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MORA DEL CREDITORE E LIBERAZIONE COATTIVA DEL

DEBITORE:
con il termine mora si indica il ‘’ritardo qualificato’’. Il
ritardo semplice non produce conseguenze
giuridiche, esso diventa mora solo nel concorso di
alcuni presupposti normativi.
Il termine mora è assunto come sinonimo di ritardo è
in parte improprio, anche perché la mora si produce
indipendentemente da questo.
La mora si ha quando si verifica un impedimento
NECESSARIAMENTE temporaneo all’attuazione del
rapporto. Quindi la mora presuppone che
l’esecuzione della prestazione sia ancora possibile.
L’impossibilità sopravvenuta della prestazione
esclude la mora.

COOPERAZIONE: nonostante il denominatore


comune mora del creditore e del debitore sono
istituti distinti.
Punti in comune sono configurabili nella concezione
di rapporto obbligatorio come cooperazione per la
realizzazione di interessi creditori e debitori. E’
opinione prevalente in giurisprudenza che il dovere di
cooperazione del creditore è un modo per poter
permettere al meglio l’attuazione
dell’obligazione ,senza dar luogo ad un’obbligazione
del creditore nei confronti del debitore.
L’obbligo imposto al debitore comprende una serie di
attività che deve compiere per assicurare al creditore
una prestazione utile: si che il comportamento
complessivo deve essere indirizzato alla
soddisfazione dell’interesse del creditore.
Tuttavia nell’adempimento sono coinvolti anche
interessi del debitore tra cui: la liberazione dal
vincolo o a non subire un aggravamento dello stesso,
a ricevere la controprestazione.

L’interesse del creditore è un elemento fisionomico


del rapporto obbligatorio e concorre a determinarne
il titolo, gli interessi del debitore variano in relazione
alla peculiarità della obbligazione.
Qualora l’attuazione del rapporto richieda al
creditore un atto di cooperazione, l’eventuale
omissione impedisce l’adempimento e rischia di
compromettere anche le eventuali aspettative del
debitore.
Che la prestazione sia preordinata alla soddisfazione
dell’interesse creditorio è incontestabile.Dubbia è la
UNIVOCITà della locuzione ‘’interesse creditorio alla
prestazione’’,poiché l’interpretazione sistematica
delle disposizioni afferma che vi è una differenziata
tutela accordata al creditore in base alla possibile
diversa direzione dell’esercizio del credito.

La cooperazione del creditore all’adempimento non è


sempre necessaria e non caratterizza la totalità dei
rapporti obbligatorio. Anche quando è richiesta,essa
varia in relazione alla peculiarità della prestazione.
Ma quali che siano le ragioni ostative alla
cooperazione creditoria, il debitore non può essere
considerato adempiente ed è esposto al rischio di
dover rispondere delle conseguenze per ritardato
adempimento.La mora del creditore non coincide con
la liberazione del debitore la quale è subordinata
dalla legge,all’esecuzione del deposito accettato dal
creditore o dichiarato valido con sentenza passata in
giudicato.
L’interesse del debitore ad evitare la propria mora è
tutelato: Art. 1220 c.c. Offerta non formale. Il
debitore non può essere considerato in mora, se
tempestivamente ha fatto offerta della prestazione
dovuta, anche senza osservare le forme indicate nel,
a meno che il creditore l'abbia rifiutata per un motivo
legittimo. Ovviamente l’offerta all’adempimento è si
idonea ad escludere la mora del debitore,ma ai fini
della liberazione è necessaria l’osservanza di ulteriori
e specifiche modalità che sono stabilite dalla legge.

MORA DEL CREDITORE:

I punti che voglio analizzare sono quelli relativi agli EFFETTI della mora:
art. 1207.
quando il creditore è in mora a suo carico è l’impossibilità della
prestazione sopravvenuta per causa non imputabile al debitore e non gli
sono più dovuti gli interessi e i frutti che non siano già stati percepiti dal
debitore.
Il creditore è anche tenuto a risarcire i danni derivanti dalla mora e a
sostenere le spese per la custodia e la conservazione della cosa dovuta.
Gli effetti della mora si verificano dal giorno dell’offerta, se questa è
successivamente dichiarata valida con sentenza passata in giudicato o se
è accettata dal creditore.

Per il fatto che la mora non comporta l’estinzione del vincolo e, quindi,
non libera il debitore, le conseguenze dell’aggravamento del vincolo
devono essere sopportate da colui che vi ha dato causa.

RISARCIMENTO DEL DANNO: la previsione del risarcimento del danno


crea dubbi interpretativi. Gli interessi del debitore a non subire un
ingiustificato prolungamento del vincolo o aggravamento dello stesso,
ricevono adeguata tutela, infatti l’art.1210 per la tutela dell’eventuale
diritto alla liberazione dal vincolo va in soccorso il diritto riconosciuto al
debitore che gli consente, mediante il DEPOSITO DELLA COSA o del
PREZZO (ove sia opportuno venderla) di liberarsi dell’obbligazione,
adempiendo alla stessa pur senza materiale recezione della prestazione
da parte del creditore,ove questi abbia rifiutato l’offerta reale o non si sia
prestato a ricevere le cose offertegli per intimazione.
Quindi il risarcimento copre in maniera residuale la lesione di altri
interessi debitori quali l’interesse all’esecuzione effettiva della
prestazione e quello di protezione.

CONTROLLO GIUDIZIALE: gli effett della mora si verificano dal giorno


dell’offerta,se questa è successivamente accettata dal creditore.
Nell’ipotesi in cui abbiamo un conflitto di ragioni tra creditore e
debitore,bisogna attendere il passaggio in giudicato della sentenza che
accerti i requisiti di validità dell’offerta e l’assenza di un motivo legittimo
che giustifichi il rifiuto di cooperazione richiesta al creditore.

MODI DI ESTINZIONE DIVERSI


DALL’ADEMPIMENTO:

l’adempimento costituisce elemento fisiologico di attuazione del rapporto


obbligatorio .Quindi l’adempimento è visto come attuazione ordinaria ma
non esclusiva del rapporto.
Esistono anche molteplici fattispecie estintive che sono: novazione,
remissione, compensazione, confusione e impossibilità sopravvenuta per
causa non imputabile al debitore.
Con riguardo a queste fattispecie estintive ,secondo parte della
dottrina,all’interprete non dovrebbe interessare se all’estinzione si
accompagni o no anche la soddisfazione degli interessi del rapporto, o
comunque, il raggiungimento di un risultato, che seppur sostitutivo
rispetto a quello che si sarebbe avuto all’esatto adempimento,sia utile per
il creditore. In realtà non è indifferente che un fatto estintivo determini la
soddisfazione degli interessi sottesi al rapporto: ciò si capisce dalla diversa
disciplina applicabile al singolo fatto estintivo a seconda se sia
satisfattorio o no.

Possono essere ricondotte alla fattispecie estintive satisfattore: LA


COMPENSAZIONE, LA CONFUSIONE, LA NOVAZIONE.
Alle fattispecie estintive non satisfattorie vanno ricondotte: la remissione
e l’impossibilità sopravvenuta della prestazione: in entrambe non è dato
riscontrare una attuazione dell’interesse del creditore.

COMPENSAZIONE: è una FATTISPECIE ESTINTIVA che


richiede come presupposto necessario ma non sufficiente,
l’esistenza di crediti e debiti reciproci ( per la reciprocità deve
farsi riferimento alle sfere patrimoniali alle quali fanno capo
crediti e debiti) facenti capo a due AUTONOMI centri d’interessi
giuridicamente rilevanti.
DUALITà E RECIPROCITà: La reciprocità delle obbligazioni intende
la DUALITà non dei soggetti ma dei patrimoni ai quali le situazioni
soggettive ,creditorie e debitorie, si riferiscono. La dualità e la
reciprocità sussistono anche quando due rapporti obbligatori ,
pur ricadendo nella titolarità di uno stesso soggetto, riferisca a
due patrimoni distinti e separati.
ATTENZIONE: vi sono volte in cui nonostante vi sia la dualità dei
soggetti, non è riscontrabile la reciprocità, in quanto le singole
situazioni soggettive, afferiscono ad una pluralità di patrimoni
distinti.

PRESUPPOSTI DELLA COMPENSAZIONE: affinchè possa operare la


compensazione legale e giudiziale è necessario che le obbligazioni
reciproche da estinguere non siano fra loro in relazione
SINALLAGMATICA (non abbiano la propria ragione giustificativa
nell’altra e viceversa) poiché è orientamento costante che
l’istituto della compensazione presuppone l’autonomia dei
rapporti.
Non è invece necessario che le fonti costitutive dei rapporti
obbligori da estinguere siano OMOGENEE (cioè che le
obbligazioni reciproche scaturiscano entrambe da contratto o da
fatto illecito o da legge) né si richiede l’identità dei titoli
giustificativi.

FUNZIONE DELLA COMPENSAZIONE: Si reputa che la funzione


della compensazione sia quella di realizzare l’economia degli
atti,evitando che siano posti in essere due adempimenti,quando
mediante la compensazione, si può raggiungere lo stesso
risultato. L’economia degli atti non è fine a se stessa: la
compensazione tende a realizzare una funzione di AUTOTUTELA,
neutralizzando gli effetti negativi che potrebbero derivare
dall’eventuale inadempimento della controparte.

REQUISITI DELLA COMPENSAZIONE: il codice disciplina 3 tipi di


compensazione: legale,giudiziale e volontaria.
La compensazione legale si verifica soltanto se le obbligazioni
reciproche abbiano i requisiti della : liquidità, dell’esigibilità e se i
beni oggetto delle corrispondenti prestazioni siano caratterizzati
dall’omogeneità e dalla fungibilità.

LIQUIDITà: un credito è liquido quando è esistente e determinato


esattamente nel suo ammontare. La determinatezza
dell’ammontare del credito deve risultare in modo certo dal titolo
costitutivo dell’obbligazione; la precisazione aiuta a cogliere i
confini fra compensazione legale e giudiziale:
si ha la prima quando il giudice verifica che il credito, nonostante
la contestazione di una delle parti, era già stato oggettivamente
determinato nel suo ammonatare
mentre quella giudiziale, oltre all’originaria ed oggettiva
mancanza di liquidità, il giudice valuta il credito prontamente e
facilmente liquidabile.

IL CREDITO è ESIGIBILE: quando il suo titolare può pretendere che


il debitore esegua la prestazione dovuta.l’esigibilità non va
identificata con l’esistenza del credito,né con l’azionabilità.
Poiché l’esigibilità PRESUPPONE L’ESISTENZA DEL
CREDITO,mentre l’esistenza del credito non richiede l’esigibilità.
Un credito può essere esistente e attuale anorchè inesigibile.

AZIONABILITà: quando si afferma che è esigibile un credito che


può essere fatto valere in giudizio al fine di ottenere una sentenza
di condanno,si confonde l’esigibilità con l’azionabilità.
L’azionabilità fa riferimento alal fate PATOLOGICA e
PROCESSUALE e presuppone,più che l’esigibilità, il non
adempimento dell’obbligazione. Fra esigibilità e azionabilità v’è
corrispondenza, nel senso che il credito esigibile è di regola anche
azionabile. Però l’azionabilità non presuppone necessariamente
l’esigibilità.
OMOGENEITà E FUNGIBILITà : Affinchè la compensazione legale
operi è necessario che i crediti e i debiti reciproci abbiamo ad
oggetto una somma di denaro o una quantità di cose fungibili
dallo stesso genere.
La FUNGIBILITà: Esprime un’equivalenza qualitativa fra due o più
beni,oggetto di prestazioni reciproche, dedotta non dalle
caratteristiche strutturali dei beni, ma valutando, all’interno del
rapporto obbligatorio, gli interessi coinvolti, quali parametri di
riferimento per la qualificazione.
La fungibilità è requisito autonomo e concettualmente distinto
dalla omogeneità,anche se, beni omogenei sono anche fungibili.
L’omogeneità indica l’appartenenza dei beni allo stesso genere.
Ai fini della compensazione legale,omogeneità e fungibilità, quali
requisiti essenziali dei crediti e debiti reciproci, devono sussistere
entrambe.

EQUIVALENZA DEI CREDITI: Ai fini della compensazione non è


necessario che i crediti reciproci si equivalgano
QUANTITATIVAMENTE: Là dove tale equivalenza non vi sia, i
debiti si estinguono per le quantità corrispondenti.

RUOLO DELL’ECCEZIONE NEL PROCEDIMENTO COMPESATIVO:


TESI PREVALENTE;
Si discute se la compensazione legale operi ipso iure
(automaticamente) al verificarsi della coesistenza di crediti e
debiti reciproci, oppure se, per la produzione dell’effetto
estintivo, si debba considerare essenziale l’eccezione di
compensazione. La compensazione non può essere rilevata
d’ufficio ma deve essere eccepita dalla parte la quale intende
avvalersene.
Si accoglie la prima soluzione, basandosi sull’art. 1242, il quale
prevede che i due debiti si estinguono dal giorno della loro
COESISTENZA.
All’eccezione di compensazione viene attribuita una funziona
accertativa e dichiarativa dell’estinzione già verificatasi al
momenti e in virtù della coesistenza -> A TITOLO
ESEMPLIFICATIVO: la sentenza che accerta la compensazione
legale, operando quest’ultima automaticamente per effetto della
sola coesistenza dei debiti, è meramente dichiarativa.

TESI PREFERIBILE MINORITARIA: preferibile appare la tesi che pur


riconoscendo che la coesistenza costituisce il nucleo
caratterizzante la compensazione, attribuisce un ruolo essenziale
all’eccezione di compensazione.
Il fatto che l’effetto estintivo si produca dal momento della
coesistenza, retroagendo rispetto alla volontà di avvalersi della
compensazione, non significa che sia la coesistenza a determinare
l’effetto estintivo.
Se così fosse non si comprenderebbe perché il giudice non può
rilevare la compensazione d’ufficio, cioè perché il giudice non
possa rilevare di ufficio un effetto che si reputa già prodotto, né si
comprenderebbe perché lo stesso giudice, se non sollecitato
mediante l’eccezione dalla parte interessata, debba chiudere il
procedimento (dopo aver accertato l’esistenza dell’obbligazione e
il suo inadempimento) con una sentenza di condanna, che se noi
accogliessimo la tesi che dice che la compensazione legale opera
automaticamente,che avrebbe ad oggetto l’adempimento di un
obbligazione già estinta; e non si spiegherebbe
CONFUSIONE: ART 1253
L'art. 1253 del codice civile prevede che l'obbligazione si estingue
quando lo stesso soggetto viene a rivestire le qualità di creditore
e di debitore

L’effetto estintivo si ha non per il venir meno della dualità dei


soggetti, ma l’effetto estintivo scaturisce dal fatto che, in seguito
della riunione, il rapporto diventa inidoneo a svolgere una
qualche funzione utile.
L’effetto estintivo opera solo quando è venuta meno la dualità dei
centri di interesse o dei patrimoni ai quali si riferiscono le
contrapposte situazioni soggettive.
Unisogettività e la nozione di rapporto non sono compatibili.
Anche se vi sono delle fattispecie legali nelle quali, nonostante la
riunione delle qualità, l’estinzione non si verifica ad es. l’art 1254
dice che la confusione non si verifica quando un credito, oggetto
di pegno o usufrutto, pervenga dopo una pluralità di
trasferimenti successivi, nel patrimonio di chi è titolare della
situazione debitoria, l’obbligazione resta in vita nell’interesse del
terzo usufruttuario o del creditore pignoratizio.

Art. 1254 Articolo 1254 del Codice Civile Confusione rispetto ai


terz: i La confusione non opera in pregiudizio dei terzi che hanno
acquistato diritti di usufrutto o di pegno sul credito
La confusione opera anche nel rispetto dell’obbligazione
naturale,qualora si riconosca possibile la succione nel credito o
nel debito.

NOVAZIONE:
solitamente si fa una distinzione tra novazione OGGETTIVA
E SOGGETTIVA . (Rispettivamente art. 1230 e 1235).

Solo la NOVAZIONE OGGETTIVA (che consegue alla


modificazione dell’oggetto e del titolo) ha funzione
estintiva.
La NOVAZIONE SOGGETTIVA (cioè la sostituzione del
soggetto passivo nel rapporto obbligatorio) determina una
vicenda modificativa della titolarità della situazione
debitoria,alla quale può ricollegarsi una modificazione
della disciplina.
L’art.1235 rinvia esplicitamente alla disciplina della
delegazione,espromissione e dell’accollo, che non
producono l’estinzione del rapporto obbligatorio.
Soltanto nei rapporti fondati sull’intuitus personae la
sostituzione del soggetto passivo comporta l’estinzione
dell’obbligazione. In questa ipotesi l’effetto estintivo si
ricollega direttamente alla modificazione del soggetto.
NOVAZIONE OGGETTIVA: è una fattispecie con funzione
complessa ma unitaria, che consiste nell’estinguere un
rapporto obbligatorio, e simultaneamente nel costituirne
uno nuovo che prende il posto del primo.
Affinchè si realizzi tale funzione estintivo-costitutiva si
reputano necessari due elementi:
1)OGGETTIVO: ricorre quando modificati sono l’oggetto
o il titolo dell’originaria obbligazione (art.1230 cc)

2)SOGGETTIVO: l’elemento soggettivo è l’animus


novandi, cioè la volontà di novare. È l'elemento
soggettivo dell'istituto della novazione. La volontà di
estinguere la precedente obbligazione per farne
sorgere una nuova, deve risultare in modo non
equivoco, altrimenti la nuova obbligazione affiancherà
quella originaria.

In realtà nell’economia del fenomento, l’elemento


soggettivo svolge un ruolo modesto. Si deve escludere
che la volontà negoziale possa di per sé determinare la
NOVAZIONE di un rapporto e che la novazione possa
essere impedita da una scelta soggettiva delle parti.
Vediamo che il riferimento all’ANIMUS assume
significato normativo soltanto rispetto alle ipotesi in cui
abbiamo una novazione TACITA (si è ammesso così che
l’animus possa essere tacido e desumersi da fatti
concludenti), in quelle ipotesi nelle quali è incerto se le
modificazioni OGGETTIVE del rapporto originario sono
compatibili con la permanenza in vita del rapporto o con
la costituzione di un nuovo rapporto o quando essendo
dubbio l’utilizzo del fenomeno novativo, si debba
verificare se le modificazioni che sono state apportate
non siano idonea a determinare una vicenda
parzialmente modificativa della disciplina del rapporto.

Il legislatore ha richiesto la presenza di questa volontà


consapevole di estinguere il rapporto precedente, in
quanto all’effetto estintivo-costitutivo possano venir
meno delle garanzie che assistevano il credito originario,
le quali per via dell’assenza di diverse pattuizioni, non si
estendono al nuovo credito.

PROFILO OGGETTIVO DELLA NOVAZIONE: per oggetto,ai


fini della novazione, si deve intendere tanto la
prestazione quanto il bene o interesse dedotti in
obbligazione.
Una semplice modificazione quantitativa della
prestazione o del suo oggetto non determinano
necessariamente novazione, in quanto in seguito ad una
semplice modificazione quantitativa della
prestazione,non sempre consegue anche una
modificazione dell’interesse. Quindi qualsiasi altra
modificazione accessoria dell’obbligazione non produce
novazione perché tali modificazioni non sono tali da
incidere sull’assetto degli interessi sottesi al rapporto.
Soltanto una modificazione della prestazione o del suo
oggetto comporta novazione.

NOVAZIONE E DATIO IN SOLUTUM: La novazione si


differenzia dalla datio in solutum ( 1197 c.c.) poichè
consiste in un modo di estinzione non satisfattivo: si crea
una nuova obbligazione per eliminare la precedente. La
datio in solutum, invece, comporta soddisfazione del
creditore.

La novazione per modificazione dell’oggetto si distingue


dalla prestazione in luogo di adempimento poiché, la datio
in solutum attiene alla fase dell’esecuzione dell’unica e
originaria obbligazione, seppur mediante l’esecuzione di
una prestazione diversa rispetto a quella che
originariamente era stata stabilita nella fase costitutiva del
rapporto.
La novazione determina la nascita di una NUOVA
OBBLIGAZIONE e contestualmente l’estinzione di quella
originaria, sì che il debitore non esegue alcuna
prestazione,bensì si obbliga ad eseguirne una nuova.

Mentre nella datio solutum all’inadempimento della


prestazione sostitutiva sopravvie sempre l’obbligo di
eseguire quella originariamente pattuita, poiché l’obbligo
di eseguire l’originaria prestazione viene meno solo con
l’adempimento della nuova e si ha così l’estinzione
dell’obbligazione.
Mentre nella novazione, l’inadempimento della nuova
obbligazione non determina il ritorno in vita
dell’obbligazione originaria.

Anche il cambiamento del titolo,cioè della ragione


giustificativa del rapporto obbligatorio,comporta
novazione oggettiva.
Fonte e titolo sono strettamente connessi ma vanno
CONCETTUALMENTE DISTINTI.
Ai fini della novazione ciò che deve cambiare non è
necessariamente la fonte,ma il titolo. Può comunque
capitare che muti la fonte,ma non il titolo.

INVALIDITà DEL TITOLO ORIGINARIO: l’obbligazione che è


sorta dopo la novazione, ha la sua ragione giustificativa
nell’estinzione di quella originaria, si che le vicende relative
alla obbligazione originaria, si possono ripercuotere sul
titolo originario.
La novazione è inefficace qualora l’obbligazione originaria
si riveli INESISTENTE.
Anche se il termine inesistente è stato utilizzato dal
legislatore in maniera imporpria poiché probabilmente
intendeva riferirsi alle ipotesi di nullità o annullabilità del
titolo costitutivo. Ovviamente nella ipotesi di annullabilità
del titolo costitutivo , la sentenza dell’annullamento deve
essere intervenuta prima della conclusione della
novazione,in quanto la novazione è comunque valida
qualora il debitore abbia assunto la nuova obbligazione pur
conoscendo il vizio del titolo originario.

RISOLUBILITà DEL TITOLO ORIGINARIO: quando il titolo


originario è risolubile vediamo che si sostiene che la ì
MODIFICAZIONE SOGGETTIVA DEL LATO
CREDITORIO: CESSIONE DEL CREDITO.

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