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Autore: Concas Alessandra
In: Schede di Diritto
L'obbligazione alternativa è l'obbligazione nella quale sono dovute dal debitore due o più
prestazioni ma lo stesso si libera prestandone una.
L'obbligazione alternativa diventa semplice quando avviene la concentrazione, vale a dire quando il
debitore esercita il potere di scelta in relazione alle prestazioni dedotte in obbligazione.
Di solito il potere di scelta spetta al debitore se non è disposto in modo diverso nel titolo dell'obbligazione
stessa.
L'atto di scelta è un negozio unilaterale recettizio, che acquista efficacia e diventa irrevocabile nel
momento nel quale viene comunicato al destinatario.
Dalla natura negoziale dell'atto deriva come conseguenza l'applicabilità delle norme sulla capacità di agire
e la legittimazione dell'autore.
Il debitore non si può liberare eseguendo parte di una prestazione e parte dell'altra.
La differenza principale, sul piano della disciplina giuridica, tra le obbligazioni alternative e le
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obbligazioni facoltative consiste nelle conseguenze dell'impossibilità sopravvenuta della prestazione,
perché mentre nelle obbligazioni alternative l'impossibilità sopravvenuta di una delle prestazioni
determina la concentrazione dell'obbligazione sull'altra, o sulle altre, nelle obbligazioni facoltative
l'impossibilità sopravvenuta della prestazione principale determina l'estinzione dell'obbligazione.
Nonostante questo, non si versa nell'ambito della datio in solutum, perché l'estinzione dell'obbligazione
attraverso l'esecuzione della prestazione diversa non dipende da nessun accordo solutorio, dipende da un
accordo solutorio convenuto in sede di assunzione dell'obbligazione principale.
In dottrina si discute se la scelta, nell'ambito delle obbligazioni alternative, rappresenti un atto negoziale
unilaterale, recettizio o tacito, o un atto giuridico in senso stretto.
Attraverso la scelta non si modifica il rapporto obbligatorio ma si individua un fatto tra due o più fatti
precostituiti.
Ai fini della scelta, è necessaria la capacità richiesta per l'assunzione dell'obbligazione, anche se tra i vizi
del consenso non si rilevi l'errore, non essendo configurabili in relazione alla scelta, i requisiti
dell'essenzialità e della riconoscibilità.
La scelta spetta al debitore se, dal titolo o per legge non sia rimessa al creditore o ad un terzo.
Quando la scelta non sia effettuata dal debitore nel termine stabilito dal giudice, essa passa al creditore.
viceversa, se il creditore non effettua la scelta nel termine stabilito dal debitore, la scelta passerà al
debitore stesso.
Se sia il terzo a non effettuare la scelta nel termine previsto, la stessa sarà effettuata dal Giudice.
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Se l'impossibilità, nell'ipotesi di scelta rimessa al debitore, discenda da colpa del creditore, il debitore è
liberato dall'obbligazione ove non scelga di adempiere l'altra prestazione e chiedere il risarcimento del
danno.
Se la scelta spetti al creditore ed una delle prestazioni diventi impossibile per causa allo stesso
imputabile, il debitore è liberato dall'obbligazione se il creditore non sceglie di ricevere l'altra prestazione
e di risarcire il danno.
Se la prestazione diventa impossibile per colpa del debitore, il creditore può scegliere di ricevere l'altra
prestazione o il risarcimento del danno.
Il diritto di scelta, che spetta al debitore, salvo che, per accordo delle parti, non sia attribuito al creditore
o ad un terzo) è detto ius variandi e, una volta esercitato, determina la concentrazione dell'obbligazione
che diventa semplice.
Le differenze principali tra i due istituti si hanno in caso di impossibilità di una delle prestazioni.
Si può dire che nel caso delle obbligazioni alternative l'impossibilità originaria di una delle due prestazioni
comporta semplicemente la concentrazione dell'obbligazione che diviene pertanto semplice.
In caso di impossibilità sopravvenuta di una delle prestazioni dedotte in obbligazione occorre distinguere
se l'impossibilità sia o no imputabile ad una delle parti del rapporto obbligatorio.
Se l'impossibilità sopravvenuta sia imputabile alla parte che ha il diritto potestativo di scelta, questa perde
il diritto di scelta, o è tenuta al risarcimento del danno.
Se l'impossibilità è dovuta alla parte che non ha il diritto di scelta, l'altra parte non perde il diritto di
scelta.
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Ad esempio se il diritto di scelta competa al creditore e l'impossibilità sopravvenuta sia imputabile
al debitore, in tal caso il creditore potrà scegliere tra la prestazione rimasta possibile, e il risarcimento del
danno che deriva dall'impossibilità dell'altra prestazione.
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