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Dispositivo dell'art.

1256 Codice civile


Fonti → Codice civile → LIBRO QUARTO - Delle obbligazioni → Titolo I - Delle obbligazioni in generale → Capo IV - Dei modi di estinzione delle obbligazioni diversi
dell'adempimento → Sezione V - Dell'impossibilità sopravvenuta per causa non imputabile al debitore

L'obbligazione si estingue quando, per una causa non imputabile al


debitore  , la prestazione diventa   impossibile   [1218, 1463].
(1) (2) (3)

Se l'impossibilità è solo temporanea, il debitore finché essa perdura,


non è responsabile del ritardo nell'adempimento   [1219]. Tuttavia (4)

l'obbligazione si estingue se l'impossibilità perdura fino a quando, in


relazione al titolo dell'obbligazione [1325 n. 2] o alla natura dell'oggetto,
il debitore non può più essere ritenuto obbligato a eseguire la
prestazione   ovvero il creditore non ha più interesse a conseguirla  .
(5) (6)

Note
(1) Se l'impossibilità è imputabile al debitore egli è tenuto al risarcimento del danno (1218 c.c.).

(2) Se l'impossibilità è originaria viene impedita la nascita stessa dell'obbligazione.

(3) Si ritiene che la prestazione sia impossibile quando la situazione sopravvenuta non possa
essere superata con lo sforzo diligente (1176 c.c.) a cui il debitore è tenuto, non essendo
sufficiente una maggior difficoltà, ma nemmeno necessaria un'impossibilità assoluta o oggettiva.
La questione, quindi, diviene quella di stabilire quale sforzo possa essere preteso dal debitore.

(4) Il debitore è esonerato dalla responsabilità per il ritardo nel caso di impossibilità temporanea
ma egli deve adempiere appena la prestazione diviene possibile.

(5) E' liberato, ad esempio, il cantante che sarebbe costretto a modificare le altre date in
programma per eseguire la prestazione inadempiuta o a sostenere spese ingenti per prolungare il
suo soggiorno all'estero; ancora, l'addestratore di un animale raro che non può essere obbligato ad
eseguire lo spettacolo dopo che l'unico esemplare di cui è proprietario è morto.
6) Si può pensare, ad esempio, all'esibizione di un personaggio famoso programmata per capodanno ma che diviene
possibile solo dal 3 gennaio.

Ratio Legis
L'estinzione si spiega in ragione del fatto che l'inadempimento non è imputabile al
debitore: se, invece, lo fosse, questi ne sopporterebbe le conseguenze. Infatti,
anche se l'impossibilità è temporanea, il debitore è liberato solo dopo che non può
più essere obbligato ad eseguire la prestazione divenuta possibile o che è venuto
meno l'interesse del creditore a conseguirla ma non lo è se, venuta meno
l'impossibilità, non sussiste una di queste situazioni.
Alla impossibilita definitiva, che estingue e pone il rischio a carico del creditore, fa
riscontro, nel secondo comma, quella temporanea, che, impedendo solo la
tempestività della esecuzione, scagiona il debitore dal ritardo. Senonchè non era
prudente lasciare in sospeso e senza alcun criterio direttivo la posizione rispettiva
delle due parti in ordine ad una possibile esecuzione in tempo successivo. E perciò
la seconda parte del comma medesimo stabilisce che la estinzione si verifica
egualmente per l'impedimento temporaneo quando le cose sono giunte al punto
che, pur prevedendosi una ulteriore possibilità, sarebbe eccessivamente gravoso
per il debitore, od inutile per il creditore, stare rispettivamente impegnati a dare e
ricevere la prestazione. Il momento della estinzione sarà dichiarato dal giudice
tenendo in considerazione il titolo della obbligazione o la natura dell'oggetto.

Si intende, poi, che, anche per questa ipotesi di impossibilità temporanea si


rendono applicabili, in caso di obbligazioni contrattuali corrispettive, le norme
espresse negli articoli 1463, 1464 e 1465 per la impossibilita definitiva.

 Dispositivo
 Spiegazione
 Relazioni
 Massime
 Notizie
 Consulenza

Relazione al Libro delle Obbligazioni


(Relazione del Guardasigilli al Progetto Ministeriale - Libro delle Obbligazioni 1941)

151 Si è fatta coincidere detta impossibilità con il sopravvenire di una causa


estranea incidente sulla prestazione, non imputabile al debitore e che impedisce
definitivamente
l'esecuzione della prestazione (art. 175).
Con questa formula si è voluto significare:
a) che l'impedimento non deve avere causa dalle condizioni e dalle vicende
soggettive, personali e patrimoniali, del debitore, bensì da eventi estranei alla sua
persona e alla
sua sfera aziendale;
b) che esso non deve incidere sulle condizioni soggettive, personali e patrimoniali,
del debitore, ma deve cadere direttarnente sulla prestazione, così da rendere
questa ineseguibile in sé e per sé, prescindendo in modo pieno dalle condizioni
soggettive del debitore;
c) che l'impedimento non solo non deve essere rimovtibile attualmente, ma deve
essere insuperabile anche per tutto il tempo in cui il creditore puo avere interesse
alla prestazione e il debitore possa ritenersi tenuto ad eseguirla. Se l'impossibilita è
temporanea e non dura oltre il tempo considerato essenziale per l'esecuzione
nell'interesse di ciascuna parte o di entrambe, si darà solo l'effetto di esentare il
debitore da responsabilità per ritardo: e infatti solo la tempestività dell'esecuzione è
in tali casi impossibile, non l'esecuzione stessa.
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 Dispositivo
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Massime relative all'art. 1256 Codice civile


Cass. civ. n. 14915/2018
La liberazione del debitore per sopravvenuta impossibilità della prestazione può
verificarsi, secondo la previsione degli artt. 1218 e 1256 c.c., solo se ed in quanto
concorrano l'elemento obiettivo della impossibilità di eseguire la prestazione
medesima, in sè considerata, e quello soggettivo dell'assenza di colpa da parte del
debitore riguardo alla determinazione dell'evento che ha reso impossibile la
prestazione. Pertanto, nel caso in cui il debitore non abbia adempiuto la propria
obbligazione nei termini contrattualmente stabiliti, egli non può invocare la predetta
impossibilità con riferimento ad un ordine o divieto dell'autorità amministrativa
("factum principis") sopravvenuto, e che fosse ragionevolmente e facilmente
prevedibile, secondo la comune diligenza, all'atto della assunzione della
obbligazione, ovvero rispetto al quale non abbia, sempre nei limiti segnati dal
criterio della ordinaria diligenza, sperimentato tutte le possibilità che gli si offrivano
per vincere o rimuovere la resistenza o il rifiuto della pubblica autorità.

(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 14915 del 8 giugno 2018)

Cass. civ. n. 23618/2004


Mentre l'impossibilità giuridica dell'utilizzazione del bene per l'uso convenuto o per
la sua trasformazione secondo le previste modalità, quando derivi da disposizioni
inderogabili già vigenti alla data di conclusione del contratto, rende nullo il
contratto stesso per l'impossibilità dell'oggetto, a norma degli artt. 1346 e 1418
c.c., nella diversa situazione in cui la prestazione sia divenuta impossibile per causa
non imputabile al debitore ai sensi degli artt. 1256 e 1463 c.c., l'obbligazione si
estingue; con la conseguenza che colui che non può più rendere la prestazione
divenuta, intanto, definitivamente impossibile, non può chiedere la relativa
controprestazione, né può agire con l'azione di risoluzione allegando
l'inadempimento della controparte. (Nella specie, relativa a contratto di fornitura di
prodotti per l'industria farmaceutica, la Corte Cass. ha confermato la sentenza di
merito che aveva rigettato la pretesa risarcitoria avanzata da produttrice di ferritina
di origine animale nei confronti di azienda farmaceutica che, a seguito della
sopravvenuta non commerciabilità del prodotto — derivante da provvedimento del
Ministro della sanità aveva cessato di richiedere la fornitura).

(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 23618 del 20 dicembre 2004)

Cass. civ. n. 4016/2004


Può farsi ricorso all'istituto della risoluzione del contratto per impossibilità
sopravvenuta solo qualora la circostanza sopravvenuta (la quale deve rivestire i
caratteri della assolutezza e dell'oggettività) non sia prevedibile al momento della
conclusione del contratto, sì da escludere qualsiasi profilo di colpa imputabile. (Nel
caso di specie, la S.C. ha ritenuto che la corte di merito fosse incorsa in violazione
di legge sotto il profilo della erronea applicazione dell'art. 1464 c.c., avendo
ritenuto configurabile un'ipotesi di impossibilità — parziale — sopravvenuta in una
vendita di una struttura alberghiera constante di 19 posti — letto in relazione alla
quale, successivamente al trasferimento della proprietà, il Comune aveva rilasciato
una licenza per soli 13 posti letto).

(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4016 del 27 febbraio 2004)

Cass. civ. n. 11916/1999


In base agli artt. 1218 e 1256 c.c. la sospensione unilaterale del rapporto da parte
del datore di lavoro è giustificata ed esonera il medesimo datore di lavoro
dall'obbligazione retributiva soltanto quando non sia imputabile a fatto dello stesso,
non sia prevedibile ed evitabile e non sia riferibile a carenze di programmazione o
di organizzazione aziendali ovvero a contingenti difficoltà di mercato. (Nel caso di
specie la sentenza impugnata cassata sul punto dalla S.C. aveva ritenuto senza
motivazione adeguata che per un datore di lavoro appaltatore di opere pubbliche
una perizia di variante in corso d'opera costituisse un evento facilmente prevedibile
e quindi probabile anziché semplicemente possibile e che l'appaltatore medesimo
avrebbe potuto imporre all'appaltante, al momento della stipulazione del contratto,
una clausola di accollo da parte dello stesso dei costi relativi alle retribuzioni da
corrispondere ai dipendenti nel corso di un'eventuale sospensione dei lavori, senza
specificare quale era stato nella specie il difetto di diligenza gestionale imputabile
all'impresa in considerazione anche della disciplina regolatrice delle modalità di
conclusione dei contratti con la pubblica amministrazione).

(Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11916 del 22 ottobre 1999)

Cass. civ. n. 10690/1999


In tema di impossibilità temporanea della prestazione per causa non imputabile al
debitore, l'art. 1256 c.c. si limita ad escludere, finché detta impossibilità perduri, la
responsabilità del debitore per il ritardo nell'adempimento, ma non disciplina
eventuali effetti riflessi sul rapporto contrattuale da cui, in ipotesi, l'obbligazione
tragga origine, nel senso di una proroga del rapporto sinallagmatico tra le parti per
un tempo corrispondente alla durata dell'impossibilità temporanea. (Nella specie,
affidata in subconcessione la gestione di servizi aeroportuali per tre anni, ed
essendo l'aeroporto rimasto chiuso per buona parte di tale periodo per lavori di
rifacimento della pista, la S.C. ha confermato la sentenza di merito che aveva
escluso il diritto della subconcessionaria ad una proroga del contratto per un
periodo corrispondente alle sospensioni verificatesi nell'attività aeroportuale).

(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10690 del 27 settembre 1999)

Cass. civ. n. 5347/1998


L'impossibilità sopravvenuta, in quanto causa di estinzione delle obbligazioni avente
portata generale, esplica la sua efficacia estintiva anche in relazione alla promessa
del fatto del terzo. (Nella specie, una persona fisica si era impegnata a far
assumere, con una determinata retribuzione, un lavoratore da una società edile per
lo svolgimento dei lavori alla medesima appaltati per la costruzione della centrale
nucleare di Montalto di Castro, ma, sopravvenuta l'interruzione dei lavori a seguito
del referendum sulle centrali nucleari, detto lavoratore era stato posto in cassa
integrazione come le altre maestranze; la S.C. ha confermato sul punto la sentenza
impugnata, che aveva escluso l'obbligo di detta persona fisica di corrispondere in
proprio la retribuzione prevista).

(Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5347 del 29 maggio 1998)

Cass. civ. n. 9304/1994


La sopravvenuta impossibilità che, ai sensi dell'art. 1256 c.c., estingue
l'obbligazione, è quella che concerne direttamente la prestazione e non quella che
pregiudica le possibilità della sua utilizzazione da parte del creditore. (Nella specie,
l'acquirente di un forno da installare in un panificio aveva rifiutato di dare
esecuzione al contratto sostenendo che, non avendo ottenuto le autorizzazioni
necessarie per l'ampliamento dei locali, non aveva la possibilità di utilizzazione del
forno).

(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9304 del 9 novembre 1994)

Cass. civ. n. 8249/1990


La liberazione del debitore per sopravvenuta impossibilità della sua prestazione in
tanto può verificarsi in quanto, secondo le previsioni degli artt. 1218 e 1256 c.c.,
concorrano l'elemento obiettivo dell'impossibilità di eseguire la prestazione, in sé e
per sé considerata, e quello (subiettivo) dell'assenza di colpa da parte del debitore
riguardo alla determinazione dell'evento che ha reso impossibile la prestazione.
Pertanto, nel caso in cui il debitore non abbia adempiuto la propria obbligazione nei
termini contrattualmente stabiliti, egli non può invocare la predetta impossibilità
con riferimento ad un evento verificatosi in un momento successivo.

(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8249 del 13 agosto 1990)

Cass. civ. n. 2691/1987


L'impossibilità che, ai sensi dell'art. 1256 c.c., estingue la obbligazione è da
intendere in senso assoluto ed obiettivo e consiste nella sopravvenienza di una
causa, non imputabile al debitore, che impedisce definitivamente l'adempimento; il
che - alla stregua del principio secondo cui genus numquam petit - può
evidentemente verificarsi solo quando la prestazione abbia per oggetto la consegna
di una cosa determinata o di un genere limitato, e non già quando si tratta di una
somma di denaro.

(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2691 del 16 marzo 1987)

Cass. civ. n. 7580/1983


La sopravvenuta impossibilità della prestazione, se non è imputabile al debitore,
determina l'estinzione dell'obbligazione, mentre, se è imputabile al debitore,
determina la conversione dell'obbligazione di adempimento in quella di risarcimento
del danno e, se costituisce l'oggetto di un contratto a prestazioni corrispettive, dà
luogo, altresì, all'azione di risoluzione per inadempimento. Pertanto, ove il creditore
abbia proposto domande limitate soltanto all'esecuzione specifica della prestazione
dedotta in contratto ed al risarcimento dei danni conseguenti al mero ritardo
nell'adempimento, l'accertata sopravvenuta impossibilità, totale e definitiva, di
esecuzione della prestazione determina l'improponibilità delle domande stesse,
entrambe presupponendo necessariamente che la prestazione sia ancora
eseguibile, senza che a tal fine sia rilevante l'imputabilità o meno al debitore della
sopravvenuta impossibilità di adempimento, che ha rilievo, invece, esclusivamente
in relazione alla responsabilità per danni da inadempimento definitivo ed alla
risoluzione per inadempimento.

(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 7580 del 22 dicembre 1983)

Cass. civ. n. 1139/1982


In ipotesi di preliminare di vendita di costruzione ancora da realizzare poi non
ultimata perché in contrasto con le norme di piano regolatore, non si ha nullità del
contratto, ai sensi degli artt. 1256, 1463 e 1472 c.c., non vertendosi in tema di
totale mancanza della cosa e, quindi, di impossibilità totale della prestazione, bensì
di venuta ad esistenza parziale della cosa stessa e di corrispondente impossibilità
solo parziale della prestazione, a fronte della quale unicamente il creditore è arbitro
di stabilire la rispondenza al proprio interesse della parte della prestazione possibile
(art. 1464 c.c.), senza che il debitore possa liberarsene, adducendo l'impossibilità
parziale (art. 1258 c.c.). Né la difformità del manufatto, rispetto a quello
contemplato in contratto, è ostativa alla pronunzia ex art. 2932 c.c., ove essa non
incida sull'identità della cosa ed il promissario non pretenda in dipendenza della
medesima, alcuna modificazione della propria controprestazione, nel qual caso
viene meno ogni interesse del promittente ad invocare quella situazione per
sottrarsi alla propria obbligazione, giacché nonostante ciò, egli riceve esattamente
quanto pattuito, rimanendo in tal modo la difformità in questione confinata entro
l'ambito di una valutazione soggettiva del proprio interesse contrattuale da parte
del promissario.

(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1139 del 24 febbraio 1982)

Cass. civ. n. 1012/1978


L'impossibilità sopravvenuta della prestazione libera il debitore, purché il fatto che
la determina abbia diretta e sicura incidenza causale sulla sua esecuzione.
Conseguentemente, se per l'adempimento è prefisso un termine, ovvero se esso è
dilazionato nel tempo, l'eventuale causa impediente può esimere da responsabilità
solo se perdura tutta la durata del termine entro il quale la prestazione deve essere
eseguita.

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