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IL RAPPORTO OBBLIGATORIO: STRUTTURA E CARATTERI

Il concetto di obbligazione.

L'obbligazione considerata in prevalenza un rapporto giuridico in forza del quale il titolare della situazione
passiva (debitore) per volont dell'ordinamento, tenuto ad eseguire una determinata prestazione di
carattere patrimoniale in favore del titolare della situazione attiva che si chiama creditore (art. 1174 c.c.).

Il titolare della situazione attiva pu esercitare la propria pretesa ma non direttamente, attraverso una
relazione immediata sul bene, ma indirettamente e cio tramite un'attivit che deve compiere il titolare della
situazione passiva, chiamata prestazione.

Fondamentale carattere dell'obbligazione la relativit. Infatti il rapporto obbligatorio ha un soggetto passivo


determinato o determinabile che specificatamente tenuto alla prestazione Egli l'unico soggetto dal quale il
creditore pu di regola pretendere l'adempimento; e lui soltanto pu violare il vincolo in modo specifico
(inadempimento), incorrendo in tal caso nella responsabilit contrattuale regolata da apposite norme (art.1218
ss. c.c.).

I soggetti dell'obbligazione possono,come gi detto, essere determinati se debitore e creditore sono individuati
gi al momento in cui sorto il rapporto obbligatorio (come nel caso di chi provochi un danno ed in
conseguenza di tale evento diventa debitore dell'obbligo di risarcire); o determinabili se essi possono essere
individuati solo successivamente al sorgere dell'obbligazione. Cos nei titoli di credito indeterminato ma
determinabile il soggetto attivo. Se infatti al momento di emissione di una cambiale certo il debitore, il
creditore invece sar individuato solo alla scadenza del termine entro il quale previsto il pagamento. Nelle
obbligazioni reali indeterminato ma determinabile sar il debitore in quanto la persona dell'obbligato sar
individuabile con precisione solo che si abbia riguardo alla titolarit del diritto sul bene. Si pensi, ad esempio,
all'obbligo di riparare il muro comune che l'art. 882 c.c, pone a carico dei comproprietari. Se, per, la
compropriet del muro passa ad altro soggetto, passa con essa anche l'obbligazione di contribuire alle
riparazioni.

Va detto che nelle obbligazioni vi un un profilo di assolutezza poich i terzi sono indistintamente tenuti a non
pregiudicare la possibilit dell'adempimento da parte del debitore, secondo il generico obbligo del neminem
laedere, incorrendo altrimenti nella cosidetta responsabilit extracontrattuale, regolata da differenti norme
(artt. 2043 ss. c.c.).

Le situazioni che compongono il rapporto obbligatorio non possono essere considerate come se fossero
semplici, caratterizzate, cio, alternativamente da elementi solo attivi o solo passivi, ma devono essere
considerate nella loro complessit, atteso che ciascuna situazione presenta, accanto ad un nucleo prevalente,
connotati tipici sia delle situazioni attive che di quelle passive.

Tale visione, del resto, trova conforto in un rinnovato modo di intendere i rapporti giuridici: nel passaggio da un
Stato di diritto di matrice liberale ad uno Stato sociale di diritto, si avuto il progressivo abbandono di una
concezione egoistica ed individualistica del rapporto. In questo mutato contesto gioca un ruolo decisivo la
clausola generale di correttezza che, nell'ambito del rapporto obbligatorio, richiamata dall'art. 1175 c.c. ai
sensi del quale "sia il creditore che il debitore devono comportarsi secondo le regole della correttezza" nello
svolgimento del rapporto obbligatorio.

La regola della correttezza di cui all'art. 1175 c.c. ha identico contenuto rispetto alla clausola generale della
buona fede oggettiva richiamata nell'ambito della disciplina del contratto in generale sia nella fase
precontrattuale (art. 1337 c.c.), sia nella fase dell'interpretazione del contratto (art. 1366 c.c.), sia nella fase
dell'esecuzione dello stesso (art. 1375 c.c.). Il dovere di correttezza si fonda sul principio costituzionale di
solidariet (art. 2 Cost.), e in quanto tale governa l'intero campo del diritto privato e, quindi, ogni rapporto
giuridico.

Se, come si visto, i soggetti non sono elementi strutturali del rapporto obbligatorio, in quanto esso
concepibile anche in assenza di soggetti, gli elementi strutturali di tale tipo di rapporto vanno individuati
nell'oggetto e nel contenuto.

Oggetto e contenuto dell'obbligazione. La prestazione.

L'oggetto dell'obbigazione ci che suscita l'interesse giuridicamente protetto del creditore. In ordine
all'oggetto dell'obbligazione si distinguono le obblgazioni di genere, quando oggetto della prestazione una
cosa generica o una quantit di cose fungibili (ad esempio l'obbligo di consegnare cento chili di grano) dalle
obbligazioni di specie, riguardanti una cosa determinata (ad esempio l'obbligo di consegnare una particolare
scultura eseguita da un celebre artista).

Quanto alle obbligazioni di genere, l'art. 1178 c.c. prevede che il debitore tenuto a prestare cose di qualit
non inferiore alla media. Ad ogni modo, la genericit pu essere concepibile solo in una prima fase del rapporto
obbligatorio, in quanto al momento dell'esecuzione la cosa deve essere determinata mediante l'individuazione
(anche detta specificazione).

Altra tradizionale distinzione che si usa fare in base all'oggetto dell'obbligo gravante sul debitore quella tra
obbligazioni di mezzi ed obbligazioni di risultato. Qualora oggetto dell'obbligo del debitore sar il dovere di
compiere quanto possibile per la soddisfazione dell'interesse del creditore, si parler di obbligazioni di mezzi;
invece, nel caso in cui il debitore dovr assicurare al creditore il raggiungimento del risultato che egli aveva di
mira, si discorrer di obbligazioni di risultato.

Come classico esempio di obbligazione di mezzi si pensi all'obbligo gravante sul medico di curare un malato. Il
professionista dovr adempiere con diligenza la sua prestazione, dovr, cio, fare tutto ci che nelle sue
possibilit per salvare la vita del paziente, ma non avr anche l'obbligo di garantire il risultato della guarigione
dalla malattia. Egli avr, quindi, diritto alla controprestazione anche qualora non riesca a guarire il suo paziente.

Tipico esempio di obbligazione di risultato , invece, quella dell'appaltatore che obbligato a costruire un
edificio per il committente. In questo caso non baster che l'appaltatore abbia fatto il possibile per soddisfare
l'interesse del creditore, in quanto sar necessario che quest'ultimo consegua il bene oggetto del contratto
d'appalto. Ci non significa, tuttavia, che il debitore debba essere considerato sempre inadempiente qualora il
creditore non riesca a soddisfare il suo interesse, perch ci potrebbe accadere anche in conseguenza di un
evento dovuto a caso fortuito o forza maggiore, come nel caso di uno smottamento del terreno sul quale
doveva essere costruito l'edificio. Di fronte a tale situazione, l'appaltatore non potr quindi essere chiamato a
risarcire i danni per un suo inadempimento, ma non potr nemmeno pretendere la controprestazione pattuita
per la realizzazione dell'opera appaltata.

Con riferimento al momento dell'adempimento si soliti fare un'ulteriore distinzione tra obbigazioni aventi ad
oggetto una prestazione istantanea :nelle obbligazioni che si estinguono grazie al compimento di un unico atto
da parte del debitore. il caso, ad esempio, dell'obbligo di consegnare un determinato bene; ed obbligazioni
aventi ad oggetto una prestazione di durata: sono, invece, caratterizzate dal fatto che la loro esecuzione si
prolunga nel tempo, come avviene, ad esempio, nel contratto d locazione.

II contenuto l'attivit strumentalmente necessaria per il soddisfacimento del creditore cui fa conseguire
l'oggetto spettantegli. Di regola imposta al debitore quale prestazione:

a) di dare, fare o non fare: in questi casi il creditore riceve l'utilit tutta dal solo comportamento del debitore,
idoneo a soddisfare il suo interesse;

b) di sopportare: in tal caso il creditore che pu conseguire l'utilit con un proprio comportamento che il
debitore non deve impedire.

Quanto alle obbligazioni di dare, esse sono quelle aventi a contenuto il trasferimento di un diritto o la consegna
di un bene. Si pensi, ad esempio, all'obbligo del depositario di restituire la cosa al depositante. Con riferimento
a questo tipo di obbligazioni, l'art. 1177 c.c. prevede che l'obbligazione di consegnare una cosa determinata
include quella di custodirla fino alla consegna.

Si definiscono obbligazioni di fare tutte quelle aventi ad oggetto il compimento di un'attivit materiale. S
pensi, ad esempio, all'obbligo dell'appaltatore di costruire un'opera per il committente.

Le obbligazioni di non fare hanno ad oggetto un comportamento omissivo del debitore al quale fatto
espresso divieto di compiere determinate azioni. Si pensi, ad esempio, all'obbligo di non sopraelevare assunto
da un vicino al fine di consentire all'altro proprietario di continuare a godere della visuale.

Il divieto di cui sopra, per, deve essere compatibile con la dignit umana. Pertanto non sarebbero, ad
esempio, consentite le obbligazioni con le quali il debitore si impegna a non manifestare il proprio pensiero o a
non professare la propria religione.

Configurabile anche una prestazione che consiste nel prestare il consenso per la conclusione del contratto.
Tale tipo di obbligazione presuppone l'esistenza di un obbligo a contrarre come nel caso dei contratti
preliminari.

Il carattere economico della prestazione: obbligazione ed obbligo

II rapporto obbligatorio , altres, caratterizzato dalla patrimonialit della prestazione. Il carattere della
patrimonialit distingue l'obbligazione sia dagli altri obblighi di carattere puramente morale, che sono lasciati
alla spontaneit dell'adempimento, sia dagli obblighi giuridici che non hanno contenuto patrimoniale, come
quelli del diritto di famiglia di cui l'obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole ne un esempio.

La necessit che la prestazione abbia carattere patrimoniale sancito nell'art. 1174 c.c., ai sensi del quale "la
prestazione che forma oggetto dell'obbligazione deve essere suscettibile di valutazione economica e deve
corrispondere ad un interesse, anche non patrimoniale, del creditore."
L'interesse del creditore deve sussistere e permanere per tutta la durata del rapporto obbligatorio, sino alla sua
estinzione, e deve, inoltre, essere meritevole di tutela secondo l'ordinamento giuridico.

Se, infatti, l'interesse creditorio trova attuazione a prescindere dall'adempimento del debitore, si realizza una
vicenda estintiva dell'obbligazione per conseguimento dello scopo, che determina la liberazione del debitore, in
quanto l'esecuzione della prestazione, se pur astrattamente possibile, non sarebbe pi idonea ad attuare alcun
interesse del creditore. Si pensi all'esempio di chi avendo l'obbligo di abbattere un edificio pericolante, viene
liberato dalla sua prestazione dal verifcarsi di una scossa di terremoto che provoca il crollo dell'immobile ed al
contempo attua l'interesse del creditore prima dell'adempimento del debitore.

Se l'interesse del creditore deve ritenersi elemento indispensabile dell'obbigazione, in quanto in sua assenza il
rapporto obbligatorio non potrebbe trovare una sua giustificazione, pu configurarsi, d'altro canto, anche un
interesse del debitore alla liberazione del vincolo. Tale assunto trova conferma in alcuni dati positivi quali, ad
esempio, gli artt. 1206 ss. c.c. che disciplinano l'istituto della mora del creditore, l'art. 1236 c.c. che consente al
debitore di rifiutare, entro un congruo termine, la remissione del debito proposta dal creditore e l'art. 1180, 2
comma, c.c. che attribuisce al debitore il potere di opporsi all'adempimento del terzo e di conseguenza il
potere del creditore di rifiutare tale adempimento.

E' configurabile, inoltre, un interesse del debitore ad eseguire esattamente la prestazione dovuta anche a
prescindere dal mero interesse alla liberazione del vincolo. Si pensi, ad esempio, alle prestazioni di opera
intellettuale o alle prestazioni artistiche, dove l'effettiva esecuzione della prestazione pu attuare, oltrech
l'interesse del creditore, anche un interesse personale del debitore che non si identifica soltanto con la
liberazione dal vincolo bens anche con l'esigenza di affermarsi da un punto di vista professionale.

Secondo un diverso orientamento anche una prestazione a carattere non patrimoniale potrebbe diventare
patrimoniale se le parti hanno dimostrato di volerla cos intendere, fissando, ad esempio, una
controprestazione in denaro ovvero una penale in caso di inadempimento. In realt le parti con tali pattuizioni
no attribuiscono il carattere della patrimonialit ad una prestazione ma risolvono un diverso problema: quello
della giuridicit del vincolo. Si pensi, ad esempio, al caso del vicino di casa che si assume l'obbligo di non
suonare il violino in determinate ore del giorno a fronte di un corrispettivo. Con questa previsione le parti non
hanno potuto attribuire all'astensione, che di per s un'attivit patrimonialmente neutra, il carattere della
patrimonialit, ma hanno inteso sottrarre il rapporto dall'ambito delle relazioni di buon vicinato ed attrarlo
nella sfera del giuridicamente rilevante.

Il concetto di patrimonialit ha, quindi, natura oggettiva e va determinato nell'ambito di uno specifico contesto
giuridico-sociale. In altri termini, deve concludersi che una prestazione patrimoniale quando la coscienza
comune di una data collettivit, in un dato momento storico e in un dato territorio, le riconosce tale natura.

Allo stesso tempo le parti potranno decidere di mantenere su un piano non giuridico un'obbligazione la cui
prestazione rivesta un contenuto patrimoniale e sia caratterizzata da un interesse economico del creditore. Si
parla, a tal riguardo, di patti tra gentiluomini o di gentlemen's agreement.

Ulteriori requisiti della prestazione sono, poi, la possibilit, la liceit e la determinatezza o la determinabilit.

La prestazione deve, quindi, essere possibile per il debitore e ci va affermato sulla scorta del generale
principio per cui nessuno pu essere considerato obbligato ad effettuare una prestazione non
realizzabile. L'impossibilit pu essere fisica o giuridica. fisica quando la prestazione inattuabile in
concreto, come nel caso di chi si impegnasse a toccare il cielo con un dito. E', invece, giuridica quando
la prestazione, pur non consistendo in un comportamento illecito, non possibile in conseguenza di un
divieto legislativo, come nel caso di chi si impegnasse a vendere un bene demaniale.

La prestazione deve, inoltre, essere lecita, non deve, cio, essere contraria a norme imperative,
all'ordine pubblico e al buon costume. Cos sarebbe contraria alle norme imperative l'obbligazione che
avesse come contenuto la prestazione di commerciare droga, sarebbe contraria all'ordine pubblico
l'obbligazione che avesse come contenuto la prestazione di eseguire un attentato terroristico ed,
infine, sarebbe contraria al buon costume l'obbligazione che avesse come contenuto la prestazione di
concedersi sessualmente in cambio di denaro.

La prestazione, infine, deve essere determinata o almeno determinabile e ci perch le obbligazioni, in


quanto provocano una Limitazione alla regola generale della libert dei soggetti, devono avere una
causa ben individuata ed essere contenute entro precisi limiti obiettivi. Sar, quindi, necessario che la
prestazione sia definita nei suoi contorni in modo che il suo oggetto sia certo ed individuato o
individuabile. Cos sar valida l'obbligazione che abbia per contenuto la prestazione di fornire tre
quintali di paglia, anche se l'obbligazione generica. Non sar, invece, valida l'obbligazione che
preveda la prestazione di fornire della paglia. Sar, quindi, ammissibile che la prestazione sia
determinabile facendo riferimento ad un evento futuro, come nel caso di contratto in cui sia dedotta la
prestazione di cose future (art. 1348 c.c.), oppure che la prestazione sia successivamente individuata
dalle stesse parti, come nel caso di obbigazioni generiche, o da un terzo arbitratore (art. 1349 c.c.).

La coercibilit del credito.

La coercibilit dell'obbigazione consiste nella giuridica possibilit, per il creditore, di realizzare in ogni caso, con
la tutela ed i mezzi concessi dall'ordinamento giuridico (art. 2907 ss. c.c.), ci che gli dovuto dal debitore
inadempiente od almeno l'equivalente in danaro mediante azione processuale che gli consente di operare, con
l'intervento degli organi dello Stato e nelle forme di legge, sul patrimonio del debitore (ed a volte anche di
terzi), onde ricavarne o l'esatto risultato gi spettantegli (es. esecuzione forzata in forma specifica) ovvero il
corrispondente valore in danaro (esecuzione forzata per espropriazione o per equivalente). Allorch sono
concesse tali possibilit, si discorre di coercibilit diretta e questa viene generalmente ritenuta la condizione
indispensabile perch possa configurarsi una vera e propria obbligazione (detta in tal caso civile o giuridica).

Le obbligazioni naturali.

Vi sono, per, ipotesi in cui l'ordinamento non accorda la coercibilit diretta, e cio non concede al creditore
l'azione per ottenere coattivamente quanto dovutogli, ma lo tutela in modo pi attenuato, escludendo la
restituzione di quanto sia stato spontaneamente prestato da un soggetto non incapace.

In questo caso si discorre di obbligazioni naturali che sono disciplinate dall'art. 2034 c.c. secondo cui: Non
ammessa la ripetizione di quanto stato spontaneamente prestato in esecuzione di doveri morali o sociali,
salvo che la prestazione sia stata eseguita da un incapace.
Il creditore, cio, non obbligato a restituire quanto abbia ricevuto. In tal caso la prestazione eseguita
irripetibile. L'effetto dell'irripetibilit, tuttavia, subordinato ad alcune condizioni. Innanzitutto che
l'adempimento sia avvenuto spontaneamente; in secondo luogo, che sia stato effettuato da persona capace ed,
infine, che sia proporzionato ai mezzi del creditore e all'interesse da soddisfare.

Con riferimento alla spontaneit occorre rilevare che il legislatore non ha utilizzato a caso tale termine.
Nel precedente codice del 1865 veniva utilizzata l'espressione "volontariamente" e ci aveva dato il via
ad una serie di incertezze interpretative. Con l'utilizzo del termine "spontaneamente"il legislatore del
1942 ha inteso superare i problemi interpretativi cui aveva dato luogo la precedente formulazione,
precisando che ai fini dell'irripetibilit, sufficiente che il debitore abbia adempiuto senza costrinzione.
Deve pertanto ritenersi che alla luce di ci che prevede l'art.2034 c.c., la ripetizione di quanto prestato
sia giustificata se l'adempimento dell'obbligazione naturale sia stato coartato con violenza morale o
dolo, mentre esclusa in caso di errore.

Quanto al secondo presupposto dell'irripetibilit, va precisato che il debitore pu ripetere quanto


prestato se, al momento dell'adempimento, era incapace d'agire,oppure si trovava in uno stato di
momentanea incapacit di intendere e di volere.

Si ritiene che altro requisito dell'adempimento dell'obbligazione naturale sia la proporzionalit. La


prestazione deve essere adeguatamente proporzionata ai mezzi di cui l'adempiente dispone e
all'interesse da soddisfare. Sebbene tale requisito non viene menzionato dal codice esso deve ritenersi
implicito nella stessa idea di obbligazione naturale, in quanto alla stregua della coscienza sociale non
doveroso ci che va al di l di quanto l'adempiente pu ragionevolmente fare o di quanto il beneficiario
abbia ragionevolmente bisogno.

Il citato art. 2034 c.c. distingue le obbligazioni naturali in due categorie:

a) doveri morali o sociali : indicati dal 1 comma del citato art. 2043 c.c. prevede che non ammessa ripetizione
di quanto stato spontaneamente prestato in esecuzione di doveri morali o sociali salvo che la prestazione sia
stata eseguita da un incapace.

b) casi tipici previsti dalla legge: Il secondo comma del cit. art. 2034 prevede l'ipotesi che la legge
esplicitamente, in alcune fattispecie, non accordi azione, ma escluda la ripetizione di quanto pagato. Ci si
verifica ad esempio nel caso di disposizione testamentaria fiduciaria (art. 627 c.c.) o in quello di debito di
giuoco o scommessa (art. 1933 c.c.) o infine in quello di debito prescritto (art.2940 c.c.). La prima fattispecie si
ha nel caso in cui il testatore indichi come destinatario di una disposizione a titolo di erede o di legato una
persona, che si con lui preventivamente accordata per trasmettere quanto avrebbe ricevuto, in base al
testamento, ad altra persona non nominata. La norma prevede che non data azione al vero destinatario per
ottenere da quello apparente il trasferimento di quanto oggetto della disposizione; ma se costui ha eseguito
spontaneamente la disposizione fiduciaria, effettuando il trasferimento della persona effettivamente voluta dal
testatore, non pu agire per la ripetizione. Anche nel debito di gioco e nella scommessa l'art. 1933 c.c. nega
azione al vincitore per ottenere il pagamento, ma esclude la ripetizione di quanto il perdente abbia
spontaneamente pagato, purch tuttavia il gioco e la scommessa siano avvenuti senza frode. L'art. 2940 c.c.,
infine, prevede che non ammessa la ripetizione di ci che stato spontaneamente pagato in adempimento di
un debito prescritto. L'obbligazione naturale va distinta dagli atti di liberalit come la donazione. Infatti mentre
l'adempimento di un' obbligazione naturale un atto giuridicamente libero, ma moralmente o socialmente
dovuto, gli atti di liberalit sono atti sia giuridicamente che socialmente o moralmente liberi.

Le fonti delle obbligazioni: rinvio

L'art. 1173 c.c. sotto la rubrica "fonti delle obbligazioni" statuisce che esse derivano da: 1) contratto; 2) fatto
illecito; 3) ogni altro atto o fatto idoneo a produrle in conformit dell'ordinamento giuridico. Si discorre anche
di causa o titolo dell'obbligazione: termini utilizzati non tanto per indicare la fonte stessa dell'obbligazione
come fatto in s ma la finalit o funzione economico-giuridica per la quale quel dato rapporto obbligatorio
stato costituito. Le fonti delle obbligazioni cos come previsto dall'art.1173 c.c. possono suddivirsi in due gruppi
fondamentali:

A) Fatti o atti consentiti dall'ordinamento e considerati idonei ad imporre vincoli a carico di un soggetto ed a
favore di un altro, da distinguere in:

- Fatti negoziali consistenti in una volontaria manifestazione di intento giuridicamente rilevante di cui fanno
parte:

a. il contratto (1321 ss c.c.);

b. le promesse unilaterali (artt. 987- 1991 c.c.).

-Fatti non negoziali gi in passato indicati come quasi-contratti per sottolineare in essi la mancanza
dell'intenzione propria dei negozi, ma al tempo stesso l'assenza dell'illiceit.

B) Fatti illeciti (artt.2043-2059 c.c.) consistenti nella lesione non consentita di un diritto o di un interesse altrui
giuridicamente protetto. Consistono in ogni fatto umano doloso o colposo che abbia recato ad altri un danno
ingiusto, e generano l'obbligazione di risarcire tale danno, detto danno extra-contrattuale, per indicarne la
specifica fonte.

PARTICOLARI TIPI DI OBBLIGAZIONE

Le obbligazioni oggettivamente complesse: le obbligazioni alternative e facoltative

Di norma il debitore si libera dalla propria obbligazione con l'esecuzione di una sola prestazione (obbligazione
semplice). Esistono tuttavia anche delle obbligazioni in cui il debitore si libera solo in seguito all'adempimento
di tutto ci che dedotto in obbligazione (obbligazioni cumulative).

Le obbligazioni alternative e le obbligazioni facoltative si distinguono in virt del particolare contenuto.


Nell'obbligazione alternativa sono contemplate due o pi prestazioni, ma il debitore si libera eseguendone una
sola (art.1285 c.c.) Il debitore,inoltre, non pu costringere il creditore a ricevere parte dell'una e parte
dell'altra. L'alternativa pu porsi tra prestazioni dello stesso tipo e riguardare il loro oggetto o tra prestazioni di
tipo diverso.
Ai sensi dell'art. 1286 c.c. "La scelta spetta al debitore, se non stata attribuita al creditore o ad un
terzo (665).
La scelta diviene irrevocabile con l'esecuzione di una delle due prestazioni, ovvero con la
dichiarazione di scelta, comunicata all'altra parte, o ad entrambe se la scelta fatta da un terzo
(666).
Se la scelta deve essere fatta da pi persone, il giudice pu fissare loro un termine. Se la scelta non
fatta nel termine stabilito, essa fatta dal giudice (att. 81).
Dunque dal 2 comma si evince che la scelta spettante al debitore, se non attribuita al creditore o ad un terzo,
pu essere formalizzata tanto con l'esecuzione di una delle due prestazioni oppure con una dichiarazione
espressa, anche orale. Dal terzo comma si evince che dal potere di scegliere si decade se non tempestivamente
esercitato.
L'art. 1287 c.c. disciplina la decadenza della facolt di scelta, in particolare:
"Quando il debitore, condannato alternativamente a due prestazioni, non ne esegue alcuna nel
termine assegnatogli dal giudice, la scelta spetta al creditore.
Se la facolt di scelta spetta al creditore e questi non l'esercita nel termine stabilito o in quello
fissatogli dal debitore, la scelta passa a quest'ultimo.
Se la scelta rimessa a un terzo e questi non la fa nel termine assegnatogli, essa fatta dal giudice
(631, 664; att. 81).
Poich il termine della scelta e quello dell'adempimento possono essere distinti e successivi nel tempo, occorre
precisare che se viene fissato solo il termine per l'adempimento esso si ritiene coincidere con quello della
scelta.Se per manca anche il termine per l'adempimento il creditore potr chiedere al giudice la fissazione di
un termine per l'esecuzione.
Dopo la scelta si verifica la c.d. concentrazione, sicch l'obbligazione diviene semplice e l'altra prestazione,
quella che non stata scelta, viene esclusa dal rapporto obbligatorio.
E' necessario che tutte le prestazioni siano possibili, perch qualora anche solo una delle due prestazioni non lo
fosse, l'obbligazione sarebbe semplice sia che l'impossibilit preesiste al rapporto, sia che l'impossibilit
sopravviene dopo la nascita del rapporto (art.1288, 1 comma c.c.).

Dopo la concentrazione l'impossibilit sopravvenuta della prestazione scelta determina l'estinzione del
rapporto. Naturalmente nessun rilievo avr l'impossibilit della prestazione che non stata scelta dal momento
che essa estranea al contenuto dell'obbligazione.

L'art. 1289 c.c. disciplina l'ipotesi in cui l'impossibilit di una delle prestazioni sia imputabile ad una delle parti.

Nel caso in cui la scelta spetta al debitore occorre distinguere due ipotesi:

-se l'impossibilit dipende da causa imputabile al debitore l'obbligazione diviene semplice;

- mentre se l'impossibilit dipende da causa imputabile al creditore, il debitore liberato dall'obbligazione, a


meno che egli preferisca adempiere l'altra prestazione e chiedere il risarcimento dei danni.

Nel caso in cui la scelta rimessa al creditore:

- Se una delle prestazioni divenuta impossibile per causa del creditore, il debitore liberato dall'obbligazione
salvo che il creditore preferisca esigere l'altra prestazione e risarcire i danni;

-Se l'impossibilit dipende da causa imputabile al debitore, il creditore pu pretendere l'altra prestazione o
esigere il risarcimento del danno.

Nel caso in cui la scelta deve essere presa da un terzo e questo scelga proprio la prestazione divenuta
impossibile occorre operare un ulteriore differenza:
-Se l'impossibilit sia imputabile al debitore si ritiene che il creditore possa scegliere tra la risoluzione ed il
risarcimento per equivalente:

-Se l'impossibilit sia imputabile al creditore, il debitore sar liberato.

Situazione diversa quella in cui tutte le prestazioni siano divenute impossibili:

-Se le prestazioni sono divenute impossibili per causa non imputabile n al debitore n al creditore,
l'obbligazione si estingue ai sensi dell'art. 1256 c.c.;

-Se l'impossibilit che colpisce contemporaneamente entrambe le prestazioni sia imputabile sia al creditore sia
al debitore, ciascuno potr pretendere il risarcimento nei confronti dell'altro, tenendo conto per della regola
sul concorso di colpa si cui all'art. 1227,1 comma c.c.

-Se l'impossibilit deriva da un comportamento colpevole del debitore o del creditore bisogna distinguere
(1290 c.c.):

i casi in cui la scelta spetta al debitore--> se una delle prestazioni (o entrambe) divenuta impossibile
per causa imputabile al debitore e l'altra divenuta impossibile per caso fortuito, il debitore deve
pagare l'equivalente di quella che divenuta impossibile per ultima. Se l'evento dell'impossibilit
unico il debitore dovr pagare l'equivalente di una delle due prestazioni a scelta.

i casi in cui la scelta spetta al creditore--> il creditore potr pretendere dal debitore l'equivlente
dell'una o dell'altra prestazione qualora entrambe siano divenute impossibili per causa imputabile al
debitore.

Diversa dall'obbligazione alternativa l'obbligazione facoltativa o con facolt alternativa, nella quale una sola
la prestazione dovuta mail debitore,in virt di una disposizione di legge o di un patto ha la facolt di liberarsi
anche effettuando una prestazione differente. In questo tipo di obbligazione non si ha alcun accordo tra
debitore e creditore, ma la stessa legge che prevede, nell'esclusivo interesse del debitore, una prestazione
sussidiaria a quella principale che,una volta eseguita, consente al debitore di liberarsi dall'obbligazionione.

Le obbligazioni soggettivamente complesse: le obbligazioni solidali.

La complessit del rapporto pu riguardare anche il profilo soggettivo quando il debito o il credito
appartengono a pi persone contemporaneamente. In questo caso si pu avere la fattispecie dell'obbligazione
solidale. L'art. 1292 c.c. disciplina tale fattispecie sottolineando che ogni debitore pu essere costretto ad
eseguire la prestazione per l'intero, liberando cos tutti gli altri (solidariet passiva) oppure ognuno dei creditori
ha il diritto di pretendere la prestazione per l'intero, liberando cos il debitore anche nei confronti degli altri
creditori (solidariet attiva).

Art. 1293 c.c."La solidariet non esclusa dal fatto che i singoli debitori siano tenuti ciascuno con
modalit diverse, o il debitore comune sia tenuto con modalit diverse di fronte ai singoli creditori."

La norma si spiega col fatto che nell'obbligazione solidale ci che deve essere uguale la prestazione, a
prescindere dalle sue modalit di esecuzione.
Art. 1294 c.c. "I condebitori sono tenuti in solido [1716, 1944, 1946, 2054, 2055], se dalla legge o dal
titolo non risulta diversamente [754]".

Un eccezione alla regola si rinviene in materia ereditaria, ove la solidariet passiva esclusa per legge. Infatti se
al debitore defunto succedono pi eredi, ciascuno di questi tenuto ad adempiere in proporzione della propria
quota ereditaria (art.754 c.c.).

La norma disciplina la solidariet solo sul versante passivo e, pertanto, si ritiene che la regola sul versante
attivo sia quella della parziariet delle obbligazioni. Nonostante la formulazione della norma sembri chiara nel
sancire la solidariet passiva, la giurisprudenza, con pronuncia innovativa, ha riconosciuto la regola opposta
della parziariet dell'obbligazione sul versante passivo.

Art.1295 c.c. "Salvo patto contrario, l'obbligazione si divide tra gli eredi di uno dei condebitori o di
uno dei creditori in solido, in proporzione delle rispettive quote [752, 754, 1318]".

Note:

Pertanto, se Tizio debitore (o creditore) verso Sempronio di 1000 e gli succedono Caio e Mevio,
ciascuno degli eredi tenuto a versare (o a ricevere) 500 e non si instaura solidariet con Sempronio, che
rimane per creditore (o debitore) per l'intero.

Art.1296 c.c. "Il debitore ha la scelta di pagare all'uno o all'altro dei creditori in solido, quando non
stato prevenuto da uno di essi con domanda giudiziale ".

Note:

La norma lascia alla libert del debitore la scelta del destinatario dell'adempimento salvo il caso di
giudizio, poich con questo viene formalmente individuato un creditore cui il debitore vincolato.

Art. 1297 c.c. "Uno dei debitori in solido non pu opporre al creditore le eccezioni personali agli altri
debitori [1945].

A uno dei creditori in solido il debitore non pu opporre le eccezioni personali agli altri creditori ".

Note:

La norma applicazione del principio per cui solo i profili comuni a tutti i debitori o creditori solidali
verso l'unico creditore o debitore possono essere fatti valere indistintamente da ciascuno di essi; invece,
ci che li riguarda personalmente, non suscettibile di essere fatto valere da chi ne estraneo. Alla
regola fa eccezione l'ipotesi in cui l'obbligazione sia stata contratta nell'interesse esclusivo di uno solo
dei condebitori o concreditori (1298 c.c.), come nel caso della fideiussione (1945 c.c.).

Art. 1298 c.c. "Nei rapporti interni l'obbligazione in solido si divide tra i diversi debitori o tra i diversi
creditori, salvo che sia stata contratta nell'interesse esclusivo di alcuno di essi .

Le parti di ciascuno si presumono uguali, se non risulta diversamente ."

Note:
La norma salvaguarda i diritti del debitore solidale che ha adempiuto stabilendo che l'obbligazione si
ripartisce su ciascuno degli altri condebitori solidali. Se, per, stata contratta nell'interesse di uno solo
giusto che sia questi a sopportarla per l'intero.

L' art. 1299 c.c. "Il debitore in solido che ha pagato l'intero debito pu ripetere dai condebitori soltanto
la parte di ciascuno di essi.

Se uno di questi insolvente, la perdita si ripartisce per contributo tra gli altri condebitori, compreso
quello che ha fatto il pagamento.

La stessa norma si applica qualora sia insolvente il condebitore nel cui esclusivo interesse
l'obbligazione era stata assunta."

Note:

La norma contempla espressamente l'azione di regresso, volta ad evitare che il debitore adempiente
che la intraprende sopporti da solo il rischio di insolvenza degli altri debitori: perci egli pu chiedere a
ciascun debitore la sua quota, fermo restando che l'insolvenza di uno grava anche su di lui perch
altrimenti otterrebbe un vantaggio indebito (2041 c.c.).

Differisce dall'obbligazione solidale, invece, l'obbligazione sussidiaria che si ha quando il debitore sussidiario
tenuto al pagamento solo in quanto il debitore principale non abbia adempiuto oppure, in certi casi, se il suo
patrimonio sia risultato insufficiente a soddisfare le pretese del creditore dopo aver concluso la procedura
esecutiva.

Nel caso in cui il debitore sussidiario tenuto ad adempiere in seguito al semplice inadempimento del debitore
principale, non essendo quindi necessario procedere all'azione esecutiva, sussister a suo vantaggio un
beneficium ordinis.

Diversamente, qualora sia necessario intraprendere la procedura esecutiva prima di poter chiamare in causa il
debitore sussidiario, si ritiene che a suo vantaggio sussista un beneficium excussionis.

Se la legge o una convenzione stipulata tra le parti hanno, quindi, escluso la possibilit di rivolgersi
indifferentemente ad uno dei due debitori, il debitore sussidiario potr opporre, a seconda dei casi, il
beneficium ordinis o il beneficium excussionis al creditore che da lui pretende l'adempimento.

Le obbligazioni parziarie

Contrapposte alle obbligazioni solidali sono le obblgazioni parziarie, caratterizzate dal fatto che l'obbligo dei
debitori o il diritto dei creditori proporzionale alla partecipazione di ciascuno al vincolo obbligatorio.

Anche questo tipo di obbligazione rientra, infatti, tra quelle soggettivamente complesse, ma si differenzia
sensibilmente dalla disciplina prevista per le obbligazioni solidali. In effetti, nelle obbligazioni parziarie, quando
ci sono pi debitori, il dovere di adempiere incide sopra ciascuno degli obbligati pr quota e non per intero,
mentre, quando ci sono pi creditori, il diritto ad esigere il credito pu essere riconosciuto a ciascuno di essi
solo per la propria quota.

Tale regola contenuta nell'art. 1314 c.c. secondo cui "se pi sono i debitori o i creditori di una
prestazione divisibile e la obbligazione non solidale, ciascuno dei creditori non pu domandare il
soddisfacimento del credito che per la sua parte, e ciascuno dei debitori non tenuto a pagare il
debito che per la sua parte."

Le obbligazioni indivisibili

L'obbligazione indivisibile "quando la prestazione ha per oggetto una cosa o un fatto che non
suscettibile di divisione e, quindi, di adempimento parziale, per sua natura o per il modo in cui
stato considerato dalle parti contraenti" (art. 1316 c.c.)..

L'indivisibilit pu essere oggettiva (o assoluta) qualora l'oggetto della prestazione non pu essere diviso senza
fargli perdere il suo valore o comunque senza diminuirlo.

Ad esempio, se pi debitori devono consegnare un quadro evidente che la prestazione non pu essere divisa.
Qualora, infatti, i debitori volessero dividere il quadro in modo che ciascuno ne possa consegnare un pezzo, il
bene perderebbe ogni valore. Allo stesso modo se i debitori, dovendo consegnare un cavallo da corsa,
volessero consegnarlo a pezzi, chiaro che il valore del bene oggetto della prestazione diminuirebbe
sensibilmente.

L'indivisibilit, per, pu anche essere soggettiva (o relativa) allorch l'oggetto di per s divisibile, ma nel
caso in cui venisse diviso non potrebbe pi soddisfare l'interesse del creditore.

Una sorta di indivisibilit per volont della legge prevista dall'ari. 1315 c.c., in virt del quale "il beneficio
della divisione non pu essere opposto da quello tra gli eredi del debitore, che stato incaricato di
eseguire la prestazione o che in possesso della cosa dovuta, se questa certa e determinata."

Le obbligazioni indivisibili sono regolate dalle norme relative alle obbligazioni solidali, in quanto compatibili
(art. 1317 c.c.). Quindi, se c' un solo creditore e pi debitori, il primo potr pretendere l'adempimento
dell'obbligazione da uno solo dei debitori (indivisibilit passiva) ed, allo stesso, modo, se ci sono pi creditori ed
un solo debitore, ciascuno dei creditori potr pretendere l'esecuzione dell'intera prestazione indivisibile
dall'unico debitore (indivisibilit attiva).

L'art. 1318 c.c. prevede che "l'indivisibilit opera anche nei confronti degli eredi del debitore o di quelli
del creditore."

Infatti, se uno dei condebitori in solido muore, i suoi eredi non sono tenuti in solido, ma in proporzione delle
rispettive quote, mentre gli eredi di chi obbligato ad una prestazione indivisibile non possono adempiere
ciascuno una parte della prestazione, ma ognuno tenuto per l'intero.

"Ciascuno dei creditori pu esigere l'esecuzione dell'intera prestazione indivisibile.Tuttavia, l'erede


del creditore, che agisce per ottenere il soddisfacimento di tutto il credito, deve dare cauzione a
garanzia dei coeredi"(art. 1319 c.c.).

Secondo l'art. 1320 c.c. "se uno dei creditori ha fatto remissione del debito o ha consentito a ricevere
un'altra prestazione in luogo di quella dovuta, il debitore non liberato verso gli altri creditori.
Questi, tuttavia, non possono domandare la prestazione indivisibile se non addebitandosi ovvero
rimborsando il valore della parte di colui che ha rimesso il debito o che ha ricevuto la prestazione
diversa. La medesima disposizione si applica anche in caso di transazione, novazione,
compensazione e confusione.

In altri termini, remissione, datio in solutum, transazione, novazione, compensazione e confusione, verificatesi
tra un concreditore ed il debitore, liberano quest'ultimo solo per la quota-parte spettante al primo. In virt
dell'indivisibilit gli altri concreditori non possono che pretendere l'intera prestazione, ma, in tale ipotesi,
devono addebitare a se stessi o rimborsare il valore della quota del concreditore che ha operato una estinzione
parziale dell'obbligazione.

Nell'ipotesi, invece, in cui vi siano pi debitori e si sia verificata la liberazione di un singolo debitore per una
causa estintiva diversa dall'adempimento, si ritiene applicabile la regola della solidariet secondo cui la
liberazione del singolo debitore per una causa estintiva diversa dall'adempimento libera anche gli altri
condebitori se l'estinzione non sia personale al debitore.

Le obbligazioni pecuniarie: debiti di valuta e debiti di valore

Le obbligazioni pecuniarie sono quelle che hanno ad oggetto una somma di danaro che il debitore deve
consegnare al creditore. L'art. 1277, 1 comma, c.c. dispone che "i debiti pecuniari si estinguono con
moneta avente corso legale nello Stato al tempo del pagamento e per il suo valore nominale"
(cosiddetto principio nominalistico).

Pertanto il debitore, di regola, deve pagare la somma di danaro prevista nel rapporto, bench il suo valore
effettivo possa nelle more essersi modificato a causa della svalutazione. Se, ad esempio, Tizio contrae oggi un
debito di cento euro nei confronti di Caio, tra dieci anni dovr corrispondere a quest'ultimo sempre cento euro
anche se nel frattempo il potere di acquisto di quella somma si sensibilmente ridotto.

Le ragioni che sottendono al principio nominalistico attengono alla necessit di evitare incertezze sull'entit
economica del debito pecuniario. Ci per vige unicamente per i cc.dd. debiti di valuta, cio pecuniari sin
dall'origine, mentre non si applica per i debiti di valore, nei quali il danaro considerato per il suo potere
d'acquisto.

Si pensi all'ipotesi in cui Tizio subisce un danno alla propria autovettura per via di un tamponamento causato
da Caio. Tizio, per, per vedersi riconosciuto il suo diritto al risarcimento costretto ad intentare una causa che
durer molti anni prima che una sentenza definitiva gli dia ragione. A questo punto, Caio sar tenuto a risarcire
i danni subiti da Tizio per le spese sostenute in vista della riparazione del veicolo. Ma il momento a cui fare
riferimento per la quantificazione dell'ammontare del risarcimento sar quello in cui la riparazione deve essere
effettuata e non quello in cui il sinistro si verificato. La differenza importante perch la somma necessaria
ad effettuare la riparazione al momento del sinistro sarebbe stata senz'altro minore rispetto a quella
necessaria per la stessa attivit molti anni dopo.

Ad ogni modo, anche rispetto ai debiti di valuta, le parti possono predisporre delle pattuizioni in grado di
contrastare i rischi derivanti dalla svalutazione monetaria. Cos consentito ai privati di convenire che una
somma di denaro sia suscettibile di rivalutazione mediante il riferimento ad un particolare indice (si pensi, ad
esempio, alla clausola Istat con la quale si vincola la somma di denaro all'andamento del costo della vita).

A norma dell'ari. 1277, 2 comma c.c. "se la somma dovuta era determinata in una moneta che non ha
pi corso legale al tempo del pagamento, questo deve farsi in moneta legale ragguagliata per valore
alla prima". Cos, per un debito di un milione di lire contratto nel 2000, il debitore sar oggi tenuto a
corrispondere al creditore una somma pari a 516,46 euro.

Inoltre, le obbligazioni pecuniarie possono avere ad oggetto somme di denaro in moneta non avente corso
legale nello Stato, ossia valuta estera. In questo caso, per, il debitore ha facolt di pagare in moneta legale
avente corso nello Stato al cambio nel giorno della scadenza e nel luogo stabilito per il pagamento (art. 1278
c.c.).

Le parti possono anche pattuire la clausola "effettivo", al fine di obbligare il debitore ad adempiere con la
moneta non avente corso legale, ma se alla scadenza non sia possibile procurarsi tale moneta, il debitore potr
comunque liberarsi pagando con moneta legale (art.1279 c.c.)

L'autonomia dei privati pu far s che l'obbligazione abbia ad oggetto anche monete aventi un proprio valore
intrinseco. Tale la moneta autonomamente valutabile per il suo contenuto di metallo pregiato. Il codice
prevede che l'obbligazione avente specificamente ad oggetto una tale moneta debba essere adempiuta
mediante moneta della stessa specie (art. 1280,1 comma, c.c.).

Inoltre, se al momento del pagamento la specie di moneta dedotta in obbligazione non reperibile o non ha
pi corso o ne alterato il valore intrinseco, l'obbligazione deve essere eseguita mediante moneta corrente
pari al valore intrinseco originario della specie dovuta (art. 1280, 2 comma, c.c.).

La naturale fecondit del credito pecuniario: gli interessi corrispettivi e gli interessi compensativi

"I crediti liquidi ed esigibili di somma di danaro producono interessi di pieno diritto, salvo che la
legge o il titolo stabiliscano diversamente" (art. 1282,1 comma, c.c.).

La liquidit si verifica nel momento in cui una somma di denaro viene ad essere determinata nel suo
ammontare.

L'esigibilit consiste nell'essersi verifcata la scadenza del credito pecuniario perch trascorso il termine
eventualmente stabilito a favore del debitore.

Tale norma trova fondamento nel principio della fecondit naturale del denaro, ossia nel principio secondo cui
la disponibilit nel tempo del denaro altrui va pagata perch essa integra un obiettivo vantaggio economico.

Gli interessi costituiscono i cc.dd. frutti civili, sono cio il corrispettivo che il debitore deve pagare al creditore
per l'utilizzazione del suo danaro ed hanno, quindi, una funzione remunerativa.

Per tale motivo essi sono detti corrispettivi e si usa distinguerli dagli interessi compensativi che, invece, sono
dovuti a titolo equitativo al fine di compensare il creditore per il mancato godimento del denaro.

Va precisato, ad ogni modo, che la distinzione tra interessi corrispettivi e compensativi, oltre a non avere
riscontro nel codice civile, ove non vi alcuna menzione dei secondi, non ha rilievo da un punto di vista della
regolamentazione, atteso che per entrambi la disciplina la medesima.

La corresponsione degli interessi oggetto di un'obbligazione accessoria; tuttavia, una volta maturato il credito
degli interessi, esso costituisce obbligazione pecuniaria autonoma rispetto a quella principale e, dunque,
soggetta ad un proprio termine di prescrizione.

La loro misura, detta saggio o tasso, di norma quella legale, determinata con provvedimento del Ministero
dell'economia e delle finanze (art. 1284, 1 comma). Ai sensi del 2 comma dell'alt. 1284, infatti, il Ministero
del tesoro, con proprio decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana non oltre il 15
dicembre dell'anno precedente a quello cui il saggio si riferisce, pu modificarne annualmente la misura, sulla
base del rendimento medio annuo lordo dei titoli di Stato di durata non superiore a dodici mesi e tenuto conto
del tasso di inflazione registrato nell'anno. Qualora, poi, entro il 15 dicembre non sia fissata una nuova misura
del saggio, questo rimane invariato per l'anno successivo.

Gli interessi possono per essere pattuiti dalle parti anche in misura diversa, maggiore o minore, e in tal caso si
chiamano interessi convenzionali.

Se sono previsti interessi maggiori di quelli legali, la pattuizione deve essere fatta per iscritto. Nel caso, per, in
cui le parti non rispettino tale onere formale, gli interessi sono dovuti nella misura legale (art. 1284, 3 comma,
c.c.).

Limiti alla fecondit del credito pecuniario:usura e anatocismo

La legge impone un limite agli interessi convenzionali il cui tasso non pu mai essere a tal punto elevato da
sconfinare nell'usura. In particolare, la legge n. 108 del 1996 considera usurari gli interessi che eccedano il
tasso medio praticato per una determinata categoria di operazione aumentato della met. In pratica esistono
diversi tassi soglia per differenti operazioni a fronte delle quali si concede credito a interessi. L'aggiornamento
di tali tassi soglia avviene ogni tre mesi ad opera del Ministero dell'economia e delle finanze.

Se, per, sono convenuti interessi usurai, il patto nullo e gli interessi non sono dovuti nemmeno nella misura
legale (art. 1815,2 comma, c.c.).

Va ricordato che "In mancanza di usi contrari, gli interessi scaduti possono produrre interessi solo dal
giorno della domanda giudiziale o per effetto di convenzione posteriore alla loro scadenza, e sempre
che si tratti di interessi dovuti almeno per sei mesi" (divieto del c.d. anatocismo: art. 1283 c.c.)
L'inadempimento dell'obbligazione pecuniaria
Diversi dagli interessi corrispettivi e da quelli compensativi sono gli interessi moratori, e cio quelli dovuti dal
debitore in caso di ritardo nell'adempimento. Essi hanno la funzione di consentire una liquidazione forfetaria
minima del danno per il ritardo nel pagamento.

Il creditore ha diritto di pretendere il pagamento di tali interessi a condizione che richieda ritualmente al
debitore di adempiere l'obbligazione.

Se il creditore ha subito pregiudizi maggiori in conseguenza del ritardo, potr ottenerne il risarcimento, ma
dovr soddisfare i normali oneri di dimostrazione. MODIFICAZIONI SOGGETTIVE DEL RAPPORTO
OBBLIGATORIO

La cessione del credito


Un rapporto obbligatorio pu subire alcune modifiche relative al contenuto, all'oggetto o anche ai soggetti
titolari delle rispettive posizioni giuridiche.

Le modifiche di tipo soggettivo possono riguardare il lato attivo (e cio il creditore) o il lato passivo (il debitore).
Esse sono disciplinate dal codice.

Quando riguardanp il lato attivo in effetti comportano un fenomeno di successione e cio di trasmissione della
titolarit del credito da un soggetto ad un altro. La successione pu essere a titolo universale, quando insieme
al credito sono trasmessi al cessionario tutti i rapporti del cedente, o a titolo particolare, quando riguarda il
singolo rapporto obbligatorio.

Successione a titolo particolare si ha nel caso della cessione del credito. Oggetto della cessione il
trasferimento totale o parziale di un diritto di credito che pu anche essere futuro, purch sia attualmente
determinato o determinabile. Dal punto di vista della forma va detto che se si tratta di un contratto di cessione
del credito a titolo oneroso non richiesta alcuna particolare formalit. Se il credito ceduto a titolo gratuito
sar necessario l'atto pubblico.

Ai sensi dell'art.1260 c.c. "Il creditore pu trasferire a titolo oneroso o gratuito il suo credito anche
senza il consenso del debitore, purch il credito non abbia carattere strettamente personale o il
trasferimento non sia vietato dalla legge (323, 447, 1823).
Le parti possono escludere la cedibilit del credito; ma il patto non opponibile al cessionario, se non
si prova che egli lo conosceva al tempo della cessione."
Si tratta di un contratto traslativo del lato attivo del rapporto obbligatorio che viene stipulato tra creditore
originario (cedente) e nuovo creditore (cessionario) al quale di regola rimane estraneo il debitore (ceduto). Tale
operazione si configura come un contratto bilaterale dal momento che il debitore non partecipa ma in quanto
ceduto comunque obbligato a compiere la prestazione. Tuttavia, non pu essere escluso a priori che il
debitore abbia in concreto un interesse giuridicamente tutelabile ad eseguire la prestazione soltanto in favore
del suo iniziale creditore e non di altri. In questa situazione la cessione si avr solo se il debitore l'autorizzi o
l'accetti, configurando in tal modo un contratto a struttura trilaterale.
Ai sensi dell'art.1262 c.c. "Il cedente deve consegnare al cessionario i documenti probatori del credito
che sono in suo possesso.
Se stata ceduta solo una parte del credito, il cedente tenuto a dare al cessionario una copia
autentica (2703) dei documenti".
Il cedente tenuto a porre il cessionario nell'effettiva condizione di esercitare il diritto di credito, e pertanto
ove non gli procuri i documenti idonei a provare il credito sar considerato inadempiente.
Col trasferimento del credito si trasferiscono anche gli accessori del credito, quali i privilegi,le garanzie
personali e reali, mentre escluso, salvo patto contrario, la cessione dei frutti scaduti (art. 1263. 1,3 comma,
c.c.). "Il cedente non pu trasferire al cessionario, senza il consenso del costituente, il possesso della
cosa ricevuta in pegno; in caso di dissenso, il cedente rimane custode del pegno " (art.1263, 2 comma
c.c.).
La cessione del creito pu essere giustificata da vari tipi di causa: pu aversi:
-cessione-vendita: allorch il credit venga venduto al cessionario;
-cessione-donazione: se il cedente intende effettuare una liberalit in favore del cessionario;
-cessione soluoria: se il cedente intende estinguere una sua obbligazione.
Ai sensi dell'art. 1264 c.c. "La cessione ha effetto nei confronti del debitore ceduto quando questi l'ha
accettata o quando gli stata notificata (967-2, 1248, 1407-1, 2914).
Tuttavia, anche prima della notificazione, il debitore che paga al cedente non liberato, se il
cessionario prova che il debitore medesimo era a conoscenza dell'avvenuta cessione".
La regola .trova, tuttavia, un limite nella buona fede: ed infatti, anche prima della notificazione, il debitore che
paga al cedente non liberato se il cessionario prova che il debitore ceduto era a conoscenza dell'avvenuta
cessione.

Riguardo ai terzi: "Se il medesimo credito ha formato oggetto di pi cessioni a persone diverse, prevale
la cessione notificata (Cod. Proc. Civ. 137) per prima al debitore, o quella che stata prima accettata
dal debitore con atto di data certa (2704), ancorch essa sia di data posteriore (2559).
La stessa norma si osserva quando il credito ha formato oggetto di costituzione di usufrutto o di
pegno"
in altre parole, la notifica o l'accettazione svolgono la stessa funzione che svolge la trascrizione nel campo
delle vendite immobiliari. Possiamo dire che di fronte a pi cessioni ad opera del cedente, il primo cessionario,
che sia rimasto soccombente rispetto al secondo cessionario che abbia per primo notificato la cessione o che
abbia per primo ricevuto l'accettazione del debitore ceduto, potr chiedere il risarcimento del danno in via
contrattuale al cedente ed in via extracontrattuale sia al debitore ceduto che in mala fede abbia accettato la
seconda cessione sia al secondo cessionario che fosse a conoscenza della gi avvenuta cessione.

Art 1266 c.c. "Quando la cessione a titolo oneroso, il cedente tenuto a garantire l'esistenza del
credito al tempo della cessione. La garanzia pu essere esclusa per patto, ma il cedente resta sempre
obbligato per il fatto proprio.
Se la cessione a titolo gratuito, la garanzia dovuta solo nei casi e nei limiti in cui la legge pone a
carico del donante la garanzia per l'evizione" .
Essendo la cessione, di regola, pro soluto, il cedente tenuto a garantire solo l'esistenza del credito e non,
invece, a garantire che il debitore adempia. Ove il cedente assuma anche la garanzia della solvenza del debitore
la cessione sar pro solvendo e il cedente assume il rischio del mancato adempimento.
Ai sensi dell'art. 1267 c.c. In caso di insolvenza del debitore il cedente risponde nei limiti di quanto ha ricevuto,
deve inoltre corrispondere gli interessi, rimborsare le spese della cessione e quelle che il cessionario abbia
sopportato per escutere il debitore e risarcire il danno, salvo sempre l'obbligo ulteriore del risarcimento del
danno, ove ne ricorrano i presupposti. Occorre precisare che ogni patto diretto ad aggravare la responsabilit
del cedente senza effetto.
La garanzia, comunque, cessa se la mancata realizzazione del credito per insolvenza del debitore dipesa da
negligenza del cessionario nell'iniziare o nel proseguire le istanze contro il debitore ceduto.

Il diritto acquistato dal cessionario non pu naturalmente avere contenuto pi ampio rispetto a quello di cui
era titolare il cedente e, pertanto, il ceduto potr efficacemente far valere contro il cessionario tutte le
eccezioni fondate sull'invalidit o inefficacia del rapporto.

Il debitore ceduto non pu opporre al cessionario l'eccezione di compensazione che avrebbe potuto opporre al
cedente, a meno che il debitore ceduto abbia accettato la cessione riservandosi espressamente la possibilit di
eccepire anche la compensazione (art. 1248, 1 comma, c.c.). Se la cessione stata notificata, il debitore
ceduto potr opporre al cessionario la compensazione solamente per i crediti sorti anteriormente, alla notifica
(art. 1248, 2 comma, c.c.). .
La surrogazione dei crediti commerciali: factoring e cessione di massa

Il factoring il contratto con cui un imprenditore cede, dietro corrispettivo, i propri crediti, presenti e futuri, ad
una societ di factoring (detta factor) che diviene, quindi,cessionaria di tali crediti.

il prezzo pagato dalla societ di factoring normalmente non corrisponde all'intera entit dei crediti ceduti, ma
rappresenta soltanto una percentuale.

Il legislatore ha provveduto a disciplinare il fenomeno della cessione dei crediti d'impresa con la legge 21
febbraio 1991, n. 52.

Innanzitutto l'art. 1 prevede,al fine dell'applicabilit di suddetta legge,acune condizioni:

-il cedente deve essere un imprenditore;

-in secondo luogo i crediti ceduti devono sorgere da contratti stipulati dal cedente nell'esercizio dell'impresa;

-infine, il cessionario deve essere una banca o un intermediario finanziario abilitato.

Ai sensi dell'art. 3, 1 comma, legge n. 52 del 1991, poi, i crediti possono essere ceduti anche prima che siano
stipulati i contratti dai quali sorgeranno. Il 2 comma delI'art. 3 prevede, inoltre, la possibilit di cedere anche in
massa sia i crediti gi esistenti che quelli futuri, purch, in questo caso, tali crediti sorgano da contratti da
stipulare in un periodo di tempo non superiore a ventiquattro mesi (art. 3, 3 comma, legge n. 52 del 1991). Ad
ogni modo, nella cessione dei crediti di massa, ai fine di ritenere sussistente il requisito della determinatezza
dell'oggetto, la legge pretende che sia indicato il debitore ceduto (art. 3, 4 comma, legge n. 52 del 1991).

Di regola, la cessione avviene pro solvendo (art.4).

Pu accadere che il cedente abbia ceduto in massa tutti i crediti futuri ad una societ di factoring e poi,
singolarmente un solo credito ad un terzo. In questo caso prevarr chi ha notificato per primo al debitore
ceduto oppure chi per primo ha ricevuto l'acccttazione dal debitore ceduto oppure chi per primo ha effettuato
il pagamento al cedente.

L'art. 5 della legge n. 52 del 1991 precisa che, qualora il cessionario abbia pagato in tutto o in parte il
corrispettivo della cessione ed il pagamento abbia data certa, la cessione opponibile:

a) agli altri aventi causa del cedente, il cui titolo di acquisto non sia stato reso efficace verso i terzi
anteriormente alla data del pagamento;

b) al creditore del cedente, che abbia pignorato il credito dopo la data del pagamento;

c) al fallimento del cedente dichiarato dopo la data del pagamento, a meno che il curatore provi che il
cessionario conosceva lo stato di insolvenza del cedente quando ha eseguito il pagamento e sempre che il
pagamento del cessionario al cedente sia stalo eseguito nell'anno anteriore alla sentenza dichiarativa di
fallimento e prima della scadenza del credito ceduto (art. 7, 1 comma, legge n. 52 del 1991).

Il curatore del fallimento del cedente, inoltre, pu recedere dalle cessioni stipulate dal cedente, limitatamente
ai crediti non ancora sorti alla data della sentenza dichiarativa di fallimento (art. 7,2 comma, legge n. 52 del
1991) ed, in questo caso, il curatore deve restituire al cessionario il corrispettivo pagato dal cessionario al
cedente (art. 7, 3 comma, legge n. 52 del 1991).

La surrogazione del creditore

La successione nel credito pu essere a titolo universale oppure a titolo particolare. Quest'ultima pu derivare
da un apposito atto di disposizione, nel qual caso si avr la cessione del credito, oppure pu essere
conseguenza di un pagamento effettuato da un terzo, nel qual caso si avr surrogazione.

Tuttavia, non sempre l'adempimento dell'obbigazione effettuato da un terzo determina la surrogazione, anzi di
regola esso estingue il rapporto obbligatorio (art. 1180 c.c.), dal momento che normalmente la soddisfazione
del creditore estingue il credito.

Con la surrogazione il c.d. solvens ovvero colui che paga il debito altrui si sostituisce al creditore soddisfatto
subentrando nella sua medesima posizione di titolare della situazione attiva. Egli subentra nella identica
posizione dell'originario creditore con tutte le limitazioni (il debitore, infatti, potr opporre al nuovo creditore
le eccezioni che potevano valere contro il precedente creditore), ma anche con tutti gli accessori e con tutte le
garanzie, le quali sopravvivono nonostante il mutamento del creditore e rimangono anche se erano state
prestate da un terzo.

Ai sensi dell'art. 1201 c.c. la surrogazione pu avvenire per volont del creditore medesimo :
"Il creditore, ricevendo il pagamento da un terzo, pu surrogarlo nei propri diritti (2843). La
surrogazione deve essere fatta in modo espresso e contemporaneamente al pagamento."
Un'altra ipotesi di surrogazione quella per volont del debitore ai sensi dell'art. 1202 c.c.:
"Il debitore, che prende a mutuo (1813) una somma di danaro o altra cosa fungibile al fine di
pagare il debito, pu surrogare il mutuante nei diritti del creditore, anche senza il consenso di
questo.
La surrogazione ha effetto quando concorrono le seguenti condizioni:
1) che il mutuo e la quietanza risultino da atto avente data certa (2704);
2) che nell'atto di mutuo sia indicata espressamente la specifica destinazione della somma mutuata;
3) che nella quietanza si menzioni la dichiarazione del debitore circa la provenienza della somma
impiegata nel pagamento. Sulla richiesta del debitore, il creditore non pu rifiutarsi di inserire nella
quietanza tale dichiarazione. "
Infine l'art.1203 c.c. indica espressamente i casi in cui la surrogazione ha luogo di diritto:
1") a vantaggio di chi, essendo creditore, ancorch chirografario, paga un altro creditore che ha
diritto di essergli preferito in ragione dei suoi privilegi, del suo pegno o delle sue ipoteche;
2) a vantaggio dell'acquirente di un immobile che, fino alla concorrenza del prezzo di acquisto, paga
uno o pi creditori a favore dei quali l'immobile ipotecato (2866);
3) a vantaggio di colui che, essendo tenuto con altri o per altri al pagamento del debito (754 e
seguenti), aveva interesse di soddisfarlo (1299, 2871);
4) a vantaggio dell'erede con beneficio d'inventario (484 e seguenti), che paga con danaro proprio i
debiti (490) ereditari;
5) negli altri casi stabiliti dalla legge (756, 1259, 1762, 1776, 1780, 1796, 1949). "
Ai sensi dell'art.1265 c.c. "Se il pagamento parziale, il terzo surrogato e il creditore concorrono nei
confronti del debitore in proporzione di quanto loro dovuto, salvo patto contrario"
La delegazione
Nel rapporto obbligatorio pu mutare la persona del creditore o la persona del debitore.Le modifiche del lato
passivo possono comportare l'effettiva trasmissione del debito dall'originario debitore ad un nuovo soggetto
con liberazione del primo. Affinch ci avvenga, , per, necessaio il consenso del creditore. Mentre, infatti,
per il debitore di regola indifferente la persona del creditore, per il creditore non affatto indifferente avere
come debitore una persona piuttosto che un'altra, perch l'una pu essere solvibile e l'altra no.
La successione nel debito designa il subingresso di un nuovo obbligato nella posizione debitoria dell'obbligato
originario. Tale successione nel debito pu essere:
-sostitutiva: quando il debitore originario sostituito dal nuovo debitore, che rimane unico obbligato verso il
creditore;
-cumulativa: quando il terzo subentra nel debito senza che l'obbligato originario venga liberato.
La successione nel debito pu, poi, essere a titolo universale (quando il nuovo debitore subentra per intero o
per quota nella generalit dei rapporti del debitore originario come nel caso dell'eredit); e a titolo particolare
(quando il nuovo debitore succede in base ad un titolo negoziale o legale che ha per oggetto specifici rapporti
obbligatori come nel caso dell'accollo).
Un generale fatto che incide sulla titolarit del debito costituito dalla successione mortis causa che, di regola,
comporta la trasmissione di tutti i debiti a favore degli eredi.
Per atto tra vivi, la modifica del lato passivo pu avvenire sulla scorta di atti di iniziativa del debitore, del
creditore o di un terzo. Delegazione, espromissione e accollo rappresentano gli istituti predisposti dal
legislatore per regolare siffatte iniziative.
In tali casi, di norma, un terzo si assume il debito altrui perch ha a sua volta un proprio debito nei confronti di
quest'ultimo. Il rapporto tra debitore e terzo si chiama rapporto di provvista; il rapporto tra debitore e
creditore si chiama rapporto di valuta.
Nella delegazione cosiddetta passiva o di debito (delegatio promittendi), il debitore (delegante) invita un terzo
(delegato) ad obbligarsi verso il creditore (delegatario), assumendo in tal modo il rapporto di debito che lega il
debitore delegante e il creditore delegatario. In tal caso il debitore originario non liberato dalla sua
obbigazione, salvo che il creditore dichiari espressamente di svincolarlo (art. 1268, 1 comma, c.c.). Tuttavia, il
creditore che ha accettato l'obbligazione del terzo non pu rivolgersi al delegante, se prima non ha richiesto
l'adempimento al delegato (art. 1268, 2 comma, c.c.).
Ad ogni modo, ai sensi dell'ari. 1274, 1 comma c.c., il creditore, che in seguito a delegazione ha liberato il
debitore originario (delegazione liberatoria), non ha azione contro di lui se il delegato diviene insolvente, salvo
che ne abbia fatto espressa riserva. Tuttavia, se il delegato era insolvente al tempo in cui assunse il debito in
confronto del creditore, il debitore originario non liberato (art. 1274, 2 comma, c.c.). Il 3 comma dello
stesso articolo, prevede, poi, che le medesime disposizioni si osservano quando il creditore ha aderito
all'accollo stipulatato a suo favore e la liberazione del debitore originario era condizione espressa della
stipulazione.
Altra regola comune prevista dall'art. 1275 c.c che prevede l'estinzione delle garanzie annesse al credito, se
colui che le ha prestate non consente espressamente a mantenerle.
Ulteriore previsione applicabile sia alla delegazione, sia all'espromissione ed anche all'accollo rappresentata
dall'art. 1276 c.c. secondo cui se l'obbligazione assunta dal nuovo debitore verso il creditore dichiarata nulla o
annullata, e il creditore aveva liberato il debitore originario, l'obbligazione di questo rivive, ma il creditore non
pu valersi delle garanzie prestate da terzi.
Con la liberazione del debitore originario si pu realizzare:
-sia la sostituzione del nuovo debitore nel rapporto obbligatorio originario (effetto privativo); in tal caso
delegato pu utilizzare le eccezioni che verso il creditore avrebbe potuto esercitare il debitore liberato;
-sia la costituzione di un nuovo rapporto che prende il posto del precedente che si estingue (effetto novativo);
in tale ipotesi il nuovo debitore non pu opporre le eccezioni che avrebbe potuto esercitare il debitore liberato
nei confronti del creditore.
La delegazione passiva pu essere, altres, coperta e allo scoperto:
-coperta quando sussista un rapporto di provvista, e cio un preesistente credito del delegante nei confronti
del delegato;
-Si ha, invece, la delegazione allo scoperto quando il rapporto di provvista non sia stato costituito.
Il delegato nel caso in cui accetti l'incarico di pagare l'obbligo nei confronti del delegatario diventa suo debitore
principale. Se il delegato nell'assumere tale obbligo non ha fatto riferimento n al rapporto di valuta n al
rapporto di provvista, si verte nell'ipotesi della delegazione c.d. pura.
Qualora, invece, il delegato faccia riferimento ad unoo entrambi i rapporti si ha la figura della delegazione
titolata, con la conseguenza che il delegato potr opporre al delegatario tutte le eccezioni relative al rapporto
di provvista o di valuta richiamato al momento dell'assunzione dell'obbligo (art. 1271 c.c.) a differenza che nel
caso precedente della delegazione pura.
Diversa da tale figura, detta anche delegazione di debito, invece la delegazione di pagamento (delegatio
solvendi), che si ha quando il debitore incarica il delegato non di obbligarsi ma di effettuare direttamente il
pagamento al creditore delegatario (art. 1269 c.c.). Qui il delegato non diviene, di norma, debitore verso il
creditore il quale,a sua volta, nulla potr pretendere da lui.
Anche la delegatio solvendi pu essere sia pura che titolata, sia coperta che allo scoperto.
Nella delegatio solvendi il delegato effettua il pagamento senza essere debitore dell'accipiens.Il solvens, all'atto
del pagamento, dichiara di adempiere su incarico del delegante e, quindi, l'adempimento , sul piano giuridico,
imputabile al delegante stesso, come fatto suo proprio.
Il delegato non tenuto ad accettare l'incarico anche se debitore del delegante. Se, per, esegue il
pagamento, la prestazione da lui eseguita nelle mani del delegatario come se fosse stata fatta dal delegante,
per quanto riguarda i rapporti tra delegante e delegatario, mentre va considerata come se fosse stata
effettuata dal delegato direttamente nelle mani del delegante, per quanto riguarda i rapporti tra delegato e
delegante. Pertanto se, ad esempio,il delegante abbia dato ordine al delegato di pagare al delegatario perch
credeva erroneamente di essere debitore di quest'ultimo, spetter al delegante, e non al delegato, agire contro
il delegatario per ottenere la restituzione di quanto indebitamente pagato dal delegato.
In merito al regime delle eccezioni opponibili, trova applicazione l'art. 1271 c.c. secondo cui il delegato pu
opporre al delegatario tutte le eccezioni relative ai suoi rapporti con il delegatario. Se poi la delegazione
titolata, si dovr distinguere a seconda che nel rapporto tra delegato e delegatario si sia fatto riferimento al
rapporto di provvista o di valuta: nel primo caso il delegato pu opporre le eccezioni che avrebbe potuto
opporre al delegante (art. 1271, 2 comma, e.e.); nell'altro caso potr opporre le eccezioni che il delegante
avrebbe potuto opporre al delegatario (art. 1271, 3 comma, c.c.).
Ai sensi dell'art. 1270, 1 comma, c.c. il delegante pu revocare la delegazione fino a quando il delegato non
abbia assunto l'obbligazione in confronto del delegatario o non abbia eseguito il pagamento a favore di questo.
Il 2 comma dello stesso articolo prevede, inoltre, che il delegato possa assumere l'obbligazione o eseguire il
pagamento a favore del delegatario anche se il delegante muoia o divenga incapace dopo aver dato l'ordine.
L'espromissione (art 1272 c.c.)
A differenza di quanto si verifica nella delegazione, alla quale prendono parte tutti i soggetti interessati
(creditore, debitore e terzo), con I'espromissione un terzo (espromittente), di sua spontanea iniziativa, assume
verso il creditore (espromissario) il debito di altro soggetto (espromesso}, il quale rimane estraneo
all'operazione giuridica. L'espromissione si distingue dalla delegazione proprio perch il terzo agisce "senza
delegazione del debitore" . L'espromissione un contratto tra terzo e creditore, ma ormai maggioritaria la
tesi che ritiene non trattarsi di contratto a favore del terzo.
Vediamo i tipi di espromissione.
cumulativa: il terzo diviene obbligato in solido insieme al debitore espromesso;
privativa : il terzo diviene unico debitore liberando l'espromesso, ma succede nello stesso rapporto
obbligatorio;
novativa: il terzo diviene unico debitore; il vecchio rapporto obbligatorio si estingue.
Passiamo al regime delle eccezioni di cui al secondo e terzo comma dell'art. 1272.
Cominciano dalle eccezioni inopponibili; secondo l'art. 1272, 2 comma , il terzo non pu opporre al creditore le
eccezioni fondate su suoi rapporti con il debitore originario, non potrebbe, in altre parole, far valere un
eventuale rapporto di provvista.
Facciamo ora riferimento al regime delle eccezioni opponibili dal terzo al creditore: il terzo pu opporre al
creditore le eccezioni che poteva opporre il debitore originario escludendo (art.1272,3 comma c.c.):
le eccezioni personali che poteva opporre solo il debitore originario al creditore;
le eccezioni che poteva opporre il debitore originario ma per fatti successivi alla espromissione ;
l'eccezione di compensazione che avrebbe potuto opporre il debitore originario al creditore;
Se l'espromissione stata novativa l'espromittente potr opporre al creditore solo le eccezioni relative ai
suoi rapporti con lui.
L'accollo
L'accollo regolato dall'art. 1273 c.c. Nell'accollo si ha un accordo tra il terzo (accollante) ed il debitore
(accollato): qui, dunque, il creditore (accollatario) che di norma estraneo all'operazione. L'accollo
consiste,dunque, nell'assunzione di un debito altrui.
Il creditore accollatario non partecipa al negozio che normalmente produce soltanto effetti tra accollante e
accollato e si definisce, pertanto, accollo interno (detto anche semplice). In questa ipotesi il terzo accollante
intende impegnarsi solo nei confronti del debitore accollato, escludendo quindi che il creditore accollatario
possa rivolgersi direttamente a lui per pretendere l'adempimento del suo credito. Ne consegue che il terzo ed il
debitore possono in qualsiasi momento accordarsi per modificare o revocare l'impegno inizialmente assunto
dall'accollante.
Il creditore pu, per, successivamente aderire all'accordo. In questo caso l'accollo si chiamer esterno. Dal
momento in cui il creditore aderisce, l'impegno assunto dall'accollante diventa irrevocabile, e il nuovo debitore
risponde dell'adempimento non solo di fronte all'accollato ma anche di fronte all'accollatario (art. 1273,1
comma, c.c.). L'accollo esterno costituisce una tipica applicazione del contratto a favore di terzi.
L'accollo esterno pu, a sua volta, essere sia liberatorio o privativo che cumulativo .
-Si ha accollo liberatorio se il debitore originario resta liberato, rimanendo obbligato al suo posto il solo
accollante.
Normalmente l'accollo non comporta la liberazione del debitore, salva espressa autorizzazione del creditore e
se la liberazione del debitore originario costituisce una condizione espressa della stipulazione (art. 1273, 2
comma, c.c.).
si ha,invece, l'accollo cumulativo se il debitore originario resta obbligato in solido con l'accollante (art.
1273, 3 comma, c.c.).
A differenza di ci che stabilito in relazione alla delegazione ed all'espromissione, sono opponibili al creditore
le eccezioni relative al rapporto tra l'accollante e il debitore originario. Infatti, ai sensi dell'art. 1273, 4 comma,
c.c., "il terzo obbligato verso il creditore che ha aderito alla stipulazione nei limiti in cui ha assunto
il debito e pu opporre al creditore le eccezioni fondate sul contratto in base al quale l'assunzione
avvenuta" , ossia le eccezioni che egli avrebbe potuto muovere all'accollato e quelle che lo stesso accollato
avrebbe potuto invocare nei confronti del creditore. Ad ogni modo, in applicazione analogica di quanto
previsto dall'art. 1272, 3 comma, c.c. in tema di espromissione, si ritiene che non possono essere opposte le
eccezioni personali al debitore originario, n quelle basate su fatti sopravvenuti all'accollo, n possono essere
opposti in compensazione i crediti del debitore originario verso l'accollatario.
La cessione del contratto
La cessione del contratto disciplinata dagli artt.1406 ss c.c. e riguarda gli effetti o il contenuto del contratto
stesso. Si tratta di un negozio trilaterale, che si perfeziona con il consenso sia delle parti del contratto originario
(cedente e ceduto), sia al cessionario.
Dispone l'art. 1406 c.c. che "ciascuna parte pu sostituire a s (cedente) un terzo (cessionario) nei
rapporti derivanti da un contratto con prestazioni corrispettive, se queste non sono state ancora
eseguite, purch l'altra parte (ceduto) vi consenta".
Nella cessione del contratto il cessionario subentra nell'intero rapporto contrattuale come complesso di diritti
e obblighi verso il contraente ceduto, mentre con la cessione del credito il cessionario subentra unicamente in
un diritto di credito che il cedente ha verso il debitore ceduto. E poich oggetto della cessione la complessiva
posizione dell'originario contraente, si esclude la configurabilit di una cessione parziale, n in alcun modo
cedente e cessionario potranno modificare il contenuto del contratto oggetto di cessione.
La cessione di contratto, di per s, non un contratto o comunque un negozio tipico, poich pu essere
adottato per varie cause e ci pu variamente influire sulla forma.
L'accordo di cessione non richiede una forma determinata; si ritiene, per, che la cessione pretende la stessa
forma del contratto ceduto in base alla generale regola secondo cui i negozi modificativi devono rivestire la
stessa forma del negozio a cui si collegano (forma per relationem) a pena di nullit.
L'art. 1406 c.c. limita la possibilit di cessione ai soli contratti con prestazioni corrispettive. Si ritiene, pertanto,
non configurabile la cessione nel caso di contratti con prestazioni a carico di una sola parte.
L'art. 1406 c.c. richiede, poi, che le prestazioni non siano state ancora eseguite o interamente eseguite da
ambo i lati.
A differenza della cessione dei crediti, che a norma dell'art. 1260 c.c. pu effettuarsi anche senza il consenso
del debitore ceduto, la cessione di contratto, comportando al tempo stesso cessione di credito e assunzione di
debito, pu avvenire soltanto col consenso del c.d. contraente ceduto, e cio dell'altra parte del contratto
oggetto di cessione. Tale consenso pu manifestarsi non soltanto contestualmente o successivamente
all'incontro delle volont di cedente e cessionario, ma anche precedentemente e quindi prima della cessione
mediante apposita clausola inserita nel contratto. In tal caso la sostituzione efficace dal momento in cui essa
notificata al ceduto o dal momento in cui egli l'ha accettata (art. 1407 c.c.).
Ad ogni modo, esistono anche ipotesi normative in cui la cessione del contratto si realizza con il solo accordo
raggiunto tra cedente e cessionario. questo il caso che si verifica nella separazione consensuale tra coniugi
allorche questi pattuiscano nella convenzione destinata a regolare i loro rapporti che l'uno subentri all'altro nel
contratto di locazione. Siffatto accordo, perfezionandosi senza che sia richiesto il consenso del locatore ceduto
(art. 6, legge n. 392 del 1978), determina comunque la cessione del contratto di locazione.
Limiti alla cedibilit possono derivare dalla natura del contratto, come nel caso in cui i contraenti debbano
rivestire una particolare qualit. l'ipotesi, ad esempio, dei contratti agrari stipulati da coltivatori diretti.
I rapporti tra cedente e ceduto sono regolati nel senso che il primo liberato dalle sue obbligazioni verso il
secondo per effetto del consenso che quest'ultimo presta alla cessione dal momento in cui la sostituzione
diviene efficace nei confronti del contraente ceduto (art. 1408,1 comma, c.c.).
Non occorre, dunque, un'espressa dichiarazione del ceduto di liberare il cedente, tuttavia, il ceduto pu
dichiarare di non liberare il cedente e in questo caso potr agire contro di lui qualora il cessionario non
adempia le obbligazioni assunte (art. 1408, 2 comma, ex.).
In caso di mancata liberazione, il contraente ceduto deve dare notizia al cedente dell'inadempimento del
cessionario entro quindici giorni da quando esso si verificato. All'omessa comunicazione non consegue, per,
la liberazione del cedente ma solo l'obbligo di risarcire il danno (art. 1408,3 comma c.c.).
Quanto ai rapporti tra ceduto e cessionario, occorre partire dal presupposto che, in seguito alla cessione, questi
due soggetti sono le parti del contratto che devono eseguire la prestazione e possono pretendere la
controprestazione l'uno nei confronti dell'altro. Ci posto, quindi, l'art. 1409 c.c. prevede che "il contraente
ceduto pu opporre al cessionario le eccezioni derivanti dal contratto ma, non quelle fondate su altri
rapporti con il cedente salvo che ne abbia fatto espressa riserva al momento in cui ha consentito alla
sostituzione".
L'art. 1410 c.c. regola, infine, i rapporti tra cedente e cessionario. Il primo tenuto a garantire al secondo la
validit del contratto oggetto della cessione. Il cedente, tuttavia, non tenuto a garantire al cessionario che il
ceduto adempir le sue obbligazioni. Una siffatta garanzia pu, per, formare oggetto di un patto espresso ed
allora il cedente risponde verso il cessionario come un fideiussore del contraente ceduto (art. 1410,2 comma,
c.c.).
In talune ipotesi la legge stessa che stabilisce l'automatico subingresso di un terzo nel rapporto contrattuale
in corso.
Significative sono le differenze tra la figura della cessione del contratto con quella del contratto per persona da
nominare. Infatti, mentre nella cessione richiesto, di regola, il consenso del contraente ceduto al subingresso,
invece, nel contratto per persona da nominare la clausola di nomina, in quanto accettata dall'altro contraente
gi al momento della conclusione del contratto, consente automaticamente di nominare un terzo quale parte
contrattuale. Inoltre, mentre nella cessione il cessionario subentra al cedente con efficacia ex nunc, cio con
effetto dal momento della cessione stessa, invece, la nomina del terzo ha efficacia ex tunc, si produce cio un
effetto retroattivo in virt del quale il contraente originario come se non fosse mai esistito.
Fenomeno distinto dalla cessione del contratto , poi, il subcontratto. Nella cessione, infatti, si ha sostituzione
di un soggetto a quello originario, nel subcontratto, invece, si da vita ad un nuovo contratto che pu avere
anche modalit diverse rispetto al rapporto dal quale deriva. Tipico esempio di subcontratto la sublocazione
in cui colui che figura come locatario nel contratto di locazione assume la veste di locatore nel contratto di
sublocazione. L'ADEMPIMENTO DELL'OBBLIGAZIONE

Nozione e funzione dell'adempimento

In presenza di un rapporto obbligatorio, spetta al creditore ottenere il soddisfacimento che viene realizzato con
la dovuta esecuzione della prestazione da parte del debitore, il quale, una volta eseguito quanto dovuto, ne
risulta liberato. Dunque con l'adempimento viene estinto il rapporto obbligatorio.

Va detto che non soltanto vi un diritto del creditore ad ottenere la prestazione e un dovere del debitore di
eseguirla ma vi anche un obbligo del creditore a riceverel'adempimento e fare il necessario per renderlo
possibile (art. 1206 c.c.) sotto comminatoria di risarcimento danni al debitore e di altre sanzioni (art. 1207 c.c.);
ed anche il debitore ha, a sua volta, il diritto di adempiere, vale a dire di liberarsi con l'adempimento, anche se
il creditore non cooperi a tal fine, mediante il sistema dell'offerta e del deposito (art. 1208 c.c.).
Il soddisfacimento del creditore pu essere realizzato non solo attraverso l'adempimento ma anche attraverso
altri mezzi come l'adempimento di un terzo (art. 1180 c.c.) o attraverso i modi di estinzione cc.dd. satisfattori.

Molto si discusso in passato sulla natura giuridica dell'atto di adempimento. Possiamo dire che esso non un
negozio giuridico, ma un atto giuridico in senso stretto in quanto atto dovuto. Non essendo negozio giuridico
l'adempimento valido anche quando proviene da un incapace (art. 1191 c.c.) e pu essere effettuato anche
da un terzo (art. 1180 c.c.); in quest'ultimo caso va detto che il creditore non pu rifiutare l'adempimento del
terzo a meno che non abbia interesse che questi venga effettuato personalmente dal debitore.

La diligenza del debitore

Secondo l'articolo 1176, nell'adempiere il debitore deve usarla diligenza del buon padre famiglia. Nel caso in
cui, nonostante la necessaria diligenza, l'obbligazione non sar esattamente adempiuta (articolo 1218 c.c.) il
debitore non andr incontro a responsabilit per inadempimento.

Nell'adempimento delle obbligazioni inerenti all'esercizio di un'attivit professionale, invece, la diligenza deve
valutarsi con riguardo alla natura dell'attivit esercitata (art. 1176, 2 comma, c.c.).

La diligenza del buon padre di famiglia, in altri termini, costituisce un modello di comportamento che non fa
riferimento semplicemente all'uomo medio, di comune intelligenza, ma alla figura del cittadino avveduto, che
vive in un determinato ambiente sociale secondo i tempi, le abitudini, i rapporti economici ed il clima storico-
politico; e che risponde, perci, ad un concetto deontologico derivante dalla coscienza generale.

Anche in altre e differenti ipotesi l'ordinamento ha imposto la diligenza del buon padre di famiglia, come per
l'esecutore testamentario (art. 703 c.c.), l'usufruttuario (art. 1001 c.c.), il conduttore (art. 1587 c.c.), il
mandatario (art. 1710 c.c.), il depositario (art. 1768 c.c.), il sequestratario (art. 1800 c.c.), il comodatario (1804
c.c.), il mezzadro (art. 2148 c.c.), il colono (art. 2167 c.c.).

Pertanto, il modello in esame non unitario, ma si specifica a seconda dei casi.

La diligenza viene posta in correlazione con il disposto di cui all'art. 1218 c.c. secondo cui il debitore
inadempiente tenuto al risarcimento del danno, se non prova che l'inadempimento o il ritardo stato
determinato da impossibilit della prestazione derivante da causa a lui non imputabile.

Infatti, se egli desse tale prova, si libererebbe del relativo vincolo, in quanto, in base all'art. 1256 c.c., l'
obbligazione si estingue quando, per causa non imputabile al debitore, la prestazione diventa impossibile.

Pertanto, il debitore, per dimostrare che l'impossibilit della prestazione non a lui imputabile, dovr provare,
appunto, che essa si verificata, pur avendo egli usato tutta la prescritta diligenza del buon padre di famiglia.

Le parti, poi, possono convenire aggravamenti o attenuazioni della diligenza, ma nullo il patto con cui il
creditore accetti preventivamente di esonerare il debitore da responsabilit per dolo o colpa grave (art. 1229
c.c.), in quanto, altrimenti, l'adempimento verrebbe a dipendere in sostanza dal mero arbitrio dell'obbligato.

Qualora, per, l'inadempimento costituisca violazione degli obblighi derivanti da norme di ordine pubblico,
l'eventuale patto di esonero o di limitazione della responsabilit nullo anche se il fatto derivi da colpa lieve o
lievissima (art. 1229, 2 comma, c.c.).
I soggetti dell'adempimento: l'adempimento del terzo

Tenuto all'adempimento soltanto il debitore. Secondo l'art. 1180 c.c., per, I' obbligazione pu essere
adempiuta da un terzo, anche contro la volont del creditore, se questi non ha interesse a che il
debitore esegua personalmente la prestazione.

L'adempimento del terzo non un atto dovuto ma atto libero, in quanto il terzo interviene spontaneamente
e non in virt di un preventivo accordo con il creditore (nel qual caso si avr l'espromissione) o con il debitore
(nel qual caso si avr delegazione o accollo).

Ci comporta che nel caso in cui la prestazione eseguita dal terzo sia inesatta, il creditore potr agire nei
confronti del debitore poich solo quest'ultimo obbligato ed , quindi, l'unico tenuto a rispondere.

E' possibile il rifiuto nelle ipotesi in cui il creditore sia interessato all'adempimento personale del debitore, e
cio nei casi di obbligazioni c.d. intuitu personae, nelle quali le capacit e le abilit del debitore incidono sul
valore e sull'utilit della prestazione (si pensi, ad esempio, al caso in cui creditore sia un paziente bisognoso di
un tipo di operazione particolarmente complessa e debitore sia un medico altamente specializzato in quel tipo
di intervento) .

Il creditore pu, inoltre, rifiutare l'adempimento del terzo quando il debitore abbia manifestato la sua
opposizione; in questa ipotesi, il rifiuto , per, una facolt e non un obbligo per il creditore.

Se dal lato del creditore l'adempimento del terzo pu determinare la sua soddisfazione, dal lato del debitore
l'esecuzione della prestazione ad opera di un terzo pu comportare l'estinzione dell'obbligazione e la
liberazione del debitore, sempre che il terzo non si surroghi nel diritto del creditore a pretendere
l'adempimento da parte del debitore (art. 1201 ss. c.c.).

Ovviamente il terzo potr anche agire per la ripetizione di quanto prestato se il pagamento sia stato causato
dalla propria incapacit.

Con riferimento alla capacit del creditore, l'art. 1190 c.c. tutela l'incapace imponendo al debitore un onere:
quello di accertarsi, se intende liberarsi, che la prestazione sia fatta a persona capace di agire o che, comunque,
sia rivolta a suo vantaggio oltre alla prova dell'avvenuto adempimento. Cos, ad esempio, il debitore, anzich
consegnare una somma di denaro direttamente nelle mani del creditore insano di mente, dovr versare la
somma su un conto corrente vincolato alla firma di coloro che ne hanno la rappresentanza legale, la tutela o la
cura. Tale regola non trova, ovviamente, applicazione con riguardo alle prestazioni personali dirette, cio quelle
che possono soddisfare l'interesse creditorio solo se eseguite personalmente nei suoi confronti (cure, lezioni,
ecc.).

Con riferimento alla capacit del debitore, l'art. 1191 c.c. stabilisce, invece, che quest'ultimo non pu
impugnare il suo pagamento a causa della sua incapacit, e ci perch l'adempimento atto dovuto che
pertanto non pu danneggiare colui che lo esegue, anche se incapace. Si ritiene irrilevante ogni tipo di
incapacit naturale o legale del debitore. Pu, poi, affermarsi, in ordine alla validit del pagamento, anche
l'irrilevanza dei vizi del volere del solvens.

L'adempimento al terzo ed al creditore apparente


L'adempimento deve essere esatto o perfetto. L'esattezza deve essere verificata sia sotto il profilo soggettivo,
nel senso che la prestazione deve essere effettuata in favore di chi ne ha diritto, sia sotto il profilo oggettivo,
nel senso che essa deve essere proprio quella dedotta nel rapporto obbligatorio.

Dal punto di vista soggettivo, ai sensi dell'art. 1188 c.c., il pagamento deve essere eseguito nei confronti:

1. del creditore;

2. del suo rappresentante o persona da lui indicata;

3. di persona autorizzata dalla legge o dal giudice .

Il pagamento eseguito a persona diversa da quelle indicate non libera il debitore, a meno che il creditore non lo
ratifichi o ne approfitti. La prova della ratifica e dell'approfittamento a carico del debitore.

Pu anche accadere che il pagamento avvenga non nei confronti del vero creditore, ma nei confronti del
creditore apparente (art. 1189 c.c.).

In questo caso il pagamento effettuato libera il debitore solo se dimostra di essere stato in buona fede. La
buona fede, per, deve essere provata in maniera alquanto rigorosa. Nei rapporti tra il solvens e colui che ha
ricevuto il pagamento, che detto indebito perch a lui non dovuto, si verificher invece la nascita d
un'obbligazione perch quest'ultimo dovr di norma restituire quanto ricevuto (art. 2033 c.c.).

Ad ogni modo, l'apparenza che vale a giustificare il debitore deve essere basata su fatti oggettivamente
controllabili e non essere il risultato di un'impressione, pi o meno superficiale, del debitore. L'apparenza pu
concernere sia l'identit del legittimato, come nel caso di colui che riceve la prestazione, spacciandosi per la
persona del creditore grazie ad un documento di riconoscimento falso, sia il titolo della legittimazione, come
nell'ipotesi in cui l'originario creditore ha ceduto il credito o ha revocato la procura al proprio rappresentante
senza che il debitore ne abbia avuto conoscenza.

Il creditore apparente ha l'obbligo di restituire quanto ricevuto al vero creditore.

Deve, infine, ritenersi che la norma di cui all'art. 1189 c.c. si applica, non solo all'ipotesi in cui il pagamento sia
effettuato al creditore apparente, ma anche all'ipotesi in cui il pagamento sia effettuato a persona che appaia
autorizzata a riceverlo per conto del creditore. Anche il pagamento al rappresentante apparente del creditore,
quindi, pu liberare il creditore qualora ricorrano i presupposti di cui all'art. 1189 c.c.

L'adempimento con riferimento all'oggett; la prestazione in luogo dell'adempimento.

II codice detta una serie di disposizioni che regolano l'esatto adempimento sotto il profilo oggettivo.

In primo luogo esso deve essere totale o integrale, nel senso che deve comportare l'esecuzione di tutta la
prestazione dovuta. Ai sensi dell'art. 1181 c.c., infatti, salvo che la legge o gli usi dispongano diversamente, il
creditore pu rifiutare un adempimento parziale anche se la prestazione divisibile senza incorrere in
responsabilit verso il debitore.

Ad ogni modo, il creditore non pu legittimamente rifiutare un adempimento parziale quando, alla stregua di
un giudizio di buona fede, il difetto irrisorio e quando la prestazione divenuta parzialmente impossibile per
causa non imputabile al debitore.

Se il creditore vi consenta, l'esecuzione parziale libera il debitore per la parte eseguita, per la quale valgono pur
sempre le regole sull'esattezza. Infatti, la prestazione, oltre ad essere integrale, deve anche essere esatta, cio
proprio quella che stata dedotta nel titolo. Tant' che il debitore non pu liberarsi eseguendone una diversa,
anche se di valore uguale o maggiore rispetto a quella dovuta. In altre parole, non vi potr essere difformit tra
oggetto dell'obbligazione e oggetto della concreta prestazione.

Pi in generale, per, pu dirsi esatta la prestazione indirizzata a soddisfare l'interesse del creditore. Pertanto,
l'attivit del debitore deve tendere a realizzare una prestazione utile per il creditore.

Il creditore ha l'onere di rifiutare la prestazione inesatta o di denunciare l'inesattezza entro un termine di


decadenza che il legislatore fissa di volta in volta.

La prestazione diversa, la c.d. prestazione in luogo di adempimento (datio in solutum}, deve infatti essere
autorizzata dal creditore il quale deve acconsentire a che il debitore si liberi dando un altro bene o facendo
un'attivit diversa da quella oggetto dell'obbligazione (art. 1197 c.c.). Poich per la configurazione della datio in
solutum necessaria la volont sia del debitore che del creditore, si discorre di negozio solutorio bilaterale o di
contratto solutorio o di contratto estintivo oneroso. Un' obbigazione per si estingue soltanto con l'effettiva
esecuzione della diversa prestazione.

Per determinare se e quando la datio in solutum si sia realizzata si fa una differenza se le parti, in luogo della
prestazione originariamente pattuita, si accordano a trasferire un oggetto:

se questo oggetto una cosa determinata, la datio si realizzer all'atto in cui l'accordo sia stato
raggiunto;

se si tratta di cose generiche, l'effetto estintivo si produrr solo con la specificazione.

Invero, per effetto del semplice accordo raggiunto, ma prima dell'esatta esecuzione della nuova prestazione
convenuta, il rapporto obbligatorio ancora non si estingue ma subisce soltanto una modifica in obbligazione
con facolt alternativa; in base alla quale il debitore, avendo ottenuto l'assenso del creditore, ha diritto di
liberarsi dall'obbigazione eseguendo la diversa prestazione. Pertanto, l'impossibilit sopravvenuta di quella
originaria estingue l'obbligazione stessa, senza che il debitore rimanga tenuto ad eseguire la nuova.

D'altro canto, il creditore, pu sempre pretendere la prestazione originaria, se quella sostitutiva non possa
essere o comunque non venga pi adempiuta.

Quando la prestazione diversa consiste nel trasferimento della propriet o di altro diritto, il debitore tenuto
alla garanzia per l'evizione e per i vizi della cosa. Il creditore in ipotesi di evizione o di vizi della cosa, potr,
comunque, scegliere di esigere la prestazione originaria oltre al risarcimento del danno.

La scelta di pretendere l'esecuzione della prestazione originaria implica la risoluzione della dazione in
pagamento, la quale, tuttavia, non pregiudica i diritti altrui ed, in particolare, non fa rivivere le garanzie
prestate dai terzi ed estinte a seguito della dazione in pagamento (art. 1197, 3 comma, c.c.).

La prestazione in luogo dell'adempimento pu anche avvenire attraverso una cessione di un credito del
debitore verso terzi a favore del creditore. Di regola, in questa fattispecie l'obbligazione si estingue ed il
debitore liberato soltanto a seguito della riscossione del credito da lui ceduto.

Pu, poi, accadere che il debitore adempia l'obbligazione con una prestazione che abbia ad oggetto cose di cui
non poteva disporre perch, ad esempio, di propriet di un terzo. In questo caso l'art. 1192 c.c. prevede che
egli non possa impugnare il pagamento eseguito se non offra di eseguire la prestazione dovuta con cose di cui
pu disporre.

Il creditore che ha ricevuto il pagamento in buona fede pu, invece, impugnarlo, restituendo ci che gli stato
attribuito e chiedendo un nuovo adempimento oltre al risarcimento del danno.

Se, poi, il terzo proprietario abbia vittoriosamente esperito l'azione di rivendica nei confronti del creditore,
questi potr pretendere un nuovo adempimento anche qualora abbia in mala fede ricevuto la prestazione di
cose di cui il debitore non poteva disporre.

Il luogo e il tempo dell'adempimento

Un termine per l'adempimento della prestazione necessario al fine della stessa configurabilit
dell'obbligazione. Se, infatti, una scadenza non fosse prevista, il debitore non potrebbe mai essere considerato
inadempiente e, dunque, nemmeno tenuto ad una condotta doverosa.

Ove, per, tale termine non sia previsto, ai sensi dell'art. 1183 c.c., il creditore pu esigerlo immediatamente,
salvo che, per la natura o per il modo e il luogo della prestazione, un termine non sia comunquenecessario.

Quando la fissazione di un termine necessaria e manca un accordo delle parti, la scadenza pu essere stabilita
dal giudice, il quale naturalmente viene sollecitato a decidere su istanza della parte pi interessata.

Il termine di adempimento pu realizzare un interesse del creditore, del debitore, o di entrambi a seconda di
quali esigenze esso attui.

Cos, normalmente, esso stabilito nell'interesse del debitore perch gli consente di prepararsi per
l'adempimento con la conseguenza che il creditore non potr pretendere l'adempimento prima della
sceadenza, mentre il debitore potr adempiere in ogni momento (art. 1184 c.c.).

Art.1185 c.c. "Il creditore non pu esigere la prestazione prima della scadenza, salvo che il termine sia
stabilito esclusivamente a suo favore.

Tuttavia il debitore non pu ripetere ci che ha pagato anticipatamente, anche se ignorava


l'esistenza del termine. Pu, tuttavia, ripetere, nei limiti della perdita subita, ci di cui il creditore si
arricchito per effetto del pagamento anticipato" (c.d. interusurium).

Dunque quando il termine sia pattuito nell'interesse del creditore, costui potr chiedere l'adempimento
anticipato, che il debitore non potr invece effettuare senza il consenso del creditore.

Ove, poi, il termine fosse stabilito a favore di entrambe le parti, n il creditore, n il debitore potranno
pretendere che la prestazione sia eseguita prima della scadenza, a meno che, di comune accordo, non
decidano di derogare al termine fissato.
Ben diverso dal termine di adempimento il termine di efficacia. Infatti, mentre il primo indica il momento a
partire dal quale (termine iniziale) o entro il quale (termine finale) il debitore deve o pu adempiere, il secondo
indica, invece, il momento nel quale (termine iniziale) o fino al quale (termine finale) si produce l'effetto
giuridico di un negozio.

L'adempimento deve avvenire nel luogo stabilito dalle parti o dagli usi o, ancora, determinato in relazione alla
natura della prestazione.

In mancanza si applicano le disposizioni dell'art. 1182 c.c., il quale distingue prestazioni che devono essere
eseguite al domicilio del debitore (cc.dd. debiti portabiti) e prestazioni che devono essere eseguite in altro
luogo (cc.dd. debiti chiedibili).

In particolare, la legge prevede che la consegna di cose determinate deve essere effettuata dal debitore nel
luogo in cui si trovava la cosa quando l'obbligazione sorta (art. 1182, 2 comma, c.c.).

(Questa regola, tuttavia, subisce importanti deroghe. Cos, ad esempio, in materia di vendita di cose mobili,
l'art. 1510, 1 comma, c.c. prevede che, in mancanza di patto o di uso contrario, la consegna della cosa deve
avvenire nel luogo dove questa si trovava al tempo della vendita, se le parti ne erano a conoscenza, ovvero nel
luogo dove il venditore aveva il suo domicilio o la sededell'impresa. Ulteriore rilevante deroga , poi, prevista
anche in tema di deposito, ove l'art. 1774, 1 comma, c.c. stabilisce che, salvo diversa convenzione, la
restituzione della cosa deve farsi nel luogo in cui doveva essere custodita.)

Altro criterio dettato per le obbligazioni pecuniarie le quali devono essere adempiute presso il domicilio del
creditore al tempo della scadenza. Ma, se tale domicilio stato modificato rispetto a quello che il creditore
aveva al tempo in cui sorta l'obbligazione e questo rende pi gravoso l' adempimento, il debitore, dandone
idonea informazione al creditore, pu adempiere presso il proprio domicilio (art. 1182, 3 comma, c.c.).

Regola generale e residuale, nel caso in cui le precedenti non possano essere applicate, che l'obbligazione
deve essere adempiuta al domicilio del debitore al tempo della scadenza (art. 1182, 4 comma, c.c.). Tale
norma vale in genere per le obbligazioni di fare (si pensi all'obbligazione del mandatario di rendicontare la sua
attivit).

L'imputazione del pagamento

Sino ad ora abbiamo fatto l'esempio di un debitore che debba adempiere una sola obbligazione nei confronti
del creditore.

Potrebbe darsi, per, che lo stesso debitore debba adempiere pi obbligazioni allo stesso creditore, ma si
presenti da lui per eseguire un solo pagamento. Sorge quindi il problema di sapere a quale delle obbligazioni va
imputato il pagamento che il debitore intende effettuare. Il problema ovviamente non si pone qualora
l'oggetto dei vari debiti sia diverso, come, ad esempio, nel caso in cui il debitore abbia nei confronti del
creditore un obbligo di consegnare una cosa ed un obbligo di pagare una somma di denaro. In questo caso,
all'atto dell'adempimento sar incontrovertibilmente riconoscibile il debito che viene estinto.

Ci rispondono gli articoli 1193 ss del codice civile che indicano una serie di criteri idonei a risolvere il problema:

1.se i debiti sono della medesima specie e verso la stessa persona il debitore contestualmente al pagamento
pu dichiarare quale debito intende soddisfare;

2.in mancanza della dichiarazione del debitore, il potere di scelta spetter al creditore che rilascer apposita
quietanza indicando il debito cui imputare il pagamento;

3.mancando entrambe le dichiarazioni il pagamento deve essere imputato al debito scaduto;

4.se vi sono pi debiti scaduti a quello meno garantito, tra quelli pi garantiti a quello pi oneroso,tra pi debiti
onerosi a quello pi antico.

Se tutti questi criteri non si riscontrano, l'imputazione andr fatta proporzionalmente ai vari debiti.

Come abbiamo visto la scelta spetta principalmente al debitore, che la pu esercitare solo quando tutti i debiti
siano esigibili, e solo quando non si avvale di questa facolt verr sostituito dal creditore che decider a quale
dei debiti sar imputabile il pagamento. Solo in mancanza delle dichiarazioni del debitore o del creditore
saranno applicabili i criteri detti.

Concludiamo ricordando che il potere di scelta del debitore limitato quando il debito composto da capitale
e interessi; in questo caso secondo l'articolo 1194 c.c. il pagamento andr necessariamente imputato agli
interessi o alle spese, e non al capitale, a meno che il creditore non vi consenta.

I MODI DI ESTINZIONE DELL'OBBLIGAZIONE DIVERSI DALL'ADEMPIMENTO

Caratteri e tipologie dei diversi modi di estinzione

Vi sono dei modi di estinzione delle obbigazioni diversi dall'adempimento; essi sono disciplinati dagli artt. 1230
ss. c.c. e sono la novazione, la remissione, la compensazione, la confusione e l'impossibilit sopravvenuta per
causa non imputabile al debitore.

Di tali fattispecie, alcune vengono qualificate satisfattorie poich soddisfano, almeno in un certo senso,
l'interesse del creditore (compensazione, la confuzione, la novazione); altre, invece, sono non satisfattorie
(come, ad esempio, la remissione, con la quale il creditore non riceve alcuna utilit e l'impossibilit
sopravvenuta).

La novazione

La novazione il primo dei modi di estinzione regolato dal codice. Ai sensi dell'art. 1230 c.c., l'obbligazione si
estingue quando le parti sostituiscono all'obbligazione originaria una nuova obbligazione con oggetto o titolo
diverso.

E' questa la novazione cosiddetta oggettiva, costituita da un apposito patto tra creditore e debitore, diretto ad
estinguere il preesistente rapporto attraverso una volont non equivoca (animus novandi) per sostituirlo,
corrispettivamente, con un nuovo vincolo (l'aliquid novi) inteso come mutamento sostanziale dell'oggetto della
prestazione o del titolo del rapporto.

L'art. 1231 c.c. indica tra le modalit che non importano novazione il rilascio di un documento o la sua
rinnovazione, l'apposizione o l'eliminazione di un termine e ogni altra modificazione accessoria
dell'obbligazione.
Gli artt. 1232- 1233 sono espressione del generale principio in forza del quale l'estinzione dell'obbligazione
principale comporta l'estinzione di quelle accessorie e, quindi delle relative garanzie, salvo espresso patto
contrario e, e in caso di garanzie prestate da terzi con il consenso del terzo garante.

Peraltro indispensabile l'esistenza della obbligazione da novare ovvero quella originaria, senza la quale,
secondo l'art. 1234, 1 comma, e.e., la novazione sarebbe senza effetto; mentre, qualora l'obbligazione
originaria derivi da un titolo annullabile, la novazione sar valida se il debitore ha assunto validamente il nuovo
debito conoscendo il vizio del titolo originario (art. 1234, 2 comma, e.e.).

Accanto alla novazione trattata dall'articolo 1230, detta novazione oggettiva, dobbiamo anche considerare un
altro importante tipo di novazione di cui abbiamo avuto occasione di accennare nell'analisi dei contratti di
delegazione, espromissione e accollo.

Ci riferiamo alla novazione soggettiva (art. 1235 c.c.) che si ha quando, restando immutati gli altri elementi del
rapporto, ne mutano i soggetti. Avremo, quindi, novazione soggettiva attiva se vi sar mutamento della
persona del creditore, mentre avremo novazione soggettiva passiva quando vi sar mutamento della persona
del debitore Anche la novazione soggettiva, al pari di quella oggettiva, produce l'estinzione del vecchio
rapporto obbligatorio con la conseguenza che il vecchio debitore sar completamente liberato dalla sua
obbligazione mentre unico soggetto obbligato sar il nuovo debitore.

La remissione

La remissione definita dall'art. 1236 c.c. Secondo tale norma "la dichiarazione del creditore di rimettere il
debito estingue l'obbligazione quando coinimicata al debitore, salvo che questi dichiari in un
congruo termine di non volerne profittare".

La remissione del debito consiste nella rinunzia del creditore al suo diritto, si tratta di fattispecie estintiva
negoziale, di norma non satsfattiva e gratuita.

E' prevalentemente qualificata come negozio unilaterale recettizio, la cui efficacia condizionata alla volont
del debitore, attesa la sua possibilit di impedirla col proprio rifiuto. Ma v' anche chi considera la remissione
un contratto, assegnando al mancato rifiuto da parte del debitore il ruolo di implicita acccttazione della
proposta del creditore.

Quanto alla forma, essa non un negozio frmale e , pertanto, pu essere sia espressa che tacita.

Anche la causa della remissione pu essere diversa. Essa pu, infatti, realizzare una donazione indiretta,
configurando in tal modo un atto a titolo gratuito, ma pu anche essere effettuata in esecuzione di un obbligo
assunto a titolo oneroso. Si pensi, ad esempio, al caso in cui il creditore rimetta il debito nei confronti del
debitore in adempimento di un accordo concluso con un amico del debitore che abbia pagato un certo prezzo
per indurre il creditore ad effettuare la remissione.

Al riguardo, l'art. 1237 c.c. prevede, in particolare, che:

"La restituzione volontaria del titolo originale del credito, fatta dal creditore al debitore, costituisce
prova della liberazione anche rispetto ai condebitori in solido;
Se il titolo del credito in forma pubblica, la consegna volontaria della copia spedita in forma
esecutiva fa presumere la liberazione, salva la prova contraria".

Per contro, "la riunzia alle garanzie dell'obbigazione non fa presumere la remissione del debito" ( art.
1238 c.c.).

Peraltro ai sensi dell'art. 1239 c.c.:

"La remissione accordata al debitore principale libera anche i fideiussori.

La remissione accordata a uno dei fideiussori non libera gli altri che per la parte del fideiussore
liberato.Tuttavia se gli altri fideiussori hanno consentito la liberazione, essi rimangono obbligati per
l'intero."

La rinunzia dietro corrispettivo alla garanzia prestata da un terzo implica che il creditore rinunziante deve
imputare al debito principale quanto ha ricevuto, a beneficio del debitore e di coloro che hanno prestato
garanzia per l'adempimento dellobbigazione (art. 1240 c.c.). La disposizione finalizzata ad evitare un indebito
arricchimento del creditore il quale, oltre all'intero credito, verrebbe a ricevere anche il corrispettivo della
liberazione della garanzia.

La compensazione

La compensazione si verifica quando due persone sono obbligate una verso l'altra per debiti e crediti reciproci;
in questo caso i reciproci debiti e crediti si estinguono per le quantit corrispondenti ai sensi dell'art. 1241 c.c.

L'effetto estintivo-compensativo si verifica non dal giorno della sentenza, ma con decorrenza dal giorno della
coesistenza dei due debiti contrapposti; il giudice non pu rilevarla d'ufficio (art. 1242, 1 comma, c.c.).
Inoltre, la prescrizione non impedisce la compensazione, se non era compiuta quando si verificata la
coesistenza dei due debiti (art. 1242,2 comma, c.c,).

La compensazione per operare ha bisogno di alcuni presupposti; non basta, infatti, che vi siano dei semplici
reciproci rapporti di debito e credito tra le parti, ma anche necessario che tali rapporti rappresentino crediti
omogenei, liquidi ed esigibili. A queste condizioni la compensazione opera automaticamente, senza che le
parti debbano fare altro e, per questo motivo, detta compensazione legale. Il nostro codice, per, conosce
altri due tipi di compensazione, la compensazione giudiziale e la volontaria.

1) compensazione legale (art. 1243,1 comma c.c.): opera automaticamente fin dal momento della coesistenza
di reciproci rapporti di debito e credito quando questi siano:

a.omogenei: devono avere lo stesso oggetto, come due crediti di denaro o di cose fungibili;

b.liquidi: quando sono esattamente determinati del loro ammontare;

c.esigibili: quando non sono sottoposti n a termine ne condizione.

2. compensazione giudiziale(art. 1243, 2 comma c.c.): si verifica quando il debito opposto in compensazione
non liquido, cio non esattamente determinato, ma di facile pronta soluzione. In questo caso il giudice
pu dichiarare la compensazione per la parte del debito che riconosce esistente.
3. compensazione volontaria (art. 1252 c.c.): anche quando i debiti i crediti reciproci non presentino le
caratteristiche di omogeneit, liquidit e esigibilit, possono essere comunque compensati in base all'accordo
delle parti. Le parti possono anche stabilire preventivamente le condizioni di tale compensazione.

Come abbiamo visto con la compensazione si evita un inutile scambio tra debitore e creditore; in certi casi,
tuttavia, la compensazione non ammessa per la natura dei crediti e dei debiti reciproci. L'articolo 1246 del
codice civile indica i casi in cui la compensazione non si verifica, nonostante l'esistenza delle altre condizioni
previste dalla legge. In particolare si vieta la compensazione per:

- i crediti per cui il proprietario sia stato ingiustamente spogliato;

- per la restituzione di cose depositate o date in comodato;

- per crediti dichiarati impignorabili;

-per rinunzia alla compensazione fatta preventivamente dal debitore;

- e negli altri casi in cui il divieto stabilito dalla legge come nell'ipotesi in cui il credito abbia natura
alimentare.

La compensazione un mezzo di estinzione dell'obbligazione a carattere satisfattorio perch ciascun soggetto


rimane soddisfatto ottenendo l'estinzione del proprio credito.

L'art. 1250 c.c. esclude, poi, che la compensazione possa verificarsi in pregiudizio dei terzi che abbiano
acquistato diritti di usufrutto o di pegno su uno dei crediti in un periodo anteriore al momento della
coesistenza dei debiti.

L'art. 1251 c.c. prevede, inoltre, che chi ha pagato un debito mentre poteva invocare la compensazione non
pu pi valersi, in pregiudizio dei terzi, dei privilegi e delle garanzie a favore del suo credito, salvo che ne abbia
ignorato l'esistenza per giusti motivi.

La confusione

La confusione si verifica quando in uno stesso soggetto si riuniscono le qualit di debitore e creditore e in tal
caso si ha l'estinzione dell'obbligazione.Inoltre tale estinzione determina anche la liberazione degli eventuali
terzi che hanno prestato garanzia per il debitore (art. 1253 c.c.).

Questa forma di estinzione dell'obbigazione pu verificarsi quando, ad esempio, il creditore acquista l'azienda
del debitore ed il suo credito era relativo all'azienda ceduta (art. 2559 c.c.), oppure quando il creditore diventa
erede del debitore o viceversa.

La confusione un modo di estinzione satisfattorio perch il soggetto, che al tempo stesso creditore e
debitore, si libera del suo debito.

La confusione, per, non opera in pregiudizio dei terzi che hanno acquistato diritti di usufrutto o di pegno sul
credito (art. 1254 c.c.). In altri termini, l'estinzione dell'obbligazione per effetto della riunione in un'unica
persona del debitore e del creditore non opponibile ai terzi, i quali mantengono integri i loro diritti sul
credito.
Similmente, nel caso in cui nella stessa persona si riuniscano le qualit di fideiussore e debitore principale, la
fideiussione resta in vita, purch il creditore vi abbia interesse (art. 1255 c.c.).

Impossibilit sopravvenuta

Mentre l'impossibilit originaria della prestazione impedisce il sorgere del rapporto obbligatorio, quella
sopravvenuta estingue l'obbligazione liberando il debitore, se essa dipende da causa a questi non imputabile.

Secondo l'art. 1218 c.c., infatti, il debitore liberato se prova che l'inadempimento o il ritardo stato
determinato da impossibilit della prestazione derivante da causa a lui non imputabile.

Egli, ottemperando a tale onere probatorio col dimostrare di aver adottato tutta la doverosa diligenza del buon
padre di famiglia vince la presunzione di colpa a suo carico ed liberato da responsabilit contrattuale, atteso
che l'obbligazione, ai sensi dell'art. 1256 c.c., si estingue quando, per una causa non imputabile al debitore, la
prestazione sia divenuta impossibile in via definitiva.

A differenza dell'impossibilit definitiva, quella temporanea, non estingue il rapporto obbligatorio (c.d.
perpetualo obligationis) ed il debitore tenuto ad adempiere non appena viene meno l'impossibilit. In ogni
caso se l'impossibilit solo temporanea, il debitore, finch essa perdura, non responsabile del ritardo
nell'adempimento. Tuttavia, l'obbligazione stessa si estingue se stato apposto dalle parti un termine
essenziale e se l'impossibilit perdura fino a quando, in relazione al titolo dell'obbigazione o alla natura
dell'oggetto, il debitore non pu pi essere ritenuto obbligato ad eseguire la prestazione, ovvero il creditore
non ha pi interesse a conseguirla.

Il debitore allora dovr dimostrare o che abbia tenuto un contegno diligente o che l'impedimento sia dipeso da
caso fortuito o da forza maggiore.

Cos per quanto concerne il caso fortuito, il debitore dovr provare che fatti derivanti da eventi incontrollabili
ed imprevedibili abbiano reso impossibile la prestazione (si pensi, ad esempio, all'ipotesi di black out elettrico
che non consenta al tecnico delle luci di illuminare il palco di un teatro).

Allo stesso modo, l'impossibilit della prestazione non imputabile allorch la forza maggiore ad impedire
l'adempimento. Qui si verte nell'ambito di eventi fisici o naturali (come, ad esempio, il caso di un ponte
divenuto pericolante che viene chiuso al traffico), di fatti attribuibili a terzi (come, ad esempio, l'ipotesi di
sciopero) oppure difactum principii, e cio di decisioni imperative di un'autorit.

L'impossibilit deve essere oggettiva, ossia non legata alla particolare situazione del debitore, ed assoluta, cio
tale da non consentire a nessuno l'esatto adempimento. Ad ogni modo, la prestazione, anche qualora sia
astrattamente possibile, ritenuta impossibile se richieda uno sforzo cos elevato da renderlo umanamente
insopportabile. L'impossibilit deve, poi, essere anche totale. Infatti, qualora la prestazione sia divenuta solo
parzialmente impossibile per causa non imputabile al debitore, questi si libera, anche contro la volont del
creditore, eseguendo la prestazione per la parte che rimasta possibile (art. 1258 c.c.).

All'impossibilit sopravvenuta il legislatore equipara lo smarrimento di una cosa determinata, oggetto della
prestazione dovuta (art.1257 c.c.)
Se la prestazione ha per oggetto una cosa determinata e diviene impossibile per causa imputabile ad un terzo,
il debitore non incorre in responsabilit, ma tenuto a dare al creditore quanto abbia conseguito dal terzo a
titolo di risarcimento, ed al creditore altres concesso di far valere direttamente contro il terzo i diritti che nei
confronti di questo spettano al debitore (art. 1259 c.c.). L'INADEMPIMENTO E LA MORA

Caratteri e conseguenze

In base all'art. 1218 c.c., "il debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta tenuto al
risarcimento del danno, se non prova che l'inadempimento o il ritardo stato determinato da
impossibilit della prestazione derivata da causa a lui non imputabile".

L'inadempimento, sia esso definitivo o temporaneo, totale o parziale, presuppone sempre una prestazione
dovuta da un debitore e in caso di inadempimento incorre nella cosiddetta responsabilit contrattuale, la quale
consiste nell' obbligazione di risarcire il danno cagionato al creditore per l'inadempimento medesimo.

Se l'inadempimento assoluto (che si ha quando la prestazione non pi possibile, oppure decorso il


termine essenziale, od anche venuto meno l'interesse del creditore), l'obbligazione di risarcimento si
sostituisce a quella originaria rimasta definitivamente inadempiuta, la cui prestazione non sar pi dovuta.

Se invece l'inadempimento relativo (che si ha quando la prestazione mancata, bench con ritardo, potrebbe
ancora essere eseguita), l'obbligo di risarcire il danno al creditore si aggiunge alla prestazione dell'obbligazione
originaria, che continua ad esser dovuta.

Inoltre, se non si sia gi verificato un inadempimento assoluto, il creditore pu anche chiedere - nei casi in cui
sia possibile (artt. 2930-2933 e.e.) - la condanna del debitore ad eseguire l'originaria prestazione dovuta, oltre
al risarcimento dei danni in danaro per il solo ritardo; dopo di ci, se il debitore persiste nell'inadempimento
del suo obbligo di risarcire e, se del caso, di eseguire anche l'originaria prestazione, il creditore, dopo una
formale intimazione (precetto), passer all'azione esecutiva, in forza della quale l'intero patrimonio del
debitore pu essere assoggettato alla procedura necessaria per ricavare da esso il denaro (esecuzione per
espropriazione forzata o per equivalente) o quanto altro spettante al creditore medesimo (esecuzione in forma
specifica), a soddisfacimento delle sue ragioni, consacrate nella sentenza di condanna.

La responsabilit contrattuale ed il sistema risarcitorio

Quando il creditore subisca un danno in conseguenza dell'inadempimento del debitore o del ritardo
nell'adempimento si parla di responsabilit contrattuale. La conseguenza pi importante di questa situazione
il sorgere del diritto a pretendere il risarcimento del danno in capo al creditore. Tale risarcimento, ai sensi
dll'art. 1223 c.c. deve comprendere sia la perdita subita dal creditore (danno emergente) sia il mancato
guadagno (lucro cessante). Va in altri termini risarcito il c.d. interesse positivo, vale a dire quell'interesse alla
realizzazione della stessa situazione che si sarebbe determinata se l'inadmpimento o il ritardo non si fosse
determinato.

Norme particolari sono previste per i danni provocati dall'inadempimento delle obbligazioni pecuniarie.
Possiamo ricordare brevemente che l'articolo 1224 c.c. dispone che al creditore sono dovuti a titolo di
risarcimento del danno, gli interessi che si sono maturati sulla somma dovuta dal giorno della mora, e questo
vero anche quando il creditore non provi di aver subito alcun danno. Se per il creditore ritiene aver subito un
danno superiore alla misura gli interessi legali che gli debbono essere corrisposti, dovr provarne l'ammontare
e, una volta raggiunta la prova, gli spetter l'ulteriore risarcimento oltre alla misura degli interessi legali a lui
dovuti.

Il risarcimento del danno, per, pu realizzarsi:

- risarcimento per equivalente: cio attraverso il pagamento di una somma di denaro;

- risarcimento in forma specifica: attraverso la rimozione diretta del danno. Come esempio di si pensi
all'ipotesi in cui il creditore chieda l'abbattimento del muro che il debitore era obbligato a non elevare. Tale
risarcimento rappresenta una forma di reintegrazione dell'interesse del danneggiato.

Va detto che poich non sempre pu essere facile dare la dimostrazione o quantificare il danno subito ,il
creditore potr avvalersi di una clausola penale con cui creditore e debitore si accordano su quale sar la
somma dovuta in caso di inadempimento o di ritardo di adempimento. "Se il danno non pu essere provato
nel suo preciso ammontare, liquidato dal giudice con valutazione equitativa" (art. 1226 c.c.).

La misura del risarcimento viene, in ogni caso, ridotta se il creditore abbia contribuito a cagionare il danno con
una sua condotta colposa. Sar in ogni caso onere del creditore danneggiato non lasciare aggravare le
conseguenze del pregiudizio;infatti il risarcimento non dovuto per quei danni ulteriori che il creditore
avrebbe potuto evitare usando l'ordinaria diligenza (art. 1227 c.c.).

Mentre tali regole sono comuni sia alla responsabilit contrattuale che a quella extracontrattuale invece
propria della sola responsabilit da inadempimento contrattuale la regola secondo cui il risarcimento del danno
limitato a quanto poteva prevedersi al tempo in cui sorta l'obbligazione (art. 1225 c.c.) a meno che il
debitore non abbia voluto volontariamente provocare l'inadempimento o il ritardo dell'inadempimento nel
qual caso il debitore sar tenuto a risarcire tutte le conseguenze dannose, anche quelle non previste o non
prevedibili al momento dell'assunzione dell'obbligazione.

In caso di illecito contrattuale si ha una duplice esigenza: Innanzitutto, quella di realizzare l'interesse del
creditore e ci si realizza attraverso l'esecuzione forzata ed, in secondo luogo, quella di eliminare i danni
prodotti mediante l'obbigo risarcitorio.

L'art. 2058, 1 comma, c.c. stabilisce che il danneggiato pu chiedere la reintegrazione in forma specifica,
qualora sia in tutto o in parte possibile. Tuttavia, il giudice pu disporre che il risarcimento avvenga solo per
equivalente, se la reintegrazione in forma specifica risulta eccessivamente onerosa per il debitore (art. 2058, 2
comma, c.c.).

In realt, poich tale norma stata dettata in tema di illecito extracontrattuale, si a lungo discusso circa la
possibilit di applicarla anche con riferimento all'illecito contrattuale. Dottrina e giurisprudenza maggioritarie
sono approdate alla conclusione di ritenere applicabile l'art. 2058 c.c. anche in materia contrattuale.

Al di l di siffatta similitudine tra illecito contrattuale ed extracontrattuale, rilevanti sono le differenze che
caratterizzano le due forme di responsabilit. Infatti, mentre in caso di inadempimento contrattuale non rileva
se il debitore versi o meno in uno stato di colpa perch possa essere considerato responsabile, nell'art. 2043
c.c. il danneggiante sar chiamato a risarcire i danni solo se abbia tenuto una condotta dolosa o almeno
colposa.

Ulteriore differenza riguarda il termine di prescrizione dell'azione per far valere la responsabilit che si
prescrive in in dieci anni in caso di illecito contrattuale (art. 2946 c.c.) ed in cinque anni in caso di illecito
extracontrattuale (art. 2947, 1 comma, c.c.).

Altra importantissima differenza riguarda l'onere della prova. Infatti, mentre nella responsabilit contrattuale
sar onere, non del creditore danneggiato, bens del debitore dimostrare che l'inadempimento dipeso da
causa a lui non imputabile (art. 1218 c.c.); nella responsabilit extracontrattuale sar a carico del danneggiato
dover dimostrare non solo il fatto illecito ma anche la colpa o il dolo del danneggiante (art. 2697 c.c.).

A differenza dell'illecito contrattuale, poi, in caso di illecito extracontrattuale sar risarcibile anche il danno
morale soggettivo subito dal danneggiato.

Ben diversa dal risarcimento del danno , infine, la figura dell'indennit. Infatti, mentre il risarcimento
presuppone un danno derivante da un fatto illecito, l'obbligo di pagare un'indennit presuppone un danno
derivante da un fatto lecito. Inoltre, mentre il risarcimento pu derivare in conseguenza di una serie
indeterminata di fatti potenzialmente illeciti, l'obbligo di corrispondere un'indennit ammesso solo nei casi
previsti dalla legge.

La mora del debitore

Prima che sia accertati il definitivo inadempimento del debitore pu verificarsi una situazione intermedia di
ritardo, nella quale, da un lato il debitore e gi inadempiente perch non ha ancora eseguito la prestazione,
nonostante essa sia gi esigibile da parte del creditore e, dall'altro, quest'ultimo ha ancora interesse a ricevere
la prestazione. Non sempre, infatti, il ritardo equivale ad inadempimento definitivo e la situazione che si
determina in tal caso chiamata mora del debitore o mora debendi; essa pu condurre all'inadempimento
assoluto, se la prestazione non viene pi eseguita, ma pu anche essere sanata se il debitore adempie. In tal
caso, per, quest'ultimo non si libera dall'obbligo di risarcire i danni per il ritardo.

Presupposti della mora sono la scadenza del debito e la colpa del debitore nel ritardo dell'adempimento.
evidente che se il ritardo dipende da una causa non imputabile al debitore la mora non pu iniziare. Ad ogni
modo, spetta al debitore stesso l'onere di dimostrare l'impossibilit obiettiva di adempiere tempestivamente
derivante da causa non imputabile.

Perch il debitore incorra in responsabilit del ritardo, occorre che il creditore, salvo che nei casi di cui all'art.
1219, 2 comma, c.c., lo costituisca in mora mediante apposita intimazione o richiesta fatta per iscritto -mora
ex persona- (art. 1219, 1 comma, c.c). Oltre al requisito dell'intimazione per iscritto non sono richieste altre
formalit, essendo sufficiente una manifestazione precisa ed esplicita del creditore di voler ottenere
l'ademoimento.

In alcuni casi, per, gli effetti della mora si producono anche senza la necessit dell'atto di intimazione da parte
del creditore. Si discorre, in tali ipotesi, di mora ex re (art.1219, 2 comma c.c. ).

Non necessaria la costituzione in mora:

1. il debito deriva da fatto illecito; in questo caso il debitore in mora dal momento in cui si verificato il fatto
illecito;

2. il debitore abbia dichiarato per iscritto di non voler adempiere;

3. quando scaduto il termine e la prestazione doveva essere eseguita presso il domicilio del debitore.

La costituzione in mora produce principalmente l'effetto di far sorgere l'obbligo del debitore di risarcire il
danno cagionato dal ritardo (art. 1218 c.c. ); esso si aggiunger alla prestazione dovuta che il debitore dovr
adempiere insieme a quella risarcitoria.

L'atto di costituzione in mora determina, poi, l'interruzione della prescrizione (art. 2943, 4 comma, c.c.).

Ma la mora produce anche un ulteriore effetto: quello traslativo del rischio dell'impossibilit sopravvenuta in
capo al debitore.

Il debitore si libera se dimostra che il bene oggetto della prestazione sarebbe perito anche presso il creditore e
che dunque il ritardo nell'adempimento non in alcun modo in rapporto di causa ad effetto con l'impossibilit
sopravvenuta (art. 1221, 1 comma, c.c.). L'eccezione non vale se, per, si tratta di cosa illecitamente sottratta
al proprietario (art. 1221, 2 comma, c.c.).

Ad ogni modo, il debitore non pu essere considerato in mora se tempestivamente ha fatto offerta della
prestazione dovuta, a meno che il creditore l'abbia rifiutata per un motivo legittimo (art. 1220 c.c.). L'offerta
deve essere seria, completa ed effettiva, in quanto un mero impegno ad adempiere non sufficiente.

Si ha interruzione della mora se il creditore rifiuta senza giusto motivo la prestazione o non coopera
all'adempimento. In questo caso anche un'offerta non formale del debitore in grado di interrompere gli
effetti della mora.

Questi ultimi sono eliminati ex nunc dall'adempimento tardivo. Tale fenomeno noto sotto il nome di
"purgazione della mora". Sia in caso di interruzione che di purgazione il debitore risponde, comunque, dei
danni procurati dal ritardo e, cio, fino al verificarsi dell'evento interruttivo o purgativo.

S ha, invece, cancellazione della mora nel caso in cui il creditore rinunci al credito o alla sola mora, decidendo
in quest'ultimo caso di concedere una dilazione di pagamento al debitore.

La sospensione della mora indica, infine, la situazione di pendenza durante il tempo che il creditore disposto
ad attendere prima dell'esercizio dei rimedi contrattuali.

La mora del creditore

Anche il debitore ha un interesse giuridicamente rilevante ad adempiere in modo da potersi assicurare la


liberazione dal proprio debito.

L'ordinamento prende in considerazione tale interesse e lo protegge attraverso l'istituto della mora del
creditore (art. 1206 c.c.). Quando, infatti, il creditore, senza un giustificato motivo, rifiuti la prestazione o non
faccia quanto necessario per riceverla, il debitore pu appunto costituirlo in mora. Si ritiene che tale istituto
abbia portata generale e che sia, pertanto, applicabile non solo alle obbligazioni aventi ad oggetto la consegna
di somme di denaro, ma a tutti i tipi di obbligazioni, ad esclusione delle sole obbligazioni di non fare, le quali
non presuppongono, in sede di adempimento, una collaborazione da parte del creditore, realizzandosi con il
mero comportamento astensivo del debitore.

E' evidente, dunque, che il presupposto per l'operativit della mora credendi o accipiendi dato dall'offerta, da
parte del debitore, di una prestazione esatta. Infatti, il creditore non potr essere costituito in mora se il suo
rifiuto di cooperare sia giustificato da un motivo legittimo che va valutato alla stregua di un giudizio di buona
fede. Il rifiuto del creditore deve, per, essere evidenziato con particolari formalit.

Se l'obbligazione ha ad oggetto denaro, titoli di credito o la consegna di cose mobili presso il domicilio del
creditore, l'offerta va fatta in modo reale, e cio i beni devono essere trasportati presso il creditore (art. 1209,
1 comma, e.e.). Un notaio o un ufficiale giudiziario procedono, poi, alla redazione di un verbale dal quale
risulta, oltre all'avvenuta offerta, se il creditore abbia accettato la prestazione o se l'abbia, invece, rifiutata.

Se, invece, la prestazione riguarda cose mobili da consegnare in luogo diverso dal domicilio del creditore, cose
immobili o se l'obbligazione consista in un fare, si avr l'offerta per intimazione. In questo caso il debitore deve
innanzitutto intimare per iscritto al creditore di ricevere il bene dovuto ovvero, in caso di immobili, di
immettersi nel possesso ovvero, in caso di obbligazioni di fare, di ricevere la prestazione o di compiere gli atti
necessari al fine di renderla possibile.

Tale intimazione va, poi, notificata a mezzo di ufficiale giudiziario con l'indicazione del giorno, dell'ora e del
luogo in cui il debitore intende procedere alla consegna delle cose mobili o al rilascio dell'immobile o intende
eseguire la prestazione di fare.

In ogni caso necessaria la successiva esibizione del bene dovuto nel giorno, nell'ora e nel luogo indicati, da
parte dell'ufficiale giudiziario o del notaio che provvederanno a verbalizzare l'eventuale mancata comparizione
del creditore o il suo rifiuto ad accettare l'offerta.

Se l'offerta non riveste le forme richieste dalla legge, non produce gli effetti tipici della mora del creditore.

Gli effetti della mora del creditore sono essenzialmente tre:

a) il debitore non pi tenuto a corrispondere gli interessi e i frutti della cosa che non siano stati percepiti dal
debitore;

b) il creditore dovr risarcire i danni provocati al debitore per il mancato adempimento e sostenere le spese per
la custodia e la conservazione del bene;

c) il rischio dell'impossibilit sopravvenuta viene sopportato dal creditore.

Gli effetti della mora si verificano dal giorno dell'offerta se questa successivamente accettata dal creditore.
Ma se questi non intenda accettare l'offerta sar necessario intentare un giudizio che accerti i requisiti di
validit dell'offerta e l'assenza di un motivo legittimo che giustifichi il rifiuto della specifica cooperazione
richiesta al creditore.

Tuttavia, con la costituzione in mora, il debitore non si libera dal proprio obbligo; pertanto, se il debitore
intende ottenere unilateralmente la liberazione dal vincolo dovr effettuare il deposito. In questo modo il
debitore adempie la propria obbligazione anche se la prestazione viene eseguita ad un soggetto diverso dal
creditore che la legge stessa individua.

Cos, se l'offerta stata reale il deposito dovr essere effettuato in un luogo indicato dal giudice, e cio presso
la cassa depositi e prestiti o presso un istituto di credito, con l'invito al creditore di ritirare quanto depositato.

Se, invece, l'offerta stata fatta per intimazione con l'invito a prendere possesso dell'immobile, non essendo
evidentemente possibile il deposito di un tale tipo di bene, il codice prevede la possibilit che il giudice nomini
un sequestratario che prender in consegna l'immobile (art. 1216, 2 comma, c.c.).

In caso di obbligazione di dare una cosa mobile il deposito andr fatto presso un istituto pubblico di deposito
(art, 77 disp. att. c.c.).

Se, per, le cose non possono essere conservate o sono deteriorabili oppure se le spese della loro custodia
sono eccessive, il debitore, dopo l'offerta reale o l'intimazione di ritirarle, pu farsi autorizzare dal giudice a
venderle nei modi stabiliti per le cose pignorate e depositarne il prezzo.

Ad ogni modo, il deposito non produce effetto se il debitore lo ritira prima che sia stato accettato dal creditore
o prima che sia stato riconosciuto valido con sentenza passata in giudicato (art. 1213,1 comma, c.c.). Se, dopo
l'accettazione del deposito o il passaggio in giudicato della sentenza che lo dichiara valido, il creditore consente
che il debitore ritiri il deposito, egli non pu pi rivolgersi contro i condebitori e i fideiussori, n valersi dei
privilegi, del pegno e delle ipoteche che garantivano il credito (art. 1213, 2 comma, c.c.).

L'art. 1214 c.c. prevede, infine, anche l'ipotesi che l'offerta sia effettuata non nelle forme appena descritte ma
secondo gli usi. In questo caso gli effetti della mora non si produrranno dal giorno dell'offerta ma da quello del
deposito delle cose dovute.

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