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La società semplice - riassunto s.s. libro

Diritto Commerciale (Università del Salento)

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La società semplice

Artt. 2251-2290

La società semplice costituisce la forma più elementare di società.

L’oggetto sociale di tale società è l’esercizio in comune di attività economica non commerciale.
L’attività pur essendo produttiva non rientra tra quelle specifiche attività economiche che l’art.2195
qualifica come commerciali.
Le attività non commerciali sono:
- Le attività agricole
- Le attività professionali
- L’attività di revisione legale
- L’attività di gestione di immobili o di partecipazioni societarie

La costituzione della società semplice è improntata a regole e criteri di massima semplicità:


- è sufficiente l’impegno reciproco dei soci a svolgere in comune un’attività economica
lucrativa non commerciale;
- il contratto può essere stipulato:
1. in forma scritta:
a) atto pubblico
b) scrittura privata con sottoscrizioni autenticate
c) scrittura privata non autenticata
2. verbalmente;
3. tacitamente, ossia per fatti concludenti

Tuttavia, tale libertà è soggetta a limitazione quando siano richieste particolari forme in relazione
alla natura dei beni conferiti.
Infatti, ai sensi dell’art. 1350 è necessario l’atto scritto, a pena di nullità, quando siano conferiti:
- beni immobili o diritti reali immobiliari
- il semplice godimento degli stessi a tempo indeterminato, o per un periodo eccedente i 9
anni.

Il contratto di società è soggetto ad iscrizione nella sezione speciale del registro delle imprese, ma la
formalità non incide né sull’esistenza della società né sulla regolarità della stessa.

Il contratto sociale può essere modificato solo con il consenso di tutti i soci, se non è convenuto
diversamente.

Per quello che riguarda i conferimenti dei singoli soci, non sussistono particolari limitazioni in
ordine all’individuazione dei beni conferibili: infatti qualunque entità utile allo svolgimento
dell’attività sociale e suscettibile di valutazione economica può, essere oggetto di conferimento.

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Se non sono determinati, si presume che i soci siano obbligati a conferire, in parti uguali tra di loro,
quanto è necessario per il conseguimento dell’oggetto sociale. Il conferimento deve essere sempre
determinato nell’atto costitutivo. Parliamo di:
- denaro: il socio può versare interamente o in parte la somma oggetto del conferimento o
impegnarsi a conferirla in un momento successivo;
- beni in natura; il conferimento può consistere nel trasferimento di un bene:
a) in piena proprietà: con riferimento al problema delle garanzie dovute dal
socio ed all’incidenza del rischio, è prevista l’applicabilità delle norme sulla
vendita:
-in materia di evizione
-di vizi sulla cosa
-e di mancanza delle qualità promesse
Il socio si accolla il rischio del perimento della cosa conferita fino a quando
la sua titolarità non passi alla società stessa.
b) in semplice godimento: con riferimento al problema delle garanzie dovute dal
socio ed all’incidenza del rischio, è prevista l’applicabilità delle norme sulla
locazione, stabilendo che il rischio per le cose oggetto dell’apporto resti a
carico del socio.
- crediti: in caso d’insolvenza del debitore, il socio è tenuto a rispondere, versando alla
società, una somma pari alla valutazione che del credito era stata fatta nel contratto
costitutivo. Inoltre, il socio conferente dovrà versare alla società, in caso d’insolvenza del
debitore ceduto (cessione del credito):
-il rimborso spese
-il pagamento degli interessi
-e l’eventuale risarcimento del danno
In questa situazione la società diventa cessionaria del credito.
- prestazioni d’opera. il socio che conferisce la propria opera (socio d’opera) assume gli
stessi diritti e gli stessi obblighi degli altri soci e si obbliga a cooperare con la società per
un’adeguata esecuzione della prestazione. Il socio d’opera non è un lavoratore subordinato
ma partecipa al rischio d’impresa e dunque la sua prestazione viene compensata attraverso la
partecipazione ai guadagni della società nella misura determinata dal contratto sociale o in
mancanza secondo il giudice con equità.
- servizi

Per “conferimento” si intende non la consegna del bene o la prestazione effettiva del servizio,
quanto piuttosto, l’assunzione dell’obbligazione di dare o di fare. Il socio che non ha ancora
eseguito il conferimento, pur essendo debitore nei confronti della società, ha già la piena qualità di
socio con i diritti e gli obblighi che ne derivano.

La società semplice è un soggetto di diritto, dotato di capacità giuridica e di agire, ma non dispone
di personalità giuridica; quindi, non gode di un’autonomia patrimoniale perfetta, bensì imperfetta.
Di conseguenza i singoli soci rispondono solidamente ed illimitatamente con il loro patrimonio per
le obbligazioni sociali.

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Quindi i creditori sociali hanno la possibilità di agire, per realizzare i loro crediti, sul patrimonio
sociale ed in via sussidiaria sul patrimonio personale dei soci che hanno agito in nome e per conto
delle società (soci amministratori) e al contempo, salvo patto contrario, i beni degli altri soci.
È comunque generalmente riconosciuto il beneficio dell’escussione preventiva del patrimonio
sociale. Vi sono delle differenze:
- nella società semplice, la preventiva escussione opera in via d’eccezione. Il creditore sociale
può rivolgersi direttamente al singolo socio illimitatamente responsabile, il quale invocherà
la preventiva escussione del patrimonio sociale, dimostrando che tale patrimonio è in grado
di soddisfare agevolmente le ragioni del creditore. È necessaria la prova con indicazioni
specifiche che il patrimonio della società soddisfi le pretese creditorie dell’istante;
- nella società in nome collettivo: la preventiva escussione si pone invece come condizione di
procedibilità.

Il patto deve essere portato a conoscenza dei terzi con i mezzi idonei; in mancanza la limitazione
della responsabilità non può essere fatta valere nei confronti dei creditori che non ne hanno avuto
cognizione.

Un aspetto dell’autonomia patrimoniale seppure imperfetta della società semplice è il divieto per i
creditori particolari dei singoli soci, le cui ragioni di credito si ricolleghino ad affari e vicende
personali, di aggredire direttamente il patrimonio sociale per soddisfarsi.
Tuttavia, la tutela delle aspettative del creditore personale del socio è assicurata da regole che
consentono comunque al creditore personale di cautelare le ragioni del proprio credito verso il
socio.
Il creditore infatti può:
- far valere i suoi diritti sugli utili eventualmente spettanti al suo socio debitore;
- compiere atti conservativi, come ad esempio procurarsi un sequestro conservativo sulla
quota spettante al socio debitore in caso di liquidazione della società;
- solo nel caso di s.s. e società irregolare, il potere di chiedere la liquidazione della quota del
proprio debitore, a condizione di provare che gli altri beni del debitore sono insufficienti a
soddisfare i suoi crediti. La conseguenza è l’esclusione del diritto del socio. Tuttavia, il
creditore personale non potrà agire sui beni della società, ma potrà ottenere una somma di
denaro corrispondente al valore della quota.

Lo status di socio si acquista per il solo fatto di aver concorso, con la propria volontà, alla
costituzione della società. L’assunzione di tale qualità determina l’acquisizione di diritti e di
obblighi.

Gli obblighi:
- Il socio è obbligato ad eseguire il conferimento promesso e l’eventuale inadempimento può
dar luogo all’esclusione del socio dalla compagine societaria.
- I soci rispondono illimitatamente e solidamente per le obbligazioni sociali; può essere
esclusa soltanto per i soci che non partecipino in prima persona all'amministrazione della
società, sulla base di un patto espresso adeguatamente pubblicizzato.

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- I soci non possono servirsi, senza il consenso degli altri soci, delle cose appartenenti al
patrimonio sociale per fini estranei a quelli della società.
I diritti:
- Il socio ha diritto di percepire periodicamente una parte degli utili prodotti dall'esercizio
dell'attività e la ripartizione degli utili deve avvenire dopo l'approvazione del rendiconto,
cioè l'operazione contabile che chiude ciascun esercizio sociale;
- La misura di partecipazione agli utili è proporzionale al conferimento conseguito; la norma
può essere derogata da un diverso criterio di ripartizione elaborato nell’atto costitutivo.
L'unico limite è il divieto del “patto leonino”: leonino”: è nullo il patto con il quale uno o
più soci sono esclusi da ogni partecipazione agli utili o alle perdite. Il socio, oltre al diritto
agli utili, ha l'obbligo di far fronte alle perdite della società che si verificano quando questa
spenda più di quanto riesca a guadagnare.
Se il valore del conferimento non è determinato, le quote di partecipazione agli utili si
presumono uguali.
- In caso di liquidazione della società, i soci che hanno effettuato un conferimento di capitale
hanno diritto ad ottenere, previa deduzione dei debiti sociali, il rimborso del suo valore.
- Al socio viene riconosciuto il diritto di partecipare alla gestione sociale.

L’amministrazione della società consiste nell’attività di gestione dell’impresa sociale è cioè nella
decisione e nella esecuzione di tutti gli atti volti al perseguimento dell’oggetto sociale ed un potere
che è attribuito al socio.

L’amministrazione può essere:


- Disgiuntiva: secondo cui ciascun socio è investito del potere di amministrare la società
disgiuntamente dagli altri. In questo senso, ciascun socio può decidere il compimento di atti
di gestione che rientrino nell’ambito dell’oggetto sociale senza essere tenuto ad informare
anticipatamente gli altri soci e a chiedere la loro preventiva approvazione. Tuttavia,
l’art.2257 attribuisce a ciascun socio il diritto di opposizione, che rimette ogni decisione alla
maggioranza dei soci, determinata secondo la parte attribuita a ciascun socio negli utili.
- Congiuntiva: tale modello deve essere previsto dai soci nell’atto costitutivo.
L’amministrazione è quel sistema secondo cui per il compimento di ciascuna operazione
sociale è necessario il consenso di tutti i soci amministratori. Risulta essere un modello
meno efficiente per via della tempestività delle decisioni ma più ponderato perché richiede
un confronto tra tutti soci.

L’atto costitutivo può anche prevedere:


- L’adozione in modo combinato di entrambi i modelli, a seconda del tipo di operazione, per
cui può essere prevista la forma disgiuntiva per gli atti di ordinaria amministrazione e quella
congiuntiva per gli atti di straordinaria amministrazione, in quanto contengono un grado di
rischio più elevato per i soci e per la società.
- Che la gestione della società sia conferita solo ad alcuni soci o anche ad un unico socio. In
tal caso, gli altri associati non possono interferire nell'amministrazione, né opporsi con il
veto alle operazioni imprenditoriali stesse.
- È ammessa la possibilità di attribuire il potere di amministrazione ad un terzo estraneo.

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Il socio che partecipa all’esercizio del potere di amministrazione è il “socio amministratore” della
società.
Se l'atto costitutivo non dispone nulla in proposito, il potere di amministrazione compete ex lege a
ciascun socio illimitatamente responsabile, senza necessità di un atto di nomina; nomina; o in caso
contrario la nomina è contenuta nello stesso atto costitutivo o in questo devono essere contenute le
norme che devono essere eseguite per la nomina degli amministratori.
Con la nomina gli altri soci rinunciano al loro tradizionale potere di direzione dell’impresa.

Ai sensi dell’art.2260, e gli obblighi degli amministratori sono regolati dalle norme sul mandato.

- L'amministratore ha diritto ad amministrare e il potere di compiere qualsiasi atto di gestione


sia di ordinaria che di straordinaria amministrazione, purché questo rientri nell'ambito
dell'oggetto sociale. Ha anche diritto ad un compenso.
- L'amministratore ha l'obbligo di compiere tutte le attività necessarie per il conseguimento
dell'oggetto sociale e di fornire ai soci notizie di informazioni sullo svolgimento degli affari
della società.
- Nell'esercizio del potere di gestione, il socio amministratore deve sottostare agli obblighi
imposti dalla legge ed eventualmente dal contratto sociale, tra i quali il dovere generale di
gestire la società con la diligenza del mandatario.
- Gli amministratori sono solidamente responsabili verso la società per l’adempimento degli
obblighi loro imposti dalla legge e dal contratto sociale. Ogni amministratore può liberarsi
dalla responsabilità fornendo la prova di aver diligentemente amministrato e vigilato e che
quindi dimostrino di essere esenti da colpa.

Il carattere solidale della responsabilità vale anche nell'ipotesi di gestione disgiunta: infatti, in capo
a ciascun socio sussiste un vero e proprio obbligo di controllo dell'operato degli altri soci,
esercitabile anche con il potere di veto. La responsabilità degli amministratori potrà essere fatta
valere mediante un'azione diretta a reintegrare il patrimonio sociale attraverso una loro condanna al
risarcimento dei danni.

L’amministratore nominato con atto separato è sempre revocabile purché ciò sia disposto con il voto
unanime dei soci. Punto in mancanza di una “giusta causa di revoca” (ogni violazione degli obblighi
di lealtà, di correttezza e di diligenza da parte dell’amministratore), la società è, però, obbligata al
risarcimento dei danni.

Invece, l’amministratore nominato nell’atto costitutivo può essere revocato soltanto per giusta causa
e sempre in modo unanime.

Il socio che invece non partecipa all'esercizio del potere di amministrazione è il “socio non
amministratore”, il quale ha diritto:
- Ad essere informato dagli amministratori circa lo svolgimento degli affari sociali;
- Di consultare i documenti relativi all'amministrazione;
- Di ottenere il rendiconto dell'amministrazione al termine di ogni anno o al compimento degli
affari per cui fu costituita la società.

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Distinguiamo:
- L’attività amministrativa interna, cioè quella che comprende le deliberazioni assunte dai soci
amministratori per il compimento delle operazioni sociali (potere di gestione).
- L’attività ammnistrativa esterna, cioè quella che comprende la fase di attuazione con i terzi
di quelle decisioni (potere di rappresentanza da cui discende il “potere di firma”).

Salvo che sia diversamente disposto dal contratto sociale, la rappresentanza della società compete a
ciascun socio amministratore. Si estende a tutti gli atti rientranti nell'oggetto sociale.

Nel caso di amministrazione disgiunta, a cui si affianchi il regime di rappresentanza disgiunta, ogni
socio amministratore può decidere il compimento delle operazioni sociali e portarle ad attuazione in
nome e per conto della società (firma disgiunta).
Nel caso di amministrazione congiuntiva, con rappresentanza congiuntiva, tutti i soci
amministratori devono partecipare alla stipula degli atti che impegnano la società (firma congiunta).

Come sempre, è decisiva la volontà dei soci manifestata nel contratto sociale, perché nell'atto
costitutivo potrebbe essere possibile prevedere una diversa regolamentazione.

Un socio può uscire dalla compagine sociale:


- Per morte
- Per recesso
- Per esclusione
- Per cessione della propria quota

Vale il principio di conservazione: lo scioglimento del singolo rapporto sociale, tuttavia, non
comporta l'estinzione della società, a meno che la sua partecipazione venga considerata essenziale.

1. La morte del socio


La morte del socio comporta lo scioglimento del rapporto sociale perché il contratto sociale è pur
sempre un contratto intuitus personae.
3 sono i possibili scenari:
- La liquidazione della quota agli eredi
- Lo scioglimento della società
- La continuazione della società con gli eredi stessi
Tuttavia, il rapporto sociale non si trasmette automaticamente agli eredi, quindi di conseguenza:
- poiché gli eredi del socio defunto non possono pretendere di subentrare nella partecipazione
del loro dante causa, i soci superstiti devono liquidare loro il valore della quota;
- i soci superstiti possono liberarsi dall'obbligo di liquidare la quota sociale del defunto,
deliberando, all'unanimità, lo scioglimento anticipato della società;
- se sussiste l’accordo di soci superstiti e di eredi, può essere decisa la continuazione della
società con gli eredi. In questo modo uno o più eredi subentrano nella posizione del socio
originario determinando una modificazione del contratto sociale.

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Nel caso di pluralità di eredi., qualora soltanto alcuni fra questi siano disposti a subentrare nel
rapporto sociale, la soluzione è che la continuazione possa venire limitatamente ad uno o più fra i
coeredi, con il conseguente obbligo di liquidare parzialmente la partecipazione ai non consenzienti,
in proporzione delle rispettive ragioni ereditarie.

Deroghe:
- l’atto costitutivo può disporre che in caso di morte del socio, si debba o necessariamente
liquidare la sua quota agli eredi o disporre lo scioglimento della società;
- la possibilità di inserire nel contratto sociale una clausola che stabilisca la prosecuzione
delle attività societarie con gli eredi (clausola di continuazione).

2. Il recesso del socio


Il recesso consiste nello scioglimento parziale del rapporto sociale per volontà del socio. Il recesso è
un negozio giuridico unilaterale recettizio e non formale. Si esercita mediante una dichiarazione
comunicata agli altri soci e se dipende da una giusta causa la risoluzione del rapporto ha effetto
immediato, mentre negli altri casi si produce dopo tre mesi dalla sua comunicazione, salvo un più
lungo periodo di preavviso.

Se la società è a tempo indeterminato o è contratta per tutta la vita del socio, ognuno può recedere
liberamente; se invece la società è a tempo determinato, il recesso è ammesso solo per giusta causa,
quando cioè si violino obblighi contrattuali o doveri di fedeltà o diligenza che incidano sulla natura
fiduciaria del rapporto.
Il socio uscente ha diritto ad ottenere la liquidazione della quota, che viene operata mediante una
somma di denaro versata nel termine di 6 mesi.

3. L’esclusione del socio


L'esclusione si concreta nello scioglimento del rapporto sociale che si verifica indipendentemente
dalla volontà del socio estromesso, ma la cui partecipazione, per cause attinenti alla sua persona o al
suo rapporto o dipendenti dal suo comportamento, non può essere ulteriormente consentita.

L’esclusione ha generalmente carattere facoltativo ed è rimessa alla volontà degli altri soci. I fatti
che legittimano la pronuncia dell’esclusione sono:
1. Gravi inadempienze
2. Mutamenti nello stato personale del socio
3. Sopravvenuta impossibilità di eseguire il conferimento promesso
4. Sopravvenuta inidoneità del socio d’opera a svolgere l’attività conferita
L'esclusione è deliberata a maggioranza dei soci. Secondo il criterio numerico e non per quote. Sì. Il
socio escluso può proporre opposizione alla delibera di esclusione mediante ricorso al tribunale
(spesso si risolve deferendo ad un arbitro e con clausola compromissoria): se il ricorso è accolto egli
è integrato nella società con effetto retroattivo.

L’esclusione può essere:


- Volontaria: in questo caso saranno i soci a determinare se alcuni comportamenti possano
compromettere il raggiungimento dello scopo sociale;

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- Di diritto: nei confronti del socio fallito ed in questo caso l’esclusione si verifica nel giorno
stesso della pronuncia della sentenza dichiarativa di fallimento; nei riguardi del socio i cui
creditori abbiano ottenuto la liquidazione della quota ed in questo caso l’estromissione del
socio si attua solo a seguito dell’effettiva liquidazione della quota.

Se la società è composta da due soli soci, la maggioranza richiesta per. Liberare l'esclusione non
potrebbe mai formarsi ed in questo caso l'esclusione di uno dei due soci è pronunciata dal tribunale
su domanda dell'altro (esclusione giudiziale).
Il socio che ha chiesto ed ottenuto l’esclusione dell’altro deve ricostituire, entro sei mesi, la pluralità
dei soci, altrimenti la società si scioglie.

Lo scioglimento del rapporto esistente tra la società ed il socio, qualunque ne sia la causa, impone la
definizione dei rapporti tra soci e società, che si attua mediante la liquidazione della quota del socio
uscente. Principio fondamentale è che il socio uscente o i suoi eredi non abbiano diritto ad una
quota proporzionale dei beni, ma solo ad una somma di denaro che corrisponda a quella che il socio
avrebbe realizzato in sede di liquidazione della società.
La liquidazione della quota viene realizzata sulla base della situazione patrimoniale della società nel
giorno in cui si verifica lo scioglimento del rapporto sociale e deve essere effettuata entro 6 mesi
dallo scioglimento del rapporto.
Il socio receduto o escluso, nonché gli eredi del socio defunto, restano responsabili personalmente
per le obbligazioni sociali sorte fino al giorno in cui si verifica lo scioglimento.

Il contratto si scioglie:
- Per volontà dei contraenti
- Per decorso del termine
- Per il conseguimento dell’oggetto sociale o sopravvenuta impossibilità di realizzarlo
- Per il venir meno della pluralità dei soci, se entro 6 mesi non è ricostituita
- Per altre eventuali cause previste dal contratto sociale

Lo scioglimento non determina l’immediata estinzione della società ma solo il cambiamento dello
scopo sociale.
La società permane ma la sua attività rimane solo volta alla definizione dei rapporti giuridici che ad
essa fanno capo mediante:
- la realizzazione dell’attivo
- il pagamento dei creditori sociali.
La causa di scioglimento instaura una nuova fase della vita sociale: la liquidazione.

Durante questa fase la società continua ad esistere, ma può solo provvedere


- al pagamento dei debiti sociali,
- alla conversione in denaro del patrimonio sociale
- e dalla sua ripartizione fra i soci.

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I soci amministratori conservano il potere di compiere gli affari urgenti e restano in carica fino alla
nomina dei liquidatori che sono nominati con il consenso di tutti i soci o in disaccordo dal
presidente del Tribunale.

I liquidatori:
- redigono l’inventario
- monetizzano l’attivo
- pagano le passività sociali
- redigono il bilancio finale di liquidazione ed il piano di riparto
- dispongono del potere di rappresentanza sociale ma non possono intraprendere nuove
operazioni estranee al liquidativo

Una volta estinti i debiti sociali, occorre ripartire l'attivo residuo tra i soci.

I liquidatori prima rimborsano i conferimenti e poi ripartiscono l'eventuale eccedenza tra i soci, in
proporzione della parte di ciascuno nei guadagni. Non possono ripartire tra i soci i beni sociali
prima che tutti i creditori sociali siano stati pagati o siano state accantonate le somme per pagarli.
Se il patrimonio sociale è insufficiente a fronteggiare i debiti, i liquidatori possono costringere i
soci, che non abbiano ancora del tutto eseguito il conferimento, a versare quanto da essi promesso.
Infine, qualora i beni sociali risultino ancora insufficienti, i soci sono obbligati a versare ai
liquidatori le ulteriori somme che si rendessero necessarie, nei limiti della rispettiva responsabilità.

L'attivo, residuato dall'estinzione dei debiti sociali e distribuito ai soci come rimborso dei
conferimenti e le eventuali eccedenze, ripartita tra di loro in misura della loro partecipazione ai
guadagni.

I liquidatori hanno poi il compito di chiedere la cancellazione della società dal registro delle
imprese.

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