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Campobasso
Diritto Commerciale
Università degli Studi di Napoli Federico II
122 pag.
In generale però, tu� gli imprenditori sono assogge�a� ad una disciplina di base comune rela�va, in parte
alla Disciplina dell'Azienda, ai Segni Dis�n�vi, alla Disciplina della Concorrenza e dei Consorzi e in parte
rela�va alla Disciplina a Tutela della Concorrenza e del Mercato.
L'Imprenditore Commerciale Medio – Grande è sogge�o ad un ulteriore Statuto Integra�vo rispe�o a quello
generale che prevede:
• l'iscrizione al registro delle Imprese con Effe� di Pubblicità Legale
• il rispe�o della disciplina della Rappresentanza Commerciale
• la tenuta delle scri�ure contabili
• il fallimento e le altre procedure concorsuali
• e l'amministrazione straordinaria delle grandi imprese insolven�.
Mentre per il Piccolo Imprenditore o per l'Imprenditore Agricolo, a parte l'iscrizione al registro delle
imprese, le disposizioni legisla�ve sono poche e di scarso significato.
L'art. 2082 fissa i Requisi� Minimi affinché un sogge�o sia esposto all'applicazione delle norme rela�ve
all'a�vità di Impresa e alla figura dell'Imprenditore:
- L'Impresa è A�vità, cioè serie coordinata di a�, cara�erizzata sia da uno Specifico Scopo (produzione e
scambio di beni e servizi), sia di Specifiche Modalità di Svolgimento (Organizzazione, Economicità e
Professionalità).
• è a�vità produ�va di Nuova Ricchezza, quindi può cos�tuire a�vità di impresa anche la
produzione di servizi di natura Assistenziale, Culturale e Ricrea�va, purché non sia a�vità di mero
godimento: non dà luogo alla produzione di beni o servizi.
L’imprenditore commerciale
È imprenditore commerciale colui che esercita una o più a�vità, elencate nell’art. 2195 c.c.:
• A�vità industriale dire�a alla produzione di beni o servizi (imprese industriali);
• A�vità intermediarie nella circolazione dei beni (commercio);
• A�vità di trasporto;
• A�vità bancarie o assicura�ve;
• e altre a�vità ausiliari alle preceden�.
In generale, si potrebbe dire che è da considerare commerciale ogni impresa che non sia qualificabile come
agricola, in quanto l'impresa agricola e quella commerciale esauriscono la dis�nzione delle imprese in base
all'ogge�o dell'a�vità produ�va.
PICCOLO IMPRENDITORE
L’impresa sociale
Possono acquisire la qualifica di impresa sociale tu�e le organizzazioni private che esercitano in via stabile
e principale un’a�vità economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi di
u�lità sociale. È però, necessaria l’assenza dello scopo di lucro. Infa�, gli u�li devono essere impiega� per
lo svolgimento dell’a�vità statutaria o all’incremento del patrimonio dell’ente, sul quale grava un vincolo
di indisponibilità, per cui, in caso di cessazione, dovrà essere devoluto ad organizzazioni non lucra�ve di
u�lità sociale.
L'assenza dello scopo di lucro si conserva anche in caso di trasformazione, fusione e cessione.
Le imprese sociali inoltre, sono favorite dal legislatore sia sul piano civilis�co, con la possibilità di assumere
qualsiasi forma di organizzazione, sia sul piano patrimoniale, riconoscendo, a certe condizioni, una
responsabilità patrimoniale limitata ai partecipan�, tranne se l'impresa è in perdita, a meno ché non sia
organizzata in forma societaria.
Le imprese sociali si cos�tuiscono per a�o pubblico e sono sogge�e alla vigilanza del Ministero del
lavoro, che effe�ua periodiche ispezioni al fine di verificare la presenza dei requisi� di ammissibilità.
L’inizio dell’impresa
La qualità di imprenditore si acquista con l’effe�vo inizio dell’esercizio dell’a�vità d’impresa. L’iscrizione
nel registro delle imprese, così come il semplice a�o di cos�tuzione di una società, rappresentano
l'intenzione di dare inizio ad un'a�vità di impresa, ma non sono sufficien� a dimostrare l'effe�vo avvio di
un'a�vità produ�va. Tu�avia, l'inizio effe�vo può essere preceduto da una lunga fase preliminare di
organizzazione, che rappresenta il primo a�o di ges�one, considerato sufficiente ad acquisire la qualità di
imprenditore. A tal fine, è fondamentale che gli a� di organizzazione siano espressivi e coordina�
funzionalmente, in caso contrario non bastano a configurare effe�vamente un inizio di a�vità d'impresa
(es. società alberghiera che acquista un’area fabbricabile).
La fine dell’impresa
La fine dell’impresa è di regola preceduta da una fase di liquidazione, durante la quale l’imprenditore opera
la defini�va disgregazione del complesso aziendale, che rende irrevocabile la cessazione:
• completa i cicli produ�vi inizia�;
• vende le giacenze di magazzino e gli impian�;
• licenzia i dipenden�;
• e definisce i rappor� penden�.
L’art.10 della legge fallimentare dispone che gli imprenditori, individuali o colle�vi, possono essere
dichiara� falli� entro un anno dalla cancellazione dal registro delle imprese, se l’insolvenza si è
manifestata anteriormente alla medesima o entro l’anno successivo. Per ragioni di certezza del diri�o, si
presume che al momento della cancellazione l’a�vità d’impresa sia già terminata, cioè sia avvenuta la
disgregazione del complesso aziendale, in caso contrario, il creditore o il pubblico ministero possono
o�enere la cancellazione di fallimento del debitore, se danno prova della prosecuzione dell'a�vità dopo un
anno dalla cancellazione della stessa.
CAPACITA' E IMPRESA
Incapacità ed Incompa�bilità
La capacità all’esercizio di a�vità d’impresa si acquista con la piena capacità di agire e quindi al
compimento del dicio�esimo anno di età. Si perde in seguito a interdizione o a inabilitazione. Il minore o
l’incapace che esercita a�vità di impresa non acquista la qualità di imprenditore.
L’incompa�bilità invece, non comporta limitazioni della capacità di agire, ma consiste in un divieto di
esercizio di impresa commerciale posto a carico di coloro che esercitano determina� uffici o professioni
(ad es. impiega� dello Stato, avvoca�, notai). La violazione di tali divie� non impedisce l’acquisto della
qualità di imprenditore commerciale, ma espone solo a sanzioni amministra�ve e ad un aggravamento
delle sanzioni penali per bancaro�a in caso di fallimento.
L'impresa commerciale degli incapaci
L’esercizio di a�vità d’impresa per conto di un incapace, cioè sogge� limita� nella capacità di agire (minore
o interde�o) è possibile con l'ausilio dei rispe�vi rappresentan� legali, osservando le disposizioni de�ate al
riguardo. L'esercizio di un'a�vità agricola da parte di incapaci non prevede specifiche regole, per questo si
rimanda la disciplina alle norme del diri�o comune. Per l'a�vità commerciale invece, è prevista una
disciplina specifica, in quanto ha natura rischiosa. In linea di principio, il legislatore in nessun caso consente
LE SCRITTURE CONTABILI
LA RAPPRESENTANZA COMMERCIALE
Ausiliari dell'imprenditore commerciale e rappresentanza
L’imprenditore è solito avvalersi della collaborazione di altri sogge�: gli ausiliari interni o subordina�, cioè
sogge� stabilmente inseri� all’interno della stru�ura aziendale per effe�o di un rapporto di lavoro
subordinato che li lega all’imprenditore; gli ausiliari esterni o autonomi, ovvero sogge� esterni
all’organizzazione imprenditoriale che collaborano con l’imprenditore in modo occasionale o stabile
a�raverso mandato, commissione, spedizione, agenzia ecc. L'is�tuto della rappresentanza rela�vo agli
ausiliari interni: ins�tori, procuratori e commessi, stabilmente in conta�o con i terzi per concludere affari in
IL MARCHIO
Nozioni e funzioni del marchio
Il marchio è il segno dis�n�vo dei prodo� o dei servizi dell’impresa ed è disciplinato sia dall'ordinamento
nazionale, sia da quello comunitario ed internazionale. La direzione norma�va generale tu�avia, si sta
muovendo verso una disciplina che produca gli stessi effe� in tu�a l'Unione Europea. Tali norma�ve
fondano sull'is�tuto della registrazione, con il quale si riconosce al �tolare il diri�o all'uso esclusivo sul
mercato. D'altronde, il marchio, pur non essendo un segno dis�n�vo essenziale, è certamente il più
importante, perché ha la funzione di differenziare i propri prodo� da quelli concorren� e quindi, ha un
ruolo centrale nella formazione e nel mantenimento della clientela. Inoltre, cer� marchi finiscono per
esercitare un'autonoma forza a�ra�va verso i consumatori, al punto da ritenere necessario e comprensibile
l'introduzione di una tutela speciale per alcuni marchi celebri.
I �pi di marchio
I marchi possono essere classifica� e raggruppa� in modi diversi; una prima dis�nzione viene fa�a sulla
base della natura dell'a�vità svolta dal �tolare del marchio. Del marchio può servirsi innanzitu�o il
fabbricante del prodo�o, ma è possibile che alcuni beni possono riportare più marchi di fabbrica, in quanto
subiscono successive fasi di lavorazione o risultano dall’assemblaggio di par� prodo�e dis�ntamente. Il
marchio può anche essere apposto dal commerciante, ma quest'ul�mo non può sopprimere il marchio del
produ�ore.
Il marchio può essere u�lizzato anche da imprese che producono servizi, il cd. Marchio di servizio, la cui
forma �pica di uso è quella pubblicitaria.
L’imprenditore può u�lizzare un solo marchio per tu� i prodo� (marchio generale), ma può anche servirsi
di più marchi per differenziare i diversi prodo� della propria azienda (marchi speciali). Infa�, è possibile
l’uso contemporaneo di un marchio generale e di più marchi speciali (ad es. Fiat 500, Fiat Punto, ecc…) per
evidenziare al tempo stesso la fonte della produzione e le diverse qualità dei prodo�.
Composizione del marchio: Il marchio può essere cos�tuito solo da parole (marchio denomina�vo), da
figure (marchio figura�vo) e da suoni.
Il marchio può anche essere cos�tuito dalla forma del prodo�o (marchio di forma), ma non può essere
registrato può assolvere solo la funzione esclusiva dell'individuazione di un dato prodo�o.
Infine, un �po par�colare di marchio è quello colle�vo che svolge la funzione di garan�re l’origine, la natura
o la qualità di determina� prodo� o servizi (es. pura lana vergine; prosciu�o di Parma ecc).
I requisi� di validità del marchio
L'INSEGNA
Nozione e disciplina
L'insegna contraddis�ngue i locali dell'impresa o, secondo una visione più ampia, l'intero complesso
aziendale. Disciplinata dall'art. 2568 cc, l'insegna non può essere uguale o simile a quella già u�lizzata da
un altro imprenditore con conseguente obbligo di differenziazione, per evitare di generare confusione; e
deve essere lecita, cioè non deve contenere indicazioni ingannevoli. La disciplina tace in merito al
trasferimento dell'insegna o di una sua possibile licenza d'uso, tu�avia, è pacifico che l'insegna possa
trasferirsi o concedere in uso, esempio �pico e concreto è dato dagli accordi di franchising.
• Le creazioni intelle�uali
Le opere dell'ingegno (idee crea�ve nel campo culturale) e le invenzioni industriali (idee crea�ve del
campo della tecnica) cos�tuiscono le due grandi categorie di creazioni intelle�uali.
Le opere dell'ingegno formano ogge�o del Diri�o d'Autore, mentre le invenzioni industriali, a seconda del
loro contenuto, possono essere ogge�o: del breve�o per invenzione industriale; del breve�o per modelli di
u�lità oppure della registrazione per disegni e modelli.
IL DIRITTO D'AUTORE
Ogge�o e contenuto
Ogge�o del diri�o d'autore è l'opera dell'ingegno. Tali opere sono prote�e indipendentemente dal loro
pregio e della loro u�lità pra�ca. Unica condizione richiesta è l'Originalità Ogge�va rispe�o ad altre opere
preesisten� dello stesso genere. Il fa�o cos�tu�vo del diri�o d'autore è la creazione dell'opera, non
occorre che questa sia divulgata fra il pubblico.
Il diri�o d'autore garan�sce una tutela sia morale, che patrimoniale.
I diri� morali sono irrinunciabili ed inalienabili e non si perdono né con la cessione dei diri� patrimoniali,
né con la morte dell'autore, anzi tali diri� possono essere esercita� anche dai congiun� dopo la sua morte.
I diri� morali consistono nella possibilità di rivendicare verso chiunque la paternità dell'opera; il diri�o di
inedito, cioè la facoltà di pubblicarla o meno e se farlo a proprio nome o in anonimato; di opporsi ad
eventuali modifiche che possono pregiudicarla; e di ri�rarla dal commercio quando ricorrono gravi ragioni
morali, previo indennizzo verso coloro ai quali ha ceduto i diri� di u�lizzazione economica.
Il Diri�o Patrimoniale invece, riconosce all'autore l'u�lizzazione economica esclusiva dell'opera in ogni
forma e modo, originale o derivato, ad eccezione delle ipotesi che prevedono la libera u�lizzazione
nell'interesse generale della diffusione della cultura. Il diri�o patrimoniale si es�ngue dopo se�anta anni
dalla morte dell'autore.
LE INVENZIONI INDUSTRIALI
Ogge�o e requisi� di validità
Le invenzioni industriali sono idee crea�ve che appartengono al campo della tecnica, ovvero esse
consistono nella soluzione originale di un problema tecnico nel se�ore della produzione di beni o servizi.
L'acquisto del diri�o di u�lizzazione economica deriva dalla concessione del corrispondente breve�o (da
parte dell'Ufficio Italiano Breve� e Marchi), ovvero un �tolo giuridico che conferisce al �tolare un diri�o
asclusivo di sfru�amento della propria invenzione, ad eccezione della tutela prevista per le invenzioni non
breve�ate.
Le invenzioni industriali possono essere dis�nte in tre categorie:
• invenzioni di prodo�o (un nuovo prodo�o materiale);
• invenzioni di procedimento (un nuovo processo di lavorazione industriale o un nuovo disposi�vo
meccanico);
• invenzioni derivate (miglioramen� di invenzioni preceden�).
L'invenzione breve�ata
Procedimento: il breve�o per invenzione industriale è concesso dall'Ufficio breve� sulla base di una
domanda, a pena di nullità, corredata da apposita descrizione dell'invenzione e dai disegni necessari alla sua
intelligenza. Ogni domanda può avere ad ogge�o un'unica invenzione e deve specificare l'ogge�o della
rivendicazione. Il breve�o dura 20 anni dalla data di deposito della domanda e non può essere rinnovato.
Inoltre, il rela�vo diri�o di esclusiva si può perdere o per nullità del breve�o o per mancata a�uazione
dell'invenzione. L'esclusiva comprende non solo la fabbricazione, ma anche la messa in commercio o
l'importazione dei prodo� derivan� dall'invenzione. Tu�avia, l'esclusiva sussiste solo nei limi�
dell'invenzione breve�ata, cioè il �tolare non può impedire che altri me�ano in commercio prodo� similari
realizza� con metodi differen�. Per o�enere questo effe�o dovrebbe breve�are anche il prodo�o.
Il breve�o è liberamente trasferibile sia per a�o tra vivi che per causa di morte, indipendentemente dal
trasferimento dell'azienda.
Sul breve�o possono essere cos�tui� anche diri� reali di godimento o di garanzia e può essere ogge�o di
esecuzione forzata e di espropriazione per pubblica u�lità.
Inoltre, il �tolare del breve�o può concedere Licenza di uso dell'invenzione, con o senza esclusiva di
fabbricazione a favore del licenziatario. Il �pico è il contra�o senza esclusiva.
L'invenzione breve�ata è tutelata con sanzioni civili e penali e, in par�colare, il �tolare può agire contro a�
di contraffazione verso chi abusa della sua invenzione. La sentenza che accerta la contraffazione produce un
inibitoria per la fabbricazione o l'uso dell'invenzione breve�ata e riconosce al �tolare il risarcimento dei
danni subi� (patrimoniali e morali) o la res�tuzione degli u�li realizza� con la violazione.
Un breve�o autonomo e unitario è il breve�o unitario europeo che ha cara�ere sovranazionale. Può essere
rilasciato solo per tu� gli Sta� Membri aderen� alla cooperazione rafforzata.
L'invenzione non breve�ata
In merito è prevista la tutela del preuso. Chiunque, inventore o terzi aven� causa, che ha fa�o uso
dell'invenzione nella propria azienda, nei dodici mesi anteriori al deposito della domanda di breve�o da
parte di altri, può con�nuare a sfru�are l'invenzione nei limi� del preuso. La disciplina intende tutelare chi
in buona fede ha già dato a�uazione all'invenzione. Se invece, l'inventore o il preutente hanno divulgato
l'invenzione, pur non breve�andola, il successivo breve�o dife�erà del requisito di novità e quindi, sarà
nullo. Di conseguenza, chiunque potrà sfru�are liberamente l'invenzione.
I MODELLI INDUSTRIALI
Modelli di u�lità. Disegni e modelli
I modelli industriali sono creazioni intelle�uali applicate all'industria di minor rilievo rispe�o alle invenzioni
industriali. Si dis�nguono in:
• Modelli di u�lità: rela�vi all'aspe�o funzionale di mezzi o strumen� necessari all'a�vità industriale,
la cui tutela deriva dalla loro breve�azione sulla base dei requisi� di novità ed originalità, ada�a� al
loro minor rilievo rispe�o alle invenzioni industriali. Inoltre, il breve�o in questo caso ha durata 10
anni.
• Disegni o Modelli: riguardan� l'este�ca dei prodo� industriali o ar�gianali. La tutela rela�va
avviene mediante registrazione all'Ufficio Breve� e Marchi o alla Camera di Commercio,
subordinata ai requisi� di novità e cara�ere individuale. La registrazione dura 5 anni, ma può essere
prorogata per un massimo di 25 anni;
Disegni o modelli contrari al buon costume e all'ordine pubblico o prote� da convenzioni internazionali o
che rivestono un par�colare interesse pubblico non possono essere registra�.
Infine, le opere dell'Industrial Design sono state estese alla disciplina del diri�o d'autore quando presen�no
di per sé cara�ere crea�vo e valore ar�s�co.
Disegni e modelli comunitari invece, godono di una protezione autonoma e unitaria, che prevede una
disciplina provvisoria e limitata anche per quelli non registra�.
Nei se�ori strategici della produzione industriale di massa la tendenza è verso un regime di mercato sempre
più lontano dalla concorrenza perfe�a e vicino a situazioni di oligopolio, cioè un mercato cara�erizzato dal
controllo dell’offerta da parte di poche e grandi imprese. Inoltre, gli imprenditori concorren�, all'incerta
compe�zione, preferiscono s�pulare intese volte a limitare la reciproca concorrenza (si dividono i merca�;
stabiliscono i prezzi, la produzione e la quota spe�ante a ciascuno), al punto da arrivare a controllare
l’intera offerta di un dato prodo�o , determinando il cd. monopolio di fa�o.
La salvaguardia del regime di concorrenza non può prescindere da situazioni e pra�che limita�ve della
concorrenza stessa, per evitare che degeneri in situazioni monopolis�che in contrasto con l'interesse
pubblico.
In merito, la Cos�tuzione Italiana ha sancito il principio guida della libertà di concorrenza (art. 41 Cost.) e
sulla base di questo il legislatore italiano:
• consente limitazioni legali della libertà di concorrenza per fini di u�lità sociale ed anche la
creazione di monopoli legali in specifici se�ori di interesse generale;
• consente limitazioni negoziali della concorrenza;
• assicura l’ordinato e corre�o svolgimento della concorrenza a�raverso la repressione degli a� di
concorrenza sleale.
Per lungo tempo il sistema italiano della concorrenza è stato sprovvisto di una norma�va an�monopolis�ca.
Questo vuoto è stato colmato dalla legge 287/1990, recante norme per la tutela della concorrenza del
mercato.
LA LEGISLAZIONE ANTIMONOPOLISTICA
La disciplina italiana e comunitaria
La disciplina comunitaria è volta a preservare il regime concorrenziale del mercato comunitario e reprimere
le pra�che an� - concorrenziali che pregiudicano il commercio fra gli Sta� membri.
Questo principio è recepito anche dalla legislazione an�monopolis�ca italiana, volta a preservare il regime
concorrenziale del mercato nazionale e a reprimere i comportamen� an� - concorrenziali che incidono sul
mercato italiano.
Con la legge 287/1990 è stato is�tuita l’Autorità Garante della Concorrenza del Mercato, che vigila sul
rispe�o della norma�va an�monopolis�ca generale, ado�a i provvedimen� an�monopolis�ci necessari ed
irroga le sanzioni amministra�ve e pecuniarie previste dalla legge.
Le singole fa�specie
I fenomeni rilevan� per la disciplina an�monopolis�ca nazionale e comunitaria sono tre:
• Intese restri�ve della concorrenza: quei comportamen� concorda� tre imprese, anche a�raverso
organismi comuni, vol� a limitare la propria libertà di azione sul mercato. Il divieto è rela�vo solo a
quelle intese che hanno per ogge�o o per effe�o impedire, restringere o falsare, in maniera
consistente, il gioco della concorrenza all’interno del mercato o in una sua parte rilevante. Le intese
vietate sono nulle ad ogni effe�o. Chiunque può agire in giudizio per riconoscerne la nullità e in tal
caso, l'Autorità ado�erà i provvedimen� necessari alla rimozioni degli effe� e le rela�ve sanzioni
pecuniarie.
Tu�avia, il divieto non è assoluto, in quanto l'Autorità può concedere esenzioni temporanee per intese volte
a migliorare le condizioni di offerta del mercato e producono un sostanziale beneficio per i consumatori.
• Abuso di posizione dominante da parte di una o più imprese: in questo caso, è vietato solo lo
sfru�amento abusivo di tale posizione con comportamen� capaci di pregiudicare la concorrenza
effe�va.
Infa�, ad un’impresa in posizione dominante è vietato: imporre prezzi o altre condizioni contra�uali
ingius�ficatamente gravose; impedire o limitare la produzione, gli sbocchi o gli accessi al mercato; applicare
condizioni ogge�vamente diverse per prestazioni equivalen�. Il divieto di abuso non amme�e eccezioni e in
tal caso, l'Autorità ordina la cessazione e applica le sanzioni pecuniarie o dispone la sospensione dell'a�vità
di impresa fino a 30 gg, in caso di reiterata ino�emperanza.
L’ordinamento nazionale oggi vieta anche l’abuso dello stato di dipendenza economica nel quale si trova
un’impresa cliente o fornitrice rispe�o ad un’altra, anche in posizione non dominante sul mercato. Per
dipendenza economica si intende la situazione in cui un’impresa sia in grado di determinare, nei rappor�
commerciali con un’altra impresa, un eccessivo squilibrio di diri� e di obblighi, considerando anche le reali
possibilità per la parte che ha subìto l’abuso di reperire sul mercato alterna�ve soddisfacen�;
• Concentrazione tra imprese: si ha concentrazione quando:
due o più imprese si fondono dando così luogo ad un’unica impresa;
due o più imprese, pur restando giuridicamente dis�nte, diventano un’unica en�tà economica;
I conferimen�
I conferimen� sono le prestazioni a cui si obbligano le par� del contra�o di società. Cos�tuiscono i
contribu� dei soci alla formazione del patrimonio iniziale della società. La loro funzione è dotare la società
del capitale di rischio iniziale per lo svolgimento dell’a�vità d’impresa: col conferimento ciascun socio
des�na stabilmente parte della propria ricchezza personale all’a�vità comune e si espone al rischio
d’impresa. L'ogge�o del conferimento e il suo ammontare però, può variare da socio a socio.
I conferimen� infa�, stando alla norma�va generale, possono essere cos�tui� da beni e da servizi: quindi,
può cos�tuire ogge�o di conferimento ogni a�vità susce�bile di valutazione economica che le par�
ritengono u�le o necessaria per lo svolgimento dell’a�vità d’impresa (denaro, beni in natura, prestazione di
a�vità lavora�va sia manuale sia intelle�uale, ecc). Tu�avia, l'ampio principio desumibile dall'art. 2247
trova piena applicazione solo nelle società di persone e, dopo la riforma del 2003, anche nelle Srl; nelle
società di capitali e quelle coopera�ve invece, è espressamente stabilito che non può formare ogge�o di
conferimento “la prestazione d'opera o di servizio”.
Patrimonio sociale e capitale sociale
Il patrimonio sociale è il complesso dei rappor� giuridici, a�vi e passivi, che fanno capo alla società.
Inizialmente è cos�tuito dai conferimen� esegui� o promessi dai soci e successivamente subisce con�nue
variazioni, qualita�ve e quan�ta�ve, in relazione alle vicende economiche della società.
La sua consistenza è accertata annualmente con la redazione del bilancio di esercizio che definisce il
patrimonio ne�o, cioè la differenza posi�va fra a�vità e passività.
L'a�vo patrimoniale cos�tuisce anche una funzione di garanzia per i creditori della società:
- garanzia principale, se per le obbligazioni sociali rispondono anche i soci col proprio patrimonio;
- garanzia esclusiva, se si tra�a di un �po di società nel quale per le obbligazioni sociali risponde solo la
società con il proprio patrimonio.
Il capitale sociale nominale è una cifra che esprime il valore in denaro dei conferimen� che risultano
dall’a�o cos�tu�vo delle società. Il capitale sociale nominale rimane immutato fin quando, con modifica
dell’a�o cos�tu�vo, non se ne decide l’aumento o la riduzione: è quindi un valore storico.
La cifra del capitale sociale assolve due funzioni fondamentali:
• una funzione vincolis�ca, in quanto indica la frazione del patrimonio ne�o non distribuibile fra i
soci, che infa�, in bilancio viene iscri�a tra le passività. Inoltre, la funzione vincolis�ca del capitale
sociale per i creditori rappresenta un margine di garanzia patrimoniale supplementare (potranno
fare affidamento per soddisfare i propri credi� su un a�vo patrimoniale eccedente le passività per
un valore corrispondente almeno all’ammontare del capitale sociale).
• e una funzione organizza�va. Infa�, in tu�e le società, il capitale sociale è anche termine di
riferimento per accertare periodicamente se la società ha conseguito u�li o ha subito perdite. Vi è
u�le se dal bilancio risulta che le a�vità superano le passività aumentate del capitale sociale
nominale (solo a�vità per tale ammontare potranno essere distribuite ai soci a �tolo di u�li). Vi è
una perdita se le a�vità sono inferiori alle passività più il capitale sociale (nulla è distribuibile ai
soci).
Infine, nelle società di capitali, il capitale sociale nominale funge anche da base di misurazione di alcune
fondamentali situazioni sogge�ve dei soci, sia di cara�ere amministra�vo (diri�o di voto), sia di cara�ere
patrimoniale (diri�o agli u�li e alla quota di liquidazione), in quanto tali diri� spe�ano a ciascun socio in
misura proporzionale alla parte di capitale sociale so�oscri�o.
L’esercizio in comune di a�vità economica
L'esercizio in comune di a�vità economica è il cd scopo-mezzo del contra�o di società; mentre l'ogge�o
sociale è la specifica a�vità economica che i soci si propongono di svolgere.
In tu�e le società l’ogge�o sociale deve consistere nello svolgimento di un’a�vità produ�va, condo�a con
metodo economico e finalizzata alla produzione o allo scambio di beni o servizi.
Le società non possono essere cos�tuite al solo scopo di consen�re il godimento dei beni conferi� dai soci, in
tal caso si avrebbe comunione, che non gode dell’autonomia patrimoniale riconosciuta invece, alle società.
Tu�avia, una comunione può trasformarsi in società di fa�o quando i comproprietari si servono dei beni
rela�vi per l'esercizio di una comune a�vità di impresa ( si verifica quando più figli ereditano l’azienda
paterna e proseguono in comune l’a�vità produ�va).
In tema di godimento dei beni e a�vità produ�va però, non vi è incompa�bilità. Infa�, un'a�vità può
cos�tuire contemporaneamente il godimento di beni preesisten� e a�vità produ�va di nuovi beni o
servizi. Per esempio, una società immobiliare che ha per ogge�o la ges�one di un albergo o di un residence,
u�lizza l'immobile conferito dai soci per una produzione di servizi che non si esauriscono alla semplice
prestazione loca�va. Diverso invece, è il caso delle società immobiliari di comodo: società la cui a�vità si
• I TIPI DI SOCIETÀ
Nozione. Classificazioni
Le società formano un sistema composto da una pluralità di modelli organizza�vi, ciascuno dei quali
cos�tuisce una diversa combinazione di risposte legisla�ve ai problemi di disciplina che solleva l’esercizio in
forma societaria dell’a�vità d’impresa.
• Una prima classificazione è quella basata sullo scopo is�tuzionale perseguibile: in tal caso, le
società coopera�ve e le mutue assicuratrici (società mutualis�che) si contrappongono a tu� gli altri
�pi di società, defini� come società lucra�ve.
• Nell'ambito delle società lucra�ve poi, è possibile fare una seconda dis�nzione basata sulla natura
dell’a�vità esercitabile. So�o questo profilo, bisogna dis�nguere la società semplice, u�lizzabile
solo per l’esercizio di a�vità non commerciale, da tu�e le altre società lucra�ve che possono
esercitare sia a�vità commerciale, sia a�vità non commerciale.
• Altra dis�nzione legisla�va è quella fra società dotate di personalità giuridica (società di capitali e
società coopera�ve) e società prive di personalità giuridica (società di persone).
Nelle società di capitali, in quanto dotate di personalità giuridica, è prevista un’organizzazione di �po
corpora�vo, cioè cara�erizzato dalla presenza di una pluralità di organi: assemblea, organo di ges�one, di
controllo…); il funzionamento degli organi sociali è dominato dal principio maggioritario (le maggioranze
assembleari sono calcolate in base alla partecipazione di ciascun socio al capitale sociale); il singolo socio ha
il solo diri�o di concorrere, con il suo voto, alla designazione dell’organo amministra�vo e/o di controllo,
non ha alcun potere dire�o; Il peso di ciascun socio in assemblea è proporzionale all'ammontare di capitale
sociale so�oscri�o e, di regola, la partecipazione sociale è liberamente trasferibile.
Nella società di persone, essendo prive di personalità giuridica, l’a�vità fonda su un modello organizza�vo
che riconosce ad ogni socio a responsabilità illimitata il potere di amministrare la società, ma al contempo,
richiede il consenso di tu� i soci per le modificazioni dell’a�o cos�tu�vo; il singolo socio inoltre, è inves�to
del potere di amministrazione e di rappresentanza della società, indipendentemente dall’ammontare del
capitale conferito e dalla consistenza del suo patrimonio personale. Ne consegue che la partecipazione
sociale è di regola trasferibile solo col consenso degli altri soci.
• Ul�mo criterio di dis�nzione è quello basato sul regime di responsabilità.
So�o tale profilo vi sono:
Società nelle quali per le obbligazioni sociali rispondono sia il patrimonio sociale sia i singoli soci,
personalmente e illimitatamente, in modo inderogabile (società in nome colle�vo) o con
possibilità di deroga pa�zia per i soli soci non amministratori (società semplice);
Società, come l'accomandita semplice o per azioni, nelle quali coesistono is�tuzionalmente soci a
responsabilità illimitata (accomandatari) e soci a responsabilità limitata (accomandan�);
Società nelle quali per le obbligazioni sociali, di regola, risponde solo la società con il proprio patrimonio
(spa, srl e società coopera�ve).
Personalità giuridica ed autonomia patrimoniale delle società
Il legislatore del 1942 ha operato una ne�a dis�nzione: le società di capitali e le società coopera�ve sono
persone giuridiche; mentre la personalità giuridica è negata alle società di persone.
•
• CAPITOLO UNDICESIMO - LA SOCIETÀ SEMPLICE.
LA SOCIETÀ IN NOME COLLETTIVO
La società di persone
La società semplice, la società in nome colle�vo e la società in accomandita semplice cos�tuiscono la
categoria delle “Società di Persone”.
La società semplice può essere u�lizzata solo per esercitare a�vità non commerciale. In sostanza, ci si può
ricorrere per le imprese agricole; tu�avia, anche in questo caso, le par� spesso preferiscono dar vita ad una
società di capitali o una società coopera�va. Per cui la società semplice è il proto�po norma�vo di scarsa
diffusione, tanto da far considerare la società in nome colle�vo come una sorta di statuto generale delle
società di persone.
La società in nome colle�vo, può essere u�lizzata sia per l'esercizio di a�vità non commerciale che per
a�vità commerciale, in tal caso, è sogge�a all’iscrizione nel registro delle imprese con effe� di pubblicità
legale. Tu� i soci rispondono solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali.
I conferimen�
Con la cos�tuzione della società il socio assume l’obbligo di effe�uare i conferimen� determina� nel
contra�o sociale. Tu�avia, la determinazione dei conferimen� non è una condizione essenziale per la
validità della cos�tuzione della società, infa� se ques� non sono determina�, i soci devono conferire in
par� uguali tra loro, quanto è necessario per il conseguimento dell'ogge�o sociale.
Nelle società di persone il conferimento può consistere in qualsiasi prestazione susce�bile a valutazione
economica ed u�le al fine della società.
Per il conferimento di beni in proprietà la garanzia è dovuta dal socio e il passaggio dei rischi sono regola�
dalle norme sulla vendita. Finché la proprietà del bene non sia passata alla società il rischio del perimento
del bene grava ancora sul socio.
Per le cose conferite in godimento, il rischio grava sul socio che le ha conferite. Ques� potrà essere escluso
dalla società qualora il godimento diven� impossibile per causa non imputabile agli amministratori. La
garanzia per il godimento è regolata dalle norme della locazione, per cui la società non ne può disporre
(alienare) e il socio ha diri�o alla res�tuzione al termine della società nello stato in cui si trova.
Il socio che conferisce i credi� risponde verso la società dell’insolvenza del debitore ceduto.
Nel caso del socio d’opera o di industria, il conferimento consiste nell’obbligo del socio di prestare la
propria a�vità lavora�va (manuale o intelle�uale) a favore dell’azienda. Non è un lavoratore subordinato,
per cui non ha diri�o ad un tra�amento salariale e previdenziale, ma il compenso per il suo lavoro è dato
dalla partecipazione ai profi� societari. Sul socio d'opera grava sia il rischio dell'impossibilità di svolgimento
della prestazione, anche per cause a lui non imputabili, sia quello della sopravvenuta inidoneità, per i quali i
soci possono escluderlo.
• il primo vieta la ripar�zione tra i soci degli u�li non realmente consegui� (u�li fi�zi) e stabilisce che,
in caso di perdita del capitale sociale, gli u�li non possono essere ripar�� finché il capitale non sia
reintegrato o rido�o in misura corrispondente.
Unico limite posto all’autonomia privata è rappresentato dal divieto di pa�o leonino: è nullo il pa�o con il
quale uno o più soci sono esclusi da ogni partecipazione agli u�li o alle perdite.
Nell'ipotesi in cui l'a�o cos�tu�vo presen� lacune in merito sono applica� i criteri legali di ripar�zione:
• se il contra�o nulla dispone, le par� spe�an� ai soci nei guadagni e nelle perdite si presumono
proporzionali ai conferimen�;
• se il valore dei conferimen� non è stato determinato, le par� si presumono uguali;
• se è determinata soltanto la parte di ciascuno nei guadagni, si presume la partecipazione alle
perdite nella stessa misura (o viceversa).
Nella società semplice il diri�o del socio di percepire la sua parte di u�li nasce con l’approvazione del
rendiconto (se però, il compimento degli affari sociali dura oltre un anno, al termine di ogni anno, la parte
spe�ante a ciascun socio deve essere predisposta dai soci amministratori);
nella società in nome colle�vo il documento che accerta l’esistenza di u�li o perdite è il bilancio d’esercizio.
L’approvazione del rendiconto o del bilancio è condizione sufficiente affinché ciascun socio possa pretendere
l’assegnazione della sua parte di u�li. Nelle società di persone, in mancanza di specifica clausola dell’a�o
cos�tu�vo, la maggioranza dei soci non può deliberare la non distribuzione degli u�li accerta� e il
conseguente reinves�mento nella società: occorre l’unanimità.
Le perdite invece, incidono dire�amente sul valore della partecipazione sociale riducendolo
proporzionalmente; in questo modo, al momento della liquidazione della società, al socio verrà rimborsata
una somma inferiore al valore del conferimento.
• compiere a� conserva�vi sulla quota di liquidazione della società spe�ante al socio debitore.
Inoltre, nella società semplice e nella s.n.c. irregolare il creditore personale può anche chiedere la
liquidazione della quota del suo debitore, provando che gli altri beni del debitore sono insufficien� a
soddisfare i suoi credi�. In tal caso, la società sarà tenuta a versargli una somma di denaro corrispondente al
valore della quota al momento della domanda, entro tre mesi.
Nella s.n.c. regolare invece, il creditore par�colare del socio, finché dura la società, non può chiedere la
liquidazione della quota del socio debitore, neppure se prova che gli altri beni dello stesso siano insufficien�
a soddisfarlo. Tale regola vale fino alla scadenza della società che, tra l'altro, può essere prorogata, ma non
può pregiudicare i creditori personali dei soci ai quali, in tal caso, è prevista una tutela analoga a quella per
la società semplice.
Nella s.n.c. regolare le limitazioni del potere di rappresentanza degli amministratori non sono opponibili ai
terzi se non sono iscri�e nel registro delle imprese o se non si provi che i terzi ne abbiano avuta effe�va
conoscenza.
Nella s.n.c. irregolare l’omessa registrazione si ritorce contro i soci essendo tutelato l’affidamento che i terzi
ripongono nel rispe�o del modello legale di rappresentanza (si presume che ogni socio che agisce per la
società abbia la rappresentanza sociale anche in giudizio).
Nella società semplice le limitazioni originarie sono sempre opponibili ai terzi, in quanto è su quest'ul�mi
che incombe l’onere di accertare se il socio che agisce in nome della società ha effe�vamente potere di
rappresentanza. Per le limitazioni successive o es�nzioni invece, viene ado�ata la stessa disciplina de�ata
per le snc, in quanto anch'esse sogge�e al regime di pubblicità legale.
I soci amministratori
Il potere di ges�one può essere limitato con un apposita previsione nell'a�o cos�tu�vo che riserva solo ad
alcuni soci il compito amministra�vo, dando luogo alla dis�nzione tra soci amministratori e soci non
amministratori. In tal caso, i soci inves�� dell’amministrazione possono essere nomina� nell’a�o cos�tu�vo
o con a�o separato. La dis�nzione acquista rilievo ai fini della revoca della facoltà di amministrare: se
l’amministratore è nominato nell’a�o cos�tu�vo la revoca deve essere decisa dagli altri soci all’unanimità e
non ha effe�o se non ricorre una giusta causa; l’amministratore nominato per a�o separato invece, è
revocabile secondo le norme del mandato, quindi anche se non ricorre una giusta causa.
Diri� e obblighi degli amministratori sono regola� dalle norme sul mandato (art.2260). L’amministratore è
inves�to per legge del potere di compiere tu� gli a� che rientrano nel proge�o sociale. Nella s.n.c. gli
amministratori devono tenere le scri�ure contabili e redigere il bilancio d’esercizio; inoltre, devono
provvedere agli adempimen� pubblicitari connessi all’iscrizione nel registro delle imprese. Dei numerosi
obblighi ad essi impos� dalla legge o dall’a�o cos�tu�vo (sinte�zzabili nel dovere generale di amministrare
la società con la diligenza del mandatario) gli amministratori poi, sono solidalmente responsabili verso la
società, con conseguente obbligo di risarcire i danni alla stessa arreca�, a pa�o che non dimostrino di
essere esen� di colpa.
Infine, i soci amministratori avranno diri�o al compenso per il loro ufficio, compenso che può essere
cos�tuito anche da una più elevata partecipazione agli u�li.
1. La morte del socio: se muore un socio, i soci supers�� sono obbliga� a liquidare la quota ai suoi
eredi nel termine di sei mesi (i soci non sono tenu� a subire il subingresso di eredi nella società).
In alterna�va, i soci supers�� possono decidere:
• di sciogliere an�cipatamente la società: gli eredi partecipano alla divisione dell’a�vo che residua
dopo l’es�nzione dei debi� sociali;
• di con�nuare la società con gli eredi del socio defunto: è necessario il consenso di tu� i soci
supers�� e degli eredi.
• non possono intraprendere nuove operazioni non a�nen� alla liquidazione: la violano tale divieto
essi rispondono personalmente e solidalmente per gli affari intrapresi nei confron� dei terzi;
• non possono ripar�re tra i soci, neppure parzialmente, i beni sociali finché i creditori sociali non
siano sta� paga�.
Es�n� tu� i debi� sociali, la liquidazione si avvia all’epilogo con la ripar�zione tra i soci dell’eventuale a�vo
patrimoniale residuo conver�to in denaro.
Il saldo a�vo di liquidazione è des�nato innanzitu�o al rimborso del valore nominale dei conferimen�.
L’eventuale eccedenza è poi ripar�ta fra tu� i soci in proporzione della partecipazione di ciascuno nei
guadagni.
Nessuna regola specifica è prevista per la chiusura del procedimento di liquidazione nella società semplice.
Nella s.n.c. invece, i liquidatori devono redigere il bilancio finale di liquidazione (rendiconto della ges�one
dei liquidatori: entrate e uscite e situazione patrimoniale finale) e il piano di riparto (proposta di divisione
fra i soci dell’a�vo residuo). Con l'approvazione del bilancio, i liquidatori sono libera� di fronte ai soci e il
processo di liquidazione ha termine.
Nella s.n.c. irregolare la chiusura del procedimento di liquidazione determina l’es�nzione della società, a
pa�o che siano sta� soddisfa� tu� i creditori sociali.
Principi diversi valgono per la s.n.c. registrata e per la società semplice so�oposta al regime di pubblicità
legale: in ques� casi, approvato il bilancio finale di liquidazione, i liquidatori devono chiedere la
cancellazione della società dal registro delle imprese.
La cancellazione può anche essere disposta d’ufficio, quando l’ufficio del registro rileva alcune specifiche
circostanze sintoma�che dell’assenza di a�vità sociale (irreperibilità presso la sede legale, assenza degli a�
di ges�one per tre anni consecu�vi, mancanza del codice fiscale,…).
Con la cancellazione dal registro delle imprese la società si es�ngue, anche quando non tu� i creditori
sociali siano sta� soddisfa�. In tal caso, i creditori insoddisfa� possono agire nei confron� dei soci, che
restano personalmente e illimitatamente responsabili per le obbligazioni sociali insoddisfa�e; e inoltre,
possono agire nei confron� dei liquidatori, se il mancato pagamento è imputabile a colpa o dolo di ques�
ul�mi.
I creditori della s.n.c. possono richiedere il fallimento della società entro un anno dalla sua cancellazione dal
registro delle imprese (adeguamento alla giurisprudenza della Corte Cos�tuzionale, secondo cui la società
doveva ritenersi ancora in vita ed esposta al fallimento, anche dopo la cancellazione dal registro delle
imprese, fin quando non fosse stato pagato l'ul�mo debito sociale noto o ignoto).
Le azioni sociali sono partecipazioni – �po omogenee e standardizzate, ovvero hanno uguale valore che
conferiscono ai loro possessori uguali diri�, ciò le rende liberamente trasferibili e la loro circolazione
avviene secondo la disciplina di �toli di credito, in modo da favorire la mobilitazione del capitale inves�to e
il ricambio dei soci.
(La limitazione del rischio individuale dei soci e la possibilità di pronta mobilitazione dell’inves�mento
favoriscono la raccolta degli ingen� capitali di rischio di cui ha �picamente bisogno la grande impresa, ecco
perché è la forma di società maggiormente u�lizzata per le grandi imprese). Inoltre, il suo funzionamento
orienta la massa dei piccoli risparmiatori verso l’inves�mento in azioni, incen�vando la compartecipazione
di un ristre�o numero di soci: gli azionis� imprenditori, che assumono l'inizia�va economica, e gli azionis�
risparmiatori, che invece, intendono inves�re fru�uosamente i propri risparmi, rassicura� dalla possibilità
di pronto disinves�mento. Questo �po di spa sono sicuramente quelle di maggior rilievo sociale ed
economico, ma sono rela�vamente poche.
Maggiormente diffuse sono invece, le s.p.a. a ristre�a base azionaria nelle quali l’appello al pubblico
risparmio per la raccolta di capitale di rischio è marginale o del tu�o assente (es. società a cara�ere
familiare). Sono società cos�tuite per la ges�one di imprese di dimensioni modeste.
I problemi della società a ristre�a base azionaria sono quelli tradizionali, rela�vi alla tutela dei soci di
minoranza e dei creditori di fronte a possibili abusi dei soci che detengono la maggioranza del capitale e
degli amministratori, loro espressione. Per garan�re il principio cardine su cui fonda il corre�o
funzionamento di una s.p.a. (chi ha più conferito e più rischia, ha più potere), il potere viene esercitato in
modo oculato.
Diverso è il caso delle s.p.a. che fanno is�tuzionalmente appello al pubblico risparmio, il naturale
disinteresse degli azionis� risparmiatori per la vita della società favorisce il dominio della stessa da parte di
gruppi minoritari di controllo.
• LA COSTITUZIONE
Il procedimento
La cos�tuzione della s.p.a. si ar�cola in due fasi essenziali:
la s�pulazione dell’a�o cos�tu�vo e l’iscrizione dell’a�o cos�tu�vo nel registro delle imprese.
La s�pulazione dell’a�o cos�tu�vo può avvenire secondo due diverse procedure:
• s�pulazione (o cos�tuzione) simultanea: l’a�o cos�tu�vo è s�pulato immediatamente da coloro
che assumono l’inizia�va per la cos�tuzione della società (soci fondatori, provvedono all’integrale
so�oscrizione dell’iniziale capitale sociale);
• s�pulazione (o cos�tuzione) per pubblica so�oscrizione: la s�pulazione dell’a�o cos�tu�vo avviene
al termine di un complesso procedimento che consente la raccolta fra il pubblico del capitale iniziale
sulla base di un programma predisposto da coloro che assumono l’inizia�va (promotori). Si tra�a di
un procedimento largamente u�lizzato.
• le generalità dei soci e degli eventuali promotori, nonché il numero delle azioni assegnate a
ciascuno di essi;
• la denominazione e il comune ove sono poste la sede della società e le eventuali sedi secondarie;
• l’ogge�o sociale: �po di a�vità economica che la società si propone di svolgere;
• l’ammontare del capitale so�oscri�o e versato;
• il numero e l’eventuale valore nominale delle azioni;
• il valore a�ribuito ai credi� e ai valori conferi� in natura;
• le norme secondo le quali gli u�li devono essere ripar��;
• i benefici eventualmente accorda� ai promotori o ai soci fondatori;
• il sistema di amministrazione ado�ato, il numero degli amministratori e i loro poteri;
• il numero dei componen� del collegio sindacale;
• la nomina dei primi amministratori e sindaci;
• l’importo globale, almeno approssima�vo, delle spese poste a carico della società;
• la durata della società;
• è consen�ta la cos�tuzione della s.p.a. con a�o unilaterale di un unico socio fondatore;
• ed è stabilito che anche nella s.p.a. unipersonale per le obbligazioni sociali di regola risponde solo la
società col proprio patrimonio.
La limitazione di responsabilità dell’unico socio fondatore vale solo per le obbligazioni sorte dopo
l’acquisto della personalità giuridica da parte della società, per eventuali operazioni anteceden� compiute in
nome della società, il socio fondatore risponde in solido con coloro che hanno agito.
I patrimoni des�na�
I patrimoni des�na� sono sta� introdo� dalla riforma del 2003 per limitare il rischio d'impresa delle s.p.a.,
si tra�a di una tecnica che opera dire�amente sul piano ogge�vo del patrimonio di un'unica società per
azioni.
In merito, l'a�uale disciplina individua due modelli di patrimoni des�na�:
a. la s.p.a. può cos�tuire uno o più patrimoni da des�nare in via esclusiva ad uno specifico affare, sia
pure entro i limi� del 10% del proprio patrimonio ne�o (purché non si tra� di affari a�nen� ad
a�vità riservate) cd. Patrimoni distanzia� opera�vi;
b. inoltre, la società può s�pulare con i terzi un contra�o di finanziamento di uno specifico affare,
pa�uendo che al rimborso totale o parziale di un finanziamento siano des�na� i proven� dell’affare
stesso o parte di essi, cd. Finanziamento des�nato.
Entrambe le operazioni sono assis�te da specifiche forme di tutela volte a conciliare gli interessi dei
creditori sociali preesisten� e quelli dei creditori che posso soddisfarsi solo sul patrimonio sociale.
Nel primo caso, la cos�tuzione di un patrimonio des�nato avviene con apposita deliberazione ado�ata
dall’organo amministra�vo della società a maggioranza assoluta. La delibera cos�tu�va deve contenere una
serie di da� vol� a consen�re l’iden�ficazione dell’affare, dei beni e dei rappor� giuridici compresi nel
patrimonio des�nato. La deliberazione deve essere verbalizzata da un notaio, è sogge�a ad iscrizione nel
registro delle imprese e diventa produ�va di effe� dopo sessanta giorni dall’iscrizione.
Prima di questo termine, i creditori sociali preesisten� possono fare opposizione al tribunale; decorso tale
termine invece, si producono gli effe� della separazione patrimoniale ed i creditori della società non
possono più far valere alcun diri�o sul patrimonio des�nato al singolo affare.
Intanto, delle obbligazioni contra�e per realizzare lo specifico affare la società risponde di regola solo nei
limi� del patrimonio des�nato, mentre per le obbligazioni derivan� da fa�o illecito la società è responsabile
illimitatamente.
Se invece, la società ha emesso strumen� finanziari di partecipazione ad uno specifico affare, è prevista
l'is�tuzione di un'assemblea speciale e di un rappresentante comune, per la tutela dei loro interessi.
• I CONFERIMENTI
I conferimen� in denaro
Nella s.p.a. i conferimen� devono essere effe�ua� in denaro, a pa� che nell’a�o cos�tu�vo non è stabilito
diversamente.
Per garan�re l’effe�vità almeno parziale del capitale, è disposto l’obbligo di versamento immediato
presso una banca di almeno il 25% dei conferimen� in denaro o dell’intero ammontare se si tra�a di società
unipersonali. Cos�tuita la società, gli amministratori possono chiedere in ogni momento ai soci i versamen�
ancora dovu�.
In caso di trasferimento di azioni non ancora liberate, l'obbligo di versamento dei conferimen� residui
grava sia sul socio a�uale (acquirente delle azioni) sia sull'alienante, ma, in merito a quest'ul�mo, la
responsabilità è limitata nel tempo ed ha cara�ere sussidiario. Infa�, permane solo per i 3 anni successivi
all'iscrizione del trasferimento nel libro dei soci.
Il socio in mora nei versamen� non può esercitare il diri�o di voto.
Inoltre, in caso di inadempimento del socio, la società può procedere con la vendita coa�va delle azioni
del socio moroso, ma, in base alla riforma del 2003, è tenuta ad offrire le azioni prima agli altri soci, in
proporzione della loro partecipazione e per un corrispe�vo non inferiore ai conferimen� ancora dovu�. In
mancanza di offerte, la società può far vendere le azioni a mezzo di una banca o di un intermediario
autorizzato. Se la vendita coa�va non ha esito, gli amministratori possono dichiarare decaduto il socio,
tra�enendo i conferimen� già versa�.
Le azioni del socio escluso entrano a far parte del patrimonio della società e questa può ancora tentare di
rime�erle in circolazione entro l’esercizio. Svanita anche quest’ul�ma possibilità, la società deve annullare
le azioni rimaste invendute riducendo di pari importo il capitale sociale.
I conferimen� diversi dal denaro
La valutazione
I conferimen� diversi dal denaro devono formare ogge�o di uno specifico procedimento di valutazione
regolato dall’art. 2343 (la cui finalità è quella di assicurare una valutazione ogge�va e veri�era).
Chi conferisce beni in natura o credi� deve presentare una relazione giurata di s�ma di un esperto
designato dal tribunale, il quale deve a�estare che il loro valore è almeno pari a quello ad essi a�ribuito ai
fini della determinazione del capitale sociale. Tale valore ha cara�ere provvisorio.
Entro cento�anta giorni dalla cos�tuzione della società, gli amministratori devono controllare le valutazioni
contenute nella relazione di s�ma e, se sussistono mo�vi fonda�, procedere ad una revisione. Intanto, le
azioni corrisponden� sono inalienabili.
Se dalla revisione risulta che il valore dei beni o dei credi� conferi� è inferiore di oltre un quinto rispe�o a
quello per cui avvenne il conferimento, la società deve ridurre proporzionalmente il capitale sociale e
annullare le azioni che risultano scoperte.
Tu�avia, al socio è concessa una duplice alterna�va:
- può versare la differenza in denaro
- o recedere dalla società (ha diri�o alla res�tuzione in natura del bene conferito, se è possibile).
Il procedimento di s�ma però, risulta spesso molto lungo e costoso, per questo sono previs� anche dei
metodi alterna�vi di valutazione dei conferimen� in natura, possibili in alcune circostanze:
• per i �toli quota� nel mercato dei capitali o per gli strumen� quota� nel mercato monetario si
considera il prezzo medio ponderato al quale sono sta� negozia� nei 6 mesi preceden�;
• oppure viene considerato il fair value (fer valiù), cioè il valore di scambio del bene o del credito
iscri�o nel bilancio dell'esercizio precedente al conferimento;
• o infine, si ricorre ad una s�ma non giurata, eseguita da un esperto di fiducia, indipendente sia dalla
società che da chi effe�ua il conferimento, il quale offre una propria valutazione sulla base dei
principi e dei criteri generalmente riconosciu�. Qualora gli amministratori ritengano ina�endibile
tale valutazione, possono richiederne un'altra entro 30 giorni. Se invece, non intendono contestare
il valore del conferimento, entro il medesimo termine gli amministratori devono iscrivere nel
registro delle imprese una dichiarazione, in cui viene indicato: il metodo della s�ma, il valore
determinato e il risultato di eventuali verifiche.
Inoltre, la norma�va oggi, per tutelare l'integrità del patrimonio sociale, specie nella fase di avvio, stabilisce
che “per i primi due anni di a�vità della società, per l’acquisto da parte della società di beni o credi� da
promotori, da fondatori, da soci a�uali o dagli amministratori, è necessaria la preven�va autorizzazione
dell’assemblea ordinaria e la presentazione da parte dell’alienante della relazione giurata di s�ma di un
esperto designato dal tribunale quando:
• il corrispe�vo pa�uito è pari o superiore al decimo del capitale sociale;
Le prestazioni accessorie
Oltre l’obbligo dei conferimen�, l’a�o cos�tu�vo può prevedere l’obbligo dei soci di eseguire prestazioni
accessorie non consisten� in denaro, determinandone anche contenuto, durata, modalità e compenso.
Le prestazioni accessorie cos�tuiscono un u�le strumento per vincolare stabilmente i soci ad effe�uare a
favore della società prestazioni che non possono formare ogge�o di conferimento.
Le azioni con prestazioni accessorie devono essere nomina�ve e non sono trasferibili senza il consenso degli
amministratori (il loro trasferimento comporta anche il trasferimento dell'obbligo delle prestazioni
accessorie in capo all'acquirente). Tali obblighi possono essere modifica� solo con il consenso unanime di
tu� i soci.
Nozioni e cara�eri
Le azioni sono le quote di partecipazione dei soci nella società per azioni. Sono omogenee e standardizzate,
liberamente trasferibili e di regola rappresentate da documen� (�toli azionari) che circolano secondo la
disciplina dei �toli di credito.
Il capitale sociale so�oscri�o è diviso in un numero predeterminato di par� di iden�co ammontare,
ciascuna delle quali cos�tuisce un’azione e a�ribuisce iden�ci diri� nella società e verso la società; la
singola azione quindi, è indivisibile.
In relazione all’ammontare del capitale so�oscri�o, ciascun socio diventa �tolare di una o più azioni che
restano tendenzialmente dis�nte e autonome anche quando fanno capo alla stessa persona.
La partecipazione azionaria
Ogni azione cos�tuisce una partecipazione sociale e a�ribuisce al suo �tolare un complesso unitario di diri�
e poteri di natura amministra�va (es. diri�o di intervento e di voto alle assemblee), di natura patrimoniale
(diri�o agli u�li, diri�o alla quota di liquidazione) e anche a contenuto complesso amministra�vo e
patrimoniale (diri�o di opzione, diri�o di recesso, ecc).
Le azioni conferiscono ai loro possessori uguali diri�. Tu�avia, si tra�a di un’uguaglianza rela�va, in
quanto è possibile creare categorie di azioni fornite di diri� diversi (dis�nzione fra azioni ordinarie e azioni
speciali). L’uguaglianza è poi ogge�va, in quanto uguali sono i diri� che ogni azione a�ribuisce, non i diri�
di cui dispone globalmente ciascun azionista, dovendo al riguardo tener conto anche del numero delle
azioni di cui ciascuno è �tolare.
Se è vero che alcuni diri� dell’azionista sono indipenden� dal numero di azioni possedute (ad es. il diri�o di
intervento in assemblea) è altre�anto vero che i diri� più significa�vi spe�ano in proporzione del numero
di azioni possedute (es. diri�o di voto, diri�o agli u�li e alla quota di liquidazione, diri�o di opzione). Ed è
proprio con riferimento a ques� diri� che si coglie la disuguaglianza sogge�va degli azionis�. Si badi però
che si tra�a di disuguaglianze sogge�ve perfe�amente legi�me e giuste: chi ha più conferito e più rischia
ha più potere e può imporre, nel rispe�o della legalità, la propria volontà alla minoranza. Il principio
capitalis�co però, è sogge�o a deroghe quando entrano in gioco interessi pubblici di par�colare rilievo. In
questo caso, lo Stato o gli en� pubblici hanno, per legge, facoltà di esercitare il Potere di Veto nei confron�
delle società operan� in par�colari se�ori strategici (difesa, traspor�, telecomunicazione, fon� di energia).
Le azioni di risparmio
Le azioni di risparmio, insieme alle azioni privilegiate a voto limitato, cos�tuiscono la risposta ad una
esigenza unitaria: quella di incen�vare gli inves�men� in azioni offrendo ai risparmiatori �toli meglio
risponden� ai loro specifici interessi, rela�vi al contenuto patrimoniale ed alla reddi�vità dei �toli azionari.
Le azioni di risparmio possono essere emesse solo da società, le cui azioni ordinarie sono quotate e la
somma fra azioni di risparmio e azioni a voto limitato non può superare la metà del capitale sociale.
Inoltre, le azioni di risparmio sono prive del diri�o di voto, proprio per il disinteresse dei risparmiatori
all'aspe�o amministra�vo; tu�avia, si differenziano dalle azioni senza voto, perché devono essere
necessariamente accompagnate da un privilegio di natura patrimoniale e possono essere emesse al
portatore, garantendo l’anonimato.
Per la tutela degli interessi comuni è prevista un’organizzazione di gruppo: questa si ar�cola nell’assemblea
speciale e nel rappresentante comune. L’assemblea delibera sugli ogge� di interesse comune ed in
par�colare sull’approvazione delle delibere dell’assemblea della società che pregiudicano i diri� degli
azionis� di risparmio. Il rappresentante comune è nominato dall’assemblea di categoria, provvede
all’esecuzione delle deliberazioni dell’assemblea e tutela gli interessi degli azionis� di risparmio nei confron�
della società, per cui ha diri�o ad assistere alle assemblee della società e ad impugnarne le deliberazioni.
4. e infine, per le società quotate, il valore nominale delle azioni acquistate non può eccedere la
quinta parte del capitale sociale.
Le azioni acquistate violando queste condizioni dovranno essere vendute entro un anno e in mancanza, si
procederà con il loro annullamento e con la corrispondente riduzione del capitale sociale. Tale disciplina è
estesa anche agli acquis� di azioni proprie tramite società fiduciarie o per interposta persona, per evitare
che la società si avvalga di terzi per eludere i limi�.
Casi speciali di acquisto so�ra� in tu�o o in parte alle limitazioni:
- quando l'acquisto avviene in esecuzione di una delibera assembleare di riduzione del capitale sociale; in tal
caso, l'acquisto cos�tuisce il rimborso dei conferimen� ai soci dovuto ad una riduzione palese del capitale
sociale.
Le partecipazioni reciproche
Le partecipazioni reciproche fra società di capitali danno luogo a pericoli di cara�ere patrimoniale e
amministra�vo. Pericoli che si accentuano quando fra le due società intercorre un rapporto di controllo,
dato che la controllata può facilmente subire le dire�ve della controllante nella scelta dei propri
inves�men� azionari e nell’esercizio del voto.
Nel caso della so�oscrizione reciproca del capitale due società si cos�tuiscono o aumentano il capitale
sociale so�oscrivendo l’una il capitale dell’altra, creando una mol�plicazione illusoria di ricchezza, cioè
aumenta il capitale sociale nominale, mentre resta invariato il capitale reale. Nel contempo ciascuna delle
due società dispone di un pacche�o di vo� da ges�re nell’altra.
Al contrario, l’acquisto reciproco di azioni lascia inalterato il capitale nominale, ma determina una riduzione
dei rispe�vi capitali reali. Questo processo determina un indire�o rimborso dei conferimen� degli azionis�
delle due società (la società A rimborsa i soci della società B e viceversa), con effe� incrocia� del tu�o
iden�ci a quelli cui dà luogo l’acquisto di azioni proprie.
In merito, l'a�uale disciplina stabilisce che:
• l’acquisto reciproco di azioni è possibile senza alcun limite quando fra le due società non intercorre
un rapporto di controllo e nessuna delle due è quotata in borsa.
• Se l’incrocio è realizzato fra società controllante e sue controllate, l’acquisto da parte della società
controllata è considerato come effe�uato dalla controllante stessa; è perciò assogge�ato alle
limitazioni previste per l’acquisto di azioni proprie (le somme impiegate per l'acquisto non
possono
eccedere gli u�li o le riserve; possono essere acquistate solo azioni interamente liberate;
l'acquisto deve essere autorizzato dall'assemblea ordinaria della controllata con la specificazione delle
richieste; il valore nominale delle azioni non può eccedere la quinta parte del capitale sociale della
controllante, qualora sia quotata in borsa; la società controllata non può esercitare il diri�o di voto nelle
assemblee della controllante). Le azioni o quote acquistate in violazione di tali condizioni devono essere
alienate entro un anno dal loro acquisto. In mancanza, la società controllante deve procedere al loro
NB. Tale disciplina si preoccupa di frenare gli abusi di cara�ere amministra�vo, ma non è sensibile al rischio
di annacquamento dei patrimoni, tanto è vero che, in questo caso, nell'acquisto è possibile impiegare anche
somme ecceden� agli u�li e alle riserve.
Il gruppo insolvente
Tu�'oggi, manca ancora una disciplina del gruppo insolvente e nessuna disciplina è de�ata in caso di
fallimento di una società appartenente ad un gruppo. Tu�avia, può trovare applicazione generale la regola
enunciata per l’amministrazione straordinaria delle grandi imprese insolven�, la quale dispone che “in
caso di direzione unitaria del gruppo, gli amministratori delle società che hanno abusato di tale direzione
rispondono in solido con gli amministratori della società dichiarata insolvente dei danni da questa
cagiona� alla società stessa.
Gli amministratori della società dominante quindi, sono coinvol� nella responsabilità degli amministratori
delle società controllate.
I modelli organizza�vi
La s.p.a. è cara�erizzata da tre dis�n� organi:
• l’assemblea dei soci, ha funzioni esclusivamente delibera�ve (decisioni di maggior rilievo della vita
sociale);
• organo amministra�vo, che si occupa della ges�one dell’impresa sociale; gli amministratori inoltre,
hanno la rappresentanza legale della società e danno a�uazione alle deliberazioni dell’assemblea;
La riforma inoltre, ha introdo�o altri due sistemi alterna�vi tra i quali la società può scegliere:
• il sistema dualis�co (ispirazione tedesca): amministrazione e controllo sono esercita� da un
consiglio di sorveglianza, di nomina assembleare, e da un consiglio di ges�one (nominato dal
consiglio di sorveglianza);
• il sistema monis�co (ispirazione anglosassone): amministrazione e controllo esercita�
rispe�vamente dal consiglio di amministrazione (nominato dall’assemblea) e da un comitato per il
controllo sulla ges�one, cos�tuito al suo interno, i cui membri devono essere dota� dei requisi� di
indipendenza e professionalità.
Nozioni e dis�nzioni
L’assemblea è l’organo composto dalle persone dei soci ed ha la funzione di formare la volontà della società
nelle materie riservate alla sua competenza dalla legge o dall'a�o cos�tu�vo.
È un organo collegiale che decide secondo il principio maggioritario, o meglio, in base alla maggioranza di
capitale. La volontà dei soci riuni� in assemblea vale come volontà della società e vincola tu� i soci, anche
se assen� o dissenzien�, purché siano state rispe�ate le norme che regolano il procedimento assembleare.
A seconda dell'ogge�o delle deliberazioni, l'assemblea si dis�ngue in ordinaria e straordinaria.
Nelle assemblee che ado�ano il sistema tradizionale o monis�co, l’assemblea ordinaria:
• approva il bilancio;
Il procedimento assembleare
La convocazione dell’assemblea è di regola decisa dall’organo amministra�vo ogni qualvolta lo ri�ene
opportuno.
Tu�avia, gli amministratori sono obbliga� a convocare l’assemblea in una serie di casi:
• devono convocarla almeno una volta all’anno, entro il termine stabilito dallo statuto, che comunque
non può essere superiore a 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio, per consen�re l’approvazione del
bilancio;
• devono convocarla senza ritardo quando ne è fa�a richiesta da tan� soci che rappresentano almeno
il 10% del capitale sociale. Nella domanda, da presentare entro 10 gg, devono essere indica� gli
argomen� da tra�are. Se gli amministratori non provvedono, l’assemblea è convocata con decreto
dal tribunale, previo consulto con l'organo amministra�vo e di controllo della società.
La convocazione dell’assemblea poi, deve essere disposta dal collegio sindacale ogni qualvolta la
convocazione sia obbligatoria e gli amministratori non vi abbiano provveduto.
Nelle società quotate, l'assemblea può essere convocata anche da solo 2 membri effe�vi del collegio
sindacale, non meno di 30 giorni prima, mediante sito internet della società o altre modalità fissate dal
Consob; mentre nelle società non quotate, la convocazione è effe�uata mediate avviso pubblicato sulla
Gazze�a Ufficiale della Repubblica o in un quo�diano indicato dallo statuto, o ancora mediante comunicato
ai soci almeno 8 giorni prima.
L’avviso di convocazione dell’assemblea deve contenere l’indicazione del giorno, dell’ora e del luogo
dell’adunanza, nonché l’elenco delle materie da tra�are (ordine del giorno).
Anche in assenza di convocazione, l’assemblea è regolarmente cos�tuita quando è rappresentato l’intero
capitale sociale e partecipa all’assemblea la maggioranza dei componen� degli organi amministra�vi e di
controllo (assemblea totalitaria). In tal caso, gli assen� devono essere informa� tempes�vamente sulle
deliberazioni; e siccome in assemblea totalitaria si può deliberare su qualsiasi argomento, ciascuno degli
intervenu� può opporsi alla discussione su argomen� verso i quali non si ri�ene adeguatamente informato,
impedendo che si arrivi a deliberare.
L’assemblea è presieduta dalla persona indicata dallo statuto o, in mancanza, da quella ele�a con il voto
della maggioranza dei presen�; il presidente assicura che l’assemblea si svolga in modo ordinato e nel
rispe�o delle norme che ne regolano l’a�vità.
Inoltre, i soci che raggiungono un terzo del capitale sociale rappresentato in assemblea, possono chiedere e
o�enere il rinvio dell’adunanza di non oltre 5 giorni, dichiarando di non essere sufficientemente informa�
sugli argomen� pos� in discussione. Per evitare ostruzionismo delle minorane, il rinvio può essere
esercitato solo una volta per lo stesso ogge�o.
Le delibere assembleari cos�tuiscono il verbale (data dell’assemblea, iden�tà dei partecipan�, modalità e
risultato delle votazioni), per cui deve essere so�oscri�o dal presidente e dal segretario o dal notaio, nel
caso delle assemblee straordinarie. I verbali devono poi essere trascri� nel libro delle adunanze e delle
deliberazioni dell'assemblea, a cura degli amministratori.
La rappresentanza in assemblea
Gli azionis� possono partecipare all’assemblea sia dire�amente che a mezzo di rappresentante.
L’is�tuto di rappresentanza in assemblea consente la partecipazione indire�a dei piccoli azionis� alla vita
della società e agevola il raggiungimento delle maggioranze assembleari nelle società con diffuso
assenteismo dei soci. Nel contempo, è però un is�tuto che può prestarsi ad abusi, in quanto a�raverso un
rastrellamento delle deleghe, i gruppi di comando o gli amministratori possono rafforzare le proprie
posizioni.
A tal proposito, il codice stabilisce che la delega deve essere conferita per iscri�o e deve contenere il nome
del rappresentante e di un suo eventuale sos�tuto, se si tra�a di società non quotate.
La delega è sempre revocabile.
Divie� sogge�vi: la rappresentanza non può essere conferita ai membri degli organi amministra�vi e di
controllo e ai dipenden� della società, influenza� dalle rispe�ve posizioni.
Tu�avia, alcune deliberazioni possono essere ado�ate dalla maggioranza per danneggiare i soci di
minoranza e in tal caso, è prevista l'annullabilità della delibera, per abuso del diri�o di voto; anche se i casi
concre� di applicazione sono molto rari, perché è difficile per il socio di minoranza provare che la delibera
sia stata presa al solo fine di ledere la sua posizione.
I sindaca� di voto
I sindaca� di voto sono accordi (pa� parasociali) con i quali alcuni soci si impegnano a concordare
preven�vamente il modo in cui votare in assemblea.
Possono avere cara�ere occasionale o permanente e, in quest'ul�mo caso, essere a tempo determinato o
Le deliberazioni nulle
I casi di nullità delle delibere sono sta� accresciu� rispe�o alla disciplina previgente.
La delibera è nulla solo nei tre casi indica� dall’art. 2379:
• illiceità o impossibilità dell’ogge�o (oppure quando ha ogge�o lecito ma contenuto illecito);
• mancata convocazione dell’assemblea (non si ha nullità della delibera nel caso di irregolarità
dell’avviso);
• mancanza del verbale: il verbale non si considera mancante se con�ene la data della deliberazione
e il suo ogge�o ed è so�oscri�o; inoltre la nullità per mancanza del verbale può essere sanata
mediante verbalizzazione eseguita prima dell’assemblea successiva.
La nullità delle delibere assembleari può essere fa�a valere da chiunque vi abbia interesse e può essere
rilevata anche d'ufficio dal giudice. L’azione di nullità decade dopo tre anni, dall'iscrizione o dal deposito nel
registro delle imprese se vi è sogge�a, o dalla trascrizione nel libro delle adunanze; mentre, per le delibere
che modificano l'ogge�o sociale prevedendo a�vità illecite o impossibili non è previsto alcun termine di
decadenza.
Anche la dichiarazione di nullità non pregiudica i diri� acquista� in buona fede dai terzi e non può essere
esperita se la delibera è sos�tuita con un’altra conforme alla legge.
• GLI AMMINISTRATORI
• la morte.
Gli amministratori scadu� rimangono in carica, con pieni poteri, fino all’acce�azione della nomina da parte
dei nuovi amministratori (proroga�o), per evitare che si paralizzi l'a�vità amministra�va.
Compenso. Divie�
Gli amministratori hanno diri�o ad un compenso per la loro a�vità, che può consistere anche in una
partecipazione agli u�li della società o nell’a�ribuzione del diri�o di so�oscrivere a prezzo predeterminato
azioni di futura emissione (i c.d. stock op�ons).
Modalità e misura del compenso sono determina� dall’a�o cos�tu�vo o dall’assemblea all’a�o della
nomina. Per gli amministratori inves�� da par�colari cariche invece, il compenso è fissato dal CdA, sen�to
il parere del collegio sindacale.
Tu�avia, lo statuto può prevedere un importo complessivo di remunerazione per tu� gli amministrazioni,
anche quelli a carica par�colare.
Inoltre, per assicurare trasparenza sui compensi, nelle società quotate il CdA so�opone annualmente una
relazione sui compensi già da� o da corrispondere.
Per evitare pericolosi antagonismi e confli� di interessi infine, gli amministratori di s.p.a. non possono
assumere la qualità di soci a responsabilità illimitata in società concorren�, né esercitare un’a�vità
concorrente per conto proprio o altrui, né essere amministratori o dire�ori generali in società concorren�
(divieto di concorrenza).
L’inosservanza del divieto espone l’amministratore alla revoca dall’ufficio per giusta causa e al
risarcimento degli eventuali danni arreca� alla società.
Il consiglio di amministrazione
Il c.d.a. è re�o da un presidente, scelto dallo stesso consiglio scelto fra i suoi membri, qualora non sia stato
già nominato dall'Assemblea. L’a�vità amministra�va quindi, è esercitata collegialmente.
Se lo statuto non prevede diversamente, il Presidente convoca il c.d.a. e ne fissa l’ordine del giorno, ne
coordina i lavori e si assicura che tu� gli amministratori siano adeguatamente informa� sugli argomen�.
Per la validità delle deliberazioni è necessaria la presenza della maggioranza degli amministratori in
carica, salvo che lo statuto non richieda un quorum cos�tu�vo più elevato; mentre le deliberazioni sono
approvate con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei presen� (voto per teste).
Non è ammesso il voto per rappresentanza.
Le deliberazioni ado�ate devono essere riportate nel libro delle adunanze e delle deliberazioni del CdA.
Inoltre, le delibere del CdA non assunte in conformità alla legge e allo statuto possono essere impugnate;
mentre, quando la delibera consiliare lede dire�amente un diri�o sogge�vo del socio, ques� avrà diri�o
di agire giudizialmente per far annullare la delibera. Tu�avia, l'annullamento non pregiudica i diri� già
acquisi� in buona fede dai terzi.
• IL CONTROLLO CONTABILE
Il sistema
La legge del 1974 già sancì l’affidamento del controllo contabile ad un revisore esterno per tu�e le società
quotate, con la riforma del 2003 si è poi, completato il processo di separazione del controllo
sull’amministrazione dal controllo contabile. Tu�avia, permane un ampio corpo di regole speciali per la
revisione legale esercitata sulle società qualificate come “ente di interesse pubblico”: società emi�en�
azioni o altri strumen� finanziari quota� o diffusi tra il pubblico in maniera rilevante.
Conferimento e cessazione dell'incarico
La revisione legale è esercitata da un revisore legale o da una società di revisione iscri�a nel registro dei
revisori legali dei con� oppure, se previsto dallo statuto, dal collegio sindacale.
Il primo revisore esterno è nominato nell'a�o cos�tu�vo, mentre i successivi dall'assemblea, su proposta
mo�vata dell'organo di controllo. L'assemblea determina anche il corrispe�vo spe�ante al revisore o alla
società di revisione per tu�a la durata dell'incarico.
Il revisore legale o la società di revisione devono essere sogge� indipenden� dalla società controllata;
qualora, nell'esercizio della propria a�vità, i rischi siano di tale rilevanza da comprome�ere l'indipendenza,
il revisore o la società di revisione deve astenersi.
L'incarico dura tre esercizi, ma è rinnovabile senza limi�. Può essere revocato solo per giusta causa, sen�to il
parere del collegio sindacale, e contestualmente alla revoca, l'assemblea delle conferire l'incarico ad un
nuovo revisore. In caso di revoca inoltre, la società deve informare tempes�vamente l'autorità di vigilanza
(Ministero dell'economia; Consob per gli en� di interesse pubblico) fornendo adeguate spiegazioni.
La revisione legale degli en� di interesse pubblico
La revisione legale per en� di interesse pubblico è sogge�a a regole speciali, a tutela dell'interesse generale
alla corre�ezza delle informazioni finanziarie da essi diffuse. I sogge� incarica� alla revisione sono so�o il
potere di vigilanza della Consob, la quale ha il dovere di controllarne l'indipendenza e l'idoneità tecnica.
L'incarico di revisione legale inoltre, è sogge�o al principio di rotazione; dura 9 esercizi, quando è conferito
a società di revisione; 7 esercizi quando è svolto da revisori legali persona fisica. Alla scadenza non può
essere rinnovato, a meno che non siano trascorsi almeno 3 esercizi dalla cessazione dell'incarico.
Ancora, alla società di revisione è fa�o divieto di prestare servizi ulteriori alla società revisionata e tale
divieto, opera anche nei confron� delle società e dei singoli professionis� che fanno parte della stessa rete
societaria (network). La violazione di tali divie� comporta una sanzione amministra�va pecuniaria e
l'eventuale applicazione di ulteriori provvedimen� da parte della Consob, che possono arrivare fino alla
revoca dell'ufficio e alla cancellazione dal registro dei revisori.
Funzioni e responsabilità del revisore dei con�
Funzione principale del revisore è quella di controllare la regolare tenuta della contabilità e di esprimere un
giudizio sul bilancio di esercizio e sul bilancio consolidato (del gruppo).
Il giudizio può essere:
• senza rilievi (il bilancio è conforme alla legge);
• giudizio con rilievi;
• giudizio nega�vo;
• dichiarazione di impossibilità di esprimere il giudizio.
In caso di giudizio nega�vo, impossibilità ad esprimere un giudizio o dubbi significa�vi sulla con�nuità
aziendale, il revisore ha il dovere di informare immediatamente la Consob.
Il rilascio di un giudizio posi�vo invece, modifica sensibilmente la normale disciplina dell’impugna�va della
delibera di approvazione del bilancio.
Il sogge�o incaricato del controllo contabile ha diri�o di o�enere documen� e no�zie u�li per la revisione
e può procedere autonomamente ad accertamen� e controlli. Nelle società quotate e quelle che fanno
appello al mercato del capitale di rischio, la società di revisione deve informare la Consob e il collegio
sindacale dei fa� che ri�ene censurabili.
Il revisore è interamente responsabile per il giudizio espresso sul bilancio consolidato. Tu� i documen�
rela�vi agli incarichi di revisione devono essere conserva� per 10 anni, in modo da consen�re successivi
controlli.
Il sogge�o incaricato del controllo contabile, al pari del collegio sindacale, deve adempiere ai propri doveri
con diligenza e professionalità; è responsabile della verità delle sue a�estazioni ed è tenuto a conservare
il segreto sui fa� e i documen� di cui è venuto a conoscenza nel corso dell'incarico.
Il sistema dualis�co
Il sistema dualis�co, di ispirazione tedesca, prevede la presenza di un consiglio di ges�one e di un consiglio
di sorveglianza. Il controllo contabile è affidato ad un revisore contabile o ad una società di revisione.
Il consiglio di ges�one svolge le funzioni proprie del CdA nel sistema tradizionale.
Per quanto riguarda il consiglio di sorveglianza invece, gli sono a�ribuite sia le funzioni di controllo proprie
del collegio sindacale, sia le funzioni di indirizzo della ges�one propria dell’assemblea dei soci (nomina e
revoca dei componen� del consiglio di ges�one e approvazione del bilancio; in più, approvazione delle
operazioni strategiche e dei piani industriali finanziari).
La presenza del consiglio di sorveglianza riduce le competenze dell’assemblea ordinaria: nomina e revoca i
componen� del consiglio di sorveglianza; nomina il revisore; decide sulla distribuzione degli u�li.
I componen� del consiglio di sorveglianza possono essere soci o non soci (non meno di tre). I primi
componen� sono nomina� nell’a�o cos�tu�vo, successivamente dall’assemblea ordinaria. Vi sono requisi�
di eleggibilità e non possono essere ele� i componen� del consiglio di ges�one né coloro che sono lega�
dalla società da un rapporto che ne comprome�a l’indipendenza.
I componen� del consiglio di sorveglianza restano in carica per tre esercizi e sono rieleggibili (revocabili
dall’assemblea anche senza giusta causa).
Le competenze del consiglio di sorveglianza sono le stesse del collegio sindacale nel sistema tradizionale, in
par�colare: riferisce per iscri�o almeno una volta all’anno all’assemblea sull’a�vità di vigilanza svolta, sulle
omissioni e sui fa� censurabili rilevan� ed è des�natario delle denunce dei soci. Ha inoltre poteri e diri� di
informazione nei confron� del consiglio di ges�one e del sogge�o che esercita la revisione dei con�.
Spe�ano inoltre al consiglio di sorveglianza parte delle funzioni dell’assemblea ordinaria: nomina e revoca i
componen� del consiglio di ges�one e ne determina il compenso; approva il bilancio d’esercizio; delibera in
ordine alle operazioni strategiche a ai piani finanziari e industriali della società.
Il presidente del consiglio di sorveglianza è ele�o all’assemblea. I componen� del consiglio di sorveglianza
devono operare con diligenza e sono solidalmente responsabili con i componen� del consiglio di ges�one
per i fa� e le omissioni di ques� quando il danno non si sarebbe prodo�o se avessero vigilato in conformità
dei doveri della loro carica.
Le funzioni del consiglio di ges�one coincidono con quelle del CdA del sistema tradizionale. È cos�tuito da
almeno due componen� (i primi nomina� nell’a�o cos�tu�vo, successivamente dal consiglio di
sorveglianza).
Se nel corso dell’esercizio vengono a mancare uno o più componen� del consiglio di ges�one, il consiglio di
sorveglianza provvede senza indugio alla loro sos�tuzione.
Il sistema monis�co
Il sistema minis�co, di ispirazione anglosassone, si cara�erizza per la soppressione del collegio sindacale.
L’amministrazione e il controllo sono esercita� dal CdA e da un comitato per il controllo sulla ges�one
(cos�tuito da membri del CdA in possesso di requisi� di indipendenza che non siano membri del comitato
esecu�vo e che non svolgano funzioni gestorie). Il comitato svolge le funzioni del collegio sindacale (vigila
sull’adeguatezza della stru�ura organizza�va della società, del sistema di controllo interno e del sistema
amministra�vo e contabile). Il controllo contabile è affidato ad un revisore contabile o ad una società di
revisione.
Al CdA si applicano le disposizioni de�ate per gli amministratori nel sistema tradizionale; si richiede però
che almeno un terzo dei componen� sia in possesso dei requisi� di indipendenza.
Il comitato per il controllo sulla ges�one è des�natario delle denunce dei soci di fa� censurabili e può a sua
volta presentare denuncia al tribunale ove riscontri gravi irregolarità di ges�one potenzialmente dannose.
Il comitato elegge al suo interno il presidente; deve riunirsi almeno entro novanta giorni, è regolarmente
cos�tuito con la presenza della maggioranza dei componen� e delibera a maggioranza assoluta dei presen�.
È evidente che il punto debole di questo sistema consiste nel fa�o che i controllori sono dire�amente
nomina� dai controlla�, siedono insieme a ques� ul�mi e votano nel CdA.
• I CONTROLLI ESTERNI
Il sistema
Accanto al controllo interno e al controllo contabile, l’ordinamento prevede un ar�colato sistema di controlli
esterni sulle s.p.a.
Comune a tu�e le s.p.a. è solo il controllo esterno sulla ges�one esercitato dall’autorità giudiziaria in
presenza di situazioni patologiche che ne alterano il corre�o funzionamento.
Per le società con azioni quotate in borsa e quelle che operano sul mercato mobiliare sono assogge�ate al
controllo della Consob (Commissione Nazionale per le società e la borsa: organo pubblico con poteri
Il bilancio di esercizio
La società per azioni deve redigere annualmente il bilancio di esercizio.
Infine, allo stato patrimoniale devono essere iscri� i con� d’ordine (la loro funzione è quella di informare
sull’esistenza di rischi futuri che non incidono a�ualmente sul patrimonio sociale, es. garanzie prestate dalla
società).
Il conto economico espone il risultato dell’esercizio a�raverso la rappresentazione dei cos� e degli oneri
sostenu�, nonché dei ricavi e degli altri proven� consegui� nell’esercizio.
Deve essere reda�o in forma scalare (prima i componen� posi�vi e poi quelli nega�vi).
È ar�colato in cinque sezioni scalari:
A) Valore della produzione (ricavi di competenza somma� alle variazioni delle rimanenze di magazzino)
B) Cos� della produzione (ammortamen�, svalutazioni e accantonamen�)
So�raendo B) da A) si o�ene il risultato lordo della ges�one ordinaria della società
C) Proven� e oneri finanziari (proven� derivan� da partecipazioni in altre società, gli interessi a�vi e
passivi, gli u�li e le perdite sui cambi. Segue il rela�vo totale)
D) Re�fiche di valore di a�vità finanziarie (rivalutazioni e svalutazioni delle stesse. Segue il totale)
E) Proven� ed oneri straordinari
La somma algebrica dei diversi totali cos�tuisce il risultato globale di esercizio, che va indicato prima al
lordo e poi al ne�o delle imposte sul reddito. Così si o�ene l’u�le o la perdita d’esercizio che va riportato
nello stato patrimoniale.
Oltre lo stato patrimoniale e il conto economico, gli amministratori devono redigere la nota integra�va (che
fornisce una serie di informazioni integra�ve sull'andamento patrimoniale, finanziario ed economico della
società. La relazione sulla ges�one invece, è un allegato esterno al bilancio che deve analizzare la situazione
della società e l’andamento della ges�one con par�colare riguardo ai cos�, ai ricavi e agli inves�men�.
I criteri di valutazione
La redazione del bilancio d’esercizio comporta per mol� cespi� patrimoniali (es. immobili e rimanenze di
magazzino) la necessità di essere so�opos� a una s�ma da parte degli amministratori, così da determinarne
il valore da iscrivere in bilancio. Sopravvalutazioni delle a�vità o so�ovalutazioni delle passività gonfiamo
ar�ficiosamente l’u�le o riducono le perdite e a tal proposito, il legislatore da un lato, fissa la prudenza e la
con�nuità come principi generali da osservare nella valutazione, e dall'altro, determina de�agliatamente i
criteri di valutazione a cui devono a�enersi gli amministratori (criterio base il costo storico).
Le immobilizzazioni di ogni �po sono iscri�e in bilancio al costo storico, ovvero il costo di acquisto o di
produzione nel quale vanno computa� anche i cos� accessori, quindi il valore è quasi sempre inferiore a
quello a�uale.
Il valore delle immobilizzazioni materiali e immateriali deve essere sistema�camente ammor�zzato in ogni
esercizio in relazione alla residua possibilità di u�lizzare il bene.
Tu�avia, se il valore di un’immobilizzazione risulta durevolmente minore del costo storico regolarmente
ammor�zzato, dovrà essere iscri�o in bilancio per tale minore valore, determinando una svalutazione.
Il costo storico è il criterio base di valutazione, tu�avia per la valutazione di alcune immobilizzazioni sono
previste regole par�colari:
Le immobilizzazioni finanziarie cos�tuite da partecipazioni in imprese collegate e controllate infa�, sono
valutate con metodo del patrimonio ne�o, ovvero iscrivendo in bilancio un importo pari alla quota
corrispondente opportunamente re�ficata del patrimonio ne�o, risultante dall'ul�mo bilancio della società
partecipata.
I cos� di impianto e di ampliamento, di ricerca, di sviluppo e di pubblicità possono essere iscri�
nell’a�vo solo se hanno un’u�lità pluriennale. Inoltre, devono essere ammor�zza� entro cinque anni.
L’avviamento può essere iscri�o nell’a�vo solo se acquistato a �tolo oneroso e anche in questo caso vale
la regola dell'ammortamento entro cinque anni.
Per quanto riguarda i credi� invece, devono essere sempre valuta� secondo il valore di prudente realizzo.
Se gli amministratori li ritengono di dubbia o difficile realizzazione non possono iscriverli in bilancio al valore
nominale, ma per la minor somma che si presume di realizzare.
I cespi� dell’a�vo (rimanenze, �toli e partecipazioni) devono essere iscri� al costo di acquisto o di
produzione o, se minore, al valore di realizzo desumibile dal valore di mercato.
Infine, in presenza di casi eccezionali (es. in un terreno si scopre un giacimento di metano) gli
amministratori possono derogare ai criteri di valutazione fissa�, a�ribuendo ai beni un valore superiore e
mo�vando le singole deroghe nella nota integra�va. Gli eventuali u�li risultan� dalla deroga invece,
devono essere iscri� in un'apposita riserva non distribuibile fin quando il maggior valore iscri�o non viene
realizzato per effe�o dell'alienazione del bene o coperto da ammortamento. Fra i casi eccezionali non
rientra il semplice incremento di valore per effe�o della svalutazione monetaria.
Il diri�o di recesso
L’applicazione del principio maggioritario per le modificazioni dello statuto, nella s.p.a., fa sì che la
minoranza non possa impedire modifiche dell’asse�o societario.
Tu�avia, è necessario che la maggioranza rispe� i limi� pos� da norme inderogabili e che non siano viola�
i principi cardine di corre�ezza, buona fede e parità di tra�amento fra gli azionis�.
Al contempo, in presenza di delibere modifica�ve di par�colare gravità, la minoranza è indire�amente
tutelata dalla previsione di maggioranze più elevate e dal riconoscimento del diri�o di recesso alla società.
La riforma del 2003 ha vistosamente ampliato le cause di recesso, che possono essere dis�nte in tre
categorie: cause di recesso inderogabili, derogabili dallo statuto e cause statutarie.
Per cause inderogabili (art. 2437 cc), il recesso può essere esercitato, anche per parte delle azioni, dai soci
che non hanno concorso alla modifica dell’ogge�o sociale, alla trasformazione della società, e ad altre
modificazioni di elemen� essenziali del contra�o sociale non desidera�.
In tu� ques� casi il diri�o di recesso non può essere soppresso dallo statuto.
Inoltre, il diri�o di recesso spe�a inderogabilmente: ai soci assen� o dissenzien� rispe�o ad una delibera
che introduce, modifica o sopprima una clausola compromissoria nello statuto; nelle società quotate, ai soci
assen�, dissenzien� o astenu� quando una delibera escluda una quotazione; e nei casi previs� dalla
disciplina di coordinamento e direzione.
Per cause derogabili (art. 2437 comma 2), il diri�o di recesso spe�a ai soci che non hanno concorso
all’approvazione delle delibere riguardan� la proroga del termine di durata della società, l’introduzione o
la rimozione di vincoli alla circolazione delle azioni, salvo che lo statuto non preveda diversamente.
Non può essere esercitato solo per parte delle azioni.
Nelle società che non fanno appello al mercato del capitale di rischio, lo statuto può prevedere ulteriori
cause di recesso.
Il diri�o di opzione
Il diri�o di opzione è il diri�o dei soci a�uali di essere preferi� ai terzi nella so�oscrizione dell’aumento del
capitale sociale a pagamento. Il suo riconoscimento mira a mantenere inalterata la proporzione in cui
ciascun socio partecipa al capitale e al patrimonio sociale, e quindi alla formazione della volontà sociale
a�raverso il voto (funzione amministra�va); serve inoltre, a mantenere inalterato il valore reale della
partecipazione azionaria in presenza di riserve accumulate (funzione patrimoniale).
Il diri�o di opzione ha un proprio valore economico, spesso notevole, che l’azionista può mone�zzare
cedendolo a terzi.
A�ualmente, il diri�o di opzione ha per ogge�o le azioni di nuove emissione di qualsiasi categoria e le
obbligazioni conver�bili in azioni emesse dalla società.
Per l'esercizio del diri�o, la società deve concedere agli azionis� un termine non inferiore a 30 gg dalla
pubblicazione dell'offerta, mediante deposito, presso il registro delle imprese con contestuale avviso sul sito
internet della società o presso la sede sociale.
Infine, le azioni rimaste inoptate non possono essere liberamente collocate dagli amministratori, ma, se si
tra�a di azioni non quotate, coloro che hanno esercitato il diri�o di opzione hanno diri�o di prelazione alla
so�oscrizione delle azioni residue, purché ne facciano richiesta all'a�o di esercizio di opzione; se invece,
sono azioni quotate, gli amministratori, per conto della società, devono offrire le azioni residue nel mercato
per almeno cinque riunioni e il ricavato della vendita va a beneficio del patrimonio sociale.
Il procedimento di emissione
L’emissione di obbligazioni è deliberata dagli amministratori. La delibera di emissione deve risultare da
verbale reda�o da un notaio, è sogge�a a controllo di legalità da parte dello stesso e ad iscrizione nel
registro delle imprese. L’ammontare delle obbligazioni emesse deve risultare da un apposito libro delle
obbligazioni.
Le obbligazioni conver�bili in azioni
Le obbligazioni conver�bili in azioni a�ribuiscono il diri�o di so�oscrivere azioni della stessa società, in base
ad un prefissato rapporto di cambio, u�lizzando come conferimento le somme già versato al momento
dell’acquisto delle obbligazioni. Chi esercita il diri�o di conversione cessa perciò di essere obbligazionista e
diventa azionista della società.
La delibera di emissione delle obbligazioni conver�bili non può essere ado�ata se il capitale sociale
precedentemente so�oscri�o non è stato integralmente versato; le obbligazioni conver�bili non possono
essere emesse per somma complessivamente inferiore al loro valore nominale.
Competente a deliberare l’emissione di obbligazioni conver�bili è l’assemblea straordinaria, che deve
determinare anche il rapporto di cambio, nonché il periodo e le modalità di conversione. Deve inoltre
contestualmente deliberare l’aumento del capitale sociale per un ammontare corrispondente al valore
nominale delle azioni da a�ribuire in conversione.
L’organizzazione degli obbligazionis�
• Le cause di scioglimento
La s.p.a. si scioglie ed entra in stato di liquidazione con il verificarsi di una delle seguen� cause:
• il decorso del termine di durata fissato nell’a�o cos�tu�vo (può essere tu�avia prorogato);
• il conseguimento dell’ogge�o sociale o la sopravvenuta impossibilità di conseguirlo (sempre che
quest’ul�ma abbia cara�ere assoluto o defini�vo);
• l’impossibilità di funzionamento o la con�nua ina�vità dell’assemblea;
• la riduzione del capitale (per perdite) al di so�o del minimo legale;
• la delibera dell’assemblea straordinaria in seguito al recesso di uno o più soci, o all’impossibilità di
provvedere al rimborso delle rela�ve azioni senza ridurre il capitale sociale;
• la deliberazione dell’assemblea straordinaria di scioglimento an�cipato;
• le altre cause previste dall’a�o cos�tu�vo o dallo statuto (es. morte di un determinato socio).
Verificatasi una causa di scioglimento, gli amministratori devono procedere al suo accertamento e
all’iscrizione nel registro delle imprese della rela�va dichiarazione o della deliberazione assembleare che
dispone lo scioglimento; gli effe� decorrono dal momento dell’iscrizione nel registro delle imprese.
Cara�eri dis�n�vi
Esistono due categorie di soci: i soci accomandatari (rispondono solidalmente e illimitatamente per le
obbligazioni sociali; sono di diri�o gli amministratori della società) e i soci accomandan� (obbliga� verso la
società nei limi� della quota di capitale so�oscri�a). Le quote di partecipazione sono rappresentate da
azioni.
Sono applicabili le norme rela�ve alla s.p.a.
La disciplina
L’a�o cos�tu�vo deve indicare quali sono i soci accomandatari e la denominazione sociale deve essere
cos�tuita dal nome di almeno uno di ques�.
Nell’assemblea, gli accomandatari non hanno diri�o di voto nelle deliberazioni di nomina e revoca dei
sindaci e dei componen� del consiglio di sorveglianza; inoltre devono approvare all’unanimità le
modificazioni dell’a�o cos�tu�vo. Inoltre possono essere revoca� anche senza giusta causa, salvo il diri�o al
risarcimento dei danni.
La società si scioglie in caso di cessazione dalla carica di tu� gli amministratori, se entro 180 giorni non si è
provveduto a sos�tuirli. In questo periodo viene nominato un amministratore provvisorio il cui compito è
quello di ges�re l’ordinaria amministrazione.
Le quote sociali
Nella s.r.l. il capitale sociale è diviso secondo un criterio personale (il numero iniziale delle quote
corrisponde al numero dei soci che partecipano alla cos�tuzione della società e ciascun socio diventa
�tolare di una quota di partecipazione). Le quote possono essere di diverso ammontare a seconda del
capitale so�oscri�o da ciascun socio.
Ne consegue che i diri� sociali spe�ano ai soci in proporzione alla partecipazione posseduta, tu�avia tale
regola può essere ampiamente derogata dall'autonomia statuaria.
L’a�o cos�tu�vo inoltre, può prevedere l’a�ribuzione a singoli soci di par�colari diri� riguardan�
l’amministrazione o la distribuzione degli u�li.
Le quote, a differenza delle azioni, non possono essere rappresentate da �toli di credito né possono
cos�tuire ogge�o di offerta al pubblico.
In merito alle quote, l’a�o cos�tu�vo può, non solo limitare, ma anche escludere del tu�o il
trasferimento, accentuando il cara�ere personale della quota; nonché, può subordinare il trasferimento al
gradimento di organi sociali, soci o terzi, senza prevedere condizioni o limi� (c.d. mero gradimento). In tali
casi però, il socio o i suoi eredi possono recedere dalla società, tu�avia, l'a�o cos�tu�vo, per assicurare la
stabilità della compagine societaria, può stabilire che il diri�o di recesso non può essere esercitato prima di
un certo termine dalla cos�tuzione della società o dalla so�oscrizione delle quote. Fermo restando la serie
di casi previs� dalla legge in cui il diri�o di recesso è inderogabile (se la società è a tempo indeterminato; se
la società è a tempo determinato e i soci non hanno consen�to ad una rilevante modifica della stru�ura
societaria (es. fusione, cambiamento di sede, ecc.).
Il socio che recede ha diri�o al rimborso della propria partecipazione in proporzione al patrimonio sociale
entro 180 giorni dalla comunicazione di recesso dalla società.
La quota del socio che recede deve essere offerta in opzione agli altri soci o a un terzo concordato dai soci
stessi. In mancanza di acquiren�, la quota viene rimborsata a�ngendo alle riserve societarie, o, in
mancanza, si procede alla riduzione reale del capitale. Se la riduzione del capitale è impossibile (per
opposizione dei creditori) la società si scioglie.
L’a�o cos�tu�vo può prevedere cause di esclusione del socio per giusta causa.
Amministrazione e controlli
In mancanza di diversa previsione statuaria che conferisca tu� i poteri gestori in capo ai soci,
l’amministrazione è affidata a uno o più soci, nomina� con decisione dei soci, che restano in carica a tempo
indeterminato.
Quando l’amministrazione è affidata a più persone, queste cos�tuiscono il CdA, anche se l’adozione del
metodo collegiale non è inderogabile. Tu�avia, l’a�o cos�tu�vo può prevedere che gli amministratori
operino non già come CdA, bensì disgiuntamente o congiuntamente come nelle società di persone,
applicando la rela�va disciplina.
La disciplina del potere generale di rappresentanza degli amministratori coincide con quella de�ata per le
s.p.a.; Però, i contra� conclusi dagli amministratori con rappresentanza in confli�o di interessi possono
essere annulla� su domanda della società, se il confli�o era conosciuto o riconosciubile dal terzo. Inoltre,
possono essere impugnate le decisioni ado�ate dal CdA col voto determinante di un amministratore in
confli�o di interessi, qualora cagionino un danno patrimoniale alla società.
L'impugnazione può essere presentata, entro 90 giorni, dagli altri amministratori, dal collegio sindacale e dal
sogge�o incaricato alla revisione dei con�.
Gli amministratori sono responsabili verso la società e verso i singoli soci o i terzi dire�amente
danneggia�, ma non verso i creditori sociali; Sono responsabili solidalmente con gli amministratori anche i
Il sistema legisla�vo
Le società coopera�ve sono società a capitale variabile che perseguono uno scopo mutualis�co.
Cara�eri stru�urali
Le società coopera�ve di medie e grandi dimensioni sono modellate sulla base della disciplina della s.p.a.,
mentre le piccole società coopera�ve su quella più snella delle s.r.l., obbligatoria per le società coopera�ve
con meno di 9 soci.
Per orientare l'a�vità sociale verso il perseguimento dello scopo mutualis�co sono previs� dal codice
specifici cara�eri stru�urali:
• è previsto un numero minimo di soci per la cos�tuzione e la sopravvivenza della società (i soci
devono essere almeno 9, o 3 se la società ado�a la disciplina della s.r.l.; se il numero dei soci scende
al di so�o ed entro un anno non è reintegrato la società si scioglie e deve essere messa in stato di
liquidazione);
• Si richiede che i soci cooperatori abbiano specifici requisi� sogge�vi (per assicurare che la
compagine sociale sia composta da persone appartenen� a categorie sociali interessate a fruire dei
servizi offer� dalla coopera�va). Regola generale: non possono in ogni caso essere soci coloro che
esercitano in proprio imprese in concorrenza con la coopera�va.
Tali requisi� non sono richies� ai soci sovventori.
• Sono fissa� i limi� massimi alla quota di partecipazione di ciascun socio e alla percentuale di u�li
agli stessi distribuibile (favorendo l’allargamento della base societaria e disincen�vando la
partecipazione per fini lucra�vi).
• Le variazioni del numero dei soci e del capitale sociale non comportano modificazione dell’a�o
cos�tu�vo (facilitando l’ingresso di nuovi soci e il recesso di quelli non più interessa� all’a�vità
mutualis�ca).
• L’assemblea vota per numero di teste; per cui ogni socio cooperatore persona fisica ha un solo
voto.
• Le società coopera�ve sono so�oposte a vigilanza dell’autorità governa�va al fine di assicurare che
venga il regolare funzionamento amministra�vo e contabile.
Le quote. Le azioni
Nelle coopera�ve la partecipazione può essere rappresentata da quote o azioni, a seconda della disciplina
ado�ata. Per s�molare l’allargamento della compagine azionaria, nessun socio persona fisica può avere una
quota superiore a centomila euro, a pa�o che non abbia più di 500 soci, in tal caso tale limite può essere
elevato al 2% del capitale sociale. Il limite non opera in caso di conferimen� in natura o credi� e soci diversi
da persone fisiche.
Le quote e le azioni dei soci cooperatori non possono essere cedute senza l’autorizzazione degli
amministratori (il cui provvedimento deve essere comunicato al socio entro 60 giorni dalla richiesta). Il
silenzio vale assenso e il provvedimento che nega l’autorizzazione deve essere mo�vato.
Infine, l’a�o cos�tu�vo può autorizzare gli amministratori ad acquistare o rimborsare quote o azioni della
società nel rispe�o di un duplice limite:
il rapporto tra patrimonio ne�o e indebitamento complessivo deve essere superiore ad un quarto;
l'acquisto o il rimborso deve essere effe�uato nei limi� degli u�li distribuibili e delle riserve disponibili
risultan� dall'ul�mo bilancio.
Le assemblee separate sono obbligatorie quando la società ha più di 3mila soci e svolge la propria a�vità
in più province o quando ha più di 500 soci e realizza più ges�oni mutualis�che.
L'assemblea generale è cos�tuita dai soci-delega� e delibera defini�vamente sull'ordine del giorno. Le
deliberazioni delle assemblee separate non possono essere impugnate autonomamente, mentre quelle
dell'assemblea generale possono essere impugnate dagli assen� o dissenzien� nelle assemblee separate,
quando queste ul�me si sono tenute irregolarmente.
• divieto di distribuire dividendi superiori all'interesse massimo dei buoni fru�feri postali;
-il divieto di remunerare gli strumen� finanziari offer� in so�oscrizione ai soci cooperatori in misura
superiore al 2% rispe�o al limite massimo;
Le mutue assicuratrici
Le mutue assicuratrici sono società coopera�ve cara�erizzate dalla stre�a interdipendenza che (per legge)
esiste tra la qualità di socio e la qualità di assicurato: non si può acquistare la qualità di socio, se non
assicurandosi presso la società e, viceversa, si perde la qualità di socio con l’es�nguersi dell’assicurazione.
Questo principio differenzia il mutuo assicura�vo rispe�o alle comuni coopera�ve di assicurazione.
Per le obbligazioni sociali, ed in par�colare per il pagamento delle indennità assicura�ve, risponde solo la
società con il proprio patrimonio. I soci assicura� sono obbliga� verso la società al pagamento di
contribu�, che cos�tuiscono nel contempo conferimento e premio di assicurazione (paga�
periodicamente). Tu�avia, se il patrimonio sociale (formato dai contribu�) è insufficiente per l’esercizio
dell’a�vità assicura�va, l’a�o cos�tu�vo può prevedere la cos�tuzione di fondi di garanzia per il
pagamento delle indennità, mediante speciali conferimen� da parte di soci assicura� o di terzi, a�ribuendo
anche a quest’ul�mi la qualità di socio. Di regola infa�, coesistono due categorie di soci: soci assicura� e
soci sovventori (i quali si limitano a conferire il capitale necessario per l’a�vità della società senza essere
assicura�).
LA TRASFORMAZIONE
Nozione e limi�
Nel codice del 1942, la trasformazione era un is�tuto �picamente societario, anche se spesso u�lizzato dalla
legislazione speciale al di fuori del se�ore societario per i vantaggi che offre. L'a�uale disciplina, a riguardo,
opera una dis�nzione tra trasformazione omogenea (fra società) e trasformazione eterogenea (da società di
capitali in altri en� o viceversa).
La trasformazione omogenea è il cambiamento del �po di società, ovvero è il passaggio da un �po di
società ad altro, senza che vi sia l'es�nzione della società preesistente: è la stessa società che conserva i
diri� e gli obblighi e prosegue tu� i rappor� dell’ente che ha effe�uato la trasformazione.
Dunque, la trasformazione è uno strumento che serve ad ada�are l’asse�o organizza�vo della società alle
nuove esigenze sopravvenute durante la vita della stessa.
La legge però, vieta espressamente la trasformazione di una società coopera�va a mutualità prevalente in
società lucra�va. La trasformazione (omogenea o eterogenea) può avvenire anche in pendenza di
procedura concorsuale, purché non vi sia incompa�bilità con le sue finalità.
La trasformazione eterogenea
Una società di capitali può trasformarsi in consorzi, società consor�li, società coopera�ve, comunioni di
azienda, associazioni non riconosciute e fondazioni. Per questo �po di trasformazione è richiesto il voto
favorevole di almeno i due terzi degli aven� diri�o e il consenso dei soci che assumono responsabilità
illimitata.
• LA FUSIONE
Nozione. Dis�nzioni
La fusione è l’unificazione di due o più società in una sola, e può essere realizzata in due diversi modi:
• con la cos�tuzione di una nuova società, che prende il posto di tu�e le società che si fondono
(fusione in senso stre�o);
• o mediante assorbimento in una società preesistente di una o più società (fusione per
incorporazione); è la forma di fusione più diffusa.
La fusione può aversi sia fra società dello stesso �po (fusione omogenea), sia fra società di �po diverso
(fusione eterogenea: che comporta anche la trasformazione di una o più società che si fondono). La
partecipazione alla fusione non è consen�ta alle società in stato di liquidazione e che abbiano già
cominciato la distribuzione dell’a�vo, mentre è possibile per le società so�oposte a procedura concorsuale.
La fusione è uno strumento di concentrazione delle imprese societarie che consente di ampliarne la
dimensione e la compe��vità sul mercato. Questo is�tuto, oltre ad una concentrazione economica, dà
luogo anche ad una concentrazione giuridica. Infa�, la società incorporante o che risulta dalla fusione
assume i diri� e gli obblighi delle società partecipan� alla fusione, proseguendo in tu� i loro rappor�,
anche processuali, anteriori alla fusione. I creditori delle società es�nte quindi, potranno far valere i loro
diri� sull’unitario patrimonio della società risultante dalla fusione.
Il proge�o di fusione
Il procedimento di fusione si ar�cola in tre fasi essenziali: il proge�o, la delibera e l’a�o.
Gli amministratori delle diverse società partecipan� alla fusione devono redigere il proge�o, che deve
contenere le seguen� indicazioni:
• il �po, la denominazione o regione sociale e la sede delle società partecipan�;
• l’a�o cos�tu�vo della nuova società risultante dalla fusione o di quella incorporante;
• il rapporto di cambio delle azioni o quote (rapporto in base al quale saranno assegnate ai soci delle
società che si es�nguono le azioni o quote della società incorporante o della nuova società).
Il proge�o di fusione deve essere pubblicato nel registro delle imprese nel luogo in cui le società hanno la
sede o, in alterna�va, sul sito internet della società.
Inoltre, la documentazione informa�va si compone anche della redazione preven�va di altri tre documen�:
• la situazione patrimoniale, reda�a dagli amministratori di ciascuna delle società partecipan�;
La delibera di fusione
La fusione viene decisa da ciascuna delle società che vi partecipano mediante l’approvazione del rela�vo
proge�o. Per l'approvazione vanno rispe�ate le norme de�ate per le modificazioni dell'a�o cos�tu�vo e le
rela�ve maggioranze (società di persone: è suff. la magg. dei soci determinata in base all'a�ribuzione degli
u�li a ciascuno; società di capitali: la fusione è deliberata dall'assemblea straordinaria con le normali magg).
I soci che non hanno acconsen�to alla fusione o, in caso di fusione eterogenea o di fusione omogenea per la
s.r.l., i soci che non hanno concorso alla deliberazione avranno diri�o di recesso.
Le delibere di fusione delle singole società devono essere iscri�e nel registro delle imprese, (e previo
controllo di legalità da parte del notaio verbalizzante se la società risultante dalla fusione è una società di
capitali).
L’a�o di fusione
Il procedimento di fusione si conclude con la s�pulazione dell’a�o di fusione da parte dei legali
rappresentan� delle società interessate, che danno così a�uazione alle rela�ve delibere assembleari. L'a�o,
in ogni caso, deve essere reda�o per a�o pubblico.
L'a�o di fusione deve essere iscri�o nel registro delle imprese nei luoghi in cui le società partecipan� e la
società risultante dalla fusione hanno sede. Dall'ul�ma iscrizione decorrono gli effe� della fusione:
unificazione sogge�va e patrimoniale delle società. Una volta eseguite le iscrizioni dell’a�o di fusione
prescri�e per legge, l’invalidità dell’a�o di fusione non può essere più pronunciata; resta salvo solo il
diri�o al risarcimento dei danni eventualmente spe�ante ai soci o ai terzi danneggia� dalla fusione, i quali
potranno agire nei confron� degli amministratori.
• LA SCISSIONE
Il procedimento
Gli amministratori delle società partecipan� alla scissione devono redigere un unitario proge�o di
scissione, che deve contenere: l’esa�a descrizione degli elemen� patrimoniali da trasferire a ciascuna delle
società beneficiarie e dell’eventuale conguaglio in denaro; i criteri di distribuzione ai soci delle azioni o
quote delle società beneficiarie.
Le altre fasi del procedimento di scissione ricalcano quelle previste per la fusione: delibera della scissione,
pubblicità, opposizione dei creditori e s�pula dell'a�o di scissione. Fasi che devono essere ripercorse anche
dalle società beneficiarie, qualora si tra� di società preesisten�; se invece, beneficiaria della scissione è
una società di nuova cos�tuzione, l'a�o di scissione, da redigere sempre come a�o pubblico, vale anche
come a�o cos�tu�vo.
La scissione diventa efficace a par�re dalla data in cui è stata eseguita l'ul�ma iscrizione dell'a�o di scissione
nel registro delle imprese in cui sono state iscri�e le società beneficiarie.
A tutela dei creditori è stato stabilito che ciascuna società è solidalmente responsabile, nei limi� del valore
effe�vo del patrimonio ne�o ad essa assegnato o rimasto e dei debi� della società scissa non soddisfa�
dalla società cui fanno carico (in sostanza, tu�e le società coinvolte nella scissione sono garan� in via
sussidiaria di quella il cui debito è stato trasferito).
• LA SOCIETA' EUROPEA
La cos�tuzione
La SE è una s.p.a. (e quindi ogni socio risponde delle obbligazioni solo nei limi� del capitale so�oscri�o). Il
capitale minimo è di 120mila euro.
La cos�tuzione di una SE è consen�ta:
• quando si fondono s.p.a. sogge�e alla legge di sta� membri differen�;
• quando due o più s.p.a. promuovono la cos�tuzione di una società europea holding al fine di
so�oporsi ad una direzione unitaria;
• quando due o più en� presentano un collegamento stabile con ordinamen� comunitari diversi;
• quando viene s�pulato un pa�o unilaterale di cos�tuzione di società da parte di un’altra società
europea;
• in caso di trasformazione di una s.p.a. cos�tuita secondo la legge di uno stato membro.
Gli oneri
La stru�ura interna della SE è cara�erizzata dalla presenza dell’assemblea dei soci, da un’amministrazione e
controllo basa� sul sistema dualis�co (organo di direzione e organo di vigilanza) o su quello monis�co
(organo di amministrazione).
Per quanto riguarda l’assemblea, le competenze, l’organizzazione e le procedure di voto sono regolate dalla
legge dello stato della sede. Le deliberazioni vengono prese di regola a maggioranza semplice, ma per le
modificazioni dello statuto è necessaria una maggioranza di almeno i due terzi.
La ges�one
Nel sistema dualis�co, i componen� dell’organo di vigilanza sono nomina� dall’assemblea generale. L’organo
di vigilanza esercita il controllo sulla ges�one; per fare ciò è tenuto in costante aggiornamento dall’organo di
direzione sull’andamento generale degli affari sociali.
L’organo di direzione ges�sce la società so�o la propria responsabilità. I componen� sono nomina� e
revoca� dall’organo di vigilanza.
Il sistema monis�co prevede solo un organo di amministrazione a cui è a�ribuita la ges�one della società. I
suoi componen� sono nomina� e revoca� dall’assemblea. Non possono essere nomina� amministratori i
sogge� che la legge dello stato o della sede considera non eleggibili.
La disciplina locale della s.p.a. viene richiamata anche in tema di redazione, controllo e pubblicità del
bilancio d’esercizio e consolidato.
Cos�tuzione
La SCE è una società coopera�va in cui i soci rispondono limitatamente o illimitatamente alle obbligazioni
sociali a seconda di quanto previsto dallo statuto.
La SCE è cara�erizzata da scopo mutualis�co (l’ogge�o principale consiste nel soddisfacimento dei bisogni
e/o promozione delle a�vità economiche e sociali dei propri soci).
La cos�tuzione della SCE deve essere eseguita da almeno cinque soci che presen�no un legame con almeno
due ordinamen� nazionali diversi.
In alterna�va la SCE può nascere:
• per fusione fra coopera�ve cos�tuite secondo la legge di uno stato membro, che abbiano sede nella
Comunità e che siano sogge�e ad almeno due ordinamen� nazionali diversi;
• per trasformazione di una coopera�va che possegga da almeno due anni una succursale o una
controllata sogge�a alla legge di un altro stato membro.
I fondatori redigono l’a�o cos�tu�vo e lo statuto della società coopera�va europea, nel quale va indicato il
capitale so�oscri�o che non può essere inferiore a 30mila euro.
Per quanto riguarda i conferimen�, possono essere conferi� gli elemen� dell’a�vo susce�bili di
valutazione economica, ad eccezione delle prestazioni di opere o servizi.
Le partecipazioni sociali
Le partecipazioni dei soci nella SCE sono rappresentate da quote nomina�ve. È ammessa la creazione di
categorie speciali di quote, dotate di diri� diversi. Questo consente la presenza di soci sovventori, ai quali è
possibile riservare privilegi nella partecipazione agli u�li e una rappresentanza negli organi di ges�one e di
vigilanza.
L’ingresso di nuovi soci avviene con il trasferimento delle quote esisten�, oppure so�oscrivendo quote di
nuova emissione. Il capitale della SCE è variabile.
Gli organi
La SCE può essere organizzata secondo il sistema dualis�co o monis�co, e conserva la disciplina de�ata per
la SE in materia di organi di amministrazione e controllo e coinvolgimento dei lavoratori.
Se ne discosta la disciplina dell’assemblea, nella quale vige la regola del voto per teste, in linea con i principi
tradizionale del diri�o coopera�vo.
L’assemblea deve riunirsi almeno una volta l’anno, entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio per
l’approvazione del bilancio e la des�nazione degli u�li. I quorum assembleari sono fissa� dallo statuto.
Nel caso particolare in cui la cosa venduta non ha le qualità promesse o quelle essenziali per l’uso cui è
destinata, il compratore ha diritto ad ottenere la risoluzione del contratto.
L’azione di risoluzione per inadempimento non è invece soggetta a termini di decadenza soggiace
all’ordinaria prescrizione decennale quando la cosa consegnata sia completamente diversa da quella pattuita
o difetti delle qualità necessarie ad assolvere la funzione che le parti hanno assunto come essenziale ( aliud
pro alio).
Garanzia di conformità
Quando la vendita ha per oggetto beni di consumo il venditore ha l’obbligo di consegnare al consumatore
beni conformi al contratto di vendita ed è responsabile nei confronti dello stesso per qualsiasi difetto di
conformità esistente al momento della consegna del bene (il consumatore può richiedere: riparazione del
bene o sostituzione, riduzione del prezzo o anche la risoluzione del contratto). Il venditore è responsabile se
il difetto si manifesta entro due anni dalla consegna e può a sua volta agire contro gli altri soggetti della
catena distributiva (produttore, precedenti venditori).
La somministrazione
La somministrazione è il contratto con il quale una parte (somministrante) si obbliga, verso corrispettivo di
un prezzo, ad eseguire a favore dell’altra parte (somministrato) prestazioni periodiche o continuative di cose.
È un contratto di durata. Consente di soddisfare un bisogno durevole del somministrato assicurando
regolarità delle forniture nel tempo e la stabilità dei prezzi.
Può avere per oggetto solo la prestazione di cose (in caso di prestazione di servizi si ha appalto). La
somministrazione ha per oggetto una pluralità di prestazioni.
È possibile ricorrere alla risoluzione del contratto se l’inadempimento ha notevole importanza ed è tale da
menomare la fiducia nell’esattezza dei successivi adempimenti. Se l’inadempimento del somministrato è di
lieve entità, il somministrante non può sospendere l’esecuzione del contratto senza darne congruo preavviso.
È possibile inserire nel contratto di somministrazione il patto di preferenza ed il patto di esclusiva.
Con il patto di preferenza il somministrato si obbliga a preferire, a parità di condizioni, lo stesso
somministrante qualora intenda stipulare un successivo contratto di somministrazione per lo stesso oggetto.
La clausola di esclusiva può essere a favore del somministrante (il somministrato non può ricevere da terzi
prestazioni dello stesso tipo), del somministrato (il somministrante non può compiere forniture della stessa
natura ad altri nella zona per cui l’esclusiva è concessa) o a favore di entrambi.
I contratti di distribuzione
Sono accordi che prevedono clausole che consentono al produttore una penetrante ingerenza nella sfera
decisionale dei propri rivenditori e un coordinamento unitario della rete distributiva. Nel contempo sono
offerte ai venditori possibilità più sicure di guadagno attraverso la concessione di una posizione di privilegio
(ad es. esclusiva di rivendita per una certa zona).
Clausole tipiche di questo contratto consistono:
a. nell’impegno del distributore di acquistare periodicamente quantitativi minimi a condizioni
predeterminate nel contratto;
b. nell’impegno del distributore di promuovere la rivendita dei prodotti acquistati secondo modalità
previste dal produttore.
Quest’ultimo aspetto può essere realizzato in due modalità: la concessione di vendita e il contratto di
affiliazione commerciale (franchising di distribuzione).
Concessione di vendita
Nella concessione di vendita sono previste clausole che impongono ai rivenditori: un’efficiente
organizzazione di vendita, l’acquisto di quantitativi minimi di merce a scadenze determinate, la pratica di
prezzi prestabiliti dal produttore, la fornitura di assistenza tecnica alla clientela, controlli periodici da parte
del concedente sull’efficienza dell’organizzazione di vendita.
Le obbligazioni dell’appaltatore
Obbligazione fondamentale dell’appaltatore è quella di compiere l’opera o il servizio commessogli.
L’appaltatore deve fornire la materia prima per il compimento dell’opera (se fornita dal committente, deve
denunciarne prontamente i difetti).
L’appaltatore non può apportare modifiche alle modalità di esecuzione pattuite, salvo autorizzazione del
committente.
Il committente deve verificare lo svolgimento dei lavori a proprie spese. Se dai controlli risulta che
l’appaltatore non ha rispettato le condizioni, viene stabilito un termine entro il quale deve conformarsi alle
condizioni del progetto. Decorso tale termine, il contratto è risolto. Prima di ricevere la consegna dell’opera,
il committente ha diritto di sottoporre la stessa a collaudo (se il risultato è negativo, il committente deve
comunicare all’appaltatore se intende rifiutare l’opera). Per l’accettazione non è richiesta una dichiarazione
espressa. Con l’accettazione i rischi del perimento passano al committente; l’appaltatore è liberato dalla
garanzia per difformità e vizi dell’opera e ha diritto al pagamento del prezzo.
Il subappalto
Il subappalto è un contratto di appalto stipulato fra l’appaltatore ed un terzo, avente ad oggetto l’esecuzione
della stessa opera assunti dal primo nei confronti del committente. Il subappalto è possibile solo se
autorizzato dal committente.
La subfornitura
Nozione. Tipi
Con il contratto di trasporto, una parte (vettore) si obbliga, verso corrispettivo, a trasportare persone o cose
da un luogo a un altro. Oggetto del contratta di trasporto è quindi l’esecuzione di un servizio qualificato: il
trasferimento nello spazio di persone o cose. Il codice civile è integralmente applicabile solo il trasporto
terrestre su strada in quanto il trasporto marittimo e il trasporto aereo sono specificamente regolati dal codice
della navigazione e il trasporto ferroviario è disciplinato da apposite leggi speciali.
Il trasporto di persone
La conclusione del contratto è di regola accompagnata dal rilascio di un biglietto di viaggio (è un documento
di legittimazione).
Il vettore si obbliga, oltre a trasportare l’avente diritto, anche a farlo arrivare indenne al luogo di arrivo e ad
evitare perdite o avaria alle cose che il viaggiatore porta con sé. Ne consegue che il vettore:
i. è responsabile per il ritardo o la mancata esecuzione del trasporto;
j. è responsabile dei sinistri che colpiscono il viaggiatore durante il trasporto e della perdita/avaria del
bagaglio se non prova di aver adottato tutte le misure idonee ad evitare il danno.
Sono nulle le clausole che limitano la responsabilità del vettore per i sinistri che colpiscono la persona del
viaggiatore.
Il trasporto di cose
Il trasporto di cose è contratto consensuale concluso fra il mittente e il vettore.
Il mittente è tenuto a fornire al vettore tutte le indicazioni necessarie per l’individuazione della cosa da
trasportare e per l’esecuzione del trasporto (c.d. lettera di vettura): il vettore è tenuto a rilasciarne un
duplicato allo scopo di provare il ricevimento della merce da trasportare.
Obbligo fondamentale del mittente è quello di pagare il corrispettivo del trasporto, salvo che con apposita
clausola questo non sia stato posto a carico del destinatario (porto assegnato).
Obbligazione fondamentale del vettore è quella di eseguire il trasporto secondo le modalità convenute e di
consegnare la merce al destinatario, dandogli prontamente avviso dell’arrivo.
Nozione. Disciplina
I magazzini generali sono imprese di custodia di merci e derrate soggette a specifica regolamentazione e a
controllo della pubblica amministrazione. Il magazzino assume l’obbligo di custodire le cose mobili ricevute
e di restituirle in natura.
Il magazzino generale è infatti responsabile a meno che non provi che la perdita, il calo o l’avaria della
merce siano derivati da caso fortuito, dalla natura delle merci o da vizi delle stesse o dell’imballaggio. Perciò
i danni derivanti da cause ignote sono a suo carico.
Nozione. Tipi
Il mandato è il contratto con il quale una parte (mandatario) si obbliga a compiere uno o più atti giuridici per
conto dell’altra parte (mandante). Ad esempio: acquistare o vendere beni; assumere obbligazioni; eseguire
pagamenti o riscuotere crediti. Il tutto per conto del mandante, sul quale ricadono gli effetti negativi e
positivi dell’attività gestoria del mandatario.
Il mandato è quindi un contratto di cooperazione giuridica esterna, cui tipicamente si ricorre quando un
soggetto non può o non vuole provvedere di persona alla cura dei propri interessi.
Il contratto di agenzia
Nel contratto d’agenzia una parte (agente) assume stabilmente e verso retribuzione, l’incarico di promuovere
contratti in una zona determinata.
L’agente assume il nome di rappresentante di commercio quando, oltre a promuoverli, ha anche il potere di
concluderli direttamente in nome e per conto del preponente. La funzione tipica degli agenti è quella di
consentire la distribuzione capillare dei prodotti altrui prendendo contratti con la clientela di una determinata
zona e stimolandone gli ordini.
L’agente di commercio opera avvalendosi di una propria autonoma organizzazione e a proprio rischio (è un
lavoratore autonomo).
L’attività di agente e di rappresentante di commercio può essere esercitata solo dagli iscritti in appositi ruoli
tenuti dalle camere di commercio.
La disciplina
Il contratto di agenzia può essere concluso anche verbalmente o per fatti concludenti (deve essere provato
per iscritto).
Di regola comporta un diritto reciproco di esclusiva per la zona prefissata, e cioè: il preponente non può
avvalersi contemporaneamente di più agenti nella stessa zona e per lo stesso ramo di attività; nel contempo,
all’agente è vietato di trattare nella stessa zona e per lo stesso ramo, gli affari di più imprese in concorrenza
fra loro.
Obbligo fondamentale dell’agente è quello di promuovere, nella zona assegnatali, la conclusione di contratti
per conto del preponente. Deve agire con lealtà e buona fede e deve informare il preponente sulla situazione
del mercato e sulla convenienza dei singoli affari preposti; non può concedere sconti e dilazioni senza
autorizzazione.
Il preponente può conferire all’agente la rappresentanza per la conclusione dei contratti, che allora saranno
stipulati direttamente dall’agente.
Il fondamentale diritto dell’agente è quello al compenso (percentuale sull’importo degli affari).
Sull’agente grava integralmente il rischio della propria attività: di non trovare clienti, di non vedere accettati
dal preponente gli affari proposti, del buon fine degli affari conclusi.
L’agente ha diritto alla provvigione anche per gli affari conclusi dopo lo scioglimento del rapporto se la
conclusione è da ricondurre prevalentemente all’attività da lui svolta.
Vi sono obblighi di comportamento anche a carico del preponente, che è tenuto ad agire con lealtà e buona
fede nei rapporti con l’agente. Deve inoltre informarlo, entro un termine ragionevole, dell’accettazione o del
rifiuto di un affare procuratogli e della mancata esecuzione. Per il pagamento delle provvigioni, il preponente
deve consegnare all’agente il relativo estratto conto.
La mediazione
È mediatore colui che mette in relazione due o più parti per la conclusione di un affare senza essere legato ad
alcuna di esse da rapporti di collaborazione, di dipendenza o di rappresentanza.
Funzione tipica del mediatore è quella di mettere in contatto fra loro i potenziali contraenti e tale funzione
può essere svolta dal mediatore sia spontaneamente sia su incarico di una o di entrambe le parti. Queste sono
libere di concludere o meno l’affare e il mediatore ha diritto al compenso (provvigione) per il solo fatto che
l’affare si è concluso per effetto del suo intervento.
Chi esercita attività, anche occasionale o discontinua, di mediatore deve essere iscritto presso le camere di
commercio.
La disciplina
Il diritto del mediatore alla provvigione matura con la conclusione dell’affare (è necessario che sia stato
concluso per effetto del suo intervento).
L’ammontare della provvigione (dovuta al mediatore da ciascuna delle parti) è determinata, in mancanza di
accordo, dalle camere di commercio.
Il mediatore ha l’obbligo di formazione nei confronti delle parti riguardo a circostanze che possono influire
sulla conclusione dell’affare.
Il mediatore è responsabile per l’esecuzione del contratto quando tace ad un contraente il nome dell’altro (es.
quando vuole impedire che le parti si conoscano, per evitare che le stesse concludano successivi affari senza
servirsi della sua opera).
I depositi bancari
Il deposito di denaro è la principale operazione passiva delle banche. La banca acquista la proprietà della
somma ricevuta in deposito e si obbliga a restituirla nella stessa specie monetaria alla scadenza del termine
convenuto (deposito vincolato) o a richiesta del depositante (deposito libero) con o senza preavviso.
Il tasso di interesse sulle somme depositate devono risultare dal contratto e non può essere inferiore a quello
predeterminato dalla banca per quella determinata categoria di depositi.
I depositi semplici non possono essere alimentati da successivi versamenti e non prevedono la possibilità di
prelevamenti parziali prima della scadenza, facoltà che sono in possesso del detentore di depositi a
risparmio. Il libretto di risparmio è un documento che attesta l’esistenza del deposito di risparmio e le
annotazioni in esso riportate dall’impiegato della banca fanno piena prova nei rapporti fra banca e
depositante.
Nei libretti nominativi i prelevamenti possono essere effettuati solo dall’intestatario del libretto o da un suo
rappresentante.
I libretti nominativi pagabili al portatore consentono il prelevamento anche a un soggetto diverso
dall’intestatario.
Nei libretti al portatore, il possesso del libretto abilita alla riscossione delle somme depositate.
L’apertura di credito
L’apertura di credito è il contratto con il quale la banca si obbliga a tenere a disposizione dell’altra parte una
somma di denaro per un dato periodo di tempo o a tempo indeterminato.
Il cliente può utilizzare la somma messagli a disposizione dalla banca in una o più volte; può inoltre
ripristinare la disponibilità con successivi versamenti.
L’apertura di credito può essere allo scoperto o assistita da garanzie reali o personali a favore della banca. Le
garanzie che assistono all’apertura di credito non si estinguono fino alla fine del rapporto.
Nell’apertura di credito a tempo determinato, la banca può recedere anticipatamente se sussiste una giusta
causa (la banca deve concedere un termine di 15 giorni per la restituzione delle somme utilizzate).
Nell’apertura di credito a tempo indeterminato, la banca può recedere tranquillamente dando però un
preavviso di almeno 15 giorni (periodo in cui il cliente può continuare ad utilizzare il credito, restituendo alla
scadenza le somme prestate).
L’anticipazione bancaria
L’anticipazione bancaria è un’operazione di finanziamento garantita da pegno. La garanzia offerta alla banca
è costituita da titoli o merci di valore accettabile. L’ammontare del credito concesso dalla banca è
proporzionale al valore dei titoli o delle merci dati in pegno.
La banca può richiedere un supplemento di garanzia se il valore delle cose date in pegno diminuisce di un
decimo rispetto a quello iniziale.
Si ha anticipazione propria quando le merci o i titoli sono costituiti in pegno regolare. La banca non può
disporre delle cose ricevute in pegno e alla scadenza dovrà restituire i titoli e la merce.
L’anticipazione è impropria quando i titoli sono costituiti in pegno irregolare (i titoli non sono stati
individuati o è stata concessa alla banca la facoltà di disporne). Alla scadenza la banca restituirà solo i titoli
dello stesso genere per la parte eccedente l’ammontare della somma ancora dovuta dal cliente.
Lo sconto
Lo sconto è il contratto con il quale la banca (scontante) anticipa al cliente (scontatario) l’importo di un
credito verso terzi non ancora scaduto, decurtato dell’interesse. Il cliente a sua volta cede alla banca, salvo
buon fine, il credito stesso (es. sconto di cambiale).
La funzione dello sconto è quella di monetizzare prima della scadenza il credito concesso da un imprenditore
al suo cliente. La banca a sua volta lucra la differenza fra il valore nominale del credito e la somma anticipata
Le cassette di sicurezza
Col servizio delle cassette di sicurezza la banca mette a disposizione uno scomparto metallico posto in locali
corazzati custoditi dalla banca. Nella cassetta il cliente può riporre oggetti, titoli o valori. È munita di doppia
chiave, una consegnata al cliente, l’altra custodita dalla banca. La banca non può assistere alle operazioni
d’immissione e prelievo (il contenuto resta perciò ignoto alla banca).
La banca risponde verso l’utente per l’idoneità e la custodia dei locali e per l’integrità della cassetta, salvo
caso fortuito.
Sull’utente incombe l’onere di provare il valore del contenuto della cassetta ai fini della determinazione del
danno risarcibile.
È imposto al cliente da parte della banca di dichiarare il valore massimo dei beni che intende custodire onde
consentire alla banca di dotarsi di adeguata copertura amministrativa.
Il leasing
Il leasing soddisfa una specifica esigenza delle imprese: quella di disporre dei beni strumentali necessari per
l’attività produttiva senza esseri costretti ad immobilizzare ingenti capitali per l’acquisto.
È un contratto che intercorre fra un impresa finanziaria specializzata e chi ha bisogno di beni strumentali per
la propria impresa (risulta funzionale soprattutto per beni strumentali a rapida obsolescenza).
Si è sviluppato anche un leasing di beni di consumo durevoli (leasing di consumo) ed il leasing di beni
immobili (stabilimenti industriali o studi professionali).
Il leasing è articolato in tre tecniche operative: il leasing finanziario (il più diffuso), il leasing operativo e il
lease-back.
Il leasing finanziario
Il leasing finanziario è concluso nell’ambito di un’operazione trilaterale alla quale partecipano la società di
leasing (concedente), l’impresa interessata all’utilizzo del bene (utilizzatore) ed un’impresa che produce o
distribuisce il bene stesso (fornitore).
L’impresa di leasing acquista dal fornitore il bene desiderato dall’utilizzatore e lo cede in godimento a
quest’ultimo stipulando un contratto che prevede:
v. il godimento concesso per un periodo di tempo determinato che nel leasing di beni strumentali tende
a coincidere con la vita tecnica del bene;
w. la corresponsione di un canone periodico come corrispettivo del godimento;
x. la facoltà per l’utilizzatore di acquistare la proprietà del bene alla scadenza del contratto pagando un
prezzo predeterminato.
Alla fine del contratto l’utilizzatore può scegliere se acquistare il bene, restituirlo o rinnovare il contratto.
Tutti i rischi connessi al godimento del bene sono a carico dell’utilizzatore.
Le clausole che regolano la risoluzione del contratto per inadempimento dell’utilizzatore prevedono che
l’impresa di leasing:
y. ha diritto di chiedere la risoluzione del contratto anche in mancanza del pagamento di un solo
canone;
z. ha diritto di trattenere integralmente i canoni riscossi.
Nel leasing di beni di consumo durevoli o nel leasing mobiliare, il bene conserva un valore finale non
trascurabile e risulta agevolmente vendibile a terzi.
Nel leasing di godimento l’impresa di leasing può trattenere i canoni riscossi ed esigere a titolo di
risarcimento danni i canoni ulteriori e il prezzo di opzione. Nel leasing traslativo l’utilizzatore dovrà
corrispondere un equo compenso per l’uso ed il risarcimento dei danni nella misura quantificata dal giudice.
In caso di fallimento dell’utilizzatore, il contratto rimane sospeso finché il curatore non decide se subentrarvi
o risolverlo.
Se il curatore opta per lo scioglimento del contratto, il concedente ha diritto alla restituzione del bene e può
trattenere i canoni già riscossi.
In caso di fallimento del concedente il contratto prosegue automaticamente e l’utilizzatore conserva la
facoltà di acquistare il bene alla scadenza pagando i canoni e il prezzo pattuito.
Il factoring
Sono imprese specializzate nella gestione dei crediti d’impresa e che offrono con un unico contratto di durata
servizi relativi alla tenuta della contabilità debitori, alla gestione dell’incasso dei crediti, all’eventuale
concessione di anticipazioni sull’importo dei crediti ed eventuale assunzione a proprio carico del rischio di
insolvenza.
Nella prassi operativa italiana, il factoring è stato strutturato utilizzando l’istituto della cessione del credito.
Si può stipulare un contratto di factoring se ricorrono le seguenti condizioni: il cedente è un imprenditore; i
crediti ceduti sorgono da contratti stipulati dal cedente nell’esercizio dell’attività d’impresa; il cessionario è
una banca o un intermediario finanziario il cui oggetto sociale prevede l’esercizio dell’attività di acquisto di
crediti d’impresa.
Ricevuti i crediti (presenti e futuri) dall’impresa cedente, il factor si obbliga a gestirli e riscuoterli, in quanto
si caratterizza per la prestazione di ulteriori servizi che non si esauriscono nella sola cessione del credito.
Nell’accordo di factoring deve essere specificato il debitore ceduto.
L’accordo di cessione globale determina l’automatico trasferimento di crediti ceduti al factor man mano che
gli stessi vengono ad esistenza (il fornitore dovrà consegnare al factor i documenti probatori dei crediti
ceduti e notificare al debitore l’avvenuta cessione). La cessione avviene di regola pro solvendo (il cedente
garantisce la solvenza del debitore ceduto).
Le carte di credito
Le carte di credito sono documenti (tessere) che consentono al titolare di acquistare beni o servizi senza
pagamento immediato del prezzo.
Le carte di credito trilaterali sono emesse da imprese specializzate nella gestione di tale servizio che consiste
in un’attività di intermediazione nei pagamenti.
L’emittente la carta di credito paga infatti ai fornitori quanto loro dovuto dai titolari della carta per merci e
servizi acquistati; a scadenze periodiche si fa poi rimborsare da questi ultimi quanto pagato ai primi per loro
conto. Per il servizio reso percepisce un compenso sia dai fornitori (esercizi convenzionati), sia dagli
acquirenti (titolari della carta).
Con la convenzione di rilascio il titolare della carta è legittimato dietro il pagamento di un canone annuo
piuttosto modesto, ad utilizzare la stessa per effettuare acquisti presso gli esercizi convenzionati senza il
pagamento del prezzo.
Il titolare si obbliga a rimborsare mensilmente quanto pagato per suo conto (decurtato di una percentuale a
titolo di compenso per il servizio: il disaggio), dietro invio dell’estratto conto del periodo.
L’uso abusivo delle carte di credito è sanzionato penalmente.
La moneta elettronica
La moneta elettronica è un valore monetario rappresentato da un credito nei confronti dell’emittente,
memorizzato su un dispositivo elettronico ed accettato come mezzo di pagamento da soggetti diversi
dall’emittente stesso.
La sua emissione avviene dietro versamento da parte del richiedente dell’importo corrispondente, più una
commissione per remunerare il servizio. L’emittente “carica” quindi l’importo disponibile su una tessera di
A) I servizi d’investimento
La gestione di portafogli
Con tale operazione il cliente affida all’intermediario una determinata somma perché la investa in strumenti
finanziari secondo criteri concordati con il cliente o secondo modelli standardizzati. Gli strumenti finanziari
sono acquistati in nome e per conto del cliente (mandato con rappresentanza) e detenuti in deposito regolare
dall’intermediario, o in nome proprio e per conto del cliente. Sono poi gestiti attraverso successive
operazioni di investimento e disinvestimento tese a incrementare il valore del patrimonio mobiliare.
Il cliente può sempre impartire istruzioni vincolanti sulle operazioni da effettuare e deve poter recedere dal
contratto in ogni momento.
Il patrimonio conferito in gestione dal singolo cliente costituisce patrimonio separato da quello dell’impresa
d’investimento e degli altri clienti.
Caratteri generali
Gli organismi di investimento collettivo investono in strumenti finanziari o in altre attività di denaro raccolto
fra il pubblico dei risparmiatori operando secondo criteri di gestione fondati sul principio della ripartizione
dei rischi.
Consentono una gestione di massa del risparmio raccolto; consentono di attenuare i rischi dell’investimento
azionario attraverso una diversificazione dei titoli in portafoglio. Inoltre, se l’organismo collettivo è di tipo
aperto, è possibile ottenere in ogni momento il rimborso del capitale (incoraggiando così l’investimento
azionario dei piccoli risparmiatori).
Gli organismi di investimento collettivo del risparmio possono assumere due diverse forme giuridiche: fondi
comuni di investimento e società di investimento a capitale variabile.
In entrambe le configurazioni è presente una s.p.a. che ha per oggetto l’investimento collettivo del risparmio
raccolto secondo il principio della ripartizione dei rischi.
Nei fondi comuni gli investitori non diventano soci della società, ma le somme versate costituiscono un
patrimonio autonomo (il fondo comune) da quello della società di gestione che lo amministra. Gli investitori
La disciplina
L’istituzione dei fondi comuni d’investimento è riservata alle società di gestione di risparmio (Sgr).
Esse devono essere preventivamente autorizzate allo svolgimento dell’attività dalla banca d’Italia sentita la
Consob, e sono sottoposte alla relativa vigilanza. Le Sgr svolgono anche attività come la gestione di
portafogli di investimento, consulenza, gestione fondi pensione,…
La società di gestione è investita del potere di decidere tutti gli atti di amministrazione e di disposizione del
patrimonio del fondo, operando con diligenza e trasparenza in modo da ridurre il rischio di conflitti di
interesse anche tra i patrimoni gestiti.
La contabilità della società di gestione e quella del fondo comune sono soggette a revisione contabile
obbligatoria.
I fondi pensione
I fondi pensione sono forme di previdenza collettiva introdotte per erogare ai lavoratori e ai liberi
professionisti trattamenti pensionistici integrativi di quelli corrisposti dal sistema pubblico. La loro
costituzione può essere prevista dagli accordi collettivi di lavoro, da accordi fra lavoratori autonomi o da enti
o imprese.
I fondi pensione sono finanziati con contributi dei datori di lavoro e dei lavoratori che vi aderiscono. Con la
riforma del 2005, i lavoratori dipendenti possono conferirvi anche il TFR.
Il loro patrimonio è investito in valori mobiliari o altre attività finanziarie.
Nozione. Disciplina
Costituisce offerta al pubblico di prodotti finanziari ogni comunicazione rivolta a persone che presenti
sufficienti informazioni sulle condizioni dell’offerta e dei prodotti finanziari offerti così da mettere un
investitore in grado di decidere di acquistare o di sottoscrivere tali prodotti finanziari.
Coloro che intendono effettuare un’offerta al pubblico di strumenti finanziari devono prima pubblicare un
prospetto informativo che deve prima essere approvato dalla Consob. Il prospetto deve contenere le
informazioni necessarie affinché gli investitori possono pervenire ad un fondato giudizio sull’investimento
proposto, sui diritti ad esso connessi e sui relativi rischi.
La Consob è investita di ampi poteri regolamentari al fine di assicurare il corretto svolgimento dell’offerta.
Essa infatti definisce la modalità di svolgimento dell’offerta anche al fine di assicurare la parità di
trattamento dei destinatari. Individua inoltre le norme di correttezza che sono tenuti a osservare l’offerente,
l’emittente e chi colloca i prodotti finanziari, nonché coloro che si trovano in rapporto di controllo con tali
soggetti.
Il mercato mobiliare
L’organizzazione e la regolamentazione di un mercato dei valori mobiliari e degli altri strumenti finanziari
risponde al duplice scopo di agevolare (attraverso la tipizzazione e la concentrazione delle negoziazioni) la
conclusione e l’esecuzione dei relativi contratti di compravendita e di consentire la formazione di prezzi
ufficiali significativi degli strumenti finanziari scambiati.
Il più antico e il più importante mercato mobiliare regolamentato italiano è la borsa valori. In essa vengono
negoziati titoli di massa largamente diffusi fra il pubblico (azioni di società, obbligazioni,…) ammessi alle
quotazioni e altri strumenti finanziari collegati a titoli quotati.
L’organizzazione e la gestione dei mercati sono disciplinati da un regolamento deliberato dall’assemblea
ordinaria della società di gestione.
La Consob autorizza l’esercizio dell’attività dei mercati regolamentati; vigila inoltre su quelli esistenti al fine
di assicurare la trasparenza del mercato, l’ordinato svolgimento delle negoziazioni e la tutela degli
investitori.
I contratti di borsa
I contratti di borsa sono contratti standardizzati che hanno per oggetto il trasferimento della proprietà di un
determinato quantitativo di valori mobiliari (azioni, obbligazioni, quote di fondi comuni,…) individuati solo
nel genere (es. mille azioni Fiat ordinarie), la cui esecuzione (individuazione e consegna delle azioni,
pagamento del prezzo) è differita ad una scadenza predeterminata.
I contratti di borsa si atteggiano perciò come vendite a termine di azioni. Sono contratti standardizzati: i tipi
di contratti ammessi e i quantitativi minimi negoziabili sono stabiliti dal regolamento del mercato.
Chi intenda acquistare o vendere titoli acquistati in borsa è tenuto perciò a rivolgersi ad uno degli
intermediari abilitati, conferendogli un apposito incarico scritto di acquisto o di vendita (c.d. ordine di borsa).
A partire dal 1996, la negoziazione dei titoli in borsa è effettuata con un sistema telematico che collega in un
unico mercato nazionale gli operatori autorizzati. I contratti di borsa sono stipulati direttamente dagli
intermediari fra di loro, in nome proprio e per conto dei rispettivi clienti.
L’insolvenza di mercato di uno dei soggetti ammessi alle negoziazioni è dichiarata dalla Consob e determina
l’immediata liquidazione dei contratti dell’insolvente non ancora scaduti.
Il riporto
Il riporto è il contratto con il quale una parte trasferisce in proprietà all’altra parte titoli di credito di una data
specie per un determinato prezzo. Nel contempo questi si obbliga a trasferire al primo, ad una determinata
scadenza, la proprietà di altrettanti titoli della stessa specie, verso rimborso di un prezzo che può essere
aumentato o diminuito nella misura convenuta.
I tipi di assicurazione
L’assicurazione contro i danni è dominata dal principio indennitario. L’indennizzo dovuto dall’assicuratore
non può superare il danno sofferto dall’assicurato.
L’assicurazione sulla vita è sottratta all’applicazione del principio indennitario: il capitale o la rendita
assicurata possono essere liberamente determinati dalla parti e sono in ogni caso dovuti dall’assicuratore al
verificarsi dell’evento previsto.
Nozione
L’associazione in partecipazione è il contratto con il quale una parte (associante) attribuisce all’altra
(associato) una partecipazione agli utili della sua impresa o di uno o più affari, verso il corrispettivo di un
determinato apporto.
L’apporto dell’associato è per lo più costituito da una forma di denaro. Il contratto permette all’associante, di
regola un imprenditore, di reperire mezzi finanziari per lo svolgimento della propria attività o anche per il
compimento di determinate operazioni economiche, senza gravarsi di oneri fissi. L’associato è esposto anche
al rischio di perdere il capitale apportato dato che partecipa anche alle perdite dell’impresa dell’associante,
sia pure solo nei limiti dell’apporto.
Disciplina
I terzi acquistano diritti ed assumono obbligazioni verso l’associante, al quale spetta la gestione esclusiva
dell’impresa. L’associato ha diritto a ricevere un rendiconto dell’affare compiuto per poter controllare i
risultati della gestione.
La quota spettante all’associato è proporzionale al valore dell’apporto.
Il contratto di associazione in partecipazione può essere stipulato con una pluralità di associati.
Premessa
I titoli di credito sono documenti destinati alla circolazione che attribuiscono il diritto ad una determinata
prestazione. Questi documenti possono essere titoli di credito in senso stretto (assegno bancario, cambiale),
titoli di credito rappresentativi di merci (polizza di carico per merci depositate) e titoli di partecipazione
(azioni di società e quote di partecipazione).
Si fa un ulteriore distinzione fra titoli individuali (che vengono emessi per una distinta operazione) e titoli di
massa (che rappresentano frazioni di uguale valore nominale di un’unitaria operazione economica).
Alcuni titoli di credito presuppongono un determinato rapporto giuridico (titoli causali). Per altri invece il
rapporto giuridico che da luogo alla loro emissione può variamente atteggiarsi (titoli astratti).
I titoli all’ordine
I titoli all’ordine sono titoli intestati ad una persona determinata. Circolano mediante consegna del titolo
accompagnato dalla girata. Il possessore del titolo all’ordine si legittima in base ad una serie continua di
girate: è necessario che il nome di ogni girante corrisponda a quello del giratario della girata precedente (il
debitore è tenuto a controllare solo la regolarità formale delle girate). Sono titoli di credito all’ordine: la
cambiale, l’assegno bancario, l’assegno circolare, i titoli rappresentativi di merci.
La girata è una dichiarazione scritta sul titolo (di regola sul retro) e sottoscritta, con la quale l’attuale
possessore (girante) ordina al debitore cartolare di adempiere nei confronti di un altro soggetto (giratario).
La girata è piena quando contiene il nome del giratario; la forma consueta è “per me pagate a…”, con la
sottoscrizione del girante. La girata è in bianco quando non contiene il nome del giratario (di regola costituita
dalla sola firma del girante). Chi riceve un titolo girato in bianco può: riempire la girata col proprio nome o
col nome di un'altra persona, girare di nuovo il titolo in pieno o in bianco; trasmettere il titolo ad un terzo
senza riempire la girata e senza apporne una nuova.
I titoli nominativi
I titoli nominativi sono titoli intestati ad una persona determinata. L’intestazione deve risultare sia dal titolo
che da un apposito registro tenuto dall’emittente (doppia intestazione). Il possessore di un titolo nominativo
è perciò legittimato all’esercizio dei relativi diritti per effetto della doppia intestazione a suo favore.
Possono essere titoli nominativi: le obbligazioni, le quote di partecipazione a fondi comuni di investimento,
i titoli del debito pubblico.
Vi sono due diverse procedure per il trasferimento della legittimazione.
Una prima procedura prevede il cambio contestuale delle due intestazioni, a cura e sotto la responsabilità
dell’emittente (transfert). Il transfert può essere richiesto sia dall’alienante sia dall’acquirente.
Più diffusa è la seconda forma di trasferimento: il trasferimento mediante girata. Nel trasferimento per girata
la doppia annotazione è eseguita da soggetti diversi ed in tempi diversi: l’annotazione sul titolo (girata) è
fatta dall’alienante; quella nel registro dell’emittente, ad opera di quest’ultimo e si rende necessaria solo
quando l’acquirente voglia esercitare i relativi diritti (l’acquirente può trasferire ad altri il titolo).
Le eccezioni cartolari
Esistono eccezioni che il debitore cartolare può opporre al debitore del titolo per sottrarsi al pagamento; si
distinguono in due grandi categorie: eccezioni reali ed eccezioni personali. Le prime sono opponibili a
qualunque portatore del titolo. Le secondo sono invece opponibili solo ad un determinato portatore e non si
ripercuotono sugli altri.
Danno luogo ad eccezioni reali: le eccezioni di forma (mancata osservanza dei requisiti formali del titolo); le
eccezioni fondate sul contesto letterale del titolo (principiò della letteralità); la falsità della firma (es. firma
apposta da un omonimo); difetto di capacità o di rappresentanza al momento dell’emissione del titolo; la
mancanza delle condizioni necessarie per l’esercizio dell’azione.
Sono eccezioni personali tutte le eccezioni diverse da quelle reali, in particolare: le eccezioni derivanti dal
rapporto fondamentale che ha dato luogo all’emissione del titolo, opponibili solo al primo prenditore; le
eccezioni fondate su altri rapporti personali con i precedenti possessori; le eccezioni di difetto di titolarità del
diritto cartolare.
L’ammortamento
A favore di colui che ha perso (smarrimento, sottrazione o distruzione) il possesso del titolo e la
legittimazione sono apprestati rimedi che consentono di svincolare l’esercizio del diritto dal possesso del
titolo.
Per i titoli all’ordine e nominativi è previsto l’istituto dell’ammortamento: è un procedimento diretto ad
ottenere la dichiarazione giudiziale che il titolo originario non è più strumento di legittimazione; chi ha
ottenuto l’ammortamento può infatti esigere il pagamento su presentazione del relativo decreto.
La procedura inizia con la denuncia al debitore della perdita del titolo e con il contestuale ricorso dell’ex
possessore al presidente del tribunale, che pronuncia con decreto l’ammortamento. Dal momento della
notifica il titolo perde la sua funzione di legittimazione e il debitore non è liberato se paga al detentore del
titolo.
La cambiale in bianco
È la cambiale sprovvista di uno dei requisiti essenziali (è sufficiente che siano presenti nel momento in cui il
portatore chiede il pagamento).
All’emissione della cambiale in bianco si ricorre infatti quando alcuni dati cambiari non sono attualmente
determinabili. Chi rilascia una cambiale in bianco resta esposto al rischio che la stessa sia riempita dal
prenditore in modo difforme da quanto pattuito.
Il rischio è più grave se l’immediato prenditore, dopo aver completato il titolo in difformità degli accordi, lo
giri ad un terzo. L’eccezione di abusivo riempimento non è opponibile al terzo possessore, se questi abbia
acquistato la cambiale in buona fede.
Il portatore decade dal diritto di riempire la cambiale in bianco dopo tre anni dall’emissione del titolo.
Le obbligazioni cambiarie
Nelle cambiali a pluralità di obbligazioni, l’invalidità della singola obbligazione cambiaria non incide sulla
validità delle altre (sono indipendenti reciprocamente).
L’avallo
È una dichiarazione cambiaria con la quale un soggetto (avallante) garantisce il pagamento della cambiale
per tutta o parte della somma. È una tipica garanzia cambiaria e può essere data per uno qualsiasi degli
obbligati cambiari. Se manca l’indicazione di avallo, si intendono avallanti il traente e l’emittente.
L’avallante che paga la cambiale acquista i diritti ad essa inerenti contro l’avallato e contro coloro che sono
cambiariamente obbligati verso quest’ultimo. Si possono avere anche più avallanti che operano verso lo
stesso obbligato cambiario (coavallo).
Le azioni cambiarie
In caso di rifiuto di pagamento, il portatore può agire contro tutti gli obbligati cambiari.
Esercitando l’azione diretta, il portatore deve osservare solo il termine di prescrizione di tre anni dalla
scadenza della cambiale.
L’azione contro gli obbligati di regresso può essere esercitata alla scadenza se il pagamento non ha avuto
luogo, o anche prima della scadenza se l’accettazione è stata rifiutata o in caso di fallimento del trattario o
del traente. Negli altri casi l’esercizio dell’azione di regresso è subordinata alla constatazione del rifiuto di
accettazione o di pagamento con un atto denominato protesto.
Il portatore è tenuto a dare avviso della mancata accettazione entro quattro giorni feriali successivi alla
levata del protesto.
Il protesto
Sono abilitati alla levata del protesto i notai, gli ufficiali giudiziari e i loro aiutanti o i segretari comunali. I
presentatori presentano il titolo, ne incassano l’importo o constatano il mancato pagamento. Nel secondo
caso si procede alla redazione dell’atto da parte del notaio, con la sottoscrizione del presentatore.
I protesti sono pubblicati in un apposito registro informatico. L’illegittima levata del protesto può essere
fonte di responsabilità per danni del creditore, per il discredito che arreca al debitore.
Il protesto può essere sostituito da una dichiarazione scritta di rifiuto dell’accettazione o del pagamento
datata e sottoscritta dal trattario.
Le azioni extracambiarie
L’emissione e la circolazione della cambiale trovano fondamento in un rapporto di debito fra chi dà e riceve
il titolo. Per realizzare il proprio credito, il possessore della cambiale può esercitare anche l’azione causale
nei confronti del debitore che è stato parte del relativo rapporto. Per poterla esercitare è necessario che siano
accertati col protesto la mancata accettazione o pagamento della cambiale.
Può verificarsi che il portatore abbia perduto, per decadenza o prescrizione, tutte le azioni cambiarie. In tal
caso può agire contro il traente, l’accettante o il girante esercitando l’azione di arricchimento cambiario
(inquadrabile nell’azione di ingiustificato arricchimento).
Ammortamento
La disciplina di ammortamento della cambiale coincide sostanzialmente con quella dettata con i titoli di
credito all’ordine.
Le cambiali finanziarie
Costituiscono uno strumento di finanziamento delle imprese che permette a queste di raccogliere fra il
pubblico capitale di credito a breve termine, in alternativa al credito bancario (più costoso).
Sono titoli di credito con scadenza compresa fra i tre e i dodici mesi dalla data di emissione. La loro struttura
è quella del pagherò cambiario e devono avere un taglio minimo di 50mila euro.
Devono essere indicati anche i proventi a favore del prenditore.
Le cambiali finanziarie possono essere girate esclusivamente con la clausola “senza garanzia”: questo
agevola la sottoscrizione da parte dei risparmiatori, dato che essi potranno far circolare ulteriormente i titoli
senza esporsi a responsabilità cambiaria.
Circolazione. Avallo
La circolazione dell’assegno bancario all’ordine è regolato da norme che sostanzialmente coincidono con
quelle dettate per la cambiale.
La circolazione dell’assegno al portatore è regolata dalle disposizioni generali del codice in tema di titoli al
portatore.
Anche l’assegno bancario può essere garantita tramite avallo, ma si tratta di istituto desueto data la breve vita
del titolo.
Il pagamento dell’assegno
L’assegno bancario è sempre pagabile a vista. L’eventuale postdatazione dell’assegno non impedisce al
portatore di presentarlo anticipatamente per il pagamento, né alla banca di pagarlo.
Il termine per gli assegni emessi e pagabili in Italia è di otto giorni dalla data di emissione, se l’assegno è
pagabile nello stesso comune in cui è emesso (quindici giorni se è pagabile solo in altro comune).
L’ammortamento
La disciplina è modellata su quella della cambiale.
Nozione e disciplina
È un titolo di credito all’ordine che contiene la promessa incondizionata della banca emittente di pagare a
vista una somma di denaro.
La sua emissione avviene dietro versamento da parte del richiedente dell’importo corrispondente (è a
copertura anticipata).
Nel caso di assegno bancario la banca non è cambiariamente obbligata al pagamento e pagherà la somma
indicata nel titolo solo se sussiste la “copertura” (disponibilità di fondi utilizzabili dal cliente mediante
l’assegno). In caso di assegno circolare è la banca che si impegna cambiariamente a pagare la somma portata
da titolo; il possessore dell’assegno circolare non corre il rischio che l’assegno sia stato emesso a vuoto.
La banca può emettere assegni circolari solo per somme che siano presso di essa disponibili al momento
dell’emissione.
Sono requisiti di validità dell’assegno circolare la denominazione di assegno circolare, la promessa
incondizionata di pagare una somma determinata, l’indicazione del prenditore, data e luogo nel quale
l’assegno è emesso, la sottoscrizione della banca emittente.
All’assegno circolare si applica in parte la disciplina del vaglia cambiario a vista, in parte la disciplina
dell’assegno bancario.
La dichiarazione di fallimento
Il fallimento può essere dichiarato: 1)su ricorso di uno o più creditori; 2)su richiesta del debitore; 3)su
istanza del pubblico ministero.
Il pubblico ministero ha il potere-dovere di chiedere il fallimento quando l’insolvenza risulti da fatti che
configurano reati fallimentari.
Il fallimento è dichiarato con sentenza, che contiene alcuni provvedimenti necessari per lo svolgimento della
procedura: nomina il giudice delegato e il curatore preposti al fallimento; ordina al fallito il deposito del
bilancio, delle scritture contabili e dell’elenco dei creditori; accertamento dello stato passivo.
Il concordato fallimentare
È un modo di chiusura del fallimento che consente all’imprenditore fallito di chiudere definitivamente i
rapporti passati attraverso il pagamento parziale dei creditori o altra forma di ristrutturazione dei debiti,
ottenendo nel contempo la liberazione dei beni soggetti alla procedura fallimentare. Il concordato
fallimentare può perciò giovare sia al fallito che ai creditori.
Il concordato consente quindi al fallito di sanare definitivamente i propri debiti attraverso una sorta di
accordo con il ceto creditorio, che può prevedere il pagamento anche parziale dei debiti, la dilazione o
ristrutturazione degli stessi.
Consente inoltre la liberazione dei beni sottoposti allo spossessamento fallimentare e non espone alle
possibili conseguenze penali connesse al fallimento.
Il concordato preventivo
L’imprenditore che si trova in stato di difficoltà economica può evitare che la crisi sfoci in un fallimento
regolando i propri rapporti con i creditori mediante un concordato preventivo.
Per stato di crisi si intende una difficoltà temporanea e reversibile che non consente all’imprenditore di
soddisfare regolarmente i creditori. Il concordato quindi può perseguire la ristrutturazione dei crediti
attraverso una dilazione dei termini di pagamento, nel soddisfacimento parziale dei creditori; può prevedere
la suddivisione dei creditori in classi.
La procedura del concordato preventivo inizia con la domanda di ammissione del debitore. Ricevuta la
domanda, il tribunale si accerta che ricorrono i presupposti richiesti dalla legge per la ammissione alla
procedura.
A differenza del fallimento il debitore conserva l’amministrazione dei suoi beni e continua l’esercizio
dell’impresa per gli atti di ordinaria amministrazione.
Il concordato preventivo consente una soddisfazione parziale ma tempestiva dei creditori.
I creditori precedenti alla stipulazione del concordato non possono intraprendere azioni esecutive sul
patrimonio del debitore.
L’amministrazione straordinaria
È una procedura applicabile in alcune ipotesi di crisi dell’impresa caratterizzate da una maggiore rilevanza
sociale. La procedura consente di evitare il fallimento a quelle imprese che si trovino in stato di insolvenza o
che abbiano omesso il pagamento di almeno tre mensilità di retribuzione ai propri dipendenti (non inferiori a
300).
Con l’amministrazione straordinaria si vuole continuare l’attività produttiva, anche con l’ausilio di garanzie
dello Stato sulla base di un programma di risanamento della durata non superiore a due anni.
La procedura è disposta dal Ministero dello sviluppo economico, con proprio decreto, nel quale vengono
nominati il commissario e un comitato di sorveglianza. Il programma predisposto dal commissario deve
prevedere un piano di risanamento coerente con gli indirizzi della politica industriale.
Il risanamento può attuarsi anche attraverso l’acquisto di aziende e impianti delle imprese poste in
amministrazione straordinaria da parte di società costituite da banche fra loro consorziate (tali trasferimenti
sono agevolati fiscalmente).
L’amministrazione straordinaria risponde all’esigenza di disciplinare la crisi dell’impresa in un’ottica che
non tiene conto unicamente degli interessi dei creditori ma si preoccupa anche delle ripercussioni che tale
crisi può avere sull’intera collettività.