un’offerta:
o reale: ossia di consegnare denaro titoli di credito o cose mobili al domicilio del
creditore
o per intimazione: ossia la consegna di cose mobili in luogo diverso dal domicilio del
creditore oppure la consegna di un immobile
• Secondo gli usi (informale.)
o per le prestazioni di fare tale offerta è sufficiente a produrre la mora del creditore
o in tutti gli altri casi occorre che il debitore faccia un deposito elle cose mettendole a
disposizione del creditore, che tale deposito venga accettato da quest’ultimo o
convalidato dal giudice

10. Gli effetti della mora del creditore.


A favore del debitore essa produce l’effetto:

• il debitore non risponde dei danni causati dal mancato adempimento imputabile al creditore
che si è auto danneggiato
• se il debitore deve sopportare spese o subire danni a causa del mancato adempimento può
chiedere il risarcimento al creditore

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• il debitore non deve interessi o frutti della cosa da consegnare
• il rischio dell’impossibilità sopravvenuta della prestazione si sposta sul creditore
Lo spostamento del rischio vale per i rapporti obbligatori a prestazioni corrispettive: se durante la
mora del creditore la prestazione diviene impossibile per causa non imputabile ad debitore questi è
liberato dall’obbligazione ma conserva il diritto alla controprestazione del creditore in suo favore. In
caso di offerta non formale gli effetti della mora si producono sono l’esonero del debitore dalla
responsabilità per i danni derivati dal mancato adempimento.

11. Le obbligazioni pecuniarie: principio nominalistico, debiti di valuta e debiti


di valore.
Obbligazioni pecuniarie la prestazione consiste nel pagare una somma di denaro ma questo è soggetto
alla progressiva perdita del valore reale della moneta e di conseguenza si applica il principio
nominalistico: i debiti pecuniari si estinguono con moneta avente corso legale nello Stato al tempo
del pagamento e per il suo valore nominale. Se la somma dovuta era determinata in una moneta che
non ha più corso legale al tempo del pagamento, questo deve farsi in moneta legale ragguagliata per
valore alla prima. Tale principio di certezza può essere messo fuori gioco da un accordo stipulato fra
le parti attraverso meccanismo di rivalutazione della somma dovuta. È da sottolineare che il principio
nominalistico vale per i debiti di valuta ossia per le obbligazioni che nascono avendo per oggetto, sin
dal principio, una somma di denaro precisamente determinata. Altra cosa sono i debiti di valore: debiti
pecuniari che si adempiono pagando una somma di denaro che non è stabilita al momento in cui
l’obbligazione è sorta poiché l’obbligazione ha per oggetto un valore che sarà tradotto in moneta solo
al momento del pagamento. Un debito di valore non ancora tradotto in moneta si dice non liquido,
diviene liquido non appena si traduce in una somma di denaro (liquidazione, attraverso essa l’oggetto
del debito si cristallizza in una quantità di moneta determinata in modo preciso: il debito di valore
diviene debito di valuta).

12. Gli interessi.


Ovvero l’ulteriore denaro prodotto nel tempo da una somma di denaro quantificato in una percentuale
della somma base. Gli interessi possono essere:

• Corrispettivi: prodotti di pieno diritto dai crediti liquidi ed esigibili di somme di denaro.
Formano oggetto di un’obbligazione accessoria che nasce in modo automatico a carico del
debitore. A seconda della fonte da cui deriva la corrispondente obbligazione gli interessi
possono essere
o legali: maturano automaticamente e si calcolano in base ad un tasso legale fissato di
anno in anno dal ministro dell’economia
o convenzionali: eventualmente stabiliti dalle parti che possono fissare il tasso per
iscritto
• Moratori: interessi dovuti dal debitore che sia in ritardo nel pagamento di una somma e risulti
in mora. La funzione è quella di risarcire il creditore per un danno causatogli dal ritardo del
debitore
La giurisprudenza ha creato gli interessi compensativi utilizzati per la quantificazione del
risarcimento del danno nella responsabilità extracontrattuale. La legge limita la possibilità di
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anatocismo (interessi della somma capitale sono una somma di denaro dovuta al debitore. Tale somma
ovvero la somma degli interessi maturati può produrre a sua volta interessi?) e prevede che gli
interessi producono altri interessi solo se sono interessi scaduti, maturati per almeno sei mesi e
qualora vi sia un atto espresso diretto ad ottenerli.

13. Obbligazione pecuniarie, moneta bancaria e moneta elettronica


Tradizionalmente il denaro consisteva in una cosa mobile e l’obbligazione pecuniaria si concepiva
come una obbligazione di dare. Oggi sempre più i pagamenti avvengono in modo non fisico attraverso
strumenti di attività bancaria ricorrendo alla tecnologia elettronica (vedi bancomat e carte di credito).
Ci troviamo di fronte a una nuova generazione di mezzi di pagamento e la legislazione è costretta a
muoversi parallelamente.

14. Le altre cause di estinzione delle obbligazioni.


L’adempimento estingue l’obbligazione ma esistono altre cause che estinguono l’obbligazione:

• Cause satisfattive: danno al creditore qualche utilità anche se diversa da quella attesa
• Cause non satisfattive: estinguono l’obbligazione senza fornire alcuna utilità al creditore.
Le cause di estinzione dell’obbligazione diverse dall’adempimento sono: la compensazione, la
confusione, la novazione, la remissione, l’impossibilità sopravvenuta oltre alla prescrizione.

15. La compensazione
Si estinguono in questo modo le obbligazioni che due soggetti hanno reciprocamente uno verso l’altro
e per cui ciascuno è al tempo stesso debitore e creditore dell’altro. La compensazione può essere

• Legale: opera automaticamente, i due debiti si considerano estinti dal giorno stesso in cui sono
venuti a coesistere. Il giudice non può rilevare d’ufficio che la compensazione sia avvenuta.
La compensazione per avvenire deve avere per oggetto prestazioni fungibili e omogenee fra
di loro ed essere entrambi liquidi ed esigibili
• Giudiziale: opera quando uno dei due debiti non è liquido ma è di facile e pronta liquidazione
• Volontaria: opera quando i due debitori creditori si accordano per considerare estinti debiti
reciproci che non presentano le caratteristiche esaminate prima

16. La confusione.
L’obbligazione si estingue per confusione quando le qualità del creditore e del debitore si riuniscono
nella medesima persona.

17. La novazione.
Si tratta di un accordo fra creditore e debitore per sostituire un’obbligazione diversa a quella originaria
che si estingue. La nuova obbligazione deve differenziarsi da quella vecchia per oggetto e per titolo
ovvero per il requisito oggettivo. C’è un’analogia con la dazione in pagamento ma in questa non nasce
nessuna nuova obbligazione mentre qui nella novazione la nuova obbligazione è diversa da quella
estinta. Nella novazione richiede l’animus novandi ovvero la volontà di estinguere l’obbligazione
precedente in modo non equivoco. L’obbligazione nuova risulta essere collegata a quella precedente
e se questa risulta essere inesistente la novazione è senza effetto mentre se annullabile la novazione
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diviene valida solo se il debitore abbia assunto un nuovo debito pur conoscendo il difetto del titolo
originario. Abbiamo parlato di novazione oggettiva che porta all’estinzione dell’obbligazione mentre
nella novazione soggettiva l’elemento di novità riguarda la persona del debitore che si sostituisce a
quello originario che viene dunque liberato. La novazione soggettiva può derivare dalla delegazione,
dall’espromissione e dall’accollo, essa non estingue l’obbligazione ma modifica il soggetto passivo.

18. La remissione.
Si tratta di un atto con cui il creditore rinuncia al proprio credito. L’obbligazione si estingue e il
debitore risulta essere liberato. Il debitore può rifiutare la remissione comunicando al creditore di non
volerne approfittare. La restituzione volontaria del titolo originale del credito fatta dal creditore al
debitore è sufficiente per provare che il debito è stato rimesso invece la rinuncia del creditore alle
garanzie del credito non fa presumere la liberazione del debitore dal debito. L’interesse del creditore
alla remissione deriva da ragione a lui apprezzabile trattandosi di un atto volontario.

19. L’impossibilità sopravvenuta della prestazione.


L’obbligazione si estingue se la prestazione è divenuta impossibile dopo la sua nascita. Qualora
l’impossibilità:

• Sia solo temporanea il debitore continua ad essere obbligato ad adempierla e dovrà farlo
quando essa sarà tornata ad essere possibile
• Dura tanto a lungo che il debitore non può più essere obbligato ad eseguire la prestazione o
se il creditore perde ogni interesse a riceverla l’obbligazione di estingue
• Sia parziale il debitore si libera eseguendo la prestazione parziale rimasta possibile
L’impossibilità sopravvenuta che estingue l’obbligazione è quella derivante da causa non imputabile
al debitore che risulta essere liberato da qualsiasi obbligazione tranne se costituito in mora. Se
l’impossibilità è invece imputabile al debitore egli resta obbligato verso il creditore a risarcire il
danno. Il creditore che perde la prestazione divenuta impossibile per causa non imputabile al debitore
è liberato dall’eventuale contro obbligazione ma se l’impossibilità non imputabile si verifica quando
il creditore è in mora egli ugualmente è tenuto alla controprestazione.

CAP. 20 - LE MODIFICAZIONI DELLE OBBLIGAZIONI


1. Modificazioni dal lato attivo e passivo.
Modificazione dal lato

• Attivo: cambia la persona del creditore. Chiamata anche successione nel credito che si realizza
con la cessione di quest’ultimo ovvero con il pagamento con surrogazione
• Passivo: aggiunta o sostituzione del debitore originario con uno nuovo. Chiamata anche
successione nel debito che implica l’entrata di un nuovo debitore
La modificazione dell’obbligazione incide diversamente sull’interesse di chi rimane parte del
rapporto obbligatorio e la modificazione non richiede il consenso del debitore mentre richiede il
consenso del creditore.
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2. La cessione del credito.
Il creditore può trasferire a titolo oneroso o gratuito il suo credito anche senza il consenso del debitore,
purché il credito non abbia carattere strettamente personale o il trasferimento non sia vietato dalla
legge. Le parti possono escludere la cedibilità del credito; ma il patto non è opponibile al cessionario,
se non si prova che egli lo conosceva al tempo della cessione.
Cedente = creditore
Cessionario = terzo
Ceduto = debitore

3. I rapporti fra cessionario e debitore ceduto.


La cessione può realizzarsi anche senza il consenso del debitore ceduto, perché produca i suoi effetti
è sufficiente l’accordo fra cedente e cessionario. Il debitore deve essere a conoscenza della cessione
e deve accettarla oppure notificarla e a questo punto egli è ufficialmente informato di avere un nuovo
e diverso creditore ossia cessionario. Se il debitore paga al cedente non è liberato ed il cessionario
può richiedere un secondo pagamento. Se invece paga al cedente in mancanza di accettazione o
notificazione il ceduto si libera tranne se versa in mala fede. notificazione e accettazione servono per
risolvere il conflitto fra diversi cessionari del medesimo credito. Con la cessione cambia dunque la
persona del creditore ma il credito rimane il medesimo, rimangono altresì ferme le garanzie e le
eccezioni.

4. I rapporti fra cedente e cessionario: cessione pro soluto e pro solvendo.


Qualora il cessionario non ottenga il pagamento dal debitore del credito le conseguenze che ne
discendono possono essere:

• Cessione pro soluto: il cedente è tenuto a garantire l’esistenza del credito


• Cessione pro solvendo: più sicura e vantaggiosa per il cessionario. Il cedente garantisce la
solvenza del debitore. Se il debitore risulta insolvente il cessionario può rivolgersi contro il
cedente e ottenere da lui il pagamento oltre agli interessi spese e danni

5. La delegazione di debito: rapporto di provvista e rapporto di valuta.


Nel rapporto obbligatorio si inserisce un nuovo debitore. Il delegante può revocare la delegazione,
fino a quando il delegato non abbia assunto l'obbligazione in confronto del delegatario o non abbia
eseguito il pagamento a favore di questo. Il delegato può assumere l'obbligazione o eseguire il
pagamento a favore del delegatario anche dopo la morte o la sopravvenuta incapacità del delegante.
Delegante = debitore
Delegato = terzo
Delegatario = creditore
La delegazione si fonda sul rapporto di:
• Valuta: debito del delegante verso il delegatario
• Provvista: credito del delegante verso il delegato.
Attraverso la delegazione dunque i rapporti sono semplificati e si crea un’obbligazione del delegato
verso il delegatario che fa risultare superflui i rapporti di valuta e provvista.

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6. Segue: delegazione titolata e pura, cumulativa e liberatoria.
Delegazione:

• Titolata: delegato fa riferimento ai sottostanti rapporti di provvista e di valuta assumendo


l’obbligazione verso il delegatario. È chiamata anche causale perché indica la causa ossia la
ragione giustificativa. Se uno dei rapporti alla base risulta poi essere difettoso o mancante il
delegato può opporre al delegatario la relativa eccezione e rifiutare di adempiere
• Pura o astratta: l’assunzione del debito da parte del delegato verso il delegatario non menziona
né il rapporto di provvista né quello di valuta. Il delegato di conseguenza non può rifiutarsi di
pagare il delegatario. Tale regola non si applica quando si verifica la nullità della doppia causa
ossia quando difettino entrambi i rapporti e il delegato può dunque rifiutare il pagamento.
La delegazione produce diversi effetti avendo riguardo la posizione del debitore originario ovvero
delegante: la delegazione assegna al creditore un nuovo debitore che fine fa il debitore originario?
Se la delegazione è:
• Cumulativa: il delegante ovvero debitore originario rimane obbligato verso il delegatario
ovvero creditore, il nuovo debitore ossia delegato si va ad aggiungere. I due debitori non sono
però obbligati sul medesimo piano: il delegante (debitore originario) ha il beneficio di
escussione per cui il creditore deve chiedere prima l’adempimento al delegato (nuovo
debitore) e successivamente al delegante (debitore originario)
• Liberatoria: solo se presente un’espressa dichiarazione del delegatario (creditore) diretta a
liberare il delegante (debitore originario) egli esce di scena ed unico obbligato rimane il
delegato (nuovo debitore) verificandosi la novazione soggettiva

7. La delegazione di pagamento.
• Delegazione di debito: fa nascere l’obbligazione del delegato verso il delegatario ossia del
nuovo debitore verso il creditore. Delegato diviene debitore del delegatario.
• Delegazione di pagamento. Se il debitore per eseguire il pagamento ha delegato un terzo,
questi può obbligarsi verso il creditore, salvo che il debitore l’abbia vietato. Il terzo delegato
per eseguire il pagamento non è tenuto ad accettare l’incarico, ancorché sia debitore del
delegante. Sono salvi gli usi diversi. Delegato non diviene debitore del delegatario e perciò il
suo si qualifica come adempimento del terzo. Il delegante (debitore) si serve del delegato
(nuovo debitore) come mezzo per adempiere il proprio debito verso il delegatario (creditore).
Esempio è l’assegno bancario: ordine rivolto dal debitore delegante alla propria banca
delegata di fare un pagamento al creditore delegatario. Anch’essa si giustifica in base ai
rapporti di valuta e di provvista.

8. Espromissione e accollo.
Espromissione: atto del terzo (espromittente) che rivolgendosi al creditore assume su di sé
l’obbligazione che il debitore (estromesso) ha verso il creditore (espromissario). L’assunzione del
debito avviene per iniziativa spontanea del terzo che si obbliga. Il debitore rimane coobbligato in
solido con l’espromittente (cumulativa) tranne che il creditore dichiari di liberarlo (liberatoria) nel
qual caso rimane obbligato solo l’espromittente.

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Le eccezioni:

• le espromissioni relative ai rapporti fra espromittente e debitore originario non sono opponibili
• le espromissioni relative ai rapporti fra debitore originario e creditore sono opponibili
L’accollo è l’accordo fra debitore e terzo per effetto del quale il terzo (accollante) si assume un debito
che il debitore (accollato) ha verso il creditore (accollatario).
L’accollo può essere:
• Interno: creditore rimane estraneo, l’impegno assunto dall’accollante può sempre essere
revocato
• Esterno: creditore aderisce all’accordo fra debitore e terzo, l’impegno dell’accollante non può
essere revocato
L’accollo inoltre può essere
• Cumulativo: debitore originario non viene liberato ma rimane obbligato in solido con
l’accollante
• Liberatorio: debitore originario viene liberato e unico obbligato rimane l’accollante. Si
verifica se il creditore dichiara espressamente di liberare il debitore originario oppure se la
liberazione del debitore originario è una previsione espressa dell’accordo di accollo.
Il terzo rimane obbligato nei limiti in cui ha assunto il debito.

9. Regole comuni ai casi di novazione soggettiva.


Delegazione espromissione e accollo di tipo liberatorio (novazione soggettiva) seguono regole uguali:

• Estinzione delle garanzie annesse al credito (liberazione del debitore originario salvo che egli
consenta di mantenerle)
• Eventuale invalidità della nuova obbligazione (rivive dunque la vecchia obbligazione del
debitore originario)
• Eventuale insolvenza del nuovo debitore (non fa rivivere la vecchia obbligazione del vecchio
debitore salvo che il creditore ne avesse fatto espressa richiesta o che l’insolvenza preesistesse
all’assunzione del debito)

CAP. 21 - L’INADEMPIMENTO DEL DEBITORE: MORA E


RESPONSABILITA’
1. L’inadempimento e i rimedi.
Si verifica l’inadempimento quando il debitore non esegue esattamente e tempestivamente la
prestazione dovuta.
Può essere inadempimento:
• Radicale e definitivo: debitore non esegue per nulla la prestazione
• Inesatto: sul piano qualitativo o quantitativo
• Ritardo: esegue la prestazione oltre il termine fissato
Quando si verifica un inadempimento il problema fondamentale consiste nel tutelare il creditore
insoddisfatto compatibilmente con la giusta considerazione delle ragioni del debitore. Al creditore
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sono offerti dei rimedi quali la mora del debitore, il risarcimento del danno, l’eccezione
d’inadempimento e la risoluzione del contratto.

2. La mora del debitore: costituzione in mora.


Il debitore non esegue la prestazione nel termine stabilito per l’adempimento ovvero quando si ha
ritardo. Da essa scattano delle conseguenze solo se il ritardo del debitore è ingiustificato. La mora del
debitore presuppone che la prestazione possa essere ancora eseguita. Gli effetti non si producono
automaticamente ma è necessaria la costituzione in mora ovvero nella richiesta di adempimento
rivolta per iscritto dal creditore al debitore. Sono presenti delle eccezioni per le quali la mora opera
automaticamente avendo riguardo all’obbligazione scaturente da un fatto illecito extracontrattuale,
quando il debitore ha dichiarato per iscritto di non voler adempiere, quando l’obbligazione aveva un
termine scaduto e doveva essere adempiuta al domicilio del creditore. La mora è automatica quando
l’adempimento è rimesso completamente all’iniziativa del debitore mentre il creditore diviene mero
soggetto passivo in attesa.

3. Gli effetti della mora: interessi moratori e passaggio del rischio.


Avvenuta la costituzione in mora del creditore gli effetti che ne derivano sono:

• Maturazione degli interessi moratori: riguarda le obbligazioni pecuniarie. Quando il debitore


pagherà sarà tenuto a versare oltre alla somma capitale anche gli interessi della somma stessa
e il tasso può variare. Tali interessi hanno funzione risarcitoria e compensano il creditore per
non avere avuto la disponibilità della somma nel periodo di ritardo del debitore. Rispondono
ad una logica forfetaria di semplificazione e sono dovuti anche se il creditore non ha sofferto
alcun danno. Tale semplificazione non garantisce la piena soddisfazione del creditore tutte le
volte in cui il ritardo nel pagamento causi danni superiori all’ammontare degli interessi
moratori. Per quanto attiene ai debiti commerciali invece il decreto del ’02 stabilisce che in
caso di ritardo gli interessi moratori scattano automaticamente senza bisogno di costituzione
in mora e vanno calcolati con un tasso superiore a quello legale
• Passaggio del rischio: ovvero spostamento sul debitore del rischio di impossibilità della
prestazione a lui non imputabile. L’obbligazione di regola si estingue quando la prestazione
diviene impossibile per causa non imputabile al debitore ma se tale impossibilità si verifica
durante la mora il debitore non è liberato poiché rimane obbligato a risarcire il creditore; il
debitore può dunque dimostrare che l’oggetto della prestazione sarebbe andato ugualmente
distrutto anche se si fosse trovato presso il creditore al fine di esserne svincolato

4. Cessazione (o purgazione) della mora.


Gli effetti della mora vengono meno quando viene compiuto un atto capace di cancellarne o
interromperne gli effetti. Esso può essere un atto del creditore o del debitore.

5. La responsabilità per inadempimento.


Per effetto dell’inadempimento di regola il creditore subisce un danno e vorrebbe sempre essere
risarcito ma il debitore, dal canto suo, può avere buone ragioni per sostenere che non è giusto accollare

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su di lui il risarcimento. La legge tiene conto di ciò e predispone che la responsabilità possa essere
concepita come funzione:

• Punitiva nei confronti del debitore inadempiente (tende a nascere a suo carico solo quando
l’inadempimento dipende da una condotta riprovevole del debitore stesso)
• Di garanzia dell’interesse del creditore (debitore ha un trattamento più severo perché può
essere obbligato a risarcire anche se egli non è riprovevole)
La responsabilità per inadempimento è di regola contrattuale poiché la maggior parte delle
obbligazioni deriva da contratto ma non si esaurisce in tale fonte.

6. I criteri della responsabilità.


Il debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del danno se
non prova che l’inadempimento o ritardo è stato determinato da impossibilità della prestazione
derivante da causa a lui non imputabile.
La responsabilità può essere attribuita secondo il criterio della possibilità/impossibilità della
prestazione e quello della imputabilità/non imputabilità al debitore. Tale articolo fornisce lo schema
base della responsabilità per inadempimento al quale si aggiungono altre regole più particolari e
circostanziate sparse nel codice.

7. L’impossibilità della prestazione.


La prestazione deve ritenersi impossibile quando per adempierla occorrerebbero attività e mezzi che
vanno al di là di ciò che normalmente e ragionevolmente può richiedersi per quel tipo di prestazione.
L’impossibilità assume di volta n volta significati diversi a seconda del tipo di prestazione.

8. L’imputabilità al debitore: responsabilità per colpa e responsabilità oggettiva.


L’inadempimento è imputabile al debitore quando esiste una ragione che in relazione a
quell’inadempimento giustifica l’attribuzione della responsabilità a suo caro.
L’imputabilità può intendersi in due modi diversi ai quali corrispondono due diversi tipi di
responsabilità:
• Per colpa: derivante da negligenza imprudenza o imperizia del debitore
• Oggettiva: inadempimento a lui imputabile tutte le volte in cui esso sia riconducibile a cause
rientranti nella sua sfera di organizzazione e di controllo

9. La responsabilità per colpa: criterio della diligenza e gradazioni della colpa.


Colpa significa negligenza, imprudenza e imperizia dunque è in colpa il debitore che non esegue la
prestazione per distrazione o dimenticanza ovvero la esegue male per incompetenza, superficialità o
mancanza di cautele necessarie. Al contrario c’è il concetto di diligenza ossia cura e attenzione,
prudenza e competenza che il debitore deve usare nell’adempiere l’obbligazione. Il livello di
diligenza dovuta si misura avendo riguardo al buon padre di famiglia (espressione arcaica che indica
quel grado di diligenza normale in una persona seria e scrupolosa) ovvero nell’adempimento di
obbligazioni inerenti all’esercizio di un’attività professionale si ha riguardo alla natura dell’attività

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esercitata al fine di stabilire il grado di diligenza da tenersi. Esistono criteri di diligenza diversi a
seconda del tipo di prestazione dovuta.
La colpa può essere:
• Ordinaria o lieve: violazione dell’ordinaria diligenza ossia quella media del buon
professionista
• Grave: inosservanza dei livelli minimi di attenzione prudenza e competenza ossia si tratta di
disattenzione o trascuratezza più imperdonabili
La distinzione dei gradi della colpa è importante perché la legge stabilisce da quale può discendere
responsabilità: essa scatta solo se l’inadempimento del debitore dipende da colpa grave.

10. Il dolo.
Il dolo si riferisce alla coscienza e volontà di danneggiare qualcuno. Esso si verifica anche quando
non è direttamente dovuto ma bensì previsto ed accettato come possibile conseguenza del proprio
comportamento (dolo eventuale). Si tratta di un comportamento più riprovevole della colpa ed in certi
casi il debitore responsabile per dolo è tenuto ad un risarcimento maggiore.

11. La responsabilità oggettiva (senza colpa).


Il debitore inadempiente è tenuto a risarcire il danno anche se l’inadempimento non dipende da sua
colpa. Vedi il caso del vettore: durante il trasporto di mobili rimane coinvolto in un incidente causato
da un terzo, egli sarà esonerato dalla responsabilità solo se prova il caso fortuito, la natura o difetti
delle cose trasportate, il cattivo imballaggio o il fatto del mittente o destinatario. Tale responsabilità
si fonda sul rischio: il debitore risponde di tutti i fatti anche se non dipendono da sua colpa che si
manifestano nella sfera della sua organizzazione e del normale svolgimento della sua attività. Le
regole di responsabilità oggettiva dunque finiscono per tutelare l’interesse del creditore ad ogni modo
non possono essere addossati al debitore rischi estranei alla sua sfera organizzativa o riconducibili
alla sfera del creditore.

12. La responsabilità per il fatto degli ausiliari.


Ipotesi di responsabilità oggettiva del debitore è quella che deriva dal fatto degli ausiliari di cui egli
si avvale per l’adempimento. Regola vuole che il debitore nell’adempimento dell’obbligazione si vale
di opera di terzi risponde anche dei loro fatti dolosi o colposi poiché l’inadempimento e il danno si
determinano nella sfera organizzativa del debitore da lui creata e gestita nel proprio interesse. Ipotesi
particolare è quella dello sciopero dei dipendenti del debitore: il debitore che non adempie non
risponde se lo sciopero è di tipo politico, generale o esteso ad un intero settore bensì risponde se lo
sciopero è messo in atto in reazione a suoi atteggiamenti scorretti o irragionevoli sul piano delle
relazioni sociali.

13. Il caso fortuito.


I rischi dei quali il debitore deve rispondere sono tipici della sua attività ovvero prevedibili, calcolabili
e facilmente assicurabili poiché non avrebbe senso farlo rispondere di eventi straordinari che
sfuggono ad ogni ragionevole previsione e ogni possibilità di controllo che si definiscono fortuiti.
Provando che il danno è fortuito il debitore è sempre liberato dalla responsabilità sia che essa si fondi

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sulla colpa sia che si tratti di responsabilità oggettiva. Al concetto di caso fortuito si lega quello di
forza maggiore ossia il fatto a cui non si può resistere.

14. Altre formulazioni dei criteri di responsabilità: inesigibilità della prestazione,


obbligazione di mezzi e di risultati.
Per affermare che, in determinate circostanze, l’inadempimento del debitore è giustificato la
prestazione si considera inesigibile.
I tipi di obbligazione possono essere:
• Di mezzi: debitore deve svolgere semplicemente un’attività a favore del creditore ma senza
garantirgli che essa porterà al risultato atteso. Il debitore risponde del mancato risultato in
base al criterio della colpa
• Di risultato: il debitore è tenuto a fornire al creditore proprio il risultato che gli interessa. Il
criterio della responsabilità è più severo e non gli basta, per liberarsi, di aver operato con
l’ordinaria diligenza.

15. L’onere della prova.


Di regola chi fa valere un diritto ha l’onere di provare i fatti che lo fondano. Il creditore che pretende
il risarcimento deve dimostrare l’obbligazione che intercorre fra sé e il debitore, l’inadempimento del
debitore, il danno causato dall’inadempimento e l’imputabilità dell’inadempimento al debitore. Tale
ultimo requisito stabilisce l’inversione dell’onere della priva: il debitore per evitare la responsabilità
e l’obbligo di risarcire deve provare che l’inadempimento non è a lui imputabile.

16. Il danno e la sua riparazione: risarcimento per equivalente e riparazione in


forma specifica.
Il danno è la diminuzione di valore che il patrimonio del danneggiato subisce per effetto
dell’inadempimento.
Il danno è composto dal:
• Danno emergente: perdita subita dal creditore
• Lucro cessante: mancato guadagno
Il danno sin qui considerato è di tipo patrimoniale e consiste in una perdita di valori economici ma
può esserci anche quello non patrimoniale che consiste nella lesione di un valore o interesse non
economico. Abbiamo sin qui parlato di risarcimento del danno che consiste nell’attribuite al
danneggiato una somma di denaro che equivale al danno ossia al valore distrutto definito risarcimento
per equivalente. Esiste anche la riparazione in forma specifica ossia il ripristino a favore del
danneggiato di quello specifico interesse che l’inadempimento ha leso.

17. Il danno risarcibile.


Nel risarcimento per equivalente sorge il problema della quantificazione del danno risarcibile ossia
la determinazione della somma di denaro che vi corrisponde. Il criterio base afferma che va risarcito
tutto il danno sofferto dal creditore sia come danno emergente sia come lucro cessante.
Altri criteri operano invece come restrittivi delimitando il danno risarcibile:

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• Criterio della causalità: il danno va risarcito solo nella misura in cui sia conseguenza
immediata e diretta dell’inadempimento
• Criterio della prevedibilità: va risarcito solo il danno che poteva essere previsto nel momento
in cui è nata l’obbligazione. Del danno imprevedibile il debitore risponde solo in caso di
inadempimento doloso
• Criterio del concorso di colpa del creditore danneggiato: quando la produzione del danno
contribuisce anche il fatto colposo del creditore insieme al comportamento del debitore. Il
risarcimento viene dunque diminuito secondo la gravità della colpa e l’entità delle
conseguenze che ne sono derivate
• Criterio dell’evitabilità del danno: il risarcimento non è dovuto per i danni che il creditore
avrebbe potuto evitare usando l’ordinaria diligenza
• Criterio della valutazione equitativa: si tratta di un criterio residuale che si applica nei casi in
cui risulta accertato che un danno esiste ma il creditore non riesce a provarlo nel suo preciso
ammontare. Il danno viene liquidato dal giudice in modo equitativo cioè con una stima
approssimativa e di buon senso
Tali criteri si basano sul presupposto che il risarcimento debba coprire solo il danno effettivamente
sofferto dal creditore.

18. Il risarcimento nelle obbligazioni pecuniarie.


Il creditore ha automaticamente diritto agli interessi moratori ma il danno da lui sofferto potrebbe
essere superiore e normalmente lo è quando il tasso di svalutazione della moneta è superiore al tasso
d’interesse legale: la legge consente al creditore di ottenere il risarcimento del maggior danno se egli
prova di averlo subito.
La giurisprudenza applica queste regole:
• Creditore ha automaticamente il diritto a una rivalutazione della somma non pagata in misura
pari alla differenza fra il tasso di rendimento dei titoli di Stato e il tasso d’interesse legale
• Tale automatismo può subire delle correzioni: essere diminuito se il debitore prova che il
creditore ha effettivamente subito un danno minore ovvero aumentato se il creditore prova di
aver subito un danno maggiore in concreto

19. La clausola penale


La determinazione dei criteri legali del danno risarcibile può essere difficile e incerta e per ovviare a
ciò le parti possono stipulare una clausola penale ossia accordarsi determinando in modo
convenzionale in anticipo quale somma di denaro o altra prestazione risarcitoria sarà dovuta al
creditore in caso di inadempimento. Tale clausola penale semplifica i rapporti e può essere:

• A vantaggio del creditore: verificatosi l’inadempimento quanto previsto dalla clausola è


dovuto a prescindere dalla prova del danno
• A vantaggio del debitore: il risarcimento si limita a quanto previsto nella clausola
La penale ad ogni modo non deve determinare un arricchimento esagerato del creditore e un onere
sproporzionato e vessatorio per il debitore dunque vige:

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• Regola del divieto di cumulo: creditore non può chiedere sia la prestazione non eseguita e sia
la penale, se la penale riguarda il ritardo essa può cumularsi al risarcimento
• Il debitore può chiedere al giudice di ridurre secondo equità l’ammontare della penale per
inadempimento parziale e quando la penale risulta essere manifestamente eccessiva

20. Clausole di esonero e di limitazione della responsabilità.


Tali accordi semplificano la determinazione del risarcimento e con essi debitore e creditore
stabiliscono che i danni subiti dal creditore per eventuale inadempimento del debitore non saranno
risarciti o lo saranno solo entro un tetto massimo. Tali clausole vengono guardate con sospetto dalla
legge e ammesse solo entro certi limiti:

• Sono valide solo le clausole che limitano o escludono la responsabilità derivante da colpa
ordinaria ossia dal mancato rispetto della normale diligenza
• Sono vietate e dichiarate nulla le clausole che escludono o limitano la responsabilità derivante
da dolo o colpa grave oppure che escludono o limitano la responsabilità collegata alla
violazione di obblighi posti da norme di ordine pubblico
Esistono ad ogni modo delle obbligazioni per le quali la disciplina è ancora più rigorosa perché le
clausole non sono ammesse nemmeno all’interno della colpa ordinaria (vedi prestazione che mette in
gioco valori fondamentali come la vita) la legge considera inoltre con sospetto e rigore le clausole di
esonero o limitazione della responsabilità che siano contenute in contratti standard o in contratti dei
consumatori.

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