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Dispensa diritto commerciale

Campobasso
Diritto Commerciale
Università degli Studi di Napoli Federico II
122 pag.

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DIRITTO COMMERCIALE

PRIMO CAPITOLO – L'IMPRENDITORE

Il c.c. dis�ngue diversi �pi di impresa e di imprenditori in base a tre criteri:


• l'Ogge�o dell'Impresa, che determina la dis�nzione tra Imprenditore Agricolo e Imprenditore
Commerciale;

• La Dimensione dell'Impresa, in base alla quale è individuato il Piccolo Imprenditore e


l'Imprenditore Medio – Grande;
• La Natura del sogge�o che esercita l'Impresa, che determina la Tripar�zione legisla�va tra Impresa
Individuale, Società e Impresa Pubblica.

In generale però, tu� gli imprenditori sono assogge�a� ad una disciplina di base comune rela�va, in parte
alla Disciplina dell'Azienda, ai Segni Dis�n�vi, alla Disciplina della Concorrenza e dei Consorzi e in parte
rela�va alla Disciplina a Tutela della Concorrenza e del Mercato.

L'Imprenditore Commerciale Medio – Grande è sogge�o ad un ulteriore Statuto Integra�vo rispe�o a quello
generale che prevede:
• l'iscrizione al registro delle Imprese con Effe� di Pubblicità Legale
• il rispe�o della disciplina della Rappresentanza Commerciale
• la tenuta delle scri�ure contabili
• il fallimento e le altre procedure concorsuali
• e l'amministrazione straordinaria delle grandi imprese insolven�.

Mentre per il Piccolo Imprenditore o per l'Imprenditore Agricolo, a parte l'iscrizione al registro delle
imprese, le disposizioni legisla�ve sono poche e di scarso significato.

NOZIONE GENERALE DI IMPRENDITORE art. 2082 c.c.


L'Imprenditore è chi esercita professionalmente un'a�vità economica organizzata al fine della produzione
e dello scambio di beni o servizi.

L'art. 2082 fissa i Requisi� Minimi affinché un sogge�o sia esposto all'applicazione delle norme rela�ve
all'a�vità di Impresa e alla figura dell'Imprenditore:
- L'Impresa è A�vità, cioè serie coordinata di a�, cara�erizzata sia da uno Specifico Scopo (produzione e
scambio di beni e servizi), sia di Specifiche Modalità di Svolgimento (Organizzazione, Economicità e
Professionalità).
• è a�vità produ�va di Nuova Ricchezza, quindi può cos�tuire a�vità di impresa anche la
produzione di servizi di natura Assistenziale, Culturale e Ricrea�va, purché non sia a�vità di mero
godimento: non dà luogo alla produzione di beni o servizi.

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La Leiceità dell'a�vità svolta invece, non sembra essere un requisito necessario, in quanto l'opinione
prevalente ravvede la qualità di imprenditore anche quando l'a�vità svolta è illecita, fermo restando
l'applicazione delle sanzioni amministra�ve e penali.
Vi possono essere due �pi diversi di impresa illecita:
• Impresa illegale: a�vità svolta in violazione di norme che disciplinano concessioni, licenze,
autorizzazioni (es. a�vità bancaria senza la prescri�a autorizzazione governa�va);
• Impresa immorale: è illecito l’ogge�o stesso dell’a�vità (es. contrabbando di sigare�e,
fabbricazione o commercio di droga). L’illecito compiuto dall’imprenditore immorale è più grave
rispe�o a quello dell’imprenditore illegale.
Questo riconoscimento dell’a�vità d’impresa estesa anche alle imprese illecite risponde all’esigenza di
tutelare eventuali creditori di queste e di so�oporle alla disciplina fallimentare.

L'ORGANIZZAZIONE: IMPRESA E LAVORO AUTONOMO


L'a�vità di impresa presuppone l'impiego coordinato di fa�ori produ�vi:
il Capitale e il lavoro proprio e\o altrui;
Tipico asse�o dell'a�vità imprenditoriale, cioè del complesso produ�vo, è l'Organizzazione del Lavoro
Altrui o dei Capitali (eterorganizzazione).
Tu�avia, la qualifica di Imprenditore non può essere negata per dife�o del requisito di organizzazione, in
quanto l'a�vità può essere esercitata sia senza l'ausilio di collaboratori, impiegando solo mezzi finanziari,
sia senza un concreto complesso aziendale.
Infa�, è imprenditore anche chi opera senza u�lizzare altrui prestazioni lavora�ve, autonome o
subordinate, (es. lavanderia a ge�oni), in quanto l’organizzazione imprenditoriale può essere cos�tuita
anche di soli capitali e del proprio lavoro intelle�uale e/o manuale, senza che si concre�zzi in un complesso
aziendale materialmente percepibile.
Al contrario, la semplice organizzazione ai fini produ�vi del proprio lavoro non può essere considerata un
organizzazione imprenditoriale, perché viene a mancare un minimo di eteroorganizzazione, ovvero la
presenza di un minimo di organizzazione di lavoro altrui o di capitale, in questo caso si rientra nella
fa�specie del lavoratore autonomo.
Ad esempio la borsa degli a�rezzi di un idraulico non può essere considerata una forma di capitale poiché
sono solo beni strumentali al lavoro.

ECONOMICITÀ E LO SCOPO DI LUCRO


Requisito minimo essenziale dell’a�vità produ�va è l'Economicità della ges�one, cioè la condo�a
produ�va deve almeno garan�re la copertura dei cos� con i ricavi, assicurando l’autosufficienza
economica. In caso contrario si avrebbe consumo e non produzione di ricchezza.
Non è quindi essenziale il perseguimento di uno scopo di lucro, cioè l'intento dell'imprenditore di
realizzare un profi�o personale. Se si assumesse questo scopo come requisito essenziale dell’impresa
sarebbero automa�camente escluse dalla categoria le imprese pubbliche, che non perseguono uno scopo
di lucro.
PROFESSIONALITÀ
L'ul�mo requisito, espressamente richiesto dall'art. 2082 cc, è il cara�ere professionale dell'a�vità, da
intendersi come esercizio abituale e non occasionale di una data a�vità produ�va (es. non è imprenditore
chi compie un’isolata operazione di acquisto e di rivendita di merci). Ciò non significa che l’a�vità debba
essere svolta senza interruzioni, poiché sarebbero escluse a�vità stagionali come alberghi e stabilimen�
balneari, ma è sufficiente il costante ripetersi di a� di impresa secondo le cadenze proprie di quel dato �po
di a�vità. Inoltre, la professionalità non preclude la possibilità di svolgere una pluralità di a�vità differen�
da parte dello stesso sogge�o (es. a�vità agricola e commerciale, con la produzione e la vendita dei
prodo�). Infine, l'a�vità di impresa si può ravvedere anche quando si opera per il compimento di un unico
affare, se questo comporta il compimento di operazioni molteplici e l’u�lizzo di un apparato produ�vo
complesso.
Caso peculiare è quello dell'Impresa per conto proprio, cioè quel caso in cui il sogge�o produce un bene o
un servizio per des�narlo ad uso personale. Siccome non esiste alcun dato legisla�vo che stabilisca la
des�nazione al mercato per la produzione di beni o servizi nell'ambito dell'a�vità di impresa, non c'è
ragione per non qualificare come imprenditore anche chi produce beni o servizi des�na� ad uso o consumo

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personale. Inoltre, in questo caso l'economicità è rappresentata dal risparmio di spesa o da un incremento
del patrimonio del produ�ore, per cui sono rispe�a� i requisi� minimi dell'a�vità di impresa sanci�
nell'art.2082.

IMPRESA E PROFESSIONI INTELLETTUALI


I liberi professionis� non sono mai imprenditori. A stabilirlo è l'art. 2238 cc, secondo il quale la disciplina
d'impresa si applica alle professioni intelle�uali solo se “l'esercizio della professione cos�tuisce
l'elemento di un'a�vità organizzata in forma di impresa” (es. prof. �tolare di una scuola privata in cui
svolge la propria professione). Solo in questo caso al sogge�o è applicata sia la disciplina rela�va alla
fa�specie delle professioni intelle�uali sia quella rela�va all'a�vità di impresa. Il professionista intelle�uale
che si limita a svolgere la propria a�vità non diventa mai imprenditore. L’esonero dei professionis�
intelle�uali dello statuto dell’imprenditore ha vantaggi (so�razione al fallimento) e svantaggi
(inapplicabilità della disciplina dell’azienda, dei segni dis�n�vi e della concorrenza sleale).
SECONDO CAPITOLO – LE CATEGORIE DI IMPRENDITORI

IMPRENDITORE AGRICOLO E IMPRENDITORE COMMERCIALE

Il ruolo della dis�nzione


La dis�nzione tra imprenditore agricolo e commerciale è fa�a in base all’ogge�o dell’a�vità al fine di
applicare la specifica norma�va.
L'imprenditore agricolo infa�, è so�oposto solo alla disciplina prevista per l’imprenditore in generale, che
lo esonera dall'applicazione della disciplina propria dell’imprenditore commerciale: tenuta delle scri�ure
contabili, assogge�amento al fallimento o alle altre procedure concorsuali.
L’imprenditore agricolo gode di un tra�amento di favore rispe�o all’imprenditore commerciale, anche
grazie a incen�vi e agevolazioni.
L’imprenditore agricolo. Le a�vità agricole essenziali
L’a�uale formulazione dell’art.2135 definisce imprenditore agricolo colui che “esercita un'a�vità dire�a alla
col�vazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e a�vità connesse” (cioè quelle a�vità dire�e
alla cura e allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria del ciclo stesso, che u�lizzano o che
possono u�lizzare il fondo, il bosco o le acque dolci, salmastre o marine).
Tale definizione, in seguito alla riforma del 2001, è stata estesa anche a quelle a�vità agricole che
prescindono dall'u�lizzo di un fondo - allevamen� in ba�eria (bovini e pollame); agricoltura industrializzata
(u�lizzo di prodo� chimici per accrescere la produ�vità) e col�vazioni ar�ficiali o fuori terra (funghi e
ortaggi) – precedentemente non considerate a�vità agricole.
Le a�vità agricole sono dis�nte in due grandi categorie:
• a�vità agricole essenziali, quelle a�vità fondate sul semplice sfru�amento della produ�vità
naturale della terra o comunque sul ciclo biologico naturale, prescindendo dal modo di produzione,
in considerazione del progresso tecnologico che ha profondamente trasformato anche il processo
agricolo, dando vita ad un'agricoltura industrializzata.
• a�vità agricole per connessione, cioè quelle a�vità che abbiano ad ogge�o prodo� o�enu�
prevalentemente dall'esercizio dell'a�vità agricola essenziale, o cmq sfru�ano le risorse
dell'azienda agricola per la valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale e ancora
a�vità agrituris�che.

L’imprenditore commerciale
È imprenditore commerciale colui che esercita una o più a�vità, elencate nell’art. 2195 c.c.:
• A�vità industriale dire�a alla produzione di beni o servizi (imprese industriali);
• A�vità intermediarie nella circolazione dei beni (commercio);
• A�vità di trasporto;
• A�vità bancarie o assicura�ve;
• e altre a�vità ausiliari alle preceden�.
In generale, si potrebbe dire che è da considerare commerciale ogni impresa che non sia qualificabile come
agricola, in quanto l'impresa agricola e quella commerciale esauriscono la dis�nzione delle imprese in base
all'ogge�o dell'a�vità produ�va.

PICCOLO IMPRENDITORE

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La dimensione dell'impresa è un secondo indicatore di differenziazione tra imprenditori, piccoli, medi e
grandi.
L'art. 2083 del Codice, definisce il piccolo imprenditore sulla base del criterio di prevalenza, ovvero piccoli
imprenditori sono coloro che esercitano un’a�vità professionale in cui sia prevalente il lavoro proprio e
quello di eventuali familiari che collaborano nell'impresa rispe�o al lavoro altrui; così come il capitale
proprio inves�to nell'impresa deve essere superiore rispe�o a quello altrui.
Il piccolo imprenditore è so�oposto allo statuto generale dell’imprenditore e per questo, anche se esercita
a�vità commerciale, è esonerato dalla tenuta delle scri�ure contabili, dall’assogge�amento al fallimento
e dalla altre procedure concorsuali, ad eccezione di quelle previste per il sovraindebitamento.
Tu�avia, l’a�uale disciplina fallimentare, rispe�o al passato, non definisce più il piccolo imprenditore, ma
individua alcuni parametri dimensionali dell'impresa, al di so�o dei quali l'imprenditore non è sogge�o al
fallimento:
• Un a�vo patrimoniale annuo non superiore a 300mila euro (nei 3 esercizi anteceden� la data di
deposito dell'istanza di fallimento o dall'inizio dell'a�vità se la durata è inferiore);
• Ricavi lordi per un ammontare complessivo annuo non superiore a 200mila euro;
• Debi� (anche non scadu�) non superiori a 500mila euro.
Queste cifre vengono calcolate nella media di tre anni (per adeguarle alla svalutazione monetaria). Basta il
superamento di un solo parametro per essere espos� al fallimento.
A differenza che in passato, anche le società commerciali possono essere esonerate dal fallimento se
presentano tali requisi�.
L’impresa ar�giana – legge quadro per l'ar�gianato
L'impresa ar�giana si cara�erizzata per:
• l’ogge�o dell’impresa, che può essere cos�tuito da qualsiasi a�vità di produzione di beni (anche
semilavora�) o di prestazioni di servizi;
• il ruolo dell’ar�giano nell’impresa, il quale deve svolgere in misura prevalente il proprio lavoro,
anche manuale, nel processo produ�vo (ma non che il suo lavoro prevalga sui fa�ori produ�vi).
L’impresa familiare
È l’impresa nella quale collaborano il coniuge dell'imprenditore, i paren� (entro il III° grado - nipo�) e gli
affini (entro il II° grado – cogna�), andando a delineare la c.d. famiglia nucleare (art. 230).
Il legislatore, con l'art. 230 bis, ha introdo�o una tutela minima del lavoro familiare nell’impresa sia sul
piano patrimoniale che amministra�vo, al fine di evitare abusi e ingius�zie largamente diffuse nel passato,
in cui si presumeva prestato gratuitamente.
Dunque, sul piano patrimoniale è previsto: diri�o al mantenimento, diri�o alla partecipazione agli u�li
dell’impresa, diri�o sui beni acquista� con gli u�li e diri�o di prelazione in caso di trasferimento
dell’azienda.
I diri� patrimoniali dei partecipan� all'impresa familiare cos�tuiscono semplici diri� di credito nei
confron� del familiare imprenditore.
Sul piano amministra�vo invece, è stabilito che la ges�one straordinaria dell'impresa sia decisa secondo il
criterio di maggioranza; il diri�o di partecipazione è trasferibile solo a favore degli altri membri della
famiglia nucleare e con il consenso unanime dei familiari già partecipan� ed è liquidabile qualora cessi la
prestazione di lavoro o l'azienda sia alienata.
L'impresa familiare, anche se cara�erizzata dalla partecipazione lavora�va dei familiari, resta un'impresa
individuale, per tanto: l’imprenditore ha la proprietà esclusiva dei beni aziendali ed ha il compito di
provvedere alla ges�one ordinaria, per cui sarà l'unico responsabile delle rela�ve obbligazioni contra�e;
Se l’impresa è commerciale sarà esposto al fallimento.

IMPRESA COLLETTIVA E IMPRESA PUBBLICA


L’impresa societaria
La società semplice è u�lizzabile solo per l’esercizio di a�vità non commerciale. Gli altri �pi di società
invece, possono svolgere sia a�vità commerciale che agricola, ma si definiscono a prescindere società
commerciali.
Le società commerciali sono so�oposte all'obbligo di iscrizione nel registro delle imprese e alla tenute delle
scri�ure contabili.
Le imprese pubbliche
L'a�vità d’impresa può essere svolta anche dallo Stato e dagli altri en� pubblici. Ciò è possibile in tre
diverse forme:
• Servendosi di stru�ure di diri�o privato (società, generalmente per azioni: è il caso delle società a
partecipazione pubblica);

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• tramite En� pubblici economici, che svolgono a�vità d’impresa (so�opos� allo statuto generale
dell’imprenditore, con una sola eccezione: l’esonero dal fallimento e delle procedure concorsuali
minori, sos�tuite però, dalla liquidazione coa�a amministra�va o da altre procedure speciali);
• tramite Imprese – Organo, cioè sogge� dota� di proprie stru�ure organizza�ve, ma prive di una
propria sogge�vità, a�raverso le quali lo stato o altro ente pubblico svolge dire�amente a�vità
d’impresa (es. le aziende municipalizzate che erogano pubblici servizi come acqua, gas e traspor�).
Sono esonerate dall'iscrizione al registro delle imprese, ma non dall'obbligo di tenuta delle scri�ure
contabili e infine, sono esonerate anche dalle procedure concorsuali.
Dal 1990 quasi tu� gli en� pubblici economici sono sta� trasforma� in società per azioni a partecipazione
statale (priva�zzazione formale); in tempi più recen� è stata avviata la dismissione delle partecipazione
pubbliche di controllo (priva�zzazione sostanziale).

A�vità commerciale delle associazioni e delle fondazioni


Le associazioni e le fondazioni e, più in generale, tu� gli en� priva� con fini ideali e altruis�ci possono
svolgere a�vità d’impresa. Infa�, per aversi impresa è sufficiente che l’a�vità sia svolta con metodo
economico e non necessariamente perseguendo un lucro.
Tali en� quindi, sono so�opos� a tu�e le conseguenze dell’impresa commerciale, fallimento compreso.
L'a�vità commerciale può essere svolta in modo esclusivo (es. fondazione cos�tuita per lo svolgimento di
a�vità editoriale) o accessorio rispe�o all'a�vità ideale (es. sindacato che ges�sce una casa editrice con la
quale pubblica il materiale rela�vo all’a�vità del sindacato). Infine, gli eventuali guadagni devono essere
necessariamente reinves�� e l’a�vità d’impresa deve essere compa�bile con la finalità ideale dell’ente.

L’impresa sociale
Possono acquisire la qualifica di impresa sociale tu�e le organizzazioni private che esercitano in via stabile
e principale un’a�vità economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi di
u�lità sociale. È però, necessaria l’assenza dello scopo di lucro. Infa�, gli u�li devono essere impiega� per
lo svolgimento dell’a�vità statutaria o all’incremento del patrimonio dell’ente, sul quale grava un vincolo
di indisponibilità, per cui, in caso di cessazione, dovrà essere devoluto ad organizzazioni non lucra�ve di
u�lità sociale.
L'assenza dello scopo di lucro si conserva anche in caso di trasformazione, fusione e cessione.
Le imprese sociali inoltre, sono favorite dal legislatore sia sul piano civilis�co, con la possibilità di assumere
qualsiasi forma di organizzazione, sia sul piano patrimoniale, riconoscendo, a certe condizioni, una
responsabilità patrimoniale limitata ai partecipan�, tranne se l'impresa è in perdita, a meno ché non sia
organizzata in forma societaria.
Le imprese sociali si cos�tuiscono per a�o pubblico e sono sogge�e alla vigilanza del Ministero del
lavoro, che effe�ua periodiche ispezioni al fine di verificare la presenza dei requisi� di ammissibilità.

TERZO CAPITOLO – L'ACQUISTO DELLA QUALITA' DI IMPRENDITORE

L'IMPUTAZIONE DELL'ATTIVITA' DI IMPRESA


Esercizio dire�o dell’a�vità d’impresa
Nel nostro ordinamento per l'imputazione dei singoli a� giuridici e dei loro effe� rela�vi all'a�vità
d'impresa domina il principio formale della spendita del nome, secondo il quale è imprenditore il sogge�o
il cui nome è validamente speso nell’a�vità d’impresa.
Nell'ipotesi di esercizio tramite rappresentante, volontario o legale, il mandatario è un sogge�o che agisce
nell’interesse di un altro sogge�o (in questo caso l'imprenditore) e può porre in essere i rela�vi a� giuridici
sia spendendo il proprio nome (mandato senza rappresentanza) sia spendendo il nome del mandante, se
ques� gli ha conferito il potere di rappresentanza (mandato con rappresentanza).
Nel caso di mandato con rappresentanza gli effe� degli a� pos� in essere dal mandatario si producono
dire�amente nella sfera giuridica del mandante; mentre nel mandato senza rappresentanza il mandatario
che agisce in proprio nome acquista i diri� e assume gli obblighi derivan� dagli a� compiu� con i terzi.
Esercizio indire�o dell’a�vità d’impresa. L’imprenditore occulto
Nell’esercizio di impresa tramite interposta persona, uno è il sogge�o che compie in proprio nome i singoli
a� d’impresa (il c.d. imprenditore palese o prestanome) e un altro è il sogge�o che somministra al primo i
necessari mezzi finanziari, dirige di fa�o l’impresa e fa propri tu� i guadagni, pur non palesandosi come
imprenditore di fronte ai terzi (il c.d. imprenditore indire�o o occulto). Poiché il prestanome agisce in
proprio nome, acquista la qualità di imprenditore commerciale: dunque, i creditori potranno provocarne il
fallimento. In genere si ricorre a questo espediente per evitare di esporre al rischio di impresa il proprio
patrimonio personale o per aggirare un divieto di legge (es. divieto per gli impiega� pubblici di svolgere
a�vità di impresa). A tal fine si cos�tuisce una società per azioni dotata di un modesto capitale,
totalmente o quasi nelle mani del dominus (imprenditore indire�o), mentre il prestanome è una persona

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fisica nullatenente o una società di comodo (ovvero con capitale irrisorio) e questo cos�tuisce un pericolo
per i creditori, in quanto potranno ricavare ben poco dal fallimento del prestanome, con la conseguenza
che il rischio d’impresa non sarà sopportato dal reale dominus, ma dal prestanome ricadrà sui creditori.
Rimedi a tutela dei creditori:
• Teoria dell’imprenditore occulto: il comma 4 dell’art. 147 prevede una responsabilità condivisa tra
il prestanome e chi esercita il potere di direzione di un’impresa, il dominus appunto, il quale deve
assumersi necessariamente anche il rischio e rispondere delle rela�ve obbligazioni con la
conseguenza che in caso di fallimento dell’impresa, fallirebbe con essa.
Tu�avia, la premessa su cui fonda tale teoria non solo non ha un solido fondamento norma�vo, ma
è smen�ta proprio dai principi che regolano le società di capitali, secondo i quali l'azionista o gli
azionis� non sono chiama� a rispondere personalmente dei debi� della società.
• La giurisprudenza invece, fonda sul potere gestorio del socio di comando la tecnica per reprimere
l'abuso. In genere, il dominus non si limita ad esercitare i poteri sociali riconosciu�gli dalla legge,
ma tra�a la società come cosa propria, delineando quello che la giurisprudenza definisce
“Autonoma a�vità d'impresa”, cioè un'impresa di finanziamento e\o di ges�one dis�nta dall'a�vità
di impresa dominata. Pertanto, se sussistono i requisi� dell'art. 2082 (organizzazione, sistema�cità
e metodo economico) il socio che ha abusato dello schermo societario risponderà per le
obbligazioni da lui contra�e e potrà fallire in caso di insolvenza. Questa tecnica però, tutela in modo
pieno e dire�o solo i creditori più for�, cioè coloro che hanno �tolo di agire anche contro il socio
(es. le banche).
INIZIO E FINE DELL'ATTIVITA' DI IMPRESA

L’inizio dell’impresa
La qualità di imprenditore si acquista con l’effe�vo inizio dell’esercizio dell’a�vità d’impresa. L’iscrizione
nel registro delle imprese, così come il semplice a�o di cos�tuzione di una società, rappresentano
l'intenzione di dare inizio ad un'a�vità di impresa, ma non sono sufficien� a dimostrare l'effe�vo avvio di
un'a�vità produ�va. Tu�avia, l'inizio effe�vo può essere preceduto da una lunga fase preliminare di
organizzazione, che rappresenta il primo a�o di ges�one, considerato sufficiente ad acquisire la qualità di
imprenditore. A tal fine, è fondamentale che gli a� di organizzazione siano espressivi e coordina�
funzionalmente, in caso contrario non bastano a configurare effe�vamente un inizio di a�vità d'impresa
(es. società alberghiera che acquista un’area fabbricabile).
La fine dell’impresa
La fine dell’impresa è di regola preceduta da una fase di liquidazione, durante la quale l’imprenditore opera
la defini�va disgregazione del complesso aziendale, che rende irrevocabile la cessazione:
• completa i cicli produ�vi inizia�;
• vende le giacenze di magazzino e gli impian�;
• licenzia i dipenden�;
• e definisce i rappor� penden�.
L’art.10 della legge fallimentare dispone che gli imprenditori, individuali o colle�vi, possono essere
dichiara� falli� entro un anno dalla cancellazione dal registro delle imprese, se l’insolvenza si è
manifestata anteriormente alla medesima o entro l’anno successivo. Per ragioni di certezza del diri�o, si
presume che al momento della cancellazione l’a�vità d’impresa sia già terminata, cioè sia avvenuta la
disgregazione del complesso aziendale, in caso contrario, il creditore o il pubblico ministero possono
o�enere la cancellazione di fallimento del debitore, se danno prova della prosecuzione dell'a�vità dopo un
anno dalla cancellazione della stessa.
CAPACITA' E IMPRESA
Incapacità ed Incompa�bilità
La capacità all’esercizio di a�vità d’impresa si acquista con la piena capacità di agire e quindi al
compimento del dicio�esimo anno di età. Si perde in seguito a interdizione o a inabilitazione. Il minore o
l’incapace che esercita a�vità di impresa non acquista la qualità di imprenditore.
L’incompa�bilità invece, non comporta limitazioni della capacità di agire, ma consiste in un divieto di
esercizio di impresa commerciale posto a carico di coloro che esercitano determina� uffici o professioni
(ad es. impiega� dello Stato, avvoca�, notai). La violazione di tali divie� non impedisce l’acquisto della
qualità di imprenditore commerciale, ma espone solo a sanzioni amministra�ve e ad un aggravamento
delle sanzioni penali per bancaro�a in caso di fallimento.
L'impresa commerciale degli incapaci
L’esercizio di a�vità d’impresa per conto di un incapace, cioè sogge� limita� nella capacità di agire (minore
o interde�o) è possibile con l'ausilio dei rispe�vi rappresentan� legali, osservando le disposizioni de�ate al
riguardo. L'esercizio di un'a�vità agricola da parte di incapaci non prevede specifiche regole, per questo si
rimanda la disciplina alle norme del diri�o comune. Per l'a�vità commerciale invece, è prevista una
disciplina specifica, in quanto ha natura rischiosa. In linea di principio, il legislatore in nessun caso consente

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l'inizio di una nuova impresa commerciale in nome e nell'interesse del Minore, così come per l'Interde�o
e l'Inabilitato, ma consente solo la con�nuazione dell'esercizio di un'impresa commerciale preesistente,
quando sia u�le per l'incapace e autorizzata dal Tribunale (In presenza di un'impresa già operante è più
agevole valutare i rischi a cui l'incapace è esposto). L'autorizzazione del tribunale comporta un sensibile
ampliamento dei poteri del rappresentante legale del minore o dell'interde�o, il quale può compiere tu�
gli a� (ordinari e straordinari) che rientrano nell’esercizio dell’impresa. L’Inabilitato invece, in seguito
all’autorizzazione, può esercitare personalmente l’impresa assis�to dal curatore, il quale vigila sugli a� che
esulano dall'esercizio dell'impresa.
Diverso è il discorso per il Minore Emancipato che, con l'autorizzazione del tribunale, acquista la piena
capacità di agire e quindi, può anche iniziare una nuova impresa commerciale.
I provvedimen� autorizza�vi del tribunale, così come quelli di revoca, sono sogge� ad iscrizione nel registro
delle imprese.
Infine, il beneficiario dell'amministrazione di sostegno conserva capacità di agire per tu� gli a� che non
richiedono la rappresentanza esclusiva o assis�ta dell'amministratore, salvo che il giudice tutelare non
disponga diversamente.
QUARTO CAPITOLO – LO STATUTO DELL'IMPRENDITORE COMMERCIALE
LA PUBBLICITÀ LEGALE
La pubblicità delle Imprese Commerciali
Chi opera nel mercato e in primis gli stessi imprenditori hanno, da sempre, la necessità di disporre
facilmente di informazioni veri�ere e non contestabili su fa� e situazioni delle imprese con cui entra in
conta�o. Per le imprese societarie questa esigenza è soddisfa�a con l’introduzione di un sistema di
pubblicità legale, cioè è previsto l’obbligo di rendere di pubblico dominio determina� a� o fa� rela�vi
alla vita dell’impresa, così da rendere le informazioni accessibili ai terzi interessa� (pubblicità-no�zia) ed
opponibili a chiunque (conoscibilità legale). Il registro delle imprese previsto sin dal 1942, ma mai a�uato
fino alla riforma del 1993, che non solo lo ha reso unico strumento di pubblicità legale delle imprese
commerciali, ma anche strumento di informazione sui da� organizza�vi di tu�e le altre imprese (imprese
agricole, piccole, società semplici) entrato in vigore nel 1997. Il registro delle imprese è affidato alle Camere
di Commercio ed è tenuto con tecniche informa�che, in modo da garan�re la tempes�vità delle
informazioni sul territorio nazionale.
Il Registro delle Imprese
Il registro delle imprese è is�tuito in ciascuna provincia presso la camera di commercio. L’a�vità è svolta
so�o la vigilanza di un giudice.
Il registro è ar�colato in una sezione ordinaria e in varie sezioni speciali.
Nella sezione ordinaria sono iscri� gli imprenditori (non agricoli) per i quali l’iscrizione produce effe� di
pubblicità legale secondo le previsioni del codice civile.
Le sezioni speciali invece, sono diverse e in crescendo in base alle previsioni di leggi speciali:
• La prima sezione speciale è quella degli Imprenditori Agricoli e dei Piccoli Imprenditori, che
comprende anche le società semplici e gli imprenditori ar�giani, per i quali l'iscrizione ha efficacia
di pubblicità legale (per tu� gli altri invece, solo pubblicità no�zia).
• La seconda sezione accoglie le società tra professionis�, la cui iscrizione assolve la funzione di
pubblicità no�zia.
• La terza è dedicata alla pubblicità dei legami societari di gruppo, cioè a quei sogge� che esercitano
a�vità di direzione e coordinamento.
• La quarta è quella delle Imprese Sociali
• La quinta invece, raccoglie gli a� di società di capitali in lingua straniera (la pubblicazione in lingua
straniera è facolta�va)
• Infine, l'ul�ma sezione speciale è quella dedicata alle Start – up innova�ve e degli incubatori
cer�fica�, per le quali è prevista una disciplina di favore so�o il profilo civile, fiscale e laburis�co.
I fa� e gli a� da registrare riguardano essenzialmente gli elemen� di individuazione dell’imprenditore e
dell’impresa (da� anagrafici dell’imprenditore, di�a, ogge�o, sede, inizio e fine dell’a�vità ecc.), nonché la
stru�ura e l'organizzazione della società (a�o cos�tu�vo e sue modificazioni, nomina e revoca degli
amministratori ecc.).
Procedimento:
L’iscrizione è eseguita su domanda dell’interessato, ma può avvenire anche d'ufficio se l’iscrizione è
obbligatoria e l’interessato non vi provvede.
Prima di procedere all’iscrizione, l’ufficio del registro deve verificare la Regolarità Formale e Sostanziale
(esistenza e veridicità dell'a�o o del fa�o) della documentazione, non può invece, rilevare eventuali cause di
nullità o di annullabilità dell'a�o. Inoltre, quando l'iscrizione è richiesta sulla base di un a�o pubblico o di
una scri�ura privata auten�cata, l'iscrizione è immediata e le responsabilità ricadono sul pubblico ufficiale.
L’inosservanza dell’obbligo di registrazione è punita con sanzioni pecuniarie amministra�ve.
L’iscrizione nella sezione ordinaria ha funzione di pubblicità legale, cioè serve non solo a rendere conoscibili
i da� pubblica�, ma ha anche efficacia dichiara�va, cos�tu�va o norma�va, quindi i fa� e gli a� iscri�

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sono opponibili a chiunque dal momento della loro registrazione (efficacia posi�va immediata). Di
conseguenza, l’omessa iscrizione impedisce che il fa�o possa essere opposto a terzi (efficacia nega�va).
Tu�avia, l'imprenditore che ha omesso la registrazione in sua tutela ha la possibilità di provare che i terzi
hanno avuto ugualmente conoscenza effe�va del fa�o o dell'a�o.
Inoltre in alcune ipotesi, tassa�vamente previste, l’iscrizione ha effe�o cos�tu�vo, cioè è il presupposto
affinché l’a�o sia produ�vo di effe�, sia fra le par� che per i terzi (efficacia cos�tu�va totale: iscrizione nel
registro delle imprese dell'a�o cos�tu�vo di società di capitali), o solo nei confron� dei terzi (efficacia
cos�tu�va parziale: registrazione della delibera di riduzione del capitale sociale di una società in nome
colle�vo). In altri casi l’iscrizione ha efficacia norma�va, ovvero è presupposto per la piena applicazione di
un determinato regime giuridico (società in nome colle�vo e società in accomandita semplice).
L’iscrizione nella sezione speciale, di regola, ha solo funzione di pubblicità no�zia, ovvero non è di per sé
opponibile ai terzi, ad eccezione della categoria degli imprenditori agricoli, anche piccoli, e per quella delle
società semplici, per le quali la registrazione ha effe�o di pubblicità legale.

LE SCRITTURE CONTABILI

L'obbligo di tenuta delle scri�ure contabili


Le scri�ure contabili sono i documen� che contengono la rappresentazione, in termini quan�ta�vi e/o
monetari, dei singoli a� d’impresa, della situazione del patrimonio dell’imprenditore e del risultato
economico dell’a�vità. La tenuta delle scri�ure contabili è obbligatoria per gli imprenditori che esercitano
a�vità commerciale, ad eccezione dei piccoli imprenditori. Inoltre, le società commerciali e le imprese
sociali, fa�e salve le società semplici, sono obbligate alla tenuta delle scri�ure contabili anche se non
svolgono un'a�vità commerciale. Infine, la disciplina delle scri�ure contabili, oltre ad essere prevista da cc,
è disciplinata anche dalla legislazione tributaria che estende tale obbligo anche ai liberi professionis�.
Le scri�ure contabili obbligatorie
Il principio generale, sancito nell'art. 2214 cc, pone che l’imprenditore tenga tu�e le scri�ure contabili
richieste dalla natura e dalle dimensioni dell’impresa, prevedendo anche la tenuta di determina� libri
contabili:
• il libro giornale registro cronologico-anali�co, in cui sono indicate, giorno per giorno, le operazioni
rela�ve all’esercizio dell’impresa;
• e il libro degli inventari registro periodico-sistema�co, reda�o all’inizio dell’esercizio dell’impresa
e successivamente ogni anno, il quale fornisce il quadro della situazione patrimoniale
dell’imprenditore. L'inventario si chiude con il bilancio, cioè il prospe�o contabile riassun�vo dello
stato patrimoniale e del conto economico (u�li e perdite), reda�o alla fine di ciascun anno.
Altre scri�ure sono: libro mastro (operazioni registrate sistema�camente), libro cassa (entrate e uscite di
denaro), libro magazzino (entrate e uscite di merci). La legislazione tributaria e lavoris�ca inoltre,
impongono all'imprenditore la tenuta di altri libri e scri�ure contabili.
Regolarità delle scri�ure contabili. Efficacia probatoria
Per garan�re la veridicità delle scri�ure contabili è imposta l’osservanza di determinate regole formali e
sostanziali nella loro tenuta. Il libro giornale e il libro inventario devono essere numera� pagina per pagina
progressivamente prima di essere u�lizza�, mentre tu�e le scri�ure contabili devono essere tenute
secondo le norme di un’ordinata contabilità (senza spazi in bianco, senza interlinee, senza abrasioni e in
modo che le parole cancellate res�no leggibili). L’inosservanza di tali regole rende le scri�ure irregolari e
quindi, giuridicamente irrilevan�. Ciò comporta che l’imprenditore che non potrà u�lizzarle come mezzo di
prova a suo favore per i rea� di bancaro�a semplice o fraudolenta in caso di fallimento, oltre ad essere
esposto a sanzioni penali.
Tu�avia, le scri�ure contabili, tenute o meno regolarmente, possono sempre essere u�lizzate da terzi come
mezzo processuale di prova contro l’imprenditore che le �ene. In tal caso però, viene considerato il
contenuto complessivo delle scri�ure, ovvero il terzo non può avvalersi solo della parte a lui favorevole.
Infine, l’imprenditore può u�lizzare le proprie scri�ure contabili come mezzo processuale di prova contro i
terzi, a pa�o che sussistano tre condizioni: 1- scri�ure regolarmente tenute; 2- la controparte è un
imprenditore obbligato alla tenuta delle scri�ure contabili, per un processo alla pari; 3- la controversia è
rela�va a rappor� ineren� all’esercizio dell’impresa.

LA RAPPRESENTANZA COMMERCIALE
Ausiliari dell'imprenditore commerciale e rappresentanza
L’imprenditore è solito avvalersi della collaborazione di altri sogge�: gli ausiliari interni o subordina�, cioè
sogge� stabilmente inseri� all’interno della stru�ura aziendale per effe�o di un rapporto di lavoro
subordinato che li lega all’imprenditore; gli ausiliari esterni o autonomi, ovvero sogge� esterni
all’organizzazione imprenditoriale che collaborano con l’imprenditore in modo occasionale o stabile
a�raverso mandato, commissione, spedizione, agenzia ecc. L'is�tuto della rappresentanza rela�vo agli
ausiliari interni: ins�tori, procuratori e commessi, stabilmente in conta�o con i terzi per concludere affari in

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nome dell'imprenditore, è regolato da norme speciali (ar�. 2203 – 2213 cc) le quali investono
automa�camente del potere di rappresentanza tali figure per effe�o naturale, cioè come conseguenza della
loro collocazione nell'impresa ad opera dell'imprenditore, senza che sia necessaria la presenza o la validità
di alcuna procura. Chi conclude affari con uno di ques� ausiliari dell’imprenditore commerciale dovrà solo
verificare se l’imprenditore ha modificato (con a�o espresso e reso pubblico) i loro naturali poteri
amministra�vi e non se la rappresentanza gli è stata conferita o meno.

L’ins�tore (art. 2203 cc)


L'ins�tore è colui che è preposto dall'imprenditore all’esercizio dell’impresa o di una sede secondaria o di un
ramo par�colare della stessa, comunemente chiamato anche dire�ore generale dell’impresa o di una filiale
o di un se�ore produ�vo. Si tra�a di un lavoratore subordinato con la qualifica di dirigente, posto al
ver�ce della gerarchia del personale: al ver�ce assoluto se è preposto all’intera impresa e in tal caso
dipenderà solo dall’imprenditore; al ver�ce rela�vo se è preposto ad una filiale o ad un ramo del se�ore
produ�vo, in tal caso potrà essere subordinato ad un altro ins�tore (es. il dire�ore generale dell'intera
impresa).
Il ruolo di Ins�tore comporta un potere di ges�one generale della stru�ura a cui è preposto e inoltre, è
tenuto, congiuntamente all’imprenditore, all’adempimento degli obblighi di iscrizione al registro delle
imprese e alla tenuta delle scri�ure contabili. In caso di fallimento dell’imprenditore (solo quest'ul�mo può
essere dichiarato fallito) è possibile che le sanzioni penali a carico del �tolare troveranno applicazione anche
nei confron� dell’ins�tore.
All'Ins�tore è riconosciuto anche un generale potere di rappresentanza: sostanziale e processuale.
Rappresentanza Sostanziale: l’ins�tore può compiere in nome dell’imprenditore, anche in mancanza di
espressa procura, tu� gli a� per�nen� alla ges�one dell’impresa, mentre gli è espressamente vietato
alienare o ipotecare i beni immobili del preponente.
Rappresentanza processuale, l’ins�tore può stare in giudizio, sia come a�ore (rappresentanza processuale
a�va), sia come convenuto (rappresentanza processuale passiva) per le obbligazioni dipenden� da a�
compiu� non solo da lui, ma anche dall'imprenditore, nell’esercizio dell’impresa a cui è preposto.
I poteri rappresenta�vi dell’ins�tore possono essere amplia� o limita� dall’imprenditore, sia all'a�o della
preposizione sia in un momento successivo, a pa�o che sia pubblicato nel registro delle imprese, in caso
contrario non può essere opponibile a terzi. Per la revoca viene applicato lo stesso principio.
Come ogni rappresentante, l’ins�tore deve rendere palese, spendendo il nome del rappresentato, al terzo
con cui contra�a, tale sua veste, affinché l’a�o compiuto e i rela�vi effe� ricadano dire�amente sul
rappresentato.
In caso di danno verso il terzo, l'ins�tore e l'imprenditore risponderanno solidalmente. Sarà poi, ques�one
interna a costoro stabilire su chi debba realmente ricadere il peso del debito e il regolamento dei reciproci
rappor�.

I procuratori (art. 2209 cc)


I procuratori sono coloro che, sulla base di un rapporto con�nua�vo, hanno il potere di compiere per
l’imprenditore a� per�nen� all’esercizio dell’impresa, pur non essendo prepos� ad essa.
Sono ausiliari subordina� di grado inferiore rispe�o all’ins�tore, poiché non sono pos� a capo dell’impresa
o di sedi secondarie, in quanto il loro potere decisionale è circoscri�o ad un determinato se�ore opera�vo
dell’impresa (es. dire�ore del se�ore acquis�, dirigente del personale).
Il procuratore è inves�to di un potere di rappresentanza generale rispe�o alla specie di operazioni per le
quali ha un autonomo potere decisionale.
Infine, non ha la rappresentanza processuale, neppure per gli a� da lui pos� in essere; non è sogge�o agli
obblighi di iscrizione nel registro delle imprese né alla tenuta delle scri�ure contabili; e l’imprenditore non
risponde degli a� compiu� dal procuratore senza spendita del suo stesso nome, anche se per�nen�
all’esercizio dell’impresa.
I commessi
I commessi sono ausiliari subordina� a cui sono affidate mansioni esecu�ve o materiali che li pongono in
conta�o con i terzi (es. commesso di negozio, impiegato di banca adde�o agli sportelli, cameriere ecc). Il
loro potere di rappresentanza è più limitato rispe�o a quello di ins�tori e procuratori: possono compiere gli
a� che ordinariamente comporta la specie di operazioni a cui sono incarica�. Non possono modificare le
condizioni generali di vendita, né possono concedere scon�. L’imprenditore può limitare o ampliare tali
poteri, ma a riguardo non è previsto un sistema di pubblicità legale, per cui sarà sufficiente che i terzi siano
messi a conoscenza con mezzi idonei (avvisi affissi nei locali di vendita).
QUINTO CAPITOLO – L'AZIENDA
La nozione di Azienda. Organizzazione ed avviamento
L’azienda è il complesso dei beni organizza� dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa (art. 2555). So�o il
profilo giuridico, cos�tuisce l'apparato strumentale (locali, macchinari, merci,…) di cui si avvale
l’imprenditore per lo svolgimento e nello svolgimento della propria a�vità. Per questo mo�vo, non possono
essere considera� beni aziendali i beni di proprietà dell’imprenditore non effe�vamente des�na� allo

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svolgimento dell’a�vità d’impresa; mentre, la qualifica di bene aziendale compete anche ai beni di
proprietà di terzi a�ualmente impiega� nell’a�vità d’impresa, di cui l'imprenditore dispone (locali in affi�o
o macchinario in leasing).
Nella nozione di azienda, l'accento va posto sul dato organizza�vo: in quanto l'azienda è e resta un
complesso di beni eterogenei cara�erizzato da unità funzionale des�nata al fine produ�vo.
L'organizzazione e la des�nazione a�ribuiscono all'azienda un par�colare rilievo economico, perché i beni
organizza� ad azienda consentono la produzione di u�lità nuove. D'altronde, il rapporto di strumentalità e
di complementarietà fra i singoli elemen� dell'azienda, di regola, fa sì che il complesso unitario acquis� un
valore di scambio maggiore. Questo momento cos�tuisce l'Avviamento di un'azienda, che, in sostanza,
rappresenta la sua a�tudine a consen�re la realizzazione di un profi�o (ricavi ecceden� i cos�), di regola
dipendente sia da fa�ori ogge�vi che sogge�vi. Infa�, si è soli� dis�nguere:
• L’avviamento ogge�vo è quello ricollegabile a fa�ori che permangono anche se muta il �tolare
dell’azienda, in quanto rela�vi al coordinamento esistente dei diversi beni (capacità di un complesso
industriale di consen�re una produzione a cos� compe��vi sul mercato);
• L’avviamento sogge�vo è quello dovuto all’abilità opera�va dell’imprenditore sul mercato ed in
par�colare, alla sua abilità nel formarsi, conservare e accrescere la clientela.

La circolazione dell’azienda. Ogge�o e forma


L'imprenditore può compiere a� di disposizione rela�vi sia all'intera azienda che ai singoli beni aziendali. In
merito quindi, è importante stabilire in concreto se un determinato a�o di disposizione dell’imprenditore
sia da qualificare come trasferimento di azienda o come trasferimento dei singoli beni aziendali. Tu�avia,
se tale dis�nzione in teoria è ne�a, nella pra�ca non è sempre agevole, sopra�u�o quando l’a�o riguarda
solo parte dei beni aziendali.
In par�colare, per aversi trasferimento d’azienda non è necessario che l’a�o di disposizione comprenda
l’intero complesso aziendale, ma è necessario e al tempo stesso sufficiente che sia trasferito un insieme di
beni potenzialmente idoneo all’esercizio di una determinata a�vità d’impresa.
In merito alla forma negoziale, sul piano norma�vo manca un'autonoma ed unitaria legge di circolazione
dell'azienda, quindi i contra� seguono il regime de�ato in via generale che prevede la forma scri�a a pena
di nullità. Inoltre, per tu�e le imprese sogge�e a registrazione è stabilito che i rela�vi contra� di
trasferimento devono essere iscri� nel registro delle imprese entro 30 giorni. Per o�enere l'iscrizione è
necessario che il contra�o sia reda�o come a�o pubblico o scri�ura privata auten�cata e riportato nella
sezione ordinaria per acquisire gli effe� della pubblicità legale. Oggi, analoga conclusione è prevista anche
per gli imprenditori agricoli iscri� nella sezione speciale.
La vendita dell'azienda produce effe� ulteriori in merito:
• al divieto di concorrenza dell'alienante
• alla successione dei contra� aziendali
• ai credi� e debi� aziendali
La vendita dell’azienda. Il divieto di concorrenza dell’alienante
Chi aliena un’azienda commerciale deve astenersi, per un periodo massimo di cinque anni, dall’iniziare una
nuova impresa che possa sviare la clientela dall'azienda ceduta, per l’ogge�o, l’ubicazione o altre
circostanze. La norma tutela due esigenze opposte: quella dell’acquirente di tra�enere la clientela
dell’impresa e quindi di godere dell’avviamento (sogge�vo), del quale di regola si è tenuto conto nella
pa�uizione del prezzo di vendita; e quella dell’alienante a non vedere compromessa la propria libertà di
inizia�va economica oltre un determinato arco di tempo, ritenuto dalla legge sufficiente per consen�re
all’acquirente di consolidare la propria clientela.
Il divieto di concorrenza è derogabile e ha cara�ere rela�vo: sussiste nei limi� in cui la nuova a�vità
d’impresa dell’alienante sia potenzialmente idonea a so�rarre clientela all’azienda ceduta. Il divieto di
concorrenza è applicabile anche quando la vendita è coa�va, cioè sancita dagli organi fallimentari a carico
dell'imprenditore fallito. Inoltre, nonostante procuri incertezze, è applicabile anche in ipotesi non
espressamente regolate, come: la divisione ereditaria con assegnazione dell'azienda ad uno degli eredi;
scioglimento di una società con assegnazione dell'azienda sociale ad uno dei soci come quota di
liquidazione; vendita dell'intera partecipazione sociale o di una partecipazione sociale di una società di
persone o di capitali. Nei primi due casi, il divieto di concorrenza è a carico degli altri eredi o degli altri soci a
tutela del valore di avviamento per l'erede o il socio che ha acquisito l'azienda. Nel terzo caso invece, il
divieto è posto in capo al socio alienante, perché dando inizio ad un'a�vità analoga potrebbe sviare la
clientela della società di cui a ceduto la quota.
La successione nei contra� aziendali
La disciplina del trasferimento dell’azienda si preoccupa di favorire il mantenimento dell’unità economica
della stessa. A tal fine, è agevolato il subingresso dell’acquirente nei rappor� contra�uali in corso di
esecuzione che l’alienante ha s�pulato con fornitori, finanziatori, lavoratori e clien�, per assicurarsi i fa�ori
produ�vi necessari allo svolgimento dell’a�vità d’impresa e per dare sbocco ai suoi prodo�.
Infa�, se non pa�uito diversamente, è previsto che l’acquirente dell’azienda subentra nei contra� s�pula�
per l’esercizio dell’azienda stessa, ad eccezione di quelli a cara�ere personale, per i quali è necessaria

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un'espressa pa�uizione e il consenso del contraente ceduto. Al terzo contraente è riconosciuto il diri�o di
recedere dal contra�o entro tre mesi dalla no�zia del trasferimento, se sussiste una giusta causa. Il recesso
comporta l'es�nzione del contra�o. Nell'ipotesi in cui il terzo contraente non riesca a provare che
l'acquirente si trovi in una situazione tale da non essere affidabile nell'esecuzione del contra�o,
quest'ul�mo potrà richiedere un risarcimento danni all'alienante dimostrando che ques� non ha osservato
la normale cautela nella scelta dell'acquirente. Infine, nella cessione dei contra� s�pula� con un
imprenditore per o�enere prestazioni ineren� all’esercizio dell’impresa, il consenso del terzo contraente
non è più necessario per il trasferimento del contra�o, ma l'effe�o successorio si realizza con il
trasferimento dell'azienda.
I credi� e i debi� aziendali (ar�. 2559 – 2560)
In linea di principio, credi� e debi� aziendali non passano automa�camente in capo all'acquirente, ma
occorre una espressa pa�uizione. Nella successione dei credi� aziendali, la no�fica al debitore ceduto o
l’acce�azione da parte di ques� è sos�tuita da una sorta di no�fica colle�va: l’iscrizione del trasferimento
dell’azienda nel registro delle imprese.
Da tale momento la cessione dei credi� rela�vi all’azienda ceduta ha effe�o nei confron� dei terzi. Tu�avia,
se il debitore ceduto paga in buona fede l’alienante è comunque liberato dal suo debito. Questa disciplina
però, è circoscri�a alle imprese sogge�e a registrazione con effe� di pubblicità legale, mentre per tu� gli
altri casi si applica la disciplina generale.
Per quanto riguarda i debi� invece, è necessario il consenso del creditore, ovvero l’alienante non è liberato
dai debi� se il creditore non da approvazione. Per quanto riguarda invece, il trasferimento di un’azienda
commerciale l'acquirente risponde in solido con l'alienante dei debi�, anche in mancanza di un pa�o di
accollo. La responsabilità dell'acquirente però, sussiste solo per i debi� aziendali che risultano dai libri
contabili obbligatori. Disciplina analoga è prevista anche per i debi� di lavoro, per i quali l’acquirente
dell’azienda, in solido con l’alienante, anche se ques� non risultano dalle scri�ure contabili.
Usufru�o e affi�o dell’azienda
La cos�tuzione in usufru�o di un complesso di beni des�na� allo svolgimento di a�vità d’impresa
comporta il riconoscimento in testa all’usufru�uario di par�colari poteri-doveri, sia per consen�re
all’usufru�uario di operare liberamente nella ges�one dell’impresa, sia per tutelare l’interesse del
concedente affinché non sia menomata l’efficienza del complesso aziendale. L’usufru�uario può godere dei
beni aziendali, ma può anche disporne nei limi� segna� dalle esigenze della ges�one e inoltre, può
acquistare e imme�ere nell’azienda nuovi beni.
Al termine dell’usufru�o infa�, l’azienda sarà composta in tu�o o in parte da beni diversi da quelli originari;
pertanto, è prevista la redazione di un inventario all’inizio e alla fine dell’usufru�o, in modo da regolare la
differenza fra le due consistenze in denaro.
L’affi�o di azienda è un contra�o che ha ad ogge�o un complesso di beni organizza�, eventualmente
comprensivo dell’immobile e quindi, diverso dalla locazione di un immobile des�nato all’esercizio di a�vità
d’impresa, per questo mo�vo la disciplina prevista per l'usufru�o di azienda si estende anche al contra�o
d'affi�o. Inoltre, usufru�o e affi�o sono sogge� sia al divieto di concorrenza che alla disciplina della
successione dei contra�. Infa�: il nudo proprietario e il locatore sono tenu� a non iniziare una nuova
impresa idonea a sviare la clientela per la durata dell’usufru�o e dell’affi�o, mentre l'usufru�uario e
l'affi�uario subentrano automa�camente dei contra� aziendali incorso. Infine, la disciplina dei credi�
aziendali si applica sono per l'usufru�o, mentre dei debi� aziendali anteriori alla cos�tuzione
dell’usufru�o o dell’affi�o risponderà esclusivamente il nudo proprietario o il locatore.
SESTO CAPITOLO – I SEGNI DISTINTIVI
Il sistema dei segni dis�n�vi
In un mercato che vede la coesistenza di più imprenditori che producono beni o servizi iden�ci o similari,
ricopre una grande importanza il sistema dei segni dis�n�vi. Di�a, Insegna e Marchio sono i principali segni
dis�n�vi dell'imprenditore e di recente, anche il Nome a Dominio, che individua il sito internet dell'a�vità
economica, sta man mano acquistando sempre più valore. I segni dis�n�vi sono “colle�ori di clientela”,
ovvero favoriscono la formazione ed il mantenimento della clientela, perme�endo ai consumatori di
operare scelte consapevoli.
Gli imprenditori sono tutela� dal divieto di precludere ai concorren� l’uso di segni similari idonei a sviare la
propria clientela e godono della libertà di cedere ad altri i propri segni dis�n�vi, mone�zzando l’autonomo
valore economico rela�vo al legame abitudinario tra impresa e clientela. Sul fronte dei consumatori invece,
i segni dis�n�vi rispondono all’interesse dei terzi che entrano in conta�o con l’azienda a non essere tra� in
inganno sull’iden�tà dell’imprenditore, al fine di garan�re una compe�zione concorrenziale ordinata e leale.
In generale, i principi comuni fissa� per l’imprenditore sono:
• un'ampia libertà nella formazione dei propri segni dis�n�vi, a pa�o che siano rispe�ate i criteri di
verità, novità e capacità dis�n�va;
• il diri�o all’uso esclusivo dei propri segni dis�n�vi; Si tra�a però, di un diri�o rela�vo e
strumentale, in quanto il medesimo segno dis�n�vo può essere u�lizzato da altro imprenditore

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qualora, per la diversità dell'a�vità o per la diversità dei merca� servi�, non c'è rischio di
confusione o di sviamento della clientela.
• la possibilità di trasferire ad altri i propri segni dis�n�vi, anche se l'ordinamento, con regole
diverse, tende a limitare la circolazione dei segni dis�n�vi a tutela dei consumatori che possono
essere tra� in inganno.
LA DITTA

Formazione e contenuto del diri�o sulla Di�a


La di�a è il nome commerciale dell’imprenditore; lo individua come sogge�o di diri�o nell'esercizio
dell'a�vità di impresa ed è un segno dis�n�vo necessario, ovvero in mancanza, corrisponde al nome e
cognome civile dell’imprenditore.
Nella scelta della propria di�a però, l'imprenditore incontra due limi�: verità e novità.
Il principio di verità è molto limitato ed ha un contenuto diverso a seconda che si tra� di una di�a
originaria o derivata;
La di�a originaria è quella formata dall’imprenditore che la u�lizza e deve contenere almeno il cognome o
la sigla dell’imprenditore. Tu�avia, non è imposta la sua corrispondenza all'a�uale nome civile
dell'imprenditore, che può aver subìto dei mutamen� nel corso del tempo (matrimonio, divorzio, adozione).
La di�a derivata è quella formata da un dato imprenditore e successivamente trasferita ad altro insieme
all’azienda. In questo caso, non esiste nessuna disposizione che impone l'integrazione del cognome o della
sigla dell'imprenditore successivo, ma ci si avvale della pura “verità storica”.
Il principio della novità stabilisce che la di�a non deve essere uguale o simile a quella usata da altro
imprenditore, tale da creare confusione per l’ogge�o dell’impresa o per il luogo in cui questa è esercitata.
Chi ha ado�ato successivamente di�a uguale o simile è costre�o a modificarla con indicazioni idonee a
differenziarla. Il criterio della priorità per le imprese commerciali si basa sull'iscrizione nel registro delle
imprese, infa� l'obbligo di integrare o modificare la di�a spe�a a chi si è iscri�o in epoca posteriore.
Il diri�o all'uso esclusivo della di�a e quindi, l’obbligo di differenziazione esiste soltanto tra imprenditori che
si trovano in un rapporto concorrenziale.
La di�a si può trasferire solo insieme all’azienda. Se il trasferimento avviene per a�o tra vivi è necessario il
consenso espresso dell'alienante; se invece avviene per successione a causa di morte, la di�a si trasme�e al
successore, salvo diversa disposizione testamentaria.

IL MARCHIO
Nozioni e funzioni del marchio
Il marchio è il segno dis�n�vo dei prodo� o dei servizi dell’impresa ed è disciplinato sia dall'ordinamento
nazionale, sia da quello comunitario ed internazionale. La direzione norma�va generale tu�avia, si sta
muovendo verso una disciplina che produca gli stessi effe� in tu�a l'Unione Europea. Tali norma�ve
fondano sull'is�tuto della registrazione, con il quale si riconosce al �tolare il diri�o all'uso esclusivo sul
mercato. D'altronde, il marchio, pur non essendo un segno dis�n�vo essenziale, è certamente il più
importante, perché ha la funzione di differenziare i propri prodo� da quelli concorren� e quindi, ha un
ruolo centrale nella formazione e nel mantenimento della clientela. Inoltre, cer� marchi finiscono per
esercitare un'autonoma forza a�ra�va verso i consumatori, al punto da ritenere necessario e comprensibile
l'introduzione di una tutela speciale per alcuni marchi celebri.
I �pi di marchio
I marchi possono essere classifica� e raggruppa� in modi diversi; una prima dis�nzione viene fa�a sulla
base della natura dell'a�vità svolta dal �tolare del marchio. Del marchio può servirsi innanzitu�o il
fabbricante del prodo�o, ma è possibile che alcuni beni possono riportare più marchi di fabbrica, in quanto
subiscono successive fasi di lavorazione o risultano dall’assemblaggio di par� prodo�e dis�ntamente. Il
marchio può anche essere apposto dal commerciante, ma quest'ul�mo non può sopprimere il marchio del
produ�ore.
Il marchio può essere u�lizzato anche da imprese che producono servizi, il cd. Marchio di servizio, la cui
forma �pica di uso è quella pubblicitaria.
L’imprenditore può u�lizzare un solo marchio per tu� i prodo� (marchio generale), ma può anche servirsi
di più marchi per differenziare i diversi prodo� della propria azienda (marchi speciali). Infa�, è possibile
l’uso contemporaneo di un marchio generale e di più marchi speciali (ad es. Fiat 500, Fiat Punto, ecc…) per
evidenziare al tempo stesso la fonte della produzione e le diverse qualità dei prodo�.
Composizione del marchio: Il marchio può essere cos�tuito solo da parole (marchio denomina�vo), da
figure (marchio figura�vo) e da suoni.
Il marchio può anche essere cos�tuito dalla forma del prodo�o (marchio di forma), ma non può essere
registrato può assolvere solo la funzione esclusiva dell'individuazione di un dato prodo�o.
Infine, un �po par�colare di marchio è quello colle�vo che svolge la funzione di garan�re l’origine, la natura
o la qualità di determina� prodo� o servizi (es. pura lana vergine; prosciu�o di Parma ecc).
I requisi� di validità del marchio

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Il marchio deve rispondere ai requisi� di: liceità, verità, originalità, novità.
Liceità: non può contenere segni contrari alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume, stemmi o altri
segni prote� da convenzioni internazionali. Inoltre, è previsto il divieto di u�lizzare come marchio
l'immagine altrui, il nome o lo pseudonimo di personaggi famosi senza il loro consenso.
Il principio di Verità vieta di inserire nel marchio segni idonei ad ingannare il pubblico, in par�colare sulla
provenienza geografica, sulla natura o sulla qualità dei prodo� o servizi.
Originalità: il marchio deve essere originale. Non possono quindi, essere u�lizzate: le denominazioni
generiche, le indicazioni descri�ve dei cara�eri essenziali e della provenienza geografica del prodo�o e i
segni divenu� di uso comune. Tu�avia, il requisito dell'originalità è rispe�ato quando la denominazione o la
figura generica u�lizzata non ha alcuna relazione con il prodo�o (es. fiore per un marchio di calzature) .
Novità: non deve essere già stato u�lizzato da un imprenditore dello stesso se�ore produ�vo.
Il dife�o di ques� requisi� di validità comporta la nullità del marchio.
Il marchio registrato
La registrazione a�ribuisce al �tolare del marchio il diri�o all’uso esclusivo dello stesso su tu�o il territorio
nazionale.
Il diri�o di esclusiva sul marchio copre tu� i prodo� di fa�o des�na� alla stessa clientela, cioè non solo
quelli iden�ci, ma anche quelli affini, per evitare che possa determinarsi confusione. Tu�avia, non
impedisce che altro imprenditore registri o usi lo stesso marchio per prodo� del tu�o diversi.
Per quanto riguarda i marchi celebri, dota� di forte capacità a�ra�va e sugges�va (es. Coca-Cola), è
prevista una tutela speciale, in quanto l'uso di ques� da parte di altri imprenditori, anche per merci del
tu�o diverse, cos�tuisce usurpazione dell’altrui fama e può facilmente determinare equivoci sulla reale
fonte di produzione. La tutela quindi, introdo�o con la riforma del 2012, estende il divieto all'uso di marchi
celebri anche per beni e servizi non affini.
Il diri�o di esclusiva sul marchio registrato decorre dalla data di presentazione della rela�va domanda
all’ufficio breve�, in questo modo il �tolare è tutelato ancor prima di u�lizzarlo, ad es. nella fase di lancio
pubblicitario. La registrazione nazionale dura dieci anni ed è rinnovabile per un numero illimitato di volte,
sempre con efficienza decennale. Inoltre, la registrazione nazionale è il presupposto per quella
internazionale presso l'OMPI (organizzazione mondiale per la proprietà industriale); mentre per il marchio
comunitario la registrazione è indipendente da quella nazionale.
Infine, il marchio può decadere per volgarizzazione, cioè quando diviene denominazione generica di quel
dato prodo�o nell'ambito commerciale.
Il marchio registrato è tutelato civilmente e penalmente: il �tolare del marchio, il cui diri�o di esclusiva sia
stato leso da un concorrente, può promuovere contro ques� l’azione di contraffazione, volta ad o�enere
l’inibitoria alla con�nuazione degli a� lesivi del proprio diri�o e la rimozione degli effe� stessi,
a�raverso la distruzione delle cose materiali per mezzo delle quali è stata a�uata la contraffazione. Può
essere richiesto dal �tolare del marchio il risarcimento dei danni.
Il marchio non registrato
L'ordinamento tutela anche chi usa un marchio non registrato sulla base dell'uso di fa�o dello stesso e
sull'effe�vo grado di notorietà raggiunto. Di conseguenza, la tutela sarà più o meno ampia a seconda che il
marchio abbia notorietà nazionale o locale. Infa�, l'art. 2571 cc dispone la facoltà di con�nuare ad usare il
proprio marchi a chi se ne è avvalso in epoca anteriore alla registrazione del medesimo da parte di altri.
Il trasferimento del marchio
Il marchio è trasferibile e può esserlo sia in maniera defini�va che temporanea, c.d. licenza di marchio.
In passato, la circolazione del marchio comportava anche la circolazione dell'azienda, ma la riforma del 2012
ha abolito tale prassi in virtù di una più libera circolazione.
Inoltre, la novità più significa�va della riforma è rela�va alla licenza di marchio non esclusiva, cioè lo
stesso marchio può essere u�lizzato contemporaneamente dal �tolare originario e da uno o più
concessionari, sulla base di specifici accordi contra�uali, a pa�o che i prodo� dei concessionari rispe�no le
cara�eris�che qualita�ve dei prodo� messi in commercio dal concedente o dagli altri licenziatari. La
licenza non esclusiva infa�, perme�e che vengano messi sul mercato prodo� dello stesso genere
contraddis�n� dallo stesso marchio, ma con diversa fonte di produzione. La violazione delle regole
qualita�ve comporta la decadenza, eventualmente parziale, del marchio.

L'INSEGNA
Nozione e disciplina
L'insegna contraddis�ngue i locali dell'impresa o, secondo una visione più ampia, l'intero complesso
aziendale. Disciplinata dall'art. 2568 cc, l'insegna non può essere uguale o simile a quella già u�lizzata da
un altro imprenditore con conseguente obbligo di differenziazione, per evitare di generare confusione; e
deve essere lecita, cioè non deve contenere indicazioni ingannevoli. La disciplina tace in merito al
trasferimento dell'insegna o di una sua possibile licenza d'uso, tu�avia, è pacifico che l'insegna possa
trasferirsi o concedere in uso, esempio �pico e concreto è dato dagli accordi di franchising.

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SETTIMO CAPITOLO - OPERE DELL'INGEGNO. INVENZIONI INDUSTRIALI

• Le creazioni intelle�uali
Le opere dell'ingegno (idee crea�ve nel campo culturale) e le invenzioni industriali (idee crea�ve del
campo della tecnica) cos�tuiscono le due grandi categorie di creazioni intelle�uali.
Le opere dell'ingegno formano ogge�o del Diri�o d'Autore, mentre le invenzioni industriali, a seconda del
loro contenuto, possono essere ogge�o: del breve�o per invenzione industriale; del breve�o per modelli di
u�lità oppure della registrazione per disegni e modelli.

IL DIRITTO D'AUTORE
Ogge�o e contenuto
Ogge�o del diri�o d'autore è l'opera dell'ingegno. Tali opere sono prote�e indipendentemente dal loro
pregio e della loro u�lità pra�ca. Unica condizione richiesta è l'Originalità Ogge�va rispe�o ad altre opere
preesisten� dello stesso genere. Il fa�o cos�tu�vo del diri�o d'autore è la creazione dell'opera, non
occorre che questa sia divulgata fra il pubblico.
Il diri�o d'autore garan�sce una tutela sia morale, che patrimoniale.
I diri� morali sono irrinunciabili ed inalienabili e non si perdono né con la cessione dei diri� patrimoniali,
né con la morte dell'autore, anzi tali diri� possono essere esercita� anche dai congiun� dopo la sua morte.
I diri� morali consistono nella possibilità di rivendicare verso chiunque la paternità dell'opera; il diri�o di
inedito, cioè la facoltà di pubblicarla o meno e se farlo a proprio nome o in anonimato; di opporsi ad
eventuali modifiche che possono pregiudicarla; e di ri�rarla dal commercio quando ricorrono gravi ragioni
morali, previo indennizzo verso coloro ai quali ha ceduto i diri� di u�lizzazione economica.
Il Diri�o Patrimoniale invece, riconosce all'autore l'u�lizzazione economica esclusiva dell'opera in ogni
forma e modo, originale o derivato, ad eccezione delle ipotesi che prevedono la libera u�lizzazione
nell'interesse generale della diffusione della cultura. Il diri�o patrimoniale si es�ngue dopo se�anta anni
dalla morte dell'autore.

Trasferimento del diri�o di u�lizzazione economia. Tutela


Il diri�o patrimoniale è liberamente trasferibile, sia per a�o fra vivi che a causa di morte. Il trasferimento
per a�o fra vivi deve essere per iscri�o e può essere sia a �tolo defini�vo, sia a �tolo temporaneo. I
contra� normalmente u�lizza� sono: il contra�o di edizione e il contra�o di rappresentazione ed
esecuzione.
Con il contra�o di edizione l'autore concede in esclusiva l'esercizio del diri�o di pubblicare per la stampa
l'opera ad un editore, per conto e a spese dell'editore stesso. Quest'ul�mo deve corrispondere all'autore il
compenso pa�uito, che può consistere o in una percentuale del ricavato delle vendite o stabilito a forfait.
Inoltre, il contra�o non può eccedere il 20 anni, salvo alcune eccezioni.
Con il contra�o di rappresentazione ed esecuzione, l'autore cede, in genere non in esclusiva, il solo diri�o di
rappresentare o eseguire in pubblico l'opera des�nata a tal fine.
Il diri�o d'autore è prote�o con specifiche sanzioni civili, amministra�ve pecuniarie e penali.
In principio, le opere dell'ingegno godevano di tutela solo sul territorio nazionale, ma il rischio di
u�lizzazione abusiva da parte di terzi in altri sta� ha portato l'Italia ha firmare una serie di convenzioni per
estendere tale tutela a livello internazionale: la Convenzione di Unione di Berna per la protezione delle
opere le�erarie ed ar�s�che; la Convenzione Universale di Ginevra del diri�o d'autore.

LE INVENZIONI INDUSTRIALI
Ogge�o e requisi� di validità
Le invenzioni industriali sono idee crea�ve che appartengono al campo della tecnica, ovvero esse
consistono nella soluzione originale di un problema tecnico nel se�ore della produzione di beni o servizi.
L'acquisto del diri�o di u�lizzazione economica deriva dalla concessione del corrispondente breve�o (da
parte dell'Ufficio Italiano Breve� e Marchi), ovvero un �tolo giuridico che conferisce al �tolare un diri�o
asclusivo di sfru�amento della propria invenzione, ad eccezione della tutela prevista per le invenzioni non
breve�ate.
Le invenzioni industriali possono essere dis�nte in tre categorie:
• invenzioni di prodo�o (un nuovo prodo�o materiale);
• invenzioni di procedimento (un nuovo processo di lavorazione industriale o un nuovo disposi�vo
meccanico);
• invenzioni derivate (miglioramen� di invenzioni preceden�).

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Tu�avia, al fine di favorire la libera u�lizzazione delle idee fondamentali, non sono breve�abili:
• le scoperte, le teorie scien�fiche e i metodi matema�ci;
• i metodi per le a�vità intelle�uali, per giochi o per a�vità commerciali e i so�ware;
• le presentazioni di informazioni;
• i metodi per il tra�amento chirurgico o terapeu�co e i metodi di diagnosi mediche.
Requisi� di validità per o�enere il breve�o dell'invenzione:
• deve essere lecita;
• nuova, cioè non deve essere compresa nello stato della tecnica;
• deve implicare un'a�vità inven�va, cioè originalità e novità intrinseca. In altre parole, deve
suscitare un giudizio di non ovvietà da parte di un tecnico con conoscenze medie nel se�ore;
• e deve essere idonea ad un'applicazione industriale, anche agricola.

L'invenzione breve�ata
Procedimento: il breve�o per invenzione industriale è concesso dall'Ufficio breve� sulla base di una
domanda, a pena di nullità, corredata da apposita descrizione dell'invenzione e dai disegni necessari alla sua
intelligenza. Ogni domanda può avere ad ogge�o un'unica invenzione e deve specificare l'ogge�o della
rivendicazione. Il breve�o dura 20 anni dalla data di deposito della domanda e non può essere rinnovato.
Inoltre, il rela�vo diri�o di esclusiva si può perdere o per nullità del breve�o o per mancata a�uazione
dell'invenzione. L'esclusiva comprende non solo la fabbricazione, ma anche la messa in commercio o
l'importazione dei prodo� derivan� dall'invenzione. Tu�avia, l'esclusiva sussiste solo nei limi�
dell'invenzione breve�ata, cioè il �tolare non può impedire che altri me�ano in commercio prodo� similari
realizza� con metodi differen�. Per o�enere questo effe�o dovrebbe breve�are anche il prodo�o.
Il breve�o è liberamente trasferibile sia per a�o tra vivi che per causa di morte, indipendentemente dal
trasferimento dell'azienda.
Sul breve�o possono essere cos�tui� anche diri� reali di godimento o di garanzia e può essere ogge�o di
esecuzione forzata e di espropriazione per pubblica u�lità.
Inoltre, il �tolare del breve�o può concedere Licenza di uso dell'invenzione, con o senza esclusiva di
fabbricazione a favore del licenziatario. Il �pico è il contra�o senza esclusiva.
L'invenzione breve�ata è tutelata con sanzioni civili e penali e, in par�colare, il �tolare può agire contro a�
di contraffazione verso chi abusa della sua invenzione. La sentenza che accerta la contraffazione produce un
inibitoria per la fabbricazione o l'uso dell'invenzione breve�ata e riconosce al �tolare il risarcimento dei
danni subi� (patrimoniali e morali) o la res�tuzione degli u�li realizza� con la violazione.
Un breve�o autonomo e unitario è il breve�o unitario europeo che ha cara�ere sovranazionale. Può essere
rilasciato solo per tu� gli Sta� Membri aderen� alla cooperazione rafforzata.
L'invenzione non breve�ata
In merito è prevista la tutela del preuso. Chiunque, inventore o terzi aven� causa, che ha fa�o uso
dell'invenzione nella propria azienda, nei dodici mesi anteriori al deposito della domanda di breve�o da
parte di altri, può con�nuare a sfru�are l'invenzione nei limi� del preuso. La disciplina intende tutelare chi
in buona fede ha già dato a�uazione all'invenzione. Se invece, l'inventore o il preutente hanno divulgato
l'invenzione, pur non breve�andola, il successivo breve�o dife�erà del requisito di novità e quindi, sarà
nullo. Di conseguenza, chiunque potrà sfru�are liberamente l'invenzione.
I MODELLI INDUSTRIALI
Modelli di u�lità. Disegni e modelli
I modelli industriali sono creazioni intelle�uali applicate all'industria di minor rilievo rispe�o alle invenzioni
industriali. Si dis�nguono in:
• Modelli di u�lità: rela�vi all'aspe�o funzionale di mezzi o strumen� necessari all'a�vità industriale,
la cui tutela deriva dalla loro breve�azione sulla base dei requisi� di novità ed originalità, ada�a� al
loro minor rilievo rispe�o alle invenzioni industriali. Inoltre, il breve�o in questo caso ha durata 10
anni.
• Disegni o Modelli: riguardan� l'este�ca dei prodo� industriali o ar�gianali. La tutela rela�va
avviene mediante registrazione all'Ufficio Breve� e Marchi o alla Camera di Commercio,
subordinata ai requisi� di novità e cara�ere individuale. La registrazione dura 5 anni, ma può essere
prorogata per un massimo di 25 anni;
Disegni o modelli contrari al buon costume e all'ordine pubblico o prote� da convenzioni internazionali o
che rivestono un par�colare interesse pubblico non possono essere registra�.
Infine, le opere dell'Industrial Design sono state estese alla disciplina del diri�o d'autore quando presen�no
di per sé cara�ere crea�vo e valore ar�s�co.
Disegni e modelli comunitari invece, godono di una protezione autonoma e unitaria, che prevede una
disciplina provvisoria e limitata anche per quelli non registra�.

OTTAVO CAPITOLO – LA DISCIPLINA DELLA CONCORRENZA

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Concorrenza perfe�a e monopolio
Il modello ideale di funzionamento del mercato teorizzato dagli economis� è la cosidde�a “Concorrenza
Perfe�a”, ovvero una situazione in cui la contemporanea presenza di numerose imprese in compe�zione tra
loro sul mercato, spinge verso una riduzione dei cos� e dei prezzi di vendita; assicura la naturale
eliminazione dal mercato delle imprese meno compe��ve; e s�mola il progresso tecnologico e
l’accrescimento dell’efficienza produ�va. La concorrenza perfe�a è però, solo un modello ideale e teorico.

Nei se�ori strategici della produzione industriale di massa la tendenza è verso un regime di mercato sempre
più lontano dalla concorrenza perfe�a e vicino a situazioni di oligopolio, cioè un mercato cara�erizzato dal
controllo dell’offerta da parte di poche e grandi imprese. Inoltre, gli imprenditori concorren�, all'incerta
compe�zione, preferiscono s�pulare intese volte a limitare la reciproca concorrenza (si dividono i merca�;
stabiliscono i prezzi, la produzione e la quota spe�ante a ciascuno), al punto da arrivare a controllare
l’intera offerta di un dato prodo�o , determinando il cd. monopolio di fa�o.
La salvaguardia del regime di concorrenza non può prescindere da situazioni e pra�che limita�ve della
concorrenza stessa, per evitare che degeneri in situazioni monopolis�che in contrasto con l'interesse
pubblico.
In merito, la Cos�tuzione Italiana ha sancito il principio guida della libertà di concorrenza (art. 41 Cost.) e
sulla base di questo il legislatore italiano:
• consente limitazioni legali della libertà di concorrenza per fini di u�lità sociale ed anche la
creazione di monopoli legali in specifici se�ori di interesse generale;
• consente limitazioni negoziali della concorrenza;
• assicura l’ordinato e corre�o svolgimento della concorrenza a�raverso la repressione degli a� di
concorrenza sleale.
Per lungo tempo il sistema italiano della concorrenza è stato sprovvisto di una norma�va an�monopolis�ca.
Questo vuoto è stato colmato dalla legge 287/1990, recante norme per la tutela della concorrenza del
mercato.

LA LEGISLAZIONE ANTIMONOPOLISTICA
La disciplina italiana e comunitaria
La disciplina comunitaria è volta a preservare il regime concorrenziale del mercato comunitario e reprimere
le pra�che an� - concorrenziali che pregiudicano il commercio fra gli Sta� membri.
Questo principio è recepito anche dalla legislazione an�monopolis�ca italiana, volta a preservare il regime
concorrenziale del mercato nazionale e a reprimere i comportamen� an� - concorrenziali che incidono sul
mercato italiano.
Con la legge 287/1990 è stato is�tuita l’Autorità Garante della Concorrenza del Mercato, che vigila sul
rispe�o della norma�va an�monopolis�ca generale, ado�a i provvedimen� an�monopolis�ci necessari ed
irroga le sanzioni amministra�ve e pecuniarie previste dalla legge.
Le singole fa�specie
I fenomeni rilevan� per la disciplina an�monopolis�ca nazionale e comunitaria sono tre:
• Intese restri�ve della concorrenza: quei comportamen� concorda� tre imprese, anche a�raverso
organismi comuni, vol� a limitare la propria libertà di azione sul mercato. Il divieto è rela�vo solo a
quelle intese che hanno per ogge�o o per effe�o impedire, restringere o falsare, in maniera
consistente, il gioco della concorrenza all’interno del mercato o in una sua parte rilevante. Le intese
vietate sono nulle ad ogni effe�o. Chiunque può agire in giudizio per riconoscerne la nullità e in tal
caso, l'Autorità ado�erà i provvedimen� necessari alla rimozioni degli effe� e le rela�ve sanzioni
pecuniarie.
Tu�avia, il divieto non è assoluto, in quanto l'Autorità può concedere esenzioni temporanee per intese volte
a migliorare le condizioni di offerta del mercato e producono un sostanziale beneficio per i consumatori.
• Abuso di posizione dominante da parte di una o più imprese: in questo caso, è vietato solo lo
sfru�amento abusivo di tale posizione con comportamen� capaci di pregiudicare la concorrenza
effe�va.
Infa�, ad un’impresa in posizione dominante è vietato: imporre prezzi o altre condizioni contra�uali
ingius�ficatamente gravose; impedire o limitare la produzione, gli sbocchi o gli accessi al mercato; applicare
condizioni ogge�vamente diverse per prestazioni equivalen�. Il divieto di abuso non amme�e eccezioni e in
tal caso, l'Autorità ordina la cessazione e applica le sanzioni pecuniarie o dispone la sospensione dell'a�vità
di impresa fino a 30 gg, in caso di reiterata ino�emperanza.
L’ordinamento nazionale oggi vieta anche l’abuso dello stato di dipendenza economica nel quale si trova
un’impresa cliente o fornitrice rispe�o ad un’altra, anche in posizione non dominante sul mercato. Per
dipendenza economica si intende la situazione in cui un’impresa sia in grado di determinare, nei rappor�
commerciali con un’altra impresa, un eccessivo squilibrio di diri� e di obblighi, considerando anche le reali
possibilità per la parte che ha subìto l’abuso di reperire sul mercato alterna�ve soddisfacen�;
• Concentrazione tra imprese: si ha concentrazione quando:
due o più imprese si fondono dando così luogo ad un’unica impresa;
due o più imprese, pur restando giuridicamente dis�nte, diventano un’unica en�tà economica;

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due o più imprese indipenden� cos�tuiscono un’impresa societaria comune.
Le concentrazioni diventano illecite e vietate quando danno luogo a gravi alterazioni del regime
concorrenziale del mercato , in quanto effe�o della concentrazione è l'ampliamento della quota di mercato
e concentrazioni di grandi dimensioni possono incidere notevolmente sul suo andamento, anche perché si
riduce il numero delle imprese indipenden�. L'Autorità può vietare la concentrazioni tra più aziende
quando essa comporta la cos�tuzione o il rafforzamento di una posizione dominante con effe�
pregiudican� per una concorrenza stabile e durevole. Se la concentrazione vietata viene ugualmente
eseguita o se le imprese non si adeguano, sono previste pesan� sanzioni pecuniarie infli�e dall’Autorità.
• LE LIMITAZIONI DELLA CONCORRENZA

Limitazioni pubblicis�che e monopoli legali


La libertà di inizia�va economica privata e la conseguente libertà di concorrenza sono libertà disposte
nell’interesse generale e non possono svolgersi in contrasto con l’u�lità sociale o in modo da recare danno
alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
Tu�avia, l’interesse generale può legi�mare la soppressione della libertà di concorrenza a�raverso la
cos�tuzione di monopoli pubblici, in se�ori predetermina� dalla stessa Cos�tuzione: servizi pubblici, fon�
di energia ecc.
Quando la produzione di determina� beni o servizi è a�uata in regime di monopolio legale, il legislatore si
preoccupa di tutelare gli uten� contro possibili comportamen� arbitrari del monopolista.
Infa�, per chi opera in regime di monopolio sono previs� due obblighi:
• l’obbligo di contrarre con chiunque richieda le prestazioni;
• obbligo di rispe�are la parità di tra�amento tra i diversi richieden�.
Limitazioni convenzionali della concorrenza
La libertà individuale di inizia�va economica e di concorrenza è libertà parzialmente disponibile. L'art. 2596
cc consente la s�pulazione di accordi restri�vi della concorrenza sulla base di tre regole: il pa�o che limita
la concorrenza deve essere approvato per iscri�o, ed è valido solo se circoscri�o ad un determinato
ambito territoriale o ad un determinato �po di a�vità. Infine, i pa� hanno un limite di durata fissato a 5
anni. La disciplina è volta a tutelare il sogge�o o i sogge� che assumono convenzionalmente l'obbligo di
non concorrenza, evitando un'eccessiva compressione della loro libertà individuale di inizia�va economica.
Le clausole limita�ve sono vietate quando ricadono nel divieto delle intese anc�concorrenziali o di abuso
di posizione dominante (legge 287\1990). Cos�tuiscono esempi classici di pa� limita�vi: i cartelli, i consorzi
an�concorrenziali e i contra� con i quali più imprenditori possono prevedere impegni reciproci di vario
�po.
• LA CONCORRENZA SLEALE
Libertà di concorrenza e disciplina della concorrenza
Ciascun imprenditore gode di ampia libertà di azione, quindi può porre in essere le strategie che ri�ene più
proficue, non solo per a�rare a sé nuovi clien�, ma anche per so�rarli alla concorrenza. Infa�, il danno che
un imprenditore subisce a causa della so�razione della clientela non è un danno ingiusto e quindi, non è
risarcibile.
Tu�avia, è interesse generale che la concorrenza tra imprenditori si svolga in modo corre�o e leale. Per cui
è necessario dis�nguere fra comportamen� concorrenziali leali e comportamen� sleali. Tale esigenza è
soddisfa�a dalla disciplina della concorrenza sleale (ar�. 2598 – 2601 cc) che pone i principi base nella
compe�zione fra imprenditori concorren�. Dunque, in concorrenza è vietato servirsi di mezzi e tecniche
non conformi ai principi della corre�ezza professionale, di conseguenza gli a� che non soddisfano questo
requisito (a� di confusione, a� di denigrazione e a� di vanteria) vengono considera� concorrenza sleale.
La repressione e la sanzionabilità di ques� a� fonda sul principio del Danno Potenziale, cioè è sufficiente
che l'a�o sia idoneo a danneggiare l'azienda altrui per far sca�are le sanzioni �piche dell'inibitoria alla
con�nuazione degli a� di concorrenza sleale e della rimozione degli effe� prodo�i; inoltre, la colpa del
danneggiante si presume, per cui è previsto anche un diri�o al risarcimento dei danni.
La disciplina oltre a tutelare l'interesse degli imprenditori a non vedere alterate le proprie probabilità di
guadagno, tutela anche l’interesse generale affinché non vengano falsa� gli elemen� di valutazione e di
giudizio del pubblico e non siano tra� in inganno i des�natari finali della produzione: i consumatori. A tutela
dei Consumatori infa�, nel Codice del Consumo è stata introdo�a una disciplina contro tu�e le pra�che
commerciali scorre�e, che possono indurre il consumatore medio ad assumere le decisioni commerciali che
altrimen� non avrebbe preso. In questo senso, è stato previsto anche il codice di Autodisciplina pubblicitaria
e una disciplina statale contro la pubblicità ingannevole o compara�va, sul cui rispe�o vigila un apposito
organismo di gius�zia: il Giurì di autodisciplina.
Gli a� di concorrenza sleale
È ritenuto a�o di concorrenza sleale ogni a�o idoneo a creare confusione con i prodo� o con l’a�vità di
un concorrente (art. 2598). Le tecniche o le pra�che che l’imprenditore può porre in a�o per realizzare la

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confondibilità dei propri prodo� e della propria a�vità con i prodo� e con l’a�vità di un concorrente sono
molteplici, il legislatore ne individua espressamente due:
• uso di nomi o segni dis�n�vi idonei a produrre confusione con i nomi o con i segni dis�n�vi
legi�mamente usa� da altri imprenditori concorren�;
• imitazione servile dei prodo� di un concorrente, cioè riproduzione delle forme esteriori dei
prodo� altrui.
La seconda vasta categoria di a� di concorrenza sleale comprende:
• gli a� di denigrazione (diffondere no�zie e apprezzamen� sui prodo� e sulle a�vità di un
concorrente idonei a determinarne il discredito);
• appropriazione di pregi dei prodo� o delle imprese di un concorrente.
Esempio di concorrenza sleale per denigrazione è la pubblicità iperbolica o superla�va, con cui si tende ad
accreditare l’idea che il proprio prodo�o sia il solo a possedere determina� pregi (non ogge�vi) che
vengono implicitamente nega� ai concorren�.
Per quanto riguarda la pubblicità compara�va, non sempre cos�tuisce un a�o di concorrenza sleale. La
comparazione infa�, è lecita quando è fondata su da� veri e ogge�vamente verificabili; quando non
genera confusione sul mercato e non comporta discredito o denigrazione del concorrente.
Fra gli a� contrari al parametro della corre�ezza professionale invece, rientra la pubblicità menzognera è
la falsa a�ribuzione ai propri prodo� di qualità o pregi non appartenen� ad alcun concorrente (quindi non
inquadrabile nella figura �pica dell’appropriazione di pregi).
Altre forme di concorrenza sleale sono: concorrenza parassitaria, cioè sistema�ca imitazione di prodo�,
marchi, campagne pubblicitarie altrui, sia pure con accorgimen� tali da evitare la piena confondibilità delle
a�vità; dumping (sistema�ca vendita so�ocosto dei propri prodo� finalizzata alla eliminazione dei
concorren�); storno di dipenden� (so�razione ad un concorrente di dipenden� par�colarmente qualifica�
a�uata con mezzi scorre� come ad esempio fornire false no�zie sulla situazione economica del
concorrente).
CAPITOLO NOVE – I CONSORZI FRA IMPRENDITORI
Nozione e �pi
Il consorzio oggi, è considerato uno schema associa�vo tra imprenditori che risponde a due par�colari
esigenze: quella rela�va alla concorrenza e quella rela�va al coordinamento della produzione e degli scambi.
In merito infa�, si dis�nguono:
• il Consorzio An�concorrenziale, ovvero quel consorzio tra imprenditori cos�tuito al fine prevalente
o esclusivo di disciplinare la reciproca concorrenza, limitandola (art. 2603 cc);
• il Consorzio di Coordinamento interaziendale, cioè quel consorzio is�tuito tra più imprenditori per
la disciplina o per lo svolgimento di determinate fasi delle rispe�ve imprese, tramite
un'organizzazione comune, al fine di ridurre le spese generali di esercizio (art. 2602);
(ad esempio consorzio per acquisto in comune di determinate materie prime).
I consorzi an�concorrenziali, per lo scopo che perseguono, sollecitano le a�vità di controllo volte ad
impedire che si instaurino situazioni di monopolio di fa�o contrastan� con l’interesse generale.
I consorzi di cooperazione interaziendale invece, sono ben vis� dal legislatore, in quanto favoriscono la
sopravvivenza delle piccole e medie imprese, accrescendo la compe��vità delle imprese e la stru�ura
concorrenziale del mercato. A tal proposito, la legge prevede una serie di agevolazioni credi�zie e
tributarie a favore dei consorzi e delle società consor�li fra piccole e medie imprese.
Se sul piano della disciplina del diri�o privato i consorzi sono regola� in modo tendenzialmente uniforme,
sul piano civilis�co si opera la dis�nzione tra i consorzi con sola a�vità interna e i consorzi con a�vità
esterna. Il codice prevede una disciplina comune volta a regolare i rappor� reciproci fra consorzia� e a
verificare il rispe�o di quanto convenuto; mentre per i consorzi con a�vità esterna sono previste specifiche
disposizioni volte a regolare i rappor� fra il consorzio ed i terzi, prevedendo l’is�tuzione di un ufficio
comune des�nato a svolgere a�vità con i terzi nell’interesse delle imprese consorziate.
Il contra�o di consorzio. L’organizzazione consor�le
Il contra�o di consorzio può essere s�pulato solo tra imprenditori, ma questo principio è frequentemente
derogato dalla legislazione speciale per la partecipazione di en� pubblici o en� priva� di ricerca a
determina� consorzi.
Il contra�o di consorzio deve essere s�pulato per iscri�o a pena di nullità. Nel contra�o è essenziale la
determinazione dell’ogge�o del consorzio, degli obblighi assun� dai consorzia� e degli (eventuali)
contribu� in denaro da essi dovu�.
È un contra�o di durata, che può essere liberamente fissata dalle par�. Nel silenzio, il contra�o è ritenuto
valido per dieci anni. La norma non opera alcuna dis�nzione tra consorzi di coordinamento e consorzi
an�concorrenziali, tu�avia risulta controverso se applicare anche a quest'ul�mi la regola prevista per i pa�
limita�vi che fissa la durata massima a cinque anni (in deroga all'art. 2596 cc).
Il contra�o di consorzio è un contra�o tendenzialmente aperto, perciò è possibile la partecipazione di
nuovi imprenditori senza che sia necessario il consenso di tu� gli a�uali consorzia�. Le condizioni per
l’ammissione devono essere predeterminate nel contra�o. Il trasferimento dell’azienda comporta
l’automa�co subingresso dell’acquirente nel contra�o di consorzio, salvo diversa pa�uizione tra le par�. Il

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contra�o di consorzio può sciogliersi, limitatamente al consorziato, per sua volontà (recesso) o per
decisione degli altri consorzia� (esclusione); oppure si può avere lo scioglimento dell’interno contra�o di
consorzio con delibera a maggioranza dei consorzia� quando sussiste una giusta causa, in mancanza di
questa, lo scioglimento an�cipato dovrà essere deciso all’unanimità.
Cara�ere essenziale dei consorzi è la creazione di un’organizzazione comune che prevede la presenza di un
organo con funzioni delibera�ve composto da tu� i consorzia�, l'assemblea, e di un organo dire�vo con
principalmente funzioni di ges�one, altre funzioni sono rimesse all'autonomia contra�uale.
I consorzi con a�vità esterna
Per i consorzi con a�vità esterna è prevista una disciplina integra�va necessaria a regolare i rappor�
patrimoniali consorzio – terzi, sia il suo cara�ere �picamente imprenditoriale. Infa�, per tale fa�specie è
previsto un regime di pubblicità legale che consente di portare a conoscenza di terzi i da� essenziali della
stru�ura consor�le (a�raverso il deposito di un estra�o del contra�o di consorzio presso l’ufficio del
registro delle imprese).
Inoltre, il contra�o deve indicare la composizione dell'organo dire�vo (presidenza, direzione e
rappresentanza) e le rispe�ve funzioni ed anche queste informazioni dovranno essere iscri�e nel registro
delle imprese. Coloro che hanno la direzione del consorzio devono anche redigere annualmente un
rapporto sulla situazione patrimoniale e depositarla presso l’ufficio del registro delle imprese.
Altra previsione per i consorzi con a�vità esterna è la formazione di un fondo consor�le (contribu� dei
consorzia� e beni acquista� con tali contribu�), il quale cos�tuisce patrimonio autonomo rispe�o a quello
dei singoli consorzia� (i creditori par�colari dei consorzia� non possono aggredire il fondo consor�le).
Diverso è il caso delle obbligazioni assunte dal consorzio per conto dei singoli consorzia� (esempio:
acquisto di materie prime per conto di una o più imprese consorziate) rispondono solidalmente sia il
consorziato o i consorzia� interessa�, sia il fondo consor�le. Infine, in caso di insolvenza del consorziato, il
debito viene ripar�to fra gli altri consorzia� in proporzione alle quote.
Le società consor�li
Tra il consorzio ad a�vità interna e la società la differenza è ne�a, perché nel primo caso manca del tu�o
l’esercizio in comune di un’a�vità economica tra i consorzia� che invece è elemento essenziale della
società. La dis�nzione invece, è più so�le nel caso in cui il consorzio svolge anche a�vità con i terzi.
Quest'ul�mi infa�, condividono con le società sia il cara�ere imprenditoriale dell’a�vità esercitata, sia lo
scopo egois�co, cioè la realizzazione di un interesse economico seppur diverso per le due fa�specie.
La funzione �pica di un consorzio con a�vità esterna infa�, non è quella di ricavare un u�le dall’a�vità di
consorzio con i terzi, scopo invece perseguito dalla società, ma quello di conseguire un vantaggio
patrimoniale so�o forma di minori cos� sopporta� o di maggiori ricavi consegui� nella ges�one delle
proprie imprese (una società per azioni acquista e rivende merci sul mercato e divide il guadagno fra i soci;
un consorzio acquista merci che servono alle imprese consorziate per rivenderle ai consorzia� stessi ad un
prezzo calcolato in modo da coprire i cos� di ges�one).
Inoltre, lo scopo mutualis�co delle coopera�ve è, per cer� versi, affine allo scopo consor�le, con la
differenza che quest'ul�mo risulta specifico e �pico, o meglio, �picamente imprenditoriale: riduzione dei
cos� di produzione o aumento dei ricavi delle rispe�ve imprese.
Consorzi e società (lucra�ve o mutualis�che) quindi, sono forma associa�ve con finalità non coinciden�.
Tu�avia, la modifica della disciplina dei consorzi del 1976 ha consen�to alle società di perseguire gli
obie�vi propri del contra�o di consorzio, cos�tuendo una società consor�le. Gli imprenditori che danno
vita a questo �po di società possono inserire nell’a�o cos�tu�vo specifiche pa�uizioni volte ad ada�are
la stru�ura societaria prescelta alla finalità consor�le perseguita (ad es. esclusione della ripar�zione degli
u�li fra i soci, previsione di par�colari condizioni per l’ammissione di nuovi soci, specifiche cause di
recesso o di esclusione).
PARTE SECONDA
CAPITOLO DIECI – LE SOCIETÀ
Il sistema legisla�vo
Le società sono organizzazioni di persone e di mezzi create dall’autonomia privata per l’esercizio in
comune di un’a�vità produ�va. Sono le stru�ure organizza�ve �piche, anche se non esclusive, previste
dall'ordinamento per l'esercizio in forma associata dell'a�vità di impresa (imprese colle�ve). Esistono
o�o �pi di società, raggruppate in due categorie omogenee: la società semplice, in nome colle�vo e la
società in accomandita semplice, sono tradizionalmente definite società di persone; mentre la società per
azioni, in accomandita per azioni, la società a responsabilità limitata, sono definite società di capitali; e
infine, è prevista anche la società coopera�va e le mutue assicuratrici. Inoltre, il diri�o comunitario ha
introdo�o di recente anche la società europea e la società coopera�va europea.
• NOZIONE DI SOCIETÀ
Il contra�o di società
Nozione legisla�va del contra�o di società (art. 2247 cc): “Con il contra�o di società due o più persone
conferiscono beni o servizi per l’esercizio in comune dell’a�vità economica allo scopo di dividerne gli u�li”.

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Il codice del 1942 non consen�va la cos�tuzione di società da parte di una sola persona e quindi con a�o
non contra�uale, oggi invece, possono essere cos�tuite anche con a�o unilaterale (con riferimento alle Srl
e alla SpA).
Fa�e salve le eccezioni quindi, in generale le società sono en� associa�vi a base contra�uale che si
cara�erizzano per la contemporanea presenza di tre elemen�: a) i conferimen� dei soci; b) l’esercizio in
comune di un’a�vità economica (scopo mezzo); c) lo scopo di divisione degli u�li (scopo fine).

I conferimen�
I conferimen� sono le prestazioni a cui si obbligano le par� del contra�o di società. Cos�tuiscono i
contribu� dei soci alla formazione del patrimonio iniziale della società. La loro funzione è dotare la società
del capitale di rischio iniziale per lo svolgimento dell’a�vità d’impresa: col conferimento ciascun socio
des�na stabilmente parte della propria ricchezza personale all’a�vità comune e si espone al rischio
d’impresa. L'ogge�o del conferimento e il suo ammontare però, può variare da socio a socio.
I conferimen� infa�, stando alla norma�va generale, possono essere cos�tui� da beni e da servizi: quindi,
può cos�tuire ogge�o di conferimento ogni a�vità susce�bile di valutazione economica che le par�
ritengono u�le o necessaria per lo svolgimento dell’a�vità d’impresa (denaro, beni in natura, prestazione di
a�vità lavora�va sia manuale sia intelle�uale, ecc). Tu�avia, l'ampio principio desumibile dall'art. 2247
trova piena applicazione solo nelle società di persone e, dopo la riforma del 2003, anche nelle Srl; nelle
società di capitali e quelle coopera�ve invece, è espressamente stabilito che non può formare ogge�o di
conferimento “la prestazione d'opera o di servizio”.
Patrimonio sociale e capitale sociale
Il patrimonio sociale è il complesso dei rappor� giuridici, a�vi e passivi, che fanno capo alla società.
Inizialmente è cos�tuito dai conferimen� esegui� o promessi dai soci e successivamente subisce con�nue
variazioni, qualita�ve e quan�ta�ve, in relazione alle vicende economiche della società.
La sua consistenza è accertata annualmente con la redazione del bilancio di esercizio che definisce il
patrimonio ne�o, cioè la differenza posi�va fra a�vità e passività.
L'a�vo patrimoniale cos�tuisce anche una funzione di garanzia per i creditori della società:
- garanzia principale, se per le obbligazioni sociali rispondono anche i soci col proprio patrimonio;
- garanzia esclusiva, se si tra�a di un �po di società nel quale per le obbligazioni sociali risponde solo la
società con il proprio patrimonio.
Il capitale sociale nominale è una cifra che esprime il valore in denaro dei conferimen� che risultano
dall’a�o cos�tu�vo delle società. Il capitale sociale nominale rimane immutato fin quando, con modifica
dell’a�o cos�tu�vo, non se ne decide l’aumento o la riduzione: è quindi un valore storico.
La cifra del capitale sociale assolve due funzioni fondamentali:
• una funzione vincolis�ca, in quanto indica la frazione del patrimonio ne�o non distribuibile fra i
soci, che infa�, in bilancio viene iscri�a tra le passività. Inoltre, la funzione vincolis�ca del capitale
sociale per i creditori rappresenta un margine di garanzia patrimoniale supplementare (potranno
fare affidamento per soddisfare i propri credi� su un a�vo patrimoniale eccedente le passività per
un valore corrispondente almeno all’ammontare del capitale sociale).
• e una funzione organizza�va. Infa�, in tu�e le società, il capitale sociale è anche termine di
riferimento per accertare periodicamente se la società ha conseguito u�li o ha subito perdite. Vi è
u�le se dal bilancio risulta che le a�vità superano le passività aumentate del capitale sociale
nominale (solo a�vità per tale ammontare potranno essere distribuite ai soci a �tolo di u�li). Vi è
una perdita se le a�vità sono inferiori alle passività più il capitale sociale (nulla è distribuibile ai
soci).
Infine, nelle società di capitali, il capitale sociale nominale funge anche da base di misurazione di alcune
fondamentali situazioni sogge�ve dei soci, sia di cara�ere amministra�vo (diri�o di voto), sia di cara�ere
patrimoniale (diri�o agli u�li e alla quota di liquidazione), in quanto tali diri� spe�ano a ciascun socio in
misura proporzionale alla parte di capitale sociale so�oscri�o.
L’esercizio in comune di a�vità economica
L'esercizio in comune di a�vità economica è il cd scopo-mezzo del contra�o di società; mentre l'ogge�o
sociale è la specifica a�vità economica che i soci si propongono di svolgere.
In tu�e le società l’ogge�o sociale deve consistere nello svolgimento di un’a�vità produ�va, condo�a con
metodo economico e finalizzata alla produzione o allo scambio di beni o servizi.
Le società non possono essere cos�tuite al solo scopo di consen�re il godimento dei beni conferi� dai soci, in
tal caso si avrebbe comunione, che non gode dell’autonomia patrimoniale riconosciuta invece, alle società.
Tu�avia, una comunione può trasformarsi in società di fa�o quando i comproprietari si servono dei beni
rela�vi per l'esercizio di una comune a�vità di impresa ( si verifica quando più figli ereditano l’azienda
paterna e proseguono in comune l’a�vità produ�va).
In tema di godimento dei beni e a�vità produ�va però, non vi è incompa�bilità. Infa�, un'a�vità può
cos�tuire contemporaneamente il godimento di beni preesisten� e a�vità produ�va di nuovi beni o
servizi. Per esempio, una società immobiliare che ha per ogge�o la ges�one di un albergo o di un residence,
u�lizza l'immobile conferito dai soci per una produzione di servizi che non si esauriscono alla semplice
prestazione loca�va. Diverso invece, è il caso delle società immobiliari di comodo: società la cui a�vità si

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esaurisce nel concedere immobili in locazione a terzi o agli stessi soci, senza produrre o fornire alcun
servizio collaterale. Queste sono ritenute illegi�me, in quanto il loro fine ul�mo è quello di evadere il fisco,
per cui sono nulle, tu�avia tale fenomeno non è facile da reprimere.
La società fra professionis�
L'a�vità dei professionis� è a�vità economica, ma legisla�vamente non è considerata un'a�vità di
impresa, perché hanno come ogge�o sociale l'esercizio esclusivo di una professione intelle�uale. Le società
dei professionis� infa�, sono state a lungo espressamente vietate dal nostro ordinamento, il quale
prevedeva esclusivamente l'uso della denominazione “studio tecnico, legale, commerciale e così via”, a
seconda dei �toli professionali, per l'esercizio in forma associa�va della professione.
Questo perché, le norme del codice civile che regolano l'esercizio delle professioni intelle�uali sanciscono
con chiarezza il cara�ere stre�amente personale dell'a�vità del professionista intelle�uale che quindi, non
concilierebbe con l'esercizio della professione da parte di un ente impersonale, quale è la società.
Giuridicamente infa�, le prestazioni professionali sono imputabili alla società e non ai professionis� soci che
le hanno effe�vamente eseguite e questo altererebbe il principio della dire�a responsabilità del
professionista nei confron� del cliente.
Tu�avia, l'evoluzione delle professioni intelle�uali e in par�colare, la necessità di ingen� inves�men�
capitali, ha spinto all'introduzione di una disciplina generale delle società tra professionis�.
La riforma del 2012, oltre a prevedere la cos�tuzione di società per l'esercizio di a�vità professionali, il cui
esercizio è riservato agli iscri� in albi, ha previsto anche la possibilità di partecipazione di “soci capitalis�”
non professionis� all'interno della società, perché quest'ul�mi rappresen�no una porzioni minoritaria
rispe�o ai soci professionis�.
Inoltre, l'a�o cos�tu�vo deve prevedere l'esercizio in via esclusiva dell'a�vità professionale da parte dei
soci professionis�, che possono svolgere anche a�vità diverse (società mul�professionale).
I soci devono so�ostare al Principio di esclusività della partecipazione, ovvero possono partecipare ad
un'unica società tra professionis�. Inoltre, il socio professionista è tenuto all'osservanza del codice
deontologico del proprio ordine, per cui può opporre agli altri soci il segreto professionale sulle a�vità a lui
affidate. L'eventuale cancellazione dall'albo di appartenenza di uno dei soci, comporta inevitabilmente
l'esclusione anche dalla società tra professionis�. Infine, la società deve assicurare i rischi della
responsabilità civile per i danni causa� ai clien� dai singoli soci professionis� nell'esercizio della loro
a�vità.
A tutela dell'utente è previsto anche il Principio di individuazione del professionista incaricato alla
prestazione; tu�avia, il cliente ha diri�o a chiedere che la prestazione sia eseguita da un par�colare socio di
cui ha maggiore fiducia.
Par�colare a�enzione merita la società tra avvoca� che ha per ogge�o sociale l'esercizio in comune
dell'a�vità di rappresentanza, assistenza e difesa in giudizio. Questo �po di società innanzitu�o, prevede
che tu� i soci siano in possesso del �tolo di avvocato, per cui non è prevista la partecipazione di soci
capitalis�. Essa è regolata dalle norme della società a nome colle�vo, cioè agisce so�o la regione sociale
cos�tuita dal nome e dal �tolo professionale di tu� i soci, ovvero di uno o più soci seguito dalla locuzione
“ed altri”. La società tra avvoca� è iscri�a in una sezione speciale del registro delle imprese rela�va alle
società tra professionis�, ma solo per una cer�ficazione anagrafica e per pubblicità no�zia. Inoltre, deve
essere registrata anche in una sezione speciale dell'albo degli avvocati per assogge�arla al rispe�o delle
norme professionali e deontologiche della professione di avvocato.
La società fra professionis� non va confusa con:
Società di mezzi: cos�tuita da professionis� per l’acquisto e la ges�one in comune di beni strumentali
all’esercizio individuale delle rispe�ve professioni (es. due medici, per dividersi le spese di studio,
cos�tuiscono una società per la ges�one di ogni aspe�o non stre�amente professionale della loro a�vità:
acquisto apparecchiature sanitarie, assunzione del personale, tenuta della contabilità,…).
Società di servizi imprenditoriali: società che offrono sul mercato un servizio complesso, per la cui
realizzazione sono necessarie anche prestazioni professionali dei soci o dei terzi. Prestazioni queste ul�me
che hanno però cara�ere strumentale e servente rispe�o al servizio unitario offerto dalla società.
Società di ingegneria: società la cui a�vità non si esaurisce nella semplice proge�azione di opere di
ingegneria, ma comprende anche ulteriori prestazioni quali la realizzazione e la vendita di impian� e
a�rezzature industriali.
Lo scopo-fine delle società
So�o il profilo dello scopo perseguibile, le società possono essere dis�nte in tre grandi categorie:
• società lucra�ve (art. 2247), cioè quelle società che hanno lo scopo di conseguire degli u�li (lucro
ogge�vo) da dividere successivamente fra i soci (lucro sogge�vo).
Società lucra�ve �piche sono: le società di persone e le società di capitali.
• società mutualis�che (art. 2511), sono le società coopera�ve, il cui scopo �pico è quello di
procurare ai soci un vantaggio patrimoniale dire�o, che può consistere in un risparmio di spesa o in
una maggiore remunerazione del lavoro prestato dai soci nella coopera�va.
• e società consor�li (art. 2615-ter), il cui scopo è quello di realizzare un par�colare vantaggio
patrimoniale per gli imprenditori consorzia�: sopportazione di cos� minori o realizzazione di
maggiori guadagni.

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Un dato invece, rimane comune e costante. Qualunque sia lo scopo perseguito, le società sono en�
associa�vi che operano con metodo economico e per la realizzazione di un risultato economico a favore
esclusivo dei soci. La società è quindi, un fenomeno essenzialmente egois�co ed è cara�erizzata dalla
des�nazione ai suoi membri (autodes�nazione) dei benefici patrimoniali conseguibili a�raverso l’esercizio
della comune a�vità d’impresa.
Si rinvengono anche casi di società senza scopo di lucro. Infa�, in passato erano numerose le società per
azioni a partecipazione prevalentemente o esclusivamente pubblica, che per legge dovevano perseguire
scopi esclusivamente pubblici e palesemente incompa�bili con la causa lucra�va o economica. Oggi, il
fenomeno è stato dras�camente rido�o a poche eccezioni.

• I TIPI DI SOCIETÀ

Nozione. Classificazioni
Le società formano un sistema composto da una pluralità di modelli organizza�vi, ciascuno dei quali
cos�tuisce una diversa combinazione di risposte legisla�ve ai problemi di disciplina che solleva l’esercizio in
forma societaria dell’a�vità d’impresa.
• Una prima classificazione è quella basata sullo scopo is�tuzionale perseguibile: in tal caso, le
società coopera�ve e le mutue assicuratrici (società mutualis�che) si contrappongono a tu� gli altri
�pi di società, defini� come società lucra�ve.
• Nell'ambito delle società lucra�ve poi, è possibile fare una seconda dis�nzione basata sulla natura
dell’a�vità esercitabile. So�o questo profilo, bisogna dis�nguere la società semplice, u�lizzabile
solo per l’esercizio di a�vità non commerciale, da tu�e le altre società lucra�ve che possono
esercitare sia a�vità commerciale, sia a�vità non commerciale.
• Altra dis�nzione legisla�va è quella fra società dotate di personalità giuridica (società di capitali e
società coopera�ve) e società prive di personalità giuridica (società di persone).
Nelle società di capitali, in quanto dotate di personalità giuridica, è prevista un’organizzazione di �po
corpora�vo, cioè cara�erizzato dalla presenza di una pluralità di organi: assemblea, organo di ges�one, di
controllo…); il funzionamento degli organi sociali è dominato dal principio maggioritario (le maggioranze
assembleari sono calcolate in base alla partecipazione di ciascun socio al capitale sociale); il singolo socio ha
il solo diri�o di concorrere, con il suo voto, alla designazione dell’organo amministra�vo e/o di controllo,
non ha alcun potere dire�o; Il peso di ciascun socio in assemblea è proporzionale all'ammontare di capitale
sociale so�oscri�o e, di regola, la partecipazione sociale è liberamente trasferibile.
Nella società di persone, essendo prive di personalità giuridica, l’a�vità fonda su un modello organizza�vo
che riconosce ad ogni socio a responsabilità illimitata il potere di amministrare la società, ma al contempo,
richiede il consenso di tu� i soci per le modificazioni dell’a�o cos�tu�vo; il singolo socio inoltre, è inves�to
del potere di amministrazione e di rappresentanza della società, indipendentemente dall’ammontare del
capitale conferito e dalla consistenza del suo patrimonio personale. Ne consegue che la partecipazione
sociale è di regola trasferibile solo col consenso degli altri soci.
• Ul�mo criterio di dis�nzione è quello basato sul regime di responsabilità.
So�o tale profilo vi sono:
Società nelle quali per le obbligazioni sociali rispondono sia il patrimonio sociale sia i singoli soci,
personalmente e illimitatamente, in modo inderogabile (società in nome colle�vo) o con
possibilità di deroga pa�zia per i soli soci non amministratori (società semplice);
Società, come l'accomandita semplice o per azioni, nelle quali coesistono is�tuzionalmente soci a
responsabilità illimitata (accomandatari) e soci a responsabilità limitata (accomandan�);
Società nelle quali per le obbligazioni sociali, di regola, risponde solo la società con il proprio patrimonio
(spa, srl e società coopera�ve).
Personalità giuridica ed autonomia patrimoniale delle società
Il legislatore del 1942 ha operato una ne�a dis�nzione: le società di capitali e le società coopera�ve sono
persone giuridiche; mentre la personalità giuridica è negata alle società di persone.

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Con il riconoscimento della personalità giuridica, le società (di capitali e le coopera�ve) sono tra�ate, per
legge, come sogge� di diri�o formalmente dis�nte dalle persone dei soci, ne consegue quindi, la piena e
perfe�a autonomia patrimoniale. In questo modo, il patrimonio sociale è reso autonomo rispe�o a quello
dei soci e quello dei soci è reso autonomo rispe�o a quello sociale. Ciò comporta che i creditori personali
dei soci non possono soddisfarsi sul patrimonio sociale, né i creditori sociali possono soddisfarsi sul
patrimonio personale dei soci.
Le società di persone invece, pur non avendo personalità giuridica, godono di una rela�va o imperfe�a
autonomia patrimoniale. I creditori personali dei soci non possono aggredire il patrimonio della società
finché dura la società, ma possono far valere i propri diri� sugli u�li spe�an� al proprio debitore e
compiere a� conserva�vi sulla quota di liquidazione di quest'ul�mo. I creditori (insoddisfa�) della società
non possono aggredire dire�amente il patrimonio personale dei soci illimitatamente responsabili, ma
potranno farlo solo dopo aver infru�uosamente escusso il patrimonio sociale. Per le obbligazioni sociali
infa�, sui soci ricade una responsabilità sussidiaria rispe�o a quella della società. Inoltre, le società di
persone, anche se prive di personalità giuridica, cos�tuiscono sogge� di diri�o dis�n� dalle persone dei
soci, per cui i beni sociali sono di proprietà della società e non in comproprietà tra i soci; le obbligazioni
sociali sono obbligazioni della società e non personali dei soci, la responsabilità in capo a tu� o ad alcuni
soci ha solo funzione di garanzia per i creditori; e l'imprenditore è la società, non il gruppo di soci, anche se
il fallimento della società determina automa�camente il fallimento dei soci illimitatamente responsabili.

Tipi di società ed autonomia privata


Chi cos�tuisce una società può liberamente scegliere fra tu� i �pi di società previs� dalla legislazione
nazionale se l’a�vità non è commerciale. Se l'a�vità è commerciale invece, va escluso il modello
organizza�vo della società semplice.
Tu�avia, la scelta di un determinato �po di società non è una condizione essenziale per la sua valida
cos�tuzione. Infa�, nelle ipotesi in cui le par� non hanno manifestato una scelta specifica si ricorre ai
Regimi Residuali: se l’a�vità non è commerciale si ricorre alla società semplice, mentre se l'ogge�o sociale
è commerciale, si considera una società in nome colle�vo.
I modelli organizza�vi per i singoli �pi di società inoltre, non sono rigidi, ma consentono un parziale
ada�amento alle esigenze del caso concreto, a�raverso apposite clausole contra�uali introdo�e nell'a�o
cos�tu�vo compa�bili con la disciplina del �po di società prescelto. È invece inammissibile la creazione di
un �po di società del tu�o inconsueto e stravagante, che non corrisponde ad alcuno dei modelli legisla�vi
previs�.


• CAPITOLO UNDICESIMO - LA SOCIETÀ SEMPLICE.
LA SOCIETÀ IN NOME COLLETTIVO

La società di persone
La società semplice, la società in nome colle�vo e la società in accomandita semplice cos�tuiscono la
categoria delle “Società di Persone”.
La società semplice può essere u�lizzata solo per esercitare a�vità non commerciale. In sostanza, ci si può
ricorrere per le imprese agricole; tu�avia, anche in questo caso, le par� spesso preferiscono dar vita ad una
società di capitali o una società coopera�va. Per cui la società semplice è il proto�po norma�vo di scarsa
diffusione, tanto da far considerare la società in nome colle�vo come una sorta di statuto generale delle
società di persone.
La società in nome colle�vo, può essere u�lizzata sia per l'esercizio di a�vità non commerciale che per
a�vità commerciale, in tal caso, è sogge�a all’iscrizione nel registro delle imprese con effe� di pubblicità
legale. Tu� i soci rispondono solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali.

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La società in accomandita semplice si cara�erizza per la presenza di due categorie di soci: i soci
accomandatari (rispondono solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali) e i soci accomandan�
(rispondono limitatamente alla quota conferita).

La cos�tuzione delle società


Il contra�o di società semplice non è sogge�o a forme speciali, salvo quelle richieste dalla natura dei beni
conferi�. È prevista l’iscrizione nel registro delle imprese, che avviene nella sezione speciale ed ha efficacia
di pubblicità legale per le società esercen� a�vità agricola. Il contra�o può essere concluso anche
verbalmente o risultare da comportamen� concluden� (società di fa�o).
Per le società in nome colle�vo, regole di forma e di contenuto per l’a�o cos�tu�vo sono prescri�e solo ai
fini dell’iscrizione della società nel registro delle imprese. L’iscrizione è condizione di regolarità della società
(integralmente disciplinata dalle norme della società in nome colle�vo), ma non è elevata a condizione di
esistenza della stessa. Infa�, l'omessa registrazione incide solo nei rappor� fra società e terzi,
determinando la cd. società irregolare, quella società non iscri�a nel registro delle imprese, perché le par�
non hanno provveduto a redigere l’a�o cos�tu�vo (società di fa�o) o perché, pur avendolo reda�o, non
hanno provveduto alla registrazione dello stesso (società irregolare in senso proprio): in entrambi i casi si
applica la disciplina della colle�va irregolare.
Quindi, l’a�o cos�tu�vo, solo ai fini della registrazione e della regolarità della società, deve essere reda�o
per a�o pubblico o per scri�ura privata auten�cata e deve contenere tu� gli elemen� essenziali della
società: le generalità dei soci; la ragione sociale; i soci che hanno l’amministrazione e la rappresentanza
della società; la sede; l’ogge�o sociale; i conferimen�; prestazioni dei soci d’opera; i criteri di ripar�zione
degli u�li; la durata della società.

Società di fa�o. Società occulta. Società apparente.


La società di fa�o si perfeziona per fa� concluden�. È regolata dalle norme della società semplice se
l’a�vità esercitata non è commerciale o dalle norme della società colle�va irregolare se l’a�vità è
commerciale. È esposta al fallimento al pari di ogni imprenditore commerciale e il fallimento della società
determina automa�camente quello di tu� i soci: dei soci no� (palesi) e dei soci occul�, la cui esistenza
venga successivamente scoperta.
Dalla società con soci occul� è diversa la società occulta.
La società occulta è cos�tuita con l’espressa e concorde volontà dei soci di non rivelarne l’esistenza
all’esterno: può essere una società di fa�o, oppure può risultare da un a�o scri�o tenuto ovviamente
segreto dai soci. L’a�vità d’impresa è svolta per conto della società, ma senza spenderne il nome, cioè la
società esiste nei rappor� interni tra i soci, ma non viene esteriorizzata, nei rappor� esterni infa�, si
presenta come impresa individuale di uno dei soci o anche di un terzo, che operano spendendo il proprio
nome. Lo scopo è quello di limitare la responsabilità nei confron� dei terzi al patrimonio (di regola
modesto) del solo gestore; di evitare cioè che la società e gli altri soci rispondano delle obbligazioni di
impresa e siano espos� al fallimento. Tu�avia, la riforma del diri�o fallimentare del 2006 dispone che,
qualora dopo la dichiarazione di fallimento di un imprenditore individuale, i terzi provino a posteriori che
quest'ul�mo è socio illimitatamente responsabile di una società occulta, il fallimento si applica anche agli
altri soci illimitatamente responsabili. Sono considera� indici probatori di una società occulta: il sistema�co
finanziamento di un imprenditore individuale, la partecipazione a tra�a�ve di affari con i fornitori, il
compimento di a� di ges�one.
Nel caso di socio occulto di società palese l’a�vità d’impresa è svolta in nome della società e ad essa è
certamente imputabile in tu� i suoi effe�.
Nel caso di società occulta invece, l’a�vità d’impresa non è svolta in nome della società, ma chi opera nei
confron� di terzi agisce in nome proprio, sia pure nell’interesse e per conto della società, quindi a lui sono
imputabili gli a� di impresa e i rela�vi effe�, (in altri termini agisce come mandatario senza
rappresentanza).
Dunque, è da escludersi che la società occulta sia dire�amente responsabile verso i terzi per le obbligazioni
contra�e in nome proprio dall'imprenditore individuale, finché quest'ul�mo non è dichiarato fallito. Solo in
tal caso, l'imprenditore individuale o il suo creditore in via surrogatoria può agire nei confron� della società

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per o�enere l'esecuzione del mandato e l'adempimento delle obbligazioni contra�e dal mandatario (ac�o
manda� contraria mezzo di tutela dei creditori di società occulte).
La società apparente è una figura introdo�a in ambito fallimentare per quelle ipotesi in cui il giudice
dispone di indici probatori fragili e non totalmente convincen� per affermare che dietro ad un imprenditore
individuale, insolvente o fallito, vi sia una società occulta.
Il tal caso, il giudice può decretare (se è proprio convinto) la società apparente. Una società, ancora non
esistente nei rappor� tra i presun� soci, ma tu�avia da considerarsi esistente all’esterno, quando due o più
persone operano in modo da ingenerare nei terzi la ragionevole opinione che essi agiscano come soci e
quindi da determinare in essi l’incolpevole affidamento circa l’esistenza effe�va della società. Ciò comporta
l'applicazione della disciplina fallimentare per tu� i soci presun� della società apparente. Tu�avia, tale
soluzione se da un lato cos�tuisce una tutela per i creditori, lo stesso non può dirsi per coloro che hanno
avuto “conta� sospe�” con l'imprenditore fallito, i quali spesso, pur di evitare il fallimento, sono dispos� a
cedere a proposte di “composizione amichevole”, rese sempre più una sorta di rica�o economico.

I conferimen�
Con la cos�tuzione della società il socio assume l’obbligo di effe�uare i conferimen� determina� nel
contra�o sociale. Tu�avia, la determinazione dei conferimen� non è una condizione essenziale per la
validità della cos�tuzione della società, infa� se ques� non sono determina�, i soci devono conferire in
par� uguali tra loro, quanto è necessario per il conseguimento dell'ogge�o sociale.
Nelle società di persone il conferimento può consistere in qualsiasi prestazione susce�bile a valutazione
economica ed u�le al fine della società.
Per il conferimento di beni in proprietà la garanzia è dovuta dal socio e il passaggio dei rischi sono regola�
dalle norme sulla vendita. Finché la proprietà del bene non sia passata alla società il rischio del perimento
del bene grava ancora sul socio.
Per le cose conferite in godimento, il rischio grava sul socio che le ha conferite. Ques� potrà essere escluso
dalla società qualora il godimento diven� impossibile per causa non imputabile agli amministratori. La
garanzia per il godimento è regolata dalle norme della locazione, per cui la società non ne può disporre
(alienare) e il socio ha diri�o alla res�tuzione al termine della società nello stato in cui si trova.
Il socio che conferisce i credi� risponde verso la società dell’insolvenza del debitore ceduto.
Nel caso del socio d’opera o di industria, il conferimento consiste nell’obbligo del socio di prestare la
propria a�vità lavora�va (manuale o intelle�uale) a favore dell’azienda. Non è un lavoratore subordinato,
per cui non ha diri�o ad un tra�amento salariale e previdenziale, ma il compenso per il suo lavoro è dato
dalla partecipazione ai profi� societari. Sul socio d'opera grava sia il rischio dell'impossibilità di svolgimento
della prestazione, anche per cause a lui non imputabili, sia quello della sopravvenuta inidoneità, per i quali i
soci possono escluderlo.

Patrimonio sociale e capitale sociale


I conferimen� dei soci formano il patrimonio iniziale della società, ne consegue che i soci non possono
servirsi delle cose appartenen� al patrimonio sociale per fini estranei a quello della società.
Una disciplina rela�va al capitale sociale è del tu�o assente per la società semplice, mentre per le società in
nome colle�vo è obbligatorio indicare nell’a�o cos�tu�vo i conferimen� dei soci e il rela�vo valore. Inoltre,
a tutela dell'integrità del capitale sociale sono applica� gli ar�. 2303 – 2306:

• il primo vieta la ripar�zione tra i soci degli u�li non realmente consegui� (u�li fi�zi) e stabilisce che,
in caso di perdita del capitale sociale, gli u�li non possono essere ripar�� finché il capitale non sia
reintegrato o rido�o in misura corrispondente.

• Il secondo invece, impedisce agli amministratori di rimborsare ai soci i conferimen� esegui� o


liberarli dall’obbligo di ulteriori versamen� senza adoperare una riduzione del capitale sociale.
L’operazione (di riduzione) comporta una riduzione reale del patrimonio ne�o e può pregiudicare i creditori
sociali, che possono opporsi alla riduzione di capitale.

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La partecipazione dei soci agli u�li e alle perdite
Tu� i soci hanno diri�o di partecipare agli u�li e partecipano alle perdite della ges�one aziendale. La
ripar�zione può non essere proporzionale ai conferimen�, in quanto godono della massima libertà nella
determinazione della parte spe�ante a ciascuno.

Unico limite posto all’autonomia privata è rappresentato dal divieto di pa�o leonino: è nullo il pa�o con il
quale uno o più soci sono esclusi da ogni partecipazione agli u�li o alle perdite.
Nell'ipotesi in cui l'a�o cos�tu�vo presen� lacune in merito sono applica� i criteri legali di ripar�zione:
• se il contra�o nulla dispone, le par� spe�an� ai soci nei guadagni e nelle perdite si presumono
proporzionali ai conferimen�;
• se il valore dei conferimen� non è stato determinato, le par� si presumono uguali;
• se è determinata soltanto la parte di ciascuno nei guadagni, si presume la partecipazione alle
perdite nella stessa misura (o viceversa).
Nella società semplice il diri�o del socio di percepire la sua parte di u�li nasce con l’approvazione del
rendiconto (se però, il compimento degli affari sociali dura oltre un anno, al termine di ogni anno, la parte
spe�ante a ciascun socio deve essere predisposta dai soci amministratori);
nella società in nome colle�vo il documento che accerta l’esistenza di u�li o perdite è il bilancio d’esercizio.
L’approvazione del rendiconto o del bilancio è condizione sufficiente affinché ciascun socio possa pretendere
l’assegnazione della sua parte di u�li. Nelle società di persone, in mancanza di specifica clausola dell’a�o
cos�tu�vo, la maggioranza dei soci non può deliberare la non distribuzione degli u�li accerta� e il
conseguente reinves�mento nella società: occorre l’unanimità.
Le perdite invece, incidono dire�amente sul valore della partecipazione sociale riducendolo
proporzionalmente; in questo modo, al momento della liquidazione della società, al socio verrà rimborsata
una somma inferiore al valore del conferimento.

La responsabilità dei soci per le obbligazioni sociali


Nella società semplice e nella s.n.c. (società in nome colle�vo) delle obbligazioni sociali risponde,
innanzitu�o, la società con il proprio patrimonio; Il patrimonio sociale quindi, rappresenta una garanzia
primaria per i creditori della società, ma non esclusiva, perché se il patrimonio sociale dovesse essere
insufficiente, delle obbligazioni sociali, rispondono anche i singoli soci personalmente e illimitatamente.
Nella società semplice è possibile esonerare dalla responsabilità i soci non inves�� del potere di
rappresentanza, a�raverso un apposito pa�o portato alla conoscenza dei terzi con mezzi idonei. Nella s.n.c.
invece, questo non è possibile, la responsabilità illimitata e personale di tu� i soci è inderogabile.
In entrambe le società la responsabilità per le obbligazioni sociali precedentemente contra�e è estesa
anche ai nuovi soci.
Infine, lo scioglimento del rapporto sociale per morte, recesso od esclusione, non fa venir meno la
responsabilità personale del socio per le obbligazioni sociali anteriori al verificarsi di tali even� che, tu�avia,
devono essere porta� a conoscenza dei terzi con mezzi idonei, altrimen� lo scioglimento non è opponibile.
Tale norma è de�ata per le società semplici e le s.n.c. irregolari, mentre per la snc regolare, l'opponibilità ai
terzi delle cause dello scioglimento del rapporto sociale è sogge�o al regime di pubblicità legale delle
modificazioni dell'a�o cos�tu�vo.

Responsabilità della società e responsabilità dei soci


Nella società semplice e nella s.n.c. i creditori sociali hanno di fronte a sé più patrimoni su cui soddisfarsi: il
patrimonio della società e il patrimonio dei singoli soci illimitatamente responsabili.

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I soci sono responsabili in solido fra loro, ma sono responsabili in via sussidiaria rispe�o alla società, in
quanto godono del beneficio di preven�va escussione del patrimonio sociale.
Tale beneficio però, opera diversamente a seconda che la società sia semplice o colle�va irregolare, o
ancora colle�va regolare.
Nella società semplice e nella s.n.c. irregolare: il creditore può rivolgersi dire�amente al singolo socio
illimitatamente responsabile e sarà ques� a dover invocare la preven�va escussione del patrimonio sociale
indicando specificamente i beni sui quali il creditore può agevolmente soddisfarsi.
Nella s.n.c. regolare invece, il beneficio di escussione opera automa�camente. I creditori sociali non
possono pretendere il pagamento dai singoli soci, se non dopo l’escussione del patrimonio sociale; in altre
parole, è necessario che il creditore abbia infru�uosamente esperito l’azione esecu�va sul patrimonio
sociale per poter chiedere a ciascun socio il pagamento integrale del proprio credito.

I creditori personali dei soci


Il patrimonio della società è insensibile alle obbligazioni personali dei soci ed intangibile da parte dei
creditori personali di ques� ul�mi. Il creditore personale del socio non può in alcun caso aggredire
dire�amente il patrimonio sociale per soddisfarsi, né tanto meno può compensare il suo credito verso il
socio con il debito che eventualmente ha verso la società (divieto di compensazione). Tu�avia, il creditore
personale non è del tu�o sprovvisto di tutela. Sia nella società semplice, che nella s.n.c., egli può infa�:
• far valere i suoi diri� sugli u�li spe�an� al socio suo debitore;

• compiere a� conserva�vi sulla quota di liquidazione della società spe�ante al socio debitore.
Inoltre, nella società semplice e nella s.n.c. irregolare il creditore personale può anche chiedere la
liquidazione della quota del suo debitore, provando che gli altri beni del debitore sono insufficien� a
soddisfare i suoi credi�. In tal caso, la società sarà tenuta a versargli una somma di denaro corrispondente al
valore della quota al momento della domanda, entro tre mesi.
Nella s.n.c. regolare invece, il creditore par�colare del socio, finché dura la società, non può chiedere la
liquidazione della quota del socio debitore, neppure se prova che gli altri beni dello stesso siano insufficien�
a soddisfarlo. Tale regola vale fino alla scadenza della società che, tra l'altro, può essere prorogata, ma non
può pregiudicare i creditori personali dei soci ai quali, in tal caso, è prevista una tutela analoga a quella per
la società semplice.

L’amministrazione della società


L'amministrazione della società è l’a�vità di ges�one dell’impresa sociale. Il potere di amministrare è il
potere di compiere tu� gli a� che rientrano nell’ogge�o sociale.
Per legge ogni socio illimitatamente responsabile è amministratore della società.
Quando l’amministrazione della società spe�a a più soci (amministrazione disgiunta) ciascun socio
amministratore può intraprendere da solo tu�e le operazioni che rientrano nell’ogge�o sociale, senza
essere tenuto a richiedere il consenso o il parere degli altri soci amministratori.
Tu�avia, l’ampio potere di inizia�va individuale è temperato dal diri�o di opposizione riconosciuto a
ciascuno degli altri soci amministratori; se l’opposizione è tempes�va paralizza il potere decisorio del
singolo amministratore e si procede decidendo secondo la maggioranza dei soci per quote d’interesse. Se
da un lato però, l'amministrazione disgiunta perme�e una maggiore rapidità delle decisioni, dall'altro apre
al rischio che un amministratore possa compiere operazioni non proficue per la società.
Con l’amministrazione congiun�va (espressamente convenuta nell’a�o cos�tu�vo) invece, è necessario il
consenso di tu� i soci amministratori per il compimento delle operazioni sociali. Inoltre, l'a�o cos�tu�vo
può prevedere che per l'amministrazione o per determina� a� sia necessaria la maggioranza per quote di
interesse. Infine, a temperare la maggiore rigidità dell’amministrazione congiunta vi è il riconoscimento ai
singoli amministratori del potere di agire individualmente, quando vi sia urgenza di evitare un danno alla
società.

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Amministrazione e rappresentanza
Gli amministratori, oltre al potere di ges�one, hanno anche quello di rappresentanza della società, cd.
potere di firma. Il potere di rappresentanza consiste nel poter agire nei confron� di terzi in nome della
società, dando luogo all’acquisto di diri� e all’assunzione di obbligazioni da parte della stessa. (Il potere di
ges�one: a�vità amministra�va interna, riguarda la fase decisoria delle operazioni sociali; Il potere di
rappresentanza: a�. amm. Esterna, riguarda la fase di a�uazione delle operazioni sociali con terzi). In
mancanza di diversa disposizione nell'a�o cos�tu�vo, si applica il modello legale, per il quale la
rappresentanza della società spe�a a ciascun socio amministratore, disgiutamente o congiuntamente, a
seconda del modo in cui sia stata conformata la società.
Nel caso di amministrazione disgiunta, ogni amministratore può decidere e s�pulare da solo a� in nome
della società (firma disgiunta). Nell’amministrazione congiun�va invece, tu� i soci amministratori devono
partecipare alla s�pulazione dell’a�o (firma congiunta).
La rappresentanza è anche processuale: la società quindi, può agire o può essere chiamata in giudizio in
persona dei soci amministratori che ne hanno la rappresentanza.
Tu�avia, l'a�o cos�tu�vo può prevedere delle limitazioni al potere di rappresentanza, sollevando il
problema dell'opponibilità a terzi di tali limitazioni.

Nella s.n.c. regolare le limitazioni del potere di rappresentanza degli amministratori non sono opponibili ai
terzi se non sono iscri�e nel registro delle imprese o se non si provi che i terzi ne abbiano avuta effe�va
conoscenza.
Nella s.n.c. irregolare l’omessa registrazione si ritorce contro i soci essendo tutelato l’affidamento che i terzi
ripongono nel rispe�o del modello legale di rappresentanza (si presume che ogni socio che agisce per la
società abbia la rappresentanza sociale anche in giudizio).
Nella società semplice le limitazioni originarie sono sempre opponibili ai terzi, in quanto è su quest'ul�mi
che incombe l’onere di accertare se il socio che agisce in nome della società ha effe�vamente potere di
rappresentanza. Per le limitazioni successive o es�nzioni invece, viene ado�ata la stessa disciplina de�ata
per le snc, in quanto anch'esse sogge�e al regime di pubblicità legale.

I soci amministratori
Il potere di ges�one può essere limitato con un apposita previsione nell'a�o cos�tu�vo che riserva solo ad
alcuni soci il compito amministra�vo, dando luogo alla dis�nzione tra soci amministratori e soci non
amministratori. In tal caso, i soci inves�� dell’amministrazione possono essere nomina� nell’a�o cos�tu�vo
o con a�o separato. La dis�nzione acquista rilievo ai fini della revoca della facoltà di amministrare: se
l’amministratore è nominato nell’a�o cos�tu�vo la revoca deve essere decisa dagli altri soci all’unanimità e
non ha effe�o se non ricorre una giusta causa; l’amministratore nominato per a�o separato invece, è
revocabile secondo le norme del mandato, quindi anche se non ricorre una giusta causa.
Diri� e obblighi degli amministratori sono regola� dalle norme sul mandato (art.2260). L’amministratore è
inves�to per legge del potere di compiere tu� gli a� che rientrano nel proge�o sociale. Nella s.n.c. gli
amministratori devono tenere le scri�ure contabili e redigere il bilancio d’esercizio; inoltre, devono
provvedere agli adempimen� pubblicitari connessi all’iscrizione nel registro delle imprese. Dei numerosi
obblighi ad essi impos� dalla legge o dall’a�o cos�tu�vo (sinte�zzabili nel dovere generale di amministrare
la società con la diligenza del mandatario) gli amministratori poi, sono solidalmente responsabili verso la
società, con conseguente obbligo di risarcire i danni alla stessa arreca�, a pa�o che non dimostrino di
essere esen� di colpa.
Infine, i soci amministratori avranno diri�o al compenso per il loro ufficio, compenso che può essere
cos�tuito anche da una più elevata partecipazione agli u�li.

I soci non amministratori. Il divieto di concorrenza

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Ai soci esclusi dall’amministrazione sono riconosciu� ampi poteri di informazione e di controllo. Infa�,
hanno diri�o di avere no�zie dello svolgimento degli affari sociali dagli amministratori; di consultare
documen� rela�vi all’amministrazione e di o�enere il rendiconto al termine di ogni anno. Nella s.n.c.
incombe su tu� i soci, amministratori e non, uno specifico obbligo: il divieto di concorrenza: è vietato
esercitare per conto proprio o altrui un’a�vità concorrente con quella della società e partecipare come
socio illimitatamente responsabile ad altra società concorrente. La violazione del divieto espone il socio al
risarcimento dei danni e legi�ma gli altri soci a deciderne l’esclusione. Tu�avia, il divieto non è assoluto:
può essere rimosso oppure il consenso si presume se la situazione concorrenziale preesisteva al contra�o
sociale e gli altri soci ne erano a conoscenza.

Le modificazioni dell’a�o cos�tu�vo


Nella società semplice e nella s.n.c. il contra�o sociale può essere modificato soltanto con il consenso di
tu� i soci, se non è convenuto diversamente.
Per il rapporto fiduciario che normalmente intercorre fra i soci, il consenso di tu� gli altri soci è perciò
necessario anche per il trasferimento della quota sociale, sia fra vivi che a causa di morte.
Nella s.n.c. e dal 2001 anche nella società semplice le modificazioni dell’a�o cos�tuivo sono sogge�e a
pubblicità legale e finché non sono iscri�e al registro delle imprese non sono opponibili ai terzi, a meno che
si provi che ques� non erano a conoscenza.
Frequente nella pra�ca è la clausola che prevede la modificabilità a maggioranza dell’a�o cos�tu�vo. La
maggioranza deve rispe�are due principi generali: l’obbligo di esecuzione del contra�o secondo buona fede
e il rispe�o della parità di tra�amento fra i soci.

Scioglimento del singolo rapporto sociale


Il socio può cessare di far parte della società per morte, recesso od esclusione.
Il venir meno di un socio non determina però, lo scioglimento della società, comporta solo la necessità di
ridefinire i rappor� patrimoniali fra i soci supers�� ed il socio uscente o i suoi eredi a�raverso la
liquidazione della quota sociale. La decisione dello scioglimento è rimessa ai soci supers��, anche quando
ne rimane uno solo: ques� ha la facoltà ripris�nare la pluralità (con�nuando la società) entro sei mesi
oppure porvi fine.
Le singole cause di cessazione del rapporto sociale:

1. La morte del socio: se muore un socio, i soci supers�� sono obbliga� a liquidare la quota ai suoi
eredi nel termine di sei mesi (i soci non sono tenu� a subire il subingresso di eredi nella società).
In alterna�va, i soci supers�� possono decidere:
• di sciogliere an�cipatamente la società: gli eredi partecipano alla divisione dell’a�vo che residua
dopo l’es�nzione dei debi� sociali;
• di con�nuare la società con gli eredi del socio defunto: è necessario il consenso di tu� i soci
supers�� e degli eredi.

2. Il recesso è lo scioglimento del rapporto sociale per volontà del socio:


se la società è a tempo indeterminato ogni socio può recedere liberamente comunicando la sua
volontà ai soci con un preavviso di almeno tre mesi; Il recesso è produ�vo di effe� solo alla
scadenza di questo termine.
se la società è a tempo determinato, il recesso è ammesso per legge solo se sussiste una giusta
causa. Il recesso ha effe�o immediato dal momento in cui i soci sono sta� messi a conoscenza.
3. Un’altra causa di scioglimento del rapporto sociale è cos�tuita dall’esclusione del socio dalla
società (in alcuni casi ha luogo di diri�o; in altri è facolta�va, cioè rimessa alla decisione degli altri
soci).

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È escluso di diri�o il socio che sia dichiarato fallito e il socio il cui creditore par�colare abbia o�enuto la
liquidazione della quota.
Si può avere esclusione facolta�va quando si riscontrano:
• gravi inadempienze degli obblighi che derivano dalla legge o dal contra�o sociale (mancata
esecuzione dei conferimen�, violazione del divieto di concorrenza,…);
• l’interdizione e l’inabilitazione del socio;
• la sopravvenuta impossibilità di esecuzione del conferimento per causa non imputabile al socio
(es. perimento della cosa da conferire, sopravvenuta inidoneità del socio a svolgere l’opera
conferita,…).
L’esclusione è deliberata dalla maggioranza dei soci calcolata per teste, mentre nella società composta da
due soli soci, l’esclusione di uno di essi è pronunciata dire�amente dal tribunale su domanda dell’altro.

La liquidazione della quota


In tu� i casi in cui il rapporto sociale si scioglie limitatamente ad un socio, ques� o i suoi eredi hanno diri�o
alla liquidazione della quota sociale, consistente in una somma di denaro che rappresenta il valore della
quota. Il valore della quota è determinato in base alla situazione patrimoniale della società, valutata
a�ribuendo ai beni il loro valore effe�vo, nel giorno in cui si verifica lo scioglimento del rapporto, tenendo
conto anche dell'esito di operazioni ancora in corso.
Il pagamento della quota spe�ante al socio deve essere effe�uato entro sei mesi dal giorno in cui si è
verificato lo scioglimento del rapporto; tre mesi in caso di scioglimento su richiesta del creditore par�colare.
Fino al giorno in cui non si verifica l'effe�vo scioglimento, il socio uscente o gli eredi del socio defunto
con�nuano a rispondere personalmente delle obbligazioni sociali.

Scioglimento della società


Le cause di scioglimento della società semplice e della snc sono (art. 2272):
• il decorso del termine fissato nell’a�o cos�tu�vo. Tu�avia. È possibile la proroga della durata della
società che può essere espressa o tacita, in tal caso, la società si intende prorogata (tacitamente) a
tempo indeterminato.
• il conseguimento dell’ogge�o sociale o la sopravvenuta impossibilità di conseguirlo;
• per volontà di tu� i soci (o della maggioranza dei soci, se previsto nell’a�o cos�tu�vo);
• o per le altre cause previste nel contra�o sociale.
Inoltre, nella s.n.c. tra le cause specifiche dello scioglimento c'è anche il fallimento della stessa che
comporta la liquidazione coa�a amministra�va della società imposta dall'autorità governa�va.
Al verificarsi di una delle ipotesi la società entra automa�camente in stato di liquidazione, ma non si
es�ngue immediatamente; infa�, si deve prima provvedere al soddisfacimento dei creditori sociali ed alla
distribuzione fra i soci dell’eventuale residuo a�vo.

Il procedimento di liquidazione. L’es�nzione della società


Il procedimento di liquidazione inizia con la nomina di uno o più liquidatori che richiede il consenso di tu� i
soci. In caso di disaccordo tra i soci, il liquidatori sono nomina� dal Presidente del Tribunale, che può anche
revocarli per giusta causa su domanda di uno o più soci.
Con l’acce�azione della nomina, i liquidatori prendono il posto degli amministratori, i quali sono tenu� a
consegnare loro i beni e i documen� sociali e a presentargli il bilancio del periodo succ. all'ul�mo

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rendiconto; Insieme poi, devono redigere l’inventario dal quale risulta lo stato a�vo e passivo del
patrimonio sociale.
I liquidatori hanno il compito di definire i rappor� che si ricollegano all’a�vità sociale: conversione in denaro
dei beni, pagamento dei creditori, ripar�zione fra i soci dell’eventuale residuo a�vo. Dunque, possono
compiere tu� gli a� necessari per la liquidazione.
In par�colare, per procedere al pagamento dei creditori sociali, i liquidatori possono chiedere ai soci i
versamen� ancora dovu�, ma solo se i fondi disponibili risultano insufficien�, e nei limi� della rispe�va
responsabilità.
Sui liquidatori incombe un duplice divieto:

• non possono intraprendere nuove operazioni non a�nen� alla liquidazione: la violano tale divieto
essi rispondono personalmente e solidalmente per gli affari intrapresi nei confron� dei terzi;
• non possono ripar�re tra i soci, neppure parzialmente, i beni sociali finché i creditori sociali non
siano sta� paga�.
Es�n� tu� i debi� sociali, la liquidazione si avvia all’epilogo con la ripar�zione tra i soci dell’eventuale a�vo
patrimoniale residuo conver�to in denaro.
Il saldo a�vo di liquidazione è des�nato innanzitu�o al rimborso del valore nominale dei conferimen�.
L’eventuale eccedenza è poi ripar�ta fra tu� i soci in proporzione della partecipazione di ciascuno nei
guadagni.
Nessuna regola specifica è prevista per la chiusura del procedimento di liquidazione nella società semplice.
Nella s.n.c. invece, i liquidatori devono redigere il bilancio finale di liquidazione (rendiconto della ges�one
dei liquidatori: entrate e uscite e situazione patrimoniale finale) e il piano di riparto (proposta di divisione
fra i soci dell’a�vo residuo). Con l'approvazione del bilancio, i liquidatori sono libera� di fronte ai soci e il
processo di liquidazione ha termine.
Nella s.n.c. irregolare la chiusura del procedimento di liquidazione determina l’es�nzione della società, a
pa�o che siano sta� soddisfa� tu� i creditori sociali.
Principi diversi valgono per la s.n.c. registrata e per la società semplice so�oposta al regime di pubblicità
legale: in ques� casi, approvato il bilancio finale di liquidazione, i liquidatori devono chiedere la
cancellazione della società dal registro delle imprese.
La cancellazione può anche essere disposta d’ufficio, quando l’ufficio del registro rileva alcune specifiche
circostanze sintoma�che dell’assenza di a�vità sociale (irreperibilità presso la sede legale, assenza degli a�
di ges�one per tre anni consecu�vi, mancanza del codice fiscale,…).
Con la cancellazione dal registro delle imprese la società si es�ngue, anche quando non tu� i creditori
sociali siano sta� soddisfa�. In tal caso, i creditori insoddisfa� possono agire nei confron� dei soci, che
restano personalmente e illimitatamente responsabili per le obbligazioni sociali insoddisfa�e; e inoltre,
possono agire nei confron� dei liquidatori, se il mancato pagamento è imputabile a colpa o dolo di ques�
ul�mi.
I creditori della s.n.c. possono richiedere il fallimento della società entro un anno dalla sua cancellazione dal
registro delle imprese (adeguamento alla giurisprudenza della Corte Cos�tuzionale, secondo cui la società
doveva ritenersi ancora in vita ed esposta al fallimento, anche dopo la cancellazione dal registro delle
imprese, fin quando non fosse stato pagato l'ul�mo debito sociale noto o ignoto).

CAPITOLO DODICI – LA SOCIETÁ IN ACCOMANDITA SEMPLICE

Nozione e cara�eri dis�n�vi


La società in accomandita semplice è una società di persone che prevede la presenza di due categorie di
soci:

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• i soci accomandatari, che rispondono solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali (a
loro spe�a l’amministrazione della società);
• i soci accomandan�, che rispondono limitatamente alla quota conferita (sono obbliga� solamente
ad eseguire i conferimen� promessi).
La diversa posizione dei soci si evidenzia anche sul piano amministra�vo, in quanto solo i soci
accomandatari hanno il potere di ges�one, gli accomandan� sono esclusi.
Questo �po di società consente l’esercizio in comune di un’impresa commerciale con limitazione del rischio
e non esposizione al fallimento personale per i soci accomandan�. Infa�, è un modello societario spesso
sogge�o ad abusi: basterebbe servirsi di un “accomandatario di paglia” (un nullatenente) e i soci
accomandan� potrebbero in fa�o accumulare i vantaggi delle società di persone (esercizio dire�o e
personale della direzione dell'impresa) e quelli della società di capitali (beneficio della responsabilità
limitata). Per questo mo�vo sono previs� rigorosi divie� a carico dei soci accomandan� e sanzioni
patrimoniale incisive.

La cos�tuzione della società. La ragione sociale


Per la cos�tuzione della s.a.s. valgono le regole esposte per la s.n.c.
L’a�o cos�tu�vo dovrà indicare quali sono i soci accomandatari e quali gli accomandan�. L’a�o cos�tu�vo è
sogge�o ad iscrizione nel registro delle imprese, ma l'omessa registrazione comporta solo l'irregolarità della
società. Quello che contraddis�ngue la s.a.s. dalla s.n.c. è la ragione sociale; questa deve essere formata
con il nome di uno dei soci accomandatari e con l’indicazione del �po sociale. L’accomandante che
consente l'uso del suo nome nella ragione sociale risponde di fronte ai terzi illimitatamente e solidalmente
con i soci accomandatari per tu�e le obbligazioni sociali, perdendo così il beneficio della responsabilità
limitata, senza però diventare accomandatario, per cui non acquista il diri�o di partecipare
all'amministrazione della società.

I soci accomandan� e l’amministrazione della società


Gli accomandan� non possono compiere a� di amministrazione, né tra�are o concludere affari in nome
della società, se non in forza di procura speciale per singoli affari.
Non possono prendere decisioni autonomamente in merito alla condo�a degli affari sociali.
Per quanto riguarda l’a�vità esterna, l’accomandante può concludere affari in nome della società in forza di
procura speciale per singoli affari, ma non può agire di fronte a terzi come procuratore generale o ins�tore.
Se l’accomandante viola questo divieto risponde di fronte ai terzi illimitatamente e solidalmente per tu�e le
obbligazioni sociali che siano imputabili alla società (in caso di fallimento, anch’egli sarà dichiarato fallito al
pari degli accomandatari). È esposto inoltre all’esclusione dalla società, con decisione a maggioranza degli
altri soci.
I soci accomandan� hanno il diri�o di concorrere con gli accomandatari alla nomina e alla revoca degli
amministratori, che avviene con il consenso di tu� i soci accomandatari e l’approvazione di tan� soci
accomandan� che rappresentano la maggioranza del capitale da essi so�oscri�o.
I soci accomandan� possono prestare la loro opera, manuale o intelle�uale, all’interno della società so�o la
direzione degli amministratori. Inoltre, se l’a�o cos�tu�vo lo consente, possono dare autorizzazioni e pareri
per determinate operazioni, nonché compiere a� di ispezione e di controllo.

I soci accomandan� e l'amministrazione della società


Gli accomandan� sono sogge� al divieto di immis�one, ovvero sono preclusi sia dalla partecipazione
all'amministrazione interna e quindi, da ogni potere decisionale autonomo, sia dalla possibilità di agire in
nome della società nei rappor� esterni, se non in forza di una procura speciale per singoli affari.
La violazione del divieto di immis�one comporta la perdita del vantaggio della responsabilità limitata, ma
l'accomandante diventa responsabile illimitatamente e in solido di tu�e le obbligazioni sociali e inoltre, è

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esposto all'esclusione dalla società, con decisione a maggioranza dei soci. Tu�avia, i soci accomandan�
hanno diri�o a concorrere alla nomina e alla revoca degli amministratori, quando avviene per a�o separato;
possono prestare la loro opera, manuale o intelle�uale, all'interno della società so�o la direzione degli
amministratori, per cui non in una posizione autonoma e indipendente; e, se è previsto nell'a�o cos�tu�vo,
possono dare autorizzazioni e pareri per determinate operazioni. Inoltre, hanno diri�o ad avere
comunicazione annuale del bilancio e di controllarne l'esa�ezza.

Il trasferimento della partecipazione sociale


I soci accomandatari sono so�opos� alla disciplina prevista per la s.n.c.: se l'a�o cos�tu�vo non dispone
diversamente, il trasferimento per a�o fra vivi della quota degli accomandatari può avvenire solo col
consenso di tu� gli altri soci, accomandatari e accomandan�; Invece, per la trasmissione a causa di morte
sarà necessario anche il consenso degli eredi.
Per quanto riguarda gli accomandan�, la loro quota è liberamente trasferibile per causa di morte senza
che sia necessario il consenso dei soci. Per il trasferimento per a�o fra vivi occorre il consenso dei soci che
rappresentano la maggioranza del capitale sociale, salvo che l'a�o cos�tu�vo non disponga diversamente.

Lo scioglimento della società


La duplice categoria di soci deve permanere per tu�a la vita della società. Infa�, la s.a.s. si scioglie, oltre
che per le cause previste per la s.n.c., anche quando rimangono soltanto soci accomandatari o soci
accomandan�, se entro sei mesi non sia stato sos�tuito il socio che viene meno. Inoltre, se sono venu�
meno i soci accomandatari, i soci accomandan� devono nominare un amministratore provvisorio, che non
diventa socio accomandatario, per cui non risponde illimitatamente alle obbligazioni sociali, ma i suoi
poteri, per legge, sono limita� al compimento degli a� di ordinaria amministrazione.
Per il procedimento di liquidazione e es�nzione valgono le regole de�ate per la s.n.c.; tu�avia, i creditori
rimas� insoddisfa� potranno soddisfarsi solo sulla quota di liquidazione dei soci accomandan�, dato che
essi non erano soci a responsabilità illimitata.

La società in accomandita irregolare


È irregolare la società in accomandita semplice il cui a�o cos�tu�vo non è stato iscri�o nel registro delle
imprese. I soci accomandan� rispondono limitatamente alla loro quota, salvo che abbiano partecipato
alle operazioni sociali. Per il resto vale la disciplina de�ata per la s.n.c. irregolare.

CAPITOLO TREDICESIMO – LA SOCIETÁ PER AZIONI

Nozioni e cara�eri essenziali


È una società di capitali nella quale:
• per le obbligazioni sociali risponde soltanto la società con il suo patrimonio;
• la partecipazione sociale è rappresentata da azioni.
La s.p.a. è dotata di personalità giuridica: è perciò un sogge�o di diri�o dis�nto dai soci e gode di perfe�a
autonomia patrimoniale, (la società e solo la società è qualificabile come imprenditore).
I soci hanno responsabilità limitata, ovvero non hanno alcuna responsabilità personale, neppure sussidiaria,
sono obbliga� solo ad eseguire i conferimen� promessi. I creditori quindi, possono fare affidamento solo al
patrimonio sociale per soddisfarsi, tu�avia, il legislatore ha predisposto forme di tutela alterna�ve, come la
disciplina del capitale sociale e dell'informazione contabile periodica.

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La responsabilità limitata dei soci trova contrappeso nell'organizzazione di �po corpora�vo della spa,
basata sulla necessaria presenza di tre organi dis�n�: l’assemblea, un organo di ges�one e un organo di
controllo.
Il funzionamento dell’assemblea è dominato dal principio maggioritario ed il peso di ogni socio in
assemblea è proporzionale alla quota di capitale so�oscri�o ed al numero di azioni possedute (maggioranza
per capitale).

Le azioni sociali sono partecipazioni – �po omogenee e standardizzate, ovvero hanno uguale valore che
conferiscono ai loro possessori uguali diri�, ciò le rende liberamente trasferibili e la loro circolazione
avviene secondo la disciplina di �toli di credito, in modo da favorire la mobilitazione del capitale inves�to e
il ricambio dei soci.
(La limitazione del rischio individuale dei soci e la possibilità di pronta mobilitazione dell’inves�mento
favoriscono la raccolta degli ingen� capitali di rischio di cui ha �picamente bisogno la grande impresa, ecco
perché è la forma di società maggiormente u�lizzata per le grandi imprese). Inoltre, il suo funzionamento
orienta la massa dei piccoli risparmiatori verso l’inves�mento in azioni, incen�vando la compartecipazione
di un ristre�o numero di soci: gli azionis� imprenditori, che assumono l'inizia�va economica, e gli azionis�
risparmiatori, che invece, intendono inves�re fru�uosamente i propri risparmi, rassicura� dalla possibilità
di pronto disinves�mento. Questo �po di spa sono sicuramente quelle di maggior rilievo sociale ed
economico, ma sono rela�vamente poche.
Maggiormente diffuse sono invece, le s.p.a. a ristre�a base azionaria nelle quali l’appello al pubblico
risparmio per la raccolta di capitale di rischio è marginale o del tu�o assente (es. società a cara�ere
familiare). Sono società cos�tuite per la ges�one di imprese di dimensioni modeste.
I problemi della società a ristre�a base azionaria sono quelli tradizionali, rela�vi alla tutela dei soci di
minoranza e dei creditori di fronte a possibili abusi dei soci che detengono la maggioranza del capitale e
degli amministratori, loro espressione. Per garan�re il principio cardine su cui fonda il corre�o
funzionamento di una s.p.a. (chi ha più conferito e più rischia, ha più potere), il potere viene esercitato in
modo oculato.
Diverso è il caso delle s.p.a. che fanno is�tuzionalmente appello al pubblico risparmio, il naturale
disinteresse degli azionis� risparmiatori per la vita della società favorisce il dominio della stessa da parte di
gruppi minoritari di controllo.

L’evoluzione della disciplina


La riforma della disciplina nazionale è iniziato nel 1974 fino a sfociare nel 1998 in un' organica disciplina
delle società di capitali non quotate. Innanzitu�o, si è cercato di porre un freno al proliferare di minisocietà
per azioni con capitale del tu�o irrisorio, oggi fissato a 50mila euro; Inoltre, è stata introdo�a una specifica
disciplina per le società con azioni quotate in borsa, volta a tutelare gli azionis� risparmiatori, a rafforzare
l’autotutela dei soci e a rafforzare la tutela degli inves�tori.
Nel 1974, si comincia con l'introduzione di strumen� di etero tutela degli azionis� risparmiatori: diventa
possibile eme�ere azioni di risparmio, prive di diri�o di voto e privilegiate so�o il profilo patrimoniale; si
o�ene una maggiore trasparenza della proprietà azionaria e più ampia informazione del mercato; si
introduce la cer�ficazione dei bilanci e viene is�tuito un organo pubblico di controllo, il CONSOB.
Un secondo intervento riformatore si è avuto nel 1998, in seguito alla crescente rilevanza dell'a�vità di
ges�one colle�va e ai mutamen� nella composizione dell’azionariato di minoranza delle società quotate.
Nasce infa�, l’inves�mento indire�o tramite operatori professionali: gli inves�tori is�tuzionali, dota� di
grande competenza professionale nella selezione delle imprese, raccolgono il risparmio fra il pubblico e lo
investono in partecipazioni di minoranza in società quotate, secondo il criterio di diversificazione del rischio.
I pun� più significa�vi della riforma del 1998 sono: radicale revisione di tu� gli is�tu� propri delle società
quotate precedentemente introdo�; potenziamento dell’informazione societaria; rafforzamento degli
strumen� di tutela delle minoranze già esisten� e introduzione di strumen� di autotutela delle stesse,
disciplina delle deleghe di voto e ridefinizione del ruolo del collegio sindacale.
Nel contempo, l’esigenza di modernizzare la disciplina delle società per azioni non quotate e delle società di
capitali ha portato ad una riforma organica della disciplina delle società di capitali (in vigore dal 1 gennaio
2004) che ha semplificato la disciplina preesistente, ampliando l'autonomia statutaria al fine di favorire la

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crescita e la compe��vità delle imprese italiane sui merca� internazionali. Aspe� significa�vi: introduzione
della società per azioni unipersonale a responsabilità limitata; disciplina più flessibile dei conferimen� con
possibilità di cos�tuire patrimoni autonomi des�na� ad un singolo affare; disciplina differenziata per tu�e le
società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio.

• LA COSTITUZIONE

Il procedimento
La cos�tuzione della s.p.a. si ar�cola in due fasi essenziali:
la s�pulazione dell’a�o cos�tu�vo e l’iscrizione dell’a�o cos�tu�vo nel registro delle imprese.
La s�pulazione dell’a�o cos�tu�vo può avvenire secondo due diverse procedure:
• s�pulazione (o cos�tuzione) simultanea: l’a�o cos�tu�vo è s�pulato immediatamente da coloro
che assumono l’inizia�va per la cos�tuzione della società (soci fondatori, provvedono all’integrale
so�oscrizione dell’iniziale capitale sociale);
• s�pulazione (o cos�tuzione) per pubblica so�oscrizione: la s�pulazione dell’a�o cos�tu�vo avviene
al termine di un complesso procedimento che consente la raccolta fra il pubblico del capitale iniziale
sulla base di un programma predisposto da coloro che assumono l’inizia�va (promotori). Si tra�a di
un procedimento largamente u�lizzato.

L’a�o cos�tu�vo: forma e contenuto


La s.p.a. può essere cos�tuita per contra�o o per a�o unilaterale, nel caso in cui si abbia un solo socio
fondatore. L’a�o cos�tu�vo deve essere reda�o per a�o pubblico a pena di nullità della società e deve
indicare:

• le generalità dei soci e degli eventuali promotori, nonché il numero delle azioni assegnate a
ciascuno di essi;
• la denominazione e il comune ove sono poste la sede della società e le eventuali sedi secondarie;
• l’ogge�o sociale: �po di a�vità economica che la società si propone di svolgere;
• l’ammontare del capitale so�oscri�o e versato;
• il numero e l’eventuale valore nominale delle azioni;
• il valore a�ribuito ai credi� e ai valori conferi� in natura;
• le norme secondo le quali gli u�li devono essere ripar��;
• i benefici eventualmente accorda� ai promotori o ai soci fondatori;
• il sistema di amministrazione ado�ato, il numero degli amministratori e i loro poteri;
• il numero dei componen� del collegio sindacale;
• la nomina dei primi amministratori e sindaci;

• l’importo globale, almeno approssima�vo, delle spese poste a carico della società;
• la durata della società;

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L'omissione di una o più indicazioni, può comprome�ere la s�pulazione dell'a�o cos�tu�vo.
Nella pra�ca, l’a�o cos�tu�vo della s.p.a. ha un contenuto più ampio ed ar�colato di quello minimo
richiesto per legge e, in genere, si preferisce procedere alla redazione di due dis�n� documen�: l’a�o
cos�tu�vo (più sinte�co, con�ene la manifestazione di volontà di cos�tuire la società e i da� fondamentali
della cos�tuenda società) e lo statuto (più anali�co, con�ene le regole di funzionamento della società e si
considera parte integrante dell’a�o cos�tu�vo; deve essere reda�o per a�o pubblico a pena di nullità).

Le condizioni per la cos�tuzione


La s.p.a. deve cos�tuirsi con un capitale non inferiore a cinquantamila euro, ad eccezione dei casi che
impongono un capitale minimo più elevato (es. società bancarie e finanziarie).
Inoltre, è necessario che ricorrano le condizioni stabilite dall’art. 2329:
• che sia so�oscri�o per intero il capitale sociale;
• che siano rispe�ate le disposizioni rela�ve ai conferimen� (deve essere versato presso una banca il
25% dei conferimen� in denaro; o, nel caso di cos�tuzione per a�o unilaterale, deve essere versato
l'intero importo);
• che sussistano le autorizzazioni e le altre condizioni richieste dalle leggi speciali per la cos�tuzione
della società in relazione al suo par�colare ogge�o.
I conferimen� in denaro devono essere versa� prima della s�pula dell’a�o cos�tu�vo e restano vincola�
presso la banca fino al completamento del processo di cos�tuzione. Tu�avia, i so�oscri�ori hanno diri�o a
rientrare in possesso delle somme versate se la società non viene iscri�a nel registro delle imprese entro 90
gg dalla s�pula dell'a�o cos�tu�vo. Decorso tale termine infa�, perde efficacia.

L’iscrizione nel registro delle imprese


Il notaio che ha ricevuto l’a�o cos�tu�vo deve depositarlo, entro 20 giorni, presso l’ufficio del registro delle
imprese, allegando anche i documen� che comprovano l’osservanza delle condizioni richieste per la
cos�tuzione.
Se il notaio non provvede, l’obbligo incombe sugli amministratori. Nell’inerzia di entrambi (punita con
sanzione amministra�va pecuniaria) ogni socio può provvedervi a spese della società.
Al notaio spe�a la verifica del rispe�o delle condizioni stabilite dalla legge per la cos�tuzione (controllo di
legalità). Se il notaio chiede l’iscrizione nel registro delle imprese di un a�o cos�tu�vo nel quale risultano
inesisten� le condizioni richieste, egli stesso è sogge�o a una sanzione amministra�va. L'ufficio delle
imprese, a sua volta, prima di procedere all'iscrizione, deve controllare solo la regolarità formale della
documentazione ricevuta.
Con l’iscrizione la società acquista la personalità giuridica e viene ad esistenza. Diversamente, non è
configurabile una società per azioni irregolare.
Può verificarsi che nel periodo fra la s�pulazione dell’a�o cos�tu�vo e l’iscrizione della società nel registro
delle imprese vengano compiute operazioni in nome della cos�tuenda società. Per tali operazioni sono
illimitatamente e solidalmente responsabili verso i terzi coloro che hanno agito, è invece, da escludersi ogni
responsabilità della società non ancora venuta ad esistenza. Inoltre, la società è libera di accollarsi o meno
le obbligazioni derivan� da operazioni non necessarie alla cos�tuzione; tu�avia, l'accollo non fa venire
meno la responsabilità dei sogge� agen�.
Prima dell’iscrizione nel registro delle imprese è vietata l’emissione delle azioni, ad eccezione della
cos�tuzione per pubblica so�oscrizione. L'a�uale disciplina però, non prevede più la nullità dell'emissione
e consente il trasferimento della partecipazione azionaria.

La nullità delle società per azioni

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Prima della registrazione vi è solo un contra�o di società: un a�o di autonomia privata che, per il momento,
è des�nato a produrre effe� solo fra le par� contraen�. Tale contra�o quindi, può essere dichiarato nullo o
annullato nei casi e con gli effe� previs� dalla disciplina generale dei contra�.
La situazione muta radicalmente dopo l’iscrizione nel registro delle imprese, in quanto viene ad esistere una
società, anche se invalidamente cos�tuita. In tal caso l’ordinamento colpisce la società-organizzazione, che
deve essere necessariamente sciolta. Tu�avia, il legislatore tutela i terzi che, nel fra�empo, sono entra� in
conta�o con la società, consentendo, se è possibile, la conservazione dell'organizzazione societaria e dei
valori produ�vi che essa esprime.
In base alla disciplina della nullità delle società per azioni iscri�e, una società può essere dichiarata nulla
quando:
• manca la s�pulazione dell’a�o cos�tu�vo nella forma dell’a�o pubblico;
• l’ogge�o sociale è illecito;

• l’a�o cos�tu�vo è privo di indicazioni riguardan� la denominazione della società, i conferimen�,


l’ammontare del capitale sociale o l’ogge�o sociale.
La possibilità di dichiarare invalida una società è circoscri�a a pochi casi eclatan� e di difficile accadimento.
La dichiarazione di nullità della s.p.a. non pregiudica l’efficacia degli a� compiu� in nome della società dopo
l’iscrizione nel registro delle imprese, né tantomeno libera i soci dall’obbligo dei conferimen� fino a quando
non sono soddisfa� i creditori sociali, né quest’ul�mi hanno diri�o di chiedere indietro i conferimen� già
esegui�. In sintesi, la dichiarazione di nullità della società non tocca minimamente l'a�vità già svolta, ma
opera come semplice causa di scioglimento della società. Infine, mentre la nullità di un contra�o è
insanabile, la nullità della società iscri�a non può essere dichiarata se la causa è stata eliminata e di tale
eliminazione è stata data pubblicità mediante iscrizione nel registro delle imprese, prima che sia intervenuta
la sentenza dichiara�va di nullità.

• SOCIETÁ PER AZIONI UNIPERSONALI. PATRIMONI DESTINATI

La società per azioni unipersonale


Il codice civile del 1942 vietava la cos�tuzione di una s.p.a. da parte di una singola persona e sanciva la
nullità della società in mancanza di pluralità di soci fondatori.

In base all’a�uale disciplina, introdo�a con la riforma 2003:

• è consen�ta la cos�tuzione della s.p.a. con a�o unilaterale di un unico socio fondatore;
• ed è stabilito che anche nella s.p.a. unipersonale per le obbligazioni sociali di regola risponde solo la
società col proprio patrimonio.
La limitazione di responsabilità dell’unico socio fondatore vale solo per le obbligazioni sorte dopo
l’acquisto della personalità giuridica da parte della società, per eventuali operazioni anteceden� compiute in
nome della società, il socio fondatore risponde in solido con coloro che hanno agito.

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Sia in sede di cos�tuzione della società, sia in sede di aumento del capitale sociale, l’unico socio è tenuto a
versare integralmente, al momento della so�oscrizione, i conferimen� in denaro (quindi non solo il 25%),
mentre se viene meno la pluralità dei soci i versamen� dovu� devono essere effe�ua� entro 90 giorni. La
violazione di questa condizione impedisce che operi la regola della responsabilità limitata dell'unico socio.
Aspe�o fondamentale è la trasparenza: per consen�re ai terzi di conoscere agevolmente se la società è
unipersonale, negli a� e nella corrispondenza della società deve essere indicato se questa ha un unico
socio, inoltre, i da� anagrafici dello stesso devono essere iscri� nel registro delle imprese a cura degli
amministratori. L'omissione di tale pubblicità impedisce il beneficio della responsabilità limitata.
Inoltre, siccome nella s.p.a. Unipersonale vi è maggior rischio di operazioni in confli�o di interesse o
confusione del patrimonio, per assicurare una maggiore trasparenza nei rappor� con i terzi è stabilito che le
operazioni a favore del socio unico sono opponibili ai creditori sociali solo se risultano nel libro delle
adunanze e delle deliberazioni del consiglio amministra�vo o da a�o scri�o con data antecedente al
pignoramento.
Infine, alla responsabilità limitata riconosciuta al socio unico sono previste due eccezioni che comportano,
in caso di insolvenza della società, la responsabilità illimitata.
L'unico socio risponde illimitatamente:
• quando non sia osservata la disciplina dell’integrale liberazione dei conferimen�;
• e fino a quando non sia stata a�uata la specifica pubblicità de�ata per la s.p.a. unipersonale
dall’art. 2362

I patrimoni des�na�
I patrimoni des�na� sono sta� introdo� dalla riforma del 2003 per limitare il rischio d'impresa delle s.p.a.,
si tra�a di una tecnica che opera dire�amente sul piano ogge�vo del patrimonio di un'unica società per
azioni.
In merito, l'a�uale disciplina individua due modelli di patrimoni des�na�:
a. la s.p.a. può cos�tuire uno o più patrimoni da des�nare in via esclusiva ad uno specifico affare, sia
pure entro i limi� del 10% del proprio patrimonio ne�o (purché non si tra� di affari a�nen� ad
a�vità riservate) cd. Patrimoni distanzia� opera�vi;
b. inoltre, la società può s�pulare con i terzi un contra�o di finanziamento di uno specifico affare,
pa�uendo che al rimborso totale o parziale di un finanziamento siano des�na� i proven� dell’affare
stesso o parte di essi, cd. Finanziamento des�nato.
Entrambe le operazioni sono assis�te da specifiche forme di tutela volte a conciliare gli interessi dei
creditori sociali preesisten� e quelli dei creditori che posso soddisfarsi solo sul patrimonio sociale.
Nel primo caso, la cos�tuzione di un patrimonio des�nato avviene con apposita deliberazione ado�ata
dall’organo amministra�vo della società a maggioranza assoluta. La delibera cos�tu�va deve contenere una
serie di da� vol� a consen�re l’iden�ficazione dell’affare, dei beni e dei rappor� giuridici compresi nel
patrimonio des�nato. La deliberazione deve essere verbalizzata da un notaio, è sogge�a ad iscrizione nel
registro delle imprese e diventa produ�va di effe� dopo sessanta giorni dall’iscrizione.

Prima di questo termine, i creditori sociali preesisten� possono fare opposizione al tribunale; decorso tale
termine invece, si producono gli effe� della separazione patrimoniale ed i creditori della società non
possono più far valere alcun diri�o sul patrimonio des�nato al singolo affare.
Intanto, delle obbligazioni contra�e per realizzare lo specifico affare la società risponde di regola solo nei
limi� del patrimonio des�nato, mentre per le obbligazioni derivan� da fa�o illecito la società è responsabile
illimitatamente.
Se invece, la società ha emesso strumen� finanziari di partecipazione ad uno specifico affare, è prevista
l'is�tuzione di un'assemblea speciale e di un rappresentante comune, per la tutela dei loro interessi.

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Per ciascun patrimonio des�nato dovranno essere tenu� separatamente i libri e le scri�ure contabili.
Realizzato l’affare, o se lo stesso è divenuto impossibile, anche per fallimento della società, gli
amministratori redigono un rendiconto finale che deve essere depositato presso l’ufficio del registro delle
imprese (se permangono creditori insoddisfa�, ques� possono chiedere entro 90 giorni la liquidazione del
patrimonio des�nato).
Più semplice è la disciplina de�ata per la secondo modalità (caso b): contra�o di finanziamento di uno
specifico affare, con previsione che al rimborso totale o parziale del finanziamento sono des�na�, in via
esclusiva, tu� o parte dei proven� dell’affare stesso. Il patrimonio separato è in tal caso formato dai
proven� dell’affare, dai rela�vi fru� e dagli inves�men� eventualmente effe�ua� in a�esa del rimborso al
finanziatore. Delle obbligazioni nei confron� del finanziatore risponde esclusivamente il patrimonio
separato. In alterna�va, se il fallimento della società non impedisce la realizzazione dell’operazione, il
curatore può decidere di subentrare nel contra�o assumendone gli oneri rela�vi.

• I CONFERIMENTI

Conferimen� e capitale sociale


I conferimen� cos�tuiscono i contribu� dei soci alla formazione del patrimonio iniziale della società; la
loro funzione è quella di dotare la società del capitale di rischio iniziale per lo svolgimento dell’a�vità
d’impresa. Il valore in denaro dei conferimen� promessi dai soci cos�tuisce il capitale sociale della società.
La specifica disciplina dei conferimen� è dire�a ad assicurare l'effe�va formazione e l'integrità del capitale
reale, ovvero persegue una duplice finalità:
• quella di garan�re che i conferimen� promessi dai soci vengano effe�vamente acquisi� dalla
società;
• quella ulteriore di garan�re che il valore assegnato dai soci ai conferimen� sia veri�ero.

I conferimen� in denaro
Nella s.p.a. i conferimen� devono essere effe�ua� in denaro, a pa� che nell’a�o cos�tu�vo non è stabilito
diversamente.
Per garan�re l’effe�vità almeno parziale del capitale, è disposto l’obbligo di versamento immediato
presso una banca di almeno il 25% dei conferimen� in denaro o dell’intero ammontare se si tra�a di società
unipersonali. Cos�tuita la società, gli amministratori possono chiedere in ogni momento ai soci i versamen�
ancora dovu�.
In caso di trasferimento di azioni non ancora liberate, l'obbligo di versamento dei conferimen� residui
grava sia sul socio a�uale (acquirente delle azioni) sia sull'alienante, ma, in merito a quest'ul�mo, la
responsabilità è limitata nel tempo ed ha cara�ere sussidiario. Infa�, permane solo per i 3 anni successivi
all'iscrizione del trasferimento nel libro dei soci.
Il socio in mora nei versamen� non può esercitare il diri�o di voto.
Inoltre, in caso di inadempimento del socio, la società può procedere con la vendita coa�va delle azioni
del socio moroso, ma, in base alla riforma del 2003, è tenuta ad offrire le azioni prima agli altri soci, in
proporzione della loro partecipazione e per un corrispe�vo non inferiore ai conferimen� ancora dovu�. In
mancanza di offerte, la società può far vendere le azioni a mezzo di una banca o di un intermediario
autorizzato. Se la vendita coa�va non ha esito, gli amministratori possono dichiarare decaduto il socio,
tra�enendo i conferimen� già versa�.
Le azioni del socio escluso entrano a far parte del patrimonio della società e questa può ancora tentare di
rime�erle in circolazione entro l’esercizio. Svanita anche quest’ul�ma possibilità, la società deve annullare
le azioni rimaste invendute riducendo di pari importo il capitale sociale.
I conferimen� diversi dal denaro

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La norma�va (art. 2342 comma 5) stabilisce espressamente che “non possono formare ogge�o di
conferimento le prestazione di opera o di servizi” per la ogge�va difficoltà di valutarle economicamente.
Queste possono formare ogge�o solo di prestazioni accessorie, dis�nte dai conferimen� e quindi, non
imputabili a capitale.
Ulteriori limitazioni sono previste anche per quanto riguarda i conferimen� dei beni in natura e dei credi�
(stessa disciplina della società di persone in merito alla garanzia a cui è tenuto il conferente ed al passaggio
dei rischi). Le azioni rela�ve a tali conferimen� devono essere integralmente liberate al momento della
so�oscrizione, ovvero il socio deve porre in essere tu� gli a� necessari affinché la società acquis� la
�tolarità e la piena disponibilità del bene conferito.
Infine, è invece ammesso il conferimento di diri� di godimento, dato che la società acquista col consenso
del conferente l’effe�va disponibilità del bene ed è in grado di trarne tu�e le u�lità.
Per quanto riguarda i beni immateriali, è conferibile ogni prestazione di dare susce�bile di valutazione
economica ogge�va e di immediata messa a disposizione della società (es. diri� di breve�o per marchi o
invenzioni industriali).

La valutazione
I conferimen� diversi dal denaro devono formare ogge�o di uno specifico procedimento di valutazione
regolato dall’art. 2343 (la cui finalità è quella di assicurare una valutazione ogge�va e veri�era).
Chi conferisce beni in natura o credi� deve presentare una relazione giurata di s�ma di un esperto
designato dal tribunale, il quale deve a�estare che il loro valore è almeno pari a quello ad essi a�ribuito ai
fini della determinazione del capitale sociale. Tale valore ha cara�ere provvisorio.
Entro cento�anta giorni dalla cos�tuzione della società, gli amministratori devono controllare le valutazioni
contenute nella relazione di s�ma e, se sussistono mo�vi fonda�, procedere ad una revisione. Intanto, le
azioni corrisponden� sono inalienabili.
Se dalla revisione risulta che il valore dei beni o dei credi� conferi� è inferiore di oltre un quinto rispe�o a
quello per cui avvenne il conferimento, la società deve ridurre proporzionalmente il capitale sociale e
annullare le azioni che risultano scoperte.
Tu�avia, al socio è concessa una duplice alterna�va:
- può versare la differenza in denaro
- o recedere dalla società (ha diri�o alla res�tuzione in natura del bene conferito, se è possibile).
Il procedimento di s�ma però, risulta spesso molto lungo e costoso, per questo sono previs� anche dei
metodi alterna�vi di valutazione dei conferimen� in natura, possibili in alcune circostanze:
• per i �toli quota� nel mercato dei capitali o per gli strumen� quota� nel mercato monetario si
considera il prezzo medio ponderato al quale sono sta� negozia� nei 6 mesi preceden�;
• oppure viene considerato il fair value (fer valiù), cioè il valore di scambio del bene o del credito
iscri�o nel bilancio dell'esercizio precedente al conferimento;
• o infine, si ricorre ad una s�ma non giurata, eseguita da un esperto di fiducia, indipendente sia dalla
società che da chi effe�ua il conferimento, il quale offre una propria valutazione sulla base dei
principi e dei criteri generalmente riconosciu�. Qualora gli amministratori ritengano ina�endibile
tale valutazione, possono richiederne un'altra entro 30 giorni. Se invece, non intendono contestare
il valore del conferimento, entro il medesimo termine gli amministratori devono iscrivere nel
registro delle imprese una dichiarazione, in cui viene indicato: il metodo della s�ma, il valore
determinato e il risultato di eventuali verifiche.
Inoltre, la norma�va oggi, per tutelare l'integrità del patrimonio sociale, specie nella fase di avvio, stabilisce
che “per i primi due anni di a�vità della società, per l’acquisto da parte della società di beni o credi� da
promotori, da fondatori, da soci a�uali o dagli amministratori, è necessaria la preven�va autorizzazione
dell’assemblea ordinaria e la presentazione da parte dell’alienante della relazione giurata di s�ma di un
esperto designato dal tribunale quando:
• il corrispe�vo pa�uito è pari o superiore al decimo del capitale sociale;

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• l’acquisto è compiuto nei due anni dall’iscrizione della società nel registro delle imprese.

Le prestazioni accessorie
Oltre l’obbligo dei conferimen�, l’a�o cos�tu�vo può prevedere l’obbligo dei soci di eseguire prestazioni
accessorie non consisten� in denaro, determinandone anche contenuto, durata, modalità e compenso.
Le prestazioni accessorie cos�tuiscono un u�le strumento per vincolare stabilmente i soci ad effe�uare a
favore della società prestazioni che non possono formare ogge�o di conferimento.
Le azioni con prestazioni accessorie devono essere nomina�ve e non sono trasferibili senza il consenso degli
amministratori (il loro trasferimento comporta anche il trasferimento dell'obbligo delle prestazioni
accessorie in capo all'acquirente). Tali obblighi possono essere modifica� solo con il consenso unanime di
tu� i soci.

QUATTORDICESIMO CAPITOLO – LE AZIONI

Nozioni e cara�eri
Le azioni sono le quote di partecipazione dei soci nella società per azioni. Sono omogenee e standardizzate,
liberamente trasferibili e di regola rappresentate da documen� (�toli azionari) che circolano secondo la
disciplina dei �toli di credito.
Il capitale sociale so�oscri�o è diviso in un numero predeterminato di par� di iden�co ammontare,
ciascuna delle quali cos�tuisce un’azione e a�ribuisce iden�ci diri� nella società e verso la società; la
singola azione quindi, è indivisibile.
In relazione all’ammontare del capitale so�oscri�o, ciascun socio diventa �tolare di una o più azioni che
restano tendenzialmente dis�nte e autonome anche quando fanno capo alla stessa persona.

Azioni e capitale sociale


Le azioni devono essere tu�e di uguale valore, devono cioè tu�e rappresentare un’iden�ca frazione del
capitale sociale nominale.
Il valore nominale delle azioni è la parte di capitale sociale espressa in cifra monetaria e in passato la
disciplina obbligava la specificazione del valore nominale, quella a�uale invece, perme�e l'emissione di
azioni con o senza valore nominale; tu�avia, non è concesso emanare contemporaneamente azioni con
valore nominale e azioni senza.
Nelle azioni con valore nominale lo statuto deve specificare il capitale so�oscri�o, il valore nominale di
ciascuna azione ed il loro numero complessivo.
Il valore nominale delle azioni, al pari del capitale sociale nominale, è insensibile alle vicende patrimoniali
della società, può essere solo modificato con una modifica dell'a�o cos�tu�vo.
Nelle azioni senza valore nominale invece, lo statuto e i �toli azionari devono indicare solo il capitale
so�oscri�o e il numero delle azioni emesse, fermo restando che anche le azioni senza valore nominale sono
frazioni uguali del capitale sociale.
Per tu�e le azioni, vale la regola che in nessun caso il valore complessivo dei conferimen� (valore di
emissione) può essere inferiore all’ammontare globale del capitale sociale e quindi, le azioni non possono
essere complessivamente emesse per somma inferiore al loro valore nominale (per evitare che il capitale
realmente conferito dai soci sia inferiore a quello dichiarato).

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Le azioni invece, possono essere emesse per somma superiore al valore nominale, la cd. emissione con
sovrapprezzo, obbligatoria quando viene escluso o limitato il diri�o di opzione degli azionis� sulle azioni di
nuova emissione.
Il valore di emissione delle azioni va dis�nto dal loro valore reale (patrimonio ne�o \ n. di azioni). A
differenza del valore di emissione, il valore reale varia nel tempo in funzione delle vicende economiche della
società e può essere accertato contabilmente a�raverso il bilancio.
Diverso ancora è il valore di mercato delle azioni, è il prezzo di scambio delle azioni che risulta
giornalmente dai lis�ni ufficiali, quando le azioni sono ammesse alla quotazione in borsa valori.
Infine, un pacche�o azionario, sopra�u�o se consente il controllo della società, ha un proprio specifico
valore, maggiore e spesso notevolmente maggiore della somma dei valori delle singole azioni. Per questo
mo�vo, chi vende un pacche�o azionario, così come chi lo acquista, specie se consente il controllo della
società, è tenuto a specifici obblighi di comportamento (opa obbligatoria, prox capitolo).

La partecipazione azionaria
Ogni azione cos�tuisce una partecipazione sociale e a�ribuisce al suo �tolare un complesso unitario di diri�
e poteri di natura amministra�va (es. diri�o di intervento e di voto alle assemblee), di natura patrimoniale
(diri�o agli u�li, diri�o alla quota di liquidazione) e anche a contenuto complesso amministra�vo e
patrimoniale (diri�o di opzione, diri�o di recesso, ecc).
Le azioni conferiscono ai loro possessori uguali diri�. Tu�avia, si tra�a di un’uguaglianza rela�va, in
quanto è possibile creare categorie di azioni fornite di diri� diversi (dis�nzione fra azioni ordinarie e azioni
speciali). L’uguaglianza è poi ogge�va, in quanto uguali sono i diri� che ogni azione a�ribuisce, non i diri�
di cui dispone globalmente ciascun azionista, dovendo al riguardo tener conto anche del numero delle
azioni di cui ciascuno è �tolare.
Se è vero che alcuni diri� dell’azionista sono indipenden� dal numero di azioni possedute (ad es. il diri�o di
intervento in assemblea) è altre�anto vero che i diri� più significa�vi spe�ano in proporzione del numero
di azioni possedute (es. diri�o di voto, diri�o agli u�li e alla quota di liquidazione, diri�o di opzione). Ed è
proprio con riferimento a ques� diri� che si coglie la disuguaglianza sogge�va degli azionis�. Si badi però
che si tra�a di disuguaglianze sogge�ve perfe�amente legi�me e giuste: chi ha più conferito e più rischia
ha più potere e può imporre, nel rispe�o della legalità, la propria volontà alla minoranza. Il principio
capitalis�co però, è sogge�o a deroghe quando entrano in gioco interessi pubblici di par�colare rilievo. In
questo caso, lo Stato o gli en� pubblici hanno, per legge, facoltà di esercitare il Potere di Veto nei confron�
delle società operan� in par�colari se�ori strategici (difesa, traspor�, telecomunicazione, fon� di energia).

Le categorie speciali di azioni


Sono categorie speciali di azioni quelle fornite di diri� diversi da quelli �pici previs� dalla disciplina legale.
La presenza di categorie speciali di azioni comporta una modifica nell’organizzazione interna della società,
per la contemporanea presenza di diversi gruppi di azionis� con interessi parzialmente non coinciden�. In
tal caso infa�, le deliberazioni dell’assemblea (generale) che pregiudicano i diri� di una categoria speciale
devono essere approvare anche dall’assemblea speciale della categoria considerata.
Se le azioni speciali non sono quotate, all'assemblea speciale si applica la disciplina delle assemblee
straordinarie; se invece, sono quotate, si applica la disciplina dell'organizzazione degli azionis� di risparmio,
con quorum assembleari meno elevan� e la nomina di un rappresentante degli azionis� speciali. La
valutazione dell’interesse di tu� gli azionis� (espressa dall’assemblea generale) e quella degli interessi di
categoria (assemblea speciale) prevale sulla volontà individuale, per cui i diri� speciali di categoria sono
diri� di gruppo e non diri� individuale.
Tu�avia, la società gode di ampia autonomia nel modellare il contenuto della partecipazione azionaria, nel
rispe�o dei limi� pos� dalla legge e desumibili dal sistema; Infa�, con la riforma del 2003, tu�e le società
possono eme�ere azioni senza diri�o di voto o con diri�o di voto limitato a par�colari argomen� o ancora
con diri�o di voto subordinato al verificarsi di par�colari condizioni. Tali azioni però, non possono

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superare complessivamente la metà del capitale sociale in modo da controbilanciare la concentrazione di
potere nelle mani degli azionis� con voto pieno.
Par�colare a�enzione invece, meritano le azioni a voto plurimo, cioè azioni che a�ribuiscono più di un voto
al �tolare, vietate anche dopo la riforma 2003, oggi concesse solo per le società non quotate. Le azioni a
voto plurimo, in tal caso, a�ribuiscono un massimo di tre vo� per ciascuna azione; tu�avia, la rela�va
deliberazione per essere assunta richiede il voto favorevole dei 2/3 di capitale sociale rappresentato in
assemblea.
Per le società quotate invece, permane il divieto, ad eccezione di eventuali azioni a voto plurimo emesse
prima della quotazione, quelle mantengono le loro cara�eris�che. Tu�avia, tali società possono
riconoscere per statuto una maggiorazione del voto ai soci di lungo periodo (�tolari di azioni da almeno 24
mesi) fino ad un massimo di due vo� per ciascuna azione.
La maggiorazione di voto, a differenza del voto plurimo che è un diri�o riservato ad una par�colare
categoria di azionis�, è un privilegio acquisito e conseguibile da tu� i soci nel rispe�o delle condizioni
richieste, per questo mo�vo, se il socio aliena le sue azioni a �tolo oneroso o gratuito, la maggiorazione di
voto non si trasferisce all'acquirente, ma si perde.
Inoltre, tu�e le società, in relazione alle azioni possedute da uno stesso sogge�o, possono prevedere dei
te� di voto (diri�o di voto limitato ad una misura massima, es. fino al 10% di capitale) o il voto scalare (es.
fino al 10% spe�a un voto per azione, dal 10 al 20% un voto ogni 2 azioni ecc).
Le azioni privilegiate sono azioni che a�ribuiscono ai loro �tolari un diri�o di preferenza nella distribuzione
degli u�li e/o nel rimborso del capitale al momento dello scioglimento della società.
Nessuna disciplina specifica la natura e la misura di questo privilegio.
È inoltre, consen�ta l’emissione di azioni fornite di diri� patrimoniali correla� ai risulta� dell’a�vità
sociale in un determinato se�ore, anche quando non si danno vita a patrimoni separa� des�na� ad uno
specifico affare. Ai possessori di azioni correlate non possono essere corrispos� dividendi in misura
superiore agli u�li risultan� dal bilancio generale della società; perciò non avranno diri�o a nulla se l’a�vità
complessiva della società registra una perdita.

Le azioni di risparmio
Le azioni di risparmio, insieme alle azioni privilegiate a voto limitato, cos�tuiscono la risposta ad una
esigenza unitaria: quella di incen�vare gli inves�men� in azioni offrendo ai risparmiatori �toli meglio
risponden� ai loro specifici interessi, rela�vi al contenuto patrimoniale ed alla reddi�vità dei �toli azionari.
Le azioni di risparmio possono essere emesse solo da società, le cui azioni ordinarie sono quotate e la
somma fra azioni di risparmio e azioni a voto limitato non può superare la metà del capitale sociale.
Inoltre, le azioni di risparmio sono prive del diri�o di voto, proprio per il disinteresse dei risparmiatori
all'aspe�o amministra�vo; tu�avia, si differenziano dalle azioni senza voto, perché devono essere
necessariamente accompagnate da un privilegio di natura patrimoniale e possono essere emesse al
portatore, garantendo l’anonimato.
Per la tutela degli interessi comuni è prevista un’organizzazione di gruppo: questa si ar�cola nell’assemblea
speciale e nel rappresentante comune. L’assemblea delibera sugli ogge� di interesse comune ed in
par�colare sull’approvazione delle delibere dell’assemblea della società che pregiudicano i diri� degli
azionis� di risparmio. Il rappresentante comune è nominato dall’assemblea di categoria, provvede
all’esecuzione delle deliberazioni dell’assemblea e tutela gli interessi degli azionis� di risparmio nei confron�
della società, per cui ha diri�o ad assistere alle assemblee della società e ad impugnarne le deliberazioni.

Le azioni a favore dei prestatori di lavoro


Il cointeressamento dei lavoratori alla ges�one e ai risulta� della società, a�raverso l'acquisto della qualità
di soci, si può concre�zzare, secondo l'art. 2349 c.c., nell’assegnazione straordinaria di u�li ai dipenden�
della società o di società controllate: gli u�li sono imputa� a capitale e, per l’importo corrispondente, la
società eme�e speciali categorie di azioni che vengono assegnate gratuitamente ai prestatori di lavoro.

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Inoltre, la società può anche escludere o limitare il diri�o di opzione degli azionis� sulle azioni a pagamento
di nuova emissione, per so�oscriverle ai dipenden� della società.
Oltre alle azioni, le società possono anche assegnare strumen� finanziari partecipa�vi diversi.
In tal caso, sono previs� obblighi di trasparenza per le società quotate o per società che fanno uso in
maniera rilevante di strumen� finanziari, nel momento in cui pongono in essere un piano di compensi basa�
su azioni o strumen� finanziari a favore di dipenden�, amministratori o collaboratori.

Azioni e strumen� finanziari partecipa�vi


Gli strumen� finanziari partecipa�vi vanno dis�n� dalle azioni, perché non formano ogge�o di
conferimento, per cui non sono imputabili al capitale sociale. La loro emissione è prevista per le
prestazioni di opera o di servizi, o come alterna�va alle azioni a favore dei prestatori di lavoro. Ne consegue
che, gli strumen� finanziari partecipa�vi non a�ribuiscono la qualità di azionista, ma, al contempo,
presentano ampia elas�cità per quanto riguarda i diri� che gli possono essere riconosciu�. Possono essere
forni� solo di diri� patrimoniali o anche di diri� amministra�vi ad esclusione però, del diri�o di voto
nell’assemblea generale degli azionis�. Possono invece, essere dota� di diri�o di voto su argomen�
specificamente indica� e ad essi può essere riservata la nomina di un componente indipendente del
Consiglio di Amm., o del Consiglio di Sorveglianza o di un sindaco.
Infine, agli strumen� finanziari che riconoscono al �tolare il diri�o al rimborso del capitale si applica la
disciplina delle obbligazioni; mentre a quelli che conferiscono diri� amministra�vi, si applica la disciplina
delle assemblee speciali. Per il resto è tu�o rimandato all'autonomia statuaria.

La circolazione delle azioni


I �toli azionari sono i documen� che rappresentano le quote di partecipazione nella s.p.a. e ne consentono
il trasferimento secondo le regole proprie dei �toli di credito.
La loro emissione non è essenziale nelle società con azioni non quotate in borsa. In tal caso, la qualità di
socio è provata dall'iscrizione nel libro dei soci, mentre il trasferimento delle azioni resta assogge�ato alla
disciplina della cessione del contra�o ed ha effe�o nei confron� della società dal momento dell'iscrizione
del nuovo �tolare nel libro dei soci.
Nelle società quotate invece, le azioni non possono essere rappresentate da �toli e la loro circolazione è
basata su un sistema di semplici registrazioni contabili con la soppressione materiale dei �toli (ges�one
accentrata dematerializzata).
Le azioni rientrano nella categoria dei �toli di credito causali (possono essere emessi solo in base ad un
determinato rapporto causale).
Le azioni possono essere nomina�ve o al portatore, con beneficio dell’anonimato, a scelta dell’azionista;
tu�avia, il sistema vigente prevede che tu�e le azioni siano nomina�ve, salvo le azioni di risparmio e quelle
emesse dalle società di inves�mento a capitale variabile e fisso.
Le azioni al portatore si trasferiscono con la consegna del �tolo; quelle nomina�ve sono assogge�ate ad
una specifica disciplina.

I vincoli sulle azioni


Le azioni possono essere cos�tuite in usufru�o o in pegno e possono formare ogge�o di misure cautelari ed
esecu�ve (sequestro giudiziario, esecu�vo o pignoramento).
Il diri�o di voto compete al creditore pignora�zio o all’usufru�uario, che dovranno esercitarlo senza
ledere gli interessi del socio, a pena di un risarcimento dei danni nei suoi confron�.
Se invece, le azioni sono poste so�o sequestro il voto è esercitato dal custode.
Gli altri diri� amministra�vi invece, spe�ano disgiuntamente sia al socio che al creditore pignora�zio o

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all’usufru�uario. Se invece, le azioni sono poste so�o sequestro anche in questo caso sono esercita� dal
custode.
Il diri�o di opzione invece spe�a al socio, il quale deve provvedere almeno tre giorni prima della scadenza
al versamento delle somme necessarie per l’esercizio del diri�o di opzione. In mancanza, gli altri soci
possono offrirsi di acquistarlo.
In caso di aumento gratuito del capitale, il pegno, l'usufru�o o il sequestro si estendono anche alle azioni di
nuova emissione.
Infine, in caso di pegno, è il socio deve provvedere al versamento delle somme dovute sulle azioni non
liberate. In mancanza, il creditore pignora�zio può far vendere le azioni tramite una banca o altro
intermediario autorizzato, con trasferimento del pegno sul ricavato dalla vendita dell’azione.
Mentre, in caso di usufru�o, è l’usufru�uario a dover provvedere al versamento, salvo il suo diri�o alla
res�tuzione di tale somma al termine dell'usufru�o.

I limi� alla circolazione dell’azione


Le azioni sono in via di principio liberamente trasferibili.
Tu�avia, la libera trasferibilità è esclusa o limitata per legge in determinate ipotesi.
I limi� legali impediscono l’alienazione di azioni liberate con conferimen� diversi dal denaro prima del
controllo della valutazione del valore; e impongono la non trasferibilità per le azioni con prestazione
accessoria senza il consenso del Consiglio di Amministrazione.
I limi� convenzionali invece, sono determina� da accordi intercorsi fra i soci: possono risultare dall’a�o
cos�tu�vo della società (limi� statutari) o essere pa� parasociali, non presen� nell’a�o cos�tu�vo.
I limi� impos� dai pa� parasociali alla circolazione delle azioni vengono defini� sindaca� di blocco, ques�
hanno lo scopo di evitare l’ingresso in società di terzi non gradi� e vincolano solo le par� contraen�.
L’inadempienza però, non comporta l'invalidità della vendita, ma l'inadempiente sarà tenuto solo al
risarcimento dei danni nei confron� degli altri soci contraen�.
L’inopponibilità ai terzi dei pa� parasociali incen�va la conclusione di accordi all’interno dell’a�o
cos�tu�vo, in modo da fargli acquisire efficacia reale, vincolando tu� i soci, anche futuri.
Le clausole statutarie più diffuse sono le clausole di prelazione, di gradimento e di risca�o.
La clausola di prelazione è la clausola che impone al socio, che intende vendere le azioni, di offrirle
preven�vamente agli altri soci e di preferirli ai terzi a parità di condizioni (questo per impedire l’ingresso in
società di soci non gradi� senza impedire all’azionista uscente di realizzare il valore economico della
partecipazione). La violazione del pa�o di preferenza comporta l’inefficacia del trasferimento: i soci
beneficiari hanno il diri�o di risca�are dal terzo acquirente le rela�ve azioni.
Le clausole di gradimento richiedono il possesso di determina� requisi� da parte dell’acquirente (ad es.
ci�adinanza italiana, professione,ecc.) e subordinano il trasferimento delle azioni al consenso di un organo
sociale (ad es. CdA).
E infine, è prevista anche l’introduzione di clausole statutarie che prevedono un potere di risca�o delle
azioni da parte della società o dei soci al verificarsi di determina� even� (es. in caso di morte dell'azionista
per evitare che subentrino gli eredi). Il valore di rimborso è determinato applicando le disposizioni in tema
di diri�o di recesso dell’azionista.
Le clausole statuarie limita�ve della circolazione possono essere introdo�e o rimosse nel corso della vita
della società con delibera dell'assemblea straordinaria, ma in tal caso è riconosciuto il diri�o di recesso ai
soci che non hanno concorso alla deliberazione.

Le operazioni della società sulle proprie azioni


Le operazioni della s.p.a. sulle proprie azioni ed in par�colare la loro so�oscrizione e compravendita sono
par�colarmente pericolose:

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• per l'integrità del capitale sociale, in quanto potrebbero dar luogo all’elusione dell’obbligo di
conferimento o del divieto di res�tuzione an�cipata dei conferimen� esegui�;
• per il corre�o funzionamento dell'organizzazione societaria, perché si potrebbe concentrare il
diri�o di voto nelle mani degli amministratori e dei gruppi di comando;
• e infine, per il mercato dei �toli, potendo dar luogo a manovre specula�ve volte ad alterare le
quotazioni delle azioni.
Per tali mo�vi, queste operazioni sono viste con sfavore dal legislatore che, in linea di principio, tende a
vietarle, sia pure con alcuni temperamen�.
Le situazioni a�ualmente regolate sono tre: la so�oscrizione, l'acquisto delle proprie azioni ed altre
operazioni sulle stesse.
Partendo dalla so�oscrizione: in nessun caso la società può so�oscrivere le proprie azioni.
Il divieto ha cara�ere assoluto ed opera sia nel caso di so�oscrizione dire�a (compiuta in nome della
società) che per la so�oscrizione indire�a (compiuta da terzi per conto della società).
Tu�avia, la sanzione per violazione del divieto è del tu�o singolare, in quanto non prevede la nullità della
so�oscrizione, ma le azioni si intendono so�oscri�e e devono essere liberate dai sogge� che hanno violato
il divieto, al fine di consen�re comunque l'acquisizione dei rela�vi conferimen�.
Infa�, nel caso di so�oscrizione dire�a, le azioni devono essere liberate dai promotori e dai soci fondatori
o, in caso di aumento di capitale sociale, dagli amministratori;
Nel caso della so�oscrizione indire�a invece, i promotori e i soci fondatori rispondono solidamente con
terzo, a pa�o che non dimostrino di essere esen� da colpa.

Acquisto di azioni proprie


L’acquisto da parte della società delle azioni proprie può dar luogo ad una riduzione del capitale reale, senza
una riduzione del capitale nominale, per cui è evidente il pericolo per i creditori sociali che, nell'agire sul
patrimonio sociale, potrebbero trovare delle azioni il cui valore reale è inferiore rispe�o al valore nominale,
se non addiri�ura corrispondente a zero.
(es. capitale sociale pari a 1000 – capitale reale pari a 1000 – si impiega 1000 per l'acquisto di azioni
proprie; la società non fa altro che rimborsare i soci del valore delle azioni, per cui le azioni in portafoglio
hanno valore reale pari a 0, ma il capitale sociale nominale con�nua ad essere 1000).
Tu�avia, l'operazione è consen�ta dal legislatore a pa�o che si rispe�no 4 condizioni:
1. le somme impiegate nell'acquisto non possono eccedere gli u�li o le riserve disponibili risultan�
dall'ul�mo bilancio approvato (integrità del capitale sociale);

2. le azioni acquistate devono essere interamente liberate;


3. l'acquisto deve essere autorizzato dall'assemblea ordinaria e la delibera deve fissare: le modalità
d'acquisto, l'ammontare massimo delle azioni da acquistare e la durata non superiore ai 18 mesi;

4. e infine, per le società quotate, il valore nominale delle azioni acquistate non può eccedere la
quinta parte del capitale sociale.
Le azioni acquistate violando queste condizioni dovranno essere vendute entro un anno e in mancanza, si
procederà con il loro annullamento e con la corrispondente riduzione del capitale sociale. Tale disciplina è
estesa anche agli acquis� di azioni proprie tramite società fiduciarie o per interposta persona, per evitare
che la società si avvalga di terzi per eludere i limi�.
Casi speciali di acquisto so�ra� in tu�o o in parte alle limitazioni:
- quando l'acquisto avviene in esecuzione di una delibera assembleare di riduzione del capitale sociale; in tal
caso, l'acquisto cos�tuisce il rimborso dei conferimen� ai soci dovuto ad una riduzione palese del capitale
sociale.

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Il regime delle azioni proprie della società è disciplinato con lo scopo di evitare indebite posizioni di
vantaggio degli amministratori o dei gruppi di comando. I diri� sociali rela�vi alle azioni proprie in
possesso della società sono sterilizza�, così come il diri�o di voto e gli altri diri� amministra�vi sono
sospesi e infa�, gli amministratori non possono disporre delle azioni senza le preven�va autorizzazione
dell'assemblea, la quale stabilisce anche le rela�ve modalità.
Le altre operazioni regolate dalla legge sono:
l'assistenza finanziaria per l'acquisto o la so�oscrizione di azioni proprie e l'acce�azione di azioni proprie
in garanzia.
L'a�vità di assistenza finanziaria consiste nel concedere pres�� o fornire garanzie di qualsiasi �po,
dire�amente o indire�amente, a favore di soci o di terzi per l'acquisto o la so�oscrizione di azioni proprie.
Tali operazioni, in passato vietate, oggi sono consen�te solo previa autorizzazione dell'assemblea
straordinaria, sulla base di un verbale degli amministratori in cui è descri�o lo specifico interesse della
società nel concedere l'assistenza finanziaria; verbale che viene poi, pubblicato nel registro delle imprese.
All'assistenza finanziaria si può ricorrere anche per agevolare l'acquisto di azioni proprie che la società ha in
portafoglio, a pa�o che l'alienazione sia realizzata al giusto prezzo (prezzo ricavabile dai criteri di valutazione
in caso di recesso o prezzo medio ponderato delle azioni quotate nei sei mesi preceden�).
Tu�avia, l'importo complessivo dei finanziamen� e delle garanzie non può eccedere gli u�li distribuibili o le
risorse disponibili risultan� dall'ul�mo bilancio approvato.
La società invece, non può acce�are azioni proprie in garanzia, ma può diventare proprietaria delle proprie
azioni ricevute in garanzia quando il debitore non adempie.
I contra� di assistenza finanziaria s�pula� senza autorizzazione sono inefficaci, perché realizza� in
violazione di un limite legale; mentre l'acce�azione in garanzia di azioni proprie è nulla per violazione di
norma impera�va inderogabile.

Le partecipazioni reciproche
Le partecipazioni reciproche fra società di capitali danno luogo a pericoli di cara�ere patrimoniale e
amministra�vo. Pericoli che si accentuano quando fra le due società intercorre un rapporto di controllo,
dato che la controllata può facilmente subire le dire�ve della controllante nella scelta dei propri
inves�men� azionari e nell’esercizio del voto.
Nel caso della so�oscrizione reciproca del capitale due società si cos�tuiscono o aumentano il capitale
sociale so�oscrivendo l’una il capitale dell’altra, creando una mol�plicazione illusoria di ricchezza, cioè
aumenta il capitale sociale nominale, mentre resta invariato il capitale reale. Nel contempo ciascuna delle
due società dispone di un pacche�o di vo� da ges�re nell’altra.
Al contrario, l’acquisto reciproco di azioni lascia inalterato il capitale nominale, ma determina una riduzione
dei rispe�vi capitali reali. Questo processo determina un indire�o rimborso dei conferimen� degli azionis�
delle due società (la società A rimborsa i soci della società B e viceversa), con effe� incrocia� del tu�o
iden�ci a quelli cui dà luogo l’acquisto di azioni proprie.
In merito, l'a�uale disciplina stabilisce che:
• l’acquisto reciproco di azioni è possibile senza alcun limite quando fra le due società non intercorre
un rapporto di controllo e nessuna delle due è quotata in borsa.
• Se l’incrocio è realizzato fra società controllante e sue controllate, l’acquisto da parte della società
controllata è considerato come effe�uato dalla controllante stessa; è perciò assogge�ato alle
limitazioni previste per l’acquisto di azioni proprie (le somme impiegate per l'acquisto non
possono
eccedere gli u�li o le riserve; possono essere acquistate solo azioni interamente liberate;
l'acquisto deve essere autorizzato dall'assemblea ordinaria della controllata con la specificazione delle
richieste; il valore nominale delle azioni non può eccedere la quinta parte del capitale sociale della
controllante, qualora sia quotata in borsa; la società controllata non può esercitare il diri�o di voto nelle
assemblee della controllante). Le azioni o quote acquistate in violazione di tali condizioni devono essere
alienate entro un anno dal loro acquisto. In mancanza, la società controllante deve procedere al loro

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annullamento e alla corrispondente riduzione del capitale sociale, fermo restando il diri�o al rimborso del
valore delle azioni annullate riconosciuto alla società controllata.
• Se invece, l'incrocio è realizzato tra due società, con azioni quotate in borsa, tra le quali non
sussiste alcun rapporto di controllo sono applica� solo limi� quan�ta�vi agli incroci azionari: se la
società partecipata è un piccola o media impresa (PMI), l'incrocio non può superare il 5% del
capitale con diri�o al voto; se è diversa da una PMI, il te�o è il 2%.
Qualora non siano rispe�a� i limi�, la società eccedente:
Non può esercitare il diri�o di voto per le azioni possedute in eccedenza;
deve alienare l'eccedenza entro un anno;
in caso di mancata alienazione, la sospensione del diri�o di voto si estende all'intera partecipazione; Se il
voto viene ugualmente esercitato, le delibere sono annullabili e l'impugnazione può essere disposta anche
dalla Consob.

NB. Tale disciplina si preoccupa di frenare gli abusi di cara�ere amministra�vo, ma non è sensibile al rischio
di annacquamento dei patrimoni, tanto è vero che, in questo caso, nell'acquisto è possibile impiegare anche
somme ecceden� agli u�li e alle riserve.

CAPITOLO QUINDICESIMO – I GRUPPI DI SOCIETÁ

Il fenomeno di gruppo. I problemi


Le s.p.a. sono libere di so�oscrivere o acquistare azioni o quote di altre società di capitali e l'assunzione di
partecipazione è lo strumento principale, ma non esclusivo, che realizza il fenomeno dei gruppi di società.
Il gruppo di società è un’aggregazione di imprese societarie, formalmente autonome ed indipenden� l’una
dall’altra, ma assogge�ate tu�e ad una direzione unitaria. Tu�e infa�, sono so�o l’influenza di un’unica
società dominate, che le controlla e dirige secondo un disegno unitario la loro a�vità di impresa, per il
perseguimento di uno scopo unitario (interesse di gruppo).
Il gruppo di società, fenomeno largamente diffuso, combina i vantaggi dell’unità economica della grande
impresa con quelli offer� dall’ar�colazione in più stru�ure formalmente dis�nte e autonome: snellezza
opera�va e autonomia decisionale; delimitazione e separazione del rischio d’impresa (tradizionale
affermazione: il gruppo di società è un'unica impresa so�o il profilo economico e più imprese so�o il profilo
giuridico).
I gruppi possono essere a catena (la società capogruppo A controlla e dirige la società B, che a sua volta
controlla e dirige la società C) o a raggiera (la capogruppo A controlla e dirige contemporaneamente tu�e le
altre società).
Il fenomeno dei gruppi può rappresentare un pericolo per l’ordinato funzionamento dell’economia di
mercato. Da qui l’esigenza di definire una specifica disciplina idonea a realizzare un equilibrio fra unità
economica e pluralità giuridica di tali aggregazioni.

La disciplina deve soddisfare tre esigenze:


• assicurare un’adeguata informazione sui collegamen� di gruppo, sui rappor� commerciali e
finanziari fra società del gruppo, sul bilancio del gruppo;
• evitare che eventuali intrecci di partecipazioni alterino l’integrità patrimoniale delle società
coinvolte e il corre�o funzionamento degli organi decisionali della capogruppo;
• evitare che le scelte opera�ve delle singole società del gruppo pregiudichino le aspe�a�ve di quan�
fanno affidamento esclusivamente sulla consistenza patrimoniale e sui risulta� economici di quella
determinata società.

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Società controllate e direzione unitaria
È società controllata la società che si trova, dire�amente o indire�amente, so�o l’influenza dominante di
altra società (controllante), che ne indirizza l'a�vità (art. 2359 cc).
Tu�avia, il controllo societario può assumere diverse forme.
• È società controllata anche quella in cui un’altra società dispone della maggioranza dei vo�
esercitabili nell’assemblea ordinaria, cioè dispone di più della metà delle azioni con diri�o di voto
nelle assemblee ordinarie.
• Inoltre, si può considerare società controllata anche la società in cui un’altra società dispone di vo�
sufficien� per esercitare un’influenza dominante nell’assemblea ordinaria.
In ques� casi il rapporto di controllo fonda sulla partecipazione al capitale.
• Infine, sono controllate anche quelle società so�o l’influenza dominante di un’altra società in virtù
di par�colari vincoli contra�uali con essa (controllo contra�uale).
Inoltre, il controllo azionario può essere anche indire�o: se A controlla B che a sua volta controlla C,
quest’ul�ma si considera controllata indire�amente da A.
Tu�avia, l’esistenza di un rapporto di controllo societario non è sufficiente per affermare che si è in presenza
di un gruppo di società, ma fa presumere la direzione unitaria delle società.
Infine, dalle società controllate vanno tenute dis�nte le società collegate: quelle società sulle quali un’altra
società esercita un’influenza notevole, ma non dominante (cioè nell’assemblea ordinaria può essere
esercitato almeno un quinto dei vo�, o un decimo se la società partecipata ha azioni quotate in merca�
regolamenta�).

La disciplina dei gruppi


In merito ai gruppi di società, tu�'oggi manca una specifica disciplina: tu�avia, al rapporto di controllo
societario sono applicate sia le norme che regolano il rapporto fra società controllante e società controllata,
sia quelle rela�ve all'esercizio dell'a�vità di direzione e coordinamento su altre società.
La disciplina a�uale prevede un’apposita sezione nel registro delle imprese nella quale sono iscri� le società
o gli en� che esercitano a�vità di direzione e coordinamento e le società so�oposte alla stessa. Gli
amministratori che ome�ono l'iscrizione o mantengono la soggezione cessata, sono responsabili dei danni
arreca� ai soci e ai terzi per la mancata conoscenza dei fa� reali.
Inoltre, in presenza di una situazione di controllo, sca�ano limitazioni e divie� a carico delle società
controllate, che ridimensionano i pericoli di alterazione dell’integrità patrimoniale della capogruppo ed
inquinamento del funzionamento dei suoi organi. La disciplina oggi, limita al 10% del capitale della
controllante le azioni che possono essere possedute dalle società facen� parte di uno stesso gruppo e
inibisce alle controllate l’esercizio del diri�o di voto anche per le azioni legi�mamente possedute.
Infine, sono anche sanci� specifici obblighi di informazione contabile sia a carico della società controllante,
sia a carico delle società controllate (rappor� finanziari, risulta� economici, ecc), disciplina completata con
l'introduzione del bilancio consolidato di gruppo: che consente di conoscere la situazione patrimoniale,
finanziaria ed economica del gruppo considerato unitariamente.

La tutela dei soci e dei creditori delle società controllate


La riforma del 2003 ha introdo�o forme di tutela degli azionis� esterni e dei creditori delle società
controllate contro possibili abusi della controllante, che induca le prime al compimento di a� vantaggiosi
per il gruppo considerato unitariamente, ma pregiudizievoli per il proprio patrimonio (ad es. acquisto a

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prezzi vistosamente superiori a quelli del mercato di prodo� della capogruppo, vendita so�ocosto di propri
prodo� alla stessa, ecc).
Il nostro ordinamento in merito, resta saldo sul principio cardine della dis�nta sogge�vità e della formale
indipendenza giuridica delle società del gruppo.
L’indipendenza formale esclude la responsabilità della capogruppo per le obbligazioni assunte dalle
controllate in a�uazione della poli�ca di gruppo, ma al contempo impedisce alla stessa (la capogruppo) di
imporre legi�mamente il compimento di a� che contras�no con gli interessi delle società figlie,
separatamente considerate. In merito, al fine di tutelare il perseguimento dell'interesse di gruppo e quello
delle società controllate, è stabilito che le decisioni (dell’assemblea o degli amministratori) delle società
controllate ispirate da un interesse di gruppo devono essere adeguatamente mo�vate.
Inoltre, esiste una specifica disciplina per i finanziamen� concessi alle società controllate dalla
capogruppo, al fine di evitare che un eccessivo indebitamento danneggi gli altri creditori sociali: il rimborso
di tali finanziamen� infragruppo è subordinato rispe�o al soddisfacimento degli altri creditori; e se la
società fallisce, entro un anno dal rimborso, la somma deve essere res�tuita.
Infine, la società capogruppo è tenuta ad indennizzare dire�amente azionis� e creditori delle società
controllate per i danni scaturi� dall'a�uazione delle dire�ve di gruppo lesive del proprio patrimonio.
Le società che violano i principi di corre�a ges�one societaria e imprenditoriale delle società sogge�e alla
loro a�vità di direzione e coordinamento sono dire�amente responsabili nei confron� dei soci (per il
pregiudizio arrecato al valore della partecipazione sociale), e dei creditori sociali (per la lesione cagionata
all’integrità del patrimonio sociale).
Inoltre, rispondono in solido con la capogruppo, sia coloro che abbiano preso parte al fa�o lesivo, sia coloro
che ne abbiano consapevolmente tra�o beneficio.
Ulteriore novità significa�va introdo�a dalla riforma del 2003 è il diri�o di recesso dei soci di una società
controllata non quotata in presenza di even� riguardan� la società capogruppo, ma che di riflesso
determinano un mutamento delle originarie condizioni di rischio dell’inves�mento nelle controllate. Tale
diri�o, inoltre è riconosciuto quando la capogruppo delibera una trasformazione che comporta il
mutamento del suo scopo sociale o un cambiamento dell’ogge�o sociale tale da alterare in modo sensibile
e dire�o le condizioni economiche e patrimoniali della società controllata.

Il gruppo insolvente
Tu�'oggi, manca ancora una disciplina del gruppo insolvente e nessuna disciplina è de�ata in caso di
fallimento di una società appartenente ad un gruppo. Tu�avia, può trovare applicazione generale la regola
enunciata per l’amministrazione straordinaria delle grandi imprese insolven�, la quale dispone che “in
caso di direzione unitaria del gruppo, gli amministratori delle società che hanno abusato di tale direzione
rispondono in solido con gli amministratori della società dichiarata insolvente dei danni da questa
cagiona� alla società stessa.
Gli amministratori della società dominante quindi, sono coinvol� nella responsabilità degli amministratori
delle società controllate.

CAPITOLO SEDICESIMO – L'ASSEMBLEA

I modelli organizza�vi
La s.p.a. è cara�erizzata da tre dis�n� organi:
• l’assemblea dei soci, ha funzioni esclusivamente delibera�ve (decisioni di maggior rilievo della vita
sociale);
• organo amministra�vo, che si occupa della ges�one dell’impresa sociale; gli amministratori inoltre,
hanno la rappresentanza legale della società e danno a�uazione alle deliberazioni dell’assemblea;

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• l’organo di controllo interno, con funzioni di controllo sull’amministrazione della società.
Per quanto riguarda l’amministrazione e il controllo il codice prevedeva un unico sistema basato su due
organi di nomina assembleare: l’organo amministra�vo e il collegio sindacale, che svolgeva anche funzioni
di controllo contabile. Con la riforma del 2003 invece, il controllo contabile è stato affidato ad un organo di
controllo esterno alla società: revisore contabile o società di revisione.

La riforma inoltre, ha introdo�o altri due sistemi alterna�vi tra i quali la società può scegliere:
• il sistema dualis�co (ispirazione tedesca): amministrazione e controllo sono esercita� da un
consiglio di sorveglianza, di nomina assembleare, e da un consiglio di ges�one (nominato dal
consiglio di sorveglianza);
• il sistema monis�co (ispirazione anglosassone): amministrazione e controllo esercita�
rispe�vamente dal consiglio di amministrazione (nominato dall’assemblea) e da un comitato per il
controllo sulla ges�one, cos�tuito al suo interno, i cui membri devono essere dota� dei requisi� di
indipendenza e professionalità.

Nozioni e dis�nzioni
L’assemblea è l’organo composto dalle persone dei soci ed ha la funzione di formare la volontà della società
nelle materie riservate alla sua competenza dalla legge o dall'a�o cos�tu�vo.
È un organo collegiale che decide secondo il principio maggioritario, o meglio, in base alla maggioranza di
capitale. La volontà dei soci riuni� in assemblea vale come volontà della società e vincola tu� i soci, anche
se assen� o dissenzien�, purché siano state rispe�ate le norme che regolano il procedimento assembleare.
A seconda dell'ogge�o delle deliberazioni, l'assemblea si dis�ngue in ordinaria e straordinaria.
Nelle assemblee che ado�ano il sistema tradizionale o monis�co, l’assemblea ordinaria:
• approva il bilancio;

• nomina e revoca gli amministratori, i sindaci e i presiden� del collegio sindacale;


• determina il compenso degli amministratori e dei sindaci (e delibera sulle loro responsabilità);
• delibera sulle autorizzazioni eventualmente richieste dallo statuto per il compimento di a� degli
amministratori;
• approva l’eventuale regolamento dei lavori assembleari.
Più ristre�e sono le competenze dell’assemblea ordinaria nelle società che optano per il sistema dualis�co.
L’assemblea, in sede straordinaria, delibera:
• sulle modifiche dello statuto;
• sulla nomina, sulla sos�tuzione e sui poteri dei liquidatori;
• su ogni altra materia espressamente a�ribuita dalla legge alla sua competenza.
Inoltre, diversi sono i quorum cos�tu�vi e delibera�vi richies� per l’assemblea ordinaria e quella
straordinaria. Per evitare che l’assenteismo degli azionis� impedisca di deliberare, tra l'altro è prevista una
seconda convocazione con quorum inferiori, per l’assemblea sia ordinaria che straordinaria.
Infine, l'assemblea è unica quando la società ha emesso solo azioni ordinarie; mentre nelle società che
hanno emesso diverse categorie di azioni, all’assemblea generale si affiancano delle assemblee speciali, alle

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quali, se le azioni sono quotate, si applica la disciplina dell'assemblea degli azionis� di risparmio, se non
sono quotate, quella per l'assemblea straordinaria.

Il procedimento assembleare
La convocazione dell’assemblea è di regola decisa dall’organo amministra�vo ogni qualvolta lo ri�ene
opportuno.
Tu�avia, gli amministratori sono obbliga� a convocare l’assemblea in una serie di casi:
• devono convocarla almeno una volta all’anno, entro il termine stabilito dallo statuto, che comunque
non può essere superiore a 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio, per consen�re l’approvazione del
bilancio;
• devono convocarla senza ritardo quando ne è fa�a richiesta da tan� soci che rappresentano almeno
il 10% del capitale sociale. Nella domanda, da presentare entro 10 gg, devono essere indica� gli
argomen� da tra�are. Se gli amministratori non provvedono, l’assemblea è convocata con decreto
dal tribunale, previo consulto con l'organo amministra�vo e di controllo della società.
La convocazione dell’assemblea poi, deve essere disposta dal collegio sindacale ogni qualvolta la
convocazione sia obbligatoria e gli amministratori non vi abbiano provveduto.
Nelle società quotate, l'assemblea può essere convocata anche da solo 2 membri effe�vi del collegio
sindacale, non meno di 30 giorni prima, mediante sito internet della società o altre modalità fissate dal
Consob; mentre nelle società non quotate, la convocazione è effe�uata mediate avviso pubblicato sulla
Gazze�a Ufficiale della Repubblica o in un quo�diano indicato dallo statuto, o ancora mediante comunicato
ai soci almeno 8 giorni prima.
L’avviso di convocazione dell’assemblea deve contenere l’indicazione del giorno, dell’ora e del luogo
dell’adunanza, nonché l’elenco delle materie da tra�are (ordine del giorno).
Anche in assenza di convocazione, l’assemblea è regolarmente cos�tuita quando è rappresentato l’intero
capitale sociale e partecipa all’assemblea la maggioranza dei componen� degli organi amministra�vi e di
controllo (assemblea totalitaria). In tal caso, gli assen� devono essere informa� tempes�vamente sulle
deliberazioni; e siccome in assemblea totalitaria si può deliberare su qualsiasi argomento, ciascuno degli
intervenu� può opporsi alla discussione su argomen� verso i quali non si ri�ene adeguatamente informato,
impedendo che si arrivi a deliberare.
L’assemblea è presieduta dalla persona indicata dallo statuto o, in mancanza, da quella ele�a con il voto
della maggioranza dei presen�; il presidente assicura che l’assemblea si svolga in modo ordinato e nel
rispe�o delle norme che ne regolano l’a�vità.
Inoltre, i soci che raggiungono un terzo del capitale sociale rappresentato in assemblea, possono chiedere e
o�enere il rinvio dell’adunanza di non oltre 5 giorni, dichiarando di non essere sufficientemente informa�
sugli argomen� pos� in discussione. Per evitare ostruzionismo delle minorane, il rinvio può essere
esercitato solo una volta per lo stesso ogge�o.
Le delibere assembleari cos�tuiscono il verbale (data dell’assemblea, iden�tà dei partecipan�, modalità e
risultato delle votazioni), per cui deve essere so�oscri�o dal presidente e dal segretario o dal notaio, nel
caso delle assemblee straordinarie. I verbali devono poi essere trascri� nel libro delle adunanze e delle
deliberazioni dell'assemblea, a cura degli amministratori.

Cos�tuzione dell’assemblea. Validità delle deliberazioni


Le deliberazioni per essere approvate devono conseguire il voto favorevole della maggioranza dei soci
prevista dalla legge o dallo statuto.
In merito, si definisce quorum cos�tu�vo la parte del capitale sociale che deve essere rappresentata in
assemblea, perché questa sia regolarmente cos�tuita e possa iniziare i lavori.
Si definisce invece, quorum delibera�vo la parte del capitale sociale che si deve esprimere a favore di una
determinata deliberazione perché questa sia approvata.

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L’assemblea ordinaria in prima convocazione è regolarmente cos�tuita quando i soci rappresentano
almeno la metà del capitale sociale con diri�o di voto e delibera col voto favorevole della metà più uno
delle azioni (maggioranza assoluta).
Per l’assemblea ordinaria di seconda convocazione invece, non è previsto nessun quorum cos�tu�vo; e può
validamente deliberare qualunque sia la parte del capitale rappresentata in assemblea. Le delibere sono
approvate con il voto favorevole della maggioranza delle azioni che hanno preso parte alla votazione.
Per l’assemblea straordinaria in prima convocazione non è espressamente previsto un quorum
cos�tu�vo, anche se lo stesso risulta indire�amente dal fa�o che il quorum delibera�vo è rappresentato
da aliquote dell’intero capitale sociale con diri�o di voto e non del solo capitale intervenuto in assemblea
(come per l’assemblea ordinaria).
L’assemblea straordinaria di seconda convocazione è regolarmente cos�tuita con la partecipazione di oltre
1\3 del capitale sociale e delibera col voto favorevole di almeno i 2\3 del capitale rappresentato in
assemblea.
Inoltre, per le società quotate il quorum cos�tu�vo minimo è almeno la metà del capitale sociale in prima
convocazione e più di un terzo in seconda convocazione. I quorum delibera�vi, sia in prima che in seconda
convocazione, sono di almeno i due terzi del capitale rappresentato in assemblea. Tu�avia, se lo statuto
non dispone diversamente, l'a�uale disciplina per le società quotate stabilisce che le assemblee si tengano
in unica convocazione con maggioranze più basse, in modo da evitare che le convocazioni iniziali vadano
deserte per poter applicare le regole della seconda convocazione.
Lo statuto può modificare solo in aumento le maggioranze previste. Infine, è consen�to che lo statuto
preveda convocazioni ulteriori, alle quali si applicano le disposizioni della seconda convocazione.

Il diri�o di intervento. Il diri�o di voto


In assemblea possono intervenire - insieme ad amministratori, sindaci, rappresentante comune degli
azionis� di risparmio e degli azionis� – coloro a cui spe�a il diri�o di voto (gli azionis� con diri�o di voto e
i sogge� che pur non essendo soci hanno il diri�o di voto, come l’usufru�uario o il creditore pignora�zio).
Il diri�o di intervento compete anche al socio che ha dato le proprie azioni in pegno o in usufru�o.
Nelle società non quotate la condizione che legi�ma l'intervento in assemblea, deve sussistere nel giorno
stesso dell'adunanza. Nelle società quotate invece, la legi�mazione ad intervenire in assemblea si
determina immodificabilmente con riferimento al termine della giornata contabile, se�e giorni prima
dell'adunanza (c.d. Data di registrazione – record date).
Lo statuto può consen�re l’intervento in assemblea mediante mezzi di telecomunicazione o mediante
l’espressione del voto per corrispondenza. Chi esprime il voto per corrispondenza si considera intervenuto
all’assemblea.

La rappresentanza in assemblea
Gli azionis� possono partecipare all’assemblea sia dire�amente che a mezzo di rappresentante.
L’is�tuto di rappresentanza in assemblea consente la partecipazione indire�a dei piccoli azionis� alla vita
della società e agevola il raggiungimento delle maggioranze assembleari nelle società con diffuso
assenteismo dei soci. Nel contempo, è però un is�tuto che può prestarsi ad abusi, in quanto a�raverso un
rastrellamento delle deleghe, i gruppi di comando o gli amministratori possono rafforzare le proprie
posizioni.
A tal proposito, il codice stabilisce che la delega deve essere conferita per iscri�o e deve contenere il nome
del rappresentante e di un suo eventuale sos�tuto, se si tra�a di società non quotate.
La delega è sempre revocabile.
Divie� sogge�vi: la rappresentanza non può essere conferita ai membri degli organi amministra�vi e di
controllo e ai dipenden� della società, influenza� dalle rispe�ve posizioni.

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Inoltre, per quanto riguarda le società non quotate: la stessa persona non può rappresentare più di ven�
soci; se invece, si tra�a di società quotate, non più di cinquanta (cap. sociale – 5 milioni), cento (cap. sociale
- 25 milioni) o duecento soci ( cap. sociale +25milioni) a seconda del capitale sociale. Con la riforma del
2003, per le società quotate è stata prevista la regola secondo cui la rappresentanza può essere conferita
solo per singole assemblee, sia pure con effe�o per le convocazioni successive. Inoltre, sempre in
riferimento a tale categoria di società, la riforma del 1998 ha introdo�o gli is�tu� della sollecitazione e della
raccolta delle deleghe.
La sollecitazione è la richiesta del conferimento di deleghe di voto rivolta a più di 200 azionis� da parte di
uno o più commi�en� (c.d. promotori), che richiedono, mediante un prospe�o o un modulo di delega,
l’adesione a specifiche proposte di voto, supportata da informazioni idonee a consen�re all'azionista di
assumere una decisione consapevole.
La raccolta di deleghe è la richiesta di conferimento di deleghe effe�uata da associazioni di azionis�
esclusivamente nei confron� dei propri associa� che comunque, non sono tenu� a conferire la delega.
La Consob stabilisce regole di trasparenza e corre�ezza nello svolgimento di ques� due is�tu�; la delega
rilasciata deve contenere istruzioni di voto ed è liberamente revocabile.

Limi� all’esercizio del voto. Il confli�o di interessi


Con l’esercizio del diri�o di voto il socio concorre alla formazione della volontà sociale in proporzione del
numero di azioni possedute.
L’esercizio del diri�o di voto è rimesso all’apprezzamento discrezionale del socio, il quale deve esercitarlo
senza arrecare danno, anche solo potenziale, al patrimonio sociale.
Infa�, le deliberazioni assembleari, regolarmente ado�ate, sono annullabili solo se la maggioranza sia
ispirata esclusivamente ad interessi extra sociali, danneggiando la società.
Se invece, un azionista, in una determinata delibera, ha un interesse personale contrastante con quello della
società, si ha confli�o di interessi.
In questo caso, in base all'art. 2373 cc, la delibera è impugnabile se approvata con il suo voto determinante
e qualora possa arrecare danno alla società (condizione necessaria).
L’ar�colo 2373 comma 2, illustra 2 casi �pici di confli�o di interesse per i quali:
• vieta ai soci amministratori di votare nelle deliberazioni riguardan� la loro responsabilità;
• nel sistema dualis�co, vieta ai soci componen� del consiglio di ges�one di votare nelle deliberazioni
riguardan� la nomina, la revoca o la responsabilità dei consiglieri di sorveglianza.
La disciplina del confli�o di interessi consente di reprimere gli abusi della maggioranza a danno del
patrimonio sociale.

Tu�avia, alcune deliberazioni possono essere ado�ate dalla maggioranza per danneggiare i soci di
minoranza e in tal caso, è prevista l'annullabilità della delibera, per abuso del diri�o di voto; anche se i casi
concre� di applicazione sono molto rari, perché è difficile per il socio di minoranza provare che la delibera
sia stata presa al solo fine di ledere la sua posizione.

I sindaca� di voto
I sindaca� di voto sono accordi (pa� parasociali) con i quali alcuni soci si impegnano a concordare
preven�vamente il modo in cui votare in assemblea.
Possono avere cara�ere occasionale o permanente e, in quest'ul�mo caso, essere a tempo determinato o

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indeterminato. Inoltre, possono riguardare tu�e le delibere o solo una par�colare categoria e possono
stabilire il modo in cui votare all'unanimità o a maggioranza.
I sindaca� di voto danno un indirizzo unitario all’azione dei soci sindacati e se ques� vengono a cos�tuire il
gruppo di comando, il pa�o di sindacato consente di dare stabilità di indirizzo alla condo�a della società.
L’accordo di sindacato consente una migliore difesa dei comuni interessi quando è s�pulato fra i soci di
minoranza.
Di contro, i sindaca� di comando cristallizzano il gruppo di controllo, sopra�u�o se s�pula� a lungo termine
o a tempo indeterminato. Con i sindaca� di comando il procedimento assembleare finisce con l’essere
rispe�ato solo verbalmente, dato che di fa�o, le decisioni vengono prese prima e fuori dell’assemblea.
Il sindacato di voto è produ�vo di effe� solo fra le par� e non nei confron� della società, perciò il voto dato
in assemblea resta valido anche se espresso in violazione degli accordi di sindacato, in tal caso il socio è
tenuto a risarcire i danni arreca� agli altri aderen� al pa�o.
I pa� parasociali sono sogge� ad un par�colare regime di pubblicità, diverso fra società quotate e non
quotate che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio. Per queste ul�me, i pa� parasociali devono
essere comunica� alle società e dichiara� in apertura di assemblea; la dichiarazione deve essere trascri�a
nel verbale depositato nell'ufficio del registro delle imprese. L’omessa dichiarazione è sanzionata con la
sospensione del diri�o di voto. Nelle società quotate invece, devono essere comunica� alla Consob,
pubblica� per estra�o sulla stampa quo�diana e deposita� presso il registro delle imprese. La violazione di
tali obblighi di trasparenza comporta la nullità dei pa� e la sospensione del diri�o di voto rela�vo alle azioni
sindacate.

Le deliberazioni assembleari invalide


L’invalidità delle delibere assembleari può essere determinata dalla violazione di norme che regolano il
procedimento assembleare o da vizi di contenuto della delibera.
Il Codice del 1942 presentava la nullità come sanzione eccezionale prevista solo per le delibere aven�
ogge�o impossibile o illecito; mentre, i vizi di procedimento producevano soltanto all’annullabilità della
delibera. Tra l'altro, decorso il termine di tre mesi concesso per l’impugna�va, la delibera non era più
contestabile.
Tu�avia, le scelte fa�e dal legislatore non sembravano tutelare il rispe�o della legalità, ecco perché in
ambito giudiziario si è dato vita alle c.d. delibere inesisten�, cioè delibere mancan� dei requisi� minimi al
punto da precludere la possibilità stessa di qualificare l’a�o come delibera assembleare, determinando la
nullità radicale.
Tale prassi però, aveva finito per sos�tuire un sistema legisla�vo basato sulla certezza del diri�o con uno
giurisprudenziale in cui l'incertezza regnava sovrana.
La riforma del 2003 infa�, introduce una disciplina il cui obie�vo di fondo è quello di porre fine alla
categoria delle delibere inesisten�, ribadendo che l'annullabilità cos�tuisce la regola per le delibere
assembleari invalide, cioè assunte non in conformità della legge o dello statuto; mentre la nullità è prevista
tassa�vamente nei casi sanci� dall'art. 2379 codice civile.
Possono determinare l’annullabilità delle delibere:
• la partecipazione all’assemblea di persone non legi�mate (se tale partecipazione sia stata
determinante per la cos�tuzione dell’assemblea);
• l’invalidità dei singoli vo� o il loro errato conteggio (se determinan� per il raggiungimento della
maggioranza);
• l’incompletezza o inesa�ezza del verbale (quando impediscono l’accertamento del contenuto, degli
effe� e della validità della delibera).
L’impugna�va può essere proposta dai soci assen�, dissenzien� o astenu�, amministratori, consiglio di
sorveglianza e collegio sindacale e in alcuni casi, tassa�vamente previs�, anche dalla Consob, dalla Banca
d'Italia e dall'Ivass (non sono legi�ma� all’impugna�va i soci che hanno votato a favore della delibera).
Inoltre, per l'impugna�va gli azionis� con diri�o di voto devono rappresentare almeno l'uno per mille del
capitale sociale nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio ed il 5% per le altre.

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I soci non legi�ma� all’impugna�va possono chiedere il risarcimento dei danni dovu� dalla non conformità
della delibera (entro 90 gg dalla deliberazione, dal deposito o iscrizione nel registro delle imprese; Il termine
aumenta a 180 gg se ad impugnare è Consob, banca d'Italia e Ivass).
L’azione di annullamento è proposta davan� al tribunale del luogo dove la società ha sede.
I soci impugnan� devono dimostrare al tempo dell'impugnazione di essere possessori del numero di azioni
richiesto, in caso contrario il giudice può procedere solo ad un eventuale risarcimento danni, se richiesto.
L’annullamento ha effe�o per tu� i soci ed obbliga gli amministratori a prendere i provvedimen�
conseguen� so�o la propria responsabilità. Restano salvi i diri� acquista� in buona fede dai terzi in base
ad a� compiu� in esecuzione della delibera.

Le deliberazioni nulle
I casi di nullità delle delibere sono sta� accresciu� rispe�o alla disciplina previgente.
La delibera è nulla solo nei tre casi indica� dall’art. 2379:
• illiceità o impossibilità dell’ogge�o (oppure quando ha ogge�o lecito ma contenuto illecito);
• mancata convocazione dell’assemblea (non si ha nullità della delibera nel caso di irregolarità
dell’avviso);
• mancanza del verbale: il verbale non si considera mancante se con�ene la data della deliberazione
e il suo ogge�o ed è so�oscri�o; inoltre la nullità per mancanza del verbale può essere sanata
mediante verbalizzazione eseguita prima dell’assemblea successiva.
La nullità delle delibere assembleari può essere fa�a valere da chiunque vi abbia interesse e può essere
rilevata anche d'ufficio dal giudice. L’azione di nullità decade dopo tre anni, dall'iscrizione o dal deposito nel
registro delle imprese se vi è sogge�a, o dalla trascrizione nel libro delle adunanze; mentre, per le delibere
che modificano l'ogge�o sociale prevedendo a�vità illecite o impossibili non è previsto alcun termine di
decadenza.
Anche la dichiarazione di nullità non pregiudica i diri� acquista� in buona fede dai terzi e non può essere
esperita se la delibera è sos�tuita con un’altra conforme alla legge.

CAPITOLO DICIASSETTESIMO – AMMINISTRAZIONE. CONTROLLI

I sistemi di amministrazione e controllo


La riforma del 2003 ha previsto tre sistemi di amministrazione e controllo:
• il sistema tradizionale, basato sulla presenza di due organi di nomina assembleare: l’organo
amministra�vo e il collegio sindacale con funzioni circoscri�e al controllo sull'amministrazione. Il
controllo contabile è affidato ad un organo esterno: al revisore contabile o società di revisione;
• il sistema dualis�co, che prevede la presenza di un consiglio di sorveglianza di nomina assembleare,
e di un consiglio di ges�one nominato dal consiglio di sorveglianza;
• il sistema monis�co, nel quale l’amministrazione e il controllo sono esercita� rispe�vamente dal
Consiglio di Amministrazione (nominato dall’assemblea) e da un comitato per il controllo sulla
ges�one, cos�tuito al suo interno, i cui componen� devono presentare i requisi� di professionalità
e indipendenza.
Il sistema tradizionale trova tu�ora applicazione in mancanza di diversa previsione statutaria; mentre il
sistema dualis�co e quello monis�co devono essere espressamente ado�a� in sede di cos�tuzione o di
modifica successiva dello statuto.

• GLI AMMINISTRATORI

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Stru�ura e funzioni dell’organo amministra�vo
Nel sistema tradizionale, la s.p.a. non quotata può avere sia un amministratore unico sia un CdA.
Alle società quotate invece, è imposta l’amministrazione pluripersonale.
Il CdA può essere ar�colato al suo interno con la creazione di uno o più organi delega�, ovvero il comitato
esecu�vo e gli amministratori delega�.
Agli amministratori è affidata in via esclusiva la ges�one dell’impresa sociale e ad essi spe�a compiere tu�e
le operazioni necessarie per l'a�uazione dell'ogge�o sociale.
Per legge infa�, sono inves�� di numerose funzioni:
• deliberare su tu� gli argomen� a�nen� alla ges�one della società che non siano riserva� dalla
legge all’assemblea (cd. Potere gestorio);
• hanno la rappresentanza generale della società, cioè hanno il potere di manifestare all’esterno la
volontà sociale compiendo singoli a� giuridici;
• danno impulso all’a�vità dell’assemblea: la convocano e ne fissano l’ordine del giorno;
• devono curare la tenuta dei libri e delle scri�ure contabili della società e redigere annualmente il
bilancio da so�oporre all’approvazione dell’assemblea;
• devono prevenire il compimento di a� pregiudizievoli per la società.
Queste funzioni vengono esercitate in posizione di formale autonomia rispe�o all’assemblea.

Nomina. Cessazione della carica


I primi amministratori sono nomina� nell’a�o cos�tu�vo; successivamente la loro nomina compete
all’assemblea ordinaria.
Nelle società quotate almeno un amministratore deve essere espresso dalla minoranza e almeno un
componente del CdA deve essere un amministratore indipendente. In entrami i casi, lo statuto deve
prevedere le modalità di nomina, nonché assicurare l'equilibrio tra donne e uomini nella composizione
dell'organo amministra�vo.
Il numero degli amministratori è fissato nello statuto, il quale può anche indicare il numero minimo e
massimo, in tal caso sarà l'assemblea a fissare il numero di volta in volta.
Gli amministratori possono essere o meno soci, ma devono rispondere a specifici requisi� di onorabilità,
professionalità e indipendenza.
Invece, non possono essere amministratori l’interde�o, l’inabilitato, il fallito o chi è stato condannato ad
una pena che comporta l’interdizione, anche temporanea, dai pubblici uffici o l’incapacità a esercitare uffici
dire�vi.
La nomina degli amministratori non può superare i tre esercizi; tu�avia, se l'a�o cos�tu�vo non dispone
diversamente, sono però rieleggibili.
Sono cause di cessazione dall’ufficio prima della scadenza del termine:
• la revoca da parte dell’assemblea;
• la rinuncia da parte degli amministratori;
• la decadenza dall’ufficio, se sopravviene ineleggibilità;

• la morte.
Gli amministratori scadu� rimangono in carica, con pieni poteri, fino all’acce�azione della nomina da parte
dei nuovi amministratori (proroga�o), per evitare che si paralizzi l'a�vità amministra�va.

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Le dimissioni dell’amministratore hanno effe�o immediato se rimane in carica la maggioranza degli
amministratori. In caso contrario, le dimissioni hanno effe�o solo dal momento in cui la maggioranza del
consiglio si è ricos�tuita, in seguito all’acce�azione dei nuovi amministratori.
È de�ata una par�colare disciplina per la sos�tuzione degli amministratori mancan�:
• se rimane in carica più della metà degli amministratori nomina� dall’assemblea, i supers��
provvedono a sos�tuire provvisoriamente quelli venu� meno;
• se viene a mancare più della metà degli amministratori nomina� dall’assemblea, i supers�� devono
convocare l’assemblea per sos�tuire i mancan�;
• se vengono a cessare tu� gli amministratori, il collegio sindacale deve convocare con urgenza
l’assemblea per la ricos�tuzione dell’organo amministra�vo. Nel fra�empo il collegio sindacale non
può compiere gli a� di ordinaria amministrazione.
La nomina e la cessazione della carica degli amministratori è sogge�a ad iscrizione nel registro delle
imprese.

Compenso. Divie�
Gli amministratori hanno diri�o ad un compenso per la loro a�vità, che può consistere anche in una
partecipazione agli u�li della società o nell’a�ribuzione del diri�o di so�oscrivere a prezzo predeterminato
azioni di futura emissione (i c.d. stock op�ons).
Modalità e misura del compenso sono determina� dall’a�o cos�tu�vo o dall’assemblea all’a�o della
nomina. Per gli amministratori inves�� da par�colari cariche invece, il compenso è fissato dal CdA, sen�to
il parere del collegio sindacale.
Tu�avia, lo statuto può prevedere un importo complessivo di remunerazione per tu� gli amministrazioni,
anche quelli a carica par�colare.
Inoltre, per assicurare trasparenza sui compensi, nelle società quotate il CdA so�opone annualmente una
relazione sui compensi già da� o da corrispondere.
Per evitare pericolosi antagonismi e confli� di interessi infine, gli amministratori di s.p.a. non possono
assumere la qualità di soci a responsabilità illimitata in società concorren�, né esercitare un’a�vità
concorrente per conto proprio o altrui, né essere amministratori o dire�ori generali in società concorren�
(divieto di concorrenza).
L’inosservanza del divieto espone l’amministratore alla revoca dall’ufficio per giusta causa e al
risarcimento degli eventuali danni arreca� alla società.

Il consiglio di amministrazione
Il c.d.a. è re�o da un presidente, scelto dallo stesso consiglio scelto fra i suoi membri, qualora non sia stato
già nominato dall'Assemblea. L’a�vità amministra�va quindi, è esercitata collegialmente.
Se lo statuto non prevede diversamente, il Presidente convoca il c.d.a. e ne fissa l’ordine del giorno, ne
coordina i lavori e si assicura che tu� gli amministratori siano adeguatamente informa� sugli argomen�.
Per la validità delle deliberazioni è necessaria la presenza della maggioranza degli amministratori in
carica, salvo che lo statuto non richieda un quorum cos�tu�vo più elevato; mentre le deliberazioni sono
approvate con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei presen� (voto per teste).
Non è ammesso il voto per rappresentanza.
Le deliberazioni ado�ate devono essere riportate nel libro delle adunanze e delle deliberazioni del CdA.
Inoltre, le delibere del CdA non assunte in conformità alla legge e allo statuto possono essere impugnate;
mentre, quando la delibera consiliare lede dire�amente un diri�o sogge�vo del socio, ques� avrà diri�o
di agire giudizialmente per far annullare la delibera. Tu�avia, l'annullamento non pregiudica i diri� già
acquisi� in buona fede dai terzi.

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L’amministratore che in una determinata operazione ha un interesse non necessariamente in confli�o con
quello della società:
• deve darne no�zia agli altri amministratori e al collegio sindacale;
• se si tra�a di amministratore delegato, deve astenersi dal compiere l’operazione;
• il c.d.a. deve adeguatamente mo�vare le ragioni e la convenienza dell'operazione per la società .
La delibera del c.d.a., qualora possa recare danno alla società (danno potenziale), è impugnabile sia
quando l’amministratore interessato ha votato e il suo voto è determinante, sia quando sono sta� viola� gli
obblighi di trasparenza, astensione e mo�vazione. Inoltre, la società può agire contro l’amministratore per
il risarcimento dei danni derivan� dalla sua azione o omissione.
Comitato esecu�vo. Amministratori delega�
Se l’a�o cos�tu�vo o l’assemblea lo consentono, il C.d.A. può delegare le proprie a�ribuzioni ad un
comitato esecu�vo ad uno o più amministratori delega�.
Il comitato esecu�vo è un organo collegiale., le cui decisioni sono ado�ate in riunioni alle quali devono
assistere i sindaci e le deliberazioni devono risultare da un apposito libro delle adunanze.
Gli amministratori delega� (uno o più) invece sono, organi unipersonali, ai quali di regola è affidata la
rappresentanza della società e possono agire disgiuntamente o congiuntamente a seconda da quanto
previsto nello statuto o nell'a�o di nomina.
I membri del comitato esecu�vo e gli amministratori delega� sono designa� dallo stesso C.d.A., che
determina inoltre l’ambito della delega.
Con la concessione della delega larga parte della ges�one corrente della società è svolta dagli organi
delega�, nei quali in fa�o si concentra il potere decisionale. Al fine di favorire la circolazione di informazioni
rela�ve alla ges�one della società, gli organi delega� sono tenu� a riferire periodicamente l'andamento
generale della ges�one e la sua prevedibile evoluzione al C.d.A. e al Collegio Sindacale, che il C.d.A. ha il
potere - dovere di valutare.

La rappresentanza della società


In presenza di un CdA, gli amministratori inves�� di un potere di rappresentanza devono essere indica�
nello statuto o nella deliberazione di nomina, sogge�a a pubblicità legale.
Inoltre, se sono previs� più amministratori con rappresentanza, deve essere specificato se hanno il potere di
agire disgiuntamente o congiuntamente. Di regola, la rappresentanza della società è a�ribuita al
presidente del CdA e/o a uno o più amministratori delega�.
Il potere di rappresentanza degli amministratori è generale e inoltre, hanno anche la rappresentanza
processuale, sia a�va che passiva, della società.
L'a�uale disciplina, rela�va alla rappresentanca organica, fonda su due principi cardine:
• la mancanza di potere rappresenta�vo dovuta all’invalidità dell’a�o di nomina è opponibile ai terzi
in buona fede ;
• la società inoltre, resta vincolata ai terzi anche se gli amministratori hanno violato eventuali
limitazioni volontarie poste ai loro poteri di rappresentanza.
Le limitazioni al potere di rappresentanza che risultano dallo statuto o da una decisione degli organi
competen�, non sono opponibili ai terzi, anche se pubblica�, salvo che si provi che ques� abbiano agito
intenzionalmente a danno della società.
Restano invece, opponibili ai terzi i limi� legali del potere di rappresentanza degli amministratori: es.
amministratore che s�pula un contra�o in confli�o di interessi con la società. Il contra�o sarà annullabile su
richiesta della società, se il confli�o di interessi era conosciuto o riconoscibile dal terzo.
La responsabilità degli amministratori verso al società
Gli amministratori sono responsabili civilmente del loro operato verso la società, verso i creditori sociali e
verso i singoli soci o terzi.
Gli amministratori incorrono in responsabilità verso la società e sono tenu� al risarcimento dei danni dalla
stessa subi� quando non adempiono i doveri ad essi impos� dalla legge o dallo statuto con la diligenza
richiesta dall’incarico; mentre non sono responsabili per i risulta� nega�vi della ges�one che non siano
imputabili a dife�o di normale diligenza nella condo�a degli affari sociali o nell’adempimento degli obblighi
pos� a loro carico.
Se gli amministratori con delega sono diversi, tu� sono responsabili solidalmente.
Inoltre, gli amministratori senza delega risponderanno in solido per culpa in vigilando se, essendo a
conoscenza di a� pregiudizievoli, non hanno fa�o quanto potevano per impedirne il compimento o

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a�enuare le conseguenze dannose. Se la colpa è imputabile solo ad alcuni amministratori, risponderanno in
solido anche gli altri se non abbiano prevenuto l’a�vità dannosa dei primi.
L’esercizio dell’azione di responsabilità contro gli amministratori deve essere deliberato dall’assemblea
ordinaria oppure dal collegio sindacale a maggioranza di due terzi dei suoi componen�.
Così però, in sostanza l’azione sociale di responsabilità è nelle mani del gruppo di comando che ha nominato
gli amministratori, il quale deciderà di agire in giudizio contro gli amministratori solo se viene a mancare il
rapporto fiduciario, a discapito delle minoranze.
Per evitare eventuale inerzia del gruppo di comando, la riforma del 1998 prevista per le sole società con
azioni quotate e poi estesa a tu�e le s.p.a. con la riforma del 2003, ha stabilito che l’azione sociale di
responsabilità può essere promossa anche dagli azionis� di minoranza, purché rappresen�no almeno 1\5
del capitale sociale.
L'azione promossa dalla minoranza è dire�a a reintegrare il patrimonio sociale, per cui ogni corrispe�vo
deve andare a vantaggio della società e non dei soci agen�, ai quali saranno rimborsate solo le spese
giudiziarie.
La responsabilità verso i creditori sociali
Gli amministratori sono responsabili anche verso i creditori sociali. Infa�:
• rispondono per l’inosservanza degli obblighi ineren� alla conservazione dell’integrità del patrimonio
sociale;
• l’azione può essere proposta dai creditori quando il patrimonio sociale risulta insufficiente al
soddisfacimento dei loro credi� (un danno per i creditori infa�, non sussiste fin quando il
patrimonio è capiente).
Il risarcimento danni da parte degli amministratori verrà corrisposto dire�amente ai creditori fino alla
concorrenza del loro credito.
Il danno subito dai creditori è un effe�o riflesso del danno che gli amministratori hanno arrecato al
patrimonio sociale, rendendolo insufficiente a soddisfarli. Ne consegue che se l’azione risarcitoria è già stata
esperita dalla società e il rela�vo patrimonio è stato reintegrato, i creditori non potranno più esercitare
l’azione di loro spe�anza.
La responsabilità verso i singoli soci o terzi
Anche il singolo socio o il terzo che sono sta� dire�amente danneggia� da a� dolosi o colposi degli
amministratori, posso esperire l’azione di responsabilità nei loro confron�, a pa�o che ricorrano due
presuppos�:
• l'a�o illecito deve essere compiuto dagli amministratori nell’esercizio del loro ufficio;
• e deve produrre un danno dire�o (e non riflesso) al patrimonio del singolo socio o del singolo terzo.
(es. falso bilancio, può indurre i soci o un terzo a so�oscrivere un aumento di capitale a prezzo eccessivo;
una dissimulazione dolosa di stato di dissesto della società per indurre una banca a concedere fido).
Dire�ori generali
I dire�ori generali sono dirigen� che svolgono a�vità di alta ges�one dell’impresa sociale. Sono al ver�ce
della gerarchia dei lavoratori subordina� dell’impresa ed operano in rapporto dire�o con gli amministratori,
dando a�uazione alle dire�ve generali loro impar�te. Essi sono perciò inves�� di ampi poteri decisionali,
e di conseguenza sono parifica� agli amministratori so�o il profilo delle responsabilità penali e, se
nomina� dall'assemblea o per disposizione dello statuto, sono sogge� anche alle stesse regole di
responsabilità civile per i compi� loro affida�.
• IL COLLEGIO SINDACALE
Premessa
Il collegio sindacale è l’organo di controllo interno della s.p.a., con funzioni di vigilanza sull’amministrazione
della società.
La riforma del 1974 ha introdo�o per le società quotate anche un controllo contabile esterno da parte di
una società di revisione, dando però vita ad una sovrapposizione di funzioni col collegio sindacale che si è
rivelata scarsamente funzionale.
Con la riforma del 2003 il controllo contabile è stato so�ra�o al collegio sindacale ed è stato a�ribuito ad un
revisore contabile o ad una società di revisione.

Composizione. Nomina. Cessazione


Il collegio sindacale delle s.p.a. non quotate si compone di tre o cinque membri effe�vi, soci o non soci, e
due membri supplen�. Questa stru�ura semirigida, rappresenta un ostacolo nello svolgimento delle sue
funzioni, sopra�u�o nelle grandi società.
Con la riforma del '98 l’ostacolo è stato rimosso per le società quotate: per le quali, l’a�o cos�tu�vo può
determinare liberamente il numero dei sindaci, adeguandolo alla complessità dell’impresa sociale.
Nomina - I primi sindaci sono nomina� nell’a�o cos�tu�vo; i successivi invece, dall’assemblea ordinaria. La
nomina è riconosciuta anche allo Stato o agli en� pubblici se hanno partecipazioni azionarie o ancora, ai
possessori di strumen� finanziari, se previsto dallo statuto.

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Di regola però, i sindaci sono nomina� dallo stesso organo che nomina gli amministratori: questo è un
ulteriore mo�vo di scarsa funzionalità del collegio sindacale, dato che controllan� e controlla� sono
espressione dello stesso gruppo di comando.
Tu�avia, per le sole società quotate (riforma '98) l’a�o cos�tu�vo deve prevedere almeno un membro
effe�vo ele�o dalla minoranza.
Professionalità – La riforma del 2003 inoltre, ha introdo�o i requisi� di professionalità:
• nelle società non quotate, almeno un sindaco effe�vo ed un supplente, devono essere scel� fra gli
iscri� nel registro dei revisori legali; gli altri sindaci, se non iscri� in tale registro invece, devo
essere iscri� o in albi professionali individua� dal Ministro della Gius�zia o fra i professori
universitari di ruolo in materie economiche e giuridiche.
• nelle società quotate invece, i requisi� di onorabilità e professionalità sono fissa� dal Ministero
della Gius�zia e non prevede necessariamente la nomina di sindaci iscri� nel registro dei revisori
legali.
Cause di ineleggibilità – Per assicurare l'indipendenza dei sindaci, l’a�uale disciplina, vieta la nomina a
sindaco: per i paren� o affini fino al quarto grado degli amministratori; e per coloro che sono lega� alla
società da rappor� di natura patrimoniale che appunto, ne comprome�ono l'indipendenza.
Inoltre, sono sogge� alle stesse cause di incompa�bilità previste per gli amministratori e lo statuto può
prevederne di ulteriori.
Il compenso annuale dei sindaci deve essere predeterminato dall’assemblea all’a�o della nomina ed è
invariabile per l’intero periodo di durata del loro ufficio.
I sindaci restano in carica per tre esercizi e sono rieleggibili; tu�avia, i sindaci scadu� restano in carica fino
alla nomina dei nuovi (proroga�o). L’assemblea può revocarli solo se esiste una giusta causa; la delibera di
revoca deve essere approvata dal tribunale, al fine di verificare se ricorre giusta causa.
Mentre cos�tuisce causa di decadenza: il sopraggiungere di una delle cause di ineleggibilità, nonché la
sospensione o la cancellazione dal registro dei revisori. Inoltre, i sindaco decade dall'ufficio anche per
assenteismo ingius�ficato.
In caso di morte, di rinuncia o di decadenza di un sindaco, subentrano automa�camente i supplen� in
ordine di età, che restano in carica fino alla successiva assemblea che provvede alla rela�va nomina.
La nomina e la cessazione dei sindaci è sogge�a a pubblicità legale, per cui deve essere iscri�a nel registro
di impresa a cura degli amministratori.
Il controllo sull’amministrazione
Il collegio sindacale principalmente vigila sull’adeguatezza dell’asse�o organizza�vo, amministra�vo e
contabile ado�ato dalla società e sul suo concreto funzionamento.
Tu�avia, in alcune società, lo statuto può affidare anche la revisione legale dei con� al collegio e in tal caso,
i sindaci devono essere tu� revisori legali.
La vigilanza del collegio sindacale può estendersi in ogni direzione. Infa�, è potere-dovere dei sindaci
intervenire alle riunioni dell’assemblea, del C.d.A. e del comitato esecu�vo, nonché di impugnare le rela�ve
delibere. Il controllo del collegio sindacale sull'amministrazione è globale e sinte�co, le cui modalità sono
rimesse alla discrezione del collegio. Inoltre, per consen�re l'efficace svolgimento della propria a�vità, la
legge prevede numerosi obblighi di comunicazione in capo agli amministratori nei confron� del collegio:
devono riferire tempes�vamente sull’a�vità svolta, sulle operazioni compiute di maggior rilievo economico,
su quelle a rischio di confli�o di interessi.
I sindaci inoltre, hanno il potere-dovere di procedere in qualsiasi momento ad a� di ispezione-controllo,
nonché di chiedere agli amministratori no�zie sull’andamento delle operazioni sociali o su determina�
affari. Il collegio sindacale, previa comunicazione al Presidente del C.d.A. può convocare l’assemblea qualora
ravvisi fa� censurabili di rilevante gravità e vi sia urgente necessita di provvedere; e può promuovere il
controllo giudiziario sulla ges�one qualora abbia il fondato sospe�o di gravi irregolarità. Al contempo, nelle
società quotate la Consob può avviare la medesima procedura nei confron� del collegio sindacale.
• Il funzionamento del collegio sindacale
Il Presidente del collegio sindacale è nominato dall'assemblea e, nelle società quotate, deve essere
prescelto fra i sindaci ele� dalla minoranza.
Il collegio sindacale deve riunirsi almeno ogni 90 giorni ed è regolarmente cos�tuito con la presenza della
maggioranza dei sindaci, mentre delibera a maggioranza assoluta.
Per ogni riunione deve essere reda�o un verbale, so�oscri�o da tu� gli intervenu�, trascri�o nel libro delle
adunanze e delle deliberazioni del collegio sindacale.
I sindaci possono avvalersi di dipenden� e di ausiliari per lo svolgimento di operazioni di ispezione e di
controllo.
Ogni socio può denunciare al collegio sindacale fa� che ri�ene censurabili, il quale ha l'obbligo di tenerne
conto; quando invece, la denuncia proviene da tan� soci che rappresentano il 5% del capitale sociale (il 2%
per società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio), il collegio sindacale deve indagare senza
ritardo e presentare le sue conclusioni all’assemblea.
La responsabilità dei sindaci

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Come gli amministratori, ai sindaci è richiesta professionalità e diligenza per lo svolgimento dell’incarico.
Essi sono responsabili delle verità delle loro a�estazioni e devono conservare il segreto sui fa� e
documen� di cui hanno conoscenza per ragione del loro incarico.
Qualora il danno sia imputabile solamente al loro comportamento, grava su di essi l’obbligo di
risarcimento. Se l’evento dannoso è conseguenza di un comportamento degli amministratori, che i sindaci
avrebbero potuto impedire, ques� ul�mi sono responsabili in solido con gli amministratori.

• IL CONTROLLO CONTABILE

Il sistema
La legge del 1974 già sancì l’affidamento del controllo contabile ad un revisore esterno per tu�e le società
quotate, con la riforma del 2003 si è poi, completato il processo di separazione del controllo
sull’amministrazione dal controllo contabile. Tu�avia, permane un ampio corpo di regole speciali per la
revisione legale esercitata sulle società qualificate come “ente di interesse pubblico”: società emi�en�
azioni o altri strumen� finanziari quota� o diffusi tra il pubblico in maniera rilevante.
Conferimento e cessazione dell'incarico
La revisione legale è esercitata da un revisore legale o da una società di revisione iscri�a nel registro dei
revisori legali dei con� oppure, se previsto dallo statuto, dal collegio sindacale.
Il primo revisore esterno è nominato nell'a�o cos�tu�vo, mentre i successivi dall'assemblea, su proposta
mo�vata dell'organo di controllo. L'assemblea determina anche il corrispe�vo spe�ante al revisore o alla
società di revisione per tu�a la durata dell'incarico.
Il revisore legale o la società di revisione devono essere sogge� indipenden� dalla società controllata;
qualora, nell'esercizio della propria a�vità, i rischi siano di tale rilevanza da comprome�ere l'indipendenza,
il revisore o la società di revisione deve astenersi.
L'incarico dura tre esercizi, ma è rinnovabile senza limi�. Può essere revocato solo per giusta causa, sen�to il
parere del collegio sindacale, e contestualmente alla revoca, l'assemblea delle conferire l'incarico ad un
nuovo revisore. In caso di revoca inoltre, la società deve informare tempes�vamente l'autorità di vigilanza
(Ministero dell'economia; Consob per gli en� di interesse pubblico) fornendo adeguate spiegazioni.
La revisione legale degli en� di interesse pubblico
La revisione legale per en� di interesse pubblico è sogge�a a regole speciali, a tutela dell'interesse generale
alla corre�ezza delle informazioni finanziarie da essi diffuse. I sogge� incarica� alla revisione sono so�o il
potere di vigilanza della Consob, la quale ha il dovere di controllarne l'indipendenza e l'idoneità tecnica.
L'incarico di revisione legale inoltre, è sogge�o al principio di rotazione; dura 9 esercizi, quando è conferito
a società di revisione; 7 esercizi quando è svolto da revisori legali persona fisica. Alla scadenza non può
essere rinnovato, a meno che non siano trascorsi almeno 3 esercizi dalla cessazione dell'incarico.
Ancora, alla società di revisione è fa�o divieto di prestare servizi ulteriori alla società revisionata e tale
divieto, opera anche nei confron� delle società e dei singoli professionis� che fanno parte della stessa rete
societaria (network). La violazione di tali divie� comporta una sanzione amministra�va pecuniaria e
l'eventuale applicazione di ulteriori provvedimen� da parte della Consob, che possono arrivare fino alla
revoca dell'ufficio e alla cancellazione dal registro dei revisori.
Funzioni e responsabilità del revisore dei con�
Funzione principale del revisore è quella di controllare la regolare tenuta della contabilità e di esprimere un
giudizio sul bilancio di esercizio e sul bilancio consolidato (del gruppo).
Il giudizio può essere:
• senza rilievi (il bilancio è conforme alla legge);
• giudizio con rilievi;
• giudizio nega�vo;
• dichiarazione di impossibilità di esprimere il giudizio.
In caso di giudizio nega�vo, impossibilità ad esprimere un giudizio o dubbi significa�vi sulla con�nuità
aziendale, il revisore ha il dovere di informare immediatamente la Consob.
Il rilascio di un giudizio posi�vo invece, modifica sensibilmente la normale disciplina dell’impugna�va della
delibera di approvazione del bilancio.
Il sogge�o incaricato del controllo contabile ha diri�o di o�enere documen� e no�zie u�li per la revisione
e può procedere autonomamente ad accertamen� e controlli. Nelle società quotate e quelle che fanno
appello al mercato del capitale di rischio, la società di revisione deve informare la Consob e il collegio
sindacale dei fa� che ri�ene censurabili.
Il revisore è interamente responsabile per il giudizio espresso sul bilancio consolidato. Tu� i documen�
rela�vi agli incarichi di revisione devono essere conserva� per 10 anni, in modo da consen�re successivi
controlli.
Il sogge�o incaricato del controllo contabile, al pari del collegio sindacale, deve adempiere ai propri doveri
con diligenza e professionalità; è responsabile della verità delle sue a�estazioni ed è tenuto a conservare
il segreto sui fa� e i documen� di cui è venuto a conoscenza nel corso dell'incarico.

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Infine, nei confron� della società, il revisore o la società di revisione rispondono in solido con gli
amministratori per i danni derivan� dall'inadempimento dei loro doveri. L'azione è sogge�a a prescrizione
dopo 5 anni dalla data di emissione della revisione di bilancio.
• I SISTEMI ALTERNATIVI

Il sistema dualis�co
Il sistema dualis�co, di ispirazione tedesca, prevede la presenza di un consiglio di ges�one e di un consiglio
di sorveglianza. Il controllo contabile è affidato ad un revisore contabile o ad una società di revisione.
Il consiglio di ges�one svolge le funzioni proprie del CdA nel sistema tradizionale.
Per quanto riguarda il consiglio di sorveglianza invece, gli sono a�ribuite sia le funzioni di controllo proprie
del collegio sindacale, sia le funzioni di indirizzo della ges�one propria dell’assemblea dei soci (nomina e
revoca dei componen� del consiglio di ges�one e approvazione del bilancio; in più, approvazione delle
operazioni strategiche e dei piani industriali finanziari).
La presenza del consiglio di sorveglianza riduce le competenze dell’assemblea ordinaria: nomina e revoca i
componen� del consiglio di sorveglianza; nomina il revisore; decide sulla distribuzione degli u�li.
I componen� del consiglio di sorveglianza possono essere soci o non soci (non meno di tre). I primi
componen� sono nomina� nell’a�o cos�tu�vo, successivamente dall’assemblea ordinaria. Vi sono requisi�
di eleggibilità e non possono essere ele� i componen� del consiglio di ges�one né coloro che sono lega�
dalla società da un rapporto che ne comprome�a l’indipendenza.
I componen� del consiglio di sorveglianza restano in carica per tre esercizi e sono rieleggibili (revocabili
dall’assemblea anche senza giusta causa).
Le competenze del consiglio di sorveglianza sono le stesse del collegio sindacale nel sistema tradizionale, in
par�colare: riferisce per iscri�o almeno una volta all’anno all’assemblea sull’a�vità di vigilanza svolta, sulle
omissioni e sui fa� censurabili rilevan� ed è des�natario delle denunce dei soci. Ha inoltre poteri e diri� di
informazione nei confron� del consiglio di ges�one e del sogge�o che esercita la revisione dei con�.
Spe�ano inoltre al consiglio di sorveglianza parte delle funzioni dell’assemblea ordinaria: nomina e revoca i
componen� del consiglio di ges�one e ne determina il compenso; approva il bilancio d’esercizio; delibera in
ordine alle operazioni strategiche a ai piani finanziari e industriali della società.
Il presidente del consiglio di sorveglianza è ele�o all’assemblea. I componen� del consiglio di sorveglianza
devono operare con diligenza e sono solidalmente responsabili con i componen� del consiglio di ges�one
per i fa� e le omissioni di ques� quando il danno non si sarebbe prodo�o se avessero vigilato in conformità
dei doveri della loro carica.
Le funzioni del consiglio di ges�one coincidono con quelle del CdA del sistema tradizionale. È cos�tuito da
almeno due componen� (i primi nomina� nell’a�o cos�tu�vo, successivamente dal consiglio di
sorveglianza).
Se nel corso dell’esercizio vengono a mancare uno o più componen� del consiglio di ges�one, il consiglio di
sorveglianza provvede senza indugio alla loro sos�tuzione.
Il sistema monis�co
Il sistema minis�co, di ispirazione anglosassone, si cara�erizza per la soppressione del collegio sindacale.
L’amministrazione e il controllo sono esercita� dal CdA e da un comitato per il controllo sulla ges�one
(cos�tuito da membri del CdA in possesso di requisi� di indipendenza che non siano membri del comitato
esecu�vo e che non svolgano funzioni gestorie). Il comitato svolge le funzioni del collegio sindacale (vigila
sull’adeguatezza della stru�ura organizza�va della società, del sistema di controllo interno e del sistema
amministra�vo e contabile). Il controllo contabile è affidato ad un revisore contabile o ad una società di
revisione.
Al CdA si applicano le disposizioni de�ate per gli amministratori nel sistema tradizionale; si richiede però
che almeno un terzo dei componen� sia in possesso dei requisi� di indipendenza.
Il comitato per il controllo sulla ges�one è des�natario delle denunce dei soci di fa� censurabili e può a sua
volta presentare denuncia al tribunale ove riscontri gravi irregolarità di ges�one potenzialmente dannose.
Il comitato elegge al suo interno il presidente; deve riunirsi almeno entro novanta giorni, è regolarmente
cos�tuito con la presenza della maggioranza dei componen� e delibera a maggioranza assoluta dei presen�.
È evidente che il punto debole di questo sistema consiste nel fa�o che i controllori sono dire�amente
nomina� dai controlla�, siedono insieme a ques� ul�mi e votano nel CdA.
• I CONTROLLI ESTERNI
Il sistema
Accanto al controllo interno e al controllo contabile, l’ordinamento prevede un ar�colato sistema di controlli
esterni sulle s.p.a.
Comune a tu�e le s.p.a. è solo il controllo esterno sulla ges�one esercitato dall’autorità giudiziaria in
presenza di situazioni patologiche che ne alterano il corre�o funzionamento.
Per le società con azioni quotate in borsa e quelle che operano sul mercato mobiliare sono assogge�ate al
controllo della Consob (Commissione Nazionale per le società e la borsa: organo pubblico con poteri

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regolamentari e di controllo finalizza� alla tutela degli inves�tori, nonché alla trasparenza del mercato
mobiliare e delle società che vi operano).
Il controllo giudiziario sulla ges�one
Il controllo giudiziario sulla ges�one delle s.p.a. è una forma di intervento dell’autorità giudiziaria nella vita
delle società, volto a ripris�nare la legalità dell’amministrazione.
Il procedimento può essere a�uato solo se vi è fondato sospe�o di gravi irregolarità nella ges�one da parte
degli amministratori, compiute in violazione dei loro doveri, tali da arrecare danno alla società (irregolare
tenuta della contabilità, redazione di un bilancio falso).
Le gravi irregolarità possono essere denunciate:
dai soci che rappresentano almeno un decimo del capitale sociale (il 5% se si tra�a di società che fa ricorso
al mercato del capitale di rischio); dal collegio sindacale o, nei sistemi alterna�vi, dal corrispondente organo
di controllo; dal PM, nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, o dalla Consob se il
sospe�o di irregolarità riguarda i sindaci, il consiglio di sorveglianza o il comitato di controllo.
Il procedimento, a�vato con la denunzia, si ar�cola in due fasi: la fase istru�oria e i provvedimen�.
La fase istru�oria è dire�a ad accertare l'esistenza delle irregolarità e a individuare i provvedimen� idonei
a rimuoverle. A tal fine, il tribunale ascolta gli amministratori ed i sindaci e può far eseguire un'ispezione.
Tu�avia, il gruppo di comando può evitare l’ispezione ed o�enere dal tribunale la sospensione del
procedimento per un periodo determinato, sos�tuendo amministratori e sindaci con sogge� di adeguata
professionalità, che si a�vano senza indugio per accertare le violazioni e, in caso posi�vo, per eliminarle,
riferendo al tribunale gli accertamen� e le a�vità compiute.
Se quest'ul�mi risultano insufficien� all'eliminazione delle violazioni denunziate ed accertate, il tribunale
può decidere o di disporre gli opportuni provvedimen� provvisori per evitare il ripetersi di irregolarità,
convocando l'assemblea sociale per le deliberazioni conseguen� (che l'assemblea è libera di ado�are o
meno); oppure, nei casi più gravi, nomina revoca gli amministratori ed eventualmente i sindaci e nomina
un amministratore giudiziario.
Poteri e durata in carica dell’amministratore giudiziario sono determina� dal tribunale. L’amministratore
giudiziario ha il potere di proporre l’azione di responsabilità contro amministratori e sindaci, e ha la
rappresentanza della società, ma non può compiere a� ecceden� l'ordinaria amministrazione senza
l'autorizzazione del presidente del tribunale.
Prima della scadenza del suo incarico, l'amm. Giudiziario deve convocare l'assemblea per la nomina dei
nuovi amministratori e sindaci o proporre in alterna�va la liquidazione della società o la sua so�oposizione
ad una procedura concorsuale.
La Consob e informazione societaria
La Consob (commissione nazionale per le società e la borsa) è un organo pubblico di vigilanza sul mercato di
capitali. A�ualmente è una persona giuridica di diri�o pubblico, con sede in Roma e sede secondaria a
Milano. Nata come organo di controllo della borsa e delle società, la Consob è poi, progressivamente
diventata l'organo di controllo dell'intero mercato mobiliare, nonché dei sogge� che operano in borsa e di
ogni operazione di sollecitazione del pubblico risparmio.
Svolge un ruolo centrale per assicurare un’adeguata e veri�era informazione del mercato mobiliare sugli
even� di rilievo che riguardano la vita delle società che fanno appello al pubblico risparmio, in modo da
consen�re agli inves�tori scelte più consapevoli.
I principi cardine dell'informazione societaria sono due:
• Tu�e le società con azioni e obbligazioni diffuse tra il pubblico devono tempes�vamente informare
il pubblico secondo le modalità stabilite dalla Consob, di qualsiasi fa�o la cui conoscenza può
influire sul prezzo degli strumen� finanziari.
• Inoltre, la Consob può chiedere che siano resi pubblici no�zie e documen� necessari per
l’informazione del pubblico o provvedere dire�amente, a spese degli interessa�, in caso di
ino�emperanza.
Tra l'altro, per una serie di operazioni straordinarie (acquisto e cessione dei pacche� azionari; acquisto e
vendita di azioni proprie; fusioni; cessioni ecc) ha previsto specifici obblighi di informazione preven�va.
Inoltre, in merito all'informazione dei documen� contabili periodici impone la tempes�va disposizione al
pubblico. Le informazioni di cui è prescri�a la pubblicazione infine, devono essere depositate presso la
Consob e la società di ges�one del mercato dove avviene la quotazione. In caso di ino�emperanza, può
rendere nota la violazione a discredito dell'emi�ente inadempiente e può impedire la sua quotazione.

CAPITOLO DICIOTTESIMO – IL BILANCIO

Il bilancio di esercizio
La società per azioni deve redigere annualmente il bilancio di esercizio.

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Nozione - Il bilancio di esercizio è il documento contabile che rappresenta la situazione patrimoniale e
finanziaria della società, in modo chiaro, veri�ero e corre�o, alla fine di ciascun esercizio, nonché il
risultato economico dell'esercizio stesso, ovvero u�li consegui� o perdite subite.
È cos�tuito dallo stato patrimoniale, dal conto economico e dalla note integra�va. Inoltre, deve essere
corredato della relazione sulla ges�one degli amministratori, dalla relazione del collegio sindacale e del
revisore contabile.
La sua funzione è quella di accertare periodicamente la situazione patrimoniale (aspe�o sta�co) e la
reddi�vità della società (aspe�o dinamico).
Il bilancio rappresenta per i soci il solo strumento legale di informazione contabile sull’andamento della
società, mentre per i creditori sociali il solo mezzo di conoscenza per comprendere la consistenza del
patrimonio sociale, unica garanzia su cui possono fare affidamento.
I principi cardine della redazione del bilancio sono la chiarezza e la rappresentazione veri�era e corre�a.
Inoltre, la valutazione delle voci di bilancio deve essere fa�a secondo prudenza e nella prospe�va di
con�nuazione dell’a�vità. Nella redazione del bilancio invece, si deve tener conto delle entrate e delle
uscite di competenza dell’esercizio, indipendentemente dalla data dell’incasso o del pagamento (il bilancio
di esercizio è un bilancio di competenza non di cassa). Infine, per il principio di con�nuità, i criteri di
valutazione non possono essere modifica� da un esercizio all’altro, se non in casi eccezionali e con l'obbligo
per gli amministratori di mo�vare la deroga nella nota integra�va e di illustrarne l'influenza, nel rispe�o del
principio di chiarezza.

La stru�ura del bilancio


Il bilancio di esercizio si ar�cola in tre par�, des�nate ad integrarsi reciprocamente:
lo stato patrimoniale, il conto economico e la nota integra�va.
In applicazione del principio di chiarezza sono fissa� i criteri di redazione:
• le singole voci devono essere inserite nello stato patrimoniale e nel contro economico secondo
l’ordine tassa�vamente fissato dalla legge.
• Le voci sono organizzate in grandi categorie omogenee (contraddis�nte da le�ere maiuscole), a
loro volta ar�colate in so�ocategorie (indicate con numeri romani), in voci (numeri arabi) ed in
alcuni casi anche in so�ovoci (le�ere minuscole), al fine di creare un sistema di voci chiaro, ordinato
e facilmente comprensibile.
• Per ogni voce dello stato patrimoniale e del conto economico deve essere indicato l’importo
dell’esercizio precedente.
• È vietato il compenso di par�te, cioè la somma algebrica di cos� e ricavi che, per legge, devono
essere iscri� dis�ntamente.
Il bilancio deve essere reda�o in unità di euro, senza cifre decimali.
Le società che non superano determinate dimensioni possono ricorrere alla redazione del bilancio in forma
abbreviata (rido�o numero di voci per lo stato patrimoniale e il conto economico e meno indicazioni nella
nota integra�va).
Lo stato patrimoniale rappresenta la composizione quan�ta�va e qualita�va del patrimonio della società
e la situazione finanziaria nel giorno della chiusura dell’esercizio.
Deve essere reda�o nella forma a colonne, iscrivendo prima le a�vità, poi il patrimonio ne�o e le passività.
Le voci dell’a�vo sono aggregate in qua�ro categorie:
A) Credi� verso soci per versamen� ancora dovu�;
B) Immobilizzazioni: elemen� patrimoniali des�na� ad essere u�lizza� durevolmente dalla società;
Sono a loro volta dis�n� in 3 so�ocategorie:
B - I) immobilizzazioni immateriali (cos� di impianto e di ampliamento, diri� di breve�o industriale,
avviamento)
B -II) immobilizzazioni materiali (terreni e fabbrica�, a�rezzature industriali)
B - III) immobilizzazioni finanziarie (partecipazioni azionarie, credi�, azioni proprie)
C) A�vo circolante a sua volta dis�nto in:
C - I) rimanenze (materie prime, prodo� in corso di lavorazione, prodo� fini� e merci)
C - II) credi� che non cos�tuiscono immobilizzazioni (credi� tributari)
C - III) a�vità finanziarie che non cos�tuiscono immobilizzazioni, es. partecipazioni, azioni proprie e
altri �toli di cui si prevede l’alienazione in tempi brevi
C - IV) disponibilità liquide (cassa e banca)
D) Ratei e riscon� (a�vi)
I ratei a�vi sono quote di proven� comuni a due o più esercizi di competenza dell'esercizio, ma esigibili in
esercizi successivi. I riscon� a�vi sono quote di cos� comuni a due o più esercizi, sostenu� nell'esercizio,
ma di competenza di esercizi successivi.

Il passivo dello stato patrimoniale si ar�cola in cinque categorie:


A) Patrimonio ne�o composto dal capitale sociale nominale e dai diversi �pi di riserve (da A – II a A - VII)
B) Fondi per rischi e oneri (accantonamen� des�na� a coprire debi� o perdite)

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C) Tra�amento di fine rapporto di lavoro subordinato
D) Debi�
E) Ratei e riscon� passivi
I ratei passivi sono quote di cos� comuni a due o più esercizi, di competenza dell'esercizio, ma che saranno
supporta� effe�vamente negli esercizi successivi. I riscon� passivi sono quote di proven� comuni a due o
più esercizi, percepi� nell'esercizio, ma di competenza di esercizi successivi.

Infine, allo stato patrimoniale devono essere iscri� i con� d’ordine (la loro funzione è quella di informare
sull’esistenza di rischi futuri che non incidono a�ualmente sul patrimonio sociale, es. garanzie prestate dalla
società).
Il conto economico espone il risultato dell’esercizio a�raverso la rappresentazione dei cos� e degli oneri
sostenu�, nonché dei ricavi e degli altri proven� consegui� nell’esercizio.
Deve essere reda�o in forma scalare (prima i componen� posi�vi e poi quelli nega�vi).
È ar�colato in cinque sezioni scalari:
A) Valore della produzione (ricavi di competenza somma� alle variazioni delle rimanenze di magazzino)
B) Cos� della produzione (ammortamen�, svalutazioni e accantonamen�)
So�raendo B) da A) si o�ene il risultato lordo della ges�one ordinaria della società
C) Proven� e oneri finanziari (proven� derivan� da partecipazioni in altre società, gli interessi a�vi e
passivi, gli u�li e le perdite sui cambi. Segue il rela�vo totale)
D) Re�fiche di valore di a�vità finanziarie (rivalutazioni e svalutazioni delle stesse. Segue il totale)
E) Proven� ed oneri straordinari
La somma algebrica dei diversi totali cos�tuisce il risultato globale di esercizio, che va indicato prima al
lordo e poi al ne�o delle imposte sul reddito. Così si o�ene l’u�le o la perdita d’esercizio che va riportato
nello stato patrimoniale.
Oltre lo stato patrimoniale e il conto economico, gli amministratori devono redigere la nota integra�va (che
fornisce una serie di informazioni integra�ve sull'andamento patrimoniale, finanziario ed economico della
società. La relazione sulla ges�one invece, è un allegato esterno al bilancio che deve analizzare la situazione
della società e l’andamento della ges�one con par�colare riguardo ai cos�, ai ricavi e agli inves�men�.
I criteri di valutazione
La redazione del bilancio d’esercizio comporta per mol� cespi� patrimoniali (es. immobili e rimanenze di
magazzino) la necessità di essere so�opos� a una s�ma da parte degli amministratori, così da determinarne
il valore da iscrivere in bilancio. Sopravvalutazioni delle a�vità o so�ovalutazioni delle passività gonfiamo
ar�ficiosamente l’u�le o riducono le perdite e a tal proposito, il legislatore da un lato, fissa la prudenza e la
con�nuità come principi generali da osservare nella valutazione, e dall'altro, determina de�agliatamente i
criteri di valutazione a cui devono a�enersi gli amministratori (criterio base il costo storico).
Le immobilizzazioni di ogni �po sono iscri�e in bilancio al costo storico, ovvero il costo di acquisto o di
produzione nel quale vanno computa� anche i cos� accessori, quindi il valore è quasi sempre inferiore a
quello a�uale.
Il valore delle immobilizzazioni materiali e immateriali deve essere sistema�camente ammor�zzato in ogni
esercizio in relazione alla residua possibilità di u�lizzare il bene.
Tu�avia, se il valore di un’immobilizzazione risulta durevolmente minore del costo storico regolarmente
ammor�zzato, dovrà essere iscri�o in bilancio per tale minore valore, determinando una svalutazione.
Il costo storico è il criterio base di valutazione, tu�avia per la valutazione di alcune immobilizzazioni sono
previste regole par�colari:
Le immobilizzazioni finanziarie cos�tuite da partecipazioni in imprese collegate e controllate infa�, sono
valutate con metodo del patrimonio ne�o, ovvero iscrivendo in bilancio un importo pari alla quota
corrispondente opportunamente re�ficata del patrimonio ne�o, risultante dall'ul�mo bilancio della società
partecipata.
I cos� di impianto e di ampliamento, di ricerca, di sviluppo e di pubblicità possono essere iscri�
nell’a�vo solo se hanno un’u�lità pluriennale. Inoltre, devono essere ammor�zza� entro cinque anni.
L’avviamento può essere iscri�o nell’a�vo solo se acquistato a �tolo oneroso e anche in questo caso vale
la regola dell'ammortamento entro cinque anni.
Per quanto riguarda i credi� invece, devono essere sempre valuta� secondo il valore di prudente realizzo.
Se gli amministratori li ritengono di dubbia o difficile realizzazione non possono iscriverli in bilancio al valore
nominale, ma per la minor somma che si presume di realizzare.
I cespi� dell’a�vo (rimanenze, �toli e partecipazioni) devono essere iscri� al costo di acquisto o di
produzione o, se minore, al valore di realizzo desumibile dal valore di mercato.

Infine, in presenza di casi eccezionali (es. in un terreno si scopre un giacimento di metano) gli
amministratori possono derogare ai criteri di valutazione fissa�, a�ribuendo ai beni un valore superiore e
mo�vando le singole deroghe nella nota integra�va. Gli eventuali u�li risultan� dalla deroga invece,
devono essere iscri� in un'apposita riserva non distribuibile fin quando il maggior valore iscri�o non viene
realizzato per effe�o dell'alienazione del bene o coperto da ammortamento. Fra i casi eccezionali non
rientra il semplice incremento di valore per effe�o della svalutazione monetaria.

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Il procedimento di formazione del bilancio
Il bilancio di esercizio è un a�o della società alla cui redazione cooperano nel sistema tradizionale di
amministrazione e controllo (e in quello monis�co) tu� e tre gli organi sociali: amministratori, collegio
sindacale ed assemblea, nonché il sogge�o incaricato del controllo contabile.
Nel sistema dualis�co invece, il bilancio è predisposto dal consiglio di ges�one ed è approvato dal
consiglio di sorveglianza.
Il procedimento di formazione del bilancio è cadenzato nel tempo.
L’assemblea ordinaria deve essere convocata almeno una volta all’anno per l’approvazione del bilancio.
Gli amministratori redigono il proge�o di bilancio e, nelle società quotate, possono avvalersi anche della
cooperazione di un dirigente proposto alla redazione dei documen� contabili societari che a�esta,
congiuntamente agli amministratori delega�, la corre�ezza formale e sostanziale dei bilanci.
Il proge�o di bilancio deve essere comunicato al collegio sindacale almeno trenta giorni prima della
convocazione dell’assemblea. Inoltre, il proge�o di bilancio ed eventuali allega� devono restare deposita� in
copia nella sede della società, durante i quindici giorni che precedono l’assemblea.
L’assemblea può approvarlo, respingerlo o modificarlo.
Tu�avia, l'approvazione del bilancio non libera gli amministratori, i dire�ori generali e i sindaci da eventuali
responsabilità incorse nella ges�one sociale.
L'approvazione è sogge�a a pubblicità legale, per cui entro trenta giorni, una copia del bilancio, corredata
dalle relazioni e dal verbale dell'assemblea, deve essere depositata dagli amministratori presso l’ufficio del
registro delle imprese.
Le azioni di annullabilità e/o di nullità non possono essere più esercitate dopo che è stato approvato il
bilancio dell’esercizio successivo.
Inoltre, se il sogge�o incaricato alla revisione non ha formulato rilievi, la delibera di approvazione del
bilancio può essere impugnata da tan� soci che rappresentano almeno il 5% del capitale sociale e, nelle
società quotate, anche dalla Consob.

U�li. Riserve. Dividendi


L’assemblea che approva il bilancio delibera anche sulla distribuzione degli u�li ai soci. Tu�avia, non tu� gli
u�li sono distribuibili fra i soci so�o forma di dividendi, per la presenza di alcuni vincoli di des�nazione
impos� dalla legge o dallo statuto.
Se negli esercizi preceden� si è verificata una perdita del capitale sociale, non si possono ripar�re gli u�li
fino a che il capitale sociale non sia reintegrato o rido�o in misura corrispondente.
Inoltre, dagli u�li ne� annuali deve essere dedo�a una somma pari al 5% degli stessi per cos�tuire la
riserva legale, fin quando la stessa non abbia raggiunto il 20% del capitale sociale.
La riserva legale cos�tuisce un accantonamento contante di u�li imposto dalla legge a salvaguardia
dell’integrità del capitale sociale.
Funzione simile assolve la riserva statutaria che, a differenza di quella legale, è imposta dallo statuto, il
quale stabilisce la quota degli u�li da des�nare alla stessa; u�li non distribuibili, a pa�o che l'assemblea
straordinaria non deliberi diversamente.
Le riserve facolta�ve invece, sono quelle discrezionalmente disposte dall’assemblea ordinaria che approva il
bilancio.
Dunque, gli u�li di cui l’assemblea che approva il bilancio può disporre a favore dei soci sono gli u�li
distribuibili di esercizio e gli u�li accerta� e non distribui� negli esercizi preceden�.
La distribuzione annuale degli u�li non è una prassi, infa� può anche non essere svolta e, in merito,
l'assemblea non è tenuta a mo�vare la mancata distribuzione. L'interesse del gruppo di comando è il
reinves�mento degli u�li nell'a�vità sociale, chiaramente privilegiato rispe�o all'interesse del singolo socio
(differenza sostanziale rispe�o alla società di persone).
Tu�avia, il potere disposi�vo dell’assemblea in tema di distribuzione degli u�li può essere limitato da
clausole statutarie che riconoscono a determinate categorie di azionis� il diri�o alla percezione annuale di
un dividendo minimo.
La società non può comunque pagare dividendi sulle azioni, se non per u�li realmente consegui� e risultan�
dal bilancio regolarmente approvato. Né può procedere alla distribuzione di dividendi se negli esercizi
preceden� si è verificata una perdita. L'inosservanza di tali condizioni dà luogo alla distribuzione di u�li
fi�zi, per cui la rela�va delibera è ritenuta nulla per illiceità dell'ogge�o e gli amministratori sono sogge�
a responsabilità penale. Tu�avia, se gli azionis� erano in buona fede al momento della riscossione e i
dividendi sono sta� distribui� in base ad un bilancio regolarmente approvato, ques� possono tra�enere i
dividendi riscossi.
Infine, nelle società per azioni, il cui bilancio è sogge�o a revisione legale per legge (en� di interesse
pubblico) è consen�ta la distribuzione di accon� sui dividendi ai soci se prevista dallo statuto.
Il bilancio consolidato di gruppo
Il bilancio consolidato è un bilancio reda�o dalla capogruppo in aggiunta al proprio bilancio d’esercizio. In
esso è rappresentata la situazione patrimoniale, finanziaria ed economica del gruppo considerato nella sua
unità, sulla base dei bilanci di esercizio delle singole società.

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Dunque, è un u�le strumento di informazione sull'andamento globale del gruppo societario (non incide
sulla distribuzione degli u�li, risultante dal bilancio delle singole imprese).
Il bilancio consolidato deve essere reda�o dalle società di capitali che controllano altre imprese e dalle
società coopera�ve che controllano società di capitali.
Sono esonera� dall’obbligo di redigere il bilancio consolidato i gruppi di minore dimensione, purché
nessuna delle imprese del gruppo sia una società con azioni quotate.
Il bilancio consolidato ha la stessa stru�ura e rispe�a gli stessi principi del bilancio di esercizio; non è una
semplice aggregazione dei bilanci delle singole imprese, ma deve rappresentare la situazione patrimoniale,
finanziaria ed il risultato economico del complesso delle imprese cos�tuen� il gruppo, come se si tra�asse
di un’unica impresa, il che comporta l'eliminazione delle voci ineren� ai rappor� in interni al gruppo.
Il bilancio consolidato, a differenza di quello d'esercizio, non è assogge�ato ad approvazione da parte
dell’assemblea ed eventuale accertamento di conformità può essere richiesto al tribunale o alla Consob.

CAPITOLO DICIANNOVESIMO – LE MODIFICAZIONI DELLO STATUTO


Nozione. Procedimento
Ogni mutamento del contenuto ogge�vo del contra�o sociale cos�tuisce modificazione dello statuto di
una società per azioni (inserimento di nuove clausole, modificazione o soppressione di clausole esisten�).
Le modificazioni dello statuto sono di competenza dell’assemblea dei soci in sede straordinaria.
L'a�uale disciplina ha reso il controllo giudiziario eventuale e facolta�vo, affidando al notaio che ha
verbalizzato la delibera dell’assemblea, la verifica dell’adempimento delle condizioni stabilite dalla legge e,
entro trenta giorni, ne richiede l’iscrizione nel registro delle imprese.
Se invece, il notaio ri�ene non adempiute le condizioni stabilite dalla legge ne dà comunicazione agli
amministratori, i quali, entro 30 gg successivi, possono convocare l’assemblea per gli opportuni
provvedimen� o ricorrere al tribunale affinché lo approvi, verificato l'adempimento delle condizioni di
legge. In caso di inerzia degli amministratori, la delibera è defini�vamente inefficace.

Il diri�o di recesso
L’applicazione del principio maggioritario per le modificazioni dello statuto, nella s.p.a., fa sì che la
minoranza non possa impedire modifiche dell’asse�o societario.
Tu�avia, è necessario che la maggioranza rispe� i limi� pos� da norme inderogabili e che non siano viola�
i principi cardine di corre�ezza, buona fede e parità di tra�amento fra gli azionis�.
Al contempo, in presenza di delibere modifica�ve di par�colare gravità, la minoranza è indire�amente
tutelata dalla previsione di maggioranze più elevate e dal riconoscimento del diri�o di recesso alla società.
La riforma del 2003 ha vistosamente ampliato le cause di recesso, che possono essere dis�nte in tre
categorie: cause di recesso inderogabili, derogabili dallo statuto e cause statutarie.
Per cause inderogabili (art. 2437 cc), il recesso può essere esercitato, anche per parte delle azioni, dai soci
che non hanno concorso alla modifica dell’ogge�o sociale, alla trasformazione della società, e ad altre
modificazioni di elemen� essenziali del contra�o sociale non desidera�.
In tu� ques� casi il diri�o di recesso non può essere soppresso dallo statuto.
Inoltre, il diri�o di recesso spe�a inderogabilmente: ai soci assen� o dissenzien� rispe�o ad una delibera
che introduce, modifica o sopprima una clausola compromissoria nello statuto; nelle società quotate, ai soci
assen�, dissenzien� o astenu� quando una delibera escluda una quotazione; e nei casi previs� dalla
disciplina di coordinamento e direzione.
Per cause derogabili (art. 2437 comma 2), il diri�o di recesso spe�a ai soci che non hanno concorso
all’approvazione delle delibere riguardan� la proroga del termine di durata della società, l’introduzione o
la rimozione di vincoli alla circolazione delle azioni, salvo che lo statuto non preveda diversamente.
Non può essere esercitato solo per parte delle azioni.
Nelle società che non fanno appello al mercato del capitale di rischio, lo statuto può prevedere ulteriori
cause di recesso.

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Il diri�o di recesso deve essere esercitato mediante comunicazione con le�era raccomandata alla società
entro 15 giorni dall’iscrizione nel registro delle imprese della delibera che lo legi�ma; termine portato a 30
gg se il fa�o che legi�ma il recesso non è una delibera.
Le azioni per le quali è esercitato il diri�o di recesso non possono essere cedute e devono essere
depositate presso la sede della società. La società può so�rarsi al rimborso delle azioni se entro 90 gg
revoca la delibera che legi�ma il recesso o se i soci deliberano lo scioglimento della società.
Nelle società non quotate il valore delle azioni da rimborsare è determinato dagli amministratori, sen�to il
parere del collegio sindacale e del revisore legale, tenendo conto della consistenza patrimoniale della
società e delle sue prospe�ve reddituali.
Nelle società con azioni quotate il valore di liquidazione viene determinato facendo la media aritme�ca dei
prezzi di chiusura nei sei mesi che precedono la convocazione dell’assemblea.
Le azioni del socio che recede devono essere offerte in opzione agli altri soci, in proporzione al numero
delle azioni possedute. In caso di mancato collocamento delle azioni presso i soci o presso terzi, le azioni
vengono rimborsate mediante acquisto da parte della società (in assenza di u�li e riserve disponibili, il
capitale sociale deve essere rido�o del rela�vo ammontare o deve essere disposto lo scioglimento della
società).

Le modificazioni del capitale sociale


L’aumento del capitale sociale può essere reale (o a pagamento)quando comporta un aumento del capitale
sociale nominale e del patrimonio della società per effe�o di nuovi conferimen�; oppure semplicemente
nominale (o gratuito) se incrementa solo il capitale nominale, mentre il patrimonio resta invariato.

L’aumento reale del capitale sociale


Con l’aumento reale del capitale sociale, la società intende procurarsi nuovi mezzi finanziari a �tolo di
capitale di rischio, dunque, nuovi conferimen�. L’aumento reale quindi, dà luogo all’emissione di nuove
azioni a pagamento, so�oscri�e dai soci a�uali (che vantano un diri�o di opzione) o da terzi che così,
diventano soci.
In linea di principio, competente a deliberare l’aumento di capitale è l’assemblea straordinaria dei soci o
anche gli amministratori delega�, se previsto dallo statuto. Tu�avia, deve essere predeterminato
l’ammontare massimo e la delega può essere concessa per un periodo massimo di cinque anno, anche se è
rinnovabile.
Il verbale della delibera di aumento del capitale sociale deve essere reda�o da un notaio; è sogge�a ai
controlli previs� per le delibere modifica�ve dell'a�o cos�tu�vo e ad iscrizione nel registro delle imprese.
Il versamento del 25% dei conferimen� in denaro deve essere effe�uato, all’a�o della so�oscrizione,
dire�amente alla società e non presso una banca (come invece era previsto al momento della cos�tuzione
della società). Inoltre, se le azioni sono emesse con sovraprezzo, questo deve essere integralmente versato
all'a�o della so�oscrizione.

Il diri�o di opzione
Il diri�o di opzione è il diri�o dei soci a�uali di essere preferi� ai terzi nella so�oscrizione dell’aumento del
capitale sociale a pagamento. Il suo riconoscimento mira a mantenere inalterata la proporzione in cui
ciascun socio partecipa al capitale e al patrimonio sociale, e quindi alla formazione della volontà sociale
a�raverso il voto (funzione amministra�va); serve inoltre, a mantenere inalterato il valore reale della
partecipazione azionaria in presenza di riserve accumulate (funzione patrimoniale).
Il diri�o di opzione ha un proprio valore economico, spesso notevole, che l’azionista può mone�zzare
cedendolo a terzi.
A�ualmente, il diri�o di opzione ha per ogge�o le azioni di nuove emissione di qualsiasi categoria e le
obbligazioni conver�bili in azioni emesse dalla società.
Per l'esercizio del diri�o, la società deve concedere agli azionis� un termine non inferiore a 30 gg dalla
pubblicazione dell'offerta, mediante deposito, presso il registro delle imprese con contestuale avviso sul sito
internet della società o presso la sede sociale.
Infine, le azioni rimaste inoptate non possono essere liberamente collocate dagli amministratori, ma, se si
tra�a di azioni non quotate, coloro che hanno esercitato il diri�o di opzione hanno diri�o di prelazione alla
so�oscrizione delle azioni residue, purché ne facciano richiesta all'a�o di esercizio di opzione; se invece,
sono azioni quotate, gli amministratori, per conto della società, devono offrire le azioni residue nel mercato
per almeno cinque riunioni e il ricavato della vendita va a beneficio del patrimonio sociale.

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Se le due operazioni risultano infru�uose, le azioni di nuova emissione potranno essere collocate
liberamente. Il diri�o di opzione non è un diri�o intangibile, infa�, può essere sacrificato, in tu�o o in
parte, quando sussiste un concreto interesse della società.
Il diri�o di opzione è escluso, per legge, quando le azioni devono essere liberate mediante conferimen� in
natura; quando l’interesse della società lo esige; quando le azioni devono essere offerte in so�oscrizione ai
dipenden� della società; e, nelle società quotate, può essere escluso nei limi� del 10% del capitale sociale
preesistente, purché il prezzo di emissione corrisponda al valore di mercato delle azioni.
Nei casi di esclusione infa�, è obbligatoria l'emissione delle nuove azioni con sovraprezzo (ove la società
abbia accumulato u�li), in modo da ridimensionare il pregiudizio patrimoniale degli azionis� a�uali.
Infine, il diri�o di opzione non si considera escluso o limitato quando le azioni di nuova emissione sono
so�oscri�e da banche o da altri sogge� autorizza� al collocamento di strumen� finanziari, con l'obbligo
però, di offrirle agli azionis� successivamente.
L’aumento nominale del capitale sociale
L’aumento nominale (o gratuito) del capitale sociale è posto in essere dall’assemblea straordinaria
imputando a capitale le riserve o gli altri fondi iscri� al bilancio, in quanto disponibili (non determina
perciò, alcun incremento del capitale sociale). Possono essere u�lizzate le riserve facolta�ve o statuarie
prive di specifica determinazione.
Il passaggio a capitale di riserve e fondi disponibili comporta che la società non può più disporre dei
corrisponden� valori del patrimonio ne�o a favore dei soci.
L'aumento nominale del capitale sociale può essere a�uato o aumentando il valore nominale delle azioni
in circolazione o mediante l’emissione di nuove azioni che però, devono essere assegnate gratuitamente
agli azionis� in proporzione di quelle già possedute.
La riduzione del capitale sociale. La riduzione reale
Anche la riduzione del capitale sociale può essere reale o nominale, a seconda che la riduzione dia luogo o
meno ad un corrispondente rimborso ai soci del valore dei conferimen�; o che sia o meno accompagnata da
una contestuale riduzione del patrimonio sociale.
La riduzione reale è un’operazione potenzialmente pericolosa per i creditori sociali e per i soci di minoranza:
riduce la consistenza del patrimonio sociale e può pregiudicare lo svolgimento dell’a�vità d’impresa. A tal
proposito, sono previste una serie di cautele sostanziali e procedimentali: il capitale sociale non può essere
rido�o al di so�o del minimo legale di centoven�mila euro; l’avviso di convocazione dell’assemblea deve
indicare le ragioni e le modalità della riduzione; e la delibera può essere eseguita solo dopo novanta
giorni dall'iscrizione nel registro delle imprese.
Entro questo termine, i creditori sociali anteriori possono opporsi alla riduzione del capitale sociale e tale
opposizione sospende l'esecuzione della delibera fino a quando il tribunale non si pronuncia.
Nei novanta giorni che seguono l’iscrizione della delibera i creditori sociali possono farvi opposizione, dato
che l’esecuzione della stessa può pregiudicare la loro posizione.
La riduzione reale può aver luogo mediante liberazione dei soci dall’obbligo di versamen� ancora dovu�, o
mediante rimborso agli stessi del capitale. Le modalità di riduzione prescelte devono tu�avia, assicurare la
parità di tra�amento degli azionis�.

La riduzione del capitale sociale per perdite


Il patrimonio ne�o della società può scendere al di so�o del capitale sociale nominale, per effe�o delle
perdite. In questo caso, si tra�a di una riduzione puramente nominale, in quanto consiste nell'adeguare la
cifra del capitale sociale nominale all'a�uale minor valore del capitale reale, rido�o per effe�o delle perdite
subite dalla società.
La società non è obbligata a ridurre il capitale sociale fino a quando la perdita dello stesso non sia superiore
ad un terzo (es. se il capitale sociale nominale è 300, finché il patrimonio ne�o non scende so�o 200 per
effe�o delle perdite, la riduzione è facolta�va). Tu�avia, la società può ugualmente ridurre il capitale per
perdite per poter distribuire gli u�li successivamente consegui�; distribuzione altrimen� vietata fin quando
le perdite non siano state colmate.
La riduzione del capitale sociale invece, diventa obbligatoria quando il capitale è diminuito di oltre un
terzo per effe�o delle perdite. Se il minimo legale non è stato intaccato, gli amministratori (o il consiglio di
ges�one), o per loro inerzia, il collegio sindacale (consiglio di sorveglianza), devono convocare senza indugio
l’assemblea straordinaria per prendere gli opportuni provvedimen�. L’assemblea non è tenuta a decidere
l’immediata riduzione del capitale sociale, ma può anche limitarsi a “rinviare a nuovo” le perdite; tu�avia,
se entro l’esercizio successivo la perdita non risulta diminuita a meno di un terzo, l’assemblea ordinaria deve
ridurre il capitale in proporzione alle perdite accertate. In mancanza, la riduzione del capitale è disposta
d'ufficio dal tribunale.
Nel caso in cui il capitale sociale scenda al di so�o del minimo legale, la disciplina non consente di
a�endere i risulta� dell’esercizio successivo per prendere provvedimen�, ma l'assemblea deve
immediatamente deliberare la riduzione del capitale sociale ed il contemporaneo aumento ad una cifra
non inferiore al minimo legale o la trasformazione della società. In caso contrario, la società si scioglie ed
entra in stato di liquidazione.

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CAPITALE VENTESIMO – LE OBBLIGAZIONI
Nozione e �pologia
La s.p.a. può eme�ere obbligazioni (strumento per la raccolta di capitale di pres�to fra il pubblico).
Le obbligazioni sono �toli di credito che rappresentano frazioni di uguale valore nominale e con uguali diri�
di un’unitaria operazione di finanziamento a �tolo di mutuo (sono �toli di massa). I �toli obbligazionari
documentano quindi un credito verso la società.
Mentre l’azione a�ribuisce la qualità di socio e quindi di compartecipe ai risulta� dell’a�vità d’impresa,
l’obbligazione a�ribuisce invece la qualità di creditore della società e il diri�o ad una remunerazione
periodica fissa (interessi), svincolata dai risulta� economici della società finanziata.
L’obbligazionista ha diri�o al rimborso del valore nominale del capitale prestato alla scadenza pa�uita;
l’azionista ha diri�o al rimborso del suo apporto in sede di liquidazione, sempre che residui un a�vo ne�o
dopo che sono sta� soddisfa� tu� i creditori, compresi gli obbligazionis�.
Vi sono �pi speciali di obbligazioni che la pra�ca societaria ha creato e con�nua a creare, per incen�vare la
propensione dei risparmiatori verso tali forme di inves�mento:
• le obbligazioni partecipan�, in cui la remunerazione periodica del capitale è commisurata agli u�li di
bilancio della società emi�ente;
• le obbligazioni indicizzate, che mirano a neutralizzare gli effe� della svalutazione monetaria e ad
adeguare il rendimento dei �toli all’andamento del mercato finanziario;
• le obbligazioni conver�bili in azioni, che a�ribuiscono all’obbligazionista la facoltà di trasformare il
proprio credito in una partecipazione azionaria;
• le obbligazioni con warrant, che a�ribuiscono all’obbligazionista il diri�o di so�oscrivere o
acquistare azioni ferma restando la posizione di creditore per le obbligazioni possedute (ciò le
dis�ngue da quelle conver�bili);
• obbligazioni subordinate, nelle quali il diri�o degli obbligazionis� al pagamento degli interessi e al
rimborso del capitale è subordinato all’integrale soddisfacimento degli altri creditori.

I limi� all’emissione di obbligazioni


In base all’a�uale disciplina, la s.p.a. può eme�ere obbligazioni per somma complessivamente non
eccedente il doppio del capitale sociale (so�oscri�o), della riserva legale e delle riserve disponibili risultan�
dall’ul�mo bilancio approvato. Così, se il capitale so�oscri�o è 100 (di cui 50 versato), la riserva legale 20 e
le altre riserve disponibili 30, la società potrà eme�ere obbligazioni per ammontare non superiore a 300 (in
passato sarebbe stato 50 in quanto non potevano essere emesse per somma eccedente il capitale versato
ed esistente risultante dall’ul�mo bilancio approvato).
La società può tu�avia eme�ere azioni per ammontare superiore quando :
• le obbligazioni emesse in eccedenza sono des�nate ad essere so�oscri�e da inves�tori is�tuzionali,
sogge� a vigilanza prudenziale (banche, imprese di assicurazione,…), i quali a loro volta, se
trasferiscono le obbligazioni so�oscri�e, rispondono della solvenza della società nei confron� degli
acquiren�;
• ricorrono par�colari ragioni che interessano l’economia nazionale e la società è autorizzata, con
provvedimento dell’autorità governa�va, a superare il limite.

Il procedimento di emissione
L’emissione di obbligazioni è deliberata dagli amministratori. La delibera di emissione deve risultare da
verbale reda�o da un notaio, è sogge�a a controllo di legalità da parte dello stesso e ad iscrizione nel
registro delle imprese. L’ammontare delle obbligazioni emesse deve risultare da un apposito libro delle
obbligazioni.
Le obbligazioni conver�bili in azioni
Le obbligazioni conver�bili in azioni a�ribuiscono il diri�o di so�oscrivere azioni della stessa società, in base
ad un prefissato rapporto di cambio, u�lizzando come conferimento le somme già versato al momento
dell’acquisto delle obbligazioni. Chi esercita il diri�o di conversione cessa perciò di essere obbligazionista e
diventa azionista della società.
La delibera di emissione delle obbligazioni conver�bili non può essere ado�ata se il capitale sociale
precedentemente so�oscri�o non è stato integralmente versato; le obbligazioni conver�bili non possono
essere emesse per somma complessivamente inferiore al loro valore nominale.
Competente a deliberare l’emissione di obbligazioni conver�bili è l’assemblea straordinaria, che deve
determinare anche il rapporto di cambio, nonché il periodo e le modalità di conversione. Deve inoltre
contestualmente deliberare l’aumento del capitale sociale per un ammontare corrispondente al valore
nominale delle azioni da a�ribuire in conversione.
L’organizzazione degli obbligazionis�

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È prevista un’organizzazione di gruppo degli obbligazionis� volta a tutelare l’interesse degli stessi verso la
società, ed ar�colata in due organi: l’assemblea e il rappresentante comune.
L’assemblea delibera:
• sulla nomina e sulla revoca del rappresentante comune;
• sulle modificazioni delle condizioni del pres�to;
• sulla cos�tuzione di un fondo per le spese necessarie alla tutela dei comuni interessi.
L’assemblea è convocata dagli amministratori della società o dal rappresentante comune degli
obbligazionis�. Il rappresentante comune degli obbligazionis� è nominato dall’assemblea degli
obbligazionis�. Tutela gli interessi comuni degli obbligazionis� nei confron� della società e dei terzi, in
par�colare: esegue le deliberazioni dell’assemblea degli obbligazionis� e ha la rappresentanza processuale
degli obbligazionis�.

CAPITOLO VENTUNESIMO. LO SCIOGLIMENTO DELLA S.P.A.

• Le cause di scioglimento
La s.p.a. si scioglie ed entra in stato di liquidazione con il verificarsi di una delle seguen� cause:
• il decorso del termine di durata fissato nell’a�o cos�tu�vo (può essere tu�avia prorogato);
• il conseguimento dell’ogge�o sociale o la sopravvenuta impossibilità di conseguirlo (sempre che
quest’ul�ma abbia cara�ere assoluto o defini�vo);
• l’impossibilità di funzionamento o la con�nua ina�vità dell’assemblea;
• la riduzione del capitale (per perdite) al di so�o del minimo legale;
• la delibera dell’assemblea straordinaria in seguito al recesso di uno o più soci, o all’impossibilità di
provvedere al rimborso delle rela�ve azioni senza ridurre il capitale sociale;
• la deliberazione dell’assemblea straordinaria di scioglimento an�cipato;
• le altre cause previste dall’a�o cos�tu�vo o dallo statuto (es. morte di un determinato socio).
Verificatasi una causa di scioglimento, gli amministratori devono procedere al suo accertamento e
all’iscrizione nel registro delle imprese della rela�va dichiarazione o della deliberazione assembleare che
dispone lo scioglimento; gli effe� decorrono dal momento dell’iscrizione nel registro delle imprese.

La società in stato di liquidazione


Il verificarsi di una causa di scioglimento non determina un’immediata es�nzione della società: si deve
prima provvedere, a�raverso il procedimento di liquidazione, al pagamento dei creditori sociali e alla
ripar�zione fra i soci dell’eventuale residuo a�vo.
Gli amministratori restano in carica fino alla nomina dei liquidatori e sono responsabili della conservazione
dei beni sociali fino a che non li abbiano consegna� ai liquidatori.
Gli amministratori vedono limita� i loro poteri. Infa� conservano il potere di ges�re la società ai soli fini
della conservazione dell’integrità e del valore del patrimonio sociale. Per gli a� pos� in essere violando tale
limitazione, gli amministratori sono personalmente e solidalmente responsabili dei danni arreca� alla
società, ai soci, ai creditori sociali e ai terzi. Con gli amministratori risponderà nei confron� dei terzi anche la
società.
La società può in ogni momento revocare lo stato di liquidazione e tornare ad una fase di normale esercizio
con delibera dell’assemblea straordinaria. Ai soci che non hanno concorso alla deliberazione è riconosciuto
il diri�o di recesso.

Il procedimento di liquidazione. L’es�nzione della società


La liquidazione si apre con la nomina dei liquidatori da parte dell’assemblea straordinaria, che ha il potere di
revocarli.

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Con l’iscrizione della nomina dei liquidatori nel registro delle imprese, gli amministratori cessano dalla
carica e devono consegnare i documen� della società ai liquidatori.
I liquidatori devono:
• adempiere i loro doveri con diligenza e professionalità;
• redigere l’inventario del patrimonio sociale.
I liquidatori devono provvedere al pagamento dei creditori sociali. Se necessario i liquidatori possono
chiedere ai soci i versamen� ancora dovu�.
Completata la liquidazione del patrimonio, i liquidatori redigono il bilancio finale, che va approvato dai
singoli soci. Approvato il bilancio i liquidatori devono chiedere la cancellazione della società dal registro
delle imprese.

CAPITOLO VENTIDUESIMO. LA SOCIETÀ IN ACCOMANDITA PER AZIONI

Cara�eri dis�n�vi
Esistono due categorie di soci: i soci accomandatari (rispondono solidalmente e illimitatamente per le
obbligazioni sociali; sono di diri�o gli amministratori della società) e i soci accomandan� (obbliga� verso la
società nei limi� della quota di capitale so�oscri�a). Le quote di partecipazione sono rappresentate da
azioni.
Sono applicabili le norme rela�ve alla s.p.a.

La disciplina
L’a�o cos�tu�vo deve indicare quali sono i soci accomandatari e la denominazione sociale deve essere
cos�tuita dal nome di almeno uno di ques�.
Nell’assemblea, gli accomandatari non hanno diri�o di voto nelle deliberazioni di nomina e revoca dei
sindaci e dei componen� del consiglio di sorveglianza; inoltre devono approvare all’unanimità le
modificazioni dell’a�o cos�tu�vo. Inoltre possono essere revoca� anche senza giusta causa, salvo il diri�o al
risarcimento dei danni.
La società si scioglie in caso di cessazione dalla carica di tu� gli amministratori, se entro 180 giorni non si è
provveduto a sos�tuirli. In questo periodo viene nominato un amministratore provvisorio il cui compito è
quello di ges�re l’ordinaria amministrazione.

CAPITOLO VENTITREESIMO. LA SOCIETÀ A RESPONSABILITÀ LIMITATA

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Cara�eri dis�n�vi
La s.r.l. è una società di capitali nella quale:
• per le obbligazioni sociali risponde soltanto la società col suo patrimonio;
• le partecipazioni dei soci non possono essere rappresentate da azioni e inoltre, non possono
cos�tuire ogge�o di offerta al pubblico.
Le s.r.l. non possono eme�ere obbligazioni, ma �toli di debito per la raccolta del capitale di credito che
però, non possono essere colloca� dire�amente presso il pubblico dei risparmiatori, ma possono essere
so�oscri� solo da inves�tori professionali, sogge� a vigilanza prudenziale.
Il capitale sociale minimo richiesto per la cos�tuzione della società è di 10mila euro, anziché 50mila;
tu�avia, il capitale minimo non cos�tuisce condizione necessaria per la cos�tuzione di una s.r.l., che può
essere cos�tuita anche con un capitale inferiore al minimo legale, purché sia pari ad almeno un euro, e, in
tal caso, i conferimen� devono essere versa� per intero e in danaro al momento della so�oscrizione e sono
previs� maggiori accantonamen� di u�li per la riserva legale.
La derogabilità del minimo legale vuole essere un incen�vo alla nascita di nuove società, che così, possono
rafforzare il proprio patrimonio gradualmente. Al contrario invece, le società già dotate del capitale minimo
non possono successivamente ridurlo al di so�o della soglia.
La stru�ura della s.r.l. consente di valorizzare le piccole medie imprese, è un modello societario
par�colarmente elas�co che, entro cer� limi�, sopprime il metodo assembleare a favore dell'autonomia
privata.

La cos�tuzione della società. La s.r.l. unipersonale


La cos�tuzione della s.r.l. prevede:

• un capitale sociale minimo di diecimila euro, o pari ad almeno un euro;


• la presenza dell’indicazione s.r.l. nella denominazione sociale;
• la possibilità di cos�tuirla a tempo indeterminato, in tal caso i soci hanno diri�o di recesso, a pa�o
che ne diano comunicazione almeno 180 giorni prima (termine derogabile dallo statuto)
La S.r.l. può essere anche unipersonale, cioè cos�tuita da un singolo socio, mantenendo la responsabilità
limitata per le obbligazioni sociali. In seguito alla riforma del 2003, la disciplina per la s.r.l. unipersonale
ricalca quella della s.p.a. unipersonale.

I conferimen�. Le altre forme di finanziamento


Con la riforma del 2003 si è stabilito che, nelle s.r.l., come nelle società di persone, possono essere conferi�
tu� gli elemen� dell’a�vo susce�bili di valutazione economica. Inoltre, il versamento del 25% dei
conferimen� in denaro e dell'intero sovrapprezzo va effe�uato dire�amente agli amministratori e non alla
banca e può essere sos�tuito da una polizza di assicurazione o da una fideiussione bancaria. Inoltre, è
consen�to il conferimento di prestazioni d’opere o servizi e il conferimento in natura, la cui valutazione
non necessita di un esperto designato dal tribunale, ma può essere effe�uata dal revisore legale o da una
società di revisione.
In merito alla posizione del socio moroso, alla società è riconosciuta la facoltà di vendere coa�vamente le
quote del socio cos�tuito in mora, in alterna�va alla normale azione giudiziaria. Se mancano offerte di
acquisto da parte dei soci, si procede alla vendita all’incanto (ognuno, tranne il debitore, è ammesso ad
offrire per l'acquisto delle quote) se previsto dallo statuto; in mancanza di compratori, il capitale deve
essere rido�o in misura corrispondente, in quanto la s.r.l. non può acquisire proprie quote.

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Infine, il rimborso dei finanziamen� dei soci alla società è subordinato al soddisfacimento degli altri
creditori.

Le quote sociali
Nella s.r.l. il capitale sociale è diviso secondo un criterio personale (il numero iniziale delle quote
corrisponde al numero dei soci che partecipano alla cos�tuzione della società e ciascun socio diventa
�tolare di una quota di partecipazione). Le quote possono essere di diverso ammontare a seconda del
capitale so�oscri�o da ciascun socio.
Ne consegue che i diri� sociali spe�ano ai soci in proporzione alla partecipazione posseduta, tu�avia tale
regola può essere ampiamente derogata dall'autonomia statuaria.
L’a�o cos�tu�vo inoltre, può prevedere l’a�ribuzione a singoli soci di par�colari diri� riguardan�
l’amministrazione o la distribuzione degli u�li.
Le quote, a differenza delle azioni, non possono essere rappresentate da �toli di credito né possono
cos�tuire ogge�o di offerta al pubblico.
In merito alle quote, l’a�o cos�tu�vo può, non solo limitare, ma anche escludere del tu�o il
trasferimento, accentuando il cara�ere personale della quota; nonché, può subordinare il trasferimento al
gradimento di organi sociali, soci o terzi, senza prevedere condizioni o limi� (c.d. mero gradimento). In tali
casi però, il socio o i suoi eredi possono recedere dalla società, tu�avia, l'a�o cos�tu�vo, per assicurare la
stabilità della compagine societaria, può stabilire che il diri�o di recesso non può essere esercitato prima di
un certo termine dalla cos�tuzione della società o dalla so�oscrizione delle quote. Fermo restando la serie
di casi previs� dalla legge in cui il diri�o di recesso è inderogabile (se la società è a tempo indeterminato; se
la società è a tempo determinato e i soci non hanno consen�to ad una rilevante modifica della stru�ura
societaria (es. fusione, cambiamento di sede, ecc.).
Il socio che recede ha diri�o al rimborso della propria partecipazione in proporzione al patrimonio sociale
entro 180 giorni dalla comunicazione di recesso dalla società.
La quota del socio che recede deve essere offerta in opzione agli altri soci o a un terzo concordato dai soci
stessi. In mancanza di acquiren�, la quota viene rimborsata a�ngendo alle riserve societarie, o, in
mancanza, si procede alla riduzione reale del capitale. Se la riduzione del capitale è impossibile (per
opposizione dei creditori) la società si scioglie.
L’a�o cos�tu�vo può prevedere cause di esclusione del socio per giusta causa.

Il trasferimento delle quote sociali


Per assicurare la trasparenza nella cessione delle quote, i trasferimen� per a�o fra vivi devono risultare da
scri�ura privata con so�oscrizione auten�cata dal notaio, oppure da un documento informa�co
so�oscri�o dalle par� mediante firma digitale. Il notaio, o, in caso di documento informa�co, il
commercialista, devono depositare l'a�o di trasferimento per l'iscrizione nel registro delle imprese, entro
30 giorni, in quanto è solo dal deposito nel registro che l'a�o sarà produ�vo di effe�.
Il trasferimento della quota è valido ed efficace fra le par� per effe�o del semplice consenso.
Se la quota è alienata con successivi contra� a più persone, prevale chi per primo effe�ua l’iscrizione nel
registro delle imprese, purché sia in buona fede.
In nessun caso la s.r.l. può acquistare le proprie quote, né acce�arle in garanzia.
Infine, la quota può formare ogge�o di espropriazione da parte dei creditori personali dei soci, con
conseguente vendita forzata o assegnazione della stessa al creditore personale, a pa�o che gli altri soci non
presen�no un altro acquirente che offra lo stesso prezzo, entro 10 giorni. In tal caso, la vendita è priva di
effe�. Tale regola vale anche in caso di fallimento del socio.
Iden�ca disciplina si applica anche quando la partecipazione è ogge�o di pegno, usufru�o o sequestro.

Gli organi sociali. Le decisioni dei soci


Il modello base di partenza resta sempre la tripar�zione: assemblea - organo amministra�vo - collegio
sindacale, propria della s.p.a., ma la riforma del 2003, per le s.r.l. ha valorizzato al massimo l'autonomia

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statuaria.
Sono rimesse inderogabilmente alla decisione dei soci (art. 2479 comma 2):
• l’approvazione del bilancio e la distribuzione degli u�li;
• la nomina degli amministratori;
• la nomina dei sindaci, del presidente del collegio sindacale e del revisore;
• le modificazioni dell’a�o cos�tu�vo;
• la decisione di compiere azioni che comportano una sostanziale modificazione dell’ogge�o sociale
o una rilevante modificazione dei diri� dei soci.
Di regola, su queste materie delibera l'assemblea; tu�avia, l'a�o cos�tu�vo può prevedere una procedura
più snella per l'adozione delle decisioni dei soci su certe tema�che assunte mediante una consultazione
scri�a o sulla base del consenso espresso per iscri�o. In tal caso, le decisioni sono ado�ate col voto
favorevole di una maggioranza che rappresen� almeno la metà del capitale sociale. (Pur in presenza di tale
clausola statuaria però, per modificazioni dell'a�o cos�tu�vo; dell'ogge�o sociale; dei diri� dei soci; e
riduzione del capitale sociale è necessaria la decisione con metodo assembleare).
La determinazione dei modi di convocazione dell'Assemblea è rimessa all'a�o cos�tu�vo, in mancanza di
una specifica previsione, l’assemblea è convocata dagli amministratori con le�era raccomandata spedita ai
soci, almeno 8 giorni prima;
Possono intervenire in assemblea tu� i soci e il voto dei soci vale in misura proporzionale alla
partecipazione.
L’assemblea (ordinaria) è regolarmente cos�tuita con la presenza di tan� soci che rappresentano almeno la
metà del capitale sociale e delibera a maggioranza assoluta del capitale intervenuto.
Le decisioni assunte non in conformità della legge o dell’a�o cos�tu�vo possono essere impugnate dai
soci che non vi hanno acconsen�to anche individualmente, nonché da ciascun amministratore o dal collegio
sindacale, entro 90 giorni dalla loro trascrizione.
Inoltre, le decisioni aven� ogge�o impossibile o illecito e quelle prese in assenza assoluta di informazione
possono essere impugnate da chiunque vi abbia interesse nel termine di tre anni.
Possono infine, essere impugnate senza limite di tempo le deliberazioni che modificano l’ogge�o sociale
prevedendo a�vità impossibili o illecite.

Amministrazione e controlli
In mancanza di diversa previsione statuaria che conferisca tu� i poteri gestori in capo ai soci,
l’amministrazione è affidata a uno o più soci, nomina� con decisione dei soci, che restano in carica a tempo
indeterminato.
Quando l’amministrazione è affidata a più persone, queste cos�tuiscono il CdA, anche se l’adozione del
metodo collegiale non è inderogabile. Tu�avia, l’a�o cos�tu�vo può prevedere che gli amministratori
operino non già come CdA, bensì disgiuntamente o congiuntamente come nelle società di persone,
applicando la rela�va disciplina.
La disciplina del potere generale di rappresentanza degli amministratori coincide con quella de�ata per le
s.p.a.; Però, i contra� conclusi dagli amministratori con rappresentanza in confli�o di interessi possono
essere annulla� su domanda della società, se il confli�o era conosciuto o riconosciubile dal terzo. Inoltre,
possono essere impugnate le decisioni ado�ate dal CdA col voto determinante di un amministratore in
confli�o di interessi, qualora cagionino un danno patrimoniale alla società.
L'impugnazione può essere presentata, entro 90 giorni, dagli altri amministratori, dal collegio sindacale e dal
sogge�o incaricato alla revisione dei con�.

Gli amministratori sono responsabili verso la società e verso i singoli soci o i terzi dire�amente
danneggia�, ma non verso i creditori sociali; Sono responsabili solidalmente con gli amministratori anche i

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soci che hanno intenzionalmente deciso o autorizzato il compimento di a� dannosi per la società, i soci o
i terzi. Infine, l'azione sociale di responsabilità contro gli amministratori può essere promossa anche dal
singolo socio.
L’a�o cos�tu�vo può prevedere la nomina di un organo di controllo o di un revisore determinandone
competenze e poteri; se lo statuto non dispone diversamente, l'organo di controllo è cos�tuito da un solo
membro effe�vo.
La nomina di un organo di controllo è obbligatoria quando:
• la società è tenuta alla redazione del bilancio consolidato;

• non ricorrono le condizioni per la redazione del bilancio in forma abbreviata;


• o la società controlla una società obbligata alla revisione legale dei con�.
All'organo di controllo, anche monocra�co, si applica la disciplina del collegio sindacale.
Infine, alcuni poteri di controllo, propri dei sindaci, sono riconosciu� anche ai soci che non partecipano
all'amministrazione. Infa�, ogni socio non amministratore ha diri�o ad avere dagli amministratori no�zie
di svolgimento degli affari sociali e di consultare i libri sociali e i documen� rela�vi all’amministrazione.

Altri aspe� della disciplina


La redazione del bilancio d’esercizio e la distribuzione degli u�li non presenta sostanziali differenze rispe�o
alla disciplina delle società per azioni; Tu�avia, nelle s.r.l. il cui capitale sociale è in misura inferiore al
minimo legale l'obbligo di accantonamento della riserva legale è più accentuato, al fine di compensare lo
stato di so�ocapitalizzazione.
Per quanto riguarda le modifiche dell'a�o cos�tu�vo, nella s.r.l. sono autonomamente disciplinate.
Inoltre, per l'aumento del capitale sociale a pagamento è espressamente prevista e disciplinata la delega
agli amministratori, i cui limi� e modalità di esercizio sono integralmente rimessi all'a�o cos�tu�vo, fermo
restando l'obbligo di trascrizione della decisione nel verbale reda�o da un notaio, iscri�o nel registro delle
imprese.
Mentre, le modalità di aumento e riduzione (reale) del capitale sociale sono disciplinate da norme
sostanzialmente coinciden� con quelle delle s.p.a.

La società a responsabilità limitata semplificata


La società a responsabilità limitata semplificata è un modello societario, introdo�o nel 2012 con l'intento di
s�molare la creazione di nuove imprese e lo sviluppo economico del paese, che ricalca la disciplina delle
s.r.l., ma viene fortemente sacrificato so�o il profilo dell'autonomia statuaria.
Fermo restando l'obbligo di specificazione della natura della società nella denominazione, il capitale sociale
minimo deve essere inferiore a 10mila, ma anche in questo caso non è condizione necessaria, può essere
anche pari ad almeno un euro.
Sono ammessi solo conferimen� in denaro e il capitale deve essere interamente so�oscri�o e versato al
momento della cos�tuzione nelle mani dell'organo amministra�vo.
È cos�tuita per a�o pubblico, ma l'a�o cos�tu�vo e l'iscrizione al registro delle imprese sono esen� dal
diri�o di bollo e di segreteria e dal pagamento di onorari notarili. Di contro però, l'a�o cos�tu�vo deve
rispe�are il modello standard, le ci clausole sono inderogabili.

CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO – LE SOCIETÀ COOPERATIVE

Il sistema legisla�vo
Le società coopera�ve sono società a capitale variabile che perseguono uno scopo mutualis�co.

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Il nostro ordinamento a�ribuisce par�colare rilievo sociale alle società che perseguono tale scopo,
favorendone lo sviluppo. Per fare ciò sono state emanate diverse leggi speciali, con le quali si riconoscono
par�colari agevolazioni credi�zie e tributarie per le coopera�ve che perseguono specifici fini sociali.
Prima della riforma del 2003 però, l’ordinamento era cara�erizzato da un disordine norma�vo che favoriva
la proliferazione di “false coopera�ve”, indo�o dalle agevolazioni riservate a questo �po di società.

La riforma invece, ha lasciato inalterata la complessa legislazione speciale, ma ha inciso significa�vamente


sulla disciplina generale, introducendo una bipar�zione tra “società coopera�ve a mutualità prevalente” e
altre società coopera�ve.

Le società con scopo mutualis�co


Le società coopera�ve si dis�nguono dagli altri �pi di società per lo scopo economico perseguito (es. le
società lucra�ve mirano alla produzione di u�li; le società coopera�ve perseguono lo scopo mutualis�co;
mentre è iden�co lo scopo mezzo: esercizio in comune di una determinata a�vità economica).
Lo scopo mutualis�co consiste nel fornire beni o servizi o occasioni di lavoro dire�amente ai membri
dell’organizzazione a condizioni più vantaggiose di quelle che o�errebbero sul mercato., evitando
l’intermediazione di altri imprenditori ed il loro rela�vo profi�o.
L'a�vità d'impresa delle società coopera�ve quindi, si cara�erizza per la “ges�one di servizio” a favore dei
soci, des�natari ele�vi dei beni o servizi prodo� dalla coopera�va stessa (i soci si fanno imprenditori di sé
stessi). Tu�avia, anche i soci di una coopera�va mirano a realizzare un risultato economico che però, non
consiste nella remunerazione del capitale inves�to, ma nel soddisfare un comune e preesistente bisogno
economico, realizzando un risparmio di spesa o una maggiore retribuzione per i beni o i servizi cedu�.
Infine, la legge, accanto ai soci cooperatori, consente la presenza dei soci sovventori, non interessa� alle
prestazioni mutualis�che, ma interessa� ad apportare il capitale di rischio necessario per lo svolgimento
dell’a�vità coopera�va (la legge impedisce che gli stessi prendano il sopravvento nella ges�one della
società).

Scopo mutualis�co e scopo lucra�vo


Le società coopera�ve sono cara�erizzate da uno scopo prevalentemente, ma non esclusivamente
mutualis�co. Infa�, se previsto dall’a�o cos�tu�vo, le coopera�ve possono svolgere anche a�vità con terzi
(sogge� diversi dai soci) finalizzata alla produzione di u�li. In merito, può anche verificarsi che l’a�vità
lucra�va con terzi prevalga rispe�o a quella mutualis�ca con i soci.
Tu�avia, incompa�bile con lo scopo mutualis�co è l’integrale distribuzione degli u�li realizza� ai soci,
infa� sono previs� limi� massimi della percentuale di u�li distribuibili al fine di disincen�vare la
partecipazione di diverse categorie di soci (anche sovventori) anima� dal solo intento di ricavare la più alta
remunerazione possibile del capitale inves�to.

Le coopera�ve a mutualità prevalente


Le coopera�ve a mutualità prevalente sono cara�erizzate:
• dalla presenza nello statuto di clausole che limitano la distribuzione di u�li e riserve ai soci
cooperatori;
• e dal fa�o che la loro a�vità deve essere svolta prevalentemente a favore dei soci, oppure deve
u�lizzare prevalentemente prestazioni lavora�ve o beni o servizi apporta� dagli stessi soci.
Gli amministratori e i sindaci delle società coopera�ve devono documentare tali condizioni di prevalenza
nella nota integra�va al bilancio e nel caso in cui, per due esercizi non siano rispe�ate tali condizioni, la
società perde la qualifica di coopera�va a mutualità prevalente, perdendo anche tu�e le agevolazioni
previste per tali società. Le società a mutualità prevalente inoltre, sono iscri�e d'ufficio in un apposito albo

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delle società coopera�ve. Infine, l'a�o cos�tu�vo deve garan�re il principio di parità di tra�amento tra i
soci e stabilire se la società può svolgere a�vità con terzi.

Cara�eri stru�urali
Le società coopera�ve di medie e grandi dimensioni sono modellate sulla base della disciplina della s.p.a.,
mentre le piccole società coopera�ve su quella più snella delle s.r.l., obbligatoria per le società coopera�ve
con meno di 9 soci.
Per orientare l'a�vità sociale verso il perseguimento dello scopo mutualis�co sono previs� dal codice
specifici cara�eri stru�urali:
• è previsto un numero minimo di soci per la cos�tuzione e la sopravvivenza della società (i soci
devono essere almeno 9, o 3 se la società ado�a la disciplina della s.r.l.; se il numero dei soci scende
al di so�o ed entro un anno non è reintegrato la società si scioglie e deve essere messa in stato di
liquidazione);
• Si richiede che i soci cooperatori abbiano specifici requisi� sogge�vi (per assicurare che la
compagine sociale sia composta da persone appartenen� a categorie sociali interessate a fruire dei
servizi offer� dalla coopera�va). Regola generale: non possono in ogni caso essere soci coloro che
esercitano in proprio imprese in concorrenza con la coopera�va.
Tali requisi� non sono richies� ai soci sovventori.
• Sono fissa� i limi� massimi alla quota di partecipazione di ciascun socio e alla percentuale di u�li
agli stessi distribuibile (favorendo l’allargamento della base societaria e disincen�vando la
partecipazione per fini lucra�vi).
• Le variazioni del numero dei soci e del capitale sociale non comportano modificazione dell’a�o
cos�tu�vo (facilitando l’ingresso di nuovi soci e il recesso di quelli non più interessa� all’a�vità
mutualis�ca).
• L’assemblea vota per numero di teste; per cui ogni socio cooperatore persona fisica ha un solo
voto.
• Le società coopera�ve sono so�oposte a vigilanza dell’autorità governa�va al fine di assicurare che
venga il regolare funzionamento amministra�vo e contabile.

La cos�tuzione della società


Per cos�tuire una società coopera�va è necessario che i soci siano almeno 9 o 3, se la società ado�a la
disciplina di una società a responsabilità limitata.
Il procedimento di cos�tuzione ricalca in parte quello previsto per la s.p.a. o della s.r.l., se prescelta.
Tu�avia, a tali discipline bisogna inserire:
• l’indicazione specifica dell’ogge�o sociale, con riferimento ai requisi� e agli interessi dei soci;

• i requisi�, condizioni e la procedura per l’ammissione di nuovi soci;


• le condizioni per il recesso e l’esclusione dei soci;
• le regole per la ripar�zione degli u�li e dei ristorni.
La denominazione sociale può essere formata liberamente, ma deve contenere l’indicazione di società
coopera�ve.
L’a�o cos�tu�vo deve essere iscri�o nel registro delle imprese e con l'iscrizione la società acquista
personalità giuridica.

I conferimen�. La responsabilità dei soci

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La disciplina dei conferimen� è iden�ca a quella delle s.p.a., salvo che lo statuto non abbia optato per la
disciplina delle s.r.l.
Nelle società coopera�ve, per le obbligazioni sociali, risponde solo la società col suo patrimonio.
Il socio che non esegue in tu�o o in parte i conferimen� dovu� può essere escluso dalla società; inoltre, il
socio che cessa di far parte della società risponde comunque verso la stessa per un anno dallo scioglimento
del rapporto e se manifesta insolvenza, è tenuto a res�tuire quanto ricevuto per la liquidazione della quota
o il rimborso per le azioni.
Il creditore par�colare del socio cooperatore non può agire esecu�vamente sulla quota o sulle azioni dello
stesso.

Le quote. Le azioni
Nelle coopera�ve la partecipazione può essere rappresentata da quote o azioni, a seconda della disciplina
ado�ata. Per s�molare l’allargamento della compagine azionaria, nessun socio persona fisica può avere una
quota superiore a centomila euro, a pa�o che non abbia più di 500 soci, in tal caso tale limite può essere
elevato al 2% del capitale sociale. Il limite non opera in caso di conferimen� in natura o credi� e soci diversi
da persone fisiche.
Le quote e le azioni dei soci cooperatori non possono essere cedute senza l’autorizzazione degli
amministratori (il cui provvedimento deve essere comunicato al socio entro 60 giorni dalla richiesta). Il
silenzio vale assenso e il provvedimento che nega l’autorizzazione deve essere mo�vato.
Infine, l’a�o cos�tu�vo può autorizzare gli amministratori ad acquistare o rimborsare quote o azioni della
società nel rispe�o di un duplice limite:
il rapporto tra patrimonio ne�o e indebitamento complessivo deve essere superiore ad un quarto;
l'acquisto o il rimborso deve essere effe�uato nei limi� degli u�li distribuibili e delle riserve disponibili
risultan� dall'ul�mo bilancio.

Le nuove forme di finanziamento


Per favorire la raccolta del capitale di rischio da parte delle società coopera�ve, sono sta� eleva� i limi�
massimi della partecipazione di ciascun socio ed i limi� massimi dei pres�� dei soci ammessi a godere
delle agevolazioni fiscali. Nel contempo, sono state consen�te nuove forme di raccolta del capitale di
rischio con la previsione della figura dei soci sovventori e delle azioni di partecipazione coopera�va.
La figura dei soci sovventori consente la raccolta del capitale di rischio anche fra coloro che non possiedono
i requisi� richies� per partecipare all’a�vità mutualis�ca. I conferimen� dei sovventori sono rappresenta�
da azioni o quote nomina�ve liberamente trasferibili.
Inoltre, per evitare che la partecipazione dei sovventori sia solo a scopo specula�vo, è stabilito che il tasso
di remunerazione dei soci sovventori non può essere maggiorato più del 2% rispe�o a quello previsto per
gli altri soci e i vo� a�ribui� ai soci sovventori non possono superare un terzo dei vo� spe�an� a tu� i
soci.
Possono essere nomina� amministratori, a pa�o che la maggioranza degli amministratori sia cos�tuita da
soci cooperatori.
Le azioni di partecipazione coopera�va presentano affinità con le azioni di risparmio: possono essere
emesse al portatore; sono prive di diri�o di voto e privilegiate nella ripar�zione degli u�li e nel rimborso
del capitale mediante il diri�o di prelazione. Sono inoltre, liberamente trasferibili e godono
dell’anonimato.
È prevista un’organizzazione di gruppo dei possessori di tali azioni, per la tutela degli interessi comuni.
L'organizzazione si ar�cola nell'assemblea speciale di categoria e nel rappresentante comune.
Le società coopera�ve possono eme�ere obbligazioni per la raccolta del capitale di pres�to e strumen�
finanziari, secondo la disciplina prevista per le s.p.a. L'a�o cos�tu�vo definisce i diri� patrimoniali
riconosciu� ai possessori di tali strumen� e le eventuali condizioni per il loro trasferimento. Ai possessori
di strumen� finanziari inoltre, non può essere a�ribuito più di un terzo dei vo� spe�an� all'insieme dei
soci.

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Infine, le coopera�ve che hanno ado�ato la disciplina delle s.r.l. possono offrire strumen� finanziari privi
di diri� di amministrazione solo ad inves�tori qualifica�.

Gli organi sociali. L’assemblea


Gli organi delle società coopera�ve sono gli stessi previs� per la s.p.a. ed ide�co è anche il riparto di
funzioni. Tu�avia, nella disciplina dell'assemblea sono state introdo�e significa�ve deviazioni.
Innanzitu�o, il peso di ciascun socio cooperatore in assemblea è del tu�o svincolato dall'ammontare della
partecipazione sociale, “una testa – un voto”; ai soci sovventori invece, sono a�ribui� più vo�, ma ques�
non possono superare il limite massimo di un terzo dei vo� spe�an� a tu� i soci. Inoltre, valgono le
seguen� regole:
• Hanno diri�o di voto solo coloro che risultano iscri� nel libro dei soci da almeno novanta giorni (si
evita così di manipolare le maggioranze amme�endo un numero massiccio di soci all’ul�mo
momento).
• Il socio può farsi rappresentare in assemblea solo da altro socio e ciascun socio non può
rappresentarne più di dieci;
• il voto può essere dato anche per corrispondenza o con qualsiasi altro mezzo di telecomunicazione,
se l'a�o cos�tu�vo lo consente.
Alcune differenze si hanno anche per il procedimento assembleare.
I quorum cos�tu�vi e delibera�vi sono determina� dall’a�o cos�tu�vo, sia per l'assemblea ordinaria che
straordinaria e sulla base del numero di vo� spe�an� a ciascun socio, non per partecipazione sociale.
Ma l'innovazione più significa�va della disciplina è la possibilità di una formazione progressiva della volontà
assembleare a�raverso il meccanismo delle assemblee separate (assemblee delibera�ve sulle stesse
materie che formeranno ogge�o dell’assemblea generale; con le assemblee separate si eleggono dei soci-
delega� che parteciperanno a quella generale).

Le assemblee separate sono obbligatorie quando la società ha più di 3mila soci e svolge la propria a�vità
in più province o quando ha più di 500 soci e realizza più ges�oni mutualis�che.
L'assemblea generale è cos�tuita dai soci-delega� e delibera defini�vamente sull'ordine del giorno. Le
deliberazioni delle assemblee separate non possono essere impugnate autonomamente, mentre quelle
dell'assemblea generale possono essere impugnate dagli assen� o dissenzien� nelle assemblee separate,
quando queste ul�me si sono tenute irregolarmente.

Amministrazione. Controlli. Collegio dei probi viri


Per quanto riguarda amministratori e sindaci, sono poche le differenze rispe�o alla s.p.a., fermo restando la
possibilità di ado�are il sistema dualis�co o monis�co in alterna�va a quello tradizionale. Nel sistema
tradizionale i primi amministratori sono nomina� nell’a�o cos�tu�vo e successivamente in assemblea.
Con l’a�uale disciplina inoltre, è caduta la regola previgente che tu� gli amministratori debbano essere soci
cooperatori; oggi è sufficiente che solo la maggioranza degli amministratori sia scelta fra i soci cooperatori.
La nomina del collegio sindacale invece, è obbligatoria nei stessi casi in cui è obbligatoria nella s.r.l.
(quando la società ha un capitale non inferiore a quello minimo; quando non ricorrono le condizioni per la
redazione del bilancio in forma abbreviata e quando la coopera�va ha emesso strumen� finanziari non
partecipa�vi).
Per la nomina del collegio sindacale, lo statuto può a�ribuire il diri�o di voto proporzionalmente alle
quote o azioni possedute, ovvero in ragione della partecipazione allo scambio mutualis�co.
Infine, ormai è prassi consolidata negli statu� delle coopera�ve la previsione di un ulteriore organo sociale:
il collegio dei probi viri. A tale organo è affidata la risoluzione di eventuali controversie tra soci o fra soci e

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società, riguardan� il rapporto sociale (ammissione di nuovi soci, esclusione, recesso) o la ges�one
mutualis�ca, per evitare di ricorrere all'autorità giudiziaria.
Tu�avia, non da garanzie di imparzialità.

La vigilanza governa�va. Il controllo giudiziario


Le società coopera�ve sono so�oposte al controllo dell’autorità governa�va, finalizzata all’accertamento
dei requisi� mutualis�ci, nonché ad assicurare il regolare funzionamento amministra�vo e contabile delle
stesse. La vigilanza spe�a al Ministero dello sviluppo economico ed è esercitata tramite revisioni ed
ispezioni straordinarie.
In caso di irregolare funzionamento della società, l’autorità di vigilanza può revocare amministratori e
sindaci ed affidare la ges�one della coopera�va ad un commissario governa�vo, determinandone la durata
in carica e i poteri. Tale provvedimento può essere ado�ato anche in caso di irregolarità nelle procedure di
ammissione dei nuovi soci, nell'ipotesi in cui la società, invitata a provi rimedio, non l'abbia fa�o.
Inoltre, l'autorità di vigilanza può disporre lo scioglimento della coopera�va se, a suo giudizio, non è in
grado di raggiungere gli scopi per cui è stata cos�tuita e se per due anni consecu�vi non abbia depositato il
bilancio di esercizio o non abbia compiuto a� di ges�one.
Legi�ma� al ricorso sono i soci �tolari del decimo del capitale sociale, rido�o ad un ventesimo per le
coopera�ve con più di 3mila soci.

Bilancio. U�li. Ristorni


La formazione del bilancio d’esercizio delle società coopera�ve è integralmente assogge�ata alla disciplina
de�ata per le s.p.a. Le coopera�ve di maggiore dimensione e quelle che eme�ono obbligazioni devono
so�oporre il bilancio a revisione obbligatoria.
In merito alla des�nazione degli u�li prodo� poi, sono previste regole specifiche.
La percentuale degli u�li ne� annuali da des�nare a riserva legale è sei volte più elevata rispe�o a quella
della s.p.a.: pari al 30% (anziché il 5%).
Inoltre, dal 1992 è stato introdo�o l’obbligo di des�nare il 3% degli u�li ne� annuali ad apposi� fondi
mutualis�ci per la promozione e lo sviluppo della cooperazione.
Infine, sono pos� limi� alla distribuzione fra i soci degli u�li residui, comprimendo il profilo lucra�vo della
partecipazione sociale.
L'a�uale disciplina inoltre, introduce una ne�a dis�nzione fra società coopera�ve a mutualità prevalente e
altre società coopera�ve. Per queste ul�me è sufficiente che l’a�o cos�tu�vo fissi la percentuale massima
dei dividendi che possono essere ripar�� fra i soci cooperatori.
Disciplina più restri�va invece, è prevista per le società coopera�ve a mutualità prevalente, in par�colare
lo statuto deve prevedere:

• divieto di distribuire dividendi superiori all'interesse massimo dei buoni fru�feri postali;
-il divieto di remunerare gli strumen� finanziari offer� in so�oscrizione ai soci cooperatori in misura
superiore al 2% rispe�o al limite massimo;

• il divieto di distribuire le le riserve fra i soci cooperatori;


• L'obbligo di devolvere, in caso di scioglimento della società, l’intero patrimonio sociale, dedo�o
solamente il capitale sociale e i dividendi eventualmente matura�, ai fondi mutualis�ci per la
promozione e lo sviluppo della cooperazione.
Infine, la quota di u�li che residua dopo tali des�nazioni può essere: assegnata ad altre riserve o fondi,
distribuita ai soci, o infine des�nata a fini mutualis�ci, dall'assemblea.
I ristorni cos�tuiscono rimborso ai soci di parte del prezzo pagato per i beni o servizi acquista� dalla
coopera�va (coopera�va di consumo) a prezzo di mercato, o integrazione della retribuzione corrisposta
dalla coopera�va per le prestazioni del socio (coopera�ve di produzione e di lavoro). Cos�tuiscono quindi,

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uno degli strumen� tecnici per a�ribuire ai soci cooperatori il vantaggio mutualis�co (risparmio di spesa o
maggiore remunerazione) derivante dai rappor� di scambio intra�enu� con la coopera�va.

Variazione dei soci e del capitale sociale


Le società coopera�ve sono società a capitale variabile, cioè il capitale sociale non è determinato in un
ammontare prestabilito. Ne consegue che, la variazione del numero delle persone dei soci non comporta
modificazione dell’a�o cos�tu�vo.
Dunque, il procedimento di ammissione di nuovi soci (cooperatori) risulta estremamente semplificato, non
dovendosi ogni volta procedere ad una modifica dell’a�o cos�tu�vo (c.d. porta aperta). L’ammissione è
deliberata dagli amministratori su domanda dell’interessato, che deve versare l’importo delle quote e
delle azioni so�oscri�e (e l’eventuale sovrapprezzo).
Se la domanda di ammissione non è accolta, l'interessato può chiedere su istanza che si pronunci
l'assemblea.
L'a�uale disciplina inoltre, prevede una categoria speciale di soci cooperatori: i soci “in formazione”, cioè
quei soci che devono seguire un periodo di formazione, non superiore ai cinque anni, prima di esser
ammessi a godere dei diri� che spe�ano agli altri soci cooperatori.
Nelle società coopera�ve cos�tuiscono cause di riduzione del numero dei soci e del capitale:
• il recesso, ammesso quando l’a�o cos�tu�vo vieta la cessione delle quote o delle azioni e nei casi
previs� per la s.p.a.; Non può essere in alcun caso parziale; Gli amministratori devono esaminare
con tempes�vità la richiesta di recesso e, in caso di esito nega�vo, il socio che intende recedere può
far ricorso al tribunale.
La dichiarazione di recesso ha effe�o dal provvedimento di accoglimento della domanda, per quanto
riguarda il rapporto sociale; invece, per quanto riguarda i rappor� mutualis�ci, ha effe�o con la chiusura
dell'esercizio in corso, se comunicata alla società 3 mesi prima, o alla chiusura dell'esercizio successivo.
• esclusione, deliberata dagli amministratori o, se l'a�o cos�tu�vo lo prevede, dall'assemblea, in caso
di mancato pagamento delle quote o delle azioni, nei casi previs� per le società di persone, per
gravi inadempienze del socio, per mancanza o perdita dei requisi� previs� per la partecipazione
alla società. La deliberazione di esclusione deve essere comunicata al socio, il quale può opporsi
dinanzi al tribunale;
• la morte del socio, il rapporto sociale si scioglie, salvo che l’a�o cos�tu�vo non disponga la
con�nuazione della società con gli eredi, a pa�o che ques� siano provvis� dei requisi�.
La liquidazione della quota avviene secondo i criteri stabili� nell’a�o cos�tu�vo e il pagamento deve essere
effe�uato entro 180 giorni dall’approvazione del bilancio e deve comprendere il rimborso del sovrapprezzo,
se è stato versato.

Il gruppo coopera�vo parite�co


Il gruppo coopera�vo parite�co è un’organizzazione di gruppo delle società coopera�ve (una sorta di
consorzio tra imprenditori) volto a dar vita ad una strategia imprenditoriale comune ed unitaria. Trova
fondamento in un accordo contra�uale, che deve indicare: durata, la coopera�va o le coopera�ve alla
direzione del gruppo e rela�vi poteri, nonché i criteri di compensazione e l’equilibrio nella distribuzione dei
vantaggi deriva� dall’a�vità comune. Il contra�o deve essere depositato, in forma scri�a, nell'albo delle
società coopera�ve.
Ogni coopera�va può recedere senza oneri di alcun �po.

Lo scioglimento della società


Valgono le cause di scioglimento previste per le società di capitali, con la sola differenza dovuta alla
variabilità del capitale sociale, che solo la perdita totale del capitale è causa di scioglimento.

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Sono poi cause specifiche di scioglimento: la riduzione dei soci al di so�o del numero minimo di nove, se
questo non è reintegrato entro un anno, la liquidazione coa�a amministra�va disposta dall’autorità
governa�va.
In caso di irregolarità o di eccessivo ritardo nella liquidazione, l'autorità di vigilanza può sos�tuire i
liquidatori e, se ques� sono sta� nomina� dal tribunale, può chiedere all'autorità giudiziaria la loro
sos�tuzione.
Infine, l'eventuale residuo a�vo di liquidazione deve essere devoluto ai fondi mutualis�ci per la
promozione e lo sviluppo della cooperazione.

Le mutue assicuratrici
Le mutue assicuratrici sono società coopera�ve cara�erizzate dalla stre�a interdipendenza che (per legge)
esiste tra la qualità di socio e la qualità di assicurato: non si può acquistare la qualità di socio, se non
assicurandosi presso la società e, viceversa, si perde la qualità di socio con l’es�nguersi dell’assicurazione.
Questo principio differenzia il mutuo assicura�vo rispe�o alle comuni coopera�ve di assicurazione.
Per le obbligazioni sociali, ed in par�colare per il pagamento delle indennità assicura�ve, risponde solo la
società con il proprio patrimonio. I soci assicura� sono obbliga� verso la società al pagamento di
contribu�, che cos�tuiscono nel contempo conferimento e premio di assicurazione (paga�
periodicamente). Tu�avia, se il patrimonio sociale (formato dai contribu�) è insufficiente per l’esercizio
dell’a�vità assicura�va, l’a�o cos�tu�vo può prevedere la cos�tuzione di fondi di garanzia per il
pagamento delle indennità, mediante speciali conferimen� da parte di soci assicura� o di terzi, a�ribuendo
anche a quest’ul�mi la qualità di socio. Di regola infa�, coesistono due categorie di soci: soci assicura� e
soci sovventori (i quali si limitano a conferire il capitale necessario per l’a�vità della società senza essere
assicura�).

CAPITOLO VENTICINQUESIMO – TRASFORMAZIONE. FUSIONE E SCISSIONE

LA TRASFORMAZIONE

Nozione e limi�
Nel codice del 1942, la trasformazione era un is�tuto �picamente societario, anche se spesso u�lizzato dalla
legislazione speciale al di fuori del se�ore societario per i vantaggi che offre. L'a�uale disciplina, a riguardo,
opera una dis�nzione tra trasformazione omogenea (fra società) e trasformazione eterogenea (da società di
capitali in altri en� o viceversa).
La trasformazione omogenea è il cambiamento del �po di società, ovvero è il passaggio da un �po di
società ad altro, senza che vi sia l'es�nzione della società preesistente: è la stessa società che conserva i
diri� e gli obblighi e prosegue tu� i rappor� dell’ente che ha effe�uato la trasformazione.
Dunque, la trasformazione è uno strumento che serve ad ada�are l’asse�o organizza�vo della società alle
nuove esigenze sopravvenute durante la vita della stessa.
La legge però, vieta espressamente la trasformazione di una società coopera�va a mutualità prevalente in
società lucra�va. La trasformazione (omogenea o eterogenea) può avvenire anche in pendenza di
procedura concorsuale, purché non vi sia incompa�bilità con le sue finalità.

La trasformazione omogenea: il procedimento di trasformazione

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La trasformazione omogenea deve essere deliberata secondo le modalità previste per le modificazioni
dell'a�o cos�tu�vo e con l'osservanza delle rela�ve maggioranze.
Per a�uare la trasformazione da società di persone a società di capitali è sufficiente il consenso della
maggioranza dei soci determinata secondo la partecipazione a�ribuita a ciascuno negli u�li, se l'a�o
cos�tu�vo non prevede diversamente.
Per le società di capitali invece, è necessaria una delibera dell’assemblea straordinaria da ado�are nelle
s.p.a. non quotate con le maggioranze rafforzate. Inoltre, è richiesto il consenso dei soci che, con la
trasformazione, assumono responsabilità illimitata.
Per la trasformazione di società coopera�ve (diverse da quelle a mutualità prevalente) in società di
persone o di capitali è richiesto il voto favorevole di almeno la metà dei soci (elevato a 2/3 se sono meno
di 50; se sono più di 10mila e suff. il voto favorevole dei votan�, purché l'assemblea sia cos�tuita da almeno
il 20% dei soci).
In tu� i casi, il socio che non ha concorso alla decisione o deliberazione della trasformazione ha diri�o di
recesso.
La delibera di trasformazione fissa le basi organizza�ve della nuova veste giuridica della società; perciò, deve
rispondere ai requisi� di forma e di contenuto previs� per l’a�o cos�tu�vo del �po di società prescelto.
Perciò:
Nel caso di trasformazione di società di capitali, gli amministratori devono predisporre una relazione per
illustrare mo�vazione ed effe� della trasformazione, la cui copia deve essere esposta nei 30 gg successivi
presso la sede societaria per presa visione dei soci.
Nel caso di trasformazione di società di persone in società di capitali la delibera deve risultare da a�o
pubblico e il patrimonio sociale deve essere so�oposto a s�ma.
La delibera di trasformazione in società di capitali, al pari dell'a�o cos�tu�vo, è sogge�a al controllo di
legi�mità da parte del notaio che ha reda�o il verbale e ad iscrizione nel registro delle imprese, con la
quale si completa il procedimento e si producono gli effe�.
Infine, nel caso di trasformazione di società coopera�ve diverse da quelle a mutualità prevalente in
società lucra�ve, la disciplina impone di devolvere ai fondi mutualis�ci il valore effe�vo del patrimonio
esistente alla data di trasformazione, dedo�o l'importo per il capitale minimo della nuova società.

La responsabilità dei soci


Se in seguito alla trasformazione i soci assumono responsabilità illimitata per le obbligazioni sociali è
richiesto il loro consenso dei soci, anche perché, tale responsabilità opera anche per le obbligazioni
anteriori alla trasformazione.
Nell’ipotesi inversa invece, quando la responsabilità illimitata viene meno con la trasformazione, i soci non
sono libera� dalla responsabilità per le obbligazioni sociali anteriori alla trasformazione.
La trasformazione in questo caso infa�, opera solo per il futuro e non può pregiudicare la posizione dei
creditori sociali anteriori contro la loro volontà.
Tu�avia, per agevolare la trasformazione è stabilito che:
• il consenso dei creditori alla trasformazione vale come consenso alla liberazione di tu� i soci a
responsabilità illimitata;
• il consenso alla trasformazione si presume se ai singoli creditori è stata comunicata per
raccomandata ed essi non hanno negato espressamente al loro adesione. Silenzio assenso.

La trasformazione eterogenea
Una società di capitali può trasformarsi in consorzi, società consor�li, società coopera�ve, comunioni di
azienda, associazioni non riconosciute e fondazioni. Per questo �po di trasformazione è richiesto il voto
favorevole di almeno i due terzi degli aven� diri�o e il consenso dei soci che assumono responsabilità
illimitata.

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La disciplina della trasformazione eterogenea in società di capitali è più ar�colata, de�ando una specifica
disciplina per ogni singola trasformazione.
Nei consorzi la trasformazione deve essere deliberata dalla maggioranza assoluta dei consorzia�; Nelle
comunioni d'azienda invece, da tu� i partecipan� alla comunione. Nelle società consor�li e nelle
associazioni la trasformazione deve essere deliberata con le maggioranze richieste per lo scioglimento
an�cipato; infine, la trasformazione delle fondazione è disposta dall'autorità governa�va su proposta
dell'organo competente.
In merito alle fondazioni e alle associazioni che hanno ricevuto contribu� pubblici o di terzi o goduto di
agevolazioni fiscali sono previs� specifici divie� e limitazioni. Infine, le trasformazioni eterogenee hanno
effe�o solo dopo 60 giorni dall'ul�mo adempimento pubblicitario e solo entro tale termine i creditori
possono opporsi alla trasformazione.

• LA FUSIONE

Nozione. Dis�nzioni
La fusione è l’unificazione di due o più società in una sola, e può essere realizzata in due diversi modi:
• con la cos�tuzione di una nuova società, che prende il posto di tu�e le società che si fondono
(fusione in senso stre�o);
• o mediante assorbimento in una società preesistente di una o più società (fusione per
incorporazione); è la forma di fusione più diffusa.
La fusione può aversi sia fra società dello stesso �po (fusione omogenea), sia fra società di �po diverso
(fusione eterogenea: che comporta anche la trasformazione di una o più società che si fondono). La
partecipazione alla fusione non è consen�ta alle società in stato di liquidazione e che abbiano già
cominciato la distribuzione dell’a�vo, mentre è possibile per le società so�oposte a procedura concorsuale.
La fusione è uno strumento di concentrazione delle imprese societarie che consente di ampliarne la
dimensione e la compe��vità sul mercato. Questo is�tuto, oltre ad una concentrazione economica, dà
luogo anche ad una concentrazione giuridica. Infa�, la società incorporante o che risulta dalla fusione
assume i diri� e gli obblighi delle società partecipan� alla fusione, proseguendo in tu� i loro rappor�,
anche processuali, anteriori alla fusione. I creditori delle società es�nte quindi, potranno far valere i loro
diri� sull’unitario patrimonio della società risultante dalla fusione.

Il proge�o di fusione
Il procedimento di fusione si ar�cola in tre fasi essenziali: il proge�o, la delibera e l’a�o.
Gli amministratori delle diverse società partecipan� alla fusione devono redigere il proge�o, che deve
contenere le seguen� indicazioni:
• il �po, la denominazione o regione sociale e la sede delle società partecipan�;

• l’a�o cos�tu�vo della nuova società risultante dalla fusione o di quella incorporante;
• il rapporto di cambio delle azioni o quote (rapporto in base al quale saranno assegnate ai soci delle
società che si es�nguono le azioni o quote della società incorporante o della nuova società).
Il proge�o di fusione deve essere pubblicato nel registro delle imprese nel luogo in cui le società hanno la
sede o, in alterna�va, sul sito internet della società.
Inoltre, la documentazione informa�va si compone anche della redazione preven�va di altri tre documen�:
• la situazione patrimoniale, reda�a dagli amministratori di ciascuna delle società partecipan�;

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• la relazione degli amministratori, unica per tu�e le società, che illustri e gius�fichi il proge�o di
fusione e in par�colare il rapporto di cambio (la cui determinazione è rimandata alla discrezionalità
tecnica degli amministratori);
• la relazione degli esper�: uno o più esper� per ciascuna società hanno il compito di redigere una
relazione sulla congruità del rapporto di cambio ed esprimere un parere sull’adeguatezza del
metodo eseguito dagli amministratori.
Durante i 30 gg che precedono che precedono l'assemblea e finché la fusione non sia deliberata, il proge�o
di fusione, i documen� informa�vi e i bilanci degli ul�mi tre esercizi di ciascuna società partecipante devono
essere deposita� in copia presso la sede di ciascuna società o pubblica� sul sito internet di ciascuna, per la
presa visione dei soci. Si completa così, la prima fase per la fusione.

La delibera di fusione
La fusione viene decisa da ciascuna delle società che vi partecipano mediante l’approvazione del rela�vo
proge�o. Per l'approvazione vanno rispe�ate le norme de�ate per le modificazioni dell'a�o cos�tu�vo e le
rela�ve maggioranze (società di persone: è suff. la magg. dei soci determinata in base all'a�ribuzione degli
u�li a ciascuno; società di capitali: la fusione è deliberata dall'assemblea straordinaria con le normali magg).
I soci che non hanno acconsen�to alla fusione o, in caso di fusione eterogenea o di fusione omogenea per la
s.r.l., i soci che non hanno concorso alla deliberazione avranno diri�o di recesso.
Le delibere di fusione delle singole società devono essere iscri�e nel registro delle imprese, (e previo
controllo di legalità da parte del notaio verbalizzante se la società risultante dalla fusione è una società di
capitali).

La tutela dei creditori sociali


La fusione può pregiudicare la posizione dei creditori delle società partecipan� dato che, a�uata la fusione,
tu� concorreranno sull’unico patrimonio risultante dall’unificazione dei patrimoni delle singole società
(questo può danneggiare i creditori delle società più solide).
Per questo è stabilito che la fusione sia a�uata trascorsi 60 giorni dall’iscrizione nel registro delle imprese.
Entro tale termine, ciascun creditore anteriore alla pubblicazione del proge�o di fusione può porre
opposizione alla fusione. Tu�avia, il tribunale può disporre che la fusione abbia ugualmente luogo, a pa�o
che la società dia idonea garanzia a favore dei soli creditori opponen� o ancora, se la relazione degli esper�
sia reda�a da una società di revisione, la quale accer� che la situazione patrimoniale e finanziaria della
società non la rende necessaria. Infine, se alla fusione partecipano società con soci a responsabilità
illimitata, tale responsabilità resta ferma per tu�e le obbligazioni sociali anteriori alla fusione. La
liberazione può aversi solo col consenso dei creditori.

L’a�o di fusione
Il procedimento di fusione si conclude con la s�pulazione dell’a�o di fusione da parte dei legali
rappresentan� delle società interessate, che danno così a�uazione alle rela�ve delibere assembleari. L'a�o,
in ogni caso, deve essere reda�o per a�o pubblico.
L'a�o di fusione deve essere iscri�o nel registro delle imprese nei luoghi in cui le società partecipan� e la
società risultante dalla fusione hanno sede. Dall'ul�ma iscrizione decorrono gli effe� della fusione:
unificazione sogge�va e patrimoniale delle società. Una volta eseguite le iscrizioni dell’a�o di fusione
prescri�e per legge, l’invalidità dell’a�o di fusione non può essere più pronunciata; resta salvo solo il
diri�o al risarcimento dei danni eventualmente spe�ante ai soci o ai terzi danneggia� dalla fusione, i quali
potranno agire nei confron� degli amministratori.

• LA SCISSIONE

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Nozione. Forme
Con la scissione il patrimonio di una società è scomposto e assegnato (trasferito) in tu�o o in parte ad altre
società (preesisten� o di nuova cos�tuzione), con la contestuale assegnazione ai soci della società in
scissione di azioni o quote delle società beneficiarie del trasferimento patrimoniale.
Dunque, si ha la suddivisione di un unico patrimonio sociale e di un’unica compagine societaria in più
società. Le azioni o quote delle società beneficiarie del trasferimento patrimoniale sono acquisite
dire�amente dai soci della società che si scinde, per i quali il contra�o sociale con�nua n nuove e diverse
stru�ure societarie. La scissione può assumere forme diverse, innanzitu�o può essere totale o parziale.
Nella scissione totale, l’intero patrimonio della società che si scinde viene trasferito a più società, in questo
modo la società si es�ngue, però senza che si abbia la liquidazione della stessa.
Nella scissione parziale invece, solo parte del patrimonio della società che si scinde viene trasferita ad una
o più altre società, quindi la società scissa resta in vita con un patrimonio rido�o.
Le società beneficiarie possono essere:
• società di nuova cos�tuzione, che nascono per gemmazione dalla società che si scinde (scissione in
senso stre�o);
• una o più società preesisten� (scissione per incorporazione), che vedono nel contempo
incrementa� il loro patrimonio e la compagine sociale per l’ingresso dei soci della società scissa.
Alla scissione non possono partecipare società in liquidazione che abbiano iniziato la distribuzione
dell'a�vo.

Il procedimento
Gli amministratori delle società partecipan� alla scissione devono redigere un unitario proge�o di
scissione, che deve contenere: l’esa�a descrizione degli elemen� patrimoniali da trasferire a ciascuna delle
società beneficiarie e dell’eventuale conguaglio in denaro; i criteri di distribuzione ai soci delle azioni o
quote delle società beneficiarie.
Le altre fasi del procedimento di scissione ricalcano quelle previste per la fusione: delibera della scissione,
pubblicità, opposizione dei creditori e s�pula dell'a�o di scissione. Fasi che devono essere ripercorse anche
dalle società beneficiarie, qualora si tra� di società preesisten�; se invece, beneficiaria della scissione è
una società di nuova cos�tuzione, l'a�o di scissione, da redigere sempre come a�o pubblico, vale anche
come a�o cos�tu�vo.
La scissione diventa efficace a par�re dalla data in cui è stata eseguita l'ul�ma iscrizione dell'a�o di scissione
nel registro delle imprese in cui sono state iscri�e le società beneficiarie.
A tutela dei creditori è stato stabilito che ciascuna società è solidalmente responsabile, nei limi� del valore
effe�vo del patrimonio ne�o ad essa assegnato o rimasto e dei debi� della società scissa non soddisfa�
dalla società cui fanno carico (in sostanza, tu�e le società coinvolte nella scissione sono garan� in via
sussidiaria di quella il cui debito è stato trasferito).

CAPITOLO VENTISEIESIMO – LE SOCIETÀ EUROPEE

Dall’armonizzazione dei diri� societari al diri�o societario sovranazionale


Dalla cos�tuzione della Comunità europea gli Sta� membri si sono impegna� a coordinare i propri
ordinamen� nazionali circa le garanzie richieste per proteggere gli interessi dei soci e dei terzi.

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L’obie�vo dell’azione legisla�va dell’UE è volta a creare un diri�o societario sovranazionale, introducendo
�pi societari dire�amente disciplina� da regolamento comunitario. A tal fine, sono state predisposte la
società europea (SE, è una s.p.a.) e la società coopera�va europea (SCE, è una soc. coop. a scopo
mutualis�co).
Per le materie non disciplinate dal regolamento si fa riferimento alle leggi interne che disciplinano le SE e le
SCE; se l’ordinamento ne è sprovvisto, ci si basa sulle disposizioni de�ate per le s.p.a. e le soc. coop. a scopo
mutualis�co.
Questo aspe�o perme�e ai soci di poter insediare la società nello stato membro che offre la disciplina più
vantaggiosa.

• LA SOCIETA' EUROPEA

La cos�tuzione
La SE è una s.p.a. (e quindi ogni socio risponde delle obbligazioni solo nei limi� del capitale so�oscri�o). Il
capitale minimo è di 120mila euro.
La cos�tuzione di una SE è consen�ta:
• quando si fondono s.p.a. sogge�e alla legge di sta� membri differen�;
• quando due o più s.p.a. promuovono la cos�tuzione di una società europea holding al fine di
so�oporsi ad una direzione unitaria;
• quando due o più en� presentano un collegamento stabile con ordinamen� comunitari diversi;
• quando viene s�pulato un pa�o unilaterale di cos�tuzione di società da parte di un’altra società
europea;
• in caso di trasformazione di una s.p.a. cos�tuita secondo la legge di uno stato membro.

Gli oneri
La stru�ura interna della SE è cara�erizzata dalla presenza dell’assemblea dei soci, da un’amministrazione e
controllo basa� sul sistema dualis�co (organo di direzione e organo di vigilanza) o su quello monis�co
(organo di amministrazione).
Per quanto riguarda l’assemblea, le competenze, l’organizzazione e le procedure di voto sono regolate dalla
legge dello stato della sede. Le deliberazioni vengono prese di regola a maggioranza semplice, ma per le
modificazioni dello statuto è necessaria una maggioranza di almeno i due terzi.
La ges�one
Nel sistema dualis�co, i componen� dell’organo di vigilanza sono nomina� dall’assemblea generale. L’organo
di vigilanza esercita il controllo sulla ges�one; per fare ciò è tenuto in costante aggiornamento dall’organo di
direzione sull’andamento generale degli affari sociali.
L’organo di direzione ges�sce la società so�o la propria responsabilità. I componen� sono nomina� e
revoca� dall’organo di vigilanza.
Il sistema monis�co prevede solo un organo di amministrazione a cui è a�ribuita la ges�one della società. I
suoi componen� sono nomina� e revoca� dall’assemblea. Non possono essere nomina� amministratori i
sogge� che la legge dello stato o della sede considera non eleggibili.
La disciplina locale della s.p.a. viene richiamata anche in tema di redazione, controllo e pubblicità del
bilancio d’esercizio e consolidato.

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Il coinvolgimento dei lavoratori nella ges�one
Il coinvolgimento dei lavoratori può consistere nell’obbligo di consultare e di informare periodicamente o in
circostanze speciali un organi di rappresentanza dei dipenden�, e nulla più. Può all’opposto arrivare fino al
riconoscimento del potere di nomina da parte dei lavoratori di alcuni componen� degli organi di ges�one o
di controllo della società.
È prevista la cos�tuzione di un organo di rappresentanza dei lavoratori i cui componen� sono ele� o
designa� dai dipenden� della SE. L’organo di rappresentanza ha il diri�o di essere informato e consultato
almeno una volta l’anno dai competen� organi della SE in merito all’evoluzione delle a�vità e delle
prospe�ve della società. Deve inoltre essere informato quando si verificano circostanze eccezionali che
incidono notevolmente sugli interessi dei lavoratori.
Vi è un più incisivo coinvolgimento dei lavoratori se è prevista una forma di partecipazione dei dipenden�
alla ges�one nelle società che partecipano alla cos�tuzione della SE.

Altri aspe� della disciplina


Come già de�o in precedenza, la legislazione a livello europeo in materia di SE è lacunosa.
Si rimandano perciò agli ordinamen� interni delle s.p.a. le discipline in tema di scioglimento, liquidazione,
insolvenza e procedure concorsuali.

• LA SOCIETA' COOPERATIVA EUROPEA

Cos�tuzione
La SCE è una società coopera�va in cui i soci rispondono limitatamente o illimitatamente alle obbligazioni
sociali a seconda di quanto previsto dallo statuto.
La SCE è cara�erizzata da scopo mutualis�co (l’ogge�o principale consiste nel soddisfacimento dei bisogni
e/o promozione delle a�vità economiche e sociali dei propri soci).
La cos�tuzione della SCE deve essere eseguita da almeno cinque soci che presen�no un legame con almeno
due ordinamen� nazionali diversi.
In alterna�va la SCE può nascere:

• per fusione fra coopera�ve cos�tuite secondo la legge di uno stato membro, che abbiano sede nella
Comunità e che siano sogge�e ad almeno due ordinamen� nazionali diversi;
• per trasformazione di una coopera�va che possegga da almeno due anni una succursale o una
controllata sogge�a alla legge di un altro stato membro.
I fondatori redigono l’a�o cos�tu�vo e lo statuto della società coopera�va europea, nel quale va indicato il
capitale so�oscri�o che non può essere inferiore a 30mila euro.
Per quanto riguarda i conferimen�, possono essere conferi� gli elemen� dell’a�vo susce�bili di
valutazione economica, ad eccezione delle prestazioni di opere o servizi.

Le partecipazioni sociali
Le partecipazioni dei soci nella SCE sono rappresentate da quote nomina�ve. È ammessa la creazione di
categorie speciali di quote, dotate di diri� diversi. Questo consente la presenza di soci sovventori, ai quali è
possibile riservare privilegi nella partecipazione agli u�li e una rappresentanza negli organi di ges�one e di
vigilanza.
L’ingresso di nuovi soci avviene con il trasferimento delle quote esisten�, oppure so�oscrivendo quote di
nuova emissione. Il capitale della SCE è variabile.

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La qualità di socio si perde per morte, recesso o esclusione. Il recesso va dichiarato entro due mesi dalla
delibera contestata. L’esclusione colpisce di diri�o il socio fallito e gli en� che si sciolgono, ma può essere
estesa anche al socio gravemente inadempiente ai propri obblighi o che compie a� in contrasto con
l’interesse della società.
In caso di scioglimento del rapporto sociale per morte, recesso o esclusione, il socio ha diri�o
esclusivamente al rimborso del valore nominale della quota al ne�o di eventuali perdite di capitale.
La società coopera�va può finanziarsi anche mediante l’emissione di obbligazioni e di altri �toli che non
a�ribuiscono la qualità di socio.

Gli organi
La SCE può essere organizzata secondo il sistema dualis�co o monis�co, e conserva la disciplina de�ata per
la SE in materia di organi di amministrazione e controllo e coinvolgimento dei lavoratori.
Se ne discosta la disciplina dell’assemblea, nella quale vige la regola del voto per teste, in linea con i principi
tradizionale del diri�o coopera�vo.
L’assemblea deve riunirsi almeno una volta l’anno, entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio per
l’approvazione del bilancio e la des�nazione degli u�li. I quorum assembleari sono fissa� dallo statuto.

Des�nazione degli u�li. Scioglimento


La SCE può a�ribuire ristorni ai propri soci in proporzione degli scambi mutualis�ci realizza� con ciascuno,
mentre viene limitata la remunerazione del capitale mediante la distribuzione degli u�li.
Le SCE con sede in Italia devono rispe�are i vincoli impos� dall’ordinamento interno (accantonamento del
30% degli u�li a riserva legale, devoluzione del 3% ai fondi mutualis�ci per la promozione e lo sviluppo della
cooperazione).
Per quanto riguarda il bilancio, la revisione contabile, lo scioglimento e le procedure di insolvenza, si fa
riferimento all’ordinamento de�ato dallo stato della sede.
Il residuo a�vo di liquidazione viene devoluto per finalità altruis�che, dedo�o solo quanto necessario per il
rimborso del capitale ai soci.

Parte terza – I CONTRATTI

Capitolo ven�se�esimo. La vendita


Nozione. Tipi
La vendita è il contra�o che ha per ogge�o il trasferimento di proprietà di una cosa o di un altro diri�o
verso corrispe�vo di un prezzo.
A�raverso la s�pula di contra� di compravendita, industriali e commercian� si procurano larga parte dei
beni necessari per lo svolgimento della loro a�vità; a�raverso altri contra� di compravendita collocano sul
mercato larga parte dei beni prodo� o acquista�.

Vendita reale e vendita obbligatoria


La vendita è un contratto consensuale, si perfeziona cioè col semplice accordo delle parti.
È inoltre un contratto con effetti reali: il consenso delle parti è sufficiente perché la proprietà della cosa si
trasferisca dal venditore al compratore, con conseguente passaggio a quest’ultimo del rischio di perimento
fortuito della cosa.
Si parla di vendita obbligatoria nel caso in cui gli effetti reali della vendita si producono in un momento
successivo alla stipulazione del contratto (al verificarsi di determinati eventi).

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Nella vendita di cose determinate solo nel genere, la proprietà passa al compratore con l’individuazione, che
consente di isolare le cose oggetto della vendita.
Nella vendita di cose future il compratore ne acquista la proprietà non appena la cosa viene ad esistenza.
Nella vendita di cosa altrui, il venditore è obbligato a procurare l’acquisto della cosa al compratore e questi
ne diventa proprietario nel momento stesso in cui il venditore acquista dal terzo.

Le obbligazioni del venditore


Le obbligazioni principali del venditore sono: consegnare la cosa al compratore; fargliene acquistare la
proprietà; garantire il compratore dall’evizione e dai vizi della cosa.
La vendita su documenti riguarda merci già consegnate ad un vettore per il trasporto o depositate in
magazzini generali, per le quali il vettore o il magazzino abbiano rilasciato un titolo di credito
rappresentativo (il possesso dei documenti consente al compratore di ritirare la merce o rivenderla
ulteriormente).

La garanzia per evizione


Il venditore è tenuto a garantire il compratore contro l’evizione.
Si ha evizione quando il compratore perde in tutto o in parte la proprietà della cosa acquistata o subisce una
limitazione nel libero godimento della stessa, a seguito dell’azione giudiziaria di un terzo che vanta diritti
sulla cosa.
Se l’evizione è stata totale (il terzo rivendica vittoriosamente la proprietà della cosa acquistata dal
compratore), il venditore dovrà rimborsare al compratore il prezzo pagato e le spese sostenute, anche se
immune da colpa (è tenuto inoltre al risarcimento integrale del danno se il fatto è imputabile a un suo
comportamento doloso o colposo).
Se invece l’evizione è stata parziale (il terzo rivendica la proprietà di una parte di una cosa acquistata dal
compratore), il compratore ha diritto solo ad una riduzione del prezzo, oltre al risarcimento dei danni.

Vizi. Mancanza di qualità. Buon funzionamento


Il venditore deve garantire che la cosa venduta sia immune da vizi che la rendono inidonea all’uso cui è
destinata o ne diminuiscono in modo apprezzabile il valore.
La garanzia copre di regola solo i vizi occulti (non conosciuti o non facilmente riconoscibili dal compratore
al momento dell’acquisto). Copre anche i vizi facilmente riconoscibili quando il venditore ha dichiarato che
la cosa era esente da vizi e i vizi apparenti quando si tratta di cose che il compratore non ha potuto esaminare
al momento della conclusione del contratto.
In presenza di vizi coperti dalla garanzia il compratore può chiedere o la risoluzione del contratto o la
semplice riduzione del prezzo.
L’esercizio delle azioni derivanti dalla garanzia per vizi è soggetto a brevi termini di decadenza e
prescrizione.

Nel caso particolare in cui la cosa venduta non ha le qualità promesse o quelle essenziali per l’uso cui è
destinata, il compratore ha diritto ad ottenere la risoluzione del contratto.
L’azione di risoluzione per inadempimento non è invece soggetta a termini di decadenza soggiace
all’ordinaria prescrizione decennale quando la cosa consegnata sia completamente diversa da quella pattuita
o difetti delle qualità necessarie ad assolvere la funzione che le parti hanno assunto come essenziale ( aliud
pro alio).

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Con la garanzia di buon funzionamento (cose mobili), durante il periodo coperto dalla garanzia, il
compratore ha diritto di ottenere la sostituzione o riparazione della cosa per difetti di funzionamento anche se
non sono dovuti a vizi o mancanza di qualità.

Garanzia di conformità
Quando la vendita ha per oggetto beni di consumo il venditore ha l’obbligo di consegnare al consumatore
beni conformi al contratto di vendita ed è responsabile nei confronti dello stesso per qualsiasi difetto di
conformità esistente al momento della consegna del bene (il consumatore può richiedere: riparazione del
bene o sostituzione, riduzione del prezzo o anche la risoluzione del contratto). Il venditore è responsabile se
il difetto si manifesta entro due anni dalla consegna e può a sua volta agire contro gli altri soggetti della
catena distributiva (produttore, precedenti venditori).

Clausole sulla qualità della merce


Sono diffuse soprattutto nelle vendite commerciali, volte ad assicurare la presenza nella cosa venduta delle
specifiche qualità desiderate dal compratore.
La vendita con riserva di gradimento è una vendita che si perfeziona solo dopo che il compratore ha
esaminato la merce ed ha comunicato al venditore che la stessa è di suo gradimento.
Nella vendita a prova il contratto è sottoposto alla condizione sospensiva che la merce abbia le qualità
pattuite o sia idonea all’uso cui è destinata.
Nella vendita su campione, dalla merce oggetto della vendita (olio, vino,…) viene prelevato un campione
che deve servire come esclusivo paragone per la qualità della merce.

Le obbligazioni del compratore


Obbligazione principale è quella di pagare il prezzo convenuto. Se non è pattuito diversamente, sono a carico
del compratore anche le spese del contratto di vendita e quelle accessorie, comprese le spese di trasporto.

La vendita con riserva di proprietà


La vendita con riserva di proprietà ricorre tipicamente nelle vendite a rate (pagamento del prezzo frazionato
nel tempo).
Offre un’efficace tutela al venditore contro l’inadempimento del compratore e nel contempo lo libera
immediatamente dai rischi inerenti al perimento del bene. Il compratore diventa il proprietario della cosa
acquistata solo col pagamento dell’ultima rata di prezzo (il venditore non ne può comunque disporre). I
rischi del perimento della cosa sono a carico del compratore fin dal momento della consegna, dato che egli è
così messo in grado di godere del bene (tenuto a pagare tutte le rate anche se la cosa perisce).
A tutela del compratore è stabilito che il mancato pagamento di una sola rata, che non superi l’ottava parte
del prezzo, non dà luogo alla risoluzione del contratto (in caso contrario il venditore può ottenere la
risoluzione e ha diritto alla restituzione della cosa, anche se tenuto alla restituzione delle rate riscosse, salvo
il diritto a un equo compenso per l’uso della cosa oltre al risarcimento dei danni).

Capitolo ventottesimo. Il contratto estimatorio.


La somministrazione. I contratti di distribuzione

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Il contratto estimatorio
Con il contratto estimatorio una parte (tradens) consegna una o più cose mobili all’altra parte (accipiens) e
questa si obbliga a pagare un prezzo entro il termine stabilito, salvo che restituisce le cose nello stesso
termine.
È utilizzato nei rapporti fra fornitori e rivenditori in luogo del contratto di vendita, quando il rivenditore
vuole evitare il rischio di dover pagare al fornitore la merce che gli rimane invenduta dopo un certo tempo.
Il contratto estimatorio è un contratto reale: si perfeziona con la consegna della merce all’accipiens.
Solo l’accipiens può disporre delle cose ricevute, benché queste restino di proprietà del tradens fin quando il
primo non le ha rivendute o non ne ha pagato il prezzo.
L’accipiens ha l’obbligo di pagare il prezzo di stima stabilito nel contratto al momento della consegna della
cosa.
All’accipiens è riconosciuta la facoltà di liberarsi di tale obbligo restituendo le cose nel termine pattuito.

La somministrazione
La somministrazione è il contratto con il quale una parte (somministrante) si obbliga, verso corrispettivo di
un prezzo, ad eseguire a favore dell’altra parte (somministrato) prestazioni periodiche o continuative di cose.
È un contratto di durata. Consente di soddisfare un bisogno durevole del somministrato assicurando
regolarità delle forniture nel tempo e la stabilità dei prezzi.
Può avere per oggetto solo la prestazione di cose (in caso di prestazione di servizi si ha appalto). La
somministrazione ha per oggetto una pluralità di prestazioni.
È possibile ricorrere alla risoluzione del contratto se l’inadempimento ha notevole importanza ed è tale da
menomare la fiducia nell’esattezza dei successivi adempimenti. Se l’inadempimento del somministrato è di
lieve entità, il somministrante non può sospendere l’esecuzione del contratto senza darne congruo preavviso.
È possibile inserire nel contratto di somministrazione il patto di preferenza ed il patto di esclusiva.
Con il patto di preferenza il somministrato si obbliga a preferire, a parità di condizioni, lo stesso
somministrante qualora intenda stipulare un successivo contratto di somministrazione per lo stesso oggetto.
La clausola di esclusiva può essere a favore del somministrante (il somministrato non può ricevere da terzi
prestazioni dello stesso tipo), del somministrato (il somministrante non può compiere forniture della stessa
natura ad altri nella zona per cui l’esclusiva è concessa) o a favore di entrambi.

I contratti di distribuzione
Sono accordi che prevedono clausole che consentono al produttore una penetrante ingerenza nella sfera
decisionale dei propri rivenditori e un coordinamento unitario della rete distributiva. Nel contempo sono
offerte ai venditori possibilità più sicure di guadagno attraverso la concessione di una posizione di privilegio
(ad es. esclusiva di rivendita per una certa zona).
Clausole tipiche di questo contratto consistono:
a. nell’impegno del distributore di acquistare periodicamente quantitativi minimi a condizioni
predeterminate nel contratto;
b. nell’impegno del distributore di promuovere la rivendita dei prodotti acquistati secondo modalità
previste dal produttore.
Quest’ultimo aspetto può essere realizzato in due modalità: la concessione di vendita e il contratto di
affiliazione commerciale (franchising di distribuzione).

Concessione di vendita
Nella concessione di vendita sono previste clausole che impongono ai rivenditori: un’efficiente
organizzazione di vendita, l’acquisto di quantitativi minimi di merce a scadenze determinate, la pratica di
prezzi prestabiliti dal produttore, la fornitura di assistenza tecnica alla clientela, controlli periodici da parte
del concedente sull’efficienza dell’organizzazione di vendita.

L’affiliazione commerciale (franchising)


Con il contratto di affiliazione commerciale, l’affiliante:
c. concede verso corrispettivo all’affiliato un insieme di diritti di proprietà industriale o intellettuale
relativi a marchi, insegne, diritti di autore, brevetti, assistenza o consulenza tecnica e commerciale;
d. inserisce l’affiliato in un sistema di più affiliati distribuiti sul territorio.
Il contratto può riguardare la vendita di beni (franchising di distribuzione), la produzione di beni (franchising
di produzione) o la distribuzione di servizi (franchising di servizi). L’affiliato è tenuto ad utilizzare i segni
distintivi dell’affiliante e ad adeguarsi completamente ai modelli operativi prefissati secondo la formula
commerciale voluta dall’affiliante.

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L’affiliato deve comunicare all’affiliante ogni informazione la cui conoscenza risulti necessaria ai fini della
stipulazione del contratto.
Il contratto di affiliazione deve precisare gli investimenti e le spesa richieste all’affiliato prima dell’inizio
dell’attività, le percentuali che deve versare all’affiliante, nonché l’incasso minimo che l’affiliato si impegna
a realizzare.
Il contratto può essere a tempo indeterminato o determinato, ma con una durata mai inferiore a tre anni.

Capitolo ventinovesimo. L’appalto

Nozione. Caratteri essenziali


L’appalto è il contratto con il quale una parte (appaltatore) assume con organizzazione dei mezzi necessari e
con gestione a proprio rischio, il compimento di un’opera o di un servizio verso un corrispettivo in denaro. Si
deve trattare organizzata in forma di impresa e l’appalto deve avere per oggetto una prestazione di fare
(oppure la prestazione di fare prevalga su quella di dare).
La prevalenza deve essere valutata con riguardo allo scopo del negozio. Si ha appalto se il bene ordinato
presenta caratteristiche particolari che lo differenziano da quelli prodotti abitualmente dal fornitore.
Può essere committente dell’opera sia un soggetto privato, sia lo Stato o un ente pubblico.

Le obbligazioni dell’appaltatore
Obbligazione fondamentale dell’appaltatore è quella di compiere l’opera o il servizio commessogli.
L’appaltatore deve fornire la materia prima per il compimento dell’opera (se fornita dal committente, deve
denunciarne prontamente i difetti).
L’appaltatore non può apportare modifiche alle modalità di esecuzione pattuite, salvo autorizzazione del
committente.
Il committente deve verificare lo svolgimento dei lavori a proprie spese. Se dai controlli risulta che
l’appaltatore non ha rispettato le condizioni, viene stabilito un termine entro il quale deve conformarsi alle
condizioni del progetto. Decorso tale termine, il contratto è risolto. Prima di ricevere la consegna dell’opera,
il committente ha diritto di sottoporre la stessa a collaudo (se il risultato è negativo, il committente deve
comunicare all’appaltatore se intende rifiutare l’opera). Per l’accettazione non è richiesta una dichiarazione
espressa. Con l’accettazione i rischi del perimento passano al committente; l’appaltatore è liberato dalla
garanzia per difformità e vizi dell’opera e ha diritto al pagamento del prezzo.

Le obbligazioni del committente


Obbligazione fondamentale del committente è quella di pagare un corrispettivo in denaro. Il prezzo può
essere determinato globalmente per tutta l’opera, ma può essere stabilito anche per ogni unità di misura della
stessa.
È possibile rivedere il prezzo durante l’esecuzione dell’opera, ad esempio quando il costo dei materiali o
della manodopera subisce variazioni dovute a circostanze imprevedibili tali da determinare un aumento o una
diminuzione superiore al 10% del prezzo dell’appalto complessivamente pattuito.
All’appaltatore è riconosciuto il diritto ad un equo compenso in caso di difficoltà di esecuzione dell’opera
che rendono più onerosa la prestazione.

Estinzione del rapporto


L’appalto è contratto la cui esecuzione si protrae nel tempo e l’interesse del committente è di regola
soddisfatto solo se l’opera è compiutamente realizzata. La prestazione dell’appaltatore è perciò di regola
indivisibile.
Se l’esecuzione dell’opera diventa impossibile per causa non imputabile ad alcuna delle parti, il contratto si
scioglie secondo i principi generali. Il committente è tenuto però a pagare la parte già compiuta (se
utilizzabile).
Solo al committente è consentito di recedere dal contratto in corso d’opera anche senza invocare una giusta
causa. Egli dovrà però indennizzare l’appaltatore delle spese effettuate e del mancato guadagno. La morte
dell’appaltatore non scioglie il contratto, ma il committente può recedere se dubiti della buona esecuzione
dell’opera da parte degli eredi.

Il subappalto
Il subappalto è un contratto di appalto stipulato fra l’appaltatore ed un terzo, avente ad oggetto l’esecuzione
della stessa opera assunti dal primo nei confronti del committente. Il subappalto è possibile solo se
autorizzato dal committente.

La subfornitura

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È un contratto con il quale le grandi imprese affidano ad altre imprese (di norma medio piccole) alcune fasi
della lavorazione dei propri prodotti o la lavorazione di determinate componenti degli stessi o anche l’intero
prodotto.
Si caratterizza per il fatto che il subfornitore agisce secondo le direttive del committente, si avvale delle
tecnologie di quest’ultimo ed è assoggettato a controlli sulla qualità dei prodotti realizzati.
Si ha un contratto di subfornitura quando:
e. un imprenditore si impegna ad effettuare per conto di un’impresa committente lavorazioni su
prodotti semilavorati o su materie prime fornite dalla committente o si impegna a fornire all’impresa
prodotti o servizi;
f. le prestazioni del subfornitore devono essere conformi a progetti esecutivi, conoscenze tecniche e
tecnologiche, modelli o prototipi forniti dall’impresa committente.
Il contratto deve essere stipulato in forma scritta a pena di nullità.
È nullo il patto che consenta ad una delle parti di modificare unilateralmente le clausole del contratto di
subfornitura. È inoltre nullo il patto che attribuisce a una delle parti di un contratto di subfornitura a
esecuzione continuata o periodica la facoltà di recesso senza congruo preavviso.
Il subfornitore è responsabile del funzionamento e della qualità della parte o dell’assemblaggio da lui
prodotti o del servizio reso. Non è invece responsabile per difetti di materiali o di attrezzi fornitigli dal
committente.

Capitolo trentesimo. Il contratto di trasporto

Nozione. Tipi
Con il contratto di trasporto, una parte (vettore) si obbliga, verso corrispettivo, a trasportare persone o cose
da un luogo a un altro. Oggetto del contratta di trasporto è quindi l’esecuzione di un servizio qualificato: il
trasferimento nello spazio di persone o cose. Il codice civile è integralmente applicabile solo il trasporto
terrestre su strada in quanto il trasporto marittimo e il trasporto aereo sono specificamente regolati dal codice
della navigazione e il trasporto ferroviario è disciplinato da apposite leggi speciali.

Pubblici servizi di linea


I servizi di linea sono gestiti da imprese (pubbliche e private) in regime di concessione amministrativa.
Il concessionario:
g. è obbligato ad accettare le richieste di trasporto che siano compatibili con i mezzi ordinari
dell’impresa;
h. deve rispettare la parità di trattamento fra i diversi richiedenti.
Specifica dei pubblici servizi di linea è la disposizione secondo cui, in caso di più richieste simultanee, deve
essere preferita quella di percorso maggiore.

Il trasporto di persone
La conclusione del contratto è di regola accompagnata dal rilascio di un biglietto di viaggio (è un documento
di legittimazione).
Il vettore si obbliga, oltre a trasportare l’avente diritto, anche a farlo arrivare indenne al luogo di arrivo e ad
evitare perdite o avaria alle cose che il viaggiatore porta con sé. Ne consegue che il vettore:
i. è responsabile per il ritardo o la mancata esecuzione del trasporto;
j. è responsabile dei sinistri che colpiscono il viaggiatore durante il trasporto e della perdita/avaria del
bagaglio se non prova di aver adottato tutte le misure idonee ad evitare il danno.
Sono nulle le clausole che limitano la responsabilità del vettore per i sinistri che colpiscono la persona del
viaggiatore.

Il trasporto di cose
Il trasporto di cose è contratto consensuale concluso fra il mittente e il vettore.
Il mittente è tenuto a fornire al vettore tutte le indicazioni necessarie per l’individuazione della cosa da
trasportare e per l’esecuzione del trasporto (c.d. lettera di vettura): il vettore è tenuto a rilasciarne un
duplicato allo scopo di provare il ricevimento della merce da trasportare.
Obbligo fondamentale del mittente è quello di pagare il corrispettivo del trasporto, salvo che con apposita
clausola questo non sia stato posto a carico del destinatario (porto assegnato).
Obbligazione fondamentale del vettore è quella di eseguire il trasporto secondo le modalità convenute e di
consegnare la merce al destinatario, dandogli prontamente avviso dell’arrivo.

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Il vettore risponde per la mancata esecuzione del trasporto o per il ritardo nell’esecuzione ed è inoltre
responsabile per la perdita e per l’avaria delle cose consegnategli, dal momento in cui le riceve al momento
in cui le consegna al destinatario (responsabilità ex recepto).

Trasporto con pluralità di vettori


Non sempre un singolo vettore è in grado di eseguire con la propria organizzazione l’intero trasporto dalla
partenza all’arrivo. È necessaria perciò la cooperazione di altri vettori. Questa cooperazione può avvenire
con il subtrasporto, il trasporto con rispedizione e trasporto cumulativo.
Nel trasporto con subtrasporto il primo vettore si impegna direttamente verso il mittente ad eseguire l’intero
trasporto. Per la parte di percorso cui non può provvedere direttamente si avvale però di altri vettori, con i
quali stipula altrettanti contratti di trasporto in nome e per conto proprio, assumendo così nei loro confronti
la veste giuridica del mittente.
Nel trasporto con rispedizione il vettore si obbliga verso il mittente a eseguire il trasporto per una parte del
percorso complessivo e a stipulare poi per i tratti successivi uno o più contratti di trasporto con altri vettori,
in nome proprio ma per conto del mittente (ogni vettore è responsabile del trasporto solo per il proprio
percorso).
Nel trasporto cumulativo, più vettori si obbligano con un unico contratto ad eseguire il trasporto fino al luogo
di destinazione, ciascuno per un tratto dell’intero percorso.
Nel trasporto cumulativo di persone è agevole accertare in quale percorso si è verificato un eventuale
sinistro; in quello di cose invece, per la difficoltà di provare in quale tratto di percorso si è verificato il
sinistro, i vettori sono responsabili in solido dell’intero percorso.

Capitolo trentunesimo. Deposito nei magazzini generali

Nozione. Disciplina
I magazzini generali sono imprese di custodia di merci e derrate soggette a specifica regolamentazione e a
controllo della pubblica amministrazione. Il magazzino assume l’obbligo di custodire le cose mobili ricevute
e di restituirle in natura.
Il magazzino generale è infatti responsabile a meno che non provi che la perdita, il calo o l’avaria della
merce siano derivati da caso fortuito, dalla natura delle merci o da vizi delle stesse o dell’imballaggio. Perciò
i danni derivanti da cause ignote sono a suo carico.

Fede di deposito e nota di pegno


A richiesta del depositante, i magazzini generali devono rilasciare una fede di deposito della merce cui è
unita la nota di pegno.
La fede di deposito è un titolo di credito all’ordine rappresentativo della merce depositata. Attribuisce al
possessore legittimo il diritto alla riconsegna della merce (può anche essere trasferito).
La nota di pegno attesta che sulla merce depositata non sussiste diritto di pegno. La nota di pegno può essere
utilizzata dal possessore del doppio titolo per ottenere un finanziamento garantito da pegno sulle merci
depositate (a tal fine stacca la nota di pegno dalla fede di deposito). La fede di deposito priva della nota di
pegno indica che sulla merce è stato costituito un diritto di pegno.

Capitolo trentaduesimo. Il mandato

Nozione. Tipi
Il mandato è il contratto con il quale una parte (mandatario) si obbliga a compiere uno o più atti giuridici per
conto dell’altra parte (mandante). Ad esempio: acquistare o vendere beni; assumere obbligazioni; eseguire
pagamenti o riscuotere crediti. Il tutto per conto del mandante, sul quale ricadono gli effetti negativi e
positivi dell’attività gestoria del mandatario.
Il mandato è quindi un contratto di cooperazione giuridica esterna, cui tipicamente si ricorre quando un
soggetto non può o non vuole provvedere di persona alla cura dei propri interessi.

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Il mandato può essere conferito a più mandatari. Ciascun mandatario agisce disgiuntamente dagli altri, salvo
che non sia indicato che devono agire congiuntamente.
Il mandato può essere anche collettivo; cioè conferito da più mandanti ad uno stesso mandatario con atto
unico e per un affare di interesse comune.
Il mandato è di regola conferito nell’interesse del mandante, ma può essere conferito anche nell’interesse del
mandatario.

Mandato con e senza rappresentanza


Il mandato è con rappresentanza quando il mandatario è legittimato ad agire in nome e per conto del
mandante. Tutti gli effetti degli atti posti in essere dal mandatario si producono direttamente in testa a
quest’ultimo.
Per abilitare il mandatario ad agire in nome del mandante è necessaria la procura.
Il mandato è di per sé senza rappresentanza (il mandatario agisce per conto del mandante ma in nome
proprio).
Il mandatario senza rappresentanza acquista diritti e assume obblighi derivanti dagli atti compiuti con i terzi,
anche se questi hanno avuto conoscenza del mandato (i terzi non hanno alcun rapporto col mandante). Nel
mandato senza rappresentanza, gli effetti degli atti posti in essere dal mandatario sono imputati direttamente
al mandatario e non al mandante.
Per i crediti il mandante, sostituendosi al mandatario, può esercitare i diritti di credito derivanti
dall’esecuzione del mandato, senza pregiudicare i diritti che spettano al mandatario.
Quando il mandato ha per oggetto l’acquisto di beni mobili, il mandante può rivendicare le cose mobili
acquistate per suo conto dal mandatario che ha agito in nome proprio.
In caso di acquisto del mandatario dal terzo si ha un doppio trasferimento automatico e contestuale (dal terzo
al mandatario e dal mandatario al mandante).

Obbligazioni del mandatario


Egli deve eseguire il mandato con diligenza, rispettando i limiti fissati nel mandato. Deve rispettare le
istruzioni ricevute dal mandante, operando in modo da realizzare al meglio l’interesse del mandante,
rendendo note a tal fine le circostanze sopravvenute che possono determinare la revoca o la modifica del
mandato.
Eseguito il mandato, deve darne comunicazione al mandante, anche per consentirgli di valutare se l’incarico
è stato eseguito correttamente.
Conclusa l’attività gestoria, il mandatario deve rendere al mandante il conto del suo operato.
Il mandatario non risponde verso il mandante delle obbligazioni assunte dai terzi con i quali ha contrattato.
Il mandatario può eseguire il mandato anche a mezzo di un’altra persona (sostituto). A tal fine è necessaria
l’autorizzazione del mandante.

Obbligazioni del mandante


Oltre a corrispondere al mandatario il compenso pattuito, il mandante:
k. deve somministrare i mezzi necessari al mandatario per l’esecuzione del mandato;
l. deve rimborsargli le somme dallo stesso anticipate con gli interessi legali;
m. deve risarcire i danni che il mandatario ha subito a causa dell’incarico.
Il mandatario ha diritto di privilegio sulle cose del mandante che detiene per l’esecuzione del mandato.

Estinzione del mandato


Il mandante può revocare in ogni momento l’incarico conferito al mandatario, dandogli un congruo
preavviso se il mandato è a tempo indeterminato.
Il mandato è revocabile anche se le parti hanno stabilito che è irrevocabile.
Il mandatario può rinunziare al mandato conferitogli, ma deve risarcire i danni al mandante se non ricorre
una giusta causa.
Il mandato si estingue in caso di morte, interdizione o inabilitazione del mandante o del mandatario. Vi sono
però eccezioni a questa regola:
n. il mandato non si estingue quando ha per oggetto atti pertinenti all’esercizio dell’impresa e questa è
continuata;
o. non si estingue per la morte o la sopravvenuta incapacità del mandante quando è stato conferito
anche nell’interesse del mandatario o di un terzo.
Il mandato si estingue anche in caso di fallimento del mandatario.

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Commissione e spedizione
Sono sottotipi di mandato senza rappresentanza.
La commissione è un mandato che ha per oggetto esclusivo l’acquisto o la vendita di beni, per conto del
committente ed in nome del commissionario. Il commissionario deve concludere contratti di compravendita
in nome proprio e per conto del committente. Ha diritto ad un compenso (provvigione).
Se la commissione ha per oggetto titoli, divise o merci aventi un prezzo ufficiale di mercato, il
commissionario può rendersi contraente in proprio.
Il commissionario ha ugualmente diritto alla provvigione, come se avesse eseguito il mandato regolarmente.
Con lo star del credere il commissionario si rende responsabile nei confronti del committente per
l’esecuzione dell’affare e per l’adempimento delle obbligazioni assunte dal terzo contraente nei suoi
confronti.
La spedizione è un contratto di mandato con il quale lo spedizioniere si obbliga a concludere in nome proprio
e per conto del mandante un contratto di trasporto.
È netta perciò la distinzione fra trasporto e spedizione. Il vettore esegue il trasporto; lo spedizioniere si
obbliga a stipulare con un vettore un contratto di trasporto, per conto del mandante.
La legge consente che lo spedizioniere provveda direttamente all’esecuzione parziale o totale del trasporto
(figura dello spedizioniere-vettore).

Capitolo trentatreesimo. Il contratto di agenzia.


La mediazione

Il contratto di agenzia
Nel contratto d’agenzia una parte (agente) assume stabilmente e verso retribuzione, l’incarico di promuovere
contratti in una zona determinata.
L’agente assume il nome di rappresentante di commercio quando, oltre a promuoverli, ha anche il potere di
concluderli direttamente in nome e per conto del preponente. La funzione tipica degli agenti è quella di
consentire la distribuzione capillare dei prodotti altrui prendendo contratti con la clientela di una determinata
zona e stimolandone gli ordini.
L’agente di commercio opera avvalendosi di una propria autonoma organizzazione e a proprio rischio (è un
lavoratore autonomo).
L’attività di agente e di rappresentante di commercio può essere esercitata solo dagli iscritti in appositi ruoli
tenuti dalle camere di commercio.

La disciplina
Il contratto di agenzia può essere concluso anche verbalmente o per fatti concludenti (deve essere provato
per iscritto).
Di regola comporta un diritto reciproco di esclusiva per la zona prefissata, e cioè: il preponente non può
avvalersi contemporaneamente di più agenti nella stessa zona e per lo stesso ramo di attività; nel contempo,
all’agente è vietato di trattare nella stessa zona e per lo stesso ramo, gli affari di più imprese in concorrenza
fra loro.
Obbligo fondamentale dell’agente è quello di promuovere, nella zona assegnatali, la conclusione di contratti
per conto del preponente. Deve agire con lealtà e buona fede e deve informare il preponente sulla situazione
del mercato e sulla convenienza dei singoli affari preposti; non può concedere sconti e dilazioni senza
autorizzazione.
Il preponente può conferire all’agente la rappresentanza per la conclusione dei contratti, che allora saranno
stipulati direttamente dall’agente.
Il fondamentale diritto dell’agente è quello al compenso (percentuale sull’importo degli affari).
Sull’agente grava integralmente il rischio della propria attività: di non trovare clienti, di non vedere accettati
dal preponente gli affari proposti, del buon fine degli affari conclusi.
L’agente ha diritto alla provvigione anche per gli affari conclusi dopo lo scioglimento del rapporto se la
conclusione è da ricondurre prevalentemente all’attività da lui svolta.
Vi sono obblighi di comportamento anche a carico del preponente, che è tenuto ad agire con lealtà e buona
fede nei rapporti con l’agente. Deve inoltre informarlo, entro un termine ragionevole, dell’accettazione o del
rifiuto di un affare procuratogli e della mancata esecuzione. Per il pagamento delle provvigioni, il preponente
deve consegnare all’agente il relativo estratto conto.

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Per quanto riguarda lo scioglimento del rapporto in un contratto d’agenzia a tempo indeterminato, ciascuna
delle parti può recedere dal contratto dando preavviso all’altra parte (il preponente deve corrispondere
all’agente un’indennità di fine rapporto). Per conseguire l’indennità di fine rapporto è necessario che, anche
dopo lo scioglimento del rapporto, il preponente continui a ricevere sostanziali vantaggi dalle relazioni di
affari con la clientela procurategli dall’agente.
L’indennità non è dovuta quando il rapporto si scioglie per cause imputabili all’agente (gravi inadempienze
e recesso senza giusta causa).
Il patto con cui si limita la concorrenza da parte dell’agente dopo lo scioglimento del contratto (zona,
clientela e genere di beni) non può superare i due anni.

La mediazione
È mediatore colui che mette in relazione due o più parti per la conclusione di un affare senza essere legato ad
alcuna di esse da rapporti di collaborazione, di dipendenza o di rappresentanza.
Funzione tipica del mediatore è quella di mettere in contatto fra loro i potenziali contraenti e tale funzione
può essere svolta dal mediatore sia spontaneamente sia su incarico di una o di entrambe le parti. Queste sono
libere di concludere o meno l’affare e il mediatore ha diritto al compenso (provvigione) per il solo fatto che
l’affare si è concluso per effetto del suo intervento.
Chi esercita attività, anche occasionale o discontinua, di mediatore deve essere iscritto presso le camere di
commercio.

La disciplina
Il diritto del mediatore alla provvigione matura con la conclusione dell’affare (è necessario che sia stato
concluso per effetto del suo intervento).
L’ammontare della provvigione (dovuta al mediatore da ciascuna delle parti) è determinata, in mancanza di
accordo, dalle camere di commercio.
Il mediatore ha l’obbligo di formazione nei confronti delle parti riguardo a circostanze che possono influire
sulla conclusione dell’affare.
Il mediatore è responsabile per l’esecuzione del contratto quando tace ad un contraente il nome dell’altro (es.
quando vuole impedire che le parti si conoscano, per evitare che le stesse concludano successivi affari senza
servirsi della sua opera).

Capitolo trentaquattresimo. I contratti bancari

Impresa bancaria ed operazioni bancarie


Le imprese bancarie sono imprese commerciali la cui attività tipica consiste nella raccolta del risparmio fra il
pubblico e nell’esercizio del credito. Le operazioni di raccolta del risparmio sono passive (indebitamento
verso i clienti); quelle di concessione di credito sono operazioni attive. Le altre operazioni si definiscono
accessorie o servizi bancari.
L’attività complessiva delle banche è sottoposta ad una disciplina pubblicistica che prevede:
p. l’autorizzazione della banca d’Italia per accedere all’attività bancaria;
q. una struttura giuridica della s.p.a. o della società cooperativa per azioni;
r. precise clausole da inserire nello statuto della società e delle imprese bancarie;
s. precise modalità di organizzazione e di esercizio dell’attività bancaria.

Le operazioni bancarie nel codice civile


Il codice si limita a regolare solo alcune delle tipiche operazioni poste in essere dalle banche all’epoca della
codificazione.
La regolamentazione dei contratti bancari è rimasta affidata in larga parte alle norme bancarie uniformi
(condizioni generali di contratto predisposte dall’ABI, associazioni bancaria italiana).

La disciplina generale dei contratti bancari


La legge 154/1992 ha introdotto una serie di obblighi di comportamento volti ad assicurare adeguata
trasparenza alle condizioni contrattuali praticate dalle banche e dagli altri intermediari finanziari.
Le banche devono rendere note al pubblico le condizioni economiche delle condizioni e dei servizi offerti,
mediante un avviso affisso nei locali e fogli informativi a disposizione dei clienti.
I contratti devono essere redatti per iscritto, a pena di nullità.
La legge fissa un contenuto minimo obbligatorio dei contratti in modo da offrire al cliente un quadro chiaro
delle condizioni economiche praticate dalla banca (sono nulle le clausole che prevedono condizioni
economiche più sfavorevoli per i clienti rispetto a quelle pubblicizzate).

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Nei contratti di durata può essere pattuita la facoltà della banca di modificare unilateralmente le condizioni
contrattuali (in presenza di un giustificato motivo). Le variazioni contrattuali devono essere comunicate al
cliente, il quale può recedere senza spese entro 60 giorni dalla comunicazione (può esercitare questo diritto
sempre, non solo in queste circostanze).
È fatto obbligo alla banca (nei contratti di durata) di fornire per iscritto, almeno una volta all’anno, un
rendiconto e un documento di sintesi delle principali condizioni contrattuali.

I depositi bancari
Il deposito di denaro è la principale operazione passiva delle banche. La banca acquista la proprietà della
somma ricevuta in deposito e si obbliga a restituirla nella stessa specie monetaria alla scadenza del termine
convenuto (deposito vincolato) o a richiesta del depositante (deposito libero) con o senza preavviso.
Il tasso di interesse sulle somme depositate devono risultare dal contratto e non può essere inferiore a quello
predeterminato dalla banca per quella determinata categoria di depositi.
I depositi semplici non possono essere alimentati da successivi versamenti e non prevedono la possibilità di
prelevamenti parziali prima della scadenza, facoltà che sono in possesso del detentore di depositi a
risparmio. Il libretto di risparmio è un documento che attesta l’esistenza del deposito di risparmio e le
annotazioni in esso riportate dall’impiegato della banca fanno piena prova nei rapporti fra banca e
depositante.
Nei libretti nominativi i prelevamenti possono essere effettuati solo dall’intestatario del libretto o da un suo
rappresentante.
I libretti nominativi pagabili al portatore consentono il prelevamento anche a un soggetto diverso
dall’intestatario.
Nei libretti al portatore, il possesso del libretto abilita alla riscossione delle somme depositate.

L’apertura di credito
L’apertura di credito è il contratto con il quale la banca si obbliga a tenere a disposizione dell’altra parte una
somma di denaro per un dato periodo di tempo o a tempo indeterminato.
Il cliente può utilizzare la somma messagli a disposizione dalla banca in una o più volte; può inoltre
ripristinare la disponibilità con successivi versamenti.
L’apertura di credito può essere allo scoperto o assistita da garanzie reali o personali a favore della banca. Le
garanzie che assistono all’apertura di credito non si estinguono fino alla fine del rapporto.
Nell’apertura di credito a tempo determinato, la banca può recedere anticipatamente se sussiste una giusta
causa (la banca deve concedere un termine di 15 giorni per la restituzione delle somme utilizzate).
Nell’apertura di credito a tempo indeterminato, la banca può recedere tranquillamente dando però un
preavviso di almeno 15 giorni (periodo in cui il cliente può continuare ad utilizzare il credito, restituendo alla
scadenza le somme prestate).

L’anticipazione bancaria
L’anticipazione bancaria è un’operazione di finanziamento garantita da pegno. La garanzia offerta alla banca
è costituita da titoli o merci di valore accettabile. L’ammontare del credito concesso dalla banca è
proporzionale al valore dei titoli o delle merci dati in pegno.
La banca può richiedere un supplemento di garanzia se il valore delle cose date in pegno diminuisce di un
decimo rispetto a quello iniziale.
Si ha anticipazione propria quando le merci o i titoli sono costituiti in pegno regolare. La banca non può
disporre delle cose ricevute in pegno e alla scadenza dovrà restituire i titoli e la merce.
L’anticipazione è impropria quando i titoli sono costituiti in pegno irregolare (i titoli non sono stati
individuati o è stata concessa alla banca la facoltà di disporne). Alla scadenza la banca restituirà solo i titoli
dello stesso genere per la parte eccedente l’ammontare della somma ancora dovuta dal cliente.

Lo sconto
Lo sconto è il contratto con il quale la banca (scontante) anticipa al cliente (scontatario) l’importo di un
credito verso terzi non ancora scaduto, decurtato dell’interesse. Il cliente a sua volta cede alla banca, salvo
buon fine, il credito stesso (es. sconto di cambiale).
La funzione dello sconto è quella di monetizzare prima della scadenza il credito concesso da un imprenditore
al suo cliente. La banca a sua volta lucra la differenza fra il valore nominale del credito e la somma anticipata

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al cliente (della banca). L’interesse è calcolato a partire dalla data dello sconto fino a quella della scadenza
del credito.
La banca è tutelata contro il rischio di inadempimento del debitore ceduto. Per legge infatti il credito le è
ceduto salvo buon fine (pro solvendo).

Operazioni bancarie in conto corrente e conto corrente bancario


Il deposito bancario, l’apertura di credito le altre operazioni bancarie possono essere regolate in conto
corrente ed è stabilito che in tal caso il correntista può disporre qualsiasi momento delle somme risultante a
suo credito, salvo l’osservanza del termine di preavviso eventualmente previsto.
Il regolamento in conto corrente comporta due effetti essenziali:
t. la banca apre un conto intestato al cliente nel quale vengono annotati tutti i versamenti e i
prelevamenti. La differenza determina l’ammontare del credito di cui il cliente può disporre in ogni
momento;
u. il cliente può disporre delle somme (oltre che in contanti) anche mediante l’emissione di assegni
bancari e può alimentare il credito disponibile anche mediante il versamento di assegni da riscuotere.
Il conto corrente bancario presenta due significative differenze rispetto alle singole operazioni regolate in
conto corrente. Il rapporto iniziale costitutivo della disponibilità può essere costituito indifferentemente da
un deposito bancario, da un’apertura di credito o da entrambi.
La banca è tenuta ad eseguire non solo gli ordini di pagamento a terzi ad essa impartiti mediante l’emissione
di assegni bancari, ma anche ogni altro ordine di pagamento (rimesse, bonifici, giroconti).
La banca è inoltre tenuta a ricevere per conto del correntista tutti i versamenti disposti da terzi a favore dello
stesso e ad eseguire gli specifici incarichi di riscossione di crediti verso terzi che le siano di9 volta in volta
conferiti.
È possibile inoltre trasferire dei fondi da un correntista (ordinante) ad un altro correntista (beneficiario) senza
movimento fisico di denaro, mediante giroconto bancario (cioè con semplici annotazioni contabili effettuate
dalla banca).

La disciplina del conto corrente bancario


L’apertura del conto è accompagnata dal carnet di assegni che il cliente deve custodire con diligenza. Il
titolare del conto deve depositare la propria firma (e quella delle eventuali persone autorizzate a
rappresentarlo) per consentire alla banca di controllare l’autenticità.
Tutti i movimenti derivanti dalle operazioni fra banca e cliente sono regolati mediante scritturazioni
contabili: gli addebiti (prelevanti in contanti, pagamenti di assegni bancari,…) riducono il credito
disponibile; gli accrediti (versamenti in contanti, rimesse di terzi, anticipazioni bancarie,…) incrementano il
credito disponibile.
Si distingue fra saldo contabile determinato dalle annotazioni in conto fra le diverse operazioni; saldo
disponibile che indica l’ammontare giornaliero del credito di cui il cliente può disporre e saldo per valute che
rileva solo per il conteggio degli interessi.
In base alla disciplina generale dei contratti bancari, sia il tasso di interesse a favore del cliente sia quello
degli interessi a favore della banca (ovviamente più elevato), devono essere indicati nel contratto.
Con uno specifico intervento legislativo è stata posta fine anche al fenomeno dell’anatocismo a favore
esclusivo delle banche. Infatti, mentre gli interessi su saldo attivo dei conti per il cliente venivano accreditati
e capitalizzati annualmente, i conti che risultavano debitori venivano invece chiusi di regola trimestralmente
e sempre trimestralmente la banca addebitava gli interessi (ora è assicurata la tessa periodicità nel conteggio
degli interessi debitori e creditori).
Il conto corrente bancario è di regola contratto a tempo indeterminato. Il cliente ha diritto ad essere
informato con periodicità almeno annuale sullo svolgimento del rapporto, mediante l’invio da parte della
banca di un estratto conto.
Il conto corrente può essere intestato a più persone, con la facoltà di operare congiuntamente o
disgiuntamente in quest’ultimo caso gli intestatari sono considerati dalla banca creditori e creditori in solido.
La banca può perciò liberarsi pagando il saldo a uno qualsiasi dei contestatari e questi restano obbligati in
solido verso la banca per eventuali scoperti anche se solo imputabili ad uno qualsiasi dei contestatari. Nel
conto a intestazione congiunta, gli atti di disposizione devono provenire da tutti i cointestatari; i versamenti
possono essere fatti anche separatamente.

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Un soggetto può avere con la stessa banca più rapporti e più conti: questi restano fra loro distinti e autonomi;
se un conto presenta un saldo attivo per il cliente ed altro un saldo passivo, i relativi saldi si compensano
reciprocamente.
Ciascuna delle parti può recedere dando un preavviso (un giorno). Il recesso della banca rende
immediatamente esigibile il saldo passivo. Il conto corrente bancario si scioglie anche per il fallimento del
correntista ed in tal caso non solo il conto è normalmente in rosso, ma sovente accade che lo stesso
presentava un saldo passivo già prima della dichiarazione di fallimento.

Le garanzie bancarie omnibus


L’esigenza della banca di assicurarsi il recupero del credito comunque concesso al cliente ha determinato il
diffondersi nella pratica di peculiari forme di garanzia (personali e reali) fra le quali spiccano per la loro
diffusione la fideiussione omnibus e il pegno omnibus.
La fideiussione omnibus è una garanzia personale che assicura alla banca l’adempimento di qualsiasi
obbligazione, anche futura, assunta dal cliente garantito.
La posizione del fideiussore è particolarmente gravosa in quanto si trova a dover garantire una serie di
obbligazioni non determinate al momento della concessione della fideiussione. Riguardo questo punto è stato
stabilito dal legislatore che nella fideiussione per le obbligazioni future deve essere stabilito l’importo
massimo garantito. Il fideiussore è tenuto a pagare immediatamente alla banca, a semplice richiesta scritta,
quanto dovutole.
Il pegno omnibus, ispirato dalla medesima finalità di rafforzare la tutela della banca, è previsto da apposita
clausola. I beni costituiti in pegno a garanzia di un determinato rapporto possono essere utilizzati dalla banca
a garanzia di tutti i crediti, presenti e futuri, vantati dalla stessa nei confronti del cliente.

Le garanzie bancarie autonome


Fenomeno largamente diffuso è anche l’intervento di una banca come garante.
La banca garante si obbliga a pagare a prima richiesta, cioè senza che il beneficiario sia tenuto a provare
l’inadempimento della controparte e senza poter opporre eccezioni relative all’esistenza e/o all’esigibilità del
credito. La banca si obbliga inoltre a pagare anche se le obbligazioni del debitore principale non è venuta ad
esistenza o è divenuta successivamente impossibile.
La banca non solo copre l’inadempimento del debitore, ma assicura in ogni caso la soddisfazione
dell’interesse economico del beneficiario della garanzia.
Si riconosce che, in caso di comportamento doloso del beneficiario (es. la garanzia è stata azionata
nonostante l’avvenuto pagamento), la banca escussa possa (e debba) ottenere, anche con provvedimento
d’urgenza, la sospensione giudiziale della garanzia.

I servizi di custodia. Il deposito titoli in amministrazione


Le banche offrono alla clientela il servizio di custodia di titoli (in amministrazione) e valori (cassette di
sicurezza).
Nel deposito titoli in amministrazione la banca, oltre a custodire i titoli ricevuti, assume l’incarico di
provvedere all’esercizio di tutti i diritti inerenti ai titoli stessi.
È nullo il patto con il quale si esonera la banca dall’osservare l’ordinaria diligenza nell’amministrazione dei
titoli.

Le cassette di sicurezza
Col servizio delle cassette di sicurezza la banca mette a disposizione uno scomparto metallico posto in locali
corazzati custoditi dalla banca. Nella cassetta il cliente può riporre oggetti, titoli o valori. È munita di doppia
chiave, una consegnata al cliente, l’altra custodita dalla banca. La banca non può assistere alle operazioni
d’immissione e prelievo (il contenuto resta perciò ignoto alla banca).
La banca risponde verso l’utente per l’idoneità e la custodia dei locali e per l’integrità della cassetta, salvo
caso fortuito.
Sull’utente incombe l’onere di provare il valore del contenuto della cassetta ai fini della determinazione del
danno risarcibile.
È imposto al cliente da parte della banca di dichiarare il valore massimo dei beni che intende custodire onde
consentire alla banca di dotarsi di adeguata copertura amministrativa.

Capitolo trentacinquesimo. L’intermediazione finanziaria

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Premessa
L’intermediazione finanziaria riguarda quell’insieme di operazioni (leasing, factoring, carte di credito,…)
prevalentemente svolte da imprese bancarie o da società controllate dalle banche stesse.
L’esercizio nei confronti del pubblico di una o più delle attività indicate è riservato agli intermediari iscritti
in un apposito elenco generale tenuto dall’ufficio italiano cambi, il quale dà comunicazione dell’iscrizione
alla Banca d’Italia e alla Consob.

Il leasing
Il leasing soddisfa una specifica esigenza delle imprese: quella di disporre dei beni strumentali necessari per
l’attività produttiva senza esseri costretti ad immobilizzare ingenti capitali per l’acquisto.
È un contratto che intercorre fra un impresa finanziaria specializzata e chi ha bisogno di beni strumentali per
la propria impresa (risulta funzionale soprattutto per beni strumentali a rapida obsolescenza).
Si è sviluppato anche un leasing di beni di consumo durevoli (leasing di consumo) ed il leasing di beni
immobili (stabilimenti industriali o studi professionali).
Il leasing è articolato in tre tecniche operative: il leasing finanziario (il più diffuso), il leasing operativo e il
lease-back.

Il leasing finanziario
Il leasing finanziario è concluso nell’ambito di un’operazione trilaterale alla quale partecipano la società di
leasing (concedente), l’impresa interessata all’utilizzo del bene (utilizzatore) ed un’impresa che produce o
distribuisce il bene stesso (fornitore).
L’impresa di leasing acquista dal fornitore il bene desiderato dall’utilizzatore e lo cede in godimento a
quest’ultimo stipulando un contratto che prevede:
v. il godimento concesso per un periodo di tempo determinato che nel leasing di beni strumentali tende
a coincidere con la vita tecnica del bene;
w. la corresponsione di un canone periodico come corrispettivo del godimento;
x. la facoltà per l’utilizzatore di acquistare la proprietà del bene alla scadenza del contratto pagando un
prezzo predeterminato.
Alla fine del contratto l’utilizzatore può scegliere se acquistare il bene, restituirlo o rinnovare il contratto.
Tutti i rischi connessi al godimento del bene sono a carico dell’utilizzatore.
Le clausole che regolano la risoluzione del contratto per inadempimento dell’utilizzatore prevedono che
l’impresa di leasing:
y. ha diritto di chiedere la risoluzione del contratto anche in mancanza del pagamento di un solo
canone;
z. ha diritto di trattenere integralmente i canoni riscossi.
Nel leasing di beni di consumo durevoli o nel leasing mobiliare, il bene conserva un valore finale non
trascurabile e risulta agevolmente vendibile a terzi.
Nel leasing di godimento l’impresa di leasing può trattenere i canoni riscossi ed esigere a titolo di
risarcimento danni i canoni ulteriori e il prezzo di opzione. Nel leasing traslativo l’utilizzatore dovrà
corrispondere un equo compenso per l’uso ed il risarcimento dei danni nella misura quantificata dal giudice.
In caso di fallimento dell’utilizzatore, il contratto rimane sospeso finché il curatore non decide se subentrarvi
o risolverlo.
Se il curatore opta per lo scioglimento del contratto, il concedente ha diritto alla restituzione del bene e può
trattenere i canoni già riscossi.
In caso di fallimento del concedente il contratto prosegue automaticamente e l’utilizzatore conserva la
facoltà di acquistare il bene alla scadenza pagando i canoni e il prezzo pattuito.

Il leasing operativo. Il leasing di ritorno (lease-back)


Nel leasing operativo i beni sono concessi in godimento direttamente dal produttore, che si obbliga anche a
fornire una serie di servizi collaterali. Il leasing operativo ha in genere per oggetto beni strumentali
standardizzati.
Nel leasing di ritorno (lease-back) un imprenditore vende propri beni ad una società di leasing che ne paga il
prezzo. Nel contempo, quest’ultima stipula con il venditore un contratto di leasing avente ad oggetto gli
stessi beni (che restano perciò nella disponibilità del venditore).

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Il lease-back può costituire un utile strumento di finanziamento alternativo per un imprenditore che si trova
in temporanea difficoltà economica.

Il factoring
Sono imprese specializzate nella gestione dei crediti d’impresa e che offrono con un unico contratto di durata
servizi relativi alla tenuta della contabilità debitori, alla gestione dell’incasso dei crediti, all’eventuale
concessione di anticipazioni sull’importo dei crediti ed eventuale assunzione a proprio carico del rischio di
insolvenza.
Nella prassi operativa italiana, il factoring è stato strutturato utilizzando l’istituto della cessione del credito.
Si può stipulare un contratto di factoring se ricorrono le seguenti condizioni: il cedente è un imprenditore; i
crediti ceduti sorgono da contratti stipulati dal cedente nell’esercizio dell’attività d’impresa; il cessionario è
una banca o un intermediario finanziario il cui oggetto sociale prevede l’esercizio dell’attività di acquisto di
crediti d’impresa.
Ricevuti i crediti (presenti e futuri) dall’impresa cedente, il factor si obbliga a gestirli e riscuoterli, in quanto
si caratterizza per la prestazione di ulteriori servizi che non si esauriscono nella sola cessione del credito.
Nell’accordo di factoring deve essere specificato il debitore ceduto.
L’accordo di cessione globale determina l’automatico trasferimento di crediti ceduti al factor man mano che
gli stessi vengono ad esistenza (il fornitore dovrà consegnare al factor i documenti probatori dei crediti
ceduti e notificare al debitore l’avvenuta cessione). La cessione avviene di regola pro solvendo (il cedente
garantisce la solvenza del debitore ceduto).

La cartolarizzazione dei crediti


L’operazione di cartolarizzazione dei crediti risponde allo scopo di facilitare lo smobilizzo di masse notevoli
di crediti mediante l’incorporazione di titoli di credito di massa destinati ad essere per lo più sottoscritti da
investitori professionali. L’emittente i titoli risponde del pagamento degli stessi non con tutto il suo
patrimonio, ma esclusivamente col flusso finanziario derivante dai crediti che sono a base dell’operazione di
cartolarizzazione.
Operazioni di questo tipo sono utilizzate dalle banche secondo due modalità:
aa. cessione dei crediti ad una società veicolo che li acquista finanziandosi con i titoli emessi sul
mercato e che vincola al pagamento degli stessi solo la massa dei creditori ceduti;
bb. cessione dei crediti ad un fondo comune di investimento chiuso avente ad oggetto crediti.
I titoli emessi dalla società di cartolarizzazione sono titoli di massa che incorporano un diritto di credito e
sono pertanto titoli obbligazionari.
I crediti relativi a ciascuna operazione costituiscono patrimonio separato a tutti gli effetti da quello della
società e da quello relativo alle altre operazioni.

Le carte di credito
Le carte di credito sono documenti (tessere) che consentono al titolare di acquistare beni o servizi senza
pagamento immediato del prezzo.
Le carte di credito trilaterali sono emesse da imprese specializzate nella gestione di tale servizio che consiste
in un’attività di intermediazione nei pagamenti.
L’emittente la carta di credito paga infatti ai fornitori quanto loro dovuto dai titolari della carta per merci e
servizi acquistati; a scadenze periodiche si fa poi rimborsare da questi ultimi quanto pagato ai primi per loro
conto. Per il servizio reso percepisce un compenso sia dai fornitori (esercizi convenzionati), sia dagli
acquirenti (titolari della carta).
Con la convenzione di rilascio il titolare della carta è legittimato dietro il pagamento di un canone annuo
piuttosto modesto, ad utilizzare la stessa per effettuare acquisti presso gli esercizi convenzionati senza il
pagamento del prezzo.
Il titolare si obbliga a rimborsare mensilmente quanto pagato per suo conto (decurtato di una percentuale a
titolo di compenso per il servizio: il disaggio), dietro invio dell’estratto conto del periodo.
L’uso abusivo delle carte di credito è sanzionato penalmente.

La moneta elettronica
La moneta elettronica è un valore monetario rappresentato da un credito nei confronti dell’emittente,
memorizzato su un dispositivo elettronico ed accettato come mezzo di pagamento da soggetti diversi
dall’emittente stesso.
La sua emissione avviene dietro versamento da parte del richiedente dell’importo corrispondente, più una
commissione per remunerare il servizio. L’emittente “carica” quindi l’importo disponibile su una tessera di

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plastica dotata di banda magnetica (borsellino elettronico), mediante la quale è possibile effettuare pagamenti
presso gli esercizi commerciali convenzionati.
Si tratta quindi di una carta prepagata che permette di ridurre i rischi di uso abusivo della stessa.

Capitolo trentaseiesimo. L’intermediazione mobiliare

A) I servizi d’investimento

Le società di intermediazione mobiliare


I servizi d’investimento comprendono una serie di attività che hanno per oggetto valori mobiliari ed altri
strumenti finanziari: compravendita degli stessi; collocamento sul mercato di nuove emissioni; gestione di
patrimoni mobiliari; raccolta di ordini di acquisto o di vendita. Queste operazioni in passato erano svolte da
una serie di soggetti solo in parte regolamentati e sottoposti a vigilanza.
Con la riforma del 1991, ispirata dalla duplice finalità di migliorare l’efficienza dei mercati mobiliari e di
tutelare gli investitori, viene introdotta una nuova categoria di soggetti a cui spetta lo svolgimento di queste
operazioni: le società di intermediazione mobiliare (Sim).
Le Sim sono costituite esclusivamente in forma di s.p.a. (soggette a liquidazione coatta amministrativa, con
esclusione del fallimento), sono soggette a revisione contabile obbligatoria e sono sottoposte alla vigilanza
della Consob e della Banca d’Italia per assicurarne la trasparenza e la correttezza dei comportamenti nonché
la sana e prudente gestione. devono operare in modo che i clienti siano sempre adeguatamente informati
(utilizzando comunicazioni pubblicitarie e promozionali corrette e non fuorvianti). Devono inoltre adottare
ogni misura per identificare i conflitti d’interesse che potrebbero insorgere con il cliente e gestire tali
situazioni in modo da evitare che incidano negativamente sull’interesse dei clienti.
Tutti i contratti relativi ai servizi d’investimento devono essere redatti in forma scritta a pena di nullità (che
può essere fatta valere solo dal cliente).
Gli strumenti finanziari ed il denaro dei singoli clienti costituiscono patrimonio distinto da quello
dell’intermediario e degli altri clienti; sullo stesso non possono quindi agire i creditori dell’intermediario.
Nell’offerta al pubblico di servizi fuori sede, la Sim e gli altri soggetti autorizzati devono avvalersi
esclusivamente dell’opera di promotori finanziari (possono essere ausiliari, autonomi e subordinati).

La gestione di portafogli
Con tale operazione il cliente affida all’intermediario una determinata somma perché la investa in strumenti
finanziari secondo criteri concordati con il cliente o secondo modelli standardizzati. Gli strumenti finanziari
sono acquistati in nome e per conto del cliente (mandato con rappresentanza) e detenuti in deposito regolare
dall’intermediario, o in nome proprio e per conto del cliente. Sono poi gestiti attraverso successive
operazioni di investimento e disinvestimento tese a incrementare il valore del patrimonio mobiliare.
Il cliente può sempre impartire istruzioni vincolanti sulle operazioni da effettuare e deve poter recedere dal
contratto in ogni momento.
Il patrimonio conferito in gestione dal singolo cliente costituisce patrimonio separato da quello dell’impresa
d’investimento e degli altri clienti.

B) Gli organismi di investimento collettivo

Caratteri generali
Gli organismi di investimento collettivo investono in strumenti finanziari o in altre attività di denaro raccolto
fra il pubblico dei risparmiatori operando secondo criteri di gestione fondati sul principio della ripartizione
dei rischi.
Consentono una gestione di massa del risparmio raccolto; consentono di attenuare i rischi dell’investimento
azionario attraverso una diversificazione dei titoli in portafoglio. Inoltre, se l’organismo collettivo è di tipo
aperto, è possibile ottenere in ogni momento il rimborso del capitale (incoraggiando così l’investimento
azionario dei piccoli risparmiatori).
Gli organismi di investimento collettivo del risparmio possono assumere due diverse forme giuridiche: fondi
comuni di investimento e società di investimento a capitale variabile.
In entrambe le configurazioni è presente una s.p.a. che ha per oggetto l’investimento collettivo del risparmio
raccolto secondo il principio della ripartizione dei rischi.
Nei fondi comuni gli investitori non diventano soci della società, ma le somme versate costituiscono un
patrimonio autonomo (il fondo comune) da quello della società di gestione che lo amministra. Gli investitori

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ricevono quote di partecipazione al fondo. Nelle società di investimento a capitale variabile (Sicav)
l’investimento da parte dei risparmiatori avviene attraverso al sottoscrizione delle azioni emesse da tale
società. Quindi è lo stesso patrimonio della società ad essere investito in strumenti finanziari o altri beni. La
variabilità del capitale sociale consente agli azionisti di recedere in ogni momento senza che occorra la
riduzione del capitale.

I fondi comuni di investimento. Struttura. Tipologia


Il fondo comune di investimento è un fondo istituito e gestito nell’interesse dei partecipanti da società
specializzate in tale attività. Il fondo comune è un patrimonio autonomo di pertinenza di una pluralità di
partecipanti e le somme versate da questi ultimi sono investite dalla società di gestione in strumenti
finanziari (custoditi presso una banca).
Le quote di partecipazione al fondo sono tutte di uguale valore e attribuiscono uguali diritti. La gestione del
fondo è sottoposta a controlli affidati alla banca depositaria, alla società di revisione, alla banca d’Italia e alla
Consob.
Nei fondi aperti gli investitori possono sottoscrivere in ogni momento le quote del fondo e hanno il diritto di
chiedere in ogni momento il rimborso delle quote.
I fondi di investimento chiusi sono caratterizzati dalla mancanza di libertà dei partecipanti di entrata e di
uscita, propria dei fondi aperti.
L’ammontare del fondo è predeterminato al momento della sua istituzione e deve essere raccolto mediante
l’emissione di quote di partecipazione che devono essere sottoscritte entro 18 mesi. Il diritto di rimborso
viene riconosciuto solo a scadenze predeterminate.

La disciplina
L’istituzione dei fondi comuni d’investimento è riservata alle società di gestione di risparmio (Sgr).
Esse devono essere preventivamente autorizzate allo svolgimento dell’attività dalla banca d’Italia sentita la
Consob, e sono sottoposte alla relativa vigilanza. Le Sgr svolgono anche attività come la gestione di
portafogli di investimento, consulenza, gestione fondi pensione,…
La società di gestione è investita del potere di decidere tutti gli atti di amministrazione e di disposizione del
patrimonio del fondo, operando con diligenza e trasparenza in modo da ridurre il rischio di conflitti di
interesse anche tra i patrimoni gestiti.
La contabilità della società di gestione e quella del fondo comune sono soggette a revisione contabile
obbligatoria.

I fondi pensione
I fondi pensione sono forme di previdenza collettiva introdotte per erogare ai lavoratori e ai liberi
professionisti trattamenti pensionistici integrativi di quelli corrisposti dal sistema pubblico. La loro
costituzione può essere prevista dagli accordi collettivi di lavoro, da accordi fra lavoratori autonomi o da enti
o imprese.
I fondi pensione sono finanziati con contributi dei datori di lavoro e dei lavoratori che vi aderiscono. Con la
riforma del 2005, i lavoratori dipendenti possono conferirvi anche il TFR.
Il loro patrimonio è investito in valori mobiliari o altre attività finanziarie.

Le società di investimento a capitale variabile


Le Sicav sono società per azioni che hanno per oggetto esclusivo l’investimento collettivo in strumenti
finanziari del patrimonio raccolto mediante l’offerta al pubblico di proprie azioni.
L’attività svolta coincide con quella dei fondi comuni di investimento aperti (agli investitori sono offerte
azioni della stessa società). Gli investitori, entrando a far parte del patrimonio della società, contribuiscono
all’aumento del capitale sociale. Il disinvestimento è possibile in ogni momento e avviene con il rimborso
delle azioni e la riduzione del capitale (che è appunto variabile).
Il capitale sociale iniziale deve essere di almeno un milione di euro e deve essere interamente versato dai
soci fondatori all’atto della costituzione.
L’aumento del capitale, conseguente all’ingresso di nuovi soci, avviene in via continuativa con l’emissione
di nuove azioni.
Per incentivare l’investimento, le azioni possono essere nominative (ogni azione attribuisce un voto) o al
portatore (un solo voto per ogni socio) a scelta del sottoscrittore.
Essendo la Sicav una società costituita da una massa mutevole di soci scarsamente propensi a partecipare
alle assemblee, sono soppressi i quorum costitutivi dell’assemblea ordinaria (che può deliberare quale che sia
la parte del capitale sociale intervenuto).

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Le Sicav non possono investire in beni immobili e diritti reali immobiliari, in crediti e titoli rappresentativi di
crediti.

C) L’offerta al pubblico di prodotti finanziari

Nozione. Disciplina
Costituisce offerta al pubblico di prodotti finanziari ogni comunicazione rivolta a persone che presenti
sufficienti informazioni sulle condizioni dell’offerta e dei prodotti finanziari offerti così da mettere un
investitore in grado di decidere di acquistare o di sottoscrivere tali prodotti finanziari.
Coloro che intendono effettuare un’offerta al pubblico di strumenti finanziari devono prima pubblicare un
prospetto informativo che deve prima essere approvato dalla Consob. Il prospetto deve contenere le
informazioni necessarie affinché gli investitori possono pervenire ad un fondato giudizio sull’investimento
proposto, sui diritti ad esso connessi e sui relativi rischi.
La Consob è investita di ampi poteri regolamentari al fine di assicurare il corretto svolgimento dell’offerta.
Essa infatti definisce la modalità di svolgimento dell’offerta anche al fine di assicurare la parità di
trattamento dei destinatari. Individua inoltre le norme di correttezza che sono tenuti a osservare l’offerente,
l’emittente e chi colloca i prodotti finanziari, nonché coloro che si trovano in rapporto di controllo con tali
soggetti.

Capitolo trentasettesimo. Mercato mobiliare e contratti di borsa

Il mercato mobiliare
L’organizzazione e la regolamentazione di un mercato dei valori mobiliari e degli altri strumenti finanziari
risponde al duplice scopo di agevolare (attraverso la tipizzazione e la concentrazione delle negoziazioni) la
conclusione e l’esecuzione dei relativi contratti di compravendita e di consentire la formazione di prezzi
ufficiali significativi degli strumenti finanziari scambiati.
Il più antico e il più importante mercato mobiliare regolamentato italiano è la borsa valori. In essa vengono
negoziati titoli di massa largamente diffusi fra il pubblico (azioni di società, obbligazioni,…) ammessi alle
quotazioni e altri strumenti finanziari collegati a titoli quotati.
L’organizzazione e la gestione dei mercati sono disciplinati da un regolamento deliberato dall’assemblea
ordinaria della società di gestione.
La Consob autorizza l’esercizio dell’attività dei mercati regolamentati; vigila inoltre su quelli esistenti al fine
di assicurare la trasparenza del mercato, l’ordinato svolgimento delle negoziazioni e la tutela degli
investitori.

I contratti di borsa
I contratti di borsa sono contratti standardizzati che hanno per oggetto il trasferimento della proprietà di un
determinato quantitativo di valori mobiliari (azioni, obbligazioni, quote di fondi comuni,…) individuati solo
nel genere (es. mille azioni Fiat ordinarie), la cui esecuzione (individuazione e consegna delle azioni,
pagamento del prezzo) è differita ad una scadenza predeterminata.
I contratti di borsa si atteggiano perciò come vendite a termine di azioni. Sono contratti standardizzati: i tipi
di contratti ammessi e i quantitativi minimi negoziabili sono stabiliti dal regolamento del mercato.
Chi intenda acquistare o vendere titoli acquistati in borsa è tenuto perciò a rivolgersi ad uno degli
intermediari abilitati, conferendogli un apposito incarico scritto di acquisto o di vendita (c.d. ordine di borsa).
A partire dal 1996, la negoziazione dei titoli in borsa è effettuata con un sistema telematico che collega in un
unico mercato nazionale gli operatori autorizzati. I contratti di borsa sono stipulati direttamente dagli
intermediari fra di loro, in nome proprio e per conto dei rispettivi clienti.
L’insolvenza di mercato di uno dei soggetti ammessi alle negoziazioni è dichiarata dalla Consob e determina
l’immediata liquidazione dei contratti dell’insolvente non ancora scaduti.

Contratti a contanti e a termine


Secondo le modalità di determinazione del termine di esecuzione (c.d. liquidazione) i contratti di borsa si
distinguono in contratti a contanti e a termine.
La compravendita a contanti deve essere eseguita entro un termine massimo che decorre dalla conclusione di
ciascun contratto (attualmente fissato in tre giorni dal regolamento di borsa); non si ha comunque lo scambio
immediato dei titoli contro il prezzo. La liquidazione per compensazione dei contratti a contanti avviene con
cadenza giornaliera e il relativo servizio di compensazione e liquidazione determina il saldo a debito o a
credito di ciascun intermediario.
Per i titoli quotati in borsa era in passato possibile anche la stipulazione di contratti a termine e di contratti a
premio su singoli titoli azionari. Nei contratti a termine la liquidazione era unica per tutti i contratti conclusi

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in un determinato periodo (mese di borsa) e avveniva con cadenza mensile in un giorno fissato dal calendario
di Borsa, con la consegna dei titoli e il pagamento del prezzo del giorno in cui il contratto era stato concluso.
Nella liquidazione dei contratti a premio il compratore o il venditore a termine si riservava, dietro pagamento
di un corrispettivo (premio) il diritto di non darvi esecuzione.
Nel 2003 è stato istituito il mercato per la negoziazione degli strumenti finanziari derivati (idem). In tale
mercato i tradizionali contratti a termine sono stati sostituiti con i contratti futures (contratto con il quale le
parti si obbligano a scambiarsi alla scadenza un certo quantitativo di attività finanziarie, a un prezzo
prestabilito; quelli a premio dai contratti di opzione. Una delle parti, dietro pagamento di un premio,
acquisisce la facoltà di acquistare o di vendere un certo quantitativo di determinate attività finanziarie a un
prezzo stabilito, entro un termine concordato o alla scadenza dello stesso.
I covered-warrant sono strumenti finanziari dematerializzati ed emessi in serie che incorporano un contratto
di opzione, di acquisto e di vendita avente ad oggetto azioni, altre attività finanziarie, indici o altre merci.
I certificati sono strumenti finanziari dematerializzati emessi in serie, il cui valore varia in dipendenza
dall’andamento di un’attività assunta come parametro di riferimento.

Il riporto
Il riporto è il contratto con il quale una parte trasferisce in proprietà all’altra parte titoli di credito di una data
specie per un determinato prezzo. Nel contempo questi si obbliga a trasferire al primo, ad una determinata
scadenza, la proprietà di altrettanti titoli della stessa specie, verso rimborso di un prezzo che può essere
aumentato o diminuito nella misura convenuta.

Capitolo trentottesimo. Il contratto di assicurazione

Contratto ed imprese di assicurazione


L’assicurazione è il contratto con il quale l’assicuratore si obbliga, verso pagamento di un premio, a rivalere
l’assicurato, entro i limiti convenuti, del danno ad esso prodotto da un sinistro (assicurazione contro i danni);
oppure a pagare un capitale o una rendita al verificarsi di un evento attinente alla vita umana (assicurazione
sulla vita).
L’assicuratore opera secondo specifiche regole tecniche, basate sul calcolo delle probabilità, che gli
consentono di neutralizzare i rischi assunti con i singoli contratti.
È un contratto puramente aleatorio se si considera il verificarsi di un singolo evento. Quando invece un
soggetto assume professionalmente una gran massa di rischi omogenei (furto, incendio, morte,…) occorre
applicare la statistica dei grandi numeri per determinare la probabilità media del verificarsi di un determinato
evento.
L’assicuratore è perciò in grado di stabilire qual è il rischio medio e su tale rischio può basarsi per
determinare il corrispettivo premio dovutogli dal singolo assicurato. L’insieme dei premi incassati per
ciascuna classe di rischi consente di formare un fondo patrimoniale sufficiente a risarcire gli assicurati.
Il contratto di assicurazione consente la neutralizzazione del rischio per entrambi i contraenti, attraverso
l'inserimento del singolo rischio in una massa di rischi omogenei.
L’attività assicurativa può essere esercitata solo da s.p.a., società cooperative per azioni e società di mutua
assicurazione. L’inizio dell’attività è subordinato all’autorizzazione dell’Isvap (istituto che svolge attività di
vigilanza sulle imprese di assicurazione).
Per salvaguardare gli assicurati dal rischio di insolvenza è prescritta la costituzione, con i premi raccolti, di
speciali fondi (riserve tecniche) per far fronte agli impegni futuri.

I tipi di assicurazione
L’assicurazione contro i danni è dominata dal principio indennitario. L’indennizzo dovuto dall’assicuratore
non può superare il danno sofferto dall’assicurato.
L’assicurazione sulla vita è sottratta all’applicazione del principio indennitario: il capitale o la rendita
assicurata possono essere liberamente determinati dalla parti e sono in ogni caso dovuti dall’assicuratore al
verificarsi dell’evento previsto.

La disciplina generale: il rischio e il premio


Il rischio è la possibilità che si verifichi un determinato evento futuro ed incerto. Il rischio dedotto in
contratto deve in ogni caso esistere oggettivamente.

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Il contratto di assicurazione è nullo se il rischio non è mai esistito o è cessato di esistere prima della
conclusione del contratto.
Si vi è stato dolo o anche solo colpa grave da parte dell’assicurato, l’assicuratore può chiedere
l’annullamento del contratto.
Il premio è il corrispettivo dovuto all’assicuratore. È costituito dal premio puro (calcolato secondo criteri
matematici) e dal compenso aggiuntivo dovuto all’assicuratore per il servizio reso. Deve essere pagato
anticipatamente.
Il contraente può agire in veste di rappresentante dell’assicurato (in suo nome e per suo conto); tutti gli effetti
del contratto si producono direttamente in testa all’assicurato.
Quando il contratto è stipulato da un rappresentante senza poteri, l’interessato può ratificare il contratto
anche dopo la scadenza o il verificarsi del sinistro, fruendo ugualmente della copertura assicurativa. Il
rappresentante senza poteri è tenuto personalmente a pagare i premi e ad osservare gli altri obblighi derivanti
dal contratto fin quando l’interessato non abbia ratificato il contratto o non abbia rifiutato la ratifica.
Il contratto di assicurazione è un contratto consensuale ma deve essere provato per iscritto (l’assicuratore
rilascia la polizza).

L’assicurazione contro i danni


L’assicurazione contro i danni copre i rischi cui sono esposti determinati beni o diritti dell’assicurato
(assicurazione di cose); può coprire anche il rischio cui è esposto l’intero patrimonio (assicurazione di
patrimoni).
Secondo il principio indennitario, può assicurarsi solo chi ha un interesse economico esposto al rischio
dedotto in contratto.
L’assicuratore è tenuto a risarcire soltanto il danno effettivamente subito dall’assicurato in conseguenza del
sinistro (costituito dalla sola perdita subita e non anche dal mancato guadagno).
L’indennizzo non può superare il valore che le cose danneggiate hanno al tempo del sinistro.
Nell’ipotesi che la cosa assicurata abbia al momento del sinistro un valore superiore a quello dichiarato nel
contratto, i danni eccedenti la somma assicurata restano a carico dell’assicurato mentre l’assicuratore dovrà
risarcire la parte proporzionale del rischio coperto (es. una cosa che vale 200 è assicurata per 100; se subisce
un danno di 50, l’assicuratore corrisponderà 25).
È obbligo dell’assicurato dare un pronto avviso all’assicuratore del sinistro; deve inoltre fare quanto gli è
possibile per evitare o diminuire il danno. L’inosservanza dolosa di questi obblighi comporta la perdita del
diritto di indennità.
Se sono state stipulate più assicurazioni per la copertura dello stesso rischio, l’assicurato deve rendere noti a
ciascun assicuratore i contratti stipulati con gli altri e chiedere a ciascuno l’indennità dovuta secondo i
rispettivi contratti, ma la somma complessiva riscossa non può superare l’entità del danno.
Diversa dalla pluralità di assicurazioni è la coassicurazione; si ha quando più assicuratori assumono ciascuno
una quota del rischio dell’assicurato.

L’assicurazione della responsabilità civile


Con l’assicurazione della responsabilità civile, l’assicuratore si obbliga, nei limiti della somma prevista dal
contratto (cd. massimale), a tenere indenne l’assicurato di quanto questi dovrà pagare a terzi a titolo di
risarcimento danni a causa di eventi che comportano una responsabilità civile dell’assicurato stesso, esclusa
la responsabilità dovuta a fatti dolosi.
L’assicuratore ha la facoltà di pagare direttamente al terzo danneggiato ed è obbligato al pagamento diretto
solo se l’assicurato lo richiede.
Nell’assicurazione della responsabilità civile automobilistica, il terzo danneggiato ha azione diretta verso
l’assicuratore nei limiti dei massimali di polizza.
L’attuale disciplina prescrive che in alcuni casi l’azione diretta contro l’assicuratore del danneggiante sia
sostituita dalla procedura di risarcimento diretto: il danneggiato deve rivolgere la richiesta di risarcimento al
proprio assicuratore. Quest’ultimo provvede alla liquidazione dei danni per conto dell’impresa di
assicurazione del danneggiante, nei confronti della quale eserciterà l’azione di rivalsa.
Si ha risarcimento diretto solo in caso di sinistro avvenuto in Italia fra due veicoli a motore, identificati ed
assicurati, da cui siano scaturiti solo danni a cose o lievi danni ai conducenti.
Il danneggiato non può promuovere azione giudiziaria nei confronti dell’assicuratore e del danneggiante
prima che siano trascorsi 60 giorni dalla richiesta di risarcimento danni (90 giorni se il sinistro ha causato
lesioni personali).

L’assicurazione sulla vita

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Nell’assicurazione sulla vita l’assicuratore si obbliga a pagare al beneficiario un capitale o una rendita al
verificarsi di un evento attinente alla vita umana. Tale evento può consistere nella morte dell’assicurato o di
un terzo (assicurazione per il caso di morte) o nella sopravvivenza dell’assicurato o di un terzo ad una certa
età (assicurazione per il caso di vita o di sopravvivenza).
L’assicurazione sulla vita può essere stipulata anche sulla vita di un terzo ma l’assicurazione non è valida se
questi non ha acconsentito. E ciò al fine di evitare che tale forma di assicurazione costituisca un incentivo
all’omicidio per lucrare l’indennità.
Con il riscatto l’assicurato risolve il contratto e riceve subito una quota dei premi versati. Nell’assicurazione
a favore di un terzo, questi può essere designato beneficiario del contratto. La designazione è sempre
revocabile, salvo che il contraente abbia rinunciato per iscritto al potere di revoca ed il beneficiario abbia
dichiarato di voler approfittare del beneficio. La designazione non ha effetto qualora il beneficiario attenti
alla vita dell’assicurato.

Capitolo trentanovesimo. L’associazione in partecipazione

Nozione
L’associazione in partecipazione è il contratto con il quale una parte (associante) attribuisce all’altra
(associato) una partecipazione agli utili della sua impresa o di uno o più affari, verso il corrispettivo di un
determinato apporto.
L’apporto dell’associato è per lo più costituito da una forma di denaro. Il contratto permette all’associante, di
regola un imprenditore, di reperire mezzi finanziari per lo svolgimento della propria attività o anche per il
compimento di determinate operazioni economiche, senza gravarsi di oneri fissi. L’associato è esposto anche
al rischio di perdere il capitale apportato dato che partecipa anche alle perdite dell’impresa dell’associante,
sia pure solo nei limiti dell’apporto.

Disciplina
I terzi acquistano diritti ed assumono obbligazioni verso l’associante, al quale spetta la gestione esclusiva
dell’impresa. L’associato ha diritto a ricevere un rendiconto dell’affare compiuto per poter controllare i
risultati della gestione.
La quota spettante all’associato è proporzionale al valore dell’apporto.
Il contratto di associazione in partecipazione può essere stipulato con una pluralità di associati.

Parte quarta – TITOLI DI CREDITO

Capitolo quarantesimo. Titoli di credito in generale

Premessa
I titoli di credito sono documenti destinati alla circolazione che attribuiscono il diritto ad una determinata
prestazione. Questi documenti possono essere titoli di credito in senso stretto (assegno bancario, cambiale),
titoli di credito rappresentativi di merci (polizza di carico per merci depositate) e titoli di partecipazione
(azioni di società e quote di partecipazione).
Si fa un ulteriore distinzione fra titoli individuali (che vengono emessi per una distinta operazione) e titoli di
massa (che rappresentano frazioni di uguale valore nominale di un’unitaria operazione economica).
Alcuni titoli di credito presuppongono un determinato rapporto giuridico (titoli causali). Per altri invece il
rapporto giuridico che da luogo alla loro emissione può variamente atteggiarsi (titoli astratti).

Funzione e caratteri essenziali dei titoli di credito


La loro funzione è quella di rendere più semplice, rapida e sicura la circolazione dei diritti di credito.
Nel titolo di credito il diritto è incoro parto nel documento e quindi chi acquista la proprietà del documento
diventa titolare del diritto in esso menzionato. Il possessore in buona fede di un titolo di credito acquista il
relativo diritto anche se acquista il titolo da chi non è titolare del credito.
Chi ha conseguito il possesso materiale del titolo di credito, nelle forme prescritte dalla legge, è senz’altro
legittimato all’esercizio del diritto cartolare. Può cioè pretendere dal debitore la prestazione senza essere
tenuto a provare l’acquisto della proprietà del titolo e della titolarità del diritto (funzione di legittimazione
del titolo di credito).
Il titolo di credito è un documento necessario e sufficiente per la costituzione, la circolazione e l’esercizio del
diritto letterale e autonomo in esso incorporato.

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La creazione del titolo di credito: rapporto cartolare e rapporto fondamentale
La creazione ed il rilascio del titolo di credito trovano giustificazione in un preesistente rapporto fra
emittente e primo prenditore (il cosiddetto rapporto fondamentale) ed in un accordo fra gli stessi con cui si
conviene di fissare nel titolo di credito la prestazione dovuta dal primo al secondo in base a tale rapporto.
La dichiarazione risultante dal titolo di credito costituisce il rapporto cartolare ed il diritto dalla stessa
riconosciuto al prenditore del titolo costituisce il diritto cartolare destinato a circolare.

Titoli di credito astratti e causali


Sono titoli di credito astratti quelli che possono essere emessi in base ad un qualsiasi rapporto fondamentale
e che non contengono alcuna menzione del rapporto che ha dato luogo alla loro emissione (es. cambiale,
assegno).
Sono invece titoli causali quelli che possono essere emessi solo in base ad un determinato tipo di rapporto
fondamentale (azioni, obbligazioni di società,…).
Nei titoli astratti il contenuto del diritto cartolare è determinato esclusivamente dalla lettera del titolo: manca
ogni riferimento al rapporto fondamentale che ha dato luogo all’emissione ed anche se apparisse è per legge
irrilevante (sono titoli a letteralità completa).
Nei titoli causali i contenuti del diritto cartolare è determinato non solo dalla lettera del titolo, ma anche dalla
disciplina legale del rapporto obbligatorio tipico richiamato nel documento (sono titoli a letteralità
incompleta).

La circolazione dei titoli di credito


C’è distinzione fra titolarità del diritto cartolare e legittimazione all’esercizio dello stesso: titolare del diritto
cartolare è il proprietario del titolo; legittimato al suo esercizio è invece il possessore del titolo nelle forme
prescritte dalla legge.
Le qualità di proprietario-titolare e di possessore-legittimato di regola circolano congiuntamente e
coincidono nella stessa persona.
Si ha circolazione regolare quando il titolo viene trasferito dal proprietario ad altro soggetto in forza di un
valido negozio di trasmissione (che di regola trova fondamento in un rapporto causale fra le parti).
Si ha circolazione irregolare quando non è sorretta da un valido negozio di trasferimento (furto di un titolo di
credito). In tal caso il possessore del titolo non acquista la proprietà del titolo e la titolarità del diritto, che
restano al derubato. Egli ha però la possibilità di esercitare di fatto il diritto e fare circolare ulteriormente il
titolo. Si ha quindi dissociazione fra titolarità e legittimazione.
Chi ha acquistato in buona fede il possesso del titolo diventa proprietario dello stesso e titolare del diritto
cartolare riportato. La sua posizione è inattaccabile dall’ex proprietario spogliato, che potrà esercitare
l’azione di risarcimento nei confronti di colui che gli ha sottratto il titolo.

La legge di circolazione. I titoli al portatore


In base alla legge di circolazione i titoli di credito si distinguono in titoli al portatore, all’ordine e nominativi.
Quelli al portatore recano la clausola “al portatore” e circolano mediante la semplice consegna del titolo. Il
possessore è legittimato all’esercizio del diritto in esso menzionato in base alla sola presentazione del titolo
al debitore. Possono essere al portatore: gli assegni bancari, i libretti di deposito, le azioni di risparmio, le
quote di partecipazione,…

I titoli all’ordine
I titoli all’ordine sono titoli intestati ad una persona determinata. Circolano mediante consegna del titolo
accompagnato dalla girata. Il possessore del titolo all’ordine si legittima in base ad una serie continua di
girate: è necessario che il nome di ogni girante corrisponda a quello del giratario della girata precedente (il
debitore è tenuto a controllare solo la regolarità formale delle girate). Sono titoli di credito all’ordine: la
cambiale, l’assegno bancario, l’assegno circolare, i titoli rappresentativi di merci.
La girata è una dichiarazione scritta sul titolo (di regola sul retro) e sottoscritta, con la quale l’attuale
possessore (girante) ordina al debitore cartolare di adempiere nei confronti di un altro soggetto (giratario).
La girata è piena quando contiene il nome del giratario; la forma consueta è “per me pagate a…”, con la
sottoscrizione del girante. La girata è in bianco quando non contiene il nome del giratario (di regola costituita
dalla sola firma del girante). Chi riceve un titolo girato in bianco può: riempire la girata col proprio nome o
col nome di un'altra persona, girare di nuovo il titolo in pieno o in bianco; trasmettere il titolo ad un terzo
senza riempire la girata e senza apporne una nuova.

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Nella girata per procura, il giratario assume la veste di rappresentante per l’incasso del girante; il girante non
può ulteriormente girare il titolo se non per procura.
La girata a titolo di pegno (girata in garanzia) attribuisce al giratario un diritto di pegno sul titolo, a garanzia
di un credito che il giratario stesso vanta nei confronti del girante.

I titoli nominativi
I titoli nominativi sono titoli intestati ad una persona determinata. L’intestazione deve risultare sia dal titolo
che da un apposito registro tenuto dall’emittente (doppia intestazione). Il possessore di un titolo nominativo
è perciò legittimato all’esercizio dei relativi diritti per effetto della doppia intestazione a suo favore.
Possono essere titoli nominativi: le obbligazioni, le quote di partecipazione a fondi comuni di investimento,
i titoli del debito pubblico.
Vi sono due diverse procedure per il trasferimento della legittimazione.
Una prima procedura prevede il cambio contestuale delle due intestazioni, a cura e sotto la responsabilità
dell’emittente (transfert). Il transfert può essere richiesto sia dall’alienante sia dall’acquirente.
Più diffusa è la seconda forma di trasferimento: il trasferimento mediante girata. Nel trasferimento per girata
la doppia annotazione è eseguita da soggetti diversi ed in tempi diversi: l’annotazione sul titolo (girata) è
fatta dall’alienante; quella nel registro dell’emittente, ad opera di quest’ultimo e si rende necessaria solo
quando l’acquirente voglia esercitare i relativi diritti (l’acquirente può trasferire ad altri il titolo).

L’esercizio del diritto cartolare. La legittimazione


Il possessore di un titolo di credito ha diritto alla prestazione in esso indicata verso presentazione del titolo
(legittimazione attiva). È così spostato sul debitore l’onere di provare i difetti di titolarità, ove intenda
resistere alla richiesta di adempimento.
Nel contempo, il debitore, che senza dolo o colpa grave adempia la prestazione nei confronti del possessore,
è liberato anche se questi non è il titolare del diritto. La liberazione del debitore è quindi legittima anche
quando, pur essendone a conoscenza, egli non disponga di mezzi di prova pronti e sicuri per contestare il
difetto di titolarità o, quantomeno, non sia in grado di procurarseli con l’ordinaria diligenza.

Le eccezioni cartolari
Esistono eccezioni che il debitore cartolare può opporre al debitore del titolo per sottrarsi al pagamento; si
distinguono in due grandi categorie: eccezioni reali ed eccezioni personali. Le prime sono opponibili a
qualunque portatore del titolo. Le secondo sono invece opponibili solo ad un determinato portatore e non si
ripercuotono sugli altri.
Danno luogo ad eccezioni reali: le eccezioni di forma (mancata osservanza dei requisiti formali del titolo); le
eccezioni fondate sul contesto letterale del titolo (principiò della letteralità); la falsità della firma (es. firma
apposta da un omonimo); difetto di capacità o di rappresentanza al momento dell’emissione del titolo; la
mancanza delle condizioni necessarie per l’esercizio dell’azione.
Sono eccezioni personali tutte le eccezioni diverse da quelle reali, in particolare: le eccezioni derivanti dal
rapporto fondamentale che ha dato luogo all’emissione del titolo, opponibili solo al primo prenditore; le
eccezioni fondate su altri rapporti personali con i precedenti possessori; le eccezioni di difetto di titolarità del
diritto cartolare.

L’ammortamento
A favore di colui che ha perso (smarrimento, sottrazione o distruzione) il possesso del titolo e la
legittimazione sono apprestati rimedi che consentono di svincolare l’esercizio del diritto dal possesso del
titolo.
Per i titoli all’ordine e nominativi è previsto l’istituto dell’ammortamento: è un procedimento diretto ad
ottenere la dichiarazione giudiziale che il titolo originario non è più strumento di legittimazione; chi ha
ottenuto l’ammortamento può infatti esigere il pagamento su presentazione del relativo decreto.
La procedura inizia con la denuncia al debitore della perdita del titolo e con il contestuale ricorso dell’ex
possessore al presidente del tribunale, che pronuncia con decreto l’ammortamento. Dal momento della
notifica il titolo perde la sua funzione di legittimazione e il debitore non è liberato se paga al detentore del
titolo.

Documenti di legittimazione e titoli impropri


I titoli di credito vanno tenuti distinti dai documenti cha hanno solo una funzione di legittimazione.
I documenti di legittimazione servono solo ad identificare l’avente diritto alla prestazione (biglietti di
viaggio, di cinema, della lotteria,…). Questi documenti legittimano il possessore semplicemente come
titolare originario del diritto.

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I titoli impropri consentono il trasferimento del diritto senza l’osservanza delle forme proprie della cessione,
ma con gli effetti di quest’ultima.

La gestione accentrata dei titoli di massa


Esistono pericoli di smarrimento o di furto soprattutto dei titoli di massa diffusi tra il pubblico e che formano
oggetto di intensa negoziazione. Da qui l’esigenza di rendere più sicuro il mercato dei titoli di massa a larga
diffusione, attraverso l’adozione di meccanismi che consentano di ridurre il movimento materiale dei titoli e
i relativi pericoli. A tale finalità risponde nel nostro ordinamento il sistema di gestione accentrata di
strumenti finanziari rappresentati da titoli.
Il decreto legislativo 213/1998 ha introdotto la dematerializzazione dei titoli di massa con l’eliminazione del
documento cartaceo sostituito da sistemi elettronici di scritturazione (per alcune categorie di strumenti
finanziari).

Capitolo quarantunesimo. La cambiale

Cambiale tratta e vaglia cambiario


La cambiale è un titolo di credito la cui funzione tipica, anche se non esclusiva, è quella di differire il
pagamento di una somma di denaro (è uno strumento di credito).
Esistono due tipi di cambiale: la cambiale tratta ed il vaglia cambiario (o pagherò cambiario).
Nella cambiale tratta una persona (traente) ordina ad un’altra persona (trattario) di pagare una somma di
denaro al portatore del titolo. In essa figurano tre persone: il traente (che garantisce l’accettazione e il
pagamento del titolo); il trattario (è l’obbligato principale in seguito all’accettazione); il prenditore (è il
beneficiario dell’ordine di pagamento).
Nel vaglia cambiario figurano solo due persone: l’emittente (che promette il pagamento) e il prenditore
(beneficiario).
La cambiale è un titolo di credito all’ordine; circola quindi mediante girata. Può anche essere emessa in
bianco (manca un preesistente debito del traente o dell’emittente nei confronti del prenditore). La cambiale è
inoltre un titolo rigorosamente formale ed è valido solo se presenta le indicazioni prescritte dalla legge. Può
incorporare una pluralità di obbligazioni ed è inoltre assistita da particolari agevolazioni processuali, in
modo da consentire al portatore di soddisfarsi in caso di mancato pagamento.

I requisiti formali della cambiale


La cambiale è un modulo bollato che contiene: la denominazione di cambiale; l’ordine incondizionato
“pagherete a …” (cambiale tratta) o “pagherò a …” (vaglia cambiario); nome del trattario; luogo e data di
nascita dell’emittente; il nome del primo prenditore; la data di emissione; la sottoscrizione autografa del
traente.
Può contenere inoltre: le indicazioni della scadenza; il luogo di emissione; il luogo di pagamento.

La cambiale in bianco
È la cambiale sprovvista di uno dei requisiti essenziali (è sufficiente che siano presenti nel momento in cui il
portatore chiede il pagamento).
All’emissione della cambiale in bianco si ricorre infatti quando alcuni dati cambiari non sono attualmente
determinabili. Chi rilascia una cambiale in bianco resta esposto al rischio che la stessa sia riempita dal
prenditore in modo difforme da quanto pattuito.
Il rischio è più grave se l’immediato prenditore, dopo aver completato il titolo in difformità degli accordi, lo
giri ad un terzo. L’eccezione di abusivo riempimento non è opponibile al terzo possessore, se questi abbia
acquistato la cambiale in buona fede.
Il portatore decade dal diritto di riempire la cambiale in bianco dopo tre anni dall’emissione del titolo.

Capacità e rappresentanza cambiaria


Il giudice tutelare può autorizzare il rappresentante legale del minore o dell’interdetto ad assumere
obbligazioni cambiarie in loro nome.
L’obbligazione cambiaria può essere assunta anche a mezzo rappresentante. Questi deve far risultare dal
titolo tale sua qualità utilizzando la formula per procura.
Il rappresentante cambiario senza poteri è per legge obbligato cambiariamente come se avesse firmato in
proprio.

Le obbligazioni cambiarie
Nelle cambiali a pluralità di obbligazioni, l’invalidità della singola obbligazione cambiaria non incide sulla
validità delle altre (sono indipendenti reciprocamente).

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Inoltre, tutti gli obbligati cambiari sono obbligati in solido nei confronti del portatore del titolo alla scadenza
(il portatore può chiedere a ciascuno di essi il pagamento di ciascuna somma).
Gli obbligati cambiari sono distinti in due categorie:
cc. gli obbligati diretti (emittente, accettante e loro avallanti), l’azione contro i quali non è soggetta a
particolari formalità;
dd. gli obbligati di regresso (traente, giranti, loro avallanti), l’azione contro i quali è soggetta al
verificarsi di determinate condizioni (es. rifiuto dell’accettazione o del pagamento).
Nei rapporti interni gli obbligati cambiari sono disposti per gradi (l’accettante è l’obbligato di primo grado).

L’accettazione della cambiale


È la dichiarazione con la quale il trattario si obbliga a pagare la cambiale alla scadenza. Con l’accettazione il
trattario diventa obbligato principale (di primo grado) e diretto.
L’accettazione deve essere scritta sulla cambiale con le parole “accetto”, “visto”, con l’indicazione del luogo
e della data di nascita.
L’accettazione di regola è incondizionata, ma può essere limitata a una parte della somma. Modifiche
aggiuntive equivalgono a rifiuto dell’accettazione.

L’avallo
È una dichiarazione cambiaria con la quale un soggetto (avallante) garantisce il pagamento della cambiale
per tutta o parte della somma. È una tipica garanzia cambiaria e può essere data per uno qualsiasi degli
obbligati cambiari. Se manca l’indicazione di avallo, si intendono avallanti il traente e l’emittente.
L’avallante che paga la cambiale acquista i diritti ad essa inerenti contro l’avallato e contro coloro che sono
cambiariamente obbligati verso quest’ultimo. Si possono avere anche più avallanti che operano verso lo
stesso obbligato cambiario (coavallo).

La circolazione della cambiale


Il trasferimento della cambiale può essere escluso dal traente o dall’emittente, apponendo sul titolo la
clausola “non all’ordine” o altra equivalente. In tal caso la cambiale è trasferibile solo nella forma di una
cessione ordinaria.
I principi che regolano la circolazione della cambiale sono identici a quelli dettati per i titoli di credito in
generale.
Con apposita clausola (ad es. “senza garanzia”), il girante può esonerarsi da ogni responsabilità cambiaria
per l’accettazione e/o per il pagamento.

Il pagamento della cambiale


La disciplina del pagamento della cambiale ricalca le norme in tema di legittimazione dettate dal codice per
i titoli all’ordine.
Legittimato a chiedere il pagamento è il portatore della cambiale che giustifica il suo diritto con una serie
continua di girate.
Chi paga alla scadenza è tenuto a controllare solo la regolarità formale delle girate e la continuità delle
stesse.
La cambiale deve essere presentata per il pagamento al trattario o all’emittente.
Il portatore non è tenuto a ricevere il pagamento prima della scadenza, ma non può rifiutare un pagamento
parziale (gli obbligati di regresso restano responsabili per il residuo). Il pagamento per l’intero da diritto alla
restituzione del titolo quietanzato dal portatore.

Le azioni cambiarie
In caso di rifiuto di pagamento, il portatore può agire contro tutti gli obbligati cambiari.
Esercitando l’azione diretta, il portatore deve osservare solo il termine di prescrizione di tre anni dalla
scadenza della cambiale.
L’azione contro gli obbligati di regresso può essere esercitata alla scadenza se il pagamento non ha avuto
luogo, o anche prima della scadenza se l’accettazione è stata rifiutata o in caso di fallimento del trattario o
del traente. Negli altri casi l’esercizio dell’azione di regresso è subordinata alla constatazione del rifiuto di
accettazione o di pagamento con un atto denominato protesto.
Il portatore è tenuto a dare avviso della mancata accettazione entro quattro giorni feriali successivi alla
levata del protesto.

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Rispettate le condizioni per l’esercizio dell’azione di regresso, il portatore può agire per l’intera somma
cambiaria contro uno qualsiasi degli obbligati, senza essere tenuto a osservare l’ordine. L’azione di regresso
è soggetta alla prescrizione di un anno, che decorre dalla data del protesto.

Il protesto
Sono abilitati alla levata del protesto i notai, gli ufficiali giudiziari e i loro aiutanti o i segretari comunali. I
presentatori presentano il titolo, ne incassano l’importo o constatano il mancato pagamento. Nel secondo
caso si procede alla redazione dell’atto da parte del notaio, con la sottoscrizione del presentatore.
I protesti sono pubblicati in un apposito registro informatico. L’illegittima levata del protesto può essere
fonte di responsabilità per danni del creditore, per il discredito che arreca al debitore.
Il protesto può essere sostituito da una dichiarazione scritta di rifiuto dell’accettazione o del pagamento
datata e sottoscritta dal trattario.

Il processo cambiario. Le eccezioni


Sono eccezioni oggettive quelle che possono essere opposte da tutti gli obbligati cambiari (es. eccezione di
invalidità della cambiale per difetto dei requisiti formali).
Sono eccezioni soggettive quelle che possono essere opposte solo da un determinato obbligato (ad es. causa
invalidità della singola obbligazione cambiaria).

Le azioni extracambiarie
L’emissione e la circolazione della cambiale trovano fondamento in un rapporto di debito fra chi dà e riceve
il titolo. Per realizzare il proprio credito, il possessore della cambiale può esercitare anche l’azione causale
nei confronti del debitore che è stato parte del relativo rapporto. Per poterla esercitare è necessario che siano
accertati col protesto la mancata accettazione o pagamento della cambiale.
Può verificarsi che il portatore abbia perduto, per decadenza o prescrizione, tutte le azioni cambiarie. In tal
caso può agire contro il traente, l’accettante o il girante esercitando l’azione di arricchimento cambiario
(inquadrabile nell’azione di ingiustificato arricchimento).

Ammortamento
La disciplina di ammortamento della cambiale coincide sostanzialmente con quella dettata con i titoli di
credito all’ordine.

Le cambiali finanziarie
Costituiscono uno strumento di finanziamento delle imprese che permette a queste di raccogliere fra il
pubblico capitale di credito a breve termine, in alternativa al credito bancario (più costoso).
Sono titoli di credito con scadenza compresa fra i tre e i dodici mesi dalla data di emissione. La loro struttura
è quella del pagherò cambiario e devono avere un taglio minimo di 50mila euro.
Devono essere indicati anche i proventi a favore del prenditore.
Le cambiali finanziarie possono essere girate esclusivamente con la clausola “senza garanzia”: questo
agevola la sottoscrizione da parte dei risparmiatori, dato che essi potranno far circolare ulteriormente i titoli
senza esporsi a responsabilità cambiaria.

Capitolo quarantaduesimo. L’assegno bancario

Nozione. Caratteri essenziali


L’assegno bancario è un titolo di credito che contiene l’ordine incondizionato diretto ad una banca di pagare
a vista una somma determinata all’ordine di una determinata persona o la portatore.
Funzione tipica dell’assegno bancario è quella di consentire l’utilizzazione di somme disponibili presso una
banca per effettuare pagamenti a terzi, evitando l’utilizzo materiale del denaro.
L’assegno bancario è redatto dal traente su appositi moduli prestampati fornitigli dalla banca e ha la stessa
struttura della cambiale tratta. Figurano tre persone: il traente, che dà l’ordine di pagamento alla banca; la
banca-trattaria alla quale l’ordine di pagamento è rivolto; il prenditore dell’assegno.
Diversa è però la funzione tipica dei due titoli: mentre l’assegno bancario è uno strumento di pagamento, la
cambiale tratta è uno strumento di credito.
Nell’assegno bancario, trattatario può essere solo una banca. Non può essere accettato dalla banca trattaria ed
è sempre pagabile a vista.

I requisiti dell’assegno bancario

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È necessario distinguere i requisiti di validità dell’assegno bancario dai semplici requisiti di regolarità.
Costituiscono semplici requisiti di regolarità: l’esistenza presso la banca trattaria di fondi disponibili (per
somma almeno pari all’importo dell’assegno emesso); l’esistenza di una convenzione che attribuisce al
traente il diritto di disporre mediante assegni bancari di fondi disponibili.
Sono requisiti di validità: la denominazione di assegno bancario; l’ordine incondizionato di pagare una
somma determinata; l’indicazione del trattatario e del luogo di pagamento; la data e il luogo di emissione e la
sottoscrizione del traente.

La posizione della banca trattaria


L’assegno bancario non è suscettibile di accettazione. Conseguentemente la banca non può mai assumere la
posizione di obbligato cambiario: uniche obbligazioni cambiarie sono del traente e degli eventuali giranti.
Esistono strumenti che consentono di tutelare, sia pure parzialmente, l’aspettativa di pagamento del portatore
dell’assegno. A tal fine è previsto l’istituto del visto: questo ha l’effetto di accertare l’esistenza dei fondi e
d’impedirne il ritiro da parte del traente prima della scadenza del termine di presentazione.
Il benefondi è la conferma dell’esistenza dei fondi da parte della banca trattaria, su richiesta della banca cui il
titolo è girato per l’incasso. La banca trattaria sarà tenuta al risarcimento dei danni qualora abbia fornito
informazioni inesatte. Con il benefondi con blocco la banca può bloccare i fondi corrispondenti
all’ammontare dell’assegno, ma se questo risulterà regolare sarò costretta a pagarlo.

Circolazione. Avallo
La circolazione dell’assegno bancario all’ordine è regolato da norme che sostanzialmente coincidono con
quelle dettate per la cambiale.
La circolazione dell’assegno al portatore è regolata dalle disposizioni generali del codice in tema di titoli al
portatore.
Anche l’assegno bancario può essere garantita tramite avallo, ma si tratta di istituto desueto data la breve vita
del titolo.

Il pagamento dell’assegno
L’assegno bancario è sempre pagabile a vista. L’eventuale postdatazione dell’assegno non impedisce al
portatore di presentarlo anticipatamente per il pagamento, né alla banca di pagarlo.
Il termine per gli assegni emessi e pagabili in Italia è di otto giorni dalla data di emissione, se l’assegno è
pagabile nello stesso comune in cui è emesso (quindici giorni se è pagabile solo in altro comune).

Il regresso per mancato pagamento


In caso di mancato pagamento da parte della banca trattaria il portatore dell’assegno può agire in regresso
contro il traente, i giranti e i loro avallanti.
La presentazione del titolo alla banca trattaria nei termini di legge e la constatazione del rifiuto di pagamento
mediante protesto non sono necessarie per l’esercizio dell’azione di regresso contro il traente, mentre lo sono
per esercitare il diritto contro giranti e loro avallanti.
L’azione di regresso si prescrive in sei mesi dal termine di presentazione.

Assegno sbarrato, da accreditare, non trasferibile. Assegno turistico


L’assegno sbarrato è l’assegno cui vengono apposte due rette parallele sulla faccia anteriore. La sbarratura
consente la circolazione dell’assegno circoscrivendo i soggetti legittimati ad incassarlo.
L’assegno da accreditare non può essere pagato in contanti, ma può essere regolato dalla banca trattaria solo
mediante scritturazione contabile; presuppone quindi un preesistente rapporto del trattario con il soggetto che
presenta il titolo.
Maggior sicurezza offre invece l’assegno non trasferibile: può essere pagato solo all’immediato prenditore o
accreditato sul suo conto (il prenditore può comunque girarlo a una banca per la riscossione).
Gli assegni bancari di importo superiore ai 12.500 euro devono essere emessi con la clausola di non
trasferibilità, al fine di prevenire operazioni di riciclaggio di denaro provenienti da reati.
La banca che paga a sé un assegno non trasferibile a persona diversa dall’originario prenditore, o dal
banchiere giratario per l’incasso, risponde del pagamento.
L’assegno turistico è un assegno bancario che viene tratto da una banca su una propria filiale o
corrispondente estera.

L’ammortamento
La disciplina è modellata su quella della cambiale.

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La procedura di ammortamento è esclusa per l’assegno non trasferibile, dato che lo stesso non può circolare.
Il prenditore ha diritto di ottenere un duplicato (a proprie spese) denunziandone lo smarrimento, la
distruzione o la sottrazione sia al trattario sia al traente.

Capitolo quarantatreesimo. L’assegno circolare

Nozione e disciplina
È un titolo di credito all’ordine che contiene la promessa incondizionata della banca emittente di pagare a
vista una somma di denaro.
La sua emissione avviene dietro versamento da parte del richiedente dell’importo corrispondente (è a
copertura anticipata).
Nel caso di assegno bancario la banca non è cambiariamente obbligata al pagamento e pagherà la somma
indicata nel titolo solo se sussiste la “copertura” (disponibilità di fondi utilizzabili dal cliente mediante
l’assegno). In caso di assegno circolare è la banca che si impegna cambiariamente a pagare la somma portata
da titolo; il possessore dell’assegno circolare non corre il rischio che l’assegno sia stato emesso a vuoto.
La banca può emettere assegni circolari solo per somme che siano presso di essa disponibili al momento
dell’emissione.
Sono requisiti di validità dell’assegno circolare la denominazione di assegno circolare, la promessa
incondizionata di pagare una somma determinata, l’indicazione del prenditore, data e luogo nel quale
l’assegno è emesso, la sottoscrizione della banca emittente.
All’assegno circolare si applica in parte la disciplina del vaglia cambiario a vista, in parte la disciplina
dell’assegno bancario.

Parte quinta – LE PROCEDURE CONCORSUALI

Capitolo quarantaquattresimo. La crisi dell’impresa commerciale

Crisi dell’impresa e procedure concorsuali


La crisi economica dell’impresa e il conseguente dissesto patrimoniale coinvolgono una gran massa di
creditori, che sono impossibilitati a realizzare quanto loro dovuto. I creditori di un imprenditore sono a loro
volta in gran parte imprenditori e la mancata realizzazione del credito concesso può provocare, di riflesso, la
crisi economica delle loro imprese. Questi eventi coinvolgono molti interessi collettivi: primo fra tutti,
l’interesse alla salvaguardia dell’occupazione attraverso il risanamento delle imprese.
In queste situazioni di crisi economica i mezzi di tutela individuali dei creditori si rivelano inadeguati e
insufficienti.
La sistemazione del dissesto degli imprenditori agricoli e dei piccoli imprenditori commerciali resta affida
agli strumenti di diritto comune. Per il dissesto dell’imprenditore commerciale non piccolo sono state invece
previste speciali procedure, denominate procedure concorsuali.
La legge regola cinque procedure concorsuali: il fallimento, il concordato preventivo, la liquidazione coatta
amministrativa , l’amministrazione straordinaria e l’amministrazione straordinaria accelerata.
Le procedure concorsuali sono procedure generali perché coinvolgono tutto il patrimonio dell’imprenditore.
Sono procedure collettive perché coinvolgono tutti i creditori dell’imprenditore. Volendo assicurare la par
condicio credito rum, le forme di tutela personali dei creditori sono sostituite da forme di tutela collettiva che
mirano a ripartire fra tutti i creditori le conseguenze patrimoniali del dissesto dell’imprenditore.

Le singole procedure concorsuali


Diverso può essere il rilievo economico e sociale dell’impresa in crisi; diverse sono di riflesso le esigenze
dei creditori coinvolti nella crisi dell’impresa.
Da qui la necessità di predisporre una differenziazione delle procedure concorsuali.

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Al fallimento sono soggetti gli imprenditori commerciali insolventi, salvo che ricorrano i presupposti per
l’applicazione delle altre procedure concorsuali. Il fallimento è una procedura giudiziaria che mira a
liquidare il patrimonio dell’imprenditore insolvente e a ripartirne il ricavato fra i creditori.
La riforma della legge fallimentare ha concesso maggiore autonomia al curatore nel determinare le modalità
di liquidazione del patrimonio, che devono privilegiare la cessione in blocco dell’azienda alla vendita dei
singoli crediti. È stato inoltre rafforzato il ruolo del comitato dei creditori nel valutare gli atti del curatore. È
stata ridotta la funzione del giudice delegato ad organo di sorveglianza. È stata inoltre agevolata la proposta
di concordato fallimentare. In generale si è provveduto a evitare che la crisi di impresa sfoci in fallimento.
Il concordato preventivo può essere richiesto dall’imprenditore per evitare il fallimento. Possono essere
scelte due soluzioni: la liquidazione di tutto il patrimonio o il risanamento dell’impresa e la prosecuzione
dell’attività.
La liquidazione coatta amministrativa trova applicazione nei confronti di determinate categorie di imprese
che svolgono attività di particolare rilievo economico e sociale, e perciò sono sottoposte a vigilanza
governativa. Porta all’eliminazione dell’impresa dal mercato e alla disgregazione del complesso produttivo,
soddisfacendo gli interessi dei creditori. A differenza del fallimento è una procedura amministrativa e non
giudiziaria.
L’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi consente alle imprese che versano in una
particolare esposizione debitoria, il soddisfacimento dei creditori con il salvataggio del complesso produttivo
e la conservazione dei posti di lavoro.
Si apre con la dichiarazione dello stato di insolvenza da parte dell’autorità giudiziaria, che solo in un secondo
momento, dopo aver accertato che ricorrono concrete possibilità di riequilibrio economico dell’impresa,
concede l’amministrazione straordinaria, altrimenti dichiara il fallimento.
L’amministrazione straordinaria speciale (accelerata) consente l’immediata ammissione dell’impresa
all’amministrazione straordinaria da parte del Ministero dello sviluppo economico su semplice richiesta della
stessa, finalizzata a realizzare un piano di risanamento.

Capitolo quarantacinquesimo. Il fallimento

I presupposti del fallimento


I presupposti per la testa del fallimento sono: la qualità di imprenditore commerciale del debitore; lo stato di
insolvenza dello stesso (l’imprenditore versa in stato di insolvenza quando non è più in grado di soddisfare
regolarmente le proprie obbligazioni); il superamento di almeno uno dei limiti dimensionali fissati dall’art.1
l.fall.); la presenza di inadempimenti complessivamente superiori all’importo fissato dalla legge.

La dichiarazione di fallimento
Il fallimento può essere dichiarato: 1)su ricorso di uno o più creditori; 2)su richiesta del debitore; 3)su
istanza del pubblico ministero.
Il pubblico ministero ha il potere-dovere di chiedere il fallimento quando l’insolvenza risulti da fatti che
configurano reati fallimentari.
Il fallimento è dichiarato con sentenza, che contiene alcuni provvedimenti necessari per lo svolgimento della
procedura: nomina il giudice delegato e il curatore preposti al fallimento; ordina al fallito il deposito del
bilancio, delle scritture contabili e dell’elenco dei creditori; accertamento dello stato passivo.

Reclamo. La revoca di fallimento


Possono proporre reclamo contro la dichiarazione di fallimento il fallito e qualsiasi interessato. Il ricorso
deve essere depositato presso la corte d’appello entro trenta giorni dalla data di notificazione della sentenza
che dichiara il fallimento.

Gli organi del fallimento


Il tribunale che ha dichiarato il fallimento è investito dell’intera procedura fallimentare e sovraintende al
corretto svolgimento della stessa. Nomina il giudice delegato e il curatore, sostituisce i componenti del
comitato dei creditori.
Il giudice delegato vigila sulle operazioni del fallimento e controlla la regolarità della procedura, nomina e
revoca i componenti del comitato dei creditori, decide sui reclami proposti contro gli atti del curatore e del
comitato dei creditori.

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Il curatore è l’organo preposto all’amministrazione del patrimonio fallimentare e compie tutte le operazioni
della procedura nell’ambito delle funzioni ad esso attribuite.
È suo compito inoltre presentare al giudice delegato una relazione sulle cause del dissesto e sulle eventuali
responsabilità del fallito. La sua funzione principale è quella di conservare, gestire e realizzare il patrimonio
fallimentare sotto la vigilanza del giudice delegato e del comitato dei creditori.
Il comitato dei creditori è composto da tre o cinque membri scelti fra i creditori. Ha il compito di vigilare
sull’operato del curatore, autorizzarne gli atti ed esprimere pareri nei casi previsti dalla legge.
Il comitato dei creditori ha il diritto di ispezionare tutti i documenti del fallimento.

Effetti patrimoniali per il fallito: effetti patrimoniali


Gli effetti nei confronti del fallito possono essere: patrimoniali, personali e penali.
Per quanto riguarda quelli patrimoniali, con la dichiarazione di fallimento il fallito perde l’amministrazione
e la disponibilità (ma non la proprietà) dei suoi beni, che passano al curatore, quale amministratore del
patrimonio fallimentare.
Effetti personali e penali
Il fallimento produce anche effetti che colpiscono la persona del fallito, distinguibili in due punti: il fallito
vede limitati alcuni diritti civili garantiti dalla Costituzione (il diritto al segreto epistolare e il diritto alla
libertà di movimento); un secondo gruppo di limitazioni riguarda le capacità civili del fallito.
La dichiarazione di fallimento espone infine il fallito a sanzioni penali. I principali reati fallimentari sono:
bancarotta fraudolenta (comprende una serie di fatti caratterizzati dal dolo dell’imprenditore, es.
occultamento di beni; distruzione o falsificazione delle scritture contabili); la bancarotta semplice (riguarda
fatti commessi dall’imprenditore solo con colpa, es. spese personali eccessive rispetto alla condizione
economica); il ricorso abusivo al credito (è il reato di chi ricorre o continua a ricorrere al credito
dissimulando il proprio dissesto).

Effetti del fallimento per i creditori


Il fallimento è diretto a soddisfare, secondo il principio della parità di trattamento, tutti coloro che sono
creditori del fallito al momento della dichiarazione del fallimento. Dalla data di apertura del concorso di
fallimento, i creditori del fallito diventano creditori concorsuali. In seguito all’accertamento giudiziale del
loro credito diventano creditori concorrenti. I creditori concorrenti non sono però tutti sullo stesso piano,
dato che il fallimento non fa venir meno le cause legittime di prelazione precedentemente acquisite.
Sono creditori della massa coloro i cui crediti devono essere soddisfatti in prededuzione, cioè prima dei
creditori concorrenti e per intero.

Effetti del fallimento sugli atti pregiudizievoli ai creditori.


Di regola intercorre un certo intervallo di tempo fra il momento in cui si manifesta lo stato di insolvenza e
quello in cui il fallimento è dichiarato. In tale periodo l’imprenditore, nel tentativo di far fronte alla crisi o di
mascherarla, può aver compiuto una serie di atti di disposizione che alterano l’integrità del proprio
patrimonio e arrecano pregiudizi ai creditori. Intervenuto il fallimento sorge perciò l’esigenza di tutelare la
massa dei creditori contro tali atti neutralizzando il pregiudizio loro arrecato.

Gli effetti del fallimento sui contratti in corso d’esecuzione


L’imprenditore fallito è di regola al centro di una trama di rapporti contrattuali che non hanno ancora avuto
esecuzione (od esecuzione integrale) al momento della dichiarazione di fallimento.
Vi è un gruppo di contratti che si scioglie di diritto a seguito delle dichiarazione di fallimento, con
conseguente definizione delle posizioni reciproche a tale momento: i contratti di borsa a termine su merci o
titoli; l’associazione in partecipazione; i contratti di conto corrente ordinario e bancario, commissione e
mandato nel caso di fallimento del mandatario; contratto d’appalto.
Vi è un secondo gruppo di contratti che continua nonostante il fallimento di una delle parti in quanto per
legge tali contratti sono ritenuti vantaggiosi per la massa dei creditori. Il curatore subentra nel contratto e
dovrà adempiere per l’intero e in prededuzione le relative obbligazioni.
Rientrano in tale categoria: la locazione di immobili, l’affitto di azienda, l’assicurazione contro i danni,
cessione di crediti d’impresa (factoring), leasing finanziario.

L’esercizio provvisorio dell’impresa


Con la dichiarazione di fallimento l’attività di impresa si arresta e i beni aziendali sono destinati ad essere
liquidati per soddisfare i creditori. Si può tuttavia avere una continuazione (seppur provvisoria) in due
ipotesi. Con la prima il tribunale può disporre l’esercizio provvisorio dell’impresa, anche limitatamente a
specifici rami dell’azienda, se dall’interruzione può derivare un danno grave, purché non arrechi pregiudizio

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ai creditori. La seconda interviene dopo che è stato nominato il comitato dei creditori; questo deve
pronunciarsi sull’opportunità di continuare o di riprendere l’esercizio dell’impresa, fissandone anche la
durata.

L’accertamento del passivo


L’accertamento del passivo costituisce la fase centrale e più delicata della procedura fallimentare nella quale
emergono i conflitti fra i creditori e fra questi e il fallito. Essa è infatti diretta ad accertare quali creditori
hanno diritto a partecipare alle ripartizioni dell’attivo, l’ammontare dei loro crediti e le eventuali cause di
prelazione. Con l’ammissione al passivo il creditori da concorsuali diventano concorrenti.

Liquidazione e ripartizione dell’attivo


La liquidazione dell’attivo è rivolta a convertire in denaro i beni del fallito per soddisfare i creditori,
mediante la vendita forzata dei beni acquisiti alla massa fallimentare.
Alla liquidazione provvede il curatore il quale, entro sessanta giorni dalla redazione dell’inventario,
predispone un programma di liquidazione ove si pianificano le modalità e i termini previsti per la
realizzazione dell’attivo.

La cessazione del fallimento


Salvo il caso di concordato fallimentare, il fallimento si chiude per una delle seguenti cause: mancata
presentazione tempestiva di domande di ammissione allo stato passivo; pagamento di tutti i creditori e di tutti
gli altri debiti e le spese.; la ripartizione integrale dell’attivo; impossibilità di continuare utilmente la
procedura per l’insufficienza dell’attivo.
Con al chiusura del fallimento, che è pronunciata con decreto del tribunale, cessano gli effetti del fallimento
sul patrimonio del fallito, decadono gli organi fallimentari e i creditori che acquistano il libero esercizio delle
proprie azioni verso il debitore per la parte non soddisfatta dei loro crediti.

Il concordato fallimentare
È un modo di chiusura del fallimento che consente all’imprenditore fallito di chiudere definitivamente i
rapporti passati attraverso il pagamento parziale dei creditori o altra forma di ristrutturazione dei debiti,
ottenendo nel contempo la liberazione dei beni soggetti alla procedura fallimentare. Il concordato
fallimentare può perciò giovare sia al fallito che ai creditori.
Il concordato consente quindi al fallito di sanare definitivamente i propri debiti attraverso una sorta di
accordo con il ceto creditorio, che può prevedere il pagamento anche parziale dei debiti, la dilazione o
ristrutturazione degli stessi.
Consente inoltre la liberazione dei beni sottoposti allo spossessamento fallimentare e non espone alle
possibili conseguenze penali connesse al fallimento.

Capitolo quarantaseiesimo. Il concordato preventivo

Il concordato preventivo
L’imprenditore che si trova in stato di difficoltà economica può evitare che la crisi sfoci in un fallimento
regolando i propri rapporti con i creditori mediante un concordato preventivo.
Per stato di crisi si intende una difficoltà temporanea e reversibile che non consente all’imprenditore di
soddisfare regolarmente i creditori. Il concordato quindi può perseguire la ristrutturazione dei crediti
attraverso una dilazione dei termini di pagamento, nel soddisfacimento parziale dei creditori; può prevedere
la suddivisione dei creditori in classi.
La procedura del concordato preventivo inizia con la domanda di ammissione del debitore. Ricevuta la
domanda, il tribunale si accerta che ricorrono i presupposti richiesti dalla legge per la ammissione alla
procedura.
A differenza del fallimento il debitore conserva l’amministrazione dei suoi beni e continua l’esercizio
dell’impresa per gli atti di ordinaria amministrazione.
Il concordato preventivo consente una soddisfazione parziale ma tempestiva dei creditori.
I creditori precedenti alla stipulazione del concordato non possono intraprendere azioni esecutive sul
patrimonio del debitore.

Capitolo quarantasettesimo. La liquidazione coatta amministrativa

La liquidazione coatta amministrativa


È una procedura volta alla liquidazione, con l’intervento di organi amministrativi, del patrimonio di imprese
la cui attività riveste un interesse pubblico. Possono assoggettabili a liquidazione coatta:

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ee. Le società cooperative (se hanno per oggetto un’attività commerciale, sono assoggettabili anche a
fallimento): la liquidazione coatta può essere disposta se non sono in grado di raggiungere gli scopi
per cui sono state costituite, se per due anni consecutivi non hanno depositato il bilancio o non hanno
compiuto atti di gestione;
ff. Le imprese di assicurazione contro i danni e sulla vita e quelle di capitalizzazione e gestione
fiduciaria, quando non abbiano attività sufficienti a coprire le riserve matematiche o nei casi di
persistente inosservanza delle norme che le disciplinano;
gg. Le aziende di credito, quando sussistono irregolarità e violazioni delle norme legali e statutarie, o
gravi perdite patrimoniali;
hh. I consorzi obbligatori tra esercenti lo stesso ramo.
Per le imprese non assoggettabili al fallimento, il tribunale può dichiarare, su ricorso di più creditori, lo stato
di insolvenza con una sentenza che viene comunicata all’autorità amministrativa competente.
La decisione di liquidare un’azienda può dipendere da varie cause quali il venir meno della presenza
dell’imprenditore individuale, la scarsa redditività dell’azienda, l’inadeguatezza delle dimensioni aziendali,

Per quanto riguarda le cause di natura giuridica, si ha liquidazione coatta nel caso di decorrenza del termine
del contratto di società, il conseguimento dell’oggetto sociale o l’impossibilità di conseguirlo.
Per la società di persone è causa di liquidazione la cessazione della pluralità dei soci se questa non viene
ricostituita in dei mesi; per la società di capitali l’impossibilità di funzionamento o la riduzione del capitale
sociale al di sotto del minimo legale.

Capitolo quarantottesimo. L’amministrazione straordinaria delle grandi impresi insolventi

L’amministrazione straordinaria
È una procedura applicabile in alcune ipotesi di crisi dell’impresa caratterizzate da una maggiore rilevanza
sociale. La procedura consente di evitare il fallimento a quelle imprese che si trovino in stato di insolvenza o
che abbiano omesso il pagamento di almeno tre mensilità di retribuzione ai propri dipendenti (non inferiori a
300).
Con l’amministrazione straordinaria si vuole continuare l’attività produttiva, anche con l’ausilio di garanzie
dello Stato sulla base di un programma di risanamento della durata non superiore a due anni.
La procedura è disposta dal Ministero dello sviluppo economico, con proprio decreto, nel quale vengono
nominati il commissario e un comitato di sorveglianza. Il programma predisposto dal commissario deve
prevedere un piano di risanamento coerente con gli indirizzi della politica industriale.
Il risanamento può attuarsi anche attraverso l’acquisto di aziende e impianti delle imprese poste in
amministrazione straordinaria da parte di società costituite da banche fra loro consorziate (tali trasferimenti
sono agevolati fiscalmente).
L’amministrazione straordinaria risponde all’esigenza di disciplinare la crisi dell’impresa in un’ottica che
non tiene conto unicamente degli interessi dei creditori ma si preoccupa anche delle ripercussioni che tale
crisi può avere sull’intera collettività.

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