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L’IMPRESA FIANCHEGGIATRICE
La giurisprudenza ritiene che certi comportamenti del socio di comando (il
trattamento della società come cosa propria» e lI disporne a proprio piacimento,
con assoluto disprezzo delle regole societarie, attraverso una serie di
comportamenti sintomatici) possono dar vita ad un'autonoma attività di impresa:
una impresa di finanziamento e/o di gestione diversa e distinta dall'attività di
impresa della o delle società di capitali dominate.
Ne deriva che il socio che ha abusato dello schermo societario risponderà come
titolare di un'autonoma impresa commerciale individuale per le obbligazioni da lui
contratte nello svolgimento dell'attività fiancheggiatrice della società di capitali ed in
quanto tale potrà fallire sempreché si accerti l'insolvenza della sua impresa.
In base alla disciplina del mandato senza rappresentanza, il fallimento della società
di capitali potrà chiedere all'impresa fiancheggiatrice di fornirle le somme necessarie
per far fronte alle obbligazioni contratte nel suo interesse. In mancanza, potrà
provocarne il fallimento.
L’INIZIO DELL’IMPRESA
La qualità di imprenditore si acquista con l'effettivo inizio dell'esercizio dell'attività
di impresa: non è sufficiente l'intenzione di dare inizio all'attività.
Ciò vale sia per gli imprenditori persone fisiche che per le società.
Si diventa imprenditori già durante la fase preliminare di organizzazione e prima del
compimento del primo atto di gestione: anche l'attività di organizzazione di una data
impresa è attività indirizzata ad un fine produttivo.
Anche gli atti di organizzazione faranno perciò acquistare la qualità di imprenditore
quando manifestano in modo non equivoco lo stabile orientamento dell'attività
verso un determinato fine produttivo.