Campobasso
Parte prima - LIMPRENDITORE
Capitolo primo. LIMPRENDITORE
Il sistema legislativo
Il Codice Civile distingue diversi tipi di imprese e di imprenditori in base a tre
criteri:
- loggetto dellimpresa ( che determina la distinzione tra imprenditore
agricolo e imprenditore commerciale);
- la dimensione dellimpresa (in base alla quale individuato il piccolo
imprenditore e limprenditore medio-grande);
- la natura del soggetto che esercita limpresa (che determina la
tripartizione legislativa fra impresa individuale, societ ed impresa
pubblica).
Tutti gli imprenditori sono assoggettati a una disciplina di base comune (statuto
generale dellimprenditore). Gli imprenditori commerciali non piccoli sono
assoggettati allo statuto tipico dellimprenditore commerciale (iscrizione nel
registro delle imprese con effetti di pubblicit legale, la disciplina della
rappresentanza commerciale, le scritture contabili, il fallimento e le procedure
concorsuali).
La nozione generale di imprenditore
imprenditore chi esercita professionalmente unattivit economica
organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni e servizi.
Lart.2082 fissa i requisiti minimi che devono ricorrere perch un dato soggetto
sia esposto allapplicazione delle norme del codice civile dettate per limpresa e
per limprenditore. Dallo stesso articolo si ricava che limpresa attivit (serie
coordinata di atti) caratterizzata da uno specifico scopo (produzione o scambio
di beni e servizi) e da specifiche modalit di svolgimento (organizzazione,
economicit, professionalit).
Requisiti art.2082:
-Lattivit produttiva
Limpresa attivit produttiva di nuova ricchezza. E irrilevante che lattivit
produttiva costituisca anche godimento di beni preesistenti.
Questa definizione esclude dalla categoria di impresa le attivit di mero
godimento (attivit che non d luogo alla produzione di nuovi beni e servizi; ad
es. il proprietario di immobili che ne gode i frutti concedendoli in locazione).
Unattivit pu costituire allo stesso tempo godimento di beni preesistenti e
produzione di nuovi beni o servizi (es. albergatore). Gli atti di investimento,
speculazione e finanziamento, quando siano coordinati in modo da configurare
unattivit, possono dar vita ad impresa se ricorrono i requisiti
1
La riforma del diritto fallimentare del 2006 e del 2007 ha introdotto un sistema
esclusivamente basato su criteri quantitativi e monetari. Infatti non definisce
pi chi piccolo imprenditore, ma individua alcuni parametri dimensionali
dellimpresa, al di sotto dei quali limprenditore commerciale non fallisce.
In base allattuale disciplina non soggetto al fallimento limprenditore
commerciale che dimostri il possesso congiunto dei seguenti requisiti:
- aver avuto (nei tre esercizi antecedenti la data di deposito dellistanza di
fallimento) un attivo patrimoniale di ammontare complessivo annuo non
superiore trecentomila euro;
- aver realizzato (nei tre esercizi antecedenti la data di deposito
dellistanza di fallimento) ricavi lordi per un ammontare complessivo
annuo non superiore a duecentomila euro;
- avere un ammontare di debiti (anche non scaduti) non superiori a
cinquecentomila euro.
Tali valori possono essere aggiornati con cadenza triennale (per adeguarle alla
svalutazione monetaria) con decreto del Ministro della giustizia.
Limpresa artigiana
La definizione dellimpresa artigiana (legge n.443-1985) basata:
- sulloggetto dellimpresa, che pu essere costituito da qualsiasi attivit di
produzione di beni (anche semilavorati) o di prestazioni di servizi;
- sul ruolo dellartigiano nellimpresa, si richiede in particolare che egli svolga in
misura prevalente il proprio lavoro, anche manuale, nel processo produttivo,
ma non che il suo lavoro prevalga sugli altri fattori produttivi.
La legge del 1985 afferma altres la qualifica artigiana delle imprese costituite
in forma di societ di persone, di societ a responsabilit limitata e di societ
cooperativa, purch ricorrano determinate condizioni.
Il riconoscimento della qualifica artigiana in base alla legge quadro non basta
per sottrarre lartigiano allo statuto dellimprenditore commerciale. E
necessario altres che sia rispettato il criterio della prevalenza fissato
dallart.2083, per quanto riguarda lesposizione al fallimento. In mancanza,
limprenditore sar artigiano ai fini delle provvidenze regionali, ma dovr
qualificarsi imprenditore commerciale non piccolo ai fini civilistici e/o del diritto
fallimentare.
Limpresa familiare
limpresa nella quale collaborano il coniuge, i parenti entro il terzo grado e
gli affini entro il secondo grado dellimprenditore: la c.d. famiglia nucleare (art.
230 bis). Non necessariamente limpresa familiare una piccola impresa.
Il legislatore ha predisposto una tutela minima del lavoro familiare nellimpresa
al fine di evitare abusi e ingiustizie largamente diffuse nel passato: sono quindi
riconosciuti diritti sia sul piano patrimoniale (diritto al mantenimento, diritto
alla partecipazione agli utili dellimpresa, diritto sui beni acquistati con gli utili,
diritto di prelazione in caso di trasferimento o divisione dellazienda) sia sul
piano amministrativo (decisioni di particolare rilievo -impiego degli utili e degli
incrementi, cessazione dellimpresa,- prese a maggioranza dai familiari che
partecipano allimpresa). Il diritto di partecipazione trasferibile solo a favore
6
degli altri membri della famiglia nucleare con il consenso unanime dei familiari
gi partecipanti.
Limpresa familiare resta unimpresa individuale, limprenditore ha la propriet
esclusiva dei beni aziendali e il compito di provvedere alla gestione ordinaria.
Limprenditore agisce nei confronti di terzi in proprio e solo lui sar
responsabile verso questi delle relative obbligazioni di contratto. Se limpresa
commerciale sar esposto al fallimento.
C) Impresa collettiva e impresa pubblica
Il terzo criterio di differenziazione della disciplina delle imprese rappresentato dalla
NATURA GIURIDICA DEL SOGGETTO TITOLARE. Tre sono le figure contemplate dal
legislatore:
o impresa individuale
o impresa societaria
o impresa pubblica.
Limpresa societaria
Esistono diversi tipi di societ, la societ semplice utilizzabile solo per
lesercizio di attivit non commerciale. Le societ commerciali possono essere
imprenditori agricoli o imprenditori commerciali a seconda dellattivit
esercitata. (vedi in seguito)
Le imprese pubbliche
Attivit dimpresa pu essere svolta anche dallo Stato e dagli altri enti pubblici.
Ci possibile in tre diverse forme:
- servendosi di strutture di diritto privato (societ, generalmente per
azioni: il caso delle societ a partecipazione statale);
- enti di diritto pubblico che svolgono attivit dimpresa, i cosidetti enti
pubblici economici (sono sottoposti allo statuto generale
dellimprenditore, con una solo eccezione: lesonero dal fallimento e dalle
procedure concorsuali minori);
- svolgendo direttamente attivit dimpresa avvalendosi di proprie
strutture organizzative (es. le aziende municipalizzate che erogano
pubblici servizi come acqua, gas e trasporti) In questi casi lattivit di
impresa secondaria ed accessoria rispetto ai fini istituzionali dellente
pubblico.
Art.2093 dispone che nei confronti degli enti titolari di imprese-organo si
applica la disciplina generale dellimpresa e quella propria dellimprenditore
commerciale, stabilendo per che sono salve le diverse disposizioni di legge.
(esonerati dalliscrizione al registro delle imprese e dalla procedure
concorsuali).
Dal 1990 quasi tutti gli enti pubblici economici sono stati trasformati in societ
per azioni a partecipazione statale (privatizzazione formale); in tempi pi
recenti stata avviata la dismissione delle partecipazione pubbliche di
controllo (privatizzazione sostanziale).
7
Linizio dellimpresa
La qualit di imprenditore si acquista con leffettivo inizio dellesercizio
dellattivit dimpresa (principio di effettivit). In precedenza si riteneva che
lattivit iniziasse con liscrizione nel registro delle imprese: questa regola
stata abbandonata.
E stabilito che si imprenditore anche durante la fase preliminare di
organizzazione in quanto costituita da un insieme di atti di gestione indirizzati
a un fine produttivo. Pu essere sufficiente anche un solo atto di organizzazione
imprenditoriale (particolarmente qualificato) per affermare che lattivit
dimpresa iniziata (es. societ alberghiera che acquista unarea fabbricabile).
La fine dellimpresa
La fine dellimpresa di regola preceduta da una fase di liquidazione pi o
meno lunga, durante la quale limprenditore completa i cicli produttivi iniziati,
vende le giacenze di magazzino e gli impianti, licenzia i dipendenti, definisce i
rapporti pendenti. La fase liquidativa pu ritenersi chiusa solo con la definitiva
disgregazione del complesso aziendale, che rende definitiva e irrevocabile la
cessazione.
In passato veniva stabilito un diverso trattamento nel caso di fine dellimpresa
dellimprenditore individuale rispetto a quello della societ. Nel primo si
riteneva che non era necessaria la completa definizione dei rapporti sorti
durante lesercizio dellimpresa, nel secondo non rilevava il momento di
effettiva cessazione di attivit di impresa bens fosse necessaria la
cancellazione dal registro delle imprese e la completa definizione dei rapporti
pendenti. Questa disparit venne meno con la dichiarazione di
incostituzionalit dellart.10 legge fallimentare, perch non prevedeva che il
termine annuale decorresse per le societ dal momento della cancellazione dal
registro. Questo fu il preludio per le successive modifiche.
10
Con il d.lgs 5/2006 e il d.lgs 169/2007, il nuovo art.10 della legge fallimentare
dispone che gli imprenditori individuali e collettivi possono essere dichiarati
falliti entro un anno dalla cancellazione dal registro delle imprese, se
linsolvenza si manifestata anteriormente alla medesima o entro lanno
successivo. Per ragioni di certezza del diritto, si presume che al momento della
cancellazione (condizione necessaria) lattivit dimpresa sia gi terminata, ma
il creditore o il pubblico ministero possono dimostrare il momento delleffettiva
cessazione dellattivit da cui decorre il termine del primo comma. il debitore
non pu dimostrare di aver cessato lattivit dimpresa prima della
cancellazione per anticipare il decorso di tale termine, nemmeno se si tratta di
persona fisica. Per gli imprenditori persone fisiche e per le societ cancellate
dufficio, la cancellazione dal registro delle imprese non per da sola
sufficiente, si deve accompagnare alleffettiva cessazione dellattivit
dimpresa mediante la disgregazione del complesso aziendale.
C) Capacit e impresa
Incapacit e incompatibilit
La capacit allesercizio di attivit dimpresa si acquista con la piena capacit
di agire e quindi al compimento del diciottesimo anno di et. Si perde in
seguito a interdizione o a inabilitazione. Il minore o lincapace che esercita
attivit di impresa non acquista la qualit di imprenditore. Costituiscono
semplici incompatibilit il divieto di esercizio di impresa commerciale posto a
carico di coloro che esercitano determinati uffici o professioni (ad es. impiegati
dello Stato, avvocati, notai). La violazione di tali divieti non impedisce
lacquisto della qualit di imprenditore commerciale, ma espone solo a sanzioni
amministrative e ad un aggravamento delle sanzioni penali per bancarotta in
caso di fallimento.
Limpresa commerciale degli incapaci
possibile lesercizio di attivit dimpresa per conto di un incapace da parte di
rispettivi rappresentanti legali o da parte di soggetti limitatamente capaci
dagire con losservanza delle disposizioni dettate al riguardo.
Il codice non prevede regole particolari per chi esercita attivit agricola. Una
specifica disciplina prevista per lattivit commerciale (in quanto attivit
rischiosa). Non possibile iniziare una nuova impresa commerciale in nome e
nellinteresse dellincapace, ma consentita solo la continuazione dellesercizio
di unimpresa commerciale preesistente (salvo che per il minore emancipato).
La continuazione dellattivit di impresa deve essere utile per lincapace e
autorizzata dal tribunale. Chi ha la rappresentanza legale del minore o
dellinterdetto, pu compiere tutti gli atti che rientrano nellesercizio
dellimpresa. Linabilitato, in seguito allautorizzazione, pu esercitare
personalmente limpresa assistito dal curatore. Il minore emancipato pu
essere autorizzato dal tribunale ad iniziare una nuova impresa
commerciale,acquistando la piena capacit di agire.
I provvedimento autorizzativi e di revoca del tribunale sono soggetti ad
iscrizione nel registro delle imprese.
11
della concorrenza, che vanno tenute sotto controllo per evitare che degenerino
in situazioni monopolistiche.
Fissato il principio guida della libert di concorrenza (art.41 Cost.) La legge
italiana:
- consente limitazioni legali della libert di concorrenza per fini di utilit sociale
ed anche la creazione di monopoli legali in specifici settori di interesse
generale;
- consente limitazioni negoziali della concorrenza;
- assicura lordinato e corretto svolgimento della concorrenza attraverso la
repressione degli atti di concorrenza sleale. Per lungo tempo il sistema italiano
della concorrenza stato sprovvisto di una normativa antimonopolistica.
Questa lacuna stata parzialmente colmata dalla disciplina antitrust dettata
dai trattati istitutivi della CEE, riguardanti per solo le pratiche che possono
pregiudicare il regime concorsuale del mercato comune europeo. Con la legge
287/1990, recante norme per la tutela della concorrenza del mercato, si
affianca alla normativa comunitaria anche una normativa antimonopolistica
italiana.
A) La legislazione antimonopolistica
La disciplina italiana e comunitaria
La disciplina comunitaria volta a preservare la struttura concorrenziale del
mercato comunitario e reprimere le pratiche anticoncorrenziali che
pregiudicano il commercio fra stati membri.
Questo principio recepito anche dalla legislazione antimonopolistica italiana,
volta a preservare il regime concorrenziale del mercato nazionale e a reprimere
i comportamenti anticoncorrenziali che incidono sul mercato italiano.
Con la legge 287/1990 stato istituita lAutorit garante della concorrenza e
del mercato, che vigila sul rispetto della normativa antimonopolistica generale,
adotta i provvedimenti antimonopolistici necessari ed irroga le sanzioni
amministrative e pecuniarie previste dalla legge. La competenza dellautorit
garante inoltre estesa anche al settore bancario, essendo state di recente
abrogate le competenze della Banca dItalia in materia. La disciplina italiana ha
tuttavia carattere residuale.
(segue) Le singole fattispecie
Tre sono i fenomeni rilevanti per la disciplina antimonopolistica nazionale e
comunitaria:
- intese restrittive della concorrenza: sono comportamenti concordati tre
imprese, anche attraverso organismi comuni (consorzi, associazioni di
imprese), volti a limitare la propria libert di azione sul mercato. Non
tutte le intese anticoncorrenziali sono vietate. Sono vietate le intese che
hanno per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare, in
maniera consistente, il gioco della concorrenza allinterno del mercato (le
intese vietate sono nulle ad ogni effetto). Il divieto di atti intese
anticoncorrenziali rilevanti non ha carattere assoluto, lautorit pu
concedere esenzioni temporanee, purch si tratti di intese che migliorino
27
oggi tendono a ridursi mal conciliandosi con i principi ispiratori dellUE e con la
legge antimonopolistica nazionale.
Quando la produzione di determinati beni o servizi attuata in regime di
monopolio legale, il legislatore si preoccupa di tutelare gli utenti contro possibili
comportamenti arbitrari del monopolista.
Per chi opera in regime di monopolio sono previsti due obblighi:
- lobbligo di contrarre con chiunque richieda le prestazioni;
- lobbligo di rispettare la parit di trattamento tra i diversi richiedenti.
Limitazioni convenzionali della concorrenza
(art.2596) La libert individuale di iniziativa economica e di concorrenza
libert parzialmente disponibile. E consentita la stipulazione di accordi
restrittivi della concorrenza e detta nel contempo una disciplina di carattere
generale:
il patto che limita la concorrenza deve essere approvato per iscritto, ed valido
solo se circoscritto ad un determinato ambito territoriale o ad un determinato
tipo di attivit e ha una durata massima di cinque anni.
Le clausole limitative della concorrenza devono ritenersi vietate quando
ricadono nel divieto di intese anticoncorrenziali o di abuso di posizione
dominante.
Costituiscono esempi classici di questo fenomeno i cartelli, i consorzi
anticoncorrenziali, i contratti con i quali pi imprenditori possono prevedere
impegni reciproci di vario tipo.
C) La concorrenza sleale
Libert di concorrenza e disciplina della concorrenza
La libert di iniziativa economica implica la presenza sul mercato di pi
imprenditori in competizione fra loro per conquistare il potenziale pubblico di
consumatori e conseguire il maggior successo economico. Nel perseguimento
di questi obiettivi ciascun imprenditore gode di ampia libert di azione e pu
porre in essere le strategie che ritiene pi proficue, non solo per attirare clienti
ma anche per sottrarli alla concorrenza. Infatti il danno che un imprenditore
subisce a causa della sottrazione della clientela non un danno ingiusto e
quindi non risarcibile. Tali atti sono repressi e sanzionati anche se compiuti
senza dolo o colpa e anche se non hanno ancora arrecato un danno ai
concorrenti. Basta il cosiddetto danno potenziale.
necessario distinguere fra comportamenti concorrenziali leali e
comportamenti sleali. Questa esigenza soddisfatta dalla disciplina della
concorrenza sleale (art.2598-2601). Nello svolgimento della competizione fra
imprenditori concorrenti vietato servirsi di mezzi e tecniche non conformi ai
principi della correttezza professionale; gli atti che non soddisfano questo
requisito (il legislatore ne individua alcune categorie tipiche) vengono
considerati di concorrenza sleale. La repressione e la sanzionabilit di questi
atti dipende solamente dal fatto che latto sia idoneo a danneggiare laltrui
azienda. tutelato anche linteresse generale a che non vengano falsati gli
elementi di valutazione e di giudizio del pubblico e non siano tratti in inganno i
29
Le societ consortili
Consorzi e societ sono istituti nettamente diversi. Il consorzio svolge attivit
esclusivamente interna, manca lesercizio in comune di unattivit economica
(attivit dimpresa) da parte dei consorziati che elemento essenziale delle
societ. La distinzione pi sottile quando il consorzio svolge attivit con i
terzi. In questo caso si hanno fenomeni associativi comuni: carattere
imprenditoriale e il fine di realizzare attraverso tale attivit un interesse
economico.
Scopo consortile: la qualit di imprenditori di tutti i partecipanti del
consorzio e lo stretto nesso funzionale che esiste tra lattivit del
consorzio e lattivit svolta dai singoli imprenditori consorziati.
FUNZIONE TIPICA di un consorzio (con attivit esterna) quella di produrre beni
o servizi necessari alle imprese consorziate. Lintento tipico non ricavare un
utile ma usufruire dei beni e servizi prodotti e messi a loro disposizione in modo
da conseguire un vantaggio patrimoniale diretto sotto forma di minori costi
sopportati o di maggiori ricavi conseguiti.
Scopo mutualistico: molto pi affine allo scopo consortile. Anche
limpresa mutualistica tende a procurare un vantaggio patrimoniale
diretto sotto forma di risparmio di spesa o di un maggior guadagno
personale.
Societ consortili: tutte le societ lucrative, ad eccezione della societ
semplice, possono assumere come oggetto sociale gli scopi indicati
dallart. 2602, cio gli scopi di un consorzio. Chi li debba disciplinare per
dibattuto ancora oggi. Disciplina mista? In mancanza di specifiche
disposizioni di legge o dellatto costitutivo trover integrale applicazione
la disciplina legale del tipo societario prescelto.
Il gruppo europeo di interesse economico
GEIE Gruppo Europeo di Interesse Economico: nuovo istituto giuridico
predisposto dallUnione Europea per favorire la cooperazione fra imprese
34
36