Sei sulla pagina 1di 187

Le societ di capitali

Definizione
Le societ di capitali sono definite di capitali proprio in ragione del fatto che
l'elemento capitalistico ha una prevalenza concettuale e normativa rispetto
all'elemento personale rappresentato dai soci (si vedano, a tale proposito, le
considerazioni svolte in tema di societ di persone).
La partecipazione dei soci al capitale sociale pu essere rappresentata da azioni o da
quote a seconda della specifica tipologia societaria.
Le caratteristiche delle societ di capitali sono:

1.

personalit giuridica e autonomia patrimoniale perfetta (la societ


risponde soltanto con il suo patrimonio). Fanno eccezione le s.a.p.a., dove i soci
accomandanti sono obbligati soltanto nei limiti della quota del capitale sociale
sottoscritta,

mentre

soci

accomandatari

rispondono

solidamente

illimitatamente.

2.

responsabilit limitata dei soci per le obbligazioni sociali: i soci


rispondono per le obbligazioni assunte dalla societ nei limiti delle azioni o quote
sottoscritte; in caso di insolvenza della societ i creditori non possono rivalersi sul
patrimonio personale dei singoli soci.

3.

potere di amministrazione svincolato dalla qualit di socio: il socio pu


solo esercitare funzioni di controllo e di partecipazione ad utili e perdite e
contribuire, con il suo voto proporzionale alle azioni/quote possedute, a
nominare gli amministratori.

4.

tendenziale trasferibilit delle partecipazioni sociali

5.

organizzazione corporativa, con organi definiti dalla legge (sia nella


tipologia che nelle funzioni: assemblea dei soci, amministratori, collegio sindacale)

Le societ di capitali si dividono in:


-

societ per azioni (SpA);

societ in accomandita per azioni (Sapa);

societ a responsabilit limitata (Srl).

tali

societ

si

aggiungono

le

societ

cooperative

che

sono

societ caratterizzate da uno scopo diverso da quello meramente lucrativo (c.d.


scopo mutualistico).
Tale scopo consiste - a seconda del tipo di cooperativa - nell'assicurare ai soci il
lavoro, o beni di consumo, o servizi, a condizioni migliori di quelle che
otterrebbero dal libero mercato.
Le cooperative sono regolate dalle norme specifiche presenti nel Codice civile,
dall'articolo 2511 all'art. 2548, e, in quanto compatibili, dalle disposizioni sulla
societ per azioni (art. 2519 primo comma).

La societ per azioni - Costituzione e conferimenti

Caratteristiche
-

Principale tipo di societ

Predisposta per le imprese che richiedono lapporto di ingenti capitali e notevoli rischi

Il vincolo tra socio e societ impersonale: lelemento personale scade di fronte alla prevalenza
del capitale.

Personalit giuridica e responsabilit limitata


Personalit giuridica:
- Si acquista con liscrizione nel Registro delle Imprese (2331). Da questo momento la societ
diventa un soggetto distinto dalle persone dei soci e gode di autonomia patrimoniale perfetta
Responsabilit limitata:
- Per le obbligazioni sociali risponde solo la societ con il suo patrimonio (2325)
-

Il socio obbligato solo ad eseguire il conferimento determinato nel contratto sociale

Azioni:
- Esprimono la misura della partecipazione di ciascun socio alla societ
Capitale sociale
-

A seguito della riforma non pu essere inferiore a 120.000 euro (2327)

Costituisce un correttivo, a garanzia dei creditori sociali, della responsabilit limitata dei soci, per
cui la societ non pu costituirsi se non con un minimo di capitale proprio ed destinata allo
scioglimento se, nel corso dellattivit, detto capitale scende al di sotto del minimo legale

Condizioni per la costituzione


Attivit necessarie:
- Stipulazione dellatto costitutivo
-

Iscrizione nel registro imprese

Non pi prevista la necessit di una pluralit di soci (2328)

Condizioni per la costituzione


- che sia sottoscritto per intero il capitale sociale;
-

Il versamento di almeno il 25% dei conferimenti dei soci o, nel caso di spa unipersonale, del
loro intero ammontare;

che sussistano le autorizzazioni e le altre condizioni richieste dalle leggi speciali per la
costituzione della societ, in relazione al suo particolare oggetto.

Stipulazione dellatto costitutivo


Latto costitutivo consta di due documenti
-

Atto costitutivo in senso stretto, in cui si manifesta la volont di dare vita ad un rapporto sociale

Statuto, nel quale sono consacrate le norme per il funzionamento della societ e che, pur se
contenuto in un atto separato, si considera parte integrante dellatto costitutivo

Forme della stipulazione


-

Stipulazione simultanea o istantanea

Mediante comparizione avanti al notaio e redazione dellatto pubblico.


***

Stipulazione per pubblica sottoscrizione


-

Al termine di una complessa fase di raccolta delle sottoscrizioni (2333-2336):


o Compilazione programma e suo deposito
o Adesione dei sottoscrittori e versamento dei conferimenti
o Convocazione assemblea dei sottoscrittori e deliberazioni
o Stipulazione dellatto costitutivo e successivo deposito
***

Forma e contenuto atto costitutivo: Contratto o atto unilaterale


-

La spa deve costituirsi per atto pubblico (2328) a pena di nullit (2332). Latto
costitutivo deve contenere:
o il cognome e il nome o la denominazione, la data e il luogo di nascita o lo Stato di
costituzione,

o il domicilio o la sede, la cittadinanza dei soci e degli eventuali promotori, nonch il


numero delle azioni assegnate a ciascuno di essi;
o la denominazione e il comune ove sono poste la sede della societ e le sedi secondarie;
o l'oggetto sociale;
o l'ammontare del capitale sottoscritto e di quello versato;
o il numero e valore nominale azioni, caratteristiche e modalit di emissione e
circolazione;
o il valore attribuito ai crediti e beni conferiti in natura;
o le norme secondo le quali gli utili devono essere ripartiti;
o i benefici eventualmente accordati ai promotori o ai soci fondatori;
o il sistema di amministrazione adottato, il numero degli amministratori e i loro poteri,
o il numero dei componenti il collegio sindacale;
o la nomina dei primi amministratori e sindaci e, quando previsto, la revisione legale dei
conti;
o l'importo globale delle spese per la costituzione poste a carico della societ;
o la durata della societ ovvero, se la societ costituita a tempo indeterminato, il periodo
di tempo, comunque non superiore ad un anno, decorso il quale il socio potr recedere.

Iscrizione nel registro delle imprese


-

La legge pone a carico del notaio (e, in via sussidiaria, a carico degli amministratori)
lobbligo amministrativamente sanzionato di depositare latto costitutivo entro 20 gg.,
presso il Registro Imprese
o Allegati:
i documenti comprovanti lavvenuto versamento della percentuale dei
conferimenti in denaro;
Relazione giurata di stima dei beni conferiti in natura e dei crediti
Autorizzazioni eventualmente richieste dalla legge

Attivit anteriore alla costituzione


- La SpA esiste giuridicamente solo se iscritta nel registro imprese
o Conseguenze della mancata iscrizione:
La societ non pu emettere azioni
La societ non pu compiere operazioni economiche
Per le operazioni compiute prima delliscrizione sono illimitatamente e
solidalmente responsabili coloro che hanno agito, nonch il socio unico (Spa
unipers.) e quelli tra i soci che hanno deciso, autorizzato o consentito il
compimento delloperazione.

La societ per azioni: iscrizione nel registro delle imprese e nullit della societ
Come si precedentemente rilevato, per la valida ed efficace costituzione di una S.p.a. necessaria la
stipulazione dell'atto costitutivo.
Tuttavia la sola stipulazione dell'atto costitutivo non sufficiente per consentire alla S.p.a. di acquistare
la personalit giuridica. A tale fine necessario porre in essere un adempimento ulteriore: iscrivere la
societ presso il registro delle imprese nella cui circoscrizione stabilita la sede della societ.
Lart. 2330 c.c. prevede una procedura alla quale abbiamo gi fatto cenno e che pu essere sintetizzata
come segue:
-

redazione del contratto sociale (atto costitutivo e statuto);

entro 20 gg., il notaio o gli amministratori provvedono al deposito dellatto costitutivo e dello
statuto presso il registro imprese;

il registro delle imprese, verificata la sola regolarit formale delle documentazione, provvede alla
iscrizione della societ.

proprio l'iscrizione che fa acquistare personalit giuridica alla S.p.a. (efficacia costitutiva) e rende
opponibile (efficacia dichiarativa) ai terzi il contenuto del contratto sociale.
Liscrizione ha anche un importante effetto indiretto, poich incide sulla disciplina della nullit
della societ.
***

Nullit della societ per azioni


Art. 2332 c.c.
Avvenuta l'iscrizione nel registro delle imprese, la nullit della societ pu essere pronunciata soltanto
nei seguenti casi:
1) mancata stipulazione dell'atto costitutivo nella forma dell'atto pubblico;
2) illiceit dell'oggetto sociale;
3) mancanza nell'atto costitutivo di ogni indicazione riguardante la denominazione della societ, o i
conferimenti, o l'ammontare del capitale sociale o l'oggetto sociale.
La dichiarazione di nullit non pregiudica l'efficacia degli atti compiuti in nome della societ dopo l'iscrizione nel registro
delle imprese.
I soci non sono liberati dall'obbligo di conferimento fino a quando non sono soddisfatti i creditori sociali.
La sentenza che dichiara la nullit nomina i liquidatori.
La nullit non pu essere dichiarata quando la causa di essa stata eliminata e di tale eliminazione
stata data pubblicit con iscrizione nel registro delle imprese.

Il dispositivo della sentenza che dichiara la nullit deve essere iscritto, a cura degli amministratori o dei liquidatori
nominati ai sensi del quarto comma, nel registro delle imprese.

N.B.: Nullit della societ


-

In caso di invalidit dellatto costitutivo si applica la disciplina generale dellinvalidit dei


contratti (1418 c.c.)

A seguito delliscrizione nel registro delle imprese la nullit della societ pu essere dichiarata
solo nei casi tassativi del 2332 c.c.:
o Latto costitutivo non stato redatto per atto pubblico
Illiceit delloggetto sociale
Mancanza, nellatto costitutivo, di ogni indicazione con riferimento a:
Denominazione, conferimenti, capitale sociale e oggetto sociale
***

Effetti della nullit


- Art. 2332 2 comma
o la dichiarazione di nullit della societ per azioni
o non pregiudica l'efficacia degli atti compiuti in nome della societ dopo l'iscrizione nel
registro delle imprese (efficacia ex nunc, e non ex tunc)
-

Art. 2332 3 comma


o i soci non sono liberati dall'obbligo dei conferimenti fino a quando non sono
soddisfatti i creditori sociali, n ovviamente hanno diritto di ripetere i conferimenti gi
eseguiti.
o La nullit della societ non tocca attivit gi svolta ed opera come causa di scioglimento
o
- liquidatori nominati dal tribunale

Art. 2332 5 comma


o la nullit della societ iscritta non pu essere dichiarata quando la causa di essa stata
eliminata e di tale eliminazione stata data pubblicit con iscrizione nel registro delle
imprese, prima che sia intervenuta la sentenza dichiarativa di nullit.

NB: si tratta di una nullit sanabile!


NB: si tratta fi una nullit pronunciabile solo in ipotesi tassative! (ovvero, solo nei casi indicati
nellart. 2332 c.c.), mentre lart. 1418 c.c. prevede anche le c.d. nullit virtuali
Ma permangono alcuni caratteri classici della nullit di diritto comune (i.e. in materia di contratti):
-

l'azione di nullit imprescrittibile (art. 1422 c.c.).

la nullit pu essere fatta valere da chiunque vi abbia interesse e pu essere rilevata di


ufficio dal giudice (art. 1421 c.c.)

Spa unipersonale
- Art. 2328, 1 comma:
a) consentita la costituzione della societ per azioni con atto unilaterale di un unico socio fondatore
b) anche nella societ per azioni unipersonale per le obbligazioni sociali di regola risponde solo la
societ col proprio patrimonio, salvo alcuni casi eccezionali.
Sia in sede di costituzione della societ, sia in sede di aumento del capitale sociale, l'unico socio tenuto
a versare integralmente, al momento della sottoscrizione, i conferimenti in danaro (e non solo il
venticinque per cento come previsto per la societ pluripersonale).
La violazione di tale disciplina impedisce che operi la regola della responsabilit limitata
dell'unico socio.

Pubblicit:
-

Per consentire ai terzi di conoscere agevolmente se la societ uni-personale, negli atti e nella
corrispondenza (ma non nella denominazione sociale) della societ deve essere indicato se
questa ha un unico socio

Nel contempo, per consentire l'agevole identificazione dell'unico socio i dati anagrafici dello
stesso (cognome e nome, data e luogo di nascita, domicilio e cittadinanza) devono essere iscritti
nel registro delle imprese a cura degli amministratori

Anche l'omissione di tale pubblicit impedisce che operi per l'unico socio il beneficio della
responsabilit limitata.

La disciplina dei conferimenti


Cosa sono?
Contributi dei soci alla formazione del patrimonio iniziale della societ
Hanno tre funxioni essenziali
-

Funzione: dotare la societ del capitale di rischio (funzione produttiva)

Funzione vincolistica

Funzione organizzativa

La disciplina dei conferimenti ispirata dalla finalit di:


-

garantire che i conferimenti promessi dai soci vengano effettivamente acquisiti dalla societ

garantire che il valore assegnato dai soci ai conferimenti sia veritiero

Esiste una disciplina diversa per i conferimenti in danaro (ipotesi normale) e per gli altri conferimenti

***

I conferimenti in danaro
Nella societ per azioni, se nell'atto costitutivo non stabilito diversamente i conferimenti devono
essere effettuati in danaro
-

N.B.: obbligo di versamento immediato presso una banca di almeno il 25% dei conferimenti in
danaro o dell'intero ammontare se si tratta di societ unipersonale

Costituita la societ, gli amministratori sono liberi di chiedere in ogni momento a soci i versamenti
ancora dovuti.

Dal titolo azionario devono risultare i versamenti ancora dovuti e in caso di trasferimento delle azioni
l'obbligo di versamento dei conferimenti residui grava sia sul socio attuale (acquirente delle azioni), sia
sull'alienante
La responsabilit dell'alienante per limitata nel tempo (tre anni) dalliscrizione del trasferimento nel
libro dei soci ed ha carattere sussidiario

Il socio in mora: effetti


Il socio in mora nei versamenti non pu esercitare diritto di voto.
Art. 2344 in luogo della normale azione giudiziaria per la condanna alladempimento, la societ pu
avvalersi di una pi celere procedura di vendita coattiva delle azioni del socio moroso
-

la societ deve offrire le azioni agli altri soci, in proporzione della loro partecipazione e per un
corrispettivo non inferiore ai conferimenti ancora dovuti.

In mancanza di offerte, la societ pu far vendere le azioni a mezzo di una banca o di un


intermediario autorizzato.

Se la vendita coattiva non ha esito, gli amministratori possono sempre in alternativa alla
normale azione giudiziaria escludere il socio dalla societ, trattenendo i conferimenti gi
versati e salvo il risarcimento dei maggiori danni.

Le azioni del socio escluso entrano a far parte del patrimonio della societ e questa pu ancora
tentare di rimetterle in circolazione entro l'esercizio, e in caso di esito negativo deve annullare le
azioni rimaste invendute riducendo per ammontare corrispondente il capitale sociale

***

I conferimenti diversi dal danaro


Nelle societ per azioni non possono formare oggetto di conferimento le prestazioni di opera o di
servizi
tuttavia possibile effettuare

conferimenti in natura

conferimento di crediti

tanto se effettuati in sede di costituzione della societ quanto se effettuati in sede di aumento del
capitale sociale (art. 2440), devono formare oggetto di uno specifico procedimento di valutazione
regolato dallart. 2343 (parzialmente modificato dalla riforma del 2003 ed ulteriormente modificato in
tempi pi recenti).
Si vuole assicurare una valutazione oggettiva e veritiera di tali conferimenti e soprattutto evitare che agli
stessi venga complessivamente assegnato un valore nominale superiore a quello reale.
Procedimento di valutazione
-

Chi effettua conferimento deve presentare relazione giurata di stima di un esperto designato dal
tribunale nel cui circondario ha sede la societ (2343 c.c.)

La stima deve contenere una serie di indicazioni e in particolare deve attestare che
o il loro valore almeno pari a quello ad essi attribuito ai fini della
determinazione del capitale sociale e delleventuale soprapprezzo.

La relazione deve essere allegata allatto costitutivo e, completato il procedimento di


costituzione, deve restare depositata presso lufficio del registro delle imprese.

La verifica della stima


Il valore assegnato dalla relazione di stima ha carattere provvisorio:
-

Entro centottanta giorni dalla costituzione della societ, gli amministratori (ma non pi anche i
sindaci) devono controllare le valutazioni contenute nella relazione di stima e, se sussistono
fondati motivi, devono procedere alla revisione della stima

Fino a quando le valutazioni non siano state controllate le azioni corrispondenti sono inalienabili e
devono restare depositate presso la sede della societ

Effetti

Se il valore dei beni o dei crediti conferiti inferiore di oltre un quinto la societ deve ridurre
proporzionalmente il capitale sociale e annullare le azioni che risultano scoperte
Il socio pu:
-

versare la differenza in danaro mantenendo inalterato il numero delle azioni sottoscritte

oppure
-

recedere dalla societ, con conseguente diritto alla liquidazione del valore attuale delle azioni
sottoscritte con diritto alla restituzione in natura del bene conferito, qualora ci sia possibile in
tutto o in parte. Il che implica di regola la necessit di conguagli in denaro (a carico della societ
oppure del socio, a seconda dei casi) per pareggiare il valore del bene con il valore di
liquidazione della partecipazione.

Per le ragioni sopra esposte, i risultati della revisione devono essere preventivamente comunicati al
socio in modo da consentirgli lesercizio di tali scelte alternative, nonch per permettergli di impugnare
di fronte allautorit giudiziaria la revisione operata dagli amministratori fermo restando che, nellinerzia
del socio, la riduzione della sua partecipazione si produrr solo con la deliberazione dellassemblea
straordinaria che riduce il capitale e annulla le azioni rimaste scoperte
Latto costitutivo pu tuttavia prevedere che, intervenuto lannullamento delle azioni, quelle residue
siano diversamente ripartite fra i soci, nel rispetto del principio che il valore complessivo dei
conferimenti non pu essere inferiore allammontare globale del capitale sociale (artt. 2346, commi 4o e
5o, e 2343, comma 4o).

Esenzioni
-

Non si fa ricorso al procedimento di stima:


o per i titoli quotati nel mercato dei capitali (c.d. valori mobiliari, come azioni od
obbligazioni)
o per gli strumenti quotati nel mercato monetario (titoli di debito pubblico, certificati di
deposito, ecc.), purch il valore del conferimento compreso il sovrapprezzo non superi il
prezzo medio ponderato al quale tali strumenti finanziari sono stati negoziati nei sei
mesi precedenti il conferimento;

o quando il valore equo (fair value) del conferimento in natura ricavabile dal bilancio
approvato di una societ soggetta a revisione legale dei conti purch tale bilancio sia
stato approvato da non oltre un anno e la relazione del revisore non esprima rilievi
proprio in ordine alla valutazione dei beni oggetto del conferimento.
o quando il valore equo dei beni o crediti da conferire risulta da una valutazione di stima,
non anteriore di oltre sei mesi e il conferimento conforme ai princpi e criteri di
valutazione generalmente riconosciuti.

Anche in questi ultimi due casi, lesenzione concessa a condizione che il valore attribuito al
conferimento compreso il sovrapprezzo non superi la valutazione dei beni conferiti risultante dal
precedente bilancio o dalla precedente stima
NB: Gli amministratori possono richiedere che si proceda ad una nuova valutazione del conferimento
in natura, qualora ritengano inattendibile il valore ad esso attribuito:
-

perch fatti eccezionali (ad esempio, una improvvisa mancanza di liquidit del mercato) hanno
sensibilmente modificato il valore degli strumenti finanziari alla data effettiva del conferimento
rispetto al prezzo medio di quotazione dei precedenti sei mesi

oppure, perch dopo la data di riferimento del bilancio o della precedente stima sono
intervenuti fatti nuovi che hanno sensibilmente alterato il valore equo dei beni o crediti
conferiti;

o infine perch lesperto che ha effettuato la stima non era dotato di adeguati requisiti di
professionalit ed indipendenza (art. 2343-quater).

Tali accertamenti devono essere espletati entro trenta giorni dalliscrizione della societ
-

se conducono alla contestazione del valore del conferimento, la nuova stima dovr essere
effettuata secondo la normale procedura di valutazione disciplinata dallart. 2343, con
conseguente necessit di chiedere la nomina dellesperto da parte del tribunale.

Se non c contestazione
-

gli amministratori nel medesimo termine iscrivono nel registro delle imprese una dichiarazione
nella quale:
o descrivono i conferimenti in natura sottratti al procedimento di stima e la loro
valutazione
o danno atto delle circostanze che giustificano lesenzione

o attestano che il valore dei beni o crediti conferiti almeno pari a quello loro attribuito ai
fini della determinazione del capitale sociale e delleventuale sovrapprezzo

Fino alliscrizione di tale dichiarazione le azioni corrispondenti sono inalienabili e devono restare
depositate presso la sede della societ

Le regole di organizzazione interna della SpA: statuto e patti parasociali

Come abbiamo anticipato, lo statuto della spa (e, pi in generale, delle societ) il documento da
redigersi allinizio dellattivit della societ (di regole insieme allatto costitutivo) in cui i soci
cristallizzano le regole sullorganizzazione societaria e, in particolare, disciplinano il funzionamento
degli organi societari.
La societ, attraverso gli organi e con le modalit stabilite dalla legge o dallo statuto stesso, pu nel
corso della propria esistenza modificare lo statuto. Nel caso delle societ per azioni a tal fine richiesta
la deliberazione dell'organo collegiale che riunisce tutti i soci (i.e. l'assemblea dei soci).

Le modificazioni dello statuto


Per modificazione dello statuto si intende ogni mutamento del contenuto oggettivo del contratto
sociale, rappresentato nei due distinti atti sociali dell'atto costitutivo e dello statuto.
Le modifiche possono consistere nell'inserimento, nella modifica o nella soppressione di determinato
clausole ovvero nella modifica di particolari elementi indicati nell'atto costitutivo o nello statuto (ad
esempio, oggetto sociale o durata della societ).

Tradizionalmente, quando si parla di modifiche statutarie si suole distinguere tra:


-

modifiche soggettive; e

modifiche oggettive.

Tuttavia, ancorch nell'atto costitutivo della spa sia necessario indicare i nomi dei soci fondatori (si veda
lart. 2328, n. 1, c.c.), il mutamento della compagine societaria non comporta una modifica dell'atto
costitutivo, posto che la partecipazione azionaria si trasferisce con la medesima regola per i titoli di
credito e, comunque, trova applicazione la disciplina del consenso traslativo.

Per quanto riguarda la disciplina dettata dal c.c. per le modifiche statutarie della spa necessario tenere
presente come essa riguardi solo le modifiche oggettive, ovvero le modifiche inerenti gli elementi e le
condizioni indicate nell'atto costitutivo e nello statuto, che possono essere relativi all'impresa in s (ad
es. trasformazione) o a singoli aspetti dellorganizzazione interna alla spa (struttura organizzativa, regole
di funzionamento, capitale sociale).

Organo competente a deliberare le modificazioni dello statuto


La competenza a modificare l'atto costitutivo o lo statuto spetta all'assemblea dei soci in sede
straordinaria (art. 2365 c.c.). E' peraltro possibile che il contratto sociale conferisca all'organo
amministrativo la delega per deliberare direttamente alcune particolari tipologie di modifiche: particolari
casi di fusione, istituzione o soppressione sedi secondarie, aumento del capitale sociale a pagamento,
riduzione per recesso del socio e trasferimento sede all'interno del territorio nazionale.
***

Le regole contenute nello statuto della spa sono le uniche regole che possono lecitamente
vincolare la condotta dei soci?
No.
Esistono altre convenzioni idonee a regolare i rapporti tra i soci in modo difforme o complementare
rispetto a quanto previsto dallatto costitutivo o dallo statuto delle societ (Cass. 23.11.2001, n. 14865)
Si tratta dei c.d. patti parasociali, accordi con la forza di un contratto che:
-

valgono solo tra i sottoscrittori (i.e. solo tra i soci che li abbiano sottoscritti);

sono ritenuti accessori rispetto al contratto sociale e distinti da questo.

Art. 2341-bis - Patti parasociali


I patti, in qualunque forma stipulati, che al fine di stabilizzare gli assetti proprietari o il governo della societ:

a) hanno per oggetto l'esercizio del diritto di voto nelle societ per azioni o nelle societ che le controllano;
b) pongono limiti al trasferimento delle relative azioni o delle partecipazioni in societ che le controllano;
c) hanno per oggetto o per effetto l'esercizio anche congiunto di un'influenza dominante su tali societ,
non possono avere durata superiore a cinque anni e si intendono stipulati per questa durata anche se le parti hanno
previsto un termine maggiore; i patti sono rinnovabili alla scadenza.
Qualora il patto non preveda un termine di durata, ciascun contraente ha diritto di recedere con un preavviso di
centottanta giorni.
Le disposizioni di questo articolo non si applicano ai patti strumentali ad accordi di collaborazione nella produzione o
nello scambio di beni o servizi e relativi a societ interamente possedute dai partecipanti all'accordo.

Tipologie di patti parasociali

sindacato di voto: Patto tra i soci che regola il loro comportamento nelle votazioni in un
organo collegiale della societ

sindacati di blocco: Patto con cui i soci si impegnano reciprocamente a non vendere le proprie
azioni per un certo periodo di tempo o a venderle solo a determinate condizioni

patti di preventiva consultazione: Gli aderenti devono discutere preventivamente


lorientamento del voto, che rimane comunque libero, svolgendo una funzione formativa.

Patti aventi ad oggetto o come effetto lesercizio anche congiunto di una influenza
dominante su una societ: linfluenza dominante allinterno di una societ quella posizione
in forza della quale uno, due o pi soci sono in grado di influenzare in modo determinante le
scelte economico e gestionali della societ attraverso le detenzioni di partecipazioni congiunte
maggioritarie.

Patti relativi alla distribuzione di utili e perdite: i soci aderenti stabiliscono una diversa
distribuzione degli utili e delle perdite rispetto a quanto previsto dallo statuto;

Patti relativi alle cariche sociali: attraverso i quali i soci determinano le modalit di nomina di
amministratori e sindaci della societ (c.d. sindacati di gestione);

Patti relativi alle azioni: i soci si obbligano a sottoscrivere azioni ed a collocarle sul mercato
concordando condizioni e tempi (c.d. sindacati di emissione o di collocamento)

DURATA
-

Tempo determinato: la scadenza coincide con il giorno dellassembla che approva il bilancio

Tempo indeterminato: deve prevedere la possibilit di recedere dal o indicare le ipotesi al cui
verificarsi il socio liberato contratto

Durata massima di 5 anni (art. 2341 bis c.c.): i patti che hanno per oggetto o per effetto l'esercizio
anche congiunto di un'influenza dominante su tali societ, non possono avere durata superiore a cinque
anni e si intendono stipulati per questa durata anche se le parti hanno previsto un termine maggiore
***
I patti parasociali nel Tuf

Art.122 D.lgs. 58/1998 (Patti parasociali)


1. I patti, in qualunque forma stipulati, aventi per oggetto l'esercizio del diritto di voto nelle societ
con azioni quotate e nelle societ che le controllano entro cinque giorni dalla stipulazione sono:
a) comunicati alla Consob;
b) pubblicati per estratto sulla stampa quotidiana;
c) depositati presso il registro delle imprese del luogo ove la societ ha la sua sede legale;
d) comunicati alle societ con azioni quotate.

2. La Consob stabilisce con regolamento le modalit e i contenuti della comunicazione, dell'estratto e


della pubblicazione.
3. In caso di inosservanza degli obblighi previsti dal comma 1 i patti sono nulli.
4. Il diritto di voto inerente alle azioni quotate per le quali non sono stati adempiuti gli obblighi previsti
dal comma 1 non pu essere esercitato. In caso di inosservanza, si applica l'articolo 14, comma 5. L'
impugnazione pu essere proposta anche dalla Consob entro il termine indicato nell'articolo 14,
comma 6.
5. Il presente articolo si applica anche ai patti, in qualunque forma stipulati:
a) che istituiscono obblighi di preventiva consultazione per l'esercizio del diritto di voto nelle societ
con azioni quotate e nelle societ che le controllano;
b) che pongono limiti al trasferimento delle relative azioni o di strumenti finanziari che attribuiscono
diritti di acquisto o di sottoscrizione delle stesse;
c) che prevedono l'acquisto delle azioni o degli strumenti finanziari previsti dalla lettera b);
d) aventi per oggetto o per effetto l'esercizio anche congiunto di un' influenza dominante su tali societ;
d-bis) volti a favorire o a contrastare il conseguimento degli obiettivi di un'offerta pubblica di acquisto o
di scambio, ivi inclusi gli impegni a non aderire ad un'offerta.
5-bis. Ai patti di cui al presente articolo non si applicano gli articoli 2341-bis e 2341-ter del codice civile.
5-ter. Gli obblighi di comunicazione di cui al comma 1 del presente articolo non si applicano ai patti, in
qualunque forma stipulati, aventi ad oggetto partecipazioni complessivamente inferiori alla soglia
indicata all' articolo 120, comma 2.

***

Pubblicit
libert di forma : nella maggior parte dei casi
MA
-

nelle societ quotate (o societ che controllano queste ultime) :

devono essere comunicati alla Consob,

pubblicati per estratto sulla stampa quotidiana


e depositati nel Registro delle Imprese
-

nelle societ aperte:


devono essere comunicati alla societ e devono
essere dichiarati in apertura di ogni assemblea

***
Efficacia del patto e conseguenze dellinadempimento:
I diritti nascenti dai patti parasociali sono soggetti alla prescrizione ordinaria decennale
-

Il patto non opponibile:


ai soci non sottoscrittori
alla societ

ai terzi non sottoscrittori

Inadempimento:
societ non subisce conseguenze negative e non si verifica alcuna invalidit degli gli atti da essa
compiuti.
Il socio partecipante al patto, che sia inadempiente, pu essere chiamato a risarcire i danni derivanti dal
suo inadempimento agli altri aderenti al patto.

Spa e diritto di recesso


Il recesso (e la relativa liquidazione della partecipazione sociale) e le modalit di esercizio del diritto di
recesso sono disciplinate, per le s.p.a., dagli artt. 2437 e ss. c.c.
Il diritto di recesso , sostanzialmente, un diritto al disinvestimento del socio che viene
riconosciuto agli azionisti in presenza di particolari circostanze (ad es. agli azionisti non consenzienti,
ovvero agli azionisti assenti, dissenzienti o astenuti in una serie di deliberazioni, o allavverarsi di
determinate cause previste statutariamente, che hanno come comune denominatore quello di alterare in
modo profondo le condizioni di rischio presenti al momento delladesione del socio alla societ.
Si tratta, dunque di strumento di tutela che pu essere attivato in presenza di situazioni
specifiche considerate a rischio per il socio in quanto alteranti la struttura, loggetto o altri elementi
della societ in modo rilevante rispetto a quanto previsto in sede di costituzione.
Le cause di recesso
Le principali ipotesi al ricorrere delle quali il socio di una s.p.a. legittimato a recedere sono previste
allart. 2437 c.c.
Tradizionalmente si suddividono nelle seguenti fattispecie:
-

cause di recesso legali inderogabili;


cause di recesso legali derogabili;
cause di recesso statutarie.

Le cause legali inderogabili

Hanno diritto di recedere i soci che non hanno concorso alle deliberazioni in merito a (art. 2437,
comma 1, c.c.):
- modifica delloggetto sociale quando consente un cambiamento significativo dellattivit della
societ;
- trasformazione della societ;
- trasferimento della sede sociale allestero;
- revoca dello stato di liquidazione;
- eliminazione di una o pi cause di recesso derogabili ovvero previste dallo statuto;
- modifica dei criteri di determinazione del valore delle azioni in caso di recesso;
- modificazioni dello statuto concernenti i diritti di voto o di partecipazione.
Cause legali derogabili
Le cause di recesso dispositive, previste per legge ma derogabili statutariamente (art. 2437, comma 2,
c.c.): sono:
- la proroga del termine
- lintroduzione o rimozione di vincoli alla circolazione dei titoli azionari.
Cause statutarie
Lart. 2437, comma 4, c.c. consente di inserire nello statuto ulteriori cause diverse da quelle sopra
esposte; tale facolt riservata alle sole societ che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio,
in considerazione delle difficolt che numerosi e facili recessi potrebbero causare in societ con un
elevato numero di azionisti, quali quelle quotate (aspetto determinante), nonch in funzione di tutela
della stabilit dei mercati e dei terzi che abbiano rapporti giuridici con tali societ (inoltre, nelle societ
quotate, linteresse del socio al disinvestimento tutelato dalla presenza di un mercato regolamentato
che gli consente la cessione dei titoli)
Altre cause previste dallordinamento al di fuori dellart. 2437 cod. civ.
Esistono altre ipotesi particolari previste dal codice civile, al ricorrere delle quali il socio pu
ugualmente esercitare il diritto di recesso, sono:
- societ, non quotate, costituite a tempo indeterminato (art. 2437, comma 3, cod. civ.);
- societ quotate che deliberano il delisting della societ
- esistenza di clausole di mero gradimento ovvero di limitazione al trasferimento mortis causa
delle azioni (art. 2355-bis);
- societ soggette ad attivit di direzione e coordinamento ex art. 2497-quater
I soci legittimati al recesso
Ai sensi dellart. 2437, comma 1, c.c. i legittimati a recedere sono i soci che non hanno concorso alle
deliberazioni.
Il legislatore conferisce specifico rilievo non solo alla volont contraria del socio rispetto alla delibera
ma anche al fatto che lo stesso non abbia partecipato alla formazione della deliberazione (con la
conseguenza che sarebbe cos legittimato a recedere, oltre al socio dissenziente, anche quello assente,
astenuto o che non abbia potuto esercitare il diritto di voto perch non spettante).

***
Modalit e termini per lesercizio del recesso
Le modalit e i termini del diritto di recesso sono disciplinati dallart. 2437-bis c.c.
Lesercizio avviene mediante lettera raccomandata (atto unilaterale) che deve contenere:
- le generalit del socio recedente;
- il domicilio per le comunicazioni inerenti al procedimento;
- il numero e la categoria delle azioni per le quali si esercita il recesso.
I termini entro il quale il socio legittimato a esercitare il recesso differiscono a seconda che tale diritto
sia leffetto di una delibera assembleare o sia causato da un fatto.
In caso di delibera:
- la raccomandata deve essere spedita entro quindici giorni dalliscrizione della delibera che d
diritto al recesso nel registro delle imprese;
nel caso in cui il diritto di recesso sorga in considerazione di un mero fatto:
- il termine per la comunicazione di trenta giorni dalla data in cui il socio viene a conoscenza di
detto fatto.

La liquidazione delle azioni


[1] Gli amministratori offrono in opzione le azioni del socio recedente agli altri soci in
proporzione al numero delle azioni possedute. Se vi sono obbligazioni convertibili, il diritto di
opzione spetta anche ai possessori di queste, in concorso con i soci, sulla base del rapporto di cambio.
[2] L'offerta di opzione depositata presso il registro delle imprese entro quindici giorni dalla
determinazione definitiva del valore di liquidazione. Per l'esercizio del diritto di opzione deve
essere concesso un termine non inferiore a trenta giorni dal deposito dell'offerta.
[3] Coloro che esercitano il diritto di opzione, purch ne facciano contestuale richiesta, hanno
diritto di prelazione nell'acquisto delle azioni che siano rimaste non optate.
[4] Qualora i soci non acquistino in tutto o in parte le azioni del recedente, gli amministratori
possono collocarle presso terzi; nel caso di azioni quotate in mercati regolamentati, il loro
collocamento avviene mediante offerta nei mercati medesimi.
[5] In caso di mancato collocamento entro centottanta giorni dalla comunicazione del recesso,
le azioni del recedente vengono rimborsate mediante acquisto da parte della societ
utilizzando riserve disponibili anche in deroga a quanto previsto dal terzo comma dell'art. 2357.
[6] In assenza di utili e riserve disponibili, deve essere convocata l'assemblea straordinaria per
deliberare la riduzione del capitale sociale, ovvero lo scioglimento della societ.
[7] Alla deliberazione di riduzione del capitale sociale si applicano le disposizioni del comma secondo,
terzo e quarto dellart 2445 c.c.; ove l'opposizione sia accolta la societ si scioglie.

***

Determinazione del valore delle azioni (nelle s.p.a. non quotate)


Fulcro centrale del recesso la determinazione del valore delle azioni del socio recedente. Lart. 2437ter, comma 2, stabilisce che nelle s.p.a. non quotate il valore delle azioni determinato dagli
amministratori, sentito il parere del collegio sindacale e del soggetto incaricato della revisione contabile,
tenuto conto della consistenza patrimoniale della societ e delle sue prospettive reddituali, nonch
delleventuale valore di mercato delle azioni.
Gli amministratori, tenuto conto del parere degli organi di controllo, devono quindi valutare le azioni
sulla base di due elementi:
- la consistenza patrimoniale;
- le prospettive reddituali.
Inoltre, gli amministratori possono tener conto delleventuale valore di mercato delle azioni.
Tuttavia questultimo elemento, residuale, potr essere utilizzato in situazioni molto particolari (per
esempio, in caso di offerte di acquisto gi ricevute), al di fuori delle quali potrebbe anche non essere
oggettivamente rilevabile nel momento in cui gli amministratori procedono alla valutazione
Criteri alternativi
Lart. 2437-ter, comma 4, prevede che lo statuto possa stabilire anche diversi criteri di stima. In tali casi,
lo statuto deve indicare:
- gli elementi dellattivo e del passivo del bilancio che devono essere rettificati rispetto ai valori
contabili;
- i criteri di rettifica;
- gli altri elementi suscettibili di valutazione patrimoniale da tenere in considerazione.

Azioni e diritti del socio

Nella societ per azioni la qualit (o status) di socio si acquista per effetto dellacquisto della
propriet delle azioni della societ.
Lazione , pertanto, lelemento tipico utile a distinguere la s.p.a. dagli altri modelli societari
(salvo la s.a.p.a). Il capitale di una s.p.a. si caratterizza, infatti, proprio per il fatto di essere
ripartito in azioni (emesse dalla societ).
Nonostante il fatto che sia ormai possibile che non vi sia una materiale emissione di titoli
azionari, la caratteristica tipica della divisione del capitale di s.p.a. in azioni non mutata nel
corso del tempo: il capitale cos suddiviso un valore nominale diviso in azioni e da esse

rappresentato (sia che tali azioni esistano materialmente, sia che esse non esistano
materialmente). Leventuale non emissione delle azioni, come si dir, incide esclusivamente
sulle modalit di trasferimento delle azioni.
***
Lazione quindi definibile come un titolo di partecipazione, in quanto attribuisce la qualit
di socio e, di conseguenza, la titolarit della situazioni giuridiche attive e passive ad essa
collegate, mutuando poi dalla disciplina dei titoli di credito oggetto di successive lezioni la
propria legge di circolazione.

In questo senso, lazione si identifica nel concetto di partecipazione sociale.


Attraverso le azioni si determina la misura della partecipazione di ciascun socio alla
societ. Tale rapporto retto dalle seguenti regole:
1.

a ciascuna azione corrisponde un determinato valore nominale. Esso pu

essere indicato o meno sullazione. Nel caso di indicazione, il valore nominale sempre
uguale e non possono essere emesse azioni per un valore nominale differente. Nel caso
di mancata indicazione, invece, le azioni avranno comunque un valore nominale, ma
esso, anzich leggersi sullazione, si desume, dato un determinato ammontare del
capitale sociale, in base al rapporto tra il numero delle azioni possedute ed il totale di
quelle emesse;

2.

ciascun socio ha diritto ad un numero di azioni proporzionale al

conferimento sottoscritto. Tale regola, tuttavia, essenziale prima della riforma del 2003,
non pi tale oggi, cosicch possibile vi sia una diversa attribuzione delle azioni non
proporzionale. Resta fermo per che, anche in caso di attribuzione delle azioni non
proporzionale al conferimento il valore dei conferimenti non pu essere
complessivamente inferiore allammontare globale del capitale sociale (art. 2346, co. 5,
c.c.)

3.

le azioni conferiscono ai loro possessori uguali diritti. E possibile tuttavia la

creazione di particolari categorie di azioni con diritti parzialmente diversi, ad es. circa la
partecipazione del socio alle perdite. Resta per fermo che le azioni della medesima

categoria non possono attribuire diritti differenti. (si parla quindi oggi di uguaglianza
relativa).
4.

le azioni sono indivisibili. In caso di compropriet i diritti ed asse afferenti

sono esercitati da un rappresentante comune e i comproprietari sono solidalmente


responsabili per le obbligazioni derivanti dalla titolarit dellazione.
***
Sotto altro angolo visuale, lazione pu essere anche descritta come documento che incorpora
tale partecipazione (titolo di credito nominativo).
Lart. 2354 c.c. provvede ad individuare specificamente cosa deve essere indicato sul
certificato azionario:
a. la denominazione e la sede della societ;
b.

la data dellatto costitutivo e della sua iscrizione nonch lufficio del registro

delle imprese presso cui la societ iscritta;


c. il valore nominale o, in mancanza, lammontare del capitale e il numero complessivo
di azioni emesse. (la mancata indicazione snellisce peraltro talune procedure,
consentendo ad es. in caso di operazioni sul capitale di non intervenire sui titoli emessi
e di non doverne emettere di nuovi);
d.

lammontare dei versamenti parziali per le azioni non integralmente liberate;

e. i diritti e gli obblighi particolari inerenti lazione;


f. lindicazione di eventuali limitazioni alla circolazione delle azioni;

g.

la sottoscrizione, anche meccanica, di uno degli amministratori.


***

Si detto che collegata al concetto di azione quello di titolo di credito, pur non potendo
operarsi una netta assimilazione tra i due. Un punto di contatto lo si ritrova certamente con
riguardo alla distinzione delle

azioni in nominative e azioni al portatore.

Lart. 2354 c.c. prevede che, a scelta del socio, le azioni possano per lappunto essere
emesse in una delle due modalit.

Rinviando allo studio dei titoli di credito va precisato allora che la distinzione di rivela
soprattutto con riferimento al regime di circolazione applicabile nelle due diverse ipotesi. A
parte ci, evidente che le azioni nominative, proprio perch tali non possono essere
anonime, consentendo dunque tanto alla societ quanto agli altri soci di conoscere
lallocazione delle quote di capitale. Anche in ragione di tale conclusione, e, quindi, della
maggiore tutela che realizza il regime di nominativit, nel tempo si imposta tale soluzione.

Oggi, infatti, leggi speciali impongono il regime di nominativit obbligatoria,


residuando la possibilit di emettere azioni al portatore per le sole azioni di
risparmio.
Quanto poi alla legge di circolazione, mentre le azioni al portatore, ove consentite, si
trasferiscono mediante il semplice possesso, le azioni nominative, che pure si trasferiscono
con il semplice consenso, sono cedute mediante la girata, dovendosi poi iscrivere il
trasferimento nel libro dei soci al fine di renderlo opponibile alla societ: il giratario
possessore del titolo in base ad una serie continua di girate ha diritto ad esercitare i diritti
collegati alla partecipazione sociale. Nel solo caso di azioni nominative e di titoli
dematerializzati come vedremo a breve lo statuto pu prevedere che il trasferimento delle
azioni sia vietato per il termine massimo di cinque anni dalla costituzione della societ.

***
Accanto ai titoli nominativi o al portatore vanno poi considerati i cd. titoli dematerializzati.

E possibile infatti che la societ non emetta alcun titolo, svincolando cos la circolazione
della partecipazione sociale dal trasferimento del titolo cartolare. Lazione, quindi, circola
mediante annotazioni su appositi registri dai quali, quindi, possibile desumere la sua
titolarit. Lesigenza di dematerializzare il titolo si realizza infatti in particolar modo quando
le azioni di una determinata societ sono frequentemente cedute, cosicch la mancanza del
titolo rende tale trasferimento pi agevole. Questo accade ad es. nel caso in cui la cessione

delle azioni non avvenga mediante rapporto diretto tra venditore e acquirente, ma mediante
lintervento di un intermediario che cura la vendita di un pi ampio complesso azionario. E il
caso della cd. gestione accentrata dei titoli, una volta riservata alla Monte titoli s.p.a. di
propriet della Banca dItalia, di seguito consentita anche ad altre societ di gestione che
rispettino determinati requisiti (capitale mimino, onorabilit..) sottoposti alla verifica della
Consob.
***
Sotto il profilo della finzione organizzativa e vincolistica (sulla quale si torner con riferimento alla
disciplina del capitale delle spa), Le azioni sono:

di identico ammontare
attribuiscono identici diritti
>> distinte e autonome anche quando sono in mano alla stessa persona

indivisibili
>> se intestate a pi persone --> rappresentante comune

circolano similarmente ai titoli i credito nominativi

Il valore delle azioni.


Le azioni rappresentano unidentica frazione del capitale sociale nominale [identico ammontare]
Le azioni possono essere:
a.

con valore nominale


Sono insensibili alle variazioni patrimoniali della societ.
Il valore pu essere modificato solo a causa di modificazione dellatto costitutivo con un
frazionamento o raggruppamento di azioni che va a modificare il valore nominale

b.

senza valore nominale


lo statuto indica solo capitale sociale e numero di azioni.
La partecipazione sar espressa non in numero dazioni ma in una % del numero di azioni emesse.

Le azioni possono assumere vari valori:


Valore demissione
In nessun caso il valore complessivo dei conferimenti pu essere inferiore allammontare del
capitale sociale. Le azioni possono essere emesse al loro valore nominale rappresentato dal rapporto
tra il capitale sociale e il numero delle azioni emesse
Valore di bilancio
Rappresentato dal rapporto tra il patrimonio netto e il numero delle azioni emesse
Valore di mercato
Equivalente prezzo di scambio delle azioni o dal valore di quotazione se la societ sia quotata

***
Diritti del socio di spa

Ogni azione costituisce una partecipazione sociale e attribuisce diritti:

amministrativi (es. diritto di intervento e di voto in assemblea, di impugnazione


delibere)
Di natura patrimoniale (es. diritto agli utili e quota di liquidazione)
Di natura patrimoniale e amministrativa insieme (es. diritto di opzione)

Art. 2348: le azioni conferiscono ai loro possessori uguali diritti.


Tale uguaglianza pu essere:
Relativa: si possono creare categorie di azioni fornite da diritti diversi.
Oggettiva: si hanno alcuni diritti indipendentemente dal numero di azioni possedute ma
per il solo fatto di essere azionisti (diritto di partecipazione allassemblea).
Disuguaglianza soggettiva: una quota di partecipazione pi ampia attribuisce al
possessore di tale quota maggiori diritti e in particolare capacit di controllo
Categorie di azioni

Le azioni non possono essere emesse per una somma inferiore al loro valore nominale, al fine di evitare
che il capitale sociale sia soltanto apparente, e devono indicare:
la denominazione, la sede e la durata della societ;
la data dellatto costitutivo e della sua iscrizione;
il loro valore nominale e lammontare del capitale sociale;
i diritti e gli obblighi particolari ad esse inerenti;
la sottoscrizione di uno degli amministratori.

Lazione attesta la qualit di socio e pertanto ha:


una funzione di legittimazione, in quanto chi la possiede pu esercitare i diritti di socio;
una funzione di trasferimento, in quanto chi trasmette il documento trasferisce la qualit
di socio
Quanto al valore dellazione, possiamo distinguere:
un valore nominale, corrispondente alla parte di capitale sociale che essa rappresenta;
un valore effettivo (o valore di borsa, per le azioni quotate), che consiste invece nel
valore di mercato dellazione.
Caratteri essenziali delle azioni
Devono essere di eguale valore (2348, co 1)
Regola generale che le azioni conferiscono uguali diritti ai loro possessori

Come vedremo, ora possibile creare categorie diverse di azioni, ma le azioni


della stessa categoria devono conferire uguali diritti

Caratteri essenziali delle azioni

Sono indivisibili (2347)


Nel caso di compropriet: rappresentante comune secondo le modalit previste dagli
articoli 1105 e 1106.
Se il rappresentante comune non stato nominato, le comunicazioni e le dichiarazioni
fatte dalla societ a uno dei comproprietari sono efficaci nei confronti di tutti.
I comproprietari dell'azione rispondono solidalmente delle obbligazioni da essa
derivanti
Caratteri essenziali delle azioni

Possono essere emesse senza lindicazione del valore nominale


Il valore nominale il risultato della divisione del capitale sociale per il numero delle
azioni. La funzione quella di rappresentare in termini numerici ed assoluti la parte di
capitale rappresentata da ogni azione.
con lindicazione del valore nominale (impresso sullazione)
senza indicazione del valore nominale: il valore sempre quello che deriva dalla
divisione del capitale sociale per il numero delle azioni emesse ma non
impresso sullazione ed rappresentato da una percentuale (ci consente di fare
ad es. operazioni come laumento gratuito, realizzando un aumento del capitale
senza variare il numero delle azioni)

Categorie di azioni

Lordinamento concede allautonomia contrattuale dei soci di societ per azioni di diversificare
le proprie posizioni allinterno della societ mediante la creazione statutaria di categorie speciali
di azioni ex art. 2348 c.c.
lobiettivo di ampliare gli strumenti disponibili alle societ per attingere a fonti di
finanziamento .
anche essere create per realizzare e comporre delicati equilibri contrattuali
per introdurre nello statuto organizzativo della societ misure antiscalata.

Il codice civile prevede la possibilit di emettere diverse categorie di azioni, le pi importanti sono:
le azioni ordinarie (sono quelle che attribuiscono i diritti visti prima);
le azioni privilegiate (prevedono utili maggiori, precedenza nella distruzione degli utili) ;
le azioni senza diritto di voto o con voto limitato (non possono superare la met del
capitale sociale );
le azioni di risparmio (emesse solo dalle societ quotate, sono senza diritto di voto ed
hanno dei privilegi previsti nello statuto) ;
le azioni con prestazioni accessorie (prevedono attivit aggiuntive come prestazioni di
lavoro);

azioni a favore di prestatori di lavoro (assegnate ai prestatori di lavoro in sostituzione di


aumenti salariali).
***
Dove sono disciplinate?

Talvolta le categorie speciali di azioni sono gi definite e disciplinate dal legislatore.


azioni di risparmio di cui agli artt. 145 ss. t.u.f. ,
alle azioni privilegiate di cui allart. 2350, 1 co., c.c.,
alle azioni postergate di cui al 2 co. dellart. 2348 c.c.,
alle azioni correlate di cui al 2 co. dellart. 2350 c.c.,
alle azioni, anche non privilegiate, senza diritto di voto, con diritto di voto limitato a
particolari argomenti o con diritto di voto subordinato al verificarsi di particolari
condizioni non meramente potestative di cui al 2 co. dellart. 2351 c.c.
alle azioni riscattabili ex art. 2437 sexies c.c. .

O dove non lo sono

La disciplina in tema di categorie di azioni cos come modificata dalla riforma del 2003 si
caratterizza per laffermazione del principio dellatipicit delle categorie azionarie: il 2 co.
dellart. 2348 c.c. rappresentando il primo e fondamentale pilastro sul quale lautonomia
statutaria chiamata ad edificare la nuova struttura finanziaria delle societ per azioni

Azioni di risparmio
D.lgs. n.58/1998 artt. 145-147
possono essere emesse solo dalle societ quotate
non danno diritto al voto ma possono partecipare all'assemblea ordinaria
sono dotate di particolari privilegi di natura patrimoniale stabiliti nell'atto costitutivo
gli azionisti di risparmio hanno una loro assemblea speciale dove nominano un rappresentante
comune
il rappresentante comune ha gli stessi poteri e obblighi del rappresentante degli
obbligazionisti ex art. 2418 c.c.
possono essere al portatore, ma solo se interamente liberate, mentre
Se appartenenti agli amministratori, ai sindaci e ai direttori generali devono essere
nominative
possibile attribuirgli il diritto di opzione anche su una diversa categoria di azioni

Azioni di godimento art. 2353 c.c.


Le azioni di godimento sono azioni che vengono assegnate ai soci ai quali sono state rimborsate
le proprie azioni
(ad esempio perch stato ridotto il capitale sociale in quanto esuberante rispetto al
conseguimento delloggetto della societ)
Ai soci, le cui azioni sono state rimborsate, possono essere assegnate delle azioni di godimento
che attribuiscono al possessore il diritto a partecipare al riparto degli utili dopo che alle azioni
ordinarie stato assegnato un dividendo pari allinteresse legale. In caso di scioglimento della

societ, danno diritto a partecipare al riparto del patrimonio, dopo che le altre azioni sono state
integralmente rimborsate.
Queste azioni, dunque, non rappresentano quote del capitale sociale dellimpresa e attribuiscono
dei diritti ai loro possessori, sono dopo che sono stati soddisfatti quelli dei possessori delle altre
categorie di azioni.

Azioni con prestazioni accessorie


art. 2345 c.c.
la prestazione accessoria non deve consistere in denaro
l'atto costitutivo deve determinare il contenuto la durata le modalit ed il compenso
le azioni non sono trasferibili senza il consenso degli amministratori

Azioni riscattabili 2437 sexies c.c.


Si tratta di azioni che, se alienate, possono essere riscattate dalla societ o dai singoli soci.
Ne parliamo in questa sede per comodit espositiva, perch non si tratta di una vera e propria
categoria di azioni.
Il diritto di riscatto, infatti, pu essere attribuito a una qualsiasi categoria di azioni, come
ci conferma lo stesso articolo 2437 sexies.
Queste azioni si sono rivelate di particolare utilit in particolari circostanze, come quelle in cui la
partecipazione del socio si spiega alla luce di rapporti extrasociali, per esempio di lavoro o di
fornitura.
Si precisato in proposito, al fine di tutelare il capitale sociale, che il loro valore di riscatto
determinato secondo i criteri previsti per l'ipotesi di recesso e che resta salva l'applicazione della
disciplina dell'acquisto di azioni proprie.

Azioni postergate 2348 c.c.


La nuova formulazione dell'art. 2348 c.c. ha riconosciuto la possibilit delle c.d. azioni
postergate.
Si tratta di azioni che si caratterizzano per la diversa incidenza nei confronti delle
perdite.
Si pu stabilire, infatti, che le perdite incideranno su questo tipo di azioni solo dopo che
abbiano inciso sulle altre categorie di azioni.
Le azioni postergate si sono rivelate strumento utile per il finanziamento dell'impresa
sociale, specialmente nell'ambito di processi di ristrutturazione e tentativi di
superamento di situazioni di crisi.

Azioni correlate 2350 co 2


azioni che forniscono diritti correlati ai risultati dell'attivit sociale in un determinato settore,
come, ad esempio, nel caso di una societ che si occupi della produzione di vestiti abbia
un settore dedicato all'alta moda; queste possono risultare un ulteriore strumento, oltre a

quelli previsti con i patrimoni destinati ad uno specifico affare di cui all'art. 2447 bis, per
accedere a finanziamenti finalizzati.
Nello statuto si stabiliscono i criteri di individuazione di costi e ricavi imputabili al settore, oltre
ai diritti da attribuire a tali azioni e le eventuali condizioni e modalit per la conversione di
queste azioni in altre di una diversa categoria
Si poi precisato, all'ultimo comma dell'art. 2350, che non possono essere pagati dividendi ai
possessori di tali azioni se non nei limiti del degli utili risultanti dal bilancio della societ.

Azioni ai prestatori di lavoro 2349


Azioni e strumenti finanziari a favore dei prestatori di lavoro
Se lo statuto lo prevede, l'assemblea straordinaria pu deliberare l'assegnazione di utili ai
prestatori di lavoro dipendenti dalla societ o di societ controllate mediante l'emissione,
per un ammontare corrispondente agli utili stessi, di speciali categorie di azioni da
assegnare individualmente ai prestatori di lavoro, con norme particolari riguardo alla
forma, al modo di trasferimento ed ai diritti spettanti agli azionisti. Il capitale sociale
deve essere aumentato in misura corrispondente.
L'assemblea straordinaria pu altres deliberare l'assegnazione ai prestatori di lavoro
dipendenti della societ o di societ controllate di strumenti finanziari, diversi dalle
azioni, forniti di diritti patrimoniali o anche di diritti amministrativi, escluso il voto
nell'assemblea generale degli azionisti. In tal caso possono essere previste norme
particolari riguardo alle condizioni di esercizio dei diritti attribuiti, alla possibilit di
trasferimento ed alle eventuali cause di decadenza o riscatto (c. 23514 , 25255).
Azioni a voto limitato 2351
Ormai sappiamo che ogni azione attribuisce il diritto di voto.
Ma lo statuto pu prevedere la creazione
di azioni senza diritto di voto,
con diritto di voto limitato a particolari argomenti, c
on diritto di voto subordinato al verificarsi di particolari condizioni non
meramente potestative. Il valore di tali azioni non pu complessivamente
superare la met del capitale sociale (c. 23695).
Limiti
Non possono emettersi azioni a voto plurimo.
Le azioni a voto limitato non possono complessivamente superare la met del
capitale sociale
In pi
Gli strumenti finanziari (2346 e 2349, secondo comma) possono essere dotati
del diritto di voto su argomenti specificamente indicati e in particolare pu
essere ad essi riservata, secondo modalit stabilite dallo statuto, la nomina di un
componente indipendente del consiglio di amministrazione o del consiglio di
sorveglianza o di un sindaco. Alle persone cos nominate si applicano le
medesime norme previste per gli altri componenti dell'organo cui partecipano

Capitale e patrimonio

Capitale sociale

Secondo lart. 2247 del codice civile, per la costituzione di una societ, necessario che i soci
destinino alcuni beni per lo svolgimento dellattivit sociale;

tali beni (i conferimenti) costituiscono quindi le prestazioni che i soci si impegno a eseguire e
rappresentano i beni messi a disposizione della societ per lavvio delle attivit.

Sono la dotazione iniziale della societ che viene comunemente definita capitale sociale.

Il capitale sociale :
un valore numerico fisso, che pu essere modificato durante la vita della societ solo
con particolari procedure assembleari;
indicato negli atti costitutivi delle societ
conoscibile dai soggetti che entrano a contatto con la societ stessa (clienti, fornitori,
terzi).

Funzione del capitale sociale

vincolistica, posto che i soci si sono impegnati, con il conferimento, a porre a disposizione
della societ, un insieme di beni o di somme di denaro pari al valore del capitale sociale, a
prescindere dalle vicende sociali, ed in anche in assenza di debiti.

organizzativa; per comprendere la questione, naturalmente, presenta numerosi profili di


complessit se la societ abbia, durante un dato periodo, conseguito utili o perdite,
indispensabile partire dallammontare del capitale sociale.
La societ, infatti, ha conseguito utili se dal bilancio risulta che i ricavi hanno superato le perdite, alle
quali va sommato il capitale sociale.
Nel bilancio, infatti, il capitale sociale iscritto tra le perdite, cos che per accertare
leventuale presenza di utili (ossia, di ricavi che possono essere distribuiti) necessario
sommare il capitale sociale alle perdite, e sottrarre tale importo ai ricavi.

Requisiti minimi di capitale

120.000,00 per il capitale delle societ per azioni

10.000,00 per la societ a responsabilit limitata

non sono previsti minimi per le societ di persone

normative speciali fissano limiti di capitale minimi per determinate attivit (ad esempio, per le
sim:, stabilito, a seconda dei servizi prestati in euro 120.000,00 o 385.000,00 o in 1.000.000,00)

***

Patrimonio sociale

Linsieme delle attivit e passivit delle societ e, pi in generale, il complesso di tutte le


situazione giuridiche attive e passive che alla societ fanno capo;

del patrimonio sociale, quindi, fanno parte certamente i crediti, ma anche i debiti della societ.

Inizialmente patrimonio sociale e capitale sociale coincidono, perch allinizio linsieme dei
conferimenti ossia il capitale sociale lunico patrimonio di cui dispone la societ;
Successivamente mentre il capitale rimane fisso, il patrimonio sociale muta, in aumento se vi
sono ricavi o in diminuzione (se vi sono perdite).

Si definisce patrimonio netto, invece, la differenza tra attivit e passivit.

***

Le riserve

I fondi di riserva o riserve sono quelle immobilizzazioni di utili imposti dalla legge, dallo statuto oppure
dall'assemblea per assicurare la stabilit del capitale sociale di fronte alle oscillazioni dei singoli esercizi e per
dotare la societ di nuovi mezzi finanziari in funzione dei suoi prevedibili sviluppi (Ferri).

Le riserve. Tipologie

Legali

Facoltative o straordinarie

Statutarie

(riserve da sovrapprezzo di azioni)

2430. Riserva legale

Dagli utili netti annuali deve essere dedotta una somma corrispondente almeno alla ventesima
parte di essi per costituire una riserva, fino a che questa non abbia raggiunto il quinto del
capitale sociale.

La riserva deve essere reintegrata a norma del comma precedente se viene diminuita per
qualsiasi ragione.

2431. Soprapprezzo delle azioni

Le somme percepite dalla societ per l'emissione di azioni ad un prezzo superiore al loro valore
nominale, ivi comprese quelle derivate dalla conversione di obbligazioni, non possono essere
distribuite fino a che la riserva legale non abbia raggiunto il limite stabilito dall'articolo 2430.

Modificazioni del capitale sociale

Costituiscono modificazioni dellatto costitutivo. Le modifiche possono essere


Reali:

Aumento a pagamento (nuovi conferimenti)

Riduzione per esuberanza (rimborso ai soci)

Nominali:

Aumento gratuito (utilizzando valori gi esistenti nel patrimonio)

Riduzione per perdite (adeguamento della cifra del capitale sociale nominale
allattuale minor valore del capitale reale)

Aumento di capitale

A pagamento
Conferimento di nuove attivit da parte dei vecchi soci o dei terzi

Gratuito
Trasferimento di riserve o altri fondi iscritti a bilancio (ove disponibili)

2438. Aumento di capitale a pagamento

Nuovi conferimenti

Un aumento di capitale non pu essere eseguito fino a che le azioni precedentemente emesse
non siano interamente liberate

In caso di violazione gli amministratori sono solidalmente responsabili per i danni arrecati ai
soci ed ai terzi.

2442. Passaggio di riserve a capitale

L'assemblea pu aumentare il capitale, imputando a capitale le riserve e gli altri fondi iscritti in
bilancio in quanto disponibili.

In questo caso le azioni di nuova emissione devono avere le stesse caratteristiche di quelle in
circolazione, e devono essere assegnate gratuitamente agli azionisti in proporzione di quelle da
essi gi possedute.

L'aumento di capitale pu attuarsi anche mediante aumento del valore nominale delle azioni in
circolazione

2441. Diritto di opzione

Le azioni di nuova emissione e le obbligazioni convertibili in azioni devono essere offerte in


opzione ai soci in proporzione al numero delle azioni possedute.

Se vi sono obbligazioni convertibili il diritto di opzione spetta anche ai possessori di queste, in


concorso con i soci, sulla base del rapporto di cambio.

L'offerta di opzione deve essere depositata presso l'ufficio del registro delle imprese. Salvo
quanto previsto dalle leggi speciali per le societ con azioni quotate in mercati regolamentati,
per l'esercizio del diritto di opzione deve essere concesso un termine non inferiore a trenta
giorni dalla pubblicazione dell'offerta.

Riduzione del capitale sociale

Riduzione reale:
si decide di ridurre il capitale indipendentemente dall'esistenza di perdite. Normalmente
si avr questa riduzione quando il capitale ritenuto esuberante per il conseguimento
dell'oggetto sociale. La riduzione facoltativa

Riduzione del capitale per perdite (o nominale):


quando risulta che il capitale diminuito di oltre un terzo in conseguenza di perdite. La
riduzione obbligatoria

Gli effetti delle perdite

La presenza di perdite produce comunque due effetti:


Impedisce la distribuzione di utili fino a che il capitale non reintegrato o ridotto;
Se la perdita superiore ad un terzo non possibile aumentare il capitale se non previa
riduzione dello stesso.

La riduzione per perdite

Perdite sotto il terzo del capitale:


riduzione facoltativa;

Perdite oltre il terzo, ma senza intaccare il minimo legale:


Gli amministratori devono ex 2446 attivarsi: convocando lassemblea perch prenda
provvedimenti e stilando una relazione sulla situazione patrimoniale: non c obbligo di
diminuzione, ma se le perdite non rientrano entro lesercizio successivo la riduzione del
capitale diventa obbligatoria

La riduzione per perdite

Perdite oltre il terzo e sotto il minimo del legale:


Riduzione obbligatoria e successivo aumento.

Perdita dellintero capitale:


Riduzione obbligatorie (i.e. si azzera il capitale e si esegue successivo aumento)

Perdite superiori al capitale:


Successivi aumenti e riduzioni fino a ristabilire il minimo legale; oppure
Versamenti a fondo perduto

Le obbligazioni

Abbiamo analizzato la spa e le azioni che rappresentano il capitale di tale modello societario.

Tuttavia, la societ pu emettere, oltre alle azioni (e alle varie categorie di azioni che abbiamo
analizzato) altri strumenti finanziari. La categoria strumenti finanziari rappresenta un genus che
andato ampliandosi nel corso del tempo e che oggi ricomprende le azioni stesse, le obbligazioni e gli
altri titoli atipici.

Tipizzazione dei titoli = i titoli vengono predefiniti dalla legge a garanzia dei risparmiatori

Liberalizzazione (atipicit dei titoli) = i titoli vengono determinati liberamente dalle societ secondo le
loro necessit: metodo statunitense ampiamente imitato dalla riforma italiana del 2003.

Capitale sociale: azioni. Esse sono distribuite ai soci in modo proporzionale al conferimento, salvo
deroghe.

Azione (quota ideale o titolo) = frazione minima del capitale sociale che occorre sottoscrivere o
acquistare per diventare socio. Misura la partecipazione di ogni socio alla societ (art. 2346 c.1),
indivisibile (art. 2347) e pu avere un valore nominale se indicato nellatto costitutivo (art. 2346 c. 2,3);
pu essere materialmente rappresentata da un titolo nelle societ che non fanno ricorso al mercato del
capitale di rischio (art.. 2346 c.1) per le quali stata attuata la dematerializzazione dal dlgs 213/1998.

Societ non quotate in Borsa: possibile distribuzione di certificati = titoli di credito

Societ quotate in Borsa o non quotate ma con azioni diffuse tra il pubblico in modo rilevante: de
materializzazione. Le azioni in questo caso sono quote ideali non rappresentate da titoli di credito (d.lgs.
213/1998).

Le obbligazioni
Quote ideali di un mutuo contratto dalla societ con gli obbligazionisti (coloro che acquistano le
obbligazioni emesse dalla societ e ne diventano creditori.
Per lesercizio dellattivit dimpresa la societ pu procurarsi i mezzi finanziari oltre che con i
conferimenti, mediante cio il capitale di rischio, anche mediante il ricorso al credito.

Attraverso lemissione di obbligazioni la societ accede al finanziamento esterno.


Lemissione di obbligazioni tradizionalmente consentita alle societ per azioni e alle societ in
accomandita per azioni. Con la riforma del 2003 si poi prevista la possibilit anche per la societ a
responsabilit limitata di emettere titoli di debito, con funzione simile alle obbligazioni.

Chi sottoscrive unobbligazione corrisponde una somma alla societ e questa si impegna a restituirgliela,
normalmente maggiorata di interessi, a una data scadenza.
Diversamente dalle azioni, il cui rendimento legato alle sorti dellimpresa, le obbligazioni, che
evidentemente non attribuiscono la qualit di socio, costituiscono dunque un credito certo.
-

(tuttavia lart. 2411 c.c. ammette la possibilit di postergare il rimborso delle


obbligazioni ad latri crediti, nonch il collegamento del rendimento delle stesse
allandamento dellimpresa).

Per evitare squilibri tra il capitale di rischio e il capitale ottenuto sotto forma di prestito
obbligazionario lart. 2412 c.c. dispone che:
La societ pu emettere obbligazioni al portatore o nominative per somma complessivamente non eccedente
il doppio del capitale sociale, della riserva legale e delle riserve disponibili risultanti dall'ultimo bilancio
approvato. I sindaci attestano il rispetto del suddetto limite.

Tale limite deve rimanere inalterato per tutta la durata delloperazione. E fatta salva la possibilit di
ridurre il capitale in caso di perdite, salvo lobbligo in tal caso di vincolare gli utili futuri al reintegro del
capitale e delle riserve fino alla meta dellammontare delle obbligazioni.

Tale limite superabile quando:


- le obbligazioni emesse in eccedenza sono destinate alla sottoscrizione da parte di investitori
professionali soggetti a vigilanza prudenziale a norma delle leggi speciali. In caso di successiva
circolazione delle obbligazioni, chi le trasferisce risponde della solvenza della societ nei
confronti degli acquirenti che non siano investitori professionali.
- l'emissione di obbligazioni sia garantita da ipoteca di primo grado su immobili di propriet della
societ, sino a due terzi del valore degli immobili medesimi.
- l'emissione di obbligazioni effettuata da societ con azioni quotate in mercati regolamentati.
- ricorrono particolari ragioni che interessano l'economia nazionale.

Si dispone altres, anche a seguito degli scandali finanziari che hanno interessato il nostro paese, che tali
disposizioni si applicano anche alle obbligazioni emesse all'estero da societ italiane ovvero da loro
controllate o controllanti, se negoziate nello Stato, nei limiti stabili con regolamento del Ministro
dell'economia e delle finanze e del Ministro della giustizia, da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 3,
della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta della Commissione nazionale per le societ e la borsa; in
questo caso la negoziazione ad opera di investitori professionali nei confronti di soggetti diversi deve, a
pena di nullit, avvenire mediante consegna di un prospetto informativo contenente le informazioni
stabilite dalla Commissione nazionale per le societ e la borsa, anche quando la vendita avvenga su
richiesta dell'acquirente.

***
Natura giuridica delle obbligazioni

Si tratta di titoli di credito, di massa, emessi in serie, caratterizzati da una letteralit incompleta, integrata
dalla delibera che ne ha disposto lemissione. Possono essere:
-

nominative; o

al portatore (e circolano quindi secondo il relativo regime) e devono indicare:


o 1) la denominazione, l'oggetto e la sede della societ, con l'indicazione
dell'ufficio del registro delle imprese presso il quale la societ iscritta;
o 2) il capitale sociale e le riserve esistenti al momento dell'emissione;
o 3) la data della deliberazione di emissione e della sua iscrizione nel registro;
o 4) l'ammontare complessivo dell'emissione, il valore nominale di ciascun
titolo, i diritti con essi attribuiti, il rendimento o i criteri per la sua
determinazione e il modo di pagamento e di rimborso, l'eventuale

subordinazione dei diritti degli obbligazionisti a quelli di altri creditori della


societ;
o 5) le eventuali garanzie da cui sono assistite.
o 6) la data di rimborso del prestito e gli estremi delleventuale prospetto
informativo.
o In caso di obbligazioni nominative devono indicarsi anche le generalit del
titolare.
Lemissione di obbligazioni deliberata dagli amministratori, e deve risultare da un verbale redatto
innanzi ad un notaio da depositarsi per liscrizione presso il registro delle imprese. In tale delibera si
deve inoltre indicare anche la data del termine delloperazione di rimborso delle obbligazioni emesse.

***
Gli obbligazionisti:
Gli obbligazionisti possono dotarsi di due organi rappresentativi:
-

lassemblea; e

il rappresentante comune.

Ai sensi dellart. 2415 c.c. lassemblea delibera:


-

sulla nomina e sulla revoca del rappresentante comune;

sulle modificazioni delle condizioni del prestito;

sulla proposta di amministrazione controllata e di concordato;

sulla costituzione di un fondo per le spese necessarie alla tutela dei comuni interessi
e sul rendiconto relativo;

sugli altri oggetti d'interesse comune degli obbligazionisti.

Per la modifica delle condizioni di emissione delle obbligazioni necessario, anche in seconda
convocazione, il voto favorevole degli obbligazionisti che rappresentano almeno la met degli
obbligazionisti.

Ai sensi dellart. 2418 c.c. il rappresentante comune deve:


-

provvedere all'esecuzione delle deliberazioni dell'assemblea degli obbligazionisti;

tutelare gli interessi comuni di questi nei rapporti con la societ e assistere alle
operazioni di sorteggio delle obbligazioni.

assistere all'assemblea dei soci.

Inoltre, per la tutela degli interessi comuni degli obbligazionisti il rappresentate ha la rappresentanza
processuale.

***

Le obbligazioni convertibili

attribuiscono al loro possessore il diritto di scegliere, in luogo del rimborso, la


sottoscrizione di azioni della societ o di altra da questa indicata.

Ne pu essere deliberata lemissione solo in caso di capitale sociale interamente


versato e, a tutela delleffettiva possibilit di conversione, lart. 2420 bis c.c. dispone
che la societ deve deliberare l'aumento del capitale sociale per un ammontare
corrispondente alle azioni da attribuire in conversione.

Inoltre, fino a quando non siano scaduti i termini fissati per la conversione, la
societ non pu deliberare n la riduzione volontaria del capitale sociale, n la
modificazione delle disposizioni dello statuto concernenti la ripartizione degli utili,
salvo che ai possessori di obbligazioni convertibili sia stata data la facolt, mediante
avviso depositato presso l'ufficio del registro delle imprese almeno novanta giorni
prima della convocazione dell'assemblea di esercitare il diritto di conversione nel
termine di trenta giorni dalla pubblicazione.

***

Strumenti finanziari partecipativi


Sono previsti dallart. 2346 c.c.. Si tratta di strumenti forniti di diritti patrimoniali o anche di diritti
amministrativi, escluso il voto nell'assemblea generale degli azionisti.
Lo statuto della societ disciplina le modalit e condizioni di emissione, i diritti che conferiscono, le
sanzioni in caso di inadempimento delle prestazioni e, se ammessa, la legge di circolazione.
I contratti bancari
Il codice civile detta una disciplina di alcuni tipi contrattuali diffusi nella prassi (artt. 1834-1860 c.c.),
qualificati come contratti bancari e nei quali immancabilmente uno dei contraenti viene indicato come
banca.
Tipici contratti dimpresa, stipulati dallimprenditore per lo svolgimento dellattivit economica; di qui
unesigenza di uniformit e standarizzazione.

La scarna disciplina codicistica stata nel tempo, in un primo momento, integrata attraverso numerosi
modelli standardizzati di contratti predisposti dallA.B.I. (Associazione Bancaria Italiana), mediante
lelaborazione di schemi contrattuali tipo denominati Norme Bancarie Uniformi, vale a dire
condizioni generali di contratto (art. 1341 c.c.) comuni a tutte le banche; quindi, su impulso del
legislatore comunitario, con lentrata in vigore di nuove disposizioni tese a favorire la trasparenza delle
condizioni contrattuali in unottica di sempre maggiore ricerca delleffettiva tutela del risparmiatore e
dellinvestitore. Di qui un intero titolo (VI) di regole contenute agli artt. 115 ss. del T.u.b.
Le innovazioni concernono in particolare la pubblicizzazione in ciascun locale delle banche e degli
intermediari finanziari operanti al pubblico dei tassi di interesse, dei prezzi, delle spese per le
comunicazioni alla clientela e ogni altra condizione economica relativa alle operazioni e ai servizi offerti,
ivi compresi gli interessi di mora e la valuta applicata per limputazione degli interessi: c.d. informazione
precontrattuale (art. 116 T.u.b.).
Per quanto concerne i contratti, lart. 117 T.u.b., ne impone la forma scritta (pena la nullit) e la
consegna di un esemplare ai clienti. I contratti devono in ogni caso indicare il tasso di interesse e ogni
altro prezzo e condizione praticati, inclusi, per i contratti di credito, gli eventuali maggiori oneri in caso
di mora.
Le modifiche unilaterali da parte della banca delle condizioni contrattuali devono essere comunicate
espressamente al cliente al quale viene riconosciuta la possibilit di recedere dal rapporto.
Linosservanza delle disposizioni concernenti le variazioni contrattuali, ne comporta linefficacia.
Con una significativa disposizione, volta principalmente alla tutela dei depositanti, il 4 comma dellart.
118 T.u.b. stabilisce che le variazioni dei tassi di interesse conseguenti a decisioni di politica monetaria
riguardano contestualmente sia i tassi debitori che quelli creditori e si applicano con modalit tali da
non recare pregiudizio al cliente.
La disciplina dei contratti prevista dal T.u.b. trova applicazione anche agli intermediari finanziari non
bancari.

Fra i vari profili concernenti i rapporti banca-cliente assume un ruolo di rilievo lintroduzione nel
nostro ordinamento della l. 7 marzo 1996, n. 108 (cos come modificata dalla l. 28 febbraio 2004, n. 24),
che, da un lato, ha svincolato il reato di usura dalla sussistenza o meno dellapprofittamento di uno
stato di bisogno, dallaltro, ha fissato per legge il limite oltre il quale gli interessi devono in ogni caso
qualificarsi come usurari. La legge ha delegato il Ministro delleconomia a rilevare trimestralmente il c.d.
tasso soglia il cui superamento fa scattare la fattispecie usuraria, con conseguente nullit delle clausole
contrattuali (art. 1815, comma 2, c.c.). Inoltre, al fine di prevenire il fenomeno dellusura, lart. 16 della
l. n. 108/1996, ha riservato lattivit di mediazione o di consulenza nella concessione di finanziamenti
da parte di banche o di intermediari finanziari ai soggetti, in possesso dei requisiti di onorabilit, iscritti
in apposito albo ora tenuto dalla Banca dItalia.
Parimenti significativo rilievo assumono le decisioni delle Sezioni Unite della Cassazione in tema di
anatocismo, che hanno definitivamente statuito, dopo un ampio dibattito sulla validit della clausola
anatocistica nei contratti bancari, linesistenza di un uso normativo idoneo a legittimare la
capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi sui saldi di conto corrente (art. 1283 c.c.).

La libert diniziativa e quindi di organizzazione della banca come impresa ha un contemperamento e


un limite nelle esigenze di protezione delle controparti-clienti, con conseguenti connotati imperativi
della disciplina contrattuale, funzionali alla tutela del mercato del risparmio e dellinvestimento.
I contratti bancari seconda parte

Il deposito bancario
Il deposito bancario (artt.1834-1837 cod. civ.) rappresenta il pi tradizionale e il principale strumento di
raccolta del risparmio fra il pubblico.
Il codice civile non d una nozione di deposito bancario, ma si limita a stabilire che nei depositi di una
somma di denaro presso una banca, questa ne acquista la propriet ed obbligata a restituirla nella

stessa specie monetaria, alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante, con
losservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi (art. 1834, comma 1, cod. civ.).

Il deposito bancario un contratto:


reale, in quanto si perfeziona con la consegna alla banca della somma;
unilaterale perch le prestazioni che ne derivano sono a carico della sola banca che
obbligata alla restituzione della somma ed alla corresponsione degli interessi nella
misura dovuta o altrimenti in quella legale;
di durata, in quanto linteresse delle parti non viene soddisfatto da prestazioni
istantanee, ma naturalmente destinate a durare nel tempo;
gratuito perch il depositante acquista il vantaggio di conservare la disponibilit delle
somme depositate, sulle quali la banca corrisponde anche un interesse, mentre il
vantaggio della banca si realizza al di fuori della struttura del singolo contratto e non ha
influenza per determinarne la onerosit.

La restituzione delle somme depositate pu avvenire a vista, cio a semplice richiesta del depositante; a
tempo (nei cd. depositi vincolati), cio alla scadenza di un termine prefissato oppure dopo un lungo
preavviso (termine e preavviso sono da considerarsi a favore di entrambi le parti ex art. 1184 cod. civ.).

Il deposito bancario

Tipi:
Il deposito semplice, quello in cui la banca rilascia una ricevuta di cassa (o una lettera
di accreditamento) della somma depositata, la quale viene restituita in unica soluzione alla scadenza pattuita oppure a vista o ancora senza scadenza, ma con preavviso - non
avendo il depositante la possibilit di effettuare prelievi parziali, n di alimentare la
provvista con successivi versamenti.
Il deposito a risparmio o fruttifero si caratterizza per il rilascio di un libretto di deposito
(che pu essere al portatore o nominativo), cio un documento che la banca rilascia al
depositante al momento dellaccensione del rapporto (in coincidenza con il primo

versamento), ove vengono annotati i versamenti ed i prelevamenti e, ad ogni


operazione, il saldo.
Il deposito in conto corrente quello con cui il depositante si riserva di modificare, nel
corso del rapporto, lentit del deposito con successivi versamenti e prelevamenti: questi
ultimi si attuano non solo direttamente agli sportelli, ma anche mediante ordini alla
banca e mediante emissione di assegni.
Il contratto di deposito si estingue se il depositante ritira lintera somma depositata o d ordine di
trasferirla ad altro stabilimento della stessa banca, restituendo il libretto.
In caso di morte del depositante il diritto alla restituzione si trasmette agli eredi.
Trattandosi per di depositi a risparmio con libretto nominativo, la banca ritiene risolto il rapporto, e
gli eredi dovranno provvedere alla costituzione di un nuovo rapporto.
Si evidenzia, invero, che il deposito in conto corrente praticamente in disuso, essendo sostituito dal conto
corrente.

L'apertura di credito
Lapertura di credito viene definita dal codice come il contratto col quale la banca (accreditante) si obbliga a
tenere a disposizione del cliente (accreditato) una somma di denaro per un dato periodo di tempo o a tempo indeterminato
(art. 1842 cod. civ.).
Laccreditato sar tenuto alla restituzione delle somme utilizzate solo alla cessazione del
rapporto.
Lapertura di credito costituisce una forma del mutuo, diretta a soddisfare esigenze di
natura simile alle quali per lo schema rigido del mutuo non pu piegarsi.

Infatti, mentre il mutuatario ha bisogno immediato di denaro, laccreditato ne ha


bisogno in tempi diversi, in momenti successivi non predeterminati, ma di volta
in volta determinati dalle esigenze dei propri affari.

Lapertura di credito perci caratterizzata dalla creazione a favore dellaccreditato di


una disponibilit, cio della messa a disposizione, per un periodo di tempo determinato
o indeterminato, di una certa somma che, per quanto rimanga nelle casse della banca,

egli pu considerare, dal punto di vista economico, come propria perch sar lui a
determinare il momento nel quale la somma passer in sua propriet.
A fronte di questo impegno della banca, il cliente si obbliga a riconoscerle un
corrispettivo sotto forma di commissione.

I caratteri peculiari del contratto di apertura di credito

Lapertura di credito :
contratto consensuale: si perfeziona mediante laccordo delle parti;
ad effetti obbligatori: a carico della banca tenuta a mantenere a disposizione del cliente
la somma accreditata e ci fino alla scadenza del termine prefissato o fino al recesso di
una delle due parti e con correlativi obblighi del cliente;
a prestazioni corrispettive: da un lato quella della banca di tenere a disposizione la
somma e dallaltro quella dellaccreditato di corrispondere la provvigione, in caso di
utilizzazione di interessi;
oneroso: la banca riceve un corrispettivo (provvigione e interessi) in cambio di ci che
resta (messa a disposizione della somma) e laccreditato acquista unutilit avente valore
economico (disponibilit della somma) in cambio della sua prestazione;
ad esecuzione continuata: insito nella sua funzione il protrarsi delladempimento per
una certa durata; contratto a tempo determinato /o indeterminato a seconda della
volont delle parti.

Lapertura di credito, inoltre, pu essere semplice o in conto corrente: semplice quando laccreditato
ha il diritto di utilizzare il credito una sola volta anche se con successivi prelevamenti parziali; lapertura
di credito in conto corrente quando laccreditato ha il diritto di effettuare rimborsi totali o parziali
delle somme prelevate e di utilizzare nuovamente il credito cos ricostituito. Lart.1843 cod. civ. dispone
che se non convenuto diversamente, laccreditato pu utilizzare in pi volte il credito, secondo le forme duso e pu
con successivi versamenti ripristinare la sua disponibilit.
Lapertura di credito in conto corrente disciplinata dalle disposizioni che regolano le operazioni
bancarie in conto corrente.

Per quanto riguarda il recesso dal contratto, bisogna distinguere se lapertura di credito a scadenza o
senza, nel caso la banca non pu recedere dal contratto prima della scadenza, salvo giusta causa (art.
1845, comma 1, cod. civ.).
Il recesso della banca comporta la revoca del fido e le seguenti conseguenze.

Tra esse: il divieto di ulteriore utilizzazione del conto e lordine di rientro, cio di restituzione
delle somme utilizzate, degli interessi e delle spese bancarie.

L'anticipazione bancaria
Lanticipazione bancaria un contratto tipico che trova unespressa disciplina negli artt.1846-1851 cod.
civ. e nelle Norme bancarie uniformi sullanticipazione bancaria.
Con lanticipazione bancaria, la banca mette a disposizione del cliente (anticipato) una somma di
denaro, ottenendo in garanzia il pegno di titoli o merci. In sostanza, la banca anticipa al proprio cliente
parte del valore di merci o titoli che vengono contestualmente consegnati in pegno alla banca stessa,
con facolt del cliente di ritirarli previo rimborso proporzionale delle somme anticipate, in modo tale da
mantenere sempre costante il rapporto tra il valore dei beni detenuti in garanzia ed il credito
restitutorio.

La differenza tra apertura di credito e anticipazione bancaria, sta:


nel fatto che nellapertura di credito non previsto che vengano dati in pegno titoli o
merci.
Inoltre, nellanticipazione bancaria ci deve essere corrispondenza tra la somma
anticipata ed il valore delle merci o dei titoli dati in pegno, corrispondenza che,
nellapertura di credito, pu anche non esserci.

Lanticipazione, quindi, costituisce un vero e proprio prestito, ove il denaro diviene di propriet del
cliente e non semplicemente messo a disposizione di questultimo.
Si detto che la somma anticipata diviene di propriet del cliente e questo si obbliga a restituirne una
quantit corrispondente.
Si evidenzia, ancora, che lanticipazione pu essere fatta su pegno regolare oppure su pegno irregolare:

1. fatta su pegno regolare (anticipazione bancaria propria) quando le cose ricevute in


pegno sono individuabili (ad es. un certo numero di azioni o obbligazioni della Beta
S.r.l.): in questo caso la banca non ne pu disporre ed alla scadenza deve restituire
esattamente le stesse cose ricevute. Lobbligo della restituzione comporta che la banca
provveda alla custodia delle cose ed, eventualmente, alla loro assicurazione. Al termine
del rapporto, la banca ha diritto oltre al corrispettivo dellanticipazione (interessi e
competenze), anche al rimborso delle spese di custodia;
2. fatta su pegno irregolare quando la garanzia costituita da depositi di denaro, o da
titoli o merci non individuabili. In tal caso la banca pu liberamente disporre dei beni
avuti in pegno.
Lanticipazione bancaria d origine ad un rapporto di regola a termine, cio a tempo determinato e
destinato ad estinguersi allo scadere del termine iniziale.

***

Lo sconto bancario
Lo sconto il contratto con il quale la banca, dopo aver trattenuto gli interessi, anticipa al cliente limporto
di un credito di questi verso terzi in cambio della cessione salvo buon fine del credito stesso.
Il credito non deve essere scaduto e viene ceduto salvo buon fine:
ci significa che il cliente deve garantire oltre allesistenza del credito, anche il suo
pagamento da parte del debitore. Se questi non paga, la banca ha diritto di ottenere il
pagamento dal cliente.
Si noti che la banca, nelleffettuare lo sconto, non corrisponde al cliente lesatto ammontare del credito
ceduto, ma un importo inferiore, dove sono stati sottratti gli interessi per il periodo tra lo sconto e la
scadenza del credito a titolo di corrispettivo.
Il tasso calcolato per linteresse detto appunto tasso di sconto.
Lesigenza che tale contratto soddisfa quella di liquidit del cliente, attraverso lo smobilizzo di crediti
non ancora esigibili: lo sconto consente, infatti, ad un imprenditore di ottenere moneta attuale
utilizzando un bene futuro.

Unitamente alle figure dellanticipazione bancaria e dellapertura di credito bancario lo sconto rientra in
quellampia categoria che il Testo unico bancario definisce prestiti.
Il fatto poi che le banche a sua volta possano riscontare dalla Banca dItalia (al tasso di interesse oggi
stabilito dalla BCE) i crediti che a loro volta hanno scontato alla clientela, dimostra come la cessione dei
crediti non avviene a scopo di garanzia, bens a fine di pagamento del debito di restituzione, mediante il
passaggio della titolarit del credito ceduto a favore della banca scontante.

***

Il mutuo fondiario
Il mutuo fondiario disciplinato dal Testo unico bancario, un cd. mutuo di scopo.
Il mutuo di scopo il contratto in forza del quale una parte appresta allaltra mezzi finanziari per la
realizzazione di uno scopo pattiziamente (mutuo di scopo volontario) o legislativamente prefissato
(mutuo di scopo legale) e laltra si obbliga a restituire la somma ed a svolgere lattivit necessaria al
raggiungimento dello scopo secondo i modi e i tempi prestabiliti.
Parte della dottrina sostiene che il mutuo di scopo non abbia natura diversa dal mutuo ordinario
previsto dagli artt.1813 e segg. cod. civ., in quanto il fine ulteriore perseguito dalle parti non snatura il
contratto, ma viene ad inquadrarsi nellambito dei motivi: di conseguenza esso rileva solo quando
elevato a livello di condizione dalle parte o dalla stessa legge ovvero quando costituisce motivo illecito
comune ad entrambi i contraenti (art.1345 cod. civ.).
La dottrina prevalente e la giurisprudenza della Suprema Corte (cfr., Cass.Civ. 10 giugno 1981 n. 3752)
sostengono che si tratti di un contratto diverso dal mutuo ordinario: lo scopo cui la somma destinata,
arriva ad avere una vera e propria valenza causale, tale da snaturare il tipo ordinario del contratto di
mutuo.
La realizzazione dello scopo, infatti, considerata una vera e propria obbligazione a carico del
mutuatario, che si pone in un nesso di sinallagmaticit con la prestazione del mutuante.
Nel mutuo di scopo il mutuante non si limita a trasferire una somma di denaro al mutuatario, perch
questi ne abbia la disponibilit ed il godimento, ma acquista rilevanza causale anche lobbligazione del
mutuatario di realizzare una determinata finalit.

Attesa la autonomia giuridica del mutuo di scopo, si rileva che esso ha natura giuridica diversa dal
mutuo tipico: a differenza di questultimo, infatti, non un contratto reale, ma un contratto
consensuale, perch in mancanza di una norma espressa per il suo perfezionamento sufficiente il
semplice consenso e non necessaria la datio rei.
Ne consegue che la consegna rappresenta solo ladempimento di unobbligazione consensualmente
assunta dal mutuante, il quale potr in caso di inadempienza, essere condannato ad erogare la somma,
essendosi il contratto gi perfezionato col semplice accordo.

Il D.lgs.385/1993, agli artt.38 e segg., prevede una serie di operazioni caratterizzate da


particolari deroghe al sistema di diritto comune ed in particolare alla disciplina del contratto di
mutuo caratterizzate dalla peculiare destinazione del finanziamento: il primo tipo di contratto di
credito speciale che si incontra il mutuo fondiario, il quale costituisce una forma speciale di
mutuo ipotecario (ossia garantito da ipoteca).

finanziamento a medio o lungo termine erogato da una banca e garantito da ipoteca di primo
grado su immobili il cui valore superi di una certa percentuale limporto del mutuo.

Per il soggetto finanziato riconosciuta la possibilit di estinguere anticipatamente il mutuo


pagando un compenso omnicomprensivo che deve essere pattuito contrattualmente fin
dallinizio del rapporto (art. 40 TUB) .

Lelemento che costituisce eccezione alla regola che il mutuatario agevolato anche se
inadempiente:
infatti, in caso di ritardato pagamento la banca pu chiedere la risoluzione del contratto
e la restituzione del finanziamento in un'unica soluzione (cfr., Delibera CICR 9 febbraio
2000 Credito fondiario: disciplina dellestinzione anticipata dei mutui ex art.40, comma
1, T.U.B.) solo se il tardivo pagamento si verificato per almeno sette volte anche non
consecutive ( considerato tardivo se linadempimento avviene tra il trentesimo ed il
centottantesimo giorno dalla scadenza della rata).

Il contratto di assicurazione
Nozione e funzione

Ai sensi dellart. 1882 c.c. L'assicurazione il contratto con il quale l'assicuratore, verso pagamento di
un premio, si obbliga a rivalere l'assicurato, entro i limiti convenuti, del danno ad esso prodotto da un
sinistro ovvero a pagare un capitale o una rendita al verificarsi di un evento attinente alla vita umana.
La definizione riproduce la tradizionale distinzione tra:
-

assicurazione contro i danni; e

assicurazione sulla vita

La struttura del rapporto prevede che una parte (lassicurato) esegua una prestazione (premio), mentre
l'assicuratore si obbliga ad una controprestazione che viene indicata alternativamente: (i) nel
risarcimento di un danno; o (ii) nel pagamento di un capitale; o (iii) di una rendita.
Il contratto di assicurazione disciplinato:
-

dagli art. 1882-1932 c.c.,

dalle norme sui contratti in generale e sui contratti del consumatore,

e dagli art. 165-181 del codice delle assicurazioni.

Il contratto di assicurazione un contratto:


-

consensuale;

aleatorio (ovvero rientra in quella categoria di contratti in cui il diritto alla prestazione o alla
controprestazione dipende circostanze esterne alle parti. Lelemento fondamentale dei contratti
aleatori , appunto, l'alea, il rischio);

che richiede un regime di forma scritta ad probationem e con lobbligo, per lassicuratore, di
rilasciare al contraente la polizza di assicurazione o altro documento da lui sottoscritto.
***

Rischio e premio sono elementi essenziali del contratto.


Il rischio costituisce loggetto del contratto di assicurazione e consiste nella possibilit che si verifichi un
determinato evento futuro e incerto.
Il premio il corrispettivo dovuto dallassicurato allassicuratore. Esso calcolato sulla base di dati
probabilistici. Il premio, infatti, nella prassi determinato non in funzione del rischio assunto con il
singolo contratto di assicurazione, ma con riferimento a tutti i rischi dello stesso tipo assunti

dall'assicuratore ( questo, in altre parole, il rischio assicurato, con ci intendendosi non un singolo
rischio pendente sullassicurato, ma il tipo di rischio).
Lessenzialit del rischio e del premio nel contratto di assicurazione
Il rischio lelemento fondamentale del contratto di assicurazione:
-

il contratto nullo se il rischio non mai esistito o ha cessato di esistere prima della conclusione
del contratto; e

la cessazione del rischio nel corso del contratto ne comporta lo scioglimento (artt. 1895-1896
c.c.).

In termini naturalistici, il rischio la possibilit di un evento futuro e incerto.


Levento pu essere incerto sia sotto il profilo oggettivo che sotto il profilo soggettivo (ad es., non pu
escludersi la validit dellassunzione da parte dellassicuratore di un rischio verificato, qualora il sinistro
sia ignoto ad entrambe le parti. Si veda, a tale proposito, lart. 514 c. nav).
Tuttavia il rischio non deve essere cessato, cio deve esistere al momento della conclusione del
contratto di assicurazione e deve permanere per tutta la durata del contratto. Lart. 1895 c.c. sancisce la
nullit del contratto se il rischio cessato prima della sua conclusione (con la conseguenza che non
assicurabile un rischio cessato, ma assicurabile un rischio che si verificato prima della conclusione
del contratto, se questo non ha comportato la cessazione del rischio assicurato; si tratta della cosiddetta
assicurazione retroattiva).
Un altro, ovvio, limite allassicurabilit di un rischio rappresentato dallart. 1900 c.c., il quale dispone
che non assicurabile il fatto doloso del contraente, dell'assicurato o del beneficiario. Funzione del
divieto quella di evitare che la garanzia assicurativa crei l'interesse alla produzione dell'evento. Il
divieto quindi non si estende al fatto doloso di soggetti diversi da coloro che hanno un interesse alla
prestazione assicurativa, anche se si tratta di persone delle cui azioni l'assicurato responsabile (art.
1900, co. 2, c.c.). Per lo stesso motivo l'assicuratore sempre obbligato per i sinistri conseguenti ad atti
del contraente, dell'assicurato o del beneficiario compiuti per dovere di solidariet umana o nella tutela
di interessi comuni allo stesso assicuratore (v. art. 1900, co. 3,, c.c.). Il divieto nelle assicurazioni sulla
vita limitato al fatto doloso del contraente o del beneficiario. L'art. 1927 c.c., in considerazione della
particolare natura dell'evento, comprende nel rischio assicurabile il suicidio dell'assicurato.
Il premio

Il premio, che costituisce il corrispettivo del rischio assunto dallassicuratore. Secondo linsegnamento
della giurisprudenza, anche costituzionale, il premio il valore della contribuzione a carico di ciascun
assicurato per partecipare alla comunione dei rischi assunti dallassicuratore. Ci spiega la disciplina
peculiare del premio (si vedano gli artt. 1890, 1897, 1898, 1901, 1918 e 1926 c.c.):
-

il premio deve essere pagato anticipatamente (anche se, come noto, la legge consente che sia
pagato periodicamente e che possa essere rateizzato), perch dalla massa dei premi raccolti
che lassicuratore trae le somme necessarie per fare fronte alle prestazioni dovute a coloro nei
confronti dei quali si verifica levento assicurato.

Inoltre, il premio dovuto per lintero periodo per il quale stato calcolato anche se il
contratto annullato o si scioglie prima della scadenza del periodo (indivisibilit del premio)
e i premi pagati sono irripetibili anche in caso di annullamento del contratto (irripetibilit del
premio).

Lassicurazione contro i danni


Nell'assicurazione contro i danni l'assicuratore si obbliga a rivalere l'assicurato, entro i limiti convenuti,
del danno ad esso prodotto da un sinistro.
L'assicurazione contro i danni copre i rischi cui sono esposti determinati beni o diritti, anche di credito
dell'assicurato (assicurazione di cose); pu coprire anche il rischio cui esposto l'intero patrimonio
dell'assicurato, come si verifica nell'assicurazione della responsabilit civile verso terzi (assicurazione di
patrimonio). infine opinione prevalente che nella categoria rientrino anche le assicurazioni contro i
danni alla persona per infortuni e malattie (assicurazione d persone), anche se la disciplina del
risarcimento dei danni parzialmente diversa da quella dettata per le assicurazioni di cose e di
patrimonio, non trovando puntuale applicazione il principio indennitario. La disciplina specifica
dell'assicurazione contro i danni infatti dominata, sia pure non senza possibilit di deroghe
convenzionali, da tale principio, volto ad evitare che l'assicurazione diventi per l'assicurato fonte di
arricchimento e di speculazione a danno dell'assicuratore.
Il principio indennitario si articola nelle seguenti regole. Pu validamente assicurarsi solo chi ha un
interesse economico esposto al rischio dedotto in contratto. Il contratto di assicurazione contro i danni
infatti nullo se, nel momento in cui l'assicurazione deve avere inizio, non esiste un interesse, anche
futuro, dell'assicurato al risarcimento del danno.

L'assicuratore tenuto a risarcire soltanto il danno effettivamente, subito dall'assicurato in conseguenza


del sinistro. Ed il danno risarcibile e di regola costituito solo dalla perdita subita, non anche dal mancato
guadagno.
Ancora, l'indennizzo non pu superare il valore che le cose perite o danneggiate hanno al tempo del
sinistro.
Le regole da ultimo esposte non sono per inderogabili. ammessa l'assicurazione del profitto sperato.
Inoltre, il valore risarcibile pu essere fissato preventivamente mediante stima accettata per iscritto da
entrambe le parti. In tal caso l'assicuratore non potr contestare in sede di indennizzo che il valore reale
inferiore al valore di stima. Non equivale per a stima la semplice
dichiarazione di valore contenuta nella polizza od in altro documento.
Al di fuori del caso di polizza stimata, le conseguenze dell'assicurazione per somma superiore al valore
reale della cosa sono diverse a seconda che vi sia stato o meno dolo da parte dell'assicurato.
In caso di dolo il contratto invalido (annullabile), fermo restando il diritto dell'assicuratore al premio
in corso se in buona fede. Se invece non vi stato dolo, l'assicuratore dovr risarcire il danno nei
limiti del minor valore assicurabile ed il contraente ha diritto di ottenere per il futuro una proporzionale
riduzione del premio.
Pu anche verificarsi l'ipotesi opposta che la cosa assicurata abbia al momento del sinistro un valore
superiore a quello dichiarato nel contratto. Si applica in tal caso la regola proporzionale.
Non solo i danni eccedenti la somma assicurata restanti a carico dell'assicurato, ma l'assicuratore sar
tenuto a risarcire solo una parte proporzionale del rischio coperto. Anche la disposizione in esame non
ha carattere inderogabile e per evitare che in periodi di inflazione monetaria l'assicurato sia costretto ad
aggiornare continuamente la copertura assicurativa, si pu pattuire che l'assicuratore tenuto a risarcire
integralmente il danno fino a concorrenza del valore assicurato.
Frequenti sono anche le clausole che pongono a carico dell'assicurato una parte del danno subito per
prevenire il pericolo di un totale disinteresse dello stesso nei confronti del sinistro. Espressione del
principio indennitario sono anche due istituti tipici dell'assicurazione contro i danni collegati al
verificarsi del sinistro:
-

l'obbligo dell'assicurato di dare pronto avviso all'assicuratore del sinistro (di regola entro tre
giorni), onde consentirgli il tempestivo accertamento delle cause e dell'entit del danno;

l'obbligo dello stesso assicurato di fare quanto gli possibile per evitare o diminuire il danno,
ponendo per le relative spese a carico dell'assicuratore.

L'inosservanza dolosa degli obblighi di avviso e di salvataggio comporta la perdita del diritto
all'indennit. Se invece vi stata solo colpa dell'assicurato, l'assicuratore ha diritto di ridurre l'indennit.
L'assicuratore che ha pagato l'indennit surrogato, fino alla concorrenza dell'ammontare della stessa,
nei diritti dell'assicurato verso gli eventuali terzi responsabili del sinistro. E ci al fine di evitare che, in
contrasto col principio indennitario, l'assicurato possa cumulare l'indennizzo corrispostogli
dall'assicuratore con il risarcimento del danno dovutogli dal terzo responsabile.
L'assicuratore acquista il credito dell'assicurato verso l'autore del danno a titolo derivativo: a lui sono
perci opponibili tutte le eccezioni che il terzo poteva opporre all'assicurato-danneggiato.
L'assicurato inoltre responsabile verso lassicuratore del pregiudizio arrecato al diritto di surrogazione.
L'assicuratore non pu comunque ripetere dal terzo pi di quanto abbia legittimamente pagato
all'assicurato.
Il principio indennitario opera anche quando sono suite stipulate pi assicurazioni presso diversi
assicuratori per la copertura dello stesso rischio. In tal caso l'assicurato deve rendere noti a ciascun
assicuratore i contratti stipulati con gli altri e pu chiedere a ciascuno l'indennit dovuta secondo i
rispettivi contratti, ma la somma complessivamente riscossa non pu superare l'entit del danno.
L'assicuratore che ha pagato ha regresso verso gli altri, per ripartire l'indennit corrisposta, in
proporzione delle somme assicurate presso ciascuno. Figura diversa dalla pluralit di assicurazioni la
coassicurazione. Essa si ha quando pi assicuratori, di regola con un unico contratto, assumono
ciascuno una quota del rischio assicurato.
Ad essa si ricorre quando si tratta di assicurare rischi molto ingenti che nessun assicuratore potrebbe da
solo accollarsi.
Nella coassicurazione ciascun assicuratore risponde nei confronti dell'assicurato nei limiti della quota
assunta ed e quindi tenuto al pagamento dell'indennit solo in proporzione della rispettiva quota. Si ha
quindi un'obbligazione parziaria e non solidale come nell'assicurazione plurima, bench il contratto sia
formalmente unico. L'alienazione delle cose assicurate non comporta di per s lo scioglimento del
contratto di assicuratone contro i danni. La regola che i diritti e gli obblighi dell'assicurato passano
all'acquirente della merce. Tuttavia sia l'acquirente sia l'assicuratore possono liberamente recedere Il
contratto di assicurazione dal contratto entro dieci giorni, salvo che la polizza non sia stata emessa

all'ordine o al portatore. In quest'ultimo caso la copertura assicurativa intatti di per s destinata a


circolare.
Salvo che non si tratti di polizza all'ordine o al portatore, l'alienante resta obbligalo a pagare i premi se
non comunica all'assicuratore l'avvenuta alienazione delle merci ed all'acquirente l'esistenza del
contratto di assicurazione.

Assicurazione sulla vita


Il contratto di assicurazione sulla vita ha una funzione diversa da quella delle altre assicurazioni. Di
solito, si rinviene nel contratto di assicurazione vita una duplice funzione: previdenziale e di risparmio.
In questo caso, le somme assicurate possono essere liberamente determinate dalle parti e linteresse alla
stipulazione rinvenibile nei motivi soggettivi che spingono gli assicurati che stipulano il contratto:
-

sia che assicurato sia il contraente o persona diversa dal contraente (art. 1919, co. 2, c.c.); o

che il beneficiario sia il contraente o lassicurato (se persona diversa dal contraente) o un terzo
liberamente indicato dal contraente.

Peraltro, il beneficiario pu essere indicato nel contratto o con successiva comunicazione


allassicuratore (ci, si badi, pu avvenire anche attraverso una disposizione testamentaria ai sensi degli
artt. 1920-1922 c.c.).
Dalla disciplina in esame emerge il favore del legislatore nei confronti dellassicurazione sulla vita,
giustificato probabilmente dalla funzione previdenziale di questo contratto (si pensi, in particolare, alle
norme sul del pagamento del premio, che consenteno di interrompere in qualsiasi momento il
pagamento dei premi).

***

Assicurazione obbligatoria per i veicoli a motore e i natanti


Con il decreto legislativo n. 209 del 7 settembre 2005 (Codice delle assicurazioni private) si introdotto
un generale riassetto delle norme vigenti in materia di assicurazioni private attuando una
semplificazione e delegificazione.
Il testo incide su tutta la disciplina delle assicurazioni e adegua le disposizioni dellordinamento italiano
agli indirizzi europei.
Particolarmente innovativa la disciplina prevista per le assicurazioni obbligatorie e, in particolare, per i
nuovi sistemi di indennizzo nella responsabilit civile autoveicoli (RCA).
Non si tratta di un semplice riordini normativi: negli ultimi anni una serie di disposizioni hanno inciso
la materia nel tentativo di portare avanti un processo di liberalizzazione e di velocizzazione delle
liquidazioni dei danni nel campo della RCA (si pensi, in particolare, al c.d. indennizzo diretto,
consistente nella possibilit di essere risarciti direttamente dalla propria compagnia di assicurazione).

Titoli di credito

Innovazione del codice civile del 1942


Nel vigore del vecchio codice di commercio ne esistevano solo alcune figure particolari
Disciplinati nel c.c. agli articolo 1992 e ss

Nozione
Non esiste definizione espressa
Definizione

Documento contenente la promessa unilaterale di effettuare una data prestazione a favore di chi
lo presenter al debitore

Secondo FERRI:

documento contenete una dichiarazione con duplice funzione:

Mezzo necessario e sufficiente per lesercizio del diritto che nel documento
menzionato

Mezzo tecnico di circolazione del diritto stesso

Secondo CAMPOBASSO:

documento destinati alla circolazione che attribuiscono il diritto ad una determinata


prestazione.

Secondo ASQUINI:

documento la cui propriet attribuisce il diritto letterale ed autonomo in esso


menzionato ed il cui possesso, nelle forme di legge, necessario a legittimare
allesercizio e al trasferimento di tale diritto.

Tipologie

Documenti destinati alla circolazione che attribuiscono il diritto ad una determinata prestazione:

Titoli di credito in senso stretto (pagamento di una somma di denaro; i.e. cambiale,
assegno, obbligazioni)

Titoli rappresentativi di merci (diritto alla riconsegna di merci depositate o viaggianti; i.e.
fede di deposito, polizza di carico)

Titoli di partecipazione (rappresentano una situazione giuridica complessa; i.e. azioni,


quote di partecipazione in fondi comuni di investimento)

Funzione

Il documento, comunque, rappresenta un credito:

Basta trasferire il documento perch si attribuisca ad altri il diritto alla prestazione in


esso indicata

Funzione: mobilizzazione della ricchezza, favorire cio la circolazione dei diritti di credito,
rendendola pi semplice e sicura, sia nello spazio che nel tempo, e tutelando lacquirente contro
i rischi insiti nel ricorso allo strumento generale della cessione del credito (1260)

Differenze con la cessione dei crediti

Cessione del credito:

Il cessionario acquista la stessa posizione giuridica che aveva il cedente (se questi non
era leffettivo titolare del diritto, anche allacquirente possono essere opposte le
eccezioni relative)

Il cessionario deve fornire la prova del suo acquisto

Se il credito viene incorporato in un documento (titolo di credito), gli svantaggi di cui sopra
sono superati in base al principio di cui al 1153 per cui il possesso di buona fede vale titolo

Titolo di credito

Lacquirente del documento acquista un diritto autonomo rispetto al precedente titolare,


per cui non subir alcun pregiudizio dalla mancanza di titolarit del cedente o
dallesistenza di diritti altrui a lui ignoti

Il possessore del titolo, per ottenere la prestazione dal debitore, dovr solo esibire a
questi il documento.

Caratteri dei tioli di credito

Incorporazione

Letteralit (della promessa)

Autonomia (del diritto incorporato)

Cartolarit

(Astrattezza)

Incorporazione
Incorporazione: il diritto incorporato nel titolo (veicolo del diritto):

Per provare lesistenza del diritto necessario il documento, in quanto il diritto


immedesimato in esso

Per ottenere la prestazione necessaria la presentazione del documento (1992 c.c.)

La distruzione del documento pu importare la perdita del diritto (salvo


ammortamento)

Qualsiasi vincolo sul diritto (pegno, sequestro, etc) non ha effetto sul credito
incorporato se non colpisce anche il titolo (1997 c.c.)

Con il trasferimento del documento si trasferisce anche il diritto

Letteralit
il contenuto e la portata della promessa sono solo quelli che risultano dal contesto letterale del titolo

Le risultanze del documento rappresentano i limiti della pretesa azionabile dal portatore

Il titolare non pu pretendere una prestazione diversa

Il debitore non pu disconoscere le obbligazioni inserite nel titolo

La letteralit pu essere:

Diretta: il documento contiene tutti gli elementiatti ad individuare il contenuto


della pretesa (cambiale)

Indiretta il documento rimanda ad altri documenti, purch soggetti a pubblicit


legale o comunque accessibili (azioni)

Autonomia

La posizione di ciascun portatore del titolo indipendente da quella del portatore precedente:

Sia sotto il profilo della titolarit

Sia sotto il profilo del contenuto

Il debitore, di regola, non pu opporre allultimo possessore del titolo le eccezioni personali
riguardanti i rapporti con i precedenti possessori (1993, 3 c.)

Cartolarit

Il credito cartolare si contrappone al credito cd. chirografario, in cui il documento ha solo


efficacia probatoria ed il diritto del tutto indipendente dal titolo che lo prova
***

Creazione ed Emissione dei titoli di credito

Nascita di un titolo di credito. Esistono due teorie:

Creazione: redazione materiale

Emissione: effettiva consegna del titolo

Il problema, infatti, quando venga ad esistenza un titolo di credito?

Teoria dellemissione

Teoria della creazione: questa concezione dominante nel nostro ordinamento per il
principio di tutela della circolazione di buona fede dei titoli di credito

Rapporto fondamentale e Rapporto cartolare

La creazione e lemissione di un titolo di credito trovano giustificazione in un preesistente


rapporto fra emittente e primo prenditore (rapporto fondamentale)

Il rilascio del titolo costituisce mezzo di rafforzamento della situazione del creditore oltre che
agevole mezzo di soddisfacimento dellobbligazione

In tale nesso di strumentalit fra la creazione del titolo e il rapporto sottostante si ravvisa la
causa del titolo di credito

Classificazione titoli di credito

In base al rapporto fondamentale:

Titoli causali (nei quali, insieme alla promessa, indicato il rapporto sottostante)

Azioni e obbligazioni

Obbligazioni di enti pubblici

Fede di credito

Titoli rappresentativi di merci

Titoli astratti (in cui il rapporto fondamentale non enunciato)

Cambiale

Assegno circolare

Per entrambi vige la regola dellinsensibilit del credito cartolare alle vicende del rapporto
fondamentale, a meno che non si tratti del primo prenditore
La rilevanza della distinzione sta nel fatto che solo per i titoli causali potr farsi capo al rapporto
fondamentale

Classificazione titoli di credito: in relazione al regime di circolazione

Titoli nominativi

intestati ad una determinata persona (risultante sia dal titolo che dal registro
dellemittente)

Il trasferimento avviene mediante lannotazione del nome dellacquirente sul


titolo e nel registro dellemittente (o col rilascio di nuovo titolo)

Titoli allordine

Lintestazione risulta solo dal titolo

Il trasferimento avviene mediante consegna del titolo accompagnata da girata

Titoli al portatore

Non intestati

Il trasferimento avviene mediante consegna

***
legittimazione allesercizio del diritto incorporato nel titolo:

Titoli nominativi: dal possesso accompagnato dallintestazione

Titoli allordine: dal possesso del titolo derivante da una serie ininterrotta di girate

Titoli al portatore: mero possesso

I titoli allordine possono circolare come titoli al portatore se la girata anzich piena sia in bianco

Classificazione titoli di credito: in relazione ai diritti enunciati nel titolo:

Titoli di pagamento

Danno diritto ad una prestazione pecuniaria (cambiale, assegno)

Titoli rappresentativi

Attribuiscono un diritto diverso dal diritto ad un pagamento: in genere un diritto


reale (fede di deposito, polizza di carico)

Titoli di partecipazione

Attribuiscono uno status giuridico (azioni)

***

Classificazione titoli di credito: in relazione alla natura dellemittente:

Titoli di credito pubblici

Titoli di credito privati

Classificazione titoli di credito: in relazione al modo in cui sono creati ed emessi

Titoli individuali: creati di volta in volta in relazione ad ogni singola operazione

Titoli di massa: (cd titoli in serie) vengono creati con ununica operazione (azioni). NB: i
titoli di massa sono tutti causali

Titoli atipici

Il codice ne esclude la libert di emissione nel solo caso di titoli al portatore aventi per oggetto
lobbligazione di pagare una somma di denaro (2004 c.c.)

Esempi:

Warrants:

speciali buoni di sottoscrizione che danno diritto al detentore di


acquistare ad un prezzo prefissato ed entro un lasso di tempo stabilito
un certo numero di azioni;

Pu essere legato ad unobbligazione e, pur avendo analogie con


lobbligazione convertibile, diverso perch pu circolare separatamente
dallobbligazione.

Certificati di fondo comune di investimento

Certificati di depositi doro

Certificati rappresentativi di quote di associazione in partecipazione

***
Eccezioni opponibili al debitore cartolare

Chi debitore in base ad un tiolo di credito non pu emersi dal pagarlo invocando eccezioni
che derivano da rapporti intercorrenti con i precedenti portatori del titolo stesso.

Al portatore del titolo possono essere opposte solo le eccezioni:

A lui personali (es. compensazione)

Reali o assolute, che il debitore pu opporre a qualsiasi possessore

Eccezioni reali o assolute (1993 c.c.)

le eccezioni di forma

(quando la legge richiede una forma particolare, es. cambiale)

quelle che sono fondate sul contesto letterale del titolo

(es. alterazione del documento)

quelle che dipendono da falsit della propria firma

da difetto di capacit o di rappresentanza al momento dell'emissione

dalla mancanza delle condizioni necessarie per l'esercizio dell'azione

(il titolo non scaduto, prescrizione, lazione di regresso cambiaria non stata
preceduta dal protesto)

Eccezioni personali

Eccezioni personali in senso stretto

Es. Difetto di titolarit del diritto cartolare, opponibile al possessore del


titolo che ne ha acquistato la propriet (mancanza di un valido negozio)

Il pagamento al non titolare del diritto liberatorio solo se il debitore


adempie senza dolo o colpa grave

Eccezioni fondate sui rapporti personali

Eccezioni derivanti dal rapporto fondamentale (opponibili al solo primo


prenditore)

Eccezioni fondate su altri rapporti personali: si possono opporre solo se lattuale


possessore ha agito intenzionalmente in danno del debitore (1993, 2)

***

Deterioramento

non sia pi idoneo alla circolazione,

ma tuttora sicuramente identificabile,

Il possessore ha diritto di ottenere dall'emittente un titolo equivalente, verso la restituzione del primo e
il rimborso delle spese.
Ammortamento

Nei casi di smarrimento, sottrazione o distruzione di titoli allordine o nominativi:

Ammortamento: procedimento volto

eliminare lefficacia del titolo smarrito

Concedere alloriginario possessore un duplicato

Ammortamento: procedimento

il possessore pu farne denunzia al debitore e chiedere l'ammortamento del titolo con ricorso al
presidente del tribunale del luogo in cui il titolo pagabile.

Il presidente del tribunale pronunzia con decreto l'ammortamento e autorizza il pagamento del
titolo dopo trenta giorni dalla data di pubblicazione del decreto nella Gazzetta ufficiale della
Repubblica

Ammortamento: opposizione

Il presidente del tribunale pronunzia con decreto l'ammortamento purch nel frattempo non
sia fatta opposizione dal detentore

L'opposizione del detentore deve essere proposta davanti al tribunale che ha pronunziato
l'ammortamento (entro 30 gg dalla pubblicazione del decreto), con citazione da notificarsi al
ricorrente e al debitore.

***
Smarrimento, distruzione etc
Titoli al portatore

Il possessore del titolo al portatore, che ne provi la distruzione, ha diritto di chiedere


all'emittente il rilascio di un duplicato o di un titolo equivalente.

non ammesso l'ammortamento dei titoli al portatore smarriti o sottratti:

Tuttavia chi denunzia all'emittente lo smarrimento o la sottrazione d'un titolo al portatore e gliene
fornisce la prova ha diritto alla prestazione e agli accessori della medesima, decorso il termine di
prescrizione del titolo.

La cambiale

Fonte: R.D. 14 dicembre 1933, n. 1669, la c.d. legge cambiaria (oltre, ovviamente, al codice civile)

Cambiale, definizione
-

Titolo di credito la cui funzione tipica quella di differire il pagamento di una somma di
denaro.

Titolo allordine, formale ed astratto, che attribuisce al possessore legittimo il diritto


incondizionato di farsi pagare una somma di denaro determinata alla scadenza indicata

La cambiale un:
-

Titolo allordine: pertanto requisito naturale di essa la possibilit di circolare mediante girata

Titolo formale: perch la forma prescritta un elemento essenziale per lesistenza del titolo
stesso

Titolo completo: deve contenere tutti i requisiti richiesti sul foglietto cambiario, che non
possono essere desunti, pertanto da altri documenti

Titolo astratto: perch nella cambiale manca qualsiasi riferimento al rapporto fondamentale

Titolo esecutivo: se sono state osservate le disposizioni di carattere fiscale della legge

Ammette il confluire in essa di pi obbligazioni aventi il medesimo oggetto. Infatti,


allobbligazione originaria si aggiungono quelle di ogni successivo girante e dellavallante: obbligazioni
autonome e valide indipendentemente dalle altre, ma tutte legate dal vincolo della solidariet
Assistita da un particolare rigore processuale: nei giudizi cambiari, se le eccezioni proposte sono di
lunga indagine, il giudice deve emettere sentenza di condanna con riserva, rinviando ad un secondo
momento la cognizione delle eccezioni

Cambiale tratta
La tratta o cambiale in senso stretto contiene lordine che una persona (traente) d ad unaltra persona
(trattario) di pagare ad un terzo (prenditore) una somma di denaro

, dunque, un ordine di pagamento, perch:


-

Il traente d lordine e per legge garantisce laccettazione ed il pagamento del titolo

Il trattario che il destinatario dellordine di pagamento e diventa obbligato cambiario ed


obbligato principale solo in seguito ad accettazione

Il prenditore che il beneficiario dellordine di pagamento

Struttura della cambiale tratta


-

Rapporto di valuta: (intercorrente tra traente e prenditore) che d causa allemissione o


negoziazione del titolo (es. vendita di merce da cui scaturisce lobbligo di pagamento del
prezzo)

Rapporto di provvista: (intercorrente tra traente e trattario) in virt del quale il traente ordina al
trattario di pagare la somma portata dal titolo al prenditore o ad un suo giratario.

Il vaglia cambiario (o pagher)


Contiene la promessa, fatta da una persona (emittente), di pagare una somma di denaro ad una
determinata scadenza
-

Lemittente, promette il pagamento assumendo la veste di obbligato cambiario principale

Il prenditore il beneficiario della promessa di pagamento

NB:
Tanto la tratta quanto il vaglia cambiario sono negozi giuridici unilaterali.
Tuttavia, mentre per il vaglia cambiario il contenuto della dichiarazione cambiaria
certamente una promessa unilaterale; per la tratta si discute se sia una assegnazione (Jacob),
una promessa del fatto di un terzo (Ascarelli), o una delegazione (Asquini).
***

Requisiti della cambiale


-

Redatta in forma scritta

Carattere autonomo: non pu ritenersi valida una cambiale inserita nel contesto di un altro
documento

Per la redazione si fa uso, di regola, di appositi fogli bollati

messi in vendita

dallAmministrazione finanziaria dello Stato per un importo corrispondente alla tassa graduale di
bollo (la cambiale non bollata sin dallorigine non ha efficacia di titolo esecutivo ma valida
solo come promessa di pagamento, 1988 c.c.)

Requisiti essenziali (artt. 1 e 100 l. camb.)


-

Denominazione cambiale

Lordine incondizionato o promessa incondizionata di pagare una somma determinata (


consentita la promessa di interessi solo nella cambiale pagabile a vista: il tasso di interesse, in tal
caso, deve essere indicato nella cambiale)

Nome, luogo e data di nascita (ovvero CF) di chi designato a pagare (trattario o emittente)

Nome del primo prenditore (tratta) o di colui al quale deve farsi il pagamento (vaglia cambiario)

Data e luogo di emissione

Sottoscrizione dellemittente o del traente

NB:
Lassenza di uno dei requisiti fa s che il documento non valga pi come cambiale, ma come
semplice attestazione di credito

Elementi accidentali
-

Luogo di pagamento (se manca: per la tratta si intende il domicilio del trattario; per il vaglia
quello dellemittente)

Data di scadenza:
o A giorno fisso;
o A vista: in tal caso pagabile al momento della presentazione al debitore;
o A certo tempo vista: la cambiale scade dopo un certo tempo dalla presentazione;
o A certo tempo data: la cambiale scade dopo un certo tempo dallemissione

NB:
Se non c indicazione di scadenza, la cambiale si considera pagabile a vista.

Cambiale incompleta e in bianco


I requisiti cambiari devono sussistere al momento della presentazione per il pagamento (al momento
dellemissione sono sufficienti firma e denominazione)
La cambiale che circola sprovvista di uno o pi requisiti, pu essere:
-

Incompleta: quando il rilascio del titolo avviene senza un accordo per il suo successivo
riempimento;

In bianco: quando sussiste un contratto di riempimento successivo:

Se gli accordi non vengono rispettati: eccezione di abusivo riempimento (che tuttavia non pu essere
eccepita al terzo portatore di buona fede)
La facolt di riempimento sottoposta ad una decadenza di tre anni dallemissione del titolo (art. 14 l.
camb.)
***

Autonomia delle obbligazioni cambiarie


Esistono due categorie di obbligati al pagamento:
o Obbligati principali: emittente nel pagher, accettante nella tratta;
o Obbligati in via di regresso (ossia nel caso di rifiuto dellobbligato principale): traente
e avallante.
Lavallante assume la posizione di obbligato principale se d avallo per un obbligato principale,
altrimenti obbligato in via di regresso
Alla scadenza della cambiale, se lobbligato principale rifiuta il pagamento, lattuale portatore legittimo
del titolo pu rivolgersi ad uno qualunque, a sua scelta, tra gli altri obbligati cambiari: lobbligato di
regresso poi pu pretendere il rimborso di quanto ha pagato dai giranti che lo precedono, dal traente e
dai loro avallanti.

***

Capacit e rappresentanza cambiaria


-

Tutte le persone giuridicamente capaci possono assumere obbligazioni cambiarie (art. 9 e 10 l.c.)

Le dichiarazioni cambiarie possono essere compiute anche a mezzo di rappresentante:

Dalla dichiarazione o dalla sottoscrizione deve apparire che il dichiarante si obbliga in nome del
rappresentato stesso (art. 11 e 12 l.c.)

Accettazione della tratta


latto negoziale con cui il trattario entra nel rapporto cambiario e si obbliga a pagare la somma
indicata nel titolo (apposizione delle parole accettato, visto o sigla)
Fino a che la tratta non accettata non sorge unobbligazione cambiaria n vi un debitore principale
cambiario (a differenza del pagher) ed il traente, gli eventuali giranti e loro avallanti, sono solo
obbligati di regresso
Prima dellaccettazione il portatore della cambiale non vanta alcun diritto n pu esperire lazione
cambiaria o lazione causale
Ad accettazione avvenuta il trattario assume lobbligazione di pagare come obbligato principale

La girata
La cambiale, di regola, si trasferisce mediante girata
Non c definizione di girata ma, la prassi indica che si tratta di un negozio giuridico cartolare (i.e.
risultante dal titolo), unilaterale ed astratto, contenente un ordine di pagamento.
, in pratica, una dichiarazione scritta sul titolo con la quale il girante ordina al debitore cartolare di
effettuare il pagamento del titolo ad un altro soggetto (giratario)

La formula: per me pagate a


-

Deve essere incondizionata

Gli effetti sono diversi da quelli della cessione del credito: il cessionario acquista lo stesso diritto
del cedente, il giratario acquista un diritto originario, autonomo ed immune dai vizi inerenti al
diritto del girante

Tipi di girata
Piena oppure in bianco
-

Piena: Per me pagate al Sig. X

In bianco (senza indicazione del giratario):


o il giratario pu riempirla col suo nome o con quello di altra persona
o Trasmettere la cambiale a un terzo senza riempire la girata in bianco o senza girarla. In
questo caso la cambiale circola come un titolo al portatore.

Girata per procura (o per incasso)


Es. la girata dei clienti che scontano un effetto presso la propria banca o glielo trasmettono affinch
ne curi lincasso
Il giratario diviene un mandatario del girante, come tale potr esercitare i diritti del girante ma non
potr girarla ulteriormente a terzi

Girata in garanzia
Con questa il girante costituisce a favore del giratario (che anche suo creditore) per garantirgli la
solvibilit del proprio debito, un pegno sul credito rappresentato dal titolo.
Il giratario assume la posizione di un creditore pignoratizio e non pu girare la cambiale se non per
procura
Legittimazione del portatore
La persona che pu esercitare i diritti nascenti dalla cambiale si individua in base a due elementi:
-

Possesso della cambiale

Girata

o Se le girate sono pi duna, occorre che la serie sia continua


o Se lacquisto avviene a non domino, il possesso di buona fede attribuisce la titolarit: chi
detiene la cambiale tenuto a verificare la continuit delle girate ma non la loro
autenticit.
***
La cambiale (seconda parte)

Pagamento
-

Il portatore deve presentare la cambiale al debitore per il pagamento.


o Cambiale tratta: presentazione al trattario accettante
o Vaglia cambiario: allemittente.

Termini:
-

Cambiale a data fissa o a certo tempo data o vista: presentazione alla scadenza o in uno dei due
giorni feriali successivi (43 l.c.)

Cambiale a vista: deve essere presentata entro lanno dalla data di emissione (a pena di perdita di
ogni azione cambiaria; 39 l.c.)

Avallo
Lavallo una dichiarazione con la quale taluno garantisce cambiariamente il pagamento della cambiale
per uno degli obbligati cambiari
-

Traente;

Emittente; o

Un girante.

Si tratta di un obbligazione autonoma di garanzia: diversa dalla fideiussione poich non ha la


caratteristica dellaccessoriet: lavallo indipendenti dallobbligazione cambiaria per cui dato

Caratteristiche dellavallo
- Lavallante obbligato nello stesso modo di colui per il quale lavallo stato dato
- Lavallante obbligato in solido con lavallato
- Lavallo indipendente dallobbligazione cambiaria per cui dato (ci lo differisce dalla fideiussione)
- Lavallante non pu pretendere che il portatore escuta preventivamente lavallato
- Lavallante che effettui il pagamento della somma cambiaria acquista in modo autonomo i diritti
inerenti alla cambiale, accresciuti degli interessi e delle spese, nei confronti dellavallato e di coloro che
sono obbligati cambiariamente verso questultimo
- Lavallante (poich assume la medesima obbligazione dellavallato) non pu assoggettare il proprio
obbligo a condizioni
- ammesso, per, lavallo parziale, dato cio per una sola parte della somma cambiaria

***

Le azioni cambiarie
Il portatore di una cambiale, qualora il pagamento venga rifiutato dal trattario (tratta) o dallemittente
(pagher) pu pretendere il pagamento da tutti gli obbligati cambiari e a tal fine pu:
-

Iniziare lesecuzione forzata sul patrimonio del debitore servendosi della cambiale come titolo
esecutivo

Promuovere un ordinario giudizio di cognizione

Avvalersi del procedimento ingiuntivo (poich esso consente di iscrivere sollecitamente ipoteca
giudiziale).

In ogni caso lazione cambiaria pu essere:

Diretta: contro tutti gli obbligati principali (laccettante e i suoi avallanti nella rtratta, lemittente
e i suoi avallanti nel pagher)

Di regresso: contro gli obbligati di regresso (traente, girante e loro avallanti nella tratta; giranti e
loro avallanti nel pagher)

NB:
-

Nei confronti degli obbligati in via diretta:


o lazione non subordinata a formalit o termini di decadenza

Lazione di regresso subordinata al protesto e pu esercitarsi:


o Se il pagamento non ha avuto luogo alla scadenza stabilita;
o Se laccettazione della tratta sia stata rifiutata in tutto o in parte
o In caso di fallimento del trattario
o In caso di fallimento del traente di una cambiale non accettabile

***
Protesto (63-73 l.c.)
-

Nei confronti degli obbligati in via diretta: lazione non subordinata a formalit o termini
di decadenza

Lazione di regresso subordinata al protesto e pu esercitarsi:


o Se il pagamento non ha avuto luogo alla scadenza stabilita;
o Se laccettazione della tratta sia stata rifiutata in tutto o in parte
o In caso di fallimento del trattario
o In caso di fallimento del traente di una cambiale non accettabile

Le azioni extracambiarie

1. Azione derivante dal rapporto fondamentale:


-

Questa azione permane nonostante lemissione o trasmissione della cambiale

legata al rapporto fondamentale sottostante

Lesercizio subordinato al protesto, cio al mancato buon fine della cambiale

Esiste a carico del portatore lonere di restituire la cambiale e di depositarla in


cancelleria, onde evitare rischi di duplicazione del pagamento

2. Azione di arricchimento
-

Azionabile quando il danneggiato non pu esperire n lazione cambiaria, n altra azione


causale, (carattere residuale) pu essere esercitata lazione di ingiustificato arricchimento
(art.2041 c.c. e 67 l.c.), la quale impedisce che il portatore resti danneggiato dalle
decadenze e prescrizioni cambiarie
***

Prescrizione delle azioni


-

Le azioni cambiarie contro accettante ed emittente: 3 anni dalla scadenza della cambiale

Le azioni del portatore contro i giranti e contro il traente: 1 anno dalla data del protesto

Le azioni dei giranti gli uni contro gli altri o contro il traente: 6 mesi dal giorno in cui il
girante ha pagato la cambiale

Lazione causale ha il termine di prescrizione del rapporto fondamentale

Lazione di arricchimento si prescrive in un anno dal giorno della perdita dellazione


cambiaria

***

La cambiale finanziaria

Nozione: un titolo di credito allordine, emesso in serie ed avente una scadenza non inferiore a tre
mesi e non superiore a 12 mesi dalla data di emissione

Funzione: Raccogliere denaro dai risparmiatori per investirlo nellattivit dellemittente

Caratteri:
1. Titolo emesso in serie
2. Titolo causale
3. Rapporto fondamentale quello di mutuo
4. Deve contenere la denominazione cambiale finanziaria

Lassegno bancario
Che cosa un assegno bancario? Si tratta di uno strumento di pagamento. Come tale, esso rientra in
una categoria che nella prassi e nella realt economica (prima ancora che giuridica) in continua e
costante espansione.
Sono, tra gli altri, strumenti di pagamento:
-

Lassegno bancario

Lassegno circolare

La cambiale

Le carte di credito e di debito

I bonifici bancari

LAssegno bancario
Lassegno bancario, tuttavia, anche un titolo di credito. Esso costituisce al contempo uno strumento
di pagamento utilizzabile da chi abbia fondi disponibili presso una banca.

Come vedremo, il contenuto di tale titolo di credito un ordine incondizionato, rivolto dal traente ad
una banca (trattario), di pagare una somma determinata in favore di un determinato soggetto
(prenditore).
Come tale, lassegno bancario strettamente legato al deposito bancario che il traente ha presso la
banca trattaria: sotto questo profilo un servizio bancario accessorio al deposito regolato in
controcorrente.
Il traente (che di norma un soggetto titolare di un conto corrente bancario) deve:
-

avere le somme disponibili presso il trattario/banca ( c.d. rapporto di provvista)

poter disporre di tali somme a mezzo di assegno ( questa, invece, la convenzione di


assegno)

***

Requisiti essenziali dellassegno bancario


Lassegno bancario deve contenere i seguenti requisiti:
-

La denominazione di assegno bancario

Lordine incondizionato di pagare la somma specificata

Lindicazione della banca trattaria

Indicazione del luogo di pagamento

La data e luogo di emissione

La sottoscrizione autografa del traente/cliente

Regime di circolazione dellassegno bancario


Lassegno bancario pu essere emesso allordine o al portatore:
-

Assegno allordine: trasferimento mediante girata cui deve accompagnarsi la consegna del
titolo

Assegno al portatore: solo consegna del titolo

Clausola non trasferibilit


Tale clausola pu (e, in alcuni casi deve) essere apposta sullassegno, che in tale modo acquista maggiore
certezza nella successiva circolazione (che, per tale via, viene limitata al solo beneficiario dellassegno):
-

La clausola non trasferibile rende lassegno non girabile, n cedibile.


o Es.: se rubato o smarrito, il ladro o ritrovatore non possono esigere somma.

obbligatoria per assegni di importo uguale o superiore a 1.000,00 (decreto 201 Salva
Italia 06/12/11 art.12)

Nella prassi, peraltro, tale clausola generalmente prestampata. Per evitarne lautomatica operativit il
traente deve espressamente chiederlo alla banca (e solo per importi fino a 1.000,00 con indicato codice
fiscale traente oltre che firma, comportano imposta di bollo 1,50).

***

Lassegno circolare
Lassegno circolare un titolo di credito allordine, formale, emesso da un istituto di credito autorizzato
contenente la promessa di pagare a vista al prenditore, presso uno qualsiasi dei recapiti indicati, la
somma su di esso indicata.
Funzione di consentire pagamenti senza il rischio dello spostamento materiale della moneta, cui
lassegno circolare equiparato perch incorpora un credito di sicura esigibilit.
Lemissione dellassegno circolare deve essere correlata allesistenza di somme disponibili presso
listituto emittente (provvista); lassegno deve essere allordine, cio intestato a una persona determinata.
La provvista costituita generalmente con il versamento in contanti nelle casse dellistituto di credito
per un importo corrispondente a quello indicato nellassegno (copertura garantita)

Quali altri strumenti di pagamento si sono diffusi nella prassi (con leffetto di sostiuire i
pagamenti in denaro e/o di dilazionare leffettivo pagamento)?

1. Carte di credito
Le Carte di credito permettono al titolare di acquistare (tramite POS = Point of Sale) beni e/o servizi
presso qualsiasi esercizio aderente al circuito al quale la carta abilitata o di prelevare contante (tramite
ATM = Automatic Teller Machine) con addebito posticipato.
Le operazioni prevedono generalmente un massimale di utilizzo (plafond) definito nel contratto.
Il titolare della carta, a seconda del contratto e del tipo di carta, pagher in ununica soluzione, di solito
ogni mese con addebito su conto corrente (carta di credito classica) oppure a rate, con gli interessi
(carta di credito revolving)

2. Carte di debito
Le Carte di debito permettono al titolare, in base a un contratto con la propria banca, di acquistare
(tramite POS) beni e/o servizi presso qualsiasi esercizio aderente al circuito al quale la carta abilitata o
di prelevare contante (tramite ATM = Automatic Teller Machine) con addebito immediato sul conto
corrente collegato alla banca.
Le carte pi diffuse sono le carte Bancomat e Postamat.

3. Internet banking
Le operazioni effettuabili tramite piattaforme di internet banking offrono la possibilit di accedere a
servizi bancari e servizi complementari a quelli bancari da un personal computer (es. bonifici,
pagamenti utenze e bollettini postali, dichiarazioni su modello unificato F24, trading online, ecc.)
La sicurezza garantita da: credenziali di accesso (codice utente + pw) + dispositivo di firma digitale
per confermare le operazioni (PIN).
PIN = Personal Identification Number
Una delle operazioni pi frequenti sullinternet banking il bonifico, con il quale si trasferiscono le
somme da un conto corrente allaltro, anche di banche diverse. Chi invia la somma lordinante,
mentre chi la riceve il beneficiario. Quando il trasferimento avviene tra conti della stessa banca, il
bonifico si chiama giroconto.

Per effettuare un bonifico via internet banking necessario avere, oltre alle credenziali, il dispositivo di
firma digitale e le coordinate bancarie del beneficiario o IBAN.
IBAN
Le coordinate bancarie (IBAN)
Dal 1 gennaio 2008 in uso e, dal 30 giugno 2008 obbligatorio per effettuare bonifici, il codice IBAN
(International Bank Account Number), cio la codifica internazionale che permette di identificare
univocamente a livello internazionale un conto bancario (rappresentano lindirizzo del conto).
Il sistema in uso nei Paesi della zona Euro, in Svizzera, Islanda, Danimarca e Gran Bretagna. LIban
un codice alfanumerico definito a livello internazionale e consiste in:
Sigla Internazionale rappresentante la nazione (2 lettere) (IT = Italia)
Numeri di controllo (2 cifre)
CIN (Control Internal Number) = un codice di controllo che viene generato dai codici CAB, ABI
e dal numero di conto corrente
ABI (Associazione bancaria Italiana) = un codice composto da 5 cifre con il quale lABI individua
la banca (non la singola filiale, bens lazienda bancaria).
CAB (Codice di Avviamento Bancario) un numero composto da 5 cifre e rappresenta lagenzia o la
filiale della banca.
Numero di conto corrente (c/c) = un codice alfanumerico, composto da 12 caratteri, che identifica
il conto corrente presso la filiale. Se il numero di conto si compone di meno di 12 caratteri, il codice
deve essere preceduto da zeri.
IBAN (International Bank Account Number)
In Italia il codice IBAN lungo 27 caratteri.
Il codice BIC (Bank Identifier Code) un codice utilizzato nei pagamenti internazionali per identificare la
banca del beneficiario per effettuare trasferimenti di denaro mediante bonifico internazionale (SWIFT).
Il BIC si compone di 8 - 11 caratteri alfanumerici (es. CREGIT10C).

Procedure concorsuali - Introduzione

Il diritto fallimentare quella branca del diritto commerciale che riguarda linsieme delle norme che
regolano le cd. procedure concorsuali:
-

il fallimento,

il concordato preventivo,

la liquidazione coatta amministrativa; e

lamministrazione straordinaria delle grandi imprese insolventi, nonch, fino al 15-7-2006,


lamministrazione controllata, ora abrogata dal D.Lgs. n. 5/2006.

Le procedure concorsuali sono disciplinate dal R.D. 16-3-1942, n. 267 (cd. legge fallimentare) che ha
subito, nel corso del tempo, innumerevoli modificazioni

***

I principi generali del diritto fallimentare


Prima di analizzare le singole procedure concorsuali, opportuno richiamare i principi che informano
la materia fallimentare nel suo complesso:
-

responsabilit patrimoniale del debitore

par condicio creditorum.

La responsabilit del debitore


Come noto, il Titolo III del Libro VI del codice civile (La tutela dei diritti) dedicato alla
responsabilit patrimoniale, alle cause di prelazione e alla conservazione della garanzia patrimoniale.
Si tratta di disposizioni volte a tutelare il diritto del creditore di soddisfarsi sui beni del debitore in caso
di inadempimento e si apre con lenunciazione dei due principi fondamentali che governano la materia:

lart. 2740 c.c., come noto, stabilisce che il debitore risponde delladempimento delle
obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri.

questo il principio della responsabilit patrimoniale, che pu essere definito come la soggezione del
patrimonio del debitore al diritto di soddisfacimento coattivo dei creditori (Bianca), che si attua
attraverso lespropriazione forzata;
Inoltre:
-

il successivo art. 2741 c.c. stabilisce che i creditori hanno eguale diritto di essere soddisfatti sui
beni del debitore, salve le cause legittime di prelazione. Sono cause legittime di prelazione i
privilegi, il pegno e le ipoteche.

questo il principio della par condicio creditorum (parit di trattamento dei creditori), che sancisce
come i creditori abbiano tutti eguale diritto di essere soddisfatti sui beni del debitore.
Alla luce di queste disposizioni, se un debitore ha pi creditori:
- questi devono essere soddisfatti attraverso un procedimento che soddisfi la parit di trattamento;
- ma implica anche che ove il patrimonio di un debitore sia insufficiente a soddisfare il credito di tutti,
ciascun creditore deve rinunciare a una parte del proprio diritto a vantaggio degli altri, in quanto tutti i
creditori devono essere soddisfatti in proporzioni uguali (fatte salve, ovviamente, le cause legittime di
prelazione).
***

Quando il debitore non esegue spontaneamente la prestazione dovuta al creditore, questultimo pu


proporre unazione giudiziaria al fine di ottenere la realizzazione forzata del proprio diritto.
Tale azione detta esecutiva perch diretta a conseguire ladempimento della prestazione anche
contro la volont del debitore, attraverso il pignoramento dei beni del debitore e la successiva vendita
forzata degli stessi (volta ad ottenere una somma di denaro che possa soddisfare il credito non
adempiuto).
Lazione esecutiva del creditore insoddisfatto, di regola, unazione individuale: essa viene promossa
dal creditore (individualmente) nei confronti del debitore. Essa, in quanto tale, giova infatti al creditore
che lha promossa. Tuttavia, lazione individuale, pu eventualmente giovare anche agli altri creditori
che, venuti a conoscenza dellazione, decidano di intervenirvi nel processo esecutivo.
Caratteri dellazione individuale

pu essere proposta solo dal creditore munito di un titolo esecutivo (ad esempio, una sentenza
che abbia accertato un credito nei confronti di un debitore inadempiente, decreto ingiuntivo,
cambiale bollata);

non colpisce tutti i beni del debitore ma solo uno o pi beni specifici aggrediti dal creditore
stesso (ad esempio, un bene immobile o il conto corrente del debitore)

***

Caratteristiche completamente diverse hanno, invece, le cd. procedure concorsuali, le quali sono
dirette a tutelare i creditori di unimpresa insolvente, cio di unimpresa che non in grado di pagare
regolarmente i propri debiti.
Tali procedure sono dette concorsuali proprio perch coinvolgono tutti i creditori
dellimprenditore, i quali concorrono sul patrimonio di questo. In tal modo, si cerca di attuare la parit
di trattamento dei creditori prevista dallart. 2741 c.c.: i creditori saranno soddisfatti tutti integralmente
o, se ci non possibile, tutti nella stessa proporzione (nelle esecuzioni individuali, invece, vale il
principio della priorit: chi agisce per primo si soddisfa integralmente).

Quali sono le differenze tra una procedura esecutiva individuale e le procedure concorsuali?
1. la procedura individuale rivolta al soddisfacimento di un singolo creditore, mentre la
procedura concorsuale tende ad assicurare la soddisfazione di tutti i creditori in misura eguale
(par condicio creditorum) tenendo conto delle legittime cause di prelazione;

2. lavvio di una procedura concorsuale non consente n linizio n la prosecuzione di azioni


esecutive individuali, che rimangono assorbite in quella concorsuale;

3.

lesecuzione collettiva investe lintero patrimonio del debitore, ad eccezione dei beni dichiarati
impignorabili, mentre lesecuzione individuale colpisce solo determinati beni del debitore e fino
allintegrale soddisfacimento del credito;

4. per promuovere lesecuzione individuale sufficiente liniziativa del creditore munito di titolo
esecutivo, mentre lesecuzione collettiva pu avere inizio, anche su iniziativa di un solo
creditore, ma solo previa emanazione di un provvedimento (di norma, di carattere
giurisdizionale) che accerti la sussistenza dei presupposti di legge;

***

Le singole procedure concorsuali


Le procedure concorsuali previste dal R.D. 16-3-1942, n. 267 (cd. legge fallimentare) e da altre
disposizioni speciali sono:
-

il fallimento
la procedura concorsuale con la quale si realizza la liquidazione del patrimonio del debitore
insolvente allo scopo di dividere il ricavato fra tutti i creditori;

il concordato preventivo,
consiste in un accordo tra limprenditore e i suoi creditori, concluso sotto il controllo e con
lapprovazione del Tribunale, attraverso il quale il primo pu superare un momento di crisi
dellimpresa, evitando nel contempo la dichiarazione di fallimento;

la liquidazione coatta amministrativa


una procedura concorsuale a carattere amministrativo, nel senso che la liquidazione dellimpresa
attuata da organi amministrativi e non da organi giudiziari. Si tratta di una procedura che si
applica a una serie di imprese indicate da leggi speciali (imprese bancarie, imprese assicurative,
societ cooperative etc.) le quali, anche se in misura e secondo modalit diverse, sono tutte
assoggettate ad unattivit di vigilanza da parte della pubblica amministrazione, giustificata dalla
particolare importanza collettiva che riveste lattivit da esse svolta;

lamministrazione controllata

(abrogata dal D.Lgs. n. 5/2006, che tende ad evitare la liquidazione dellimpresa consentendo,
allimprenditore che si trovi in uno stato di temporanea difficolt, di proseguire la propria
attivit per un periodo non superiore a due anni, sotto il controllo di un commissario giudiziale
e del giudice delegato.
-

Lamministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi


La L. 3-4-1979, n. 95 aveva introdotto unulteriore procedura concorsuale, lamministrazione
straordinaria delle grandi imprese in crisi, successivamente riformata con il D.Lgs. 8-7-1999, n.
270, nella quale si ritrovano elementi del fallimento ed elementi della liquidazione coatta
amministrativa, in quanto la finalit di liquidazione si coniuga con quella di conservazione delle
grandi imprese

Il fallimento

Sono presupposti della dichiarazione di fallimento le regole che delimitano la cd. area della fallibilit,
individuando le ipotesi in cui la crisi dellimpresa debba essere gestita sotto il controllo giurisdizionale.
Si distingue, tradizionalmente, tra presupposti:
-

oggettivi e

soggettivi.

I presupposti soggettivi
Art. 1 l. fall. Imprese soggette al fallimento e al concordato preventivo
Sono soggetti alle disposizioni sul fallimento e sul concordato preventivo gli imprenditori che

esercitano una attivit commerciale, esclusi gli enti pubblici.


Non sono soggetti alle disposizioni sul fallimento e sul concordato preventivo gli imprenditori di cui al
primo comma, i quali dimostrino il possesso congiunto dei seguenti requisiti:
a) aver avuto, nei tre esercizi antecedenti la data di deposito della istanza di fallimento o dall'inizio dell'attivit se
di durata inferiore, un attivo patrimoniale di ammontare complessivo annuo non superiore ad euro

trecentomila;

b) aver realizzato, in qualunque modo risulti, nei tre esercizi antecedenti la data di deposito dell'istanza di fallimento o
dall'inizio dell'attivit se di durata inferiore, ricavi lordi per un ammontare complessivo annuo non

superiore ad euro duecentomila;


c) avere un ammontare di debiti anche non scaduti non superiore ad euro cinquecentomila.
I limiti di cui alle lettere a), b) e c) del secondo comma possono essere aggiornati ogni tre anni con decreto del
Ministro della giustizia, sulla base della media delle variazioni degli indici ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie
di operai ed impiegati intervenute nel periodo di riferimento.

***

Lart. 1, comma 2, l. fall., (modificato dal d.lgs. 9.1.2006, n. 5 e dal d.lgs. 12.9.2007, n. 169), stabilisce
dei parametri quantitativi ai fini della individuazione dellimprenditore sottoponibile a fallimento.
Falliscono, quindi, solo gli imprenditori che superino tali parametri.
La norma non utilizza pi la precedente espressione di piccolo imprenditore. Lart. 1 l. fall. del 1942
escludeva i piccoli imprenditori dallambito dei soggetti sottoposti al fallimento, e ci per lovvia
considerazione che la procedura di fallimento, con i suoi costi e la sua complessa organizzazione,
appariva, inadeguata alla gestione della crisi delle piccole imprese. Originariamente, per definire il del
piccolo imprenditore (ai sensi della l. fall.) venivano poi individuati due parametri, uno di carattere
fiscale (il minimo imponibile dellimposta di ricchezza mobile), laltro quantitativo (capitale investito
pari a lire 900.000). Il primo criterio venne meno gi nel 1973 con la riforma tributaria, che abol
limposta di ricchezza mobile; il secondo, divenuto esiguo a seguito della svalutazione monetaria, venne
dichiarato incostituzionale nel 1989, ma era gi di fatto da tempo disapplicato da numerosi tribunali.
Anche lart. 2221 c.c. prevedeva che non fossero soggetti al fallimento ed al concordato preventivo i
piccoli imprenditori, e che lart. 2083 c.c. conteneva lunica definizione di piccolo imprenditore presente
nel nostro ordinamento, il criterio ivi indicato, quello della prevalenza del lavoro proprio e della
propria famiglia sul lavoro altrui e sul capitale investito, stato quello utilizzato, sino alla riforma del
2006, dai tribunali fallimentari per individuare la soglia minima di fallibilit dellimprenditore
commerciale. Con la conseguenza di generare da un canto una assoluta disomogeneit di
comportamenti tra i vari tribunali, vista la genericit della formulazione dellart. 2083 c.c., ma
soprattutto di causare, dallaltro, la dichiarazione di fallimento di imprese di piccole dimensioni,

fallimenti quindi antieconomici e spesso assolutamente inutili. Da qui lesigenza del legislatore della
riforma di sganciare definitivamente i presupposti di fallibilit dallart. 2083 c.c., dettando criteri certi,
omogenei e di facile applicabilit.

***

I criteri quantitativi dellart. 1, co. 2, l. fall.


-

Lattivo patrimoniale (lett. a) un parametro specifico, identificabile nellattivo dello stato


patrimoniale di cui allart. 2424 c.c. (immobilizzazioni ed attivo circolante).
Tale attivo di bilancio non deve superare lammontare complessivo annuo di euro trecentomila.

I ricavi lordi (lett. b): questo parametro sembrato funzionale a riservare la procedura
fallimentare solo a imprese che abbiano una certa rilevanza nel mercato. Il dato dei ricavi lordi
si desume dai dati di conto economico di cui allart. 2425 c.c.. La nozione non coincide
necessariamente con quella di fatturato (non sembra, infatti, logico tenere conto di eventuali
ricavi straordinari realizzati in un particolare esercizio a causa, ad esempio, dellalienazione di
cespiti ed immobilizzazioni non rientranti nella tipica attivit dimpresa).

Lesposizione debitoria (lett. c) stata introdotta quale criterio ulteriore dal d. lgs. 12.9.2007,
n. 169, in base alla considerazione che per valutare le ridotte dimensioni dellimpresa ai fini della
fallibilit non sufficiente il dato patrimoniale positivo dei ricavi lordi, ma necessario il dato
dellindebitamento, potendo certamente ipotizzarsi che una impresa commerciale, pur priva nel
triennio precedente di ricavi significativi, abbia dimensioni rilevanti desumibili da un
significativo indebitamento.
***

Lopzione di utilizzare parametri oggettivi/quantitativi ha risolto molti problemi interpretativi.

Tuttavia, qualche problema si pone ancora nellipotesi in cui limprenditore insolvente sia un
imprenditore individuale: mentre le societ esauriscono il loro patrimonio, attivo e passivo, nei rapporti
aziendali, e solo in relazione ad esso va valutata la presenza o meno dei requisiti di fallibilit, gli
imprenditori individuali hanno un patrimonio anche estraneo ed ulteriore a quello tipicamente
riconducibile allattivit dimpresa (il loro patrimonio personale) che peraltro viene anchesso coinvolto
nella procedura fallimentare. I criteri dellart. 1, co. 2 vanno applicati allintero patrimonio
dellimprenditore o solo a quello dimpresa?
La dottrina dominante ritiene che i tre criteri, con esclusione forse solo di quello dei ricavi lordi, vadano
applicati allintero patrimonio dellimprenditore individuale (Sandulli).
Si veda Cass., sez. I, 04-06-2012, n. 8930.
Ai fini della sussistenza del presupposto dellinsolvenza, lordinamento italiano non distingue

tra i debiti di un imprenditore individuale, in ragione della natura civile o commerciale di essi,
in quanto non consente limitazioni della garanzia patrimoniale in funzione della causa sottesa
alle obbligazioni contratte, tutte ugualmente rilevanti sotto il profilo dellesposizione del
debitore al fallimento; solo lalterit soggettiva (ad esempio, in caso di impresa gestita tramite
una societ di capitale unipersonale) introduce un criterio diverso di imputazione dei rapporti
obbligatori, in base al principio dellautonomia patrimoniale perfetta (nella specie, la suprema corte ha
rigettato il motivo di ricorso avverso la sentenza, che aveva ritenuto raggiunto il limite di indebitamento richiesto dallart. 1
l.fall., nonostante la dedotta natura civile e non commerciale del debito costituito da fideiussioni rilasciate prima dellinizio
dellattivit imprenditoriale).
***

La prova
Lart. 1 l. fall. ha stabilito che non sono soggetti al fallimento gli imprenditori commerciali che dimostrino il
possesso congiunto dei tre requisiti di non fallibilit. Lonere della prova grava sullimprenditore insolvente.
Limprenditore, per evitare il fallimento, deve quindi dimostrare documentalmente di trovarsi al di
sotto dei tre parametri.
Si veda, a tale proposito, Cass., sez. I, 23-07-2010, n. 17281:

In tema di procedimento per la dichiarazione di fallimento, lart. 1, 2 comma, l.fall., nel testo modificato dal d.leg. 12
settembre 2007 n. 169, pone a carico del debitore lonere di provare di essere esente dal fallimento,

cos gravandolo della dimostrazione del non superamento congiunto dei parametri ivi
prescritti, mentre il potere di indagine officiosa residuato in capo al tribunale, pur dopo labrogazione delliniziativa
dufficio e tenuto conto dellesigenza di evitare la pronuncia di fallimenti ingiustificati, potendo il giudice tuttora assumere
informazioni urgenti, ex art. 15, 4 comma, l.fall., utilizzare i dati dei ricavi lordi in qualunque modo essi risultino e
dunque a prescindere dalle allegazioni del debitore, ex art. 1, 2 comma, lett. b), l.fall., assumere mezzi di prova officiosi
ritenuti necessari nel giudizio di impugnazione ex art. 18 l.fall.; tale ruolo di supplenza, volgendo a colmare le lacune delle
parti, per necessariamente limitato ai fatti da esse dedotti quali allegazioni difensive ma non rimesso a presupposti
vincolanti, richiedendo una valutazione del giudice di merito competente circa lincompletezza del materiale probatorio,
lindividuazione di quello utile alla definizione del procedimento, nonch la sua concreta acquisibilit e rilevanza
decisoria.

***
Il presupposto oggettivo
Lart. 5 l. fall. si occupa del presupposto oggettivo del fallimento, stabilendo che:
L'imprenditore che si trova in stato d'insolvenza dichiarato fallito.
Lo stato d'insolvenza si manifesta con inadempimenti od altri fatti esteriori, i quali dimostrino che il debitore
non pi in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni.
Presupposto oggettivo del fallimento una situazione di difficolt economica riguardante limpresa, che
genera limpossibilit di far fronte regolarmente alle obbligazioni assunte.
Si ritiene comunemente che tale situazione non debba essere momentanea e transitoria, ma che debba
consistere in una condizione ormai patologica dellimpresa, tale da non consentirle di onorare le
obbligazioni assunte con mezzi ordinari.
Si vedano, sul punto:
Cass., sez. I, 07-06-2012, n. 9253

Lo stato di insolvenza dellimprenditore commerciale deve essere accertato, ai fini della


dichiarazione di fallimento, attraverso una valutazione globale, sia quantitativa che qualitativa,
dei suoi debiti e dei suoi crediti ed a prescindere dalle cause che lhanno determinato (in
applicazione di questo principio, la suprema corte ha ritenuto corretta la decisione di merito, la quale, nel dichiarare il
fallimento, ha ritenuto irrilevante che lattivit imprenditoriale fosse stata ridimensionata dallassoggettamento ad un
sequestro, disposto illegittimamente dallautorit giudiziaria).
***
Cass., sez. I, 08-08-2013, n. 19027:
Lo stato di insolvenza dellimprenditore commerciale, consistendo, anche prima della riforma

della legge fallimentare (nella specie inapplicabile ratione temporis) introduttiva delle soglie di fallibilit, nella
impossibilit per questultimo di soddisfare regolarmente le sue obbligazioni, non suppone, necessariamente,

lesistenza di inadempimenti, n da essi direttamente deducibile, essendo gli stessi, se


effettivamente riscontrati, equiparabili agli altri fatti esteriori idonei a manifestare quello stato,
con valore, quindi, meramente indiziario, da apprezzarsi caso per caso, e con possibilit di
escludersene la rilevanza ove si tratti di inadempimento irrisorio.
***

Lo stato di insolvenza non si identifica, quindi, con un inadempimento (limprenditore che non
adempie unobbligazione, pur avendo disponibilit patrimoniali non liquide non insolvente).
Linsolvenza una condizione pi grave, che si manifesta quando limprenditore sia incapace di far
fronte alle proprie obbligazioni mediante lutilizzo delle risorse economiche prodotte dallimpresa.
***
La dichiarazione di fallimento
l fallimento pu essere dichiarato:
-

su ricorso dello stesso imprenditore/debitore;

su ricorso di uno o pi creditori;

su richiesta del pubblico ministero

(e, non pi, d'ufficio dal tribunale).


Competente a decidere sul ricorso per la dichiarazione di fallimento , a norma dell'art. 9 l.fall. il
tribunale del luogo dove l'imprenditore ha la sede principale dell'impresa, e lo stesso art. 9 specifica che
"il trasferimento della sede intervenuto nell'anno antecedente all'esercizio dell'iniziativa per la dichiarazione di fallimento
non rileva ai fini della competenza". In tal modo il legislatore ha posto una presunzione che rende fittizi ex
lege tutti i trasferimenti di sede attuati in detto periodo, a vantaggio della velocizzazione della
procedura.
ll procedimento per la dichiarazione di fallimento segue il rito camerale ed disciplinato dall'art. 15 l.
fall. nel rispetto del principio del contraddittorio e del diritto di difesa.
La notifica del ricorso per la dichiarazione di fallimento a cura del ricorrente. Con le modifiche
introdotte dal D.L. n. 179 del 2012, convertito nella legge n. 221 del 2012, a decorrere dall'1.1.2014:
"Il ricorso e il decreto devono essere notificati, a cura della cancelleria, all'indirizzo di posta elettronica certificata del
debitore risultante dal registro delle imprese ovvero dall'Indice nazionale degli indirizzi di posta elettronica certificata delle
imprese e dei professionisti. L'esito della comunicazione trasmesso, con modalit automatica, all'indirizzo di posta
elettronica certificata del ricorrente. Quando, per qualsiasi ragione, la notificazione non risulta possibile o non ha esito
positivo, la notifica, a cura del ricorrente, del ricorso e del decreto si esegue esclusivamente di persona a norma dell'articolo
107, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 15 dicembre 1959, n. 1229, presso la sede risultante dal
registro delle imprese. Quando la notificazione non pu essere compiuta con queste modalit, si esegue con il deposito
dell'atto nella casa comunale della sede che risulta iscritta nel registro delle imprese e si perfeziona nel momento del deposito
stesso. L' udienza fissata non oltre quarantacinque giorni dal deposito del ricorso e tra la data della comunicazione o
notificazione e quella dell'udienza deve intercorrere un termine non inferiore a quindici giorni".
Notificato il ricorso, ha luogo una fase istruttoria (art. 15 l. fall., c.d. istruttoria prefallimentare).
Alla conclusione del procedimento istruttorio (volto ad accertare i presupposti del fallimento),
leventuale sentenza che dichiara il fallimento notificata (art. 17 l. fall.) al debitore ed comunicata per
estratto al pubblico ministero, al curatore ed al richiedente il fallimento.
La sentenza altres annotata presso l'ufficio del registro delle imprese ove l'imprenditore ha la sede
legale e, se questa differisce dalla sede effettiva, anche presso quello corrispondente al luogo ove la
procedura stata aperta.
Il fallimento

Gli organi del fallimento del fallimento sono:


1. Tribunale:
competente quello dove limpresa in crisi ha la sede principale (che pu anche non coincidere
con quella legale), lorgano che dichiara il fallimento, nomina il Giudice Delegato ed il
curatore, di cui sorveglia loperato e dispone la chiusura della procedura.
2. Giudice Delegato:
lorgano che dirige lintero fallimento, operando in stretto contatto con il curatore, assicura la
par condicio creditorum.
3. Curatore:
lorgano al quale compete lamministrazione della procedura concorsuale, si occupa della
custodia e della successiva liquidazione delle attivit fallimentari seguendo le istruzioni del
Giudice Delegato.
4. Comitato dei creditori:
rappresenta tutti i creditori concorsuali, svolge funzioni consultive con pareri facoltativi,
obbligatori o vincolanti. Inoltre, esercita anche specifici poteri di ispezione e controllo
sulloperato del curatore e del fallito.
Quale il rapporto fra detti organi?

Gli organi giudiziari sono sovraordinati al curatore, sul quale esercitano la vigilanza.
Al curatore sono attribuiti poteri in parte sovraordinati anche il comitato dei creditori.
Il curatore compie atti e negozi come organo esterno della procedura, gli altri organi
compiono atti amministrativi che esauriscono la loro efficacia allinterno della procedura
***

Il Tribunale fallimentare (art. 23 l. fall.)

investito dellintera procedura,

Pu in ogni tempo sentire in camera di consiglio il curatore, il fallito e il comitato dei creditori.

Nomina, revoca o sostituisce giudice delegato e curatore.


Decide sui reclami contro i decreti del giudice delegato.
Provvede sulle controversie relative alla procedura stessa che non sono di competenza del
giudice delegato.
Il giudice delegato deve riferire al tribunale.
Il tribunale che ha dichiarato il fallimento e' competente a conoscere di tutte le azioni che ne
derivano, qualunque ne sia il valore (art. 24 l.f.). Occorre stabilire se lazione deriva dal
fallimento od apparteneva alla posizione del fallito.

***

Il Giudice delegato

Vigila e controlla il curatore ed il comitato dei creditori. La vigilanza del GD riguarda la


regolarit della procedura e non si estende al merito. In particolare

Inoltre (art. 25, 1 co., l. fall):


o 1) riferisce al tribunale su ogni affare per il quale richiesto un provvedimento del
collegio;
o 2) emette o provoca dalle competenti autorit i provvedimenti urgenti per la
conservazione del patrimonio, ad esclusione di quelli che incidono su diritti di terzi che
rivendichino un proprio diritto incompatibile con l'acquisizione;
o 3) convoca il curatore e il comitato dei creditori nei casi prescritti dalla legge e ogni
qualvolta lo ravvisi opportuno per il corretto e sollecito svolgimento della procedura;
o 4) su proposta del curatore, liquida i compensi e dispone l'eventuale revoca dell'incarico
conferito alle persone la cui opera e' stata richiesta dal medesimo curatore nell'interesse
del fallimento;
o 5) provvede, nel termine di quindici giorni, sui reclami proposti contro gli atti del
curatore e del comitato dei creditori;
o 6) autorizza per iscritto il curatore a stare in giudizio come attore o come convenuto.
L'autorizzazione deve essere sempre data per atti determinati e per i giudizi deve essere
rilasciata per ogni grado di essi. Su proposta del curatore, liquida i compensi e dispone
l'eventuale revoca dell'incarico conferito ai difensori nominati dal medesimo curatore;
o 7) su proposta del curatore, nomina gli arbitri, verificata la sussistenza dei requisiti
previsti dalla legge;
o 8) procede all'accertamento dei crediti e dei diritti reali e personali vantati dai terzi.
Inoltre, il Giudice delegato:
o Ha un limitato potere di autorizzazione di atti del curatore. Autorizza esercizio
provvisorio, affitto dazienda e di una serie di ulteriori atti tra cui la costituzione in
giudizio. Autorizza gli atti di straordinaria amministrazione di ammontare superiore ad
un certo importo e le transazioni.
o Decide sui reclami contro gli atti e le emissioni del curatore e del comitato dei creditori.
o Si sostituisce al comitato dei creditori nellemanazione delle autorizzazioni (non dei
pareri) di competenza di questultimo in caso di inerzia, di impossibilit di costituzione
per insufficienza di numero o indisponibilit dei creditori o di funzionamento del
comitato o durgenza.
o Riceve le relazioni del curatore ex art. 33 LF.
o Il giudice delegato non pu trattare i giudizi che abbia autorizzato, n pu far parte del
collegio investito del reclamo proposto contro i suoi atti (art. 25, 2 co., lf).
***

Il curatore

Il curatore nominato con la sentenza di fallimento, o in caso di sostituzione o di revoca, con


decreto del tribunale (art. 27).

Possono essere chiamati a svolgere le funzioni di curatore (art. 28, 1 co.):


o avvocati, dottori commercialisti, ragionieri e ragionieri commercialisti;
o studi professionali associati o societ tra professionisti, sempre che i soci delle stesse
abbiano i requisiti professionali di cui alla lettera a). In tale caso, all'atto dell'accettazione
dell'incarico, deve essere designata la persona fisica responsabile della procedura;
o coloro che abbiano svolto funzioni di amministrazione, direzione e controllo in societ
per azioni, dando prova di adeguate capacit imprenditoriali e purch non sia
intervenuta nei loro confronti dichiarazione di fallimento

Non possono essere nominati curatore il coniuge, i parenti e gli affini entro il quarto grado del
fallito, i creditori di questo e chi ha concorso al dissesto dell'impresa durante i due anni anteriori
alla dichiarazione di fallimento, nonch chiunque si trovi in conflitto di interessi con il
fallimento (art. 28, 2 co.).

Il curatore deve, entro i due giorni successivi alla partecipazione della sua nomina, far pervenire
al giudice delegato la propria accettazione (art. 39, 1 co.).

Se il curatore non osserva questo obbligo, il tribunale, in camera di consiglio, provvede


d'urgenza alla nomina di altro curatore (art. 39, 2 co.).
o Il curatore, per quanto attiene all'esercizio delle sue funzioni, pubblico ufficiale (art. 30
l. f.)

Al curatore affidata lamministrazione del patrimonio fallimentare (art. 31, 1 co.), lorgano
propulsivo della procedura alla cui iniziativa condizionata la conservazione e la liquidazione
del patrimonio del debitore.

E lorgano che rappresenta la procedura.

Dispone di unampia autonomia nella gestione liquidativa, che non condizionata dalla
disciplina del c.p.c., fermo restando che le scelte del curatore vanno inserite nel programma di
liquidazione (entro 60 gg. dalla redazione dellinventario) che deve essere approvato dal
comitato dei creditori.

Non necessaria unautorizzazione per ogni atto, ma vi unautorizzazione globale da parte del
GD dopo lapprovazione del programma da parte del comitato dei creditori (art. 104 ter, ult.
co.).

Il curatore pu scegliere autonomamente i collaboratori (compresi i difensori) e della banca o


ufficio postale presso cui aprire il conto della procedura.

Le attribuzione del curatore hanno carattere personale, derogabile, per specifiche operazioni
con lautorizzazione del comitato dei creditori (art. 32, 1 co.). Non sono comunque derogabili:
la redazione degli elenchi creditori e titolari di diritti reali (art. 89), la redazione del progetto di
stato passivo e la partecipazione alludienza di accertamento (art. 95), lavviso ai creditori e agli
interessati (art. 92), la comunicazione dellesito del procedimento di accertamento dello SP (art.
97), la redazione del programma di liquidazione (art. 104 ter). Lonere per il compenso del
delegato, liquidato dal GD, detratto dal compenso del curatore (art. 32, 1 co., lf).

Il curatore non pu stare in giudizio senza l'autorizzazione del giudice delegato, salvo che in
materia di contestazioni e di tardive dichiarazioni di crediti e di diritti di terzi sui beni acquisiti al
fallimento, e salvo che nei procedimenti promossi per impugnare atti del giudice delegato o del
tribunale e in ogni altro caso in cui non occorra ministero di difensore (art. 31, 2 co.).

Il curatore non pu assumere la veste di avvocato nei giudizi che riguardano il fallimento (art.
31, 3 co.).

Il curatore pu essere autorizzato dal comitato dei creditori, a farsi coadiuvare da tecnici o da
altre persone retribuite, compreso il fallito, sotto la sua responsabilit. Del compenso
riconosciuto a tali soggetti si tiene conto ai fini della liquidazione del compenso finale del
curatore (art. 32, 2 co.)

La relazione del curatore (art. 33 l. fall.)

Il curatore, entro sessanta giorni dalla dichiarazione di fallimento, deve presentare al giudice
delegato una relazione particolareggiata (1 co.):
o sulle cause e circostanze del fallimento,
o sulla diligenza spiegata dal fallito nell'esercizio dell'impresa,
o sulla responsabilit del fallito o di altri
o e su quanto pu interessare anche ai fini delle indagini preliminari in sede penale.

Se si tratta di societ, la relazione deve esporre i fatti accertati e le informazioni raccolte sulla
responsabilit degli amministratori e degli organi di controllo, dei soci e, eventualmente, di
estranei alla societ (3 co.).

Il curatore deve inoltre indicare gli atti del fallito gi impugnati dai creditori, nonch quelli che
egli intende impugnare (2 co.).

Il giudice delegato ordina il deposito della relazione in cancelleria, disponendo la segretazione


delle parti relative alla responsabilit penale del fallito e di terzi ed alle azioni che il curatore
intende proporre qualora possano comportare ladozione di provvedimenti cautelari, nonch
alle circostanze estranee agli interessi della procedura e che investano la sfera personale del
fallito (4 co.).

Copia della relazione, nel suo testo integrale, trasmessa al pubblico ministero (5 co.).

Inoltre

Il curatore, ogni sei mesi successivi alla presentazione della relazione, redige altres un rapporto
riepilogativo delle attivit svolte, con indicazione di tutte le informazioni raccolte dopo
la prima relazione, accompagnato dal conto della sua gestione (6 co.).

Il comitato dei creditori (art. 40 l. fall.)

Il comitato dei creditori nominato dal giudice delegato entro trenta giorni dalla sentenza di
fallimento sulla base delle risultanze documentali, sentiti il curatore e i creditori che, con la
domanda di ammissione al passivo o precedentemente, hanno dato la disponibilit ad assumere
l'incarico ovvero hanno segnalato altri nominativi aventi i requisiti previsti. La composizione del
comitato pu essere modificata dal giudice delegato in relazione alle variazioni dello stato
passivo o per altro giustificato motivo (art. 40, 1 co., lf).

Il comitato composto di tre o cinque membri scelti tra i creditori, in modo da rappresentare in
misura equilibrata quantit e qualit dei crediti ed avuto riguardo alla possibilit di
soddisfacimento dei crediti stessi (art. 40, 2 co., lf).

Il comitato, entro dieci giorni dalla nomina, provvede, su convocazione del curatore, a
nominare a maggioranza il proprio presidente (art. 40, 3 co., lf).

Il componente del comitato che si trova in conflitto di interessi si astiene dalla votazione (art.
40, 4 co., lf).

Il presidente convoca il comitato per le deliberazioni di competenza o quando sia richiesto da


un terzo dei suoi componenti (art. 41, 2 co., lf).

Le deliberazioni del comitato sono prese a maggioranza dei votanti, nel termine massimo di
quindici giorni successivi a quello in cui la richiesta pervenuta al presidente. Il voto pu essere
espresso in riunioni collegiali ovvero per mezzo telefax o con altro mezzo elettronico o
telematico, purch sia possibile conservare la prova della manifestazione di voto (art. 42, 3 co.,
lf).

Dispone di un potere di autorizzazione degli atti del curatore.

Poteri:
-

di iniziativa: pu proporre reclamo contro i decreti del GD (art. 26, 2 co, LF) e
chiedere la revoca del curatore (art. 37, 1 co., LF),

ispettivi e di informativa: ogni membro pu ispezionare le scritture contabili e dei


documenti della procedura e chiedere notizie e chiarimenti al curatore e al fallito (art.
41, 5 co., LF),

consultivi: esprime il proprio parere quando lo richiede la legge o richiesto dal


Tribunale o dal GD (art. 41, 1 co.),

di vigilanza sulla gestione del curatore (art. 41, 1 co.),

di autorizzazione: della delega di attribuzione da parte del curatore (art. 32, 1 co.), della
nomina dei coadiutori (art. 32, 3 co.), degli atti di straordinaria amministrazione (art.
35, 1 co.), del subentro nei contratti in corso di esecuzione (art. 72, 1 co.).

Ai membri del comitato dei creditori spetta il rimborso delle spese. Lassemblea dei creditori
pu attribuire un compenso in misura non superiore al 10% di quello liquidato al curatore.

Nella designazione si deve procedere tenendo conto delle dichiarate disponibilit allassunzione
dellincarico (art. 40, 1 co.).

Il Giudice delegato si sostituisce al comitato dei creditori in caso di inerzia, impossibilit di


funzionamento o di urgenza ed in caso di impossibilit di costituzione per insufficienza di
numero o indisponibilit dei creditori (art. 41, 4 co.).

I membri del comitato possono delegare lespletamento delle funzioni, ma solo a soggetti in
possesso dei requisiti per nomina a curatore (ar. 40, ult. co.).

Le deliberazioni possono essere adottate, oltre che con il metodo collegiale, anche attraverso
referendum con lutilizzo di mezzi telematici.

Ai componenti del comitato dei creditori si applica, in quanto compatibile, l'art. 2407, primo e
terzo comma, del codice civile (art. 41, 7 co.).

L'azione di responsabilit pu essere proposta dal curatore durante lo svolgimento della


procedura (art. 41, 8 co.).

Con il decreto di autorizzazione il giudice delegato sostituisce i componenti del comitato dei
creditori nei confronti dei quali ha autorizzato l'azione (art. 41, 9 co.).

Lassemblea dei creditori

Non un organo istituzionalizzato, ma ha un ruolo nella designazione del curatore e dei


componenti del comitato dei creditori.

Una volta conclusa ladunanza dei crediti per lesame dello stato passivo e prima della
dichiarazione di esecutivit i crediti che rappresentino la maggioranza dei crediti ammessi
possono:
1. effettuare nuove designazione in ordine di ai componenti del comitato dei creditori,
2. chiedere la sostituzione del curatore indicando al tribunale le ragioni della richiesta e un
nuovo membro.

A entrambe le sostituzioni provvede il tribunale (art. 37 bis, 1 co.).

La sostituzione dei membri del comitato non pu essere rifiutata purch siano rispettati i criteri
di cui allart. 40 LF.
Quella del curatore pu essere rifiutata quando il nominativo richiesto non possieda i
requisiti di cui allart. 28 LF e quando risultano infondate le ragioni della richiesta di
sostituzione

Gli effetti del fallimento

Dalla dichiarazione di fallimento discendono molteplici effetti.

Seguendo lindicazione normativa, possiamo distinguerli in quattro categorie:

effetti per il fallito;

effetti per i creditori;

effetti sugli atti pregiudizievoli ai creditori;

effetti sui rapporti giuridici preesistenti.

***

Ai sensi dellart. 42 l.fall.:

La sentenza che dichiara il fallimento, priva dalla sua data il fallito dellamministrazione e della disponibilit
dei suoi beni esistenti alla data di dichiarazione di fallimento.
Sono compresi nel fallimento anche i beni che pervengono al fallito durante il fallimento, dedotte le passivit
incontrate per lacquisto e la conservazione dei beni medesimi.

Con il fallimento, dunque, tutti i beni del debitore sono appresi alla procedura e sono
univocamente destinati al soddisfacimento dei creditori, il che, daltra parte, concreta la
stessa finalit della procedura, ed in definitiva della clausola di applicazione generale data
dallart. 2740 cc. ai sensi del quale il debitore responsabile per le obbligazioni contratte con
tutti i propri beni presenti e futuri.

Lultimo comma della norma detta un principio particolare: si dispone infatti che il curatore,
previa, autorizzazione del comitato dei creditori, pu rinunciare ad acquisire i beni che
pervengono al fallito durante la procedura fallimentare qualora i costi da sostenere per il loro
acquisto e la loro conservazione risultino superiori al presumibile valore di realizzo dei beni
stessi.

Lart. 44 l. fall. si preoccupa poi di dichiarare inefficaci gli atti compiuti dal fallimento dopo la
dichiarazione di fallimento. E infatti, con lapertura della procedura il fallito perde sia
lamministrazione che la disponibilit dei suoi beni, (si parla di spossessamento).

E chiaro dunque che egli non pu continuare ad operare dopo il fallimento e che se lo fa
ugualmente gli atti compiuti non possono che essere colpiti da inefficacia nei confronti dei
creditori.

Va precisato tuttavia che leffetto di spossessamento non comporta la perdita della propriet
dei beni e che esso non riguarda tutti i beni del fallito. Ve ne sono infatti taluni che, per il loro
carattere personale, sono sottratti a tale regime. Lart. 46 provvede ad individuarli
specificamente. Essi sono:

1) i beni ed i diritti di natura strettamente personale;


2) gli assegni aventi carattere alimentare, gli stipendi, pensioni, salari e ci che il fallito
guadagna con la sua attivit entro i limiti di quanto occorre per il mantenimento suo e
della famiglia;
3) i frutti derivanti dallusufrutto legale sui beni dei figli, i beni costituiti in fondo
patrimoniale e i frutti di essi, salvo quanto disposto dallarticolo 170 del codice civile.
4) le cose che non possono essere pignorate per disposizione di legge.

La norma si completa poi con la previsione dellart. 47 ai sensi del quale:


Se al fallito vengono a mancare i mezzi di sussistenza, il giudice delegato, sentiti il curatore ed il comitato dei
creditori, pu concedergli un sussidio a titolo di alimenti per lui e per la famiglia.

La casa di propriet del fallito, nei limiti in cui necessaria allabitazione di lui e della sua
famiglia, non pu essere distratta da tale uso fino alla liquidazione delle attivit.

Sempre collegato allo spossessamento la conseguenza che il fallito non pu stare in giudizio
n come attore n come convenuto per le cause relative ai rapporti patrimoniali compresi nel
fallimento. In tali ipotesi star in giudizio il curatore.
Infine, sempre con riguardo agli effetti nei confronti del fallito, e in particolare per quelli di
natura personale, si dispone che questi debba consegnare al curatore la propria
corrispondenza nonch comunicare ogni variazione della sua residenza.
Anteriormente alla riforma del 2007 si prevedeva poi che gli imprenditori falliti fossero iscritti
in un apposito registro dal quale erano cancellati a seguito della procedura di riabilitazione.
Oggi si invece disposta labrogazione sia della riabilitazione che del registro, soppiantate per
molti aspetti dalla procedura di esdebitazione di cui si dar conto nel prosieguo.

Resta invece valido che la dichiarazione di fallimento rende applicabili al fallito talune
fattispecie di reato caratterizzati dal dolo dellimprenditore. Si tratta della bancarotta, semplice
e fraudolenta, e del ricorso abusivo al credito.

***
Effetti per i creditori

Passando ora agli effetti per i creditori, lart. 52 dispone che con il fallimento si apre il
concorso dei creditori sul patrimonio del fallito. Con lapertura della procedura concorsuale,
infatti, si realizza una sorta di trattamento unitario di tutti i creditori, che sono dunque
considerati non pi nella loro individualit ma in quanto parte del ceto creditorio. La finalit di
tale scelta difatti quella di realizzare il trattamento paritario di tutti i creditori, o, come si dice,
la par condicio creditorum, dando a ciascuno di essi la medesima possibilit di ottenere uguale
soddisfacimento, quanto meno, nella stessa percentuale.

Tali affermazioni di principio si concretano in talune specifiche disposizioni. Innanzitutto,


lart. 51 ai sensi del quale:

Salvo diversa disposizione della legge, dal giorno della dichiarazione di fallimento
nessuna azione individuale esecutiva o cautelare, anche per crediti maturati durante il
fallimento, pu essere iniziata o proseguita sui beni compresi nel fallimento.

Ancora, in quelle che dispongono che per la partecipazione alla ripartizione dellattivo
fallimentare necessario che ciascun creditore faccia accertare giudizialmente il proprio
credito nelle forma a tal uopo stabilite.

Si fa riferimento cio alla procedura di formazione dello stato passivo, finalizzata per
lappunto ad accertare quali siano i creditori dellimprenditore fallito e quale sia la
consistenza della pretesa vantata da ciascuno di loro.

Anche nellambito del fallimento, peraltro, restano valide le distinzione dei creditori operanti
fuori del fallimento, in particolare tra creditori muniti di garanzia o meno, ma ad tali figure se
aggiunge una ulteriore costituita dai crediti della massa, composta cio da coloro che
diventano creditori dopo lapertura del fallimento per atti legalmente compiuti dagli organi
fallimentari.

possibile distinguere tra:


-

crediti di massa

crediti privilegiati

crediti non muniti di garanzia o privilegio, anche detti crediti chirografari.

Tale ripartizione peraltro incide anche sul diritto di ciascun creditore di essere soddisfatto con
moneta fallimentare, nel senso che in base allappartenenza alluna o allaltra categoria muta la
possibilit di essere pagati. Ed infatti per i crediti della massa vale il principio della
prededuzione, nel senso che essi sono pagati prima di ogni altro credito. Per i crediti
privilegiati continua a valere la garanzia esistente prima del fallimento (pegno, ipoteca,
privilegio.)

per cui essi saranno pagati con quanto ricavato dalla realizzazione della

garanzia. Per i crediti chirografari vale infine il principio che essi saranno pagati, tutti nella
medesima percentuale, con il residuo eventualmente ancora esistente dopo il pagamento dei
crediti prededucibili e privilegiati.

Per tutti i crediti infine si prevede che lapertura del fallimento ne determini a quella data la
scadenza nonch linterruzione degli interessi che su di essi gravano.

***

A seguito della dichiarazione di fallimento notevoli sono gli effetti anche per quanto concerne
gli atti pregiudizievoli ai creditori. Per quanto difatti abbiamo detto che il fallimento
finalizzato alla soddisfazione di questi ultimi, abbiamo anche aggiunto che una volta avviato il
concorso tutti i creditori hanno diritto di essere soddisfatti in modo paritario. Con la

dichiarazione di fallimento si accentua pertanto lesigenza di evitare che il compimento di


eventuali atti abbia il risultato di distogliere da quella che si definita come la par condicio
creditorum, principio che si detto reggere lintero impianto delle procedure concorsuali.

Normalmente c sempre un periodo di tempo che intercorre tra il sopraggiungere


dellinsolvenza e leffettiva dichiarazione di fallimento. E possibile, dunque, che in questo
periodo di tempo il debitore realizzi determinati atti finalizzati a depauperare il proprio
patrimonio, nel tentativo cio di sottrarre alcuni suoi beni dalla garanzia dei creditori e, in
definitiva, dallattivo fallimentare. Il legislatore, quindi, si preoccupa di predisporre taluni
strumenti al fine di rendere inefficaci questi atti, o rendendo applicabili anche nel fallimento
i rimedi tipicamente previsti a tutela del credito o offrendo un rimedio caratteristico della
procedura di fallimento, esercitatile solo nel corso di tale procedura.

Esaminiamo allora i diversi casi.

Il primo rimedio posto a tutela dei creditori e che colpisce quindi atti a questi pregiudizievoli e
lazione revocatoria ordinaria ex art. 2901 c.c. Tale azione, dunque, normalmente esercitatile a
tutela del credito allora possibile anche nellambito del fallimento, con la sola differenza che
in questo caso intrapresa dal curatore nellinteresse di tutti i creditori.

Il discorso un po pi articolato per quanto riguarda lazione revocatoria fallimentare, come


si diceva strumento tipico del fallimento e possibile solo laddove intervenga tale procedura.

Principio ispiratore della revocatoria fallimentare che gli atti che limprenditore ha posto in
essere nel periodo in cui versava in stato di insolvenza, contraendo peraltro con soggetti che
di tale stato erano a conoscenza, sono per ci solo dannosi per i creditori. Fatta tale
osservazione, quindi, il legislatore ritiene opportuno che quegli stessi atti siano resi inefficaci
rispetto ai creditori, in modo che questi non siano costretti a sopportarne le conseguenze
pregiudizievoli. Lazione revocatoria fallimentare per lappunto lo strumento mediante il
quale il creditore ha la possibilit di far dichiarare questa inefficacia.

Si distingue allora tra atti a titolo gratuito e atti a titolo oneroso.

Per gli atti a titolo gratuito, lart. 64 dispone che:


Sono privi di effetto rispetto ai creditori, se compiuti dal fallito nei due anni anteriori alla dichiarazione di
fallimento, gli atti a titolo gratuito, esclusi i regali d'uso e gli atti compiuti in adempimento di un dovere morale
o a scopo di pubblica utilit, in quanto la liberalit sia proporzionata al patrimonio del donante.

Essi, dunque, sono accompagnati da una presunzione assoluta, e cio che avendo carattere
gratuito, e non avendo perci limprenditore avuto alcun vantaggio dal loro compimento,
hanno certamente effetto pregiudizievole ai creditori. La conseguenza pertanto che
indipendentemente da qualsiasi altra indagine, se compiuti nei due anni anteriori alla
dichiarazione di fallimento devono essere revocati.

Quanto invece agli atti a titolo oneroso, lart. 67 dispone che:

Sono revocati, salvo che laltra parte provi che non conosceva lo stato dinsolvenza del
debitore:
1) gli atti a titolo oneroso compiuti nellanno anteriore alla dichiarazione di fallimento, in cui le
prestazioni eseguite o le obbligazioni assunte dal fallito sorpassano di oltre un quarto ci che a
lui stato dato o promesso;
2) gli atti estintivi di debiti pecuniari scaduti ed esigibili non effettuati con danaro o con altri
mezzi normali di pagamento, se compiuti nellanno anteriore alla dichiarazione di fallimento;
3) i pegni, le anticresi e le ipoteche volontarie costituiti nellanno anteriore alla dichiarazione di
fallimento per debiti preesistenti non scaduti;
4) i pegni, le anticresi e le ipoteche giudiziali o volontarie costituiti entro sei mesi anteriori alla
dichiarazione di fallimento per debiti scaduti.

Sono altres revocati, se il curatore prova che laltra parte conosceva lo stato dinsolvenza del
debitore, i pagamenti di debiti liquidi ed esigibili, gli atti a titolo oneroso e quelli costitutivi di
un diritto di prelazione per debiti, anche di terzi, contestualmente creati, se compiuti entro sei
mesi anteriori alla dichiarazione di fallimento.

Come si vede si opera una netta differenza tra atti anormali, elencati al primo comma, e atti
normali, indicati al secondo comma. E tale differenza si ritrova in particolare per quanto
riguarda la distribuzione dellonere della prova. Gli atti anormali, proprio perch hanno tale
carattere, sono revocati salvo che laltra parte provi di non aver conosciuto lo stato di
insolvenza dellimprenditore. Per gli atti normali, invece, tale prova rimessa al curatore.

Con la recente riforma il legislatore ha poi ulteriormente precisato quali atti debbano rimanere
esclusi dalla revoca. Si prevede cos che:

Non sono soggetti allazione revocatoria:


a) i pagamenti di beni e servizi effettuati nellesercizio dellattivit dimpresa nei termini duso;
b) le rimesse effettuate su un conto corrente bancario, purch non abbiano ridotto in maniera
consistente e durevole lesposizione debitoria del fallito nei confronti della banca;
c) le vendite ed i preliminari di vendita trascritti ai sensi dellarticolo 2645-bis del codice civile,
i cui effetti non siano cessati ai sensi del comma terzo della suddetta disposizione, conclusi a
giusto prezzo ed aventi ad oggetto immobili ad uso abitativo, destinati a costituire l'abitazione
principale dell'acquirente o di suoi parenti e affini entro il terzo grado;
d) gli atti, i pagamenti e le garanzie concesse su beni del debitore purch posti in essere in
esecuzione di un piano che appaia idoneo a consentire il risanamento della esposizione
debitoria dellimpresa e ad assicurare il riequilibrio della sua situazione finanziaria e la cui
ragionevolezza sia attestata da un professionista iscritto nei revisori contabili e che abbia i

requisiti previsti dall'art. 28, lettere a) e b) ai sensi dellarticolo 2501-bis, quarto comma, del
codice civile;
e) gli atti, i pagamenti e le garanzie posti in essere in esecuzione del concordato preventivo,
nonch dellaccordo omologato ai sensi dellarticolo 182-bis;
f) i pagamenti dei corrispettivi per prestazioni di lavoro effettuate da dipendenti ed altri
collaboratori, anche non subordinati, del fallito;
g) i pagamenti di debiti liquidi ed esigibili eseguiti alla scadenza per ottenere la prestazione di
servizi strumentali allaccesso alle procedure concorsuali e di concordato preventivo.

Se lazione revocatoria va a buon fine, e dunque accolta la richiesta di revoca da parte del
tribunale, latto impugnato rimane valido ma dichiarato inefficace rispetto alla massa dei
creditori ammessi al passivo del fallimento.

Il termine di prescrizione per la sua proposizione di tre anni dalla dichiarazione di fallimento
e, comunque, di cinque anni dal compimento dellatto.

Il terzo contraente dellatto revocato ha diritto ad insinuarsi al passivo per quanto


eventualmente versato ad esecuzione dello stesso.
Effetti del fallimento (segue)

Proseguendo nellesame degli effetti del fallimento dobbiamo ora dare conto di quanto accade
con riferimento ai contratti in corso di esecuzione. E naturale, infatti, dal momento che
limprenditore per lesercizio della propria attivit stipula molteplici contratti, che alcuni di essi
allatto del fallimento non abbiano ancora avuto integrale esecuzione e siano pertanto ancora
in atto. Il legislatore dunque, si preoccupa di stabilire quale sia la sorte di questi contratti,

cercando in particolare di contemperare le aspettative della massa dei creditori con quelle di
cui titolare il contraente non fallito.

Si detta cos una disciplina di carattere generale disponendo poi specificamente con
riferimento a talune categorie contrattuali.

Quanto ai profili generali, lart. 72 l.fall. dispone che:

Se un contratto ancora ineseguito o non compiutamente eseguito da entrambe le parti


quando, nei confronti di una di esse, dichiarato il fallimento, lesecuzione del contratto, fatte
salve le diverse disposizioni della presente Sezione, rimane sospesa fino a quando il curatore,
con lautorizzazione del comitato dei creditori, dichiara di subentrare nel contratto in luogo
del fallito, assumendo tutti i relativi obblighi, ovvero di sciogliersi dal medesimo, salvo che, nei
contratti ad effetti reali, sia gi avvenuto il trasferimento del diritto.
Il contraente pu mettere in mora il curatore, facendogli assegnare dal giudice delegato un
termine non superiore a sessanta giorni, decorso il quale il contratto si intende sciolto.
La disposizione di cui al primo comma si applica anche al contratto preliminare salvo quanto
previsto nellarticolo 72-bis.
In caso di scioglimento, il contraente ha diritto di far valere nel passivo il credito conseguente
al mancato adempimento, senza che gli sia dovuto risarcimento del danno.
Lazione di risoluzione del contratto promossa prima del fallimento nei confronti della parte
inadempiente spiega i suoi effetti nei confronti del curatore, fatta salva, nei casi previsti,
lefficacia della trascrizione della domanda; se il contraente intende ottenere con la pronuncia
di risoluzione la restituzione di una somma o di un bene, ovvero il risarcimento del danno,
deve proporre la domanda secondo le disposizioni di cui al Capo V della l.fall..
Sono inefficaci le clausole negoziali che fanno dipendere la risoluzione del contratto dal
fallimento.
In caso di scioglimento del contratto preliminare di vendita immobiliare trascritto ai sensi
dell'articolo 2645-bis del codice civile, l'acquirente ha diritto di far valere il proprio credito nel
passivo, senza che gli sia dovuto il risarcimento del danno e gode del privilegio di cui

all'articolo 2775-bis del codice civile a condizione che gli effetti della trascrizione del contratto
preliminare non siano cessati anteriormente alla data della dichiarazione di fallimento.
Le disposizioni di cui al primo comma non si applicano al contratto preliminare di vendita
trascritto ai sensi dellarticolo 2645-bis del codice civile avente ad oggetto un immobile ad uso
abitativo destinato a costituire labitazione principale dellacquirente o di suoi parenti ed affini
entro il terzo grado.

Come si vede si rimette quindi la scelta al curatore che pertanto pu decidere, previa
autorizzazione del giudice delegato, se subentrare nel contratto al posto dellimprenditore
fallito, o se sciogliersi da esso.

Quanto invece ai casi particolari, si dettano disposizioni specifiche per quanto riguarda i
contratti di finanziamenti destinati ad uno specifico affare, leasing, contratti ad esecuzione
continuata o periodica.

Si individua poi un gruppo di contratti per i quali, indipendentemente da qualsiasi scelta del
curatore, con il fallimento interviene necessariamente lo scioglimento di diritto. Si tratta dei
contratti di borsa a termine, dellassociazione in partecipazione, dei contratti di conto
corrente, mandato e commissione. A questi poi va affiancato il contratto di appalto che si
scioglie a meno che il curatore non dichiari entro sessanta giorni dal fallimento di volervi
subentrare offrendo per in tal caso idonee garanzie.

Vi sono infine alcuni contratti per i quali, salvo patto contrario, vale la regola opposta, e cio
che essi non si sciolgono con il fallimento perch ritenuti vantaggiosi per i creditori. E il caso
del contratto di locazione di immobili, di assicurazione contro i danni, di edizione, di
factoring, e, in parte, del contratto di affitto di azienda, che non si scioglie salvo che una delle
parti non receda entro sessanta giorni versando allaltra parte un equo indennizzo.

***

Collegato alla tematica relativa alla sorte dei contratti pendenti lo studio dellipotesi di
esercizio provvisorio dellimpresa.
Con la dichiarazione di fallimento normalmente lattivit di impresa si ferma, e i beni aziendali
sono univocamente destinati alla soddisfazione dei creditori. Pu accadere tuttavia che,
sempre nellottica di non arrecare pregiudizio ulteriore ai creditori che gi hanno visto fallire il
proprio debitore, si ritenga opportuno non interrompere bruscamente lattivit, ma
proseguirla, anche al fine di evitare che gli stessi beni aziendali a seguito del mancato utilizzo
perdano di valore e, quindi, consentano di ricavare un introito minore.

Si prevede allora innanzitutto che gi in sede di istruttoria prefallimentare il tribunale, su


istanza di parte, pu emettere i provvedimenti cautelari o conservativi a tutela del patrimonio
dellimpresa, provvedimento che pur avendo hanno unefficacia limitata alla durata del
procedimento istruttorio possono per essere confermati dalla sentenza che dichiara il
fallimento.

Ancora con la sentenza dichiarativa, possibile poi, secondo il disposto dellart. 104 l.fall.,
che:
il tribunale disponga lesercizio provvisorio dellimpresa, anche limitatamente a specifici rami
dellazienda, se dalla interruzione pu derivare un danno grave, purch non arrechi pregiudizio
ai creditori.
Successivamente, su proposta del curatore, il giudice delegato, previo parere favorevole del
comitato dei creditori, autorizza, con decreto motivato, la continuazione temporanea
dellesercizio dellimpresa, anche limitatamente a specifici rami dellazienda, fissandone la
durata.
Durante il periodo di esercizio provvisorio, il comitato dei creditori convocato dal curatore,
almeno ogni tre mesi, per essere informato sullandamento della gestione e per pronunciarsi
sullopportunit di continuare lesercizio.
Se il comitato dei creditori non ravvisa lopportunit di continuare lesercizio provvisorio, il
giudice delegato ne ordina la cessazione.

Ogni semestre, o comunque alla conclusione del periodo di esercizio provvisorio, il curatore
deve presentare un rendiconto dellattivit mediante deposito in cancelleria. In ogni caso il
curatore informa senza indugio il giudice delegato e il comitato dei creditori di circostanze
sopravvenute che possono influire sulla prosecuzione dellesercizio provvisorio.
Il tribunale pu ordinare la cessazione dellesercizio provvisorio in qualsiasi momento laddove
ne ravvisi lopportunit, con decreto in camera di consiglio non soggetto a reclamo sentiti il
curatore ed il comitato dei creditori.
Durante lesercizio provvisorio i contratti pendenti proseguono, salvo che il curatore non
intenda sospenderne lesecuzione o scioglierli.
I crediti sorti nel corso dellesercizio provvisorio sono soddisfatti in prededuzione ai sensi
dellarticolo 111, primo comma, n. 1).
Al momento della cessazione dellesercizio provvisorio si applicano le disposizioni di cui alla
sezione IV del capo III del titolo II.

E questo uno dei ridottissimi casi in cui il parere del comitato dei creditori vincolante.

***
E invece del tutto nuova lipotesi di affitto di azienda o di suoi rami particolari disciplinata ora
dallart. 104 bis l.fall. Secondo il disposto di tale norma:
Anche prima della presentazione del programma di liquidazione di cui allarticolo 104-ter su
proposta del curatore, il giudice delegato, previo parere favorevole del comitato dei creditori,
autorizza laffitto dellazienda del fallito a terzi anche limitatamente a specifici rami quando
appaia utile al fine della pi proficua vendita dellazienda o di parti della stessa.
La scelta dellaffittuario effettuata dal curatore a norma dellarticolo 107, sulla base di stima,
assicurando, con adeguate forme di pubblicit, la massima informazione e partecipazione degli
interessati. La scelta dellaffittuario deve tenere conto, oltre che dellammontare del canone
offerto, delle garanzie prestate e della attendibilit del piano di prosecuzione delle attivit
imprenditoriali, avuto riguardo alla conservazione dei livelli occupazionali.

Il contratto di affitto stipulato dal curatore nelle forme previste dallarticolo 2556 del codice
civile deve prevedere il diritto del curatore di procedere alla ispezione della azienda, la
prestazione di idonee garanzie per tutte le obbligazioni dellaffittuario derivanti dal contratto e
dalla legge, il diritto di recesso del curatore dal contratto che pu essere esercitato, sentito il
comitato dei creditori, con la corresponsione allaffittuario di un giusto indennizzo da
corrispondere ai sensi dellarticolo 111, primo comma, n. 1).

La durata dellaffitto deve essere compatibile con le esigenze della liquidazione dei beni.

Il diritto di prelazione a favore dellaffittuario pu essere concesso convenzionalmente, previa


espressa autorizzazione del giudice delegato e previo parere favorevole del comitato dei
creditori. In tale caso, esaurito il procedimento di determinazione del prezzo di vendita
dellazienda o del singolo ramo, il curatore, entro dieci giorni, lo comunica allaffittuario, il
quale pu esercitare il diritto di prelazione entro cinque giorni dal ricevimento della
comunicazione.

Il procedimento: accertamento del passivo

Tutte le pretese creditorie che vengono fatte valere sul patrimonio acquisito all'attivo della
procedura di fallimento devono essere accertate mediante il procedimento per l'accertamento
del passivo.
Il procedimento implica la necessaria partecipazione ed il contraddittorio di tutti i creditori,
nel rispetto della concorsualit anche nella fase di cognizione.
Questo il principio della esclusivit dell'accertamento del passivo (art. 52 l. fall., comma
2).
Tutti i crediti, in linea di massima, vanno accertati con il rito fallimentare, sia:
-

che il creditore sia munito di un titolo gi esecutivo (una cambiale, un titolo giudiziario
passato in giudicato o provvisoriamente esecutivo, ecc.);

che abbia un titolo negoziale non esecutivo (un contratto);

che non abbia un titolo precostituito dovendosi il credito determinare in corso di


giudizio (risarcimento danni).

Il procedimento si svolge avanti al giudice delegato, che costituisce la fase necessaria in quanto
indispensabile, cui pu seguire la fase eventuale delle impugnazioni in forma collegiale
camerale.

La prima fase ancora impostata sul principio della domanda, per cui vanno esaminate
soltanto le posizioni dei creditori che hanno presentato domanda di insinuazione (e, infatti,
leventuale assenza di domande di insinuazione ex art. 118, n. 1, causa di chiusura del
fallimenti).

La domanda di partecipazione al passivo

Con la sentenza che dichiara il fallimento, viene nominato un giudice delegato alla procedura e
un curatore e viene fissato il luogo, il giorno e l'ora dell'adunanza in cui si proceder all'esame
dello stato passivo (udienza di verifica).
Il curatore comunicher ai creditori questi dati, nonch ogni altra utile informazione per
agevolare

la

presentazione

della

domanda.

La trasmissione di questi dati avviene, ora per effetto dell'entrata in vigore del D.L. n. 179 del
2012, convertito nella legge n. 221 del 2012, a mezzo posta elettronica certificata all'indirizzo
che il curatore reperir dal registro delle imprese o (quando sar in funzione) dall'Indice
nazionale degli indirizzi di posta elettronica certificata delle imprese e dei professionisti;
soltanto se il relativo indirizzo del destinatario non risulta da questi registri o elenchi, il
curatore potr fare ricorso alla trasmissione a mezzo lettera raccomandata o telefax presso la
sede dell'impresa o la residenza del creditore (alternativa, si ribadisce, consentita soltanto per
questo

primo

atto).

A seguito sempre della citata normativa, il curatore deve indicare in questo avviso anche tutti
quei dati che permettono il passaggio dal sistema cartaceo a quello della corrispondenza in via
telematica diretta senza passare per la cancelleria. E cio deve:

comunicare il proprio indirizzo PEC (Posta Elettronica Certificata) specifico per


quella procedura per consentire l'inoltro delle domande di ammissione al passivo e dei
documenti in via informatica,;

avvertire i destinatari che le domande, sia quelle tempestive che quelle tardive o
supertardive, vanno presentate, unitamente ai relativi documenti, esclusivamente al
curatore (e non in cancelleria) mediante trasmissione telematica all'indirizzo di posta
elettronica comunicato;

invitare il destinatario a fornire il proprio indirizzo PEC al quale intende ricevere le


successive comunicazioni, ed a segnalare eventuali successive variazioni, posto che
tutte le successive comunicazioni dovranno essere effettuate a mezzo posta
elettronica;

avvertire il destinatario che, in mancanza di indirizzo PEC, le successive


comunicazioni saranno effettuate esclusivamente mediante deposito in cancelleria.

La domanda di ammissione al passivo si propone con ricorso, che pu essere sottoscritto


anche personalmente dalla parte, da trasmettere almeno trenta giorni prima dell'udienza
fissata per l'esame dello stato passivo all'indirizzo di posta elettronica certificata del
curatore.
Al ricorso deve essere allegata la documentazione giustificativa del credito.

***

Nella nuova disciplina non (pi) il giudice a predisporre lo stato passivo provvisorio, ma
il curatore che esamina le domande, espone le sue osservazioni sulla fondatezza di
ciascuna domanda ed oppone tutti i "fatti estintivi, modificativi o impeditivi del diritto fatto valere,
nonch l'inefficacia del titolo su cui sono fondati il credito o la prelazione, anche se prescritta la relativa
azione" (art. 95).
In questo modo, il curatore pu svolgere tutte quelle attivit di difesa e sollevare tutte le
eccezioni, in senso stretto o lato, per paralizzare le pretese azionate, tra cui rientra la
possibilit di eccepire la revocatoria in via incidentale al fine della non ammissione, in
tutto o in parte, di un credito o di una garanzia perch fondati su operazioni caducabili
secondo

le

previsioni

degli

attuali

art.

66

67

l.fall.

Terminato l'esame delle domande, il curatore forma il progetto di stato passivo e


lo deposita in cancelleria, unitamente alle relative domande, almeno quindici
giorni prima dell'udienza fissata per l'esame dello stato passivo e nello stesso
termine lo trasmette ai creditori i quali, cos come il fallito, possono esaminare il
progetto e presentare al curatore, mediante trasmissione all'indirizzo di poste
elettronica comunicato, osservazioni scritte e documenti integrativi fino a cinque
giorni prima dell'udienza.

L'udienza di verifica
In questa sede si realizza il contraddittorio incrociato non solo con il curatore ma tra tutti i
creditori tra loro, che costituisce l'essenza della procedura concorsuale.

La decisione del giudice.


-

Ammissione

Ammissione con riserva

Inammissibilit

Alla fine il giudice delegato decide su ciascuna domanda, con decreto "succintamente
motivato", nei limiti delle conclusioni formulate ed avuto riguardo alle eccezioni del
curatore, a quelle rilevabili d'ufficio ed a quelle formulate dagli altri creditori, in una
posizione di giudice terzo e imparziale risolutore di conflitti nel contraddittorio tra le parti,
privo di poteri ufficiosi di indagine.
La decisione del giudice pu essere di inammissibilit (quando sia omesso od
assolutamente incerto uno dei requisiti richiesti dai nn. 1, 2 e 3 del terzo comma dell'art.
93), di accoglimento, di rigetto- totale o parziale- o di ammissione con riserva.
Le ammissioni con riserva non sono generalizzate, ma possono essere disposte soltanto
nei casi indicati dall'art. 96, al di fuori dei quali la riserva atipica e si ha come non
ammessa. In particolare sono ammessi al passivo con riserva:
-

i crediti condizionati e quelli indicati nell'ultimo comma dell'art. 55;

i crediti per i quali la mancata produzione del titolo dipende da fatto non riferibile al
creditore, salvo che la produzione avvenga nel termine assegnato dal giudice;

i crediti accertati con sentenza del giudice ordinario o speciale non passata in
giudicato, pronunziata prima della dichiarazione di fallimento. Il curatore puo'
proporre o proseguire il giudizio di impugnazione.

Esecutivit dello stato passivo


Terminato l'esame delle domande e presa la decisione su ciascuna, il giudice delegato
"forma" lo stato passivo, che dichiara esecutivo con decreto che deposita in cancelleria,
con ci terminando il suo compito nel procedimento di accertamento del passivo (il
giudice delegato non, successivamente, intervenire n modificare le decisioni prese).
Il curatore, immediatamente dopo la dichiarazione di esecutivit dello stato passivo, ne d
comunicazione trasmettendo una copia a tutti i ricorrenti, informandoli del diritto di
proporre opposizione in caso di mancato accoglimento della domanda. Cos stato
modificato, e semplificato dal D.L. n. 179 del 2012 l'art. 97, che ora prevede, cos come
per il progetto di stato passivo, la comunicazione dell'intero documento contenente lo
stato passivo all'indirizzo PEC comunicato da ciascun creditore, che comunque potr
consultare lo stesso sul portale a lui dedicato.

L'opposizione allo stato passivo


La riforma del 2006 ha completamente rimodellato il sistema delle impugnazioni che sono
ora concentrate nel novellato art. 98, che tratta dell'opposizione allo stato passivo, della
impugnazione dei crediti ammessi (in precedenza ne trattava l'art. 100 ora abrogato) e
delle revocazione dei crediti ammessi (in precedenza nell'art.102 ora dedicato ad altra
materia); la finalit delle stesse rimasta identica, ma mutato il rapporto con la fase
necessaria ed cambiata radicalmente la disciplina processuale.
L'opposizione l'impugnazione che possono proporre i creditori soccombenti in quanto
la

loro

domanda

non

stata

in

tutto

in

parte

accolta.

Il procedimento regolato - ai sensi dell'art. 99 l. fall., novellato dal d.lg. n. 169 del 2007 dal principio dispositivo, come qualunque ordinario giudizio di cognizione a natura
contenziosa e da tanto la Cassazione ha tratto la rilevante conseguenza che nel giudizio di
opposizione a stato passivo, diversamente da quello di opposizione a sentenza dichiarativa
di fallimento - nel quale il fascicolo della procedura acquisibile d'ufficio, in ragione della
natura inquisitoria del procedimento che porta all'apertura del fallimento e del quale

l'opposizione costituisce la prosecuzione il materiale probatorio quello prodotto dalle


parti o acquisito dal giudice, ai sensi degli artt. 210 e 213 c.p.c. ed solo quel materiale che
ha titolo a restare nel processo e, conseguentemente il tribunale non tenuto ad acquisire
d'ufficio i documenti contenuti nella domanda di insinuazione al passivo e non versati dal
creditore, gli uni e l'altra, nel giudizio di opposizione allo stato passivo.
Il collegio provvede in via definitiva sull'opposizione, impugnazione o revocazione con
decreto motivato entro sessanta giorni dall'udienza o dalla scadenza del termine assegnato
alle parti per il deposito di memorie; decreto che comunicato dalla cancelleria alle parti
che, nei successivi trenta giorni, possono proporre ricorso per cassazione.
Effetto dello stato passivo
Il decreto che rende esecutivo lo stato passivo e le decisioni assunte dal tribunale all'esito
dei giudizi di cui all'art. 99 l.fall., producono effetti soltanto ai fini del concorso.
Questa la chiara dizione dell'ult. comma dell'art. 96, il che significa che, una volta chiuso
il fallimento, sia i creditori che il fallito possono rimettere in discussione le risultanze dello
stato passivo, che, al di fuori del fallimento, possono essere utilizzate soltanto come prova
scritta per ottenere un decreto ingiuntivo, giusto il disposto dell'ult. comma dell'art. 120
(effetto endofallimentare dello stato passivo).

Insinuazioni tardive e supertardive


Le domande presentate oltre il termine di dodici mesi (prorogabile fino a diciotto) dal
deposito del decreto di esecutivit dello stato passivo- qualificate nella prassi come
supertardive o ultratardive- per essere esaminate devono superare il vaglio di ammissibilit
che richiede che l'istante fornisca la prova che il ritardo dipeso da causa a lui non
imputabile.
Per realizzare la completa concorsualit anche nell'esame delle domande tardive, l'attuale
art. 101 ha riprodotto, con i dovuti aggiustamenti, per l'esame delle domande tardive la
medesima disciplina dettata per l'accertamento dei crediti e per l'esame dei diritti dei terzi
tempestivamente presentate; allo scopo il giudice delegato fissa per l'esame delle domande
tardive una udienza ogni quattro mesi, salvo che sussistano motivi di urgenza.

la ripartizione dellattivo e la chiusura del fallimento

Ai sensi dellart. 110 l.fall.: progetto di ripartizione


Il curatore, ogni quattro mesi presenta un prospetto delle somme disponibili ed un progetto di
ripartizione delle medesime, riservate quelle occorrenti per la procedura.
Nel progetto sono collocati anche i crediti per i quali non si applica il divieto di azioni esecutive e
cautelari di cui all'art. 51.
I creditori, entro il termine perentorio di quindici giorni dalla ricezione della comunicazione del
curatore, possono proporre reclamo al giudice delegato contro il progetto di riparto. Decorso tale
termine, il giudice delegato, su richiesta del curatore, dichiara esecutivo il progetto di ripartizione
(se sono proposti reclami, il progetto di ripartizione dichiarato esecutivo con accantonamento delle
somme corrispondenti ai crediti oggetto di contestazione).

Ordine di distribuzione delle somme (v. art. 111 l.fall.)


Le somme ricavate dalla liquidazione dell'attivo sono erogate nel seguente ordine:
1) per il pagamento dei crediti prededucibili;
2) per il pagamento dei crediti ammessi con prelazione sulle cose vendute secondo l'ordine assegnato
dalla legge;
3) per il pagamento dei creditori chirografari, in proporzione dell'ammontare del credito per cui
ciascuno di essi fu ammesso, compresi i creditori indicati al n. 2, qualora non sia stata ancora realizzata
la garanzia, ovvero per la parte per cui rimasero non soddisfatti da questa.
Sono considerati crediti prededucibili quelli cos qualificati da una specifica disposizione di legge, e
quelli sorti in occasione o in funzione delle procedure concorsuali di cui alla presente legge; tali debiti
sono soddisfatti con preferenza ai sensi del primo comma n. 1).

Crediti assistiti da prelazione.


I crediti assistiti da privilegio generale hanno diritto di prelazione per il capitale, le spese e gli interessi
(nei limiti di cui agli articoli 54 e 55 l.fall.), sul prezzo ricavato dalla liquidazione del patrimonio
mobiliare, sul quale concorrono in un'unica graduatoria con i crediti garantiti da privilegio speciale
mobiliare, secondo il grado previsto dalla legge.
I crediti garantiti da ipoteca e pegno e quelli assistiti da privilegio speciale hanno diritto di prelazione
per il capitale, le spese e gli interessi, (nei limiti di cui agli articoli 54 e 55 l.fall.) sul prezzo ricavato dai
beni vincolati alla loro garanzia.

Partecipazione dei creditori ammessi tardivamente.


I creditori ammessi tardivamente concorrono soltanto alle ripartizioni posteriori alla loro ammissione in
proporzione del rispettivo credito, salvo il diritto di prelevare le quote che sarebbero loro spettate nelle
precedenti ripartizioni se assistiti da cause di prelazione o se il ritardo dipeso da cause ad essi non
imputabili.
***

Ripartizioni parziali.
Lart. 113 l.fall. consente che si dia luogo a ripartizioni parziali
Nelle ripartizioni parziali, che non possono superare l'ottanta per cento delle somme da ripartire,
devono essere trattenute e depositate, nei modi stabiliti dal giudice delegato, le quote assegnate:
1) ai creditori ammessi con riserva;
2) ai creditori opponenti a favore dei quali sono state disposte misure cautelari;
3) ai creditori opponenti la cui domanda stata accolta ma la sentenza non passata in giudicato;
4) ai creditori nei cui confronti sono stati proposti i giudizi di impugnazione e di revocazione.
Le somme ritenute necessarie per spese future, per soddisfare il compenso al curatore e ogni altro
debito prededucibile devono essere trattenute. Devono essere altres trattenute e depositate nei modi
stabiliti dal giudice delegato le somme ricevute dalla procedura per effetto di provvedimenti
provvisoriamente esecutivi e non ancora passati in giudicato.

Pagamento ai creditori
Il curatore provvede al pagamento delle somme assegnate ai creditori nel piano di ripartizione nei modi
stabiliti dal giudice delegato, purch tali da assicurare la prova del pagamento stesso.
Se prima della ripartizione i crediti ammessi sono stati ceduti, il curatore attribuisce le quote di riparto ai
cessionari, qualora la cessione sia stata tempestivamente comunicata, unitamente alla documentazione
che attesti, con atto recante le sottoscrizioni autenticate di cedente e cessionario, l'intervenuta cessione.
In questo caso, il curatore provvede alla rettifica formale dello stato passivo. Le stesse disposizioni si
applicano in caso di surrogazione del creditore.

Rendiconto del curatore


Compiuta la liquidazione dell'attivo e prima del riparto finale, nonch in ogni caso in cui cessa dalle
funzioni, il curatore presenta al giudice delegato l'esposizione analitica delle operazioni contabili e della

attivit di gestione della procedura. Il giudice ordina il deposito del conto in cancelleria e fissa l'udienza
che non pu essere tenuta prima che siano decorsi quindici giorni dalla comunicazione del rendiconto a
tutti i creditori.
Dell'avvenuto deposito e della fissazione dell'udienza il curatore d immediata comunicazione ai
creditori ammessi al passivo, a coloro che hanno proposto opposizione, ai creditori in prededuzione
non soddisfatti, con posta elettronica certificata, inviando loro copia del rendiconto ed avvisandoli che
possono presentare eventuali osservazioni o contestazioni fino a cinque giorni prima dell'udienza. Al
fallito, se non possibile procedere alla comunicazione con modalit telematica, il rendiconto e la data
dell'udienza sono comunicati mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento.
Se all'udienza stabilita non sorgono contestazioni o su queste viene raggiunto un accordo, il giudice
approva il conto con decreto; altrimenti, fissa l'udienza innanzi al collegio che provvede in camera di
consiglio.
Approvato il conto e liquidato il compenso del curatore, il giudice delegato, sentite le proposte del
curatore, ordina il riparto finale secondo le norme precedenti.
Nel riparto finale vengono distribuiti anche gli accantonamenti precedentemente fatti. Il giudice
delegato, nel rispetto delle cause di prelazione, pu disporre che a singoli creditori che vi consentono
siano assegnati, in luogo delle somme agli stessi spettanti, crediti di imposta del fallito non ancora
rimborsati.
Per i creditori che non si presentano o sono irreperibili le somme dovute sono nuovamente depositate
presso l'ufficio postale o la banca.
Decorsi cinque anni dal deposito, le somme non riscosse dagli aventi diritto e i relativi interessi, se non
richieste da altri creditori, rimasti insoddisfatti, sono versate a cura del depositario all'entrata del bilancio
dello Stato per essere riassegnate, con decreti del Ministro dell'economia e delle finanze, ad apposita
unit previsionale di base dello stato di previsione del Ministero della giustizia.
La chiusura del fallimento e lesdebitazione

La chiusura del fallimento


La procedura fallimentare si conclude, ai sensi dellart. 118 l.fall.:
1. in caso di mancata presentazione di domande di insinuazione al passivo, non rilevando la
proposizione di domande tardive;
2. quando siano stati integralmente pagati o altrimenti estinti tutti i crediti concorrenti e i c. d.
crediti della massa;
3. quando sia stata comunque eseguita la ripartizione finale dellattivo, sia stata essa satisfattoria
oppure no;
4. quando linsufficienza dellattivo sia tale da rendere inutile la prosecuzione della procedura.
Ove si verifichi alternativamente una delle prime due ipotesi contemplate dalla disposizione in
commento, necessario comunque, ai fini della chiusura del fallimento, che risultino integralmente
pagati tutti i debiti e le spese da pagare in prededuzione, ivi compresi il compenso al curatore e le spese
di procedura, dovendo, in caso contrario, la procedura stessa continuare per assicurare il pagamento di

dette spese. A tale conclusione peraltro si poteva pervenire gi nel vigore della precedente normativa,
aderendo ad uninterpretazione estensiva della vecchia formulazione dellart. 118 L.FALL.
Giova precisare, peraltro, che tutte le ipotesi descritte di chiusura del fallimento non sono ostacolate
dallesistenza di cause pendenti.
Inoltre il citato art. 118 l.fall., come recentemente modificato, stabilisce che, in caso di fallimento delle
societ, il curatore ne chiede la cancellazione dal registro delle imprese, con contestuale chiusura anche
della procedura estesa ai soci, salvo che sia stata aperta nei confronti di questi anche una procedura
come imprenditori individuali.
Legittimati a proporre listanza di chiusura del fallimento sono sia il curatore che il debitore fallito,
fermo restando che la chiusura pu essere disposta anche dufficio.
Peraltro, ai sensi dellart. 119 l.fall., nuova formulazione, contro il decreto che dichiara la chiusura o ne
respinge la richiesta ammesso reclamo alla Corte di Appello, la quale, a propria volta, provvede quindi
a convocare in camera di consiglio il reclamante, il curatore ed il fallito. Il decreto di chiusura, dunque,
una volta divenuto definitivo, determina la cessazione degli effetti della sentenza fallimentare sul
patrimonio del fallito, il quale, pertanto, riacquista la propria disponibilit giuridica e materiale del
proprio patrimonio, che, nel caso residui parzialmente, gli deve essere restituito.

In base alla disciplina attualmente vigente, inoltre, il decreto in commento comporta la cessazione
immediata degli effetti a carattere personale prodotti dalla sentenza di fallimento, essendo venuto meno
listituto della riabilitazione civile, che faceva conseguire nuovamente al fallito la propria capacit
personale, sia sul piano sostanziale che su quello processuale, solo dopo il decorso di cinque anni dalla
dichiarata chiusura della procedura fallimentare ed a condizione che il Tribunale ravvisasse una buona
condotta dello stesso fallito. La riabilitazione dunque da ritenersi abrogata per le procedura instaurate
successivamente al 16 gennaio 2006, data di entrata in vigore della riforma.

La chiusura del fallimento, inoltre, allo stato attuale, fa cessare nei confronti dei creditori il blocco delle
loro azioni per il soddisfacimento dei rispettivi diritti. A tale riguardo, tra laltro, lart. 120, comma 3,
nuova l.fall., prevede che il decreto o la sentenza con la quale il credito stato ammesso al passivo
costituiscano prova scritta ai fini dellottenimento del decreto ingiuntivo di cui allart. 634 c.p.c

Lesdebitazione del fallito

Lunico caso in cui non scatta la ripresa delle azioni individuali in favore dei creditori quello in cui
trova applicazione il nuovo istituto dellesdebitazione del debitore, ai sensi degli artt. 142 e seguenti
l.fall., nuovo testo.

In virt di tali disposizioni il fallito persona fisica ammesso al beneficio della liberazione dai debiti
residui nei confronti dei creditori concorsuali non soddisfatti, purch ricorrano le seguenti condizioni:
1. abbia cooperato con gli organi della procedura;
2. non abbia in alcun modo ritardato o contribuito a ritardare lo svolgimento della procedura;
3. non abbia violato lobbligo di consegna della corrispondenza al curatore;
4. non abbia usufruito di altra esdebitazione nei dieci anni precedenti;
5. non abbia distratto lattivo o esposto passivit insussistenti o comunque non abbia reso
gravemente difficoltosa la ricostruzione del patrimonio;
6. non sia stato condannato con sentenza definitiva per bancarotta fraudolenta o altri delitti
compiuti in connessione con lesercizio dellattivit dimpresa.
Lesdebitazione non opera comunque se non sono stati soddisfatti, neppure in parte, i creditori
concorsuali. Restano esclusi dallesdebitazione gli obblighi di mantenimento e alimentari, nonch i
debiti per il risarcimento dei danni da fatto illecito extracontrattuale. Quanto, poi, al procedimento di
esdebitazione, lart. 143 L. F., nuova formulazione, prevede che il tribunale, con il decreto di chiusura
del fallimento oppure su ricorso del debitore presentato entro lanno successivo, sentito il curatore ed il
comitato dei creditori e vetrificata la sussistenza delle condizioni richieste dallart. 142 L. F. come sopra
individuate, dichiara inesigibili nei confronti del debitore gi dichiarato fallito i debiti concorsuali non
integralmente soddisfatti.

La riapertura del fallimento


Tale istituto nella pratica viene applicato molto raramente. Esso presuppone che la procedura
fallimentare sia stata chiusa per la ripartizione di un attivo insufficiente al soddisfacimento dei crediti
insinuati o per linutilit della prosecuzione del fallimento, stante leffettiva inconsistenza della massa
fallimentare.
La riapertura dunque ammissibile nei casi in cui, entro cinque anni dal decreto di chiusura del
fallimento, risulti che nel patrimonio del debitore sia venuto ad esistenza un attivo suscettibile di
rendere utile la riapertura stessa (in tal caso liniziativa potr essere assunta dal debitore o dai creditori,
vecchi e nuovi) oppure il debitore sia in grado di garantire il pagamento non inferiore al dieci per cento
dei creditori chirografari vecchi e nuovi ed il soddisfacimento integrale dei creditori privilegiati ( allora
legittimato il solo debitore).

I titolari dei crediti sorti successivamente alla chiusura del fallimento devono previamente insinuarsi al
passivo e sottoporsi alla verificazione dello stato passivo; tale passaggio non invece necessario per i
crediti anteriori al decreto di chiusura, i quali sono gi stati sottoposti ad accertamento. I termini per
lesperimento delle azioni revocatorie decorrono dal deposito della sentenza di riapertura.
Il Concordato fallimentare

Il concordato fallimentare una delle forme di chiusura del fallimento grazie alla quale si realizza la
soddisfazione in misura paritaria dei creditori senza ricorrere alla fase della liquidazione dell'attivo. La
proposta di concordato pu essere presentata dal fallito, da uno o pi creditori o da un terzo. La
proposta pu prevedere la suddivisione dei creditori in classi che tengano in considerazione in modo
omogeneo gli interessi economici da essi vantati, trattamenti differenziati fra creditori appartenenti a
classi diverse senza comunque alterare l'ordine dei diritti di prelazione, la ristrutturazione di debiti e la
soddisfazione dei crediti attraverso qualsiasi forma. La proposta sottoposta al voto dei creditori ed
approvata se riceve il voto favorevole dei creditori che rappresentino la maggioranza dei crediti
ammessi al voto. Il Curatore presenta al Giudice Delegato una relazione sull'esito delle votazioni e se la
proposta approvata il Giudice Delegato dispone che ne sia data immediata comunicazione alle parti
interessate e fissa un termine entro il quale presentare eventuali opposizioni. Decorso tale termine senza
che vengano presentate opposizioni il Tribunale omologa il concordato con decreto motivato. Quando
passa in giudizio la sentenza di omologazione il fallimento si chiude.
La dichiarazione di avvenuta esecuzione del concordato fallimentare, rilasciata dal Tribunale, titolo
idoneo per annotare la cancellazione del fallimento essendo il concordato fallimentare una procedura di
chiusura del fallimento.
Il concordato fallimentare una delle cause di cessazione del fallimento: si tratta di uno strumento
diretto a realizzare, nel rispetto del principio della par conditio creditorum, il soddisfacimento di tutti i
creditori mediante lomologazione giudiziale di un accordo raggiunto tra il fallito e i creditori mediante
il pagamento (parziale) dei loro crediti.
Chi pu presentare la domanda di concordato fallimentare?
Secondo lart. 124 l.fall. la proposta di concordato pu essere presentata:
1. Da uno o pi creditori o da un terzo assuntore, anche prima del decreto che rende esecutivo lo
stato passivo. purch sia stata tenuta la contabilit da parte del fallito e i risultati consentano al
curatore di predisporre un elenco dei creditori da sottoporre allapprovazione del giudice

delegato. Se la proposta formulata da un terzo assuntore le attivit fallimentari verranno a lui


cedute, assumendosi in proprio il rischio di liquidazione.
2. Dal fallito, ma solo dopo un anno dalla dichiarazione di fallimento e entro 2 anni dal decreto di
esecutivit dello stato passivo.
La proposta deve essere presentata al giudice delegato, sottoscritta dal ricorrente o da un suo
rappresentante. La proposta pu prevedere:

la suddivisione dei creditori in classi: secondo posizione giuridica e interessi economici


omogenei;

trattamenti differenziati tra creditori appartenenti a classi diverse: purch sia rispettato il
principio secondo il quale non possibile alterare lordine delle cause legittime di prelazione;

la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei creditori attraverso qualsiasi forma: anche
mediante cessione di beni, accollo o altre operazioni straordinarie.

Il giudice delegato, sentito il parere del curatore con specifico riferimento ai presumibili risultati della
liquidazione e delle garanzie offerte nella proposta stessa, e del comitato dei creditori, ordina che la
proposta venga comunicata ai creditori attraverso lindirizzo PEC, nella quale deve essere indicato un
termine, non superiore a 30 giorni e non inferiore a 20, entro il quale gli stessi possono fare pervenire le
loro dichiarazioni di dissenso, presso la cancelleria del tribunale. I creditori che non fanno pervenire la
comunicazione si considerano consenzienti.
Approvazione della proposta da parte dei creditori
La proposta di concordato approvata quanto ottiene il voto favorevole della maggioranza dei crediti
ammessi al voto. Se il concordato prevede la suddivisione dei creditori in classi, necessario ottenere
voto favorevole da parte della maggioranza delle classi. Inoltre, i creditori muniti di privilegio, pegno o
ipoteca dei quali la proposta prevede lintegrale pagamento, non hanno diritto di voto se non
rinunciano al diritto di prelazione.
Il giudizio di omologazione
Decorso il termine per le votazioni il curatore presenta al giudice delegato una relazione sul loro esito e,
se i creditori hanno approvato la proposta, il giudice dispone che sia data immediata comunicazione al
proponente affinch questi ne chieda lomologazione. Il giudice con decreto fissa un termine tra 15 e 30
giorni nei quali possibile proporre eventuali opposizioni.

Effetti ed esecuzione Dal momento in cui scadono i termini per opporsi la proposta di concordato
acquista piena efficacia, producendo 2 effetti fondamentali:
1. Vincola il fallito o lassuntore alladempimento degli obblighi assunti;
2. Rende obbligatorio il concordato a tutti i creditori anteriori allapertura del fallimento, compresi
anche quelli che non abbiano presentato domanda di ammissione al passivo.
Con lomologazione del concordato non decadono gli organi della procedura fallimentare, ma restano
in funzione per sorvegliare ladempimento del concordato stesso, secondo quanto stabilito nel decreto
di omologazione.

N.B.: Il concordato pu essere risolto o annullato, con conseguente riapertura della procedura
fallimentare quando:

risolto, se le garanzie promesse non vengono costituite o se gli obblighi assunti non
adempiuti. La domanda di risoluzione pu essere proposta con ricorso da ognuno dei creditori;

annullato, se si scopre che stato dolosamente esagerato il passivo, o sottratta o dissimulato


una parte rilevante di attivo. Lannullamento proponibile entro 6 mesi dalla scoperta del dolo.

***
Il Concordato preventivo
All'imprenditore commerciale che si trovi in stato di insolvenza, o semplicemente in stato di crisi,
concessa la possibilit di evitare il fallimento e tutte le gravi conseguenze che esso comporta, attraverso
un preventivo accordo con i creditori finalizzato alla liquidazione dei beni del debitore e al successivo
soddisfacimento dei creditori. Gli scopi che tale procedura si prefigge di raggiungere sono molteplici,
in particolare: soddisfare l'interesse del debitore ad ottenere una paralisi delle azioni esecutive nei
suoi confronti conservando, al tempo stesso, la disponibilit e l'amministrazione della sua impresa
tenere in considerazione l'interesse dei creditori ad evitare una lunga e dispendiosa attivit liquidatoria
fallimentare raggiungendo il soddisfacimento delle proprie ragioni in tempi brevi garantire continuit,
nell'interesse pubblico, a un'impresa a patto che questa abbia dimostrato di possedere ancora
potenzialit produttive degne di fiducia

Il concordato preventivo si fonda su un ricorso proposto dall'imprenditore al Tribunale in cui l'impresa


ha la propria sede principale: la domanda deve essere accompagnata da opportuna documentazione a
pena di inammissibilit. Inoltre, possibile suddividere i creditori in classi e prevedere trattamenti
differenziati tra creditori appartenenti a classi diverse. A seguito della mancata approvazione il
Tribunale deve dichiarare immediatamente il fallimento, mentre in caso di accordo con i creditori il
Tribunale, previo controllo della legittimit e del merito, provvede alla omologazione del concordato.
La sentenza di omologazione viene emessa in presenza di determinati presupposti: iscrizione nel
Registro delle Imprese da almeno 2 anni non essere stato dichiarato fallito o ammesso al concordato
preventivo nei 5 anni precedenti non essere stato condannato per bancarotta o reati simili
Il decreto di ammissione al concordato pubblicato ai sensi dell'art. 17 della legge fallimentare anche
mediante trasmissione telematica dell'estratto del decreto al registro delle imprese. L'ammissione alla
procedura non determina lo spossessamento del debitore che conserva l'amministrazione dei suoi beni
e l'esercizio dell'impresa sotto la vigilanza del commissario giudiziale nominato dal Tribunale. Gli atti di
straordinaria amministrazione compiuti senza l'autorizzazione del Giudice Delegato sono per
inefficaci nei confronti dei creditori concorsuali. La procedura di concordato preventivo si chiude con il
decreto di omologazione. Successivamente il commissario giudiziale sorveglia l'adempimento del
concordato secondo le modalit stabilite dal decreto: in caso di mancato adempimento degli obblighi
assunti il concordato pu essere revocato, mentre nel caso in cui il debitore abbia dolosamente
esagerato il passivo o sottratto una parte rilevante dell'attivo il concordato pu essere annullato.
La disciplina di legge riguardante il concordato preventivo stata oggetto di profonde modifiche sin dal
2005.
Verosimilmente tale maggiore interesse e il favor per soluzioni della crisi di impresa alternative al
fallimento, hanno portato il legislatore ad intervenire nuovamente, in modo sostanziale, sulla normativa
che regola tale istituto con il Decreto legge 22 giugno 2012 n. 83, cd. Decreto Sviluppo (pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale del 26 giugno 2012 n. 147) convertito, con rilevanti modifiche, nella Legge 7
agosto 2012 n. 134 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell11 agosto 2012).
Una delle novit pi significative di riforma alla Legge Fallimentare apportate da tale intervento
normativo costituita dallintroduzione, attraverso linserimento del comma VI allart. 161 L.F., del cd.
concordato in bianco, istituto che dovrebbe favorire la pronta emersione della crisi dimpresa.
In generale la domanda di concordato in bianco presenta le seguenti caratteristiche.

Limprenditore deposita un ricorso contenente la domanda di concordato e i bilanci relativi agli ultimi
tre esercizi. Il termine entro il quale deve essere prodotta lordinaria documentazione di cui allarticolo
161, commi secondo e terzo, L.F., e cio principalmente la proposta dettagliata, il piano economico con
cui si intende che questa venga realizzata e la relazione di attestazione del piano, fissato dal giudice tra
60 e 120 giorni nel caso di pendenza di procedimento per la dichiarazione di fallimento il termine
necessariamente di 60 giorni -, prorogabili, in presenza di giustificati motivi, di non oltre 60 giorni.
La norma peraltro prevede che entro il termine concesso dal Tribunale il debitore possa depositare
alternativamente domanda di accordo di ristrutturazione dei debiti ex art. 182 bis, comma primo, L.F..
In tale arco di tempo, sino a quando cio il Tribunale non si sia pronunciato sulla domanda di
concordato, cos come integrata e completata di tutti gli elementi necessari, limprenditore mantiene la
gestione ordinaria dellattivit mentre gli atti urgenti di straordinaria amministrazione devono essere
autorizzati dal Tribunale, previa eventuale assunzione di sommarie informazioni (art. 161, comma VII,
L.F., introdotto ex novo). Con lo stesso decreto con cui stabilisce il termine entro il quale deve essere
integrata la domanda di concordato il Tribunale dispone anche gli obblighi informativi periodici che
il debitore deve assolvere sino allo scadere del termine stesso.
A decorrere dalla data di pubblicazione del ricorso, contenente la domanda, nel registro delle imprese, il
debitore gode degli effetti protettivi tipici del procedimento di concordato di cui allarticolo 168 della
legge fallimentare. La legge 134 del 2012 ha modificato anche questa disposizione, specificando,
nellultimo capoverso, introdotto ex novo, del secondo comma , che le ipoteche giudiziali iscritte nei
novanta giorni che precedono la predetta data di pubblicazione sono inefficaci rispetto ai creditori
anteriori al concordato, ed estendendo la sanzione di nullit, gi prevista dal primo comma per le azioni
esecutive, anche a quelle cautelari promosse o proseguite sul patrimonio del debitore successivamente
alla citata data di pubblicazione.
In generale il procedimento si conclude o con la declaratoria di inammissibilit della proposta, ex art.
162 L.F., ovvero con il decreto del tribunale di ammissione alla procedura ex art. 163 L.F; nel caso di
deposito di domanda ex art. 182 bis L.F., il procedimento si potr concludere parallelamente con
decreto di inammissibilit e/o di omologazione dellaccordo di ristrutturazione dei debiti.

La liquidazione coatta amministrativa

Per legge, alcune particolari categorie di imprese, non sono assoggettabili al fallimento, bens a
questa particolare procedura che concorsuale a carattere amministrativo. Tali categorie di
imprese sono quelle sottoposte al controllo dello Stato: banche, imprese di assicurazione, le
societ cooperative, gli istituti per le case popolari, ecc. La liquidazione presenta diverse
particolarit: innazitutto non viene disposta dall'Autorit Giudiziaria, ma da un organo
amministrativo; inoltre non presuppone uno stato di insolvenza ed ha come finalit la
cessazione dell'impresa attraverso la definizione dei suoi rapporti di tipo debitorio e di altra
natura. Tale procedimento non preclude la possibilit di accertare lo stato di insolvenza, nel
qual caso si applicheranno le norme relative alla revocatoria fallimentare per gli atti
pregiudizievoli ai creditori. La caratteristica della liquidazione coatta amministrativa la
maggiore libert nella liquidazione dell'attivo: non ci sono vincoli per l'esecuzione della
procedura ordinaria. La finalit della liquidazione coatta amministrativa evitare che la
liquidazione dell'impresa possa influire sul sistema dove questa agisce. E' una procedura
liquidatoria nel senso che tende a sottrarre l'azienda all'imprenditore tentando una
riallocazione della stessa (vendita in blocco) che garantisca il mantenimento dei posti di
lavoro. Successivamente si propone il piano di ripartizione dell'attivo. La procedura si pu
chiudere anche con concordato, ma questo deve essere omologato dal Tribunale. Si tratta,
comunque, di una procedura selettiva che si applica solo a talune imprese che hanno
determinati requisiti.
La trascrizione del decreto che ordina la liquidazione coatta amministrativa innammissibile.
Infatti, la legge fallimentare, quando ha inteso prescrivere la pubblicit di atti o provvedimenti
delle procedure che la riguardano, lo ha stabilito espressamente. Per il decreto l'art. 197 della
legge fallimentare prevede la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale e la comunicazione nel
Registro delle Imprese. Tuttavia, tale provvedimento amministrativo pu rappresentare titolo
idoneo per l'annotazione della perdita di possesso, ai fini della sospensione del pagamento
della tassa automobilistica, nel caso in cui dallo stesso si evinca lo spossessamento del veicolo
conseguente all'acquisizione del bene nella massa fallimentare.
***
L'amministrazione controllata
L'imprenditore pu trovarsi in uno stato di difficolt ad adempiere ai propri impegni senza
per questo essere insolvente; in tale circostanza gli viene concessa la possibilit di richiedere
l'amministrazione controllata, procedura prevista per prestare soccorso alle imprese che si
trovano in situazioni di crisi temporanee e superabili ed in presenza di concrete possibilit di

un conveniente risanamento dell'impresa. A questo proposito occorre predisporre un


programma di risanamento con validit economica e finanziaria che si realizzi entro 2 anni. Il
debitore, salvo diverso avviso del Tribunale, conserva l'amministrazione dei beni e l'esercizio
dell'attivit sotto la vigilanza del Giudice Delegato, ma il Tribunale pu sostituire il debitore
con il commissario giudiziale. Per gli atti di straordinaria amministrazione occorre
l'autorizzazione del Giudice Delegato. Se il Tribunale ammette la domanda di ammissione alla
procedura fa votare i creditori; se, invece, la procedura non ha successo si arriva al concordato
preventivo o al fallimento. La procedura non soggetta ad omologazione e non pu durare
pi di 2 anni. Per la trascrizione del provvedimento di ammissione all'amministrazione
controllata non previsto il pagamento dell'I.P.T. rientrando questa fattispecie nei casi di
esenzione da ogni imposizione fiscale.
***
Amministrazione straordinaria
Questa procedura sostanzialmente ricalca la disciplina e lo schema della liquidazione coatta
amministrativa e mira a mediare il soddisfacimento dei creditori dell'imprenditore insolvente
con la salvezza del complesso produttivo e della sua forza lavoro. Si tratta di una procedura
recente, introdotta nel '79, per evitare l'assoggettamento al fallimento di imprese con
particolari caratteristiche dimensionali, cio aventi un numero di dipendenti maggiore di 200
unit. Infatti, applicare il fallimento a queste imprese causerebbe problemi di natura
economica e sociale. Caratteristica della procedura la redazione di un piano di risanamento
della struttura aziendale che pu prevedere la continuazione dell'esercizio dell'impresa per un
tempo massimo di 2 anni. Il Tribunale pu: decidere che l'azienda non assoggettabile a tale
procedimento e quindi dichiarare il fallimento dichiarare l'idoneit e quindi dare apertura alla
procedura dettando gli opportuni provvedimenti per la prosecuzione dell'impresa la cui
gestione affidata al commissario giudiziale Sono vietate tutte le azioni esecutive individuali
per fare in modo che non si turbi il procedimento. C' la possibilit di esercitare azione
revocatoria solo nel caso di liquidazione dei beni, ma non nel caso della ristrutturazione. La
chiusura della procedura, disposta anch'essa con decreto, pu avvenire per soddisfacimento
dei creditori, per impossibilit di continuazione (in questo caso segue la dichiarazione di
fallimento), per risanamento totale o parziale dell'impresa e per l'approvazione di una
proposta di concordato che pu provenire anche da terzi.

La trascrizione del decreto di sottoposizione ad amministrazione straordinaria non


ammissibile e non pu, quindi, essere eseguita se il titolo non viene prodotto nelle forme
dell'atto pubblico, della scrittura privata autenticata o della sentenza intesa nel senso pi ampio
di provvedimento del giudice idoneo a produrre gli effetti previsti per quei fini, reso in copia
conforme all'originale (art. 2657 C.C.).
Accordi di ristrutturazione e piani di risanamento
Come si pi volte rilevato, la legge fallimentare stata negli ultimi anni oggetto di diversi
interventi legislativi (si fa riferimento ai vari interventi operati dalla legge n. 80/2005, dal d.lgs.
5/2006, dal d.lgs. 169/2007 alla pi recedente legge 134/2012), per cercare di rendere la
disciplina prevista per la crisi dellimpresa pensata e codificata nel 1942 pi attuale ed in
linea con lattuale sistema economico, anche con lintroduzione di nuovi istituti e con la
profonda rivisitazione da altri gi esistenti. Si cercato, in particolare, di fornire
allimprenditore una serie di strumenti per far s che in presenza di una crisi dellimpresa sia
possibile rivitalizzare, in qualche modo, le sorti dellattivit, cercando di favorire la
composizione giudiziale o stragiudiziale del contenzioso in essere con i creditori ed evitare di
giungere ad una soluzione che comporti la mera dissoluzione dellimpresa per ripianare i debiti
contratti; in altri termini, si cercato di rendere pi facile, da un lato, la prosecuzione
dellattivit di impresa, favorendo contestualmente la soddisfazione dei creditori, anche con
una riduzione dellimporto agli stessi riconosciuti.
In tale prospettiva, si inserisce lart. 182-bis (Accordi di ristrutturazione dei debiti) della
legge fallimentare: tale disposizione, in estrema sintesi, prevede che limprenditore in stato di
crisi possa domandare al tribunale lomologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti
stipulato con i creditori che rappresentano almeno il sessanta per cento dei crediti; unitamente
alla domanda, deve essere depositata una dettagliata relazione redatta da un professionista
sulla fattibilit o meno dellaccordo stesso, con particolare riferimento alla sua idoneit ad
assicurare il regolare pagamento dei creditori.
Il tribunale, nella fase di omologazione, non entra nel merito del giudizio espresso dal
professionista che ha redatto la relazione, ma si limiter a valutare la coerenza e completezza
delliter procedimentale ed argomentativo del professionista, con la conseguenza che
lomologazione dellaccordo non implicher laccertamento giudiziale della sua fattibilit. In
altri termini, il controllo del tribunale sar di minore intensit in assenza di opposizioni che
possono essere proposti da creditori che non si ritengono soddisfatti della percentuale loro
riconosciuta - sul presupposto che, trattandosi un accordo tra privati, il tribunale debba
soltanto verificare la fattibilit giuridica dellaccordo siglato; qualora, invece, siano presentate

opposizioni, il tribunale, senza entrare nel merito delle scelte, dovr anche verificare la
attendibilit sul piano fattuale del programma concordato, con particolare attenzione a quanto
illustrato nella relazione.
L'accordo di ristrutturazione dei debiti, nella sua versione originaria poi modificata, prevedeva
due precisi requisiti senza i quali non sarebbe stato possibile ottenere l'omologazione del
tribunale: laccordo deve approvato dai creditori che rappresentino almeno il 60% dei debiti
complessivi dell'azienda e deve assicurare il pagamento degli altri creditori che non hanno
preso parte o non hanno accettato l'accordo. Laccordo pubblicato nel registro delle imprese
e acquista efficacia dal giorno della sua pubblicazione. Le eventuali modifiche allaccordo di
ristrutturazione dei debiti successive allomologazione che, sulla base di una relazione
integrativa dellattestatore ai sensi dellart. 182 bis, 7 comma, l.fall., non pregiudichino n
lattuabilit dellaccordo omologato, n il regolare pagamento dei creditori estranei, non
richiedono una nuova omologazione da parte del tribunale.
Gli accordi di ristrutturazione dei debiti, quindi, sono caratterizzati da due fasi: quella
propriamente stragiudiziale, nella quale il debitore negozia con i creditori la propria situazione
debitoria e nella quale, in sostanzia, rimesso allautonomia delle parti trovare, qualora sia
possibile, un accordo; e quella giudiziale, in cui l'accordo necessita dell'omologazione
dell'autorit giudiziaria per essere produttivo di ulteriori effetti legali: omologa che, come visto
sopra, pu essere concessa sulla base di una valutazione discrezionale di attendibilit del piano
di riorganizzazione dellimpresa come illustrato nellapposita relazione.
Per quanto riguarda i debiti oggetto dell'accordo di ristrutturazione, l'azienda ed i creditori
hanno la pi ampia discrezionalit nello stabilire nel dettaglio le modalit di accordo, potendo
prevedere, ad esempio, nuovi piani di rimborso o differimento delle scadenze.
Non certamente possibile ipotizzare un contenuto tipico di tali accordo, che non precisato
dalla legge fallimentare ma, normalmente, esso pu avere ad oggetto dilazioni di pagamento;
riduzione o eliminazione degli interessi; cessione di una parte dei beni dellimprenditore ai
creditori; remissione di alcuni debiti in cambio di nuovi accordi commerciali; acquisizione di
nuove garanzie in favore dei creditori.
Nella formulazione originaria, uno dei principali punti di debolezza degli accordi di
ristrutturazione dei debiti tale da renderne lapplicazione assai sporadica - era la necessit di
pagare regolarmente i creditori estranei allaccordo: regolarit da intendersi sia come
pagamento integrale sia nel pieno rispetto delle scadenze gi programmate. Tale vincolo
condizionava pesantemente limprenditore in difficolt che, seppur desideroso di riorganizzare
i propri debiti, si trovava costretto a destinare una parte importante delle proprie risorse al
soddisfacimento dei creditori non aderenti, a discapito di quelli che, invece, avessero accettato

la ristrutturazione del debito. Del resto, ai creditori conveniva non aderire al piano di
ristrutturazione, in quanto cos essi mantenevano ferma la totalit del proprio credito, senza
concedere dilazioni o sconti.
Lart. 182-bis, nella sua nuova formulazione come risultante dalla modifiche introdotte dalla
legge n. 134/2012, ha ora rimosso questi vincoli, introducendo una moratoria coattiva per i
creditori che non aderiscano allaccordo di ristrutturazione dei debiti. Dalla data della
pubblicazione e per sessanta giorni i creditori per titolo e causa anteriore a tale data, infatti,
non possono iniziare o proseguire azioni cautelari o esecutive sul patrimonio del debitore.
Sempre con finalit di rendere maggiormente appetibile listituto in questione, il legislatore ha
da ultimo previsto una regime particolare per i crediti degli istituti che finanziano la
realizzazione dellaccordo. In forza di tale previsione, in caso di fallimento del debitore che ha
presentato il piano di ristrutturazione dei debiti, il finanziatore che ha elargito la nuova
liquidit a sostegno del piano finanziario, sar rimborsato anticipatamente rispetto a tutti gli
altri creditori facenti parte della massa fallimentare, sia creditori chirografari che privilegiati.
Questo mette, dunque, il credito dei finanziatori sullo stesso piano dei crediti che spettano ai
professionisti che si occupano di gestire la procedura e permette ai finanziatori di avere
maggiori garanzie sul recupero del proprio credito.
Laccordo di ristrutturazione dei debiti presenta alcune affinit con il concordato preventivo,
tanto pi che, oltre ad essere inseriti entrambi del titolo terzo della legge fallimentare - titolo
terzo intitolato, appunto, Del Concordato preventivo e degli accordi di ristrutturazione
alcuni autori hanno prospettato il dubbio se gli accordi di ristrutturazione costituiscano una
semplice modalit dei realizzazione del concordato preventivo una semplice modalit di
realizzazione del concordato preventivo, quasi una sorta di concordato minore, oppure un
istituto autonomo, caratterizzato da maggiore elasticit nella fase dei contenuti e da un
controllo non particolarmente approfondito, in punto sostanziale, da parte dellautorit
giudiziaria nella sua esecuzione.
Secondo la prevalente giurisprudenza, laccordo di ristrutturazione dei debiti di cui allart. 182
bis ha natura esclusivamente privatistica e non pu essere assimilato a nessuna delle procedure
che regolano la soluzione dei conflitti aperti dal concorso dei creditori; listituto in questione,
pertanto, non solo del tutto indipendente dal concordato preventivo ma neppure pu essere
inquadrato nel genus delle procedure concorsuali in quanto: i) non prevede una fase di
ammissibilit e, dunque, la pronuncia di un provvedimento di apertura di una procedura o la
nomina di organi concorsuali; ii) non realizza alcuna forma di spossessamento e di limitazione
dei poteri di direzione e gestione dellattivit dellimpresa, i quali rimangono sottratti anche ad
un regime meramente autorizzatorio, cos come rimane libera anche la fase esecutiva; iii)

vincola, in applicazione di principi di natura contrattuale, soltanto i creditori aderenti e non


comporta lapplicazione del principio di concorsualit sistemizzata tipico delle procedure
concorsuali vere e proprie, con la conseguenza che i creditori non aderenti sono comunque
liberi di aggredire ed escutere il patrimonio del debitore anche dopo lomologazione
dellaccordo e le parti contraenti sono libere di prevedere trattamenti diversificati tra creditori
di pari rango anche in assenza di omogeneit giuridica e di interessi economici; iiii) pu
comportare le alterazione delle cause legittime di prelazione con lulteriore conseguenza che ai
crediti che nascono dopo lomologazione degli accordi di ristrutturazione non di regola
applicabile il regime della prededuzione.
***
I piani di risanamento
La Legge Fallimentare prevede la possibilit per le imprese in crisi, che dimostrino elementi su
cui fare affidamento per il recupero dei propri crediti, di adottare anche altre misure idonee a
favorire la ricostituzione della stabilit economico-finanziaria dellimpresa ed evitare
linstaurazione di una procedura fallimentare.
In particolare, nella prassi, a seconda della gravit della situazione di crisi aziendale e
prescindendo da ipotesi liquidatorie o concordatarie, una societ in crisi pu disporre, oltre
che dei menzionati accordi di ristrutturazione anche dellistituto del piano di risanamento
industriale ex articolo 67, comma 3, lettera d) della Legge Fallimentare.
La scelta di optare per un piano di risanamento industriale ex articolo 67, comma 3, lettera d)
della Legge Fallimentare, in genere, presuppone che lo stato di crisi aziendale possa essere
risolto in un arco temporale limitato (solitamente tra i tre e i cinque anni) mediante
lalleggerimento del proprio indebitamento finanziario (eventualmente mediante la
sottoscrizione di accordi bilaterali o congiunti con i vari creditori) ed attraverso ladozione di
talune politiche di riassetto della gestione operativa e strategica dellimpresa comprendendo,
eventualmente, la dismissione di determinati beni non indispensabili per la continuit
dellattivit aziendale (peraltro, requisito ritenuto indispensabile da consolidato orientamento
per ladozione di un piano di risanamento ai sensi articolo 67, comma 3, lettera d) della Legge
Fallimentare).
La legge non prevede particolari requisiti in relazione alla predisposizione di un piano di
risanamento. Il citato articolo 67, comma 3, lettera d) della Legge Fallimentare, stabilisce
soltanto che lo stesso debba apparire idoneo a consentire il risanamento dellesposizione
debitoria dellimpresa e ad assicurare il riequilibrio della sua situazione finanziaria, sulla base

di un parere di un professionista indipendente abilitato che attesti la veridicit dei dati


aziendali e la fattibilit del piano.
In caso di un eventuale fallimento dellazienda, gli atti compiuti in esecuzione del piano di
risanamento non sarebbero soggetti a revocatoria fallimentare.
I reati previsti dalla legge fallimentare

Per reati concorsuali, disciplinati dagli artt. 216-237 L.F., si intendono tutti quei fatti costituenti illecito
penale che il fallito o terzi possono commettere in pendenza di una procedura concorsuale.
L'esistenza di una procedura concorsuale elemento caratteristico ed essenziale di questi tipi di reati.
Infatti, venuta meno per qualsivoglia motivo l'esistenza della procedura stessa, automaticamente
vengono meno anche le ipotesi delittuose.
Fra i principali reati concorsuali si possono menzionare:
A. La bancarotta semplice (art. 217 L.F.):
punito con la reclusione da sei mesi a due anni, se dichiarato fallito, l'imprenditore, che:
1. ha fatto spese personali o per la famiglia eccessive rispetto alla sua condizione
economica;
2. ha consumato una notevole parte del suo patrimonio in operazioni di pura sorte o
manifestamente imprudenti;
3. ha compiuto operazioni di grave imprudenza per ritardare il fallimento;
4. ha aggravato il proprio dissesto, astenendosi dal richiedere la dichiarazione del
proprio fallimento o con altra grave colpa;
5. non ha soddisfatto le obbligazioni assunte in un precedente concordato preventivo o
fallimentare.
La stessa pena si applica al fallito che, durante i tre anni antecedenti alla dichiarazione di
fallimento ovvero dall'inizio dell'impresa, se questa ha avuto una minore durata, non ha
tenuto i libri e le altre scritture contabili prescritti dalla legge o li ha tenuti in maniera
irregolare o incompleta.
Salve le altre pene accessorie di cui al capo III, titolo II, libro I del codice penale, la
condanna importa l'inabilitazione all'esercizio di un'impresa commerciale e l'incapacit ad
esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa fino a due anni.

B. La bancarotta fraudolenta (art. 216 L.F.):


punito con la reclusione da tre a dieci anni, se dichiarato fallito, l'imprenditore, che:
1. ha distratto, occultato, dissimulato, distrutto o dissipato in tutto o in parte i suoi beni
ovvero, allo scopo di recare pregiudizio ai creditori, ha esposto o riconosciuto
passivit inesistenti;
2. ha sottratto, distrutto o falsificato, in tutto o in parte, con lo scopo di procurare a s
o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizi ai creditori, i libri o le altre
scritture contabili o li ha tenuti in guisa da non rendere possibile la ricostruzione del
patrimonio o del movimento degli affari.
3. La stessa pena si applica all'imprenditore, dichiarato fallito, che, durante la procedura
fallimentare, commette alcuno dei fatti preveduti dal n. 1 del comma precedente
ovvero sottrae, distrugge o falsifica i libri o le altre scritture contabili.
4. punito con la reclusione da uno a cinque anni il fallito, che, prima o durante la
procedura fallimentare, a scopo di favorire, a danno dei creditori, taluno di essi,
esegue pagamenti o simula titoli di prelazione.
5. Salve le altre pene accessorie, di cui al capo III, titolo II, libro I del codice penale, la
condanna per uno dei fatti previsti nel presente articolo importa per la durata di dieci
anni l'inabilitazione all'esercizio di una impresa commerciale e l'incapacit per la
stessa durata ad esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa.
C. Il ricorso abusivo al credito, disciplinato dall'art. 218 L.F., per il quale: gli amministratori, i
direttori generali, i liquidatori e gli imprenditori esercenti un'attivit commerciale che ricorrono o continuano a
ricorrere al credito, anche al di fuori dei casi di cui agli articoli precedenti, dissimulando il dissesto o lo stato
d'insolvenza sono puniti con la reclusione da sei mesi a tre anni.
D. Denuncia di creditori inesistenti e altre inosservanze da parte del fallito (art. 220 L.F.),
in tal caso: punito con la reclusione da sei a diciotto mesi il fallito, il quale, fuori dei casi preveduti
all'articolo 216, nell'elenco nominativo dei suoi creditori denuncia creditori inesistenti od omette di dichiarare
l'esistenza di altri beni da comprendere nell'inventario, ovvero non osserva gli obblighi imposti dagli articoli
16, nn. 3 e 49. Se il fatto avvenuto per colpa, si applica la reclusione fino ad un anno.
I reati concorsuali, come sopra accennato, possono essere commessi anche da persone diverse dal
fallito, e precisamente da:

Curatore (artt. 228, 229 e 230 L.F.);

Amministratori, direttori generali, sindaci, liquidatori di societ dichiarate fallite (artt.

223-226 L.F.);

Institori (art. 227 L.F.);

Creditori (artt. 232, 233 L.F.).

Il mercato finanziario e gli strumenti finanziari

Quando si utilizza il termine mercato, anche e soprattutto quando il riferimento ricade sul
mercato finanziario, ci si riferisce ad una categoria pi che a un termine, categoria che pu
essere intesa in una pluralit di accezioni.
Ci si pu infatti riferire ad un luogo fisico, ad una istituzione o in generale allinsieme degli
scambi o alla loro organizzazione. Comunque lo si voglia interpretare il termine rimanda
sempre ad una organizzazione della quale partecipano soggetti. E necessario che ci siano
parti con interessi diversi ma allo stesso tempo congruenti perch si realizzi uno scambio.
In termini economici si dice che necessaria la presenza di domanda e offerta perch si
crei un interesse allo scambio e dunque si crei un mercato. E quindi sul mercato
finanziario emergono, in via di prima approssimazione, due interessi rappresentati da due
parti:
-

coloro i quali emettono strumenti finanziari e

coloro che investono negli stessi.

Ma questo non basta a creare un mercato efficiente. Affinch domanda e offerta di


strumenti finanziari si incrocino sarebbe infatti necessaria la coincidenza fra le propensioni
dei risparmiatori e le esigenze degli operatori che cercano risparmio per finanziare le loro
attivit. Che queste condizioni si verifichino sicuramente possibile, ma molto
improbabile. Proprio per questo motivo sono nate nel settore imprese specializzate nella
prestazione dei servizi necessari allincontro fra domanda e offerta del risparmio: soggetti
che vengono definiti intermediari finanziari.
L'individuazione di una pacifica definizione di intermediario finanziario presenta non
poche difficolt. Difficolt dovute in primo luogo al silenzio del legislatore sul punto, ma
anche, e soprattutto, discendenti dallassenza di una chiara definizione di attivit finanziaria;
nozione presente in diversi testi normativi, a partire dallart. 10 comma 3 del TUB, ma che
continua ad avere contorni sfumati. In termini economici gli intermediari sono soggetti che,
come abbiamo visto, agevolano il collegamento tra emittenti e risparmiatori, ma la loro

qualificazione giuridica deve essere ricostruita a partire dal quadro normativo che presenta
complessit e stratificazioni che non agevolano linterprete. Lart. 1 della legge 2 gennaio
1991, n. 1 parlava di attivit di intermediazione mobiliare. In seguito, e nel pi recente
passato, il legislatore ha mutato la sua terminologia fino ad attestarsi con il d.lgs. n. 58/1998
(Testo Unico della Finanza) sulla nozione di servizio di investimento. Per servizi di
investimento si devono intendere quelle attivit necessarie per agevolare lincontro fra
domanda e offerta di risparmio e quelle finalizzate allinvestimento ottimale delle risorse. I
soggetti deputati a prestare questi servizi sono definibili intermediari finanziari.
Ad una prima conclusione, finalizzata almeno a delimitare lambito dei soggetti che
operano come intermediari sui mercati finanziari, si pu giungere attraverso la lettura
dellart. 18 comma 1 del TUF che stabilisce:
l'esercizio professionale nei confronti del pubblico dei servizi di investimento riservato alle imprese di
investimento e alle banche.
Dunque sono intermediari finanziari le imprese di investimento e le banche. Resta da
precisare quali siano in concreto i soggetti che possono essere ricompresi nella categoria
impresa di investimento. A questo scopo soccorre lart. 1 lett. h) del medesimo TUF che
statuisce che sono imprese di investimento le SIM e le imprese di investimento comunitarie
ed extra-comunitarie. In definitiva sono intermediari finanziari i soggetti che svolgono la
funzione distributiva e di collegamento tra emittenti e risparmiatori che la legge riconosce alle SIM,
alle imprese di investimento comunitarie ed extra-comunitarie e alle banche.
Oltre ai soggetti menzionati, tuttavia, ne esistono altri che possono prestare alcuni servizi di
investimento: le societ di gestione del risparmio, che possono prestare il servizio di gestione di
portafogli di investimento su base individuale; agli intermediari finanziari, iscritti nell'elenco
previsto dall'art. 107 del d.lgs. 1 settembre 1993 n. 385, che possono svolgere il servizio di
negoziazione per conto proprio di strumenti derivati e il servizio di collocamento di
strumenti finanziari; gli agenti di cambio che, ai sensi dell'art. 201 del TUF, possono offrire
taluni servizi di investimento; le societ fiduciarie iscritte nella sezione speciale dell'albo delle
Sim, che possono prestare il servizio di gestione su base individuale di portafogli di
investimento; e le Poste Italiane S.p.A. che, ai sensi dell'art. 12 del d.PR 14 marzo 2001, n.
144, possono svolgere nei confronti del pubblico il servizio di negoziazione per conto terzi;
il servizio di collocamento, con o senza preventiva sottoscrizione o acquisto a fermo, ovvero
assunzione di garanzia nei confronti dell'emittente; e il servizio di ricezione e trasmissione
ordini nonch di mediazione, oltre che alcuni tra i servizi accessori.

Le pretese definitorie potrebbero condurre linterprete a sovrapporre al termine


intermediari finanziari quello di soggetti abilitati, nozione rubricata nel TUF art. 1,
lett. r), ma si tratterebbe di un errore di interpretazione della lettera della legge in quanto
da un lato la nozione di soggetto abilitato non ricomprende la variet delle imprese
finanziarie su menzionate, dallaltro contiene alcuni soggetti che svolgono anche lattivit
di gestione collettiva del risparmio (che come si accennava non pu essere considerata un
servizio di investimento).
Ai fini di una tesi che si preoccupa di indagare quale sia la disciplina degli intermediari
finanziari, con particolare riguardo alle regole di condotta degli stessi, sembra opportuno
limitarsi ad utilizzare la nozione di intermediario finanziario come soggetto che svolge
quei servizi di investimento finalizzati a mettere in contatto domanda e offerta di
strumenti finanziari, a fornire un utile strumento alla ricerca di investimenti dei
risparmiatori e, di riflesso, a consentire che il mercato in esame sia efficiente, stabile e
integro. I soggetti che, concretamente, nel nostro ordinamento svolgono la generalit dei
servizi di investimento sono le Societ di intermediazione mobiliare (SIM), le imprese di
investimento comunitarie e non, e le banche: sar pertanto a questi soggetti che ci
riferiremo quando si parler genericamente di intermediari finanziari

La nozione di strumento finanziari0


La nozione di strumenti finanziari stata introdotta nel nostro ordinamento dal d.lg. 23 luglio 1996 n.
415 (art.1), in attuazione della direttiva comunitaria n. 22 del 10.5.1993 relativa ai servizi di
investimento.
Gli strumenti finanziari fanno parte della categoria dei prodotti finanziari (insieme ai mezzi di
pagamento e alle altre forme di investimento finanziario, che non sono strumenti finanziari: artt. 1.4 e
1.1 lett. u, TUF).
Attualmente la definizione di strumenti finanziari contenuta dellart. 1 comma 2 del TUF che riporta
un elenco (pressoch identico a quello del d.lgs 415/1995), suddiviso in titoli di massa e contratti
derivati
Gli strumenti finanziari costituiscono linsieme dei mezzi di investimento di natura finanziaria.

Essi sono elencati nel Testo Unico della Finanza (d.lgs n. 58/1998) allarticolo 1, comma 2 e sono:
a) valori mobiliari, con i quali si intendono tutte le categorie di valori negoziati nel mercato dei capitali.
Si tratta quindi di:

- azioni (o altri titoli equivalenti) e certificati di deposito azionario;


- obbligazioni e altri titoli di debito, compresi i certificati di deposito relativi a tali titoli;
- qualsiasi altro titolo normalmente negoziato che permette di acquisire o di vendere i valori mobiliari
indicati alle precedenti lettere;
- qualsiasi altro titolo che comporta un regolamento in contanti determinato con riferimento ai valori
mobiliari indicati alle precedenti lettere, a valute, a tassi di interesse, a rendimenti, a merci, a indici o a
misure.
b) strumenti del mercato monetario, con i quali si intendono le categorie di strumenti normalmente
negoziati nel mercato monetario, quali, ad esempio, i buoni del tesoro, i certificati di deposito e le carte
commerciali;
c) quote di un organismo di investimento collettivo del risparmio (ad es., quote di fondi comuni di
investimento);

d) contratti di opzione, contratti finanziari a termine standardizzati (future), swap, accordi


per scambi futuri di tassi di interesse e altri contratti derivati connessi a valori mobiliari, valute,
tassi di interesse o rendimenti, o ad altri strumenti derivati, indici finanziari o misure finanziarie che
possono essere regolati con consegna fisica del sottostante o attraverso il pagamento di differenziali in
contanti;

e) contratti di opzione, contratti finanziari a termine standardizzati (future), swap, accordi


per scambi futuri di tassi di interesse e altri contratti derivati connessi a merci il cui regolamento
avviene attraverso il pagamento di differenziali in contanti o pu avvenire in tal modo a discrezione di
una delle parti, con esclusione dei casi in cui tale facolt consegue a inadempimento o ad altro evento
che determina la risoluzione del contratto;

f) contratti di opzione, contratti finanziari a termine standardizzati (future), swap e altri contratti
derivati connessi a merci il cui regolamento pu avvenire attraverso la consegna del sottostante e che
sono negoziati su un mercato regolamentato e/o in un sistema multilaterale di negoziazione;
g) contratti di opzione, contratti finanziari a termine standardizzati (future), swap, ontratti
a termine (forward) e altri contratti derivati connessi a merci il cui regolamento pu avvenire
attraverso la consegna fisica del sottostante, diversi da quelli indicati alla lettera f), che non hanno
scopi commerciali, e aventi le caratteristiche di altri strumenti finanziari derivati, considerando, tra
l'altro, se sono compensati ed eseguiti attraverso stanze di compensazione riconosciute o se sono
soggetti a regolari richiami di margini;

h) strumenti derivati per il trasferimento del rischio di credito;

i)

contratti

finanziari

differenziali;

j) contratti di opzione, contratti finanziari a termine standardizzati (future), swap,


contratti a termine sui tassi d'interesse e altri contratti derivati connessi a variabili climatiche,
tariffe di trasporto, quote di emissione, tassi di inflazione o altre statistiche economiche ufficiali, il
cui regolamento avviene attraverso il pagamento di differenziali in contanti o pu avvenire in tal
modo a discrezione di una delle parti, con esclusione dei casi in cui tale facolt consegue a
inadempimento o ad altro evento che determina la risoluzione del contratto, nonch altri contratti
derivati connessi a beni, diritti, obblighi, indici e misure, diversi da quelli indicati alle lettere
precedenti, aventi le caratteristiche di altri strumenti finanziari derivati, considerando, tra l'altro,
se sono negoziati su un mercato regolamentato o in un sistema multilaterale di negoziazione, se sono
compensati ed eseguiti attraverso stanze di compensazione riconosciute o se sono soggetti a regolari
richiami di margini.
NB: Non sono invece strumenti finanziari tutti i mezzi di pagamento.
Servizi e contratti di investimento

I servizi di investimento

Con il contratto di cui allart. 23 del Tuf, i soggetti abilitati alla prestazione di servizi di investimento
(cio gli intermediari finanziari: banche, SIM ed altri) mettono in relazione domanda e offerta di
strumenti finanziari.
In particolare, lintermediario pone la sua organizzazione dimpresa a disposizione del cliente, ossia si
impegna a prestare uno o pi servizi dinvestimento. Il legislatore non ha fornito una definizione
g