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3: L’attività produttiva.
● L’impresa è attività (serie di atti) finalizzata alla produzione o allo scambio di beni o servizi (fine generalmente unitario).
È attività produttiva di nuova ricchezza.
● Irrilevante è invece la natura dei beni o servizi e il tipo di bisogno che essi sono destinati a soddisfare.
salvo per le professioni intellettuali, può essere impresa anche la produzione di servizi di natura assistenziale, culturale
o ricreativa (es. casa di riposo, istituti di istruzione privata…).
● Non è impresa l’attività di mero godimento, cioè che non dà luogo alla produzione di nuovi beni o servizi (es. proprietario
di immobili che ne gode i frutti concedendoli in locazione, non è imprenditore xk non produce) . Un’attività può però costituire allo
stesso tempo godimento di beni preesistenti e produzione di nuovi beni o servizi (es. imprenditori/imprese: proprietario di un
immobile che lo adibisca ad albergo; impiego di proprio denaro nella compravendita di strumenti finanziari come azioni, obbligazioni,
con scopo di investimento o speculazione, o nella concessione di finanziamenti a terzi [sono infatti imprese commerciali le società
finanziarie]).
● La qualità di imprenditore si pensa debba essere riconosciuta anche quando l’attività produttiva svolta è illecita (cioè
contraria a norme imperative, ordine pubblico o al buon costume) *es. commercio all’ingrosso senza licenza amministrativa;
fabbricazione o commercio di droga…+. Ovviamente in qst caso non potrà avvalersi delle norme che tutelano l’imprenditore
nei confronti dei terzi (azienda, segni distintivi, concorrenza sleale).
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● -----> La qualità di imprenditore non può essere negata né quando l’attività è esercitata senza l’ausilio di collaboratori
(autonomi o subordinati), né quando il coordinamento degli altri fattori produttivi (capitale e lavoro proprio) non si
concretizza nella creazione di un complesso aziendale materialmente percepibile.
● Tuttavia, la semplice organizzazione a fini produttivi del proprio lavoro (in mancanza dunque di un minimo di
eteroorganizzazione) non può essere considerata organizzazione di tipo imprenditoriale (neppure di piccola impresa) [es.
elettricista con solo la sua borsa degli attrezzi; agente di commercio…].
● Piccola impresa è infatti quella organizzata prevalentemente (ma non esclusivamente!) con il lavoro proprio e dei
familiari. Inoltre, il requisito dell’organizzazione è richiesto per l’imprenditore (art. 2082) e per il piccolo imprenditore
(art. 2083), ma non per il lavoratore autonomo (art. 2222).
Un minimo di organizzazione di lavoro altrui o di capitale è necessario per avere impresa, sia pure piccola. In
mancanza, si avrà un semplice lavoratore autonomo non imprenditoriale.
6: La professionalità.
● Professionalità significa esercizio abituale e non occasionale di una data attività produttiva.
● Non richiede però che l’attività imprenditoriale sia svolta in modo continuato e senza interruzioni (es. attività stagionali).
Non richiede neppure che quella di impresa sia l’attività unica o principale…è quindi possibile anche il contemporaneo
esercizio di più attività d’impresa (es. agricola e commerciale) da parte dello stesso soggetto.
● Impresa si può inoltre avere anche quando si opera per il compimento di un “unico affare”, se questo comporta il comp.
di operazioni molteplici e l’utilizzo di un apparato produttivo complesso (es. costruttore di un singolo edificio).
● Non può, infine, escludersi che imprenditore può essere qualificato anche chi produce beni o servizi destinati ad uso o
consumo personale (impresa per conto proprio). La destinazione al mercato della produzione non è infatti richiesta da
alcun dato legislativo.
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● Tuttavia, il moderno esercizio dell’attività professionale, spesso caratterizzato dall’ingente investimento di capitali, ha
reso ormai anacronistica la scelta politica del codice del 1942.
4: L’imprenditore commerciale.
● È imprenditore commerciale l’imprenditore che esercita una o più delle seguenti categorie di attività (art. 2195):
▪ Attività industriale diretta alla produzione di beni o servizi (imprese industriali…);
▪ Attività intermediaria nella circolazione dei beni (commercio);
▪ Attività di trasporto;
▪ Attività bancaria o assicurativa;
▪ Altre attività ausiliarie (e strumentali) delle precedenti (es. imprese di agenzia, di mediazione, di deposito, di
commissione, di spedizione, di pubblicità…).
L’elencazione ha carattere non tassativo è considerata come commerciale ogni impresa che non sia qualificabile
come agricola (es. agenzie matrimoniali, investigative…).
● Per queste ragioni, la riforma del diritto fallimentare del 2006, a sua volta modificata dal decreto correttivo del 2007, ha
reintrodotto un sistema basato su criteri esclusivamente quantitativi e monetari. Però non definisce più chi è “piccolo
imprenditore”, ma semplicemente individua alcuni parametri dimensionali dell’impresa, al di sotto dei quali
l’imprenditore commerciale non fallisce… Non è soggetto a fallimento l’imprenditore commerciale che dimostri il
possesso congiunto dei seguenti requisiti:
a) aver avuto nei 3 esercizi antecedenti la data di deposito dell’istanza di fallimento (o dall’inizio dell’attività se di
durata inferiore), un attivo patrimoniale di ammontare complessivo annuo non superiore a 300.000 euro;
b) aver realizzato ricavi lordi per un ammontare complessivo annuo non superiore a 200.000 euro;
c) avere un ammontare di debiti anche non scaduti non superiore a 500.000 euro.
[Questi valori possono essere aggiornati ogni tre anni per essere adeguati alla svalutazione monetaria.]
In più, anche le società commerciali possono essere esonerate dal fallimento se rispettano questi limiti dimensionali.
*Secondo l’opinione prevalente, chi può essere dichiarato fallito si determina esclusivamente in base ai criteri dimensionali stabiliti dall’art. 1, comma
2°, legge fall. La def. del cod. civ. invece serve per l’applicazione della restante parte dello statuto dell’imprenditore commerciale.+
8: L’impresa artigiana.
● Fra i piccoli imprenditori rientra anche l’imprenditore artigiano.
● La nozione speciale della legge 25-7-1956, n. 860, sostituiva quella del codice (e della legge fallimentare). Il dato
caratterizzante risiedeva nella natura “artistica o usuale” dei beni o servizi prodotti e non più nella prevalenza del lavoro
familiare nel processo produttivo. La qualifica artigiana era riconosciuta, a certe condizioni, anche alle imprese costituite
in forma di società.
● È stata abrogata dalla “legge quadro per l’artigianato” nel 1985. Qui la definizione è basata:
- sull’oggetto dell’impresa, che può essere costituito da qualsiasi attività di produzione di beni o di prestazioni di servizi;
- sul ruolo dell’artigiano nell’impresa, richiedendo in particolare che esso svolga “in misura prevalente il proprio lavoro,
anche manuale, nel processo produttivo”.
+ Limiti per quanto riguarda i dipendenti utilizzabili, ma il numero è più elevato di quello fissato nel 1956.
+ Riafferma altresì la qualifica artigiana delle imprese costituite in forma di società di persone, società a responsabilità
limitata e società cooperativa, purché ricorrano determinate condizioni.
● La categoria delle imprese artigiane risulta quindi ampliata.
Tuttavia la legge del 1985 non afferma più che l’impresa artigiana è definita “a tutti gli effetti di legge”…oggi perciò il
riconoscimento della qualifica artigiana in base alla legge quadro non basta per sottrarre l’artigiano allo statuto
dell’imprenditore commerciale; è necessario anche che sia rispettato il criterio della prevalenza fissato dall’art. 2083 e,
per quanto riguarda l’esposizione al fallimento, è necessario che non siano stati superati i limiti dimensionali fissati dalla
legge fall. (in mancanza l’imprenditore dovrà qualificarsi imprenditore commerciale non piccolo ai fini civilistici e/o del
diritto fallimentare; quindi potrà fallire. fine di un privilegio).
9: L’impresa familiare.
● È impresa familiare l’impresa nella quale collaborano il coniuge, i parenti entro il 3° grado (nipoti) e gli affini entro il 2°
grado (cognati) dell’imprenditore = famiglia nucleare. [Art. 230-bis cod. civ.]
● L’impresa familiare non va confusa con la piccola impresa (anche se è frequente che la piccola i. sia anche i. familiare).
● Il lavoro familiare nell’impresa prima della riforma del diritto di famiglia poteva dar luogo a gravi abusi e ingiustizie (es.
lavoro familiare si presumeva prestato a titolo gratuito…).
Il legislatore ha voluto predisporre una tutela minima del lavoro familiare nell’impresa, quando non sia configurabile un
diverso rapporto giuridico (lavoro subordinato, società, ecc…) e non ci sia perciò altro mezzo di tutela.
● La tutela è realizzata riconoscendo ai membri della famiglia nucleare che lavorino in modo continuato nella famiglia o
nell’impresa determinati DIRITTI PATRIMONIALI:
a) diritto al mantenimento;
b) diritto di partecipazione agli utili dell’impresa (in proporzione alla quantità di lavoro prestato);
c) diritto sui beni acquistati con gli utili;
d) diritto di prelazione sull’azienda (in caso di divisione ereditaria o di trasferimento dell’azienda stessa);
e DIRITTI AMMINISTRATIVI:
- le decisioni in merito alla gestione straordinaria dell’impresa e talune altre decisioni di particolare rilievo (es. impiego
degli utili, cessazione dell’impresa) “sono adottate, a maggioranza, dai familiari che partecipano all’impresa stessa”.
Il diritto di partecipazione è trasferibile solo a favore degli altri membri della famiglia nucleare e con il consenso unanime
dei familiari già partecipanti. [Il diritto di partecipazione è liquidabile in denaro qualora cessi la prestazione di lavoro]
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● L’impresa familiare resta un’impresa individuale:
>>> i beni aziendali restano di proprietà esclusiva dell’imprenditore-datore di lavoro;
>>> i diritti patrimoniali dei partecipanti all’impresa familiare costituiscono semplici diritti di credito nei confronti del
familiare imprenditore;
>>> gli atti di gestione ordinaria rientrano nella competenza esclusiva dell’imprenditore.
Dunque l’imprenditore agisce nei confronti dei terzi in proprio e non quale rappresentante dell’impresa familiare.
*Se l’impresa è commerciale (e non piccola) solo il capo famiglia- datore di lavoro sarà esposto al fallimento.]
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● Per le imprese gestite senza scopo di lucro in settori di utilità sociale si applica la nuova (del 2006) disciplina dell’impresa
sociale (= tutte le organizzazioni private che esercitano in via stabile e principale un'attività economica organizzata al fine della
produzione o dello scambio di beni o servizi di utilità sociale. Es. assistenza sociale e sanitaria, educazione, tutela dell’ambiente…).
● C’è un vincolo di indisponibilità sul patrimonio dell’impresa: né durante l’esercizio dell’impresa, né allo scioglimento, è
possibile distribuire fondi o riserve a vantaggio di coloro che fanno parte dell’organizzazione.
● In caso di cessazione dell’impresa, il patrimonio residuo è devoluto ad organizzazioni non lucrative di utilità sociale.
● Le finalità di interesse generale realizzate dalle imprese sociali vengono favorite dal legislatore con un singolare privilegio
sul piano civilistico: quello di potersi organizzare in qualsiasi forma di organizzazione privata ( qualsiasi tipo societario).
Altro privilegio è la possibilità di limitare a certe condizioni la responsabilità patrimoniale dei partecipanti (la limitazione
di responsabilità cessa quando il patrimonio diventa insufficiente, cioè sotto ai 20.000 euro. In qst caso quindi rispondono
personalmente e solidalmente anche coloro che hanno agito in nome e per conto dell’impresa *non gli altri soci però+ ) [Quando la
disciplina sulla limitazione della responsabilità è più favorevole, si applica ovviamente quella… caso della soc. di capitali].
● Le imprese sociali sono, poi, soggette a regole speciali per quanto riguarda l’applicazione degli istituti tipici
dell’imprenditore commerciale:
1) devono iscriversi in un’apposita sezione del registro delle imprese;
2) devono redigere le scritture contabili;
3) in caso di insolvenza, sono assoggettate alla liquidazione coatta amministrativa (invece che al fallimento).
● Le organizzazioni che intendono assumere la qualifica di “impresa sociale” devono costituirsi per atto pubblico, che
deve: determinare l’oggetto sociale; enunciare l’assenza dello scopo di lucro; indicare la denominazione dell’ente; fissare
requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza per i componenti delle cariche sociali; disciplinare le modalità di
ammissione ed esclusione dei soci. Inoltre deve prevedere un sistema di controlli fondato sulla distinzione fra controllo
contabile (affidato a 1 o + revisori contabili) e controllo di legalità della gestione e sul rispetto dei principi di corretta
amministrazione (riservato a uno o più sindaci).
● Le imprese sociali sono soggette anche alla vigilanza del Ministero del lavoro, che dispone la perdita della qualifica se:
- rileva l’assenza delle condizioni per il riconoscimento (ente privato, utilità soc., no s. di lucro, indipendenza da enti pubbl…);
- riscontra violazioni della relativa disciplina.
cancellazione dell’impresa dal registro e obbligo di devolvere il patrimonio ad enti non lucrativi determinati dallo
statuto.
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● Rimedi? Teoria dell’imprenditore occulto: chi esercita il potere di direzione di un’impresa se ne assume necessariamente
anche il rischio e risponde delle relative obbligazioni, con la conseguenza che, quando l’attività di impresa è esercitata
tramite prestanome, responsabili verso i creditori sono sia il prestanome sia il reale dominus dell’impresa.
Xò scarsi consensi, xk il collegamento inscindibile fra potere e rischio di impresa non ha un solido fondamento normativo
ed è smentito proprio dai principi che regolano le società di capitali. Nel ns ordinamento il dominio di fatto di un’impresa
individuale o di una società di capitali non è condizione sufficiente per esporre a responsabilità e fallimento, né tanto
meno determina di per sé l’acquisto della qualità di imprenditore.
● Il socio che abusa dello schermo societario risponderà come titolare di un’autonoma impresa commerciale individuale
per le obbligazioni da lui contratte nello svolgimento dell’attività fiancheggiatrice della società di capitali ed in quanto
tale potrà fallire (sempre che si accerti l’insolvenza della sua impresa).
● Riforma della norma nel 2006 e poi nel 2007. Il nuovo art. 10 legge fall. dispone ora che “gli imprenditori individuali e
collettivi possono essere dichiarati falliti entro un anno dalla cancellazione dal registro delle imprese, se l’insolvenza si è
manifestata anteriormente alla medesima o entro l’anno successivo” (comma 1°).
● Oggi quindi la cancellazione dal registro delle imprese è condizione necessaria affinché l’imprenditore individuale o
collettivo benefici del termine annuale per la dichiarazione di fallimento. È necessaria, ma non sufficiente: deve
accompagnarsi anche all'effettiva cessazione dell'attività d’impresa, mediante la disgregazione del complesso aziendale.
Altrimenti il termine annuale non decorre.
*Si presume infatti che, al momento della cancellazione, l’attività d’impresa sia già terminata, ma il creditore o il pubblico
ministero sono ammessi a provare il contrario (comma 2°).]
C: CAPACITÀ E IMPRESA
5: Incapacità e incompatibilità.
● La capacità all’esercizio di attività di impresa si acquista con la piena capacità di agire e quindi al compimento del
diciottesimo anno di età. Si perde in seguito ad interdizione o inabilitazione.
Il minore o l’incapace che esercita attività di impresa non acquista la qualità di imprenditore.
● Non costituiscono limitazioni della capacità di agire, ma semplici incompatibilità, i divieti di esercizio di impresa
commerciale posti a carico di coloro che esercitano determinati uffici o professioni (es. notai, avvocati, impiegati dello Stato:
la violazione non impedisce l’acquisto della qualità di imprenditore, ma espone solo a sanzioni… ).
A: LA PUBBLICITÀ LEGALE
2: La pubblicità delle imprese commerciali.
● Gli imprenditori hanno la necessità di poter disporre con facilità di informazioni veritiere e non contestabili su fatti e
situazioni delle imprese con cui entrano in contatto.
Per le imprese commerciali questa esigenza è soddisfatta dal legislatore con l’introduzione di un sistema di pubblicità
legale: è previsto l’obbligo di rendere di pubblico dominio, secondo forme e modalità predeterminate, determinati atti o
fatti relativi alla vita dell’impresa.
Le relative informazioni sono rese accessibili ai terzi interessati (pubblicità notizia), e diventano anche opponibili a
chiunque indipendentemente dall’effettiva conoscenza (conoscibilità legale).
● Il REGISTRO DELLE IMPRESE è oggi l’unico strumento di pubblicità legale delle imprese commerciali (non piccole e
società commerciali x il codice del 1942…oggi è cambiato).
*Per oltre 50 anni l’istituto è rimasto inoperante. Occorreva l’iscrizione nei preesistenti registri di cancelleria presso il tribunale (con
l’esonero degli impr. commerc. Indiv.). Per le società di capitali (spa, srl) e le società cooperative fu prevista la pubblicazione nel
Bollettino Ufficiale… (rispettivamente Busarl e Busc). In più c’era il Registro delle Ditte. trp complesso.
Nel 1993 fu finalmente istituito il registro delle imprese e divenne operante dal 1997.
● Alcune novità:
a) l’attuale registro delle imprese non è solo strumento di pubblicità legale delle imprese commerciali: è diventato
anche strumento di informazione sui dati organizzativi di tutte le altre imprese ( iscrizione estesa a imprenditori
agricoli, piccoli imprenditori, società semplici);
b) la tenuta del registro delle imprese è affidata alle camere di commercio (non più cancellerie dei tribunali);
c) il registro delle imprese è tenuto con tecniche informatiche (x la tempestività dell’informazione).
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● Il registro delle imprese è istituito in ciascuna provincia presso la camera di commercio (vigilanza di un giudice delegato).
È articolato in 1 sezione ordinaria e in 3 sezioni speciali.
- Nella sezione ordinaria sono iscritti gli imprenditori (non agricoli) per i quali l’iscrizione nel registro delle imprese
produce gli effetti di pubblicità legale previsti dal codice. [Imprenditori individuali commerciali non piccoli, tutte le società
tranne la semplice, consorzi fra imprenditori con attività esterna, gruppi europei di interesse economico con sede in Italia, enti
pubblici con attività commerciale, società estere che hanno in Italia la sede dell’amministrazione+
- 1) Nella prima sezione speciale ci sono gli imprenditori che secondo il codice ne erano esonerati e per i quali l’iscrizione,
introdotta nel ‘93, aveva originariamente solo funzione di pubblicità notizia: imprenditori agricoli individuali, piccoli
imprenditori, società semplici + imprenditori artigiani;
2) nella seconda: società tra professionisti (società tra avvocati -> funzione di pubblicità notizia);
3) nella terza: pubblicità dei legami di gruppo (società o enti che esercitano attività di direzione e coordinamento e
quelle che vi sono soggette).
*Un’ulteriore “apposita sezione” sarebbe prevista per le imprese sociali, dal 2006.+
● I fatti e gli atti da registrare sono specificati da una serie di norme (artt. 2196 s.), e sono diversi a seconda della struttura
soggettiva dell’impresa. Riguardano gli elementi di individuazione dell’imprenditore e dell’impresa (dati anagrafici
imprenditore, ditta, oggetto, sede…), e la struttura e l’organizzazione delle società.
Sono poi soggette a registrazione tutte le modificazioni di elementi già iscritti.
● L'iscrizione è eseguita su domanda dell'interessato, ma può avvenire anche d'ufficio se è obbligatoria e l'interessato non
vi provvede. E d’ufficio può anche essere disposta la cancellazione se non esistono le condizioni richieste dalla legge.
● Prima di procedere all’iscrizione, l’ufficio del registro deve controllare che la documentazione sia formalmente regolare
(regolarità formale), nonché l’esistenza e la veridicità dell’atto o del fatto (regolarità sostanziale). [Non può invece rilevare
eventuali cause di nullità o annullabilità dell’atto+
● L’inosservanza dell’obbligo di registrazione è punita con sanzioni pecuniarie amministrative.
EFFETTI DELL’ISCRIZIONE:
● L’iscrizione nella SEZIONE ORDINARIA ha funzione di pubblicità legale; serve cioè non solo a rendere conoscibili i dati
pubblicati, ma ha anche efficacia dichiarativa, costitutiva, o normativa.
- Di regola semplicemente dichiarativa, cioè solo sul piano della conoscenza e dell’opponibilità a chiunque dell’atto o
del fatto (efficacia positiva immediata. Art. 2193). *x la soc. di capitali l’opponibilità diventa piena solo dopo 15 gg+
L’omessa iscrizione invece impedisce che il fatto possa essere opposto ai terzi (efficacia negativa)… Tuttavia è
consentito all’imprenditore di provare che i terzi hanno avuto ugualmente conoscenza effettiva del fatto o dell’atto
(ad esempio perché direttamente comunicato loro con lettera).
- In alcune ipotesi previste, l’iscrizione produce effetti ulteriori. Perché l'atto sia produttivo di effetti sia fra le parti che
per i terzi (efficacia costitutiva totale), o solo nei confronti dei terzi (efficacia costitutiva parziale). [es. x le soc. di
capitali: prima della registrazione, la spa, x es., non esiste giuridicamente]
- In altri casi, infine, l’iscrizione è presupposto per la piena applicazione di un determinato regime giuridico (efficacia
normativa). È il caso delle società in nome collettivo e della società in accomandita semplice, che vengono ad
esistenza anche se non registrate, ma la mancata registrazione impedisce che operi il regime di autonomia
patrimoniale proprio di tali società (--> la soc. in tal caso si definisce irregolare).
● L’iscrizione nella SEZIONE SPECIALE del registro non produce invece alcuno degli effetti fin qui esposti, in quanto ha di
regola solo funzione di certificazione anagrafica e di pubblicità notizia.
● Di recente, però, per gli imprenditori agricoli (anche piccoli) e per le società semplici esercenti attività agricola,
l’iscrizione nella sezione speciale ha anche efficacia di pubblicità legale (dal 2001).
è oggi venuta meno la netta distinzione fra sezione ordinaria e sezione speciale introdotta nel 1993.
B: LE SCRITTURE CONTABILI
4: L’obbligo di tenuta delle scritture contabili.
● Le scritture contabili sono i documenti che contengono la rappresentazione, in termini quantitativi e/o monetari, dei
singoli atti di impresa, della situazione del patrimonio dell’imprenditore e del risultato economico dell’attività svolta.
● La tenuta è elevata a obbligo ed è legislativamente disciplinata per gli imprenditori che esercitano attività commerciale
(art. 2214), con esclusione dei piccoli imprenditori.
Inoltre le società commerciali (tutte tranne la società semplice) sono obbligate alla tenuta delle scritture contabili anche
se non esercitano attività commerciale. Così è anche per gli enti sociali.
● Sono disciplinate anche dalla legislazione tributaria secondo criteri in parte differenti (es. obbligo anche x i liberi
professionisti, che non sono imprenditori).
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● L’art. 2214 pone il principio generale che l’imprenditore deve tenere tutte le scritture contabili “che siano richieste dalla
natura e dalle dimensioni dell’impresa”.
In ogni caso devono essere tenuti determinati libri contabili: il libro giornale e il libro degli inventari. Infine, devono
essere ordinatamente conservati, per ciascun affare, gli originali della corrispondenza commerciale (lettere, fatture,
telegrammi).
● Il LIBRO GIORNALE è un registro cronologico-analitico in cui devono essere indicate “giorno per giorno le operazioni
relative all’esercizio dell’impresa” (basta che siano registrate nell’ordine in cui sono compiute) (art. 2216). Può essere
anche articolato in libri parziali.
● Il LIBRO DEGLI INVENTARI è invece un registro periodico-sistematico che deve essere redatto all’inizio dell’esercizio
dell’impresa e successivamente ogni anno. L’inventario ha la funzione di fornire il quadro della situazione patrimoniale
dell’imprenditore: deve contenere l’indicazione e la valutazione delle attività e delle passività dell’imprenditore, anche
estranee all’impresa (art. 2217). Si chiude con il bilancio e con il conto dei profitti delle perdite, ovvero con il bilancio
comprensivo dello stato patrimoniale e del conto economico… Il bilancio è un prospetto contabile riassuntivo dal quale
devono risultare con evidenza e verità la situazione complessiva del patrimonio (=stato patrimoniale) alla fine di ciascun
anno, e gli utili conseguiti o le perdite sofferte (=conto economico) nel medesimo arco di tempo. [La redazione del bilancio
è disciplinata in tema di società per azioni; perciò tutti gli imprenditori devono osservare le disposizioni che disciplinano il bilancio
della società per azioni.]
● In più c’è la tenuta di tutte le altre scritture contabili richieste dalla natura e dalle dimensioni dell’impresa; ad esempio il
libro mastro (operazioni registrate sistematicamente e non cronologicamente…es. per cliente, per tipo di operazione…), il
libro cassa (entrate e uscite di denaro), il libro magazzino (entrate e uscite di merci)…
● In più ancora, si devono tenere le scritture contabili previste dalla legislazione tributaria e lavoristica.
C: LA RAPPRESENTANZA COMMERCIALE
7: Ausiliari dell’imprenditore commerciale e rappresentanza.
● Nello svolgimento della propria attività l’imprenditore può avvalersi della collaborazione di altri soggetti: stabilmente
inseriti nella propria organizzazione aziendale per effetto di un rapporto di lavoro subordinato (ausiliari interni o
subordinati: institori, procuratori, commessi); o esterni all’organizzazione e che collaborano con l’imprenditore sulla base
di rapporti contrattuali di varia natura (ausiliari esterni o autonomi).
● In entrambi i casi, la collaborazione può riguardare anche la conclusione di affari con terzi in nome e per conto
dell’imprenditore: l’agire in RAPPRESENTANZA dell’imprenditore (art. 1387 ss. + norme speciali per gli atti inerenti
all’esercizio di impresa commerciale: art. 2203-2213).
● Per la posizione rivestita nell'organizzazione aziendale, institori, procuratori e commessi sono automaticamente investiti
del potere di rappresentanza dell’imprenditore e di un potere di rappresentanza ex lege commisurato al tipo di mansioni
che la qualifica comporta (l’imprenditore potrà modificare il contenuto legale tipico del potere di rappresentanza di tali ausiliari, ma
solo con uno specifico atto).
8: L’institore.
● È institore colui che è preposto dal titolare all’esercizio dell’impresa o di una sede secondaria o di un ramo particolare
della stessa (art. 2203). È il direttore generale dell’impresa o di una filiale o di un settore produttivo.
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● È, di regola, un lavoratore subordinato con la qualifica di dirigente, posto al vertice (assoluto o relativo) della gerarchia
del personale. [È possibile anche che più institori siano preposti contemporaneamente all’esercizio dell’impresa: agiranno
disgiuntamente, se non è diversamente previsto.]
● Rilevante è che l’institore sia stato investito dall’imprenditore di un potere di gestione generale. Innanzitutto è tenuto,
congiuntamente con l’imprenditore, all’adempimento degli obblighi di iscrizione nel registro delle imprese e di tenuta
delle scritture contabili dell’impresa cui è preposto (art. 2205). (In caso di fallimento dell’imprenditore, si applicheranno anche
all’institore le sanzioni penali a carico del fallito…ma solo quelle…effetti personali e patrimoniali no… art. 227 legge fall.)
● Al generale potere di gestione, il legislatore fa poi corrispondere un altrettanto ampio e generale potere di
rappresentanza, sia sostanziale che processuale (art. 2204).
- Anche in mancanza di espressa procura, l’institore può compiere in nome dell’imprenditore tutti gli atti pertinenti
all’esercizio (gestione) dell’impresa (se ne esulano no xò! Es. vendita o affitto dell’azienda).
Gli è invece espressamente vietato alienare o ipotecare i beni immobili del preponente, se non è stato autorizzato.
- Per quanto riguarda poi la rappresentanza processuale, l’institore può stare in giudizio sia come attore (attiva) sia come
convenuto (passiva), per le obbligazioni dipendenti da atti compiuti nell’esercizio dell’impresa a cui è preposto.
● I poteri rappresentativi dell’institore, così determinati in via legislativa, possono essere ampliati o limitati o revocati
dall’imprenditore.
Le limitazioni saranno però opponibili ai terzi solo se la procura originaria o il successivo atto di limitazione siano stati
pubblicati nel registro delle imprese (artt. 2206-2207), salva la prova da parte dell’imprenditore che i terzi effettivamente
conoscevano l’esistenza di limitazioni al momento della conclusione dell’affare. (Principi analoghi per la revoca della procura)
● Come ogni rappresentante, l’institore deve rendere palese al terzo con cui contratta tale sua veste, spendendo il nome
del rappresentato (art. 1388). Altrimenti è personalmente obbligato… tuttavia, personalmente obbligato è anche il
preponente (l’imprenditore/rappresentato), quando gli atti compiuti dall’institore siano pertinenti all’esercizio
dell’impresa a cui è preposto (art. 2208) (tutela per il terzo contraente…).
9: I procuratori.
● I procuratori sono coloro che “in base ad un rapporto continuativo, abbiano il potere di compiere per l'imprenditore gli
atti pertinenti all’esercizio dell’impresa, pur non essendo preposti ad esso” (art. 2209).
● Ausiliari subordinati di grado inferiore rispetto all’institore, a) non sono posti a capo dell’impresa o di un suo ramo e b) il
loro potere è circoscritto ad un determinato settore operativo dell’impresa.
● In mancanza di specifiche limitazioni, sono ex lege investiti di un potere di rappresentanza generale dell’imprenditore
(ma solo rispetto alla specie di operazioni per le quali sono stati investiti di autonomo potere decisionale…solo per il loro
settore quindi).
● Inoltre il procuratore:
1) non ha la rappresentanza processuale dell’imprenditore, neppure per gli atti da lui posti in essere;
2) non è soggetto agli obblighi di iscrizione nel registro delle imprese e di tenuta delle scritture contabili.
+ L’ imprenditore non risponde per gli atti (anche se pertinenti all’esercizio dell’impresa) compiuti da un procuratore
senza spendita del nome dell’imprenditore stesso.
10: I commessi.
● I commessi sono ausiliari subordinati cui sono affidate mansioni esecutive o materiali che li pongono in contatto con i
terzi.
● Il loro potere di rappresentanza è più limitato rispetto a institori e procuratori. I commessi “possono compiere gli atti che
ordinariamente comporta la specie di operazioni di cui sono incaricati” (art. 2210).
a) Non possono esigere il prezzo delle merci delle quali non facciano la consegna, né concedere dilazioni o sconti.
b) Se preposti alla vendita nei locali dell’impresa, non possono esigere il prezzo fuori dei locali stessi, né possono
esigerlo all’interno dell’impresa se alla riscossione è destinata apposita cassa.
● L’imprenditore può ampliare o limitare i poteri dei commessi; non è tuttavia previsto un sistema di pubblicità legale.
❖ Cap. 5: L’AZIENDA
1: La nozione di azienda. Organizzazione ed avviamento.
● “L’azienda è il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa” (art. 2555).
È l’apparato strumentale (locali, macchinari, materie prime…) di cui l’imprenditore si avvale per e nello svolgimento della
propria attività.
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● L’azienda è un insieme di beni eterogenei (mobili e immobili, materiali e immateriali, fungibili e infungibili), non
necessariamente di proprietà dell’imprenditore,che subisce modificazioni qualitative e quantitative nel corso dell’attività.
È cmq un complesso caratterizzato da unità funzionale per il coordinamento tra i diversi elementi costitutivi realizzato
dall’imprenditore e per l’unitaria destinazione ad uno specifico fine produttivo.
● Organizzazione e destinazione ad un fine produttivo sono dati che attribuiscono all’azienda particolare rilievo
economico. E l’attitudine alla produzione di nuova ricchezza che l’organizzazione le conferisce, è il valore dinamico
dell’azienda.
● Il complesso unitario acquista di regola un valore di scambio maggiore della somma dei valori dei singoli beni… Tale
maggior valore è definito AVVIAMENTO. È in sostanza rappresentato dall’attitudine dell’azienda a consentire la
realizzazione di un profitto; di regola dipende sia da fattori oggettivi (avviamento oggettivo: ricollegabile a fattori che
permangono anche se muta il titolare dell’azienda…es. produzione a costi competitivi) sia da fattori soggettivi (avviamento
soggettivo: dovuto all’abilità operativa dell’imprenditore sul mercato…es. formarsi, conservare ed accrescere la clientela).
● L’unità economica dell’azienda e gli interessi, sia individuali sia generali, al mantenimento di tale unità trovano
significativo riconoscimento della disciplina dettata dal cod. civ. per il trasferimento dell’azienda (artt. 2556-2562).
Il trasferimento a titolo definitivo (es. vendita) o temporaneo dell’azienda comporta infatti peculiari effetti, ispirati dalla
finalità di favorire la conservazione dell’unità economica e del valore di avviamento dell’azienda, a tutela di quanti vi
hanno fatto affidamento (creditori, lavoratori…). *È tutelato, in modo indiretto, anche l’interesse generale al mantenimento
dell’efficienza e funzionalità dei complessi produttivi.+
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● La disciplina del trasferimento dell’azienda ( il favore del legislatore) si preoccupa di favorire il mantenimento dell’unità
economica e funzionale della stessa.
● È previsto che “se non è pattuito diversamente (quindi non serve una esplicita dichiarazione di volontà di acquirente e
alienante), l’acquirente dell’azienda subentra nei contratti stipulati per l’esercizio dell’azienda stessa che non abbiano
carattere personale” (art. 2558) [ Subingresso dell’acquirente nella trama di rapporti contrattuali in corso di
esecuzione che l’alienante ha stipulato con fornitori, finanziatori, lavoratori e clienti --> non integralmente eseguiti].
Al terzo contraente è riconosciuto il diritto di recedere dal contratto “entro 3 mesi dalla notizia del trasferimento, se
sussiste una giusta causa” (il recesso determina la definitiva estinzione del contratto, e non il ritorno in testa all’alienante) .
● Per diritto comune la cessione del contratto non può avvenire senza il consenso del contraente ceduto (art. 1406).
Tuttavia la situazione cambia quando il contratto è stipulato con un imprenditore e ha per oggetto prestazioni non
personali inerenti all’esercizio dell’impresa; in questo caso (cioè il nostro) il consenso del terzo contraente non è più
necessario ed egli dovrà eseguire le proprie prestazioni nei confronti del nuovo titolare dell’azienda.
● Per il trasferimento dei contratti stipulati per l’esercizio dell’impresa che abbiano carattere personale, saranno necessari
sia un’espressa pattuizione contrattuale fra alienante ed acquirente dell’azienda, sia il consenso del contraente ceduto.
● La disciplina prevista per l’usufrutto si applica anche l’affitto di azienda (art. 2562) (diverso dalla locazione di un immobile
destinato all’esercizio di attività di impresa: 1° caso -> complesso di beni organizzati; 2° -> locale in quanto tale).
● Si applicano ad entrambi il divieto di concorrenza previsto dall’art. 2557 e la disciplina della successione nei contratti
aziendali dell’art. 2558.
Si applica invece solo all’usufrutto la disciplina dei crediti aziendali. Infine non si applica né all’uno né all’altro la disciplina
per i debiti aziendali: per questi risponderanno esclusivamente il nudo proprietario o il locatore.
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❖ Cap. 6: I SEGNI DISTINTIVI
1: Il sistema dei segni distintivi.
● Ciascun imprenditore utilizza, di regola, uno o più segni distintivi che consentono di individuarlo sul mercato e
distinguerlo dagli altri imprenditori concorrenti.
● La ditta, l’insegna ed il marchio sono i tre principali segni distintivi dell’imprenditore. La ditta contraddistingue la
persona dell’imprenditore nell’esercizio dell’attività di impresa (nome commerciale); l’insegna individua i locali in cui
l’attività di impresa è esercitata; il marchio è il segno distintivo dei beni o servizi prodotti dall’impresa.
● Favoriscono la formazione e il mantenimento della clientela; sono perciò definiti “collettori di clientela”.
● Intorno ai segni distintivi finiscono col ruotare diversi interessi (: degli imprenditori di precludere ai concorrenti l’uso di segni
similari idonei a sviare la propria clientela; degli imprenditori a poter liberamente cedere ad altri i propri segni distintivi in modo da
monetizzare il valore economico che sovente acquistano; a non essere tratti in inganno sull’identità dell’imprenditore o sulla
provenienza dei prodotti; a che la competizione concorrenziale si svolga in modo ordinato e leale).
● Ci sono dei principi comuni applicabili (anche agli altri simboli di identificazione sul mercato utilizzati dall’imprenditore
[segni distintivi atipici+, come lo slogan pubblicitario o i domain names/siti internet…):
a) l'imprenditore gode di ampia libertà nella formazione dei propri segni distintivi. È tenuto però a rispettare
determinate regole, volte ad evitare inganno e confusione sul mercato: verità, novità e capacità distintiva;
b) l'imprenditore ha diritto all'uso esclusivo dei propri segni distintivi. Si tratta però di un diritto non assoluto, ma
relativo e strumentale (non può perciò impedire che altri adotti il medesimo segno distintivo quando, per la diversità
dell'attività di impresa o dei mercati serviti, non vi è pericolo di confusione e sviamento della clientela );
c) l’imprenditore può trasferire ad altri i propri segni distintivi (ma anche questo non è un diritto pieno ed incondizionato).
A: LA DITTA
2: Formazione e contenuto del diritto sulla ditta.
● La ditta è il nome commerciale dell’imprenditore; lo individua come soggetto di diritto nell’esercizio dell’attività
d’impresa. In mancanza di diversa scelta coincide con il nome civile dell’imprenditore; altrimenti può essere liberamente
prescelta dall’imprenditore (art. 2563), ma con 2 limiti: il rispetto del principio della verità e della novità.
● Il principio di VERITÀ della ditta ha un contenuto assai limitato, e diverso a seconda che si tratti di ditta originaria
(= quella formata dall’imprenditore che la utilizza. Essa deve contenere almeno il cognome o la sigla dell’imprenditore.
Es. “Salumeria G. E.” o “Salumeria Giovanna Esposito”) o di ditta derivata (= quella formata da un dato imprenditore e
successivamente trasferita ad altro imprenditore insieme all’azienda. Nessuna disposizione impone di integrarla col
proprio cognome o sigla…si può lasciarla così… quindi la verità diventa “verità storica”).
● Più consistente è la portata del principio della NOVITÀ (art. 2564): la ditta non deve essere uguale o simile a quella usata
da altro imprenditore (altrimenti si è costretti a integrarla o modificarla; anche quando la ditta usata per seconda corrisponda al
nome civile dell’imprenditore *ditta patronimica+) E tale da creare confusione per l’oggetto dell’impresa o per il luogo in cui
questa è esercitata.
- Chi ha adottato per primo una data ditta ha perciò diritto all’uso esclusivo della stessa (è un diritto cmq relativo).
- Per le imprese commerciali trova tuttavia applicazione il criterio della priorità dell’iscrizione nel registro delle imprese
(l’obbligo di integrare o modificare la ditta spetta a chi ha iscritto la propria ditta nel registro delle imprese in epoca posteriore).
● La ditta è trasferibile, ma solo insieme all’azienda (art. 2565). Se il trasferimento avviene per atto fra vivi, è necessario il
consenso espresso dell’alienante.
C: L’INSEGNA
9: Nozione e disciplina.
● L’insegna contraddistingue i locali o l’intero complesso aziendale.
Non può essere uguale o simile a quella già utilizzata da altro imprenditore concorrente con conseguente obbligo di
differenziazione qualora possa generare confusione per il pubblico (art. 2568).
● Sono applicabili i principi base ricavabili dalla più analitica disciplina della ditta e del marchio (lecita; non trarre in
inganno il pubblico; sufficiente capacità distintiva…).
● Può essere trasferita. È lecita anche la licenza non esclusiva della stessa insegna da parte di più imprenditori collegati (x
es. negli accordi di franchising di distribuzione…es. catene di negozi Benetton).
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PARTE SECONDA: LE SOCIETÀ
❖ Cap. 10: LE SOCIETÀ
1: Il sistema legislativo.
● Le società sono organizzazioni di persone e di mezzi create dall’autonomia privata per l’esercizio in comune di
un’attività produttiva. (Sono le strutture organizzative tipiche per l’esercizio in forma associata dell’attività di impresa [impresa
collettiva]).
● Ci sono 8 tipi di società (modelli di organizzazione dell’attività di impresa):
1. Società semplice (SS);
2. Società in nome collettivo (SNC);
3. Società in accomandita semplice (SAS);
4. Società per azioni (SPA);
5. Società in accomandita per azioni (SAPA);
6. Società a responsabilità limitata (SRL);
7. Società cooperativa;
8. Mutue assicuratrici.
+ Società europea (dal 2001) e Società cooperativa europea (dal 2003).
● Diverse le une dalle altre, ma ci sono anche degli elementi che le accomunano:
A: LA NOZIONE DI SOCIETÀ
2: Il contratto di società.
● Unica è però la nozione legislativa del contratto di società (art. 2247): “con il contratto di società due o più persone
conferiscono beni o servizi per l’esercizio in comune di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili”.
[Oggi, la possibilità di costituzione di società da parte di una sola persona e quindi con atto non contrattuale ma unilaterale, è stata
prevista per srl e spa.]
● Quindi le società si caratterizzano per la contemporanea presenza di tre elementi:
A. i conferimenti dei soci;
B. l’esercizio in comune di un’attività economica (scopo-mezzo);
C. lo scopo di divisione degli utili (scopo-fine).
3: I conferimenti.
● I conferimenti sono le prestazioni cui le parti del contratto di società si obbligano. Sono i contributi dei soci alla
formazione del patrimonio iniziale della società. La loro funzione è quella di dotare la società del capitale di rischio
iniziale per lo svolgimento dell’attività di impresa…ciascun socio infatti destina stabilmente parte della propria ricchezza
personale all’attività comune e si espone al rischio di impresa (cioè di non ricevere alcuna remunerazione se la società
non consegue utili o di perdere in tutto o in parte il valore del conferimento se la società subisce perdite).
● Oggetto dei conferimenti: beni o servizi (denaro, beni in natura, prestazioni di attività lavorativa… ogni entità
suscettibile di valutazione economica che le parti ritengono utile o necessaria allo svolgimento dell’attività di impresa ).
*Per la SPA, SAPA, e le Società cooperative, è stabilito invece che non possono formare oggetto di conferimento “le prestazioni d’opera
o di servizi” (art. 2342).]
● Invece, il CAPITALE SOCIALE NOMINALE è una cifra che esprime il valore in denaro dei conferimenti quale risulta dall’atto
costitutivo della società. (Capitale sottoscritto = denaro o altro che i soci si sono obbligati a conferire; Capitale versato = ciò che
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hanno conferito) Rimane immutato nel corso della vita della società (fino a quando, con modifica dell’atto costitutivo, non
se ne decide l’aumento o la riduzione). È dunque un valore storico.
● Assolve 2 funzioni:
- VINCOLISTICA =
indica la quota del patrimonio netto non distribuibile fra i soci e perciò assoggettata ad un vincolo di stabile
destinazione all'attività sociale (capitale reale). La cifra è iscritta in bilancio fra le passività.
(Per i creditori, è un margine di garanzia patrimoniale supplementare.)
- ORGANIZZATIVA =
* è termine di riferimento per accertare periodicamente se la società ha conseguito utili o ha subito perdite [Vi è
un utile se dal bilancio risulta che le attività superano le passività aumentate del capitale sociale nominale. Es.
attività 600, passività 300, cap. soc. nom. 100 utile: 600 – (300+100) = 200…e solo attività per tale ammontare
potranno essere liberamente distribuite ai soci a titolo di utili; il di più sarebbe restituzione vietata dei conferimenti].
* Funge anche da base di misurazione di alcune fondamentali situazioni soggettive dei soci (es. diritto di voto, agli
utili, alla quota di liquidazione…): tali diritti spettano a ciascun socio in misura proporzionale alla parte del capitale
sociale sottoscritto.
● - Nel 2001 è stata ammessa la costituzione di società tra avvocati, che ha per oggetto esclusivo l'esercizio in comune
dell’attività professionale di rappresentanza, assistenza e difesa in giudizio svolta dai propri soci. (Non è consentita la
partecipazione ad altra società di avvocati.)
- È iscritta in una sezione speciale del registro delle imprese e l’iscrizione ha solo funzione di certificazione anagrafica e
pubblicità notizia. È inoltre iscritta in una sezione speciale dell’albo degli avvocati.
- La società tra avvocati non è soggetta a fallimento in quanto non svolge attività di impresa.
- (Occorre conciliare l’esercizio in forma societaria della professione forense con il rispetto del principio della personalità della
prestazione e di quello della diretta responsabilità del professionista nei confronti del cliente. Questo ha il diritto di chiedere che
l’esecuzione dell’incarico conferito alla società sia affidata ad uno o più soci da lui scelti.)
- (Si applica la disciplina della società in nome collettivo per le obbligazioni sociali non derivanti dall’attività professionale. In generale,
è regolata dalle norme sulla snc, dove non diversamente disposto.)
- (Solo i soci incaricati sono personalmente e illimitatamente responsabili per l’attività professionale svolta in esecuzione dell’incarico.)
● Nel 2006 è stata consentita la prestazione di servizi professionali interdisciplinari da parte di società di persone oppure
di associazioni tra professionisti.
● La società tra professionisti va tenuta distinta dalla cosiddetta società di mezzi fra professionisti: una società costituita
da professionisti per l’acquisto e la gestione in comune di beni strumentali all’esercizio individuale delle rispettive
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professioni (es. due medici che costituiscono una società per l’acquisto delle apparecchiature sanitarie, l’assunzione del personale…
quindi per ogni aspetto non strettamente professionale della loro attività). Questa è assolutamente lecita (xk oggetto non è
l’attività intellettuale).
● Ulteriore fenomeno, altrettanto lecito, è quello delle società che offrono sul mercato un servizio complesso, per la cui
realizzazione sono necessarie anche prestazioni professionali dei soci o dei terzi, che hanno però carattere strumentale e
servente rispetto al servizio unitario offerto dalla società (che non si identifica perciò con quello tipico di nessuna delle
professioni intellettuali) (es. società di ingegneria/progettazione industriale/engineering, che si occupa della progettazione,
realizzazione e vendita di impianti e attrezzature industriali. In genere si costituisce in spa).
● Società sono però anche le SOCIETÀ COOPERATIVE e queste devono perseguire per legge uno scopo mutualistico, cioè
fornire direttamente ai soci beni, servizi od occasioni di lavoro a condizioni più vantaggiose di quelle che i soci stessi
otterrebbero sul mercato (vantaggio patrimoniale diretto).
Devono anch’esse cmq operare con metodo economico e per la realizzazione di uno scopo economico dei soci. Non sono
società però istituzionalmente preordinate per la realizzazione di uno scopo di lucro in senso proprio (anche se non è ad
esse precluso di svolgere attività con terzi e di conseguire utili da tali attività [lucro oggettivo]).
● Infine, tutti i tipi di società (tranne la semplice) possono essere utilizzati anche per la realizzazione di uno scopo
consortile (simile allo scopo mutualistico. Anche una SOCIETÀ CONSORTILE è tenuta ad operare con metodo economico e per la
realizzazione di uno scopo economico dei soci, consistente in un particolare vantaggio patrimoniale degli imprenditori consorziati:
minori costi o maggiori guadagni nelle rispettive imprese).
● In definitiva, sotto il profilo dello scopo perseguibile, le società possono essere distinte in: società lucrative (art. 2247),
mutualistiche (art. 2511) e consortili (art. 2615-ter).
Dato comune: le società sono enti associativi che operano con metodo economico e per la realizzazione di un risultato
economico a favore esclusivo dei soci (fenomeno quindi essenzialmente egoistico).
[Non mancano nella legislazione speciale casi di società – in genere spa – che per legge non devono perseguire o possono non
perseguire lo scopo di lucro (almeno soggettivo).]
B: I TIPI DI SOCIETÀ
8: Nozione. Classificazioni.
● Gli otto tipi di società previsti dal legislatore nazionale possono essere aggregati in categorie omogenee sulla base di
alcuni fondamentali criteri.
➢ Prima distinzione: scopo istituzionale perseguibile soc. cooperative e mutue assicuratrici (= scopo mutualistico); tutti
gli altri tipi di società (= scopo lucrativo).
➢ Altra distinzione, nell’ambito delle società lucrative, è basata sulla natura dell’attività esercitabile. La società semplice è
utilizzabile solo per l’esercizio di attività non commerciale (art. 2249). Tutte le altre, sia per attività commerciali sia non
commerciali, e sono sempre soggette ad iscrizione nel registro delle imprese con effetti di pubblicità legale (società di
tipo commerciale).
➢ Altra distinzione: società dotate di personalità giuridica (società di capitali) e soc. prive di personalità giuridica (società di
persone).
- Nelle società di capitali:
a) è prevista un’organizzazione di tipo corporativo, cioè basata sulla necessaria presenza di una pluralità di organi
(assemblea, organo di gestione e org. di controllo);
b) il funzionamento degli organi sociali è dominato dal principio maggioritario: l’assemblea delibera a maggioranza
(calcolata in base alla partecipazione di ciascun socio al capitale sociale, non per teste) anche le modifiche dell’atto costitutivo;
c) il singolo socio in quanto tale non ha alcun potere diretto di amministrazione e di controllo (salvo che nella s.r.l.)
(e il peso di ciascun socio in assemblea è proporzionato all’ammontare del capitale sociale sottoscritto criterio
capitalistico). [La partecipazione sociale è, di regola, liberamente trasferibile.]
- Nelle società di persone:
a) non è prevista un’organizzazione basata sulla presenza di una pluralità di organi;
b) per un verso riconosce a ogni socio a responsabilità illimitata il potere di amministrare la società (art. 2257) e,
per altro verso, richiede di regola il consenso di tutti soci per le modificazioni dell’atto costitutivo (art. 2252);
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c) il singolo socio a responsabilità illimitata è in quanto tale investito del potere di amministrazione e di
rappresentanza della società e ciò indipendentemente dall’ammontare del capitale conferito ( accentuato il
rilievo della persona dei soci).
➢ Ultimo criterio di distinzione è quello basato sul regime di responsabilità per le obbligazioni sociali. Vi sono:
1) società nelle quali per le obbligazioni sociali rispondono sia il patrimonio sociale sia i singoli soci personalmente
ed illimitatamente [snc e ss];
2) società nelle quali coesistono istituzionalmente soci a responsabilità illimitata (gli accomandatari) e soci a
responsabilità limitata (gli accomandanti) [sas e sapa];
3) società nelle quali per le obbligazioni sociali di regola risponde solo la società col proprio patrimonio [spa, srl e
società cooperative].
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● Ai fini della dichiarazione di fallimento la legge tratta allo stesso modo il socio occulto di società (di fatto) palese e la
società occulta: in entrambi i casi ritiene non necessaria l’esteriorizzazione e sufficiente la prova dell’esistenza del
contratto di società nei rapporti interni (indici probatori di una società occulta possono essere il sistematico finanziamento di un
imprenditore individuale, il prelievo di somme di pertinenza dell’impresa ecc…).
Tuttavia, queste 2 situazioni, sono piuttosto diverse fra loro:
Nel caso del socio occulto di società palese l’attività di impresa è svolta in nome della società e ad essa è certamente
imputabile in tutti i suoi effetti; la partecipazione alla società è titolo sufficiente a fondare la responsabilità e il fallimento
sia dei soci palesi sia di quelli occulti.
Nel caso di società occulta invece l’attività di impresa non è svolta in nome della società; gli atti di impresa non sono
ad essa formalmente imputabili; chi opera nei confronti dei terzi agisce in nome proprio, anche se cmq nell’interesse e
per conto di una società di cui è eventualmente socio. Agisce come mandatario senza rappresentanza della soc. occulta.
E a lui (e non alla società!) sono imputabili gli atti di impresa ed i relativi effetti (art. 1705).
[Il fallimento della società occulta è dunque norma eccezionale.+ *L’imprenditore individuale potrà agire nei confronti della società
per farsi somministrare i mezzi necessari per l’esecuzione del mandato.+
● Capita spesso che il giudice si convinca che dietro un imprenditore individuale, insolvente o già fallito, ci sia una società. E
non sempre rinuncia ad estendere il fallimento alla società!
È cosi nata la figura della SOCIETÀ APPARENTE: una società, sebbene non esistente nei rapporti tra i presunti soci, deve
tuttavia considerarsi esistente all’esterno quando due o più persone operano in modo da generare nei terzi la
ragionevole opinione che essi agiscono come soci.
È assoggettata al fallimento.
4: I conferimenti.
● Con la costituzione della società il socio assume l’obbligo di effettuare i conferimenti determinati nel contratto sociale.
“Se i conferimenti non sono determinati si presume che i soci siano obbligati a conferire, in parti uguali tra loro, quanto è
necessario per il conseguimento dell’oggetto sociale” (art. 2253).
● Diversamente dalle società di capitali, nessuna limitazione è posta per quanto riguarda le entità conferibili; può essere
conferita ogni entità (bene o servizio) suscettibile di valutazione economica (quindi qualsiasi prestazione di dare, fare o
non fare). Il codice detta poi una specifica disciplina per il conferimento di beni in natura, di crediti, d’opera.
● Per il conferimento di beni in proprietà, è disposto che “la garanzia dovuta dal socio e il passaggio dei rischi sono regolati
dalle norme sulla vendita” (art. 2254) [il socio è dovuto alla garanzia per evizione (art. 1483-4) e per vizi (art. 1490). Sul socio grava
inoltre il rischio del perimento per caso fortuito della cosa conferita finquando la proprietà non sia passata alla società (art. 1465)].
● Per le cose conferite in godimento, il rischio resta a carico del socio che le ha conferite (art. 2254). Questi potrà perciò
essere escluso dalla società qualora la cosa perisca o il godimento diventi impossibile per causa non imputabile agli
amministratori (art. 2286). Il rinvio qui è alle norme sulla locazione (artt. 1578 ss.).
Il bene conferito in godimento resta di proprietà del socio: la società ne può godere, ma non disporne.
● Il socio che conferisce crediti risponde nei confronti della società dell’insolvenza del debitore ceduto nei limiti del valore
assegnato al suo conferimento (art. 2255).
● Nelle società di persone il conferimento può essere infine costituito anche dall’obbligo del socio di prestare la propria
attività lavorativa a favore della società = socio d’opera o di industria. Egli non è un lavoratore subordinato e non ha
diritto al trattamento salariale e previdenziale proprio dei lav. sub. Il compenso per il suo lavoro è rappresentato dalla
partecipazione ai guadagni della società (corre perciò il rischio di lavorare invano) [inoltre gli altri soci possono escluderlo per
la sopravvenuta inidoneità a svolgere l’opera conferita. Art. 2286].
● L’art. 2303 vieta la ripartizione fra i soci degli utili non realmente conseguiti (utili fittizi, cioè non eccedenti dal patrimonio
netto). Inoltre, se si verifica una perdita del capitale sociale, non può farsi luogo alla ripartizione di utili fino a che il
capitale non sia reintegrato o ridotto in misura corrispondente.
● L’art. 2306 vieta agli amministratori di rimborsare ai soci i conferimenti eseguiti o di liberarli dall’obbligo di ulteriori
versamenti in assenza di una specifica deliberazione di riduzione del capitale sociale (operazione che cmq può pregiudicare i
creditori sociali, e alla quale quindi essi hanno il diritto di opporsi).
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6: La partecipazione dei soci agli utili e alle perdite.
● Tutti i soci hanno diritto di partecipare agli utili e partecipano alle perdite della gestione sociale. Essi godono tuttavia
della massima libertà di determinazione della parte a ciascuno spettante; il solo limite posto all’autonomia privata, e
valido per tutte le società lucrative, è il divieto di PATTO LEONINO: “è nullo il patto con il quale uno o più soci sono
esclusi da ogni partecipazione agli utili o alle perdite” (art. 2265).
● Se l’atto costitutivo non dispone nulla al riguardo della ripart. degli utili e delle perdite, troveranno applic. i criteri legali:
a) se il contratto nulla dispone, le parti spettanti ai soci nei guadagni e nelle perdite si presumono proporzionali ai
conferimenti;
b) se neppure il valore dei conferimenti è stato determinato, le parti si presumono uguali;
c) se è determinata solo la parte di ciascuno nei guadagni, si presume che nella stessa misura debba determinarsi la
partecipazione alle perdite (o viceversa).
d) La parte spettante al socio d’opera, se non è determinata dal contratto, è fissata dal giudice secondo equità (art. 2263).
● Nella ss il diritto del socio di percepire la sua parte di utili nasce con l’approvazione del rendiconto (art. 2262), che, se il
compimento degli affari sociali dura oltre un anno, deve essere predisposto dai soci amministratori “al termine di ogni
anno, salvo che il contratto stabilisca un termine diverso” (art. 2261).
● Nella snc il documento destinato all’accertamento degli utili e delle perdite è invece un vero e proprio bilancio di
esercizio. Questo deve essere predisposto dai soci amministratori ed è da ritenersi che l’approvazione competa a tutti i
soci e debba avvenire a maggioranza.
● Diversamente dalle società di capitali, l'approvazione del rendiconto o del bilancio è condizione sufficiente perché ciascun
socio possa pretendere l’assegnazione della sua parte di utili.
● Di ripartizione periodica non si può invece parlare per le perdite risultanti dal bilancio. Le perdite incidono direttamente
sul valore della singola partecipazione sociale riducendolo proporzionalmente, con la conseguenza che, in sede di
liquidazione della società, il socio si vedrà rimborsare una somma inferiore al valore originario del capitale conferito.
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● <<< Nella ss e nella snc irregolare, il creditore particolare del socio può chiedere la liquidazione della quota del suo
debitore: deve però provare che gli altri beni del debitore sono insufficienti a soddisfare i suoi crediti.
Ma cmq non potrà soddisfarsi direttamente sul patrimonio sociale: la società sarà solo tenuta a versargli, entro tre mesi,
una somma di denaro corrispondente al valore della quota al momento della domanda (art. 2289).
<<< Nella snc regolare il creditore particolare del socio, finché dura la società (scadenza della società esclusivamente
fissata nell’atto costitutivo), non può chiedere la liquidazione della quota del socio debitore (art. 2305).
10: L’amministrazione della società.
● L’amministrazione della società è l’attività di gestione dell’impresa sociale. Amministrare è il potere di compiere tutti gli
atti che rientrano nell’oggetto sociale.
● Per legge ogni socio illimitatamente responsabile è amministratore della società; l’atto costitutivo può tuttavia
prevedere che l’amministrazione sia riservata solo ad alcuni soci (art. 2257).
● Quando l’amm. della soc. spetta a più soci, trova applicazione il modello legale dell’AMMINISTRAZIONE DISGIUNTIVA:
ciascun socio amministratore può intraprendere da solo tutte le operazioni che rientrano nell’oggetto sociale, senza
essere tenuto a chiedere il consenso o il parere degli altri soci amministratori.
- L’ampio potere di iniziativa individuale è tuttavia temperato dal diritto di opposizione riconosciuto a ciascuno degli altri
soci amministratori: l’opposizione deve essere esercitata prima che l’operazione sia stata compiuta e paralizza il potere
decisorio del singolo amministratore riguardo all’operazione contestata.
- Sulla fondatezza dell’opposizione decide la maggioranza dei soci ( determinata secondo la parte attribuita a ciascun socio negli
utili per quote di interesse e non per teste).
*L’atto costitutivo può prevedere che la risoluzione dei contrasti venga deferita ad uno o più terzi (clausola di arbitraggio).]
● È prevista anche (per l’esigenza di maggiore ponderazione delle decisioni) l’AMMINISTRAZIONE CONGIUNTIVA (art.
2258): è necessario il consenso di tutti i soci amministratori per il compimento delle operazioni sociali.
- Deve essere espressamente convenuta nell’atto costitutivo o con modificazione dello stesso.
- L’atto costitutivo può anche prevedere che per l’amministrazione o per determinati atti sia necessario il consenso della
maggioranza (invece dell’unanimità) dei soci amministratori.
- La maggiore rigidità dell’amministrazione congiunta è però temperata dal riconoscimento ai singoli amministratori del
potere di agire individualmente quando vi sia urgenza di evitare un danno alla società.
● Amministrazione disgiuntiva e congiuntiva possono anche essere combinate.
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● Per quanto riguarda i diritti e gli obblighi degli amministratori, l’art. 2260 stabilisce che essi sono regolati dalle norme sul
mandato (es. hanno di regola diritto al compenso per il loro ufficio). Tuttavia i poteri e doveri sono diversi e più ampi di quelli
di un mandatario generale (es. non opera il limite degli atti di ordinaria amministrazione posto per il mandatario generale).
● Numerosi sono poi i doveri degli amministratori (es. nella snc essi devono tenere le scritture contabili e redigere il bilancio;
devono provvedere agli adempimenti pubblicitari connessi all’iscrizione nel registro delle imprese… E specifiche sanzioni penali sono
per gli stessi previste, anche in caso di fallimento della società).
● Dei numerosi obblighi ad essi imposti dalla legge o dall’atto costitutivo, gli amministratori sono poi solidalmente
responsabili verso la società, con conseguente obbligo di risarcire i danni alla stessa arrecati. Tuttavia la responsabilità
non si estende a quegli amministratori che dimostrino di essere esenti da colpa.
13: I soci non amministratori. Il divieto di concorrenza.
● Quando l'amministrazione della società è riservata solo ad alcuni soci, ai soci esclusi sono riconosciuti ampi e penetranti
poteri di informazione e di controllo (art. 2261). Hanno il diritto di: A) avere dagli amministratori notizie dello
svolgimento degli affari sociali; B) consultare i documenti relativi all’amministrazione (tutte le scritture contabili); C)
ottenere il rendiconto al termine di ogni anno.
● Nella snc incombe su tutti i soci l’obbligo di non esercitare per conto proprio o altrui un’attività concorrente con quella
della società (e di non partecipare come socio illimitatamente responsabile ad altra società concorrente) (art. 2301).
La violazione del divieto espone il socio al risarcimento dei danni nei confronti della società e legittima gli altri soci a
deciderne esclusione. (Il divieto non ha tuttavia carattere assoluto…può cioè essere rimosso dagli altri soci.)
MORTE
● Se muore un socio, i soci superstiti sono per legge obbligati a liquidare la quota del socio defunto ai suoi eredi nel
termine di 6 mesi (artt. 2284 e 2289).
● I soci non sono quindi tenuti a subire il subingresso in società degli eredi del defunto. Possono tuttavia decidere:
a) lo scioglimento anticipato della società (in tal caso gli eredi del socio defunto non hanno più diritto alla liquidazione della
quota nel termine di 6 mesi: devono attendere la conclusione delle operazioni di liquidazione della società per partecipare con i
soci superstiti alla divisione dell’attivo che residua dopo l’estinzione dei debiti sociali) ;
b) la continuazione della società con gli eredi del socio defunto (se non c’è una clausola di continuazione della società
(“Facoltativa” -> alla morte di T, potranno subentrare i suoi eredi; “Obbligatoria”; “Automatica”), serve sia il consenso dei soci
superstiti sia quello degli eredi).
RECESSO
● Il recesso è lo scioglimento del rapporto sociale per volontà del socio (art. 2285).
● Se la società è a tempo indeterminato o è contratta per tutta la vita di uno dei soci, ogni socio può recedere liberamente,
e il recesso deve essere comunicato a tutti gli altri soci con un preavviso di almeno 3 mesi (recesso ad nutum).
● Se la società è a tempo determinato, il recesso è ammesso solo se sussiste una giusta causa (e in tal caso il recesso ha
effetto immediato).
[Il contratto sociale può anche prevedere altre ipotesi di recesso.]
ESCLUSIONE
● L’esclusione di un socio dalla società in alcuni casi ha luogo di diritto (art. 2288); in altri è facoltativa, cioè rimessa alla
decisione degli altri soci (art. 2286).
✓ È escluso di diritto:
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a) il socio che sia dichiarato fallito;
b) il socio il cui creditore particolare abbia ottenuto la liquidazione della quota.
✓ I fatti che legittimano la società a deliberare l’esclusione di un socio possono essere raggruppati in tre categorie:
1) gravi inadempienze degli obblighi che derivano dalla legge o dal contratto sociale (es. mancata esecuzione dei
conferimenti promessi, violazione del divieto di concorrenza, sistematico comportamento ostruzionistico… );
2) l’interdizione, l’inabilitazione del socio o la sua condanna ad una pena che comporti l’interdizione anche
temporanea dai pubblici uffici;
3) la sopravvenuta impossibilità di esecuzione del conferimento per causa non imputabile al socio.
● L’esclusione è deliberata dalla maggioranza dei soci (non contando quello da escludere) calcolata per teste.
● La deliberazione (motivata) deve essere comunicata al socio escluso ed ha effetto decorsi 30 giorni dalla comunicazione.
Entro tale termine il socio può fare opposizione davanti al tribunale.
*Se i soci sono solo 2 qst procedimento non è applicabile. L’esclusione di uno dei soci è pronunciata direttamente dal tribunale su
domanda dell’altro.+
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B) non possono ripartire fra i soci i beni sociali finché i creditori sociali non siano stati pagati.
[Per il resto, gli obblighi e le responsabilità dei liquid. sono regolati dalle norme stabilite per gli amministratori (art. 2276).]
● Estinti tutti i debiti sociali, la liquidazione si avvia all'epilogo con la ripartizione fra i soci dell'eventuale attivo patrimoniale
residuo convertito in denaro.
● Il saldo attivo di liquidazione è destinato innanzitutto al rimborso del valore nominale dei conferimenti. L’eventuale
eccedenza è poi ripartita.
● Nella ss nessuna regola per la chiusura del procedimento di liquidazione. Nella snc invece, i liquidatori devono redigere il
bilancio finale di liquidazione ed il piano di riparto (proposta di divisione fra i soci dell’attivo residuo) (art. 2311).
Con l’approvazione del bilancio, i liquidatori sono liberati di fronte ai soci e il procedimento di liquidazione ha termine
(non è necessario che procedano all’effettiva ripartizione fra i soci, come invece per le società di capitali) .
● Nella snc irregolare la chiusura del procedimento di liquidazione determina l’estinzione della società.
Nella snc regolare/registrata (e nella ss), approvato il bilancio finale di liquidazione, i liquidatori devono chiedere la
cancellazione della società dal registro delle imprese (possibile anche d’ufficio) (art. 2312). Con qsta la società si estingue,
anche se non tutti i creditori siano stati soddisfatti ( e questi possono agire nei confronti dei soci, che restano personalmente ed
illimitatamente responsabili per le obbligazioni sociali insoddisfatte; o nei confronti dei liquidatori se hanno agito con colpa o dolo).
I creditori della snc possono infine chiedere il fallimento della società entro 1 anno dalla cancellazione della stessa dal
registro delle imprese (o dal momento di effettiva cessazione dell’attività, se riescono a dimostrarlo).
❖ Cap. 12: LA SOCIETÀ IN ACCOMANDITA SEMPLICE
1: Nozione e caratteri distintivi.
● La sas (artt. 2313-24) è una società di persone che si differenzia dalla snc per la presenza di due categorie di soci:
1. i soci accomandatari che, cm i soci della snc, rispondono solidalmente ed illimitatamente per le obbligazioni sociali;
l’amministrazione della società compete solo agli accomandatari;
2. i soci accomandanti che rispondono limitatamente alla quota conferita (sono obbligati solo nei confronti della
società ad eseguire i conferimenti promessi).
● La disciplina della sas è modellata su quella della snc (art. 2315).
● È il solo tipo di società di persone che consente l’esercizio in comune di un’impresa commerciale con limitazione del
rischio e non esposizione a fallimento personale per alcuni soci (gli accomandanti). [Proprio per tale motivo si può prestare a
gravi abusi: servendosi di un “accomandatario di paglia” (nullatenente), gli accomandanti potrebbero in fatto cumulare i vantaggi delle
soc. di persone (potere di direzione dell’impresa) con quelli delle soc. di capitali (responsabilità limitata) rigorosi divieti.]
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- Diritto di concorrere con gli accomandatari alla nomina e alla revoca degli amministratori (necessario il consenso di tutti
gli accomandatari e l’approvazione di tanti accomandanti che rappresentano la maggior. del capitale da essi sottoscritto. Art. 2319).
- Il generale divieto di ingerenza nell’amministrazione è in parte temperato dal riconoscimento legislativo che essi:
a) possono trattare o concludere affari in nome della società, anche se solo in forza di una procura speciale per
singoli affari;
b) possono prestare la loro opera, manuale o intellettuale, all’interno della soc. sotto la direzione degli amministr.;
c) possono, se l’atto costitutivo lo consente, dare autorizzazioni e pareri per determinate operazioni, e compiere
atti di ispezione e di controllo.
- Per quanto riguarda specificamente i poteri di controllo degli accomandanti, in ogni caso essi hanno diritto di avere
comunicazione annuale del bilancio e di controllarne l’esattezza, consultando i libri e gli altri documenti della soc.
[Non sono tenuti a restituire gli utili fittizi eventualmente riscossi, purché essi siano in buona fede e gli utili risultino da un bilancio
regolarmente approvato.]
● Se sono venuti meno i soci accomandatari, gli accomandanti devono nominare un amministratore provvisorio, i cui poteri
sono per legge limitati al compimento degli atti di ordinaria amministrazione (cmq non diventa socio accomandatario).
● Per il procedimento di liquidazione e l’estinzione della società valgono le regole dettate per la snc (tuttavia, cancellata la
società dal registro delle imprese, i creditori rimasti insoddisfatti potranno far valere i loro crediti nei confronti degli accomandanti
solo nei limiti di quanto dagli stessi ricevuto a titolo di quota di liquidazione, dato che essi non erano soci a responsabilità illimitata).
● La spa, in quanto società dotata di PERSONALITÀ GIURIDICA, è per legge trattata come soggetto di diritto distinto dalle
persone dei soci e gode perciò di una piena e perfetta autonomia patrimoniale.
● Nella spa i soci, e tutti i soci, non assumono ALCUNA RESPONSABILITÀ PERSONALE, neppure sussidiaria, per le
obbligazioni sociali; ne risponde soltanto la società con il suo patrimonio. I soci sono obbligati solo ad eseguire i
conferimenti promessi.
● Ha un’organizzazione di tipo corporativo, basata cioè sulla necessaria presenza di 3 distinti ORGANI: l’assemblea, un
organo di gestione, ed un organo di controllo.
Il funzionamento dell’assemblea è dominato dal principio maggioritario e il peso di ogni socio in assemblea è
proporzionato alla quota di capitale sottoscritto e al numero di azioni possedute (maggioranza per capitale).
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● Le quote di partecipazione dei soci sono rappresentate da partecipazioni-tipo omogenee e standardizzate. Le AZIONI
sono infatti partecipazioni sociali di uguale valore e che conferiscono ai loro possessori uguali diritti (art. 2348).
{Il che rende le azioni liberamente trasferibili e consente soprattutto la loro circolazione attraverso documenti assoggettati alla
disciplina dei titoli di credito. [È così favorito il pronto smobilizzo del capitale investito ed il ricambio delle persone dei soci. E le
possibilità si accentuano quando le azioni sono quotate in un mercato regolamentato (borsa valori), con conseguente formazione di un
prezzo ufficiale].}
● Limitazione del rischio individuale dei soci (assicurata dalla responsabilità limitata) e possibilità di pronta mobilitazione
dell’investimento (assicurata dai titoli azionari) favoriscono la raccolta degli ingenti capitali di rischio di cui ha
tipicamente bisogno la grande impresa.
● Si rende così possibile la compartecipazione di un ristretto numero di soci, che assumono l’iniziativa economica e sono
animati da spirito imprenditoriale (azionisti imprenditori), con una gran massa di piccoli azionisti animati dal solo intento
di investire fruttuosamente il proprio risparmio (azionisti risparmiatori).
[Ci sono molte spa cmq di modeste o piccole dimensioni, che non fanno nemmeno appello al pubblico risparmio. Infatti il
capitale minimo per la costituzione di una spa è attualmente di soli 120mila euro.]
● “Problemi”:
- Nelle società a ristretta base azionaria i problemi sono quelli della tutela più energica dei soci di minoranza e dei
creditori di fronte a possibili abusi dei soci che detengono la maggioranza del capitale e degli amministratori.
- La situazione invece cambia in quel ristretto numero di società che fanno istituzionalmente appello al pubblico
risparmio. La presenza accanto a pochi azionisti imprenditori, di una massa di azionisti risparmiatori con
partecipazioni individuali microscopiche (ma che nel complesso costituiscono la maggioranza del capitale), altera
profondamente i meccanismi di funzionamento della spa. Il naturale disinteresse degli azionisti risparmiatori per la
vita della società favorisce, inevitabilmente, il dominio della stessa da parte di gruppi minoritari di controllo da parte
di cui potrebbero esserci operazioni truffaldine e gestioni spericolate (tanto, chi decide è chi rischia di meno xk, sapendo,
potrà sempre defilarsi in tempo vendendo le azioni). Quando la società fa stabilmente appello al pubblico risparmio e
quindi le azioni sono quotate in borsa, il problema è quello di garantire il corretto funzionamento dell’intero mercato
azionario e di tutelare il pubblico indifferenziato dei potenziali investitori. [A qsti problemi il codice del 1942 non dava
risposta. Oggi lo scenario è significativamente cambiato.]
2: L’evoluzione della disciplina.
● Dal 1942 ci sono stati numerosi interventi legislativi e novità:
a) è stato posto un freno al proliferare di minisocietà per azioni con capitale del tutto irrisorio (per la SPA nel ’42 ->
capitale minimo: 1 milione di lire ,cifra che poi l’inflazione aveva reso del tutto irrisoria-; nel ’77 -> 200 milioni di lire; poi ->
100mila euro; oggi 120mila euro) [per la SRL prima 50mila lire, poi 20 milioni di lire, oggi 10mila euro];
b) si è dettata una specifica disciplina per le società con azioni quotate in borsa, e che presentano perciò una
larghissima base azionaria (nel 1974 si introducono strumenti di eterotutela della massa inerte e disorganizzata degli azionisti
risparmiatori; possibilità di emettere azioni di risparmio prive del diritto di voto e privilegiate sotto il profilo patrimoniale;
maggior trasparenza e informazione del mercato; certificazione dei bilanci; istituzione di un organo pubblico di controllo la
Consob [Commissione nazionale per le società e la borsa]. Poi nel 1998 all’investimento diretto da parte dei piccoli risparmiatori
si è affiancato l’investimento indiretto tramite operatori professionali (fondi comuni di investimento, fondi pensione…) alla
massa inerte ed incompetente degli azionisti risparmiatori si è perciò affiancata quella degli investitori istituzionali, dotati di
elevata competenza professionale [Tuf – Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria]; nuovi strumenti
di autotutela delle minoranze; disciplina delle deleghe di voto; ridefinizione del ruolo del collegio sindacale… );
c) l'esigenza di modernizzare la disciplina delle società per azioni non quotate e delle altre società di capitali ha portato
da ultimo ad una riforma organica della disciplina generale delle società di capitali nel 2004 ( introduzione della spa
unipersonale a responsabilità limitata; semplificazione del procedimento di costituzione e della disciplina delle modifiche
statutarie; disciplina più flessibile dei conferimenti; previsione di nuove categorie speciali di azioni… ).
A: LA COSTITUZIONE
3: Il procedimento.
● La costituzione della spa si articola attualmente in due fasi essenziali:
a) stipulazione dell’atto costitutivo;
b) iscrizione dell’atto nel registro delle imprese. Solo con l’iscrizione la spa acquista la personalità giuridica (art. 2331)
e viene ad esistenza (non esistono quindi spa irregolari).
[Una forma di controllo giudiziario (giudizio di omologazione) è stato soppressa nel 2000, ma può essere attivata
facoltativamente per le sole modifiche dell’atto costitutivo.+
● La stipulazione dell’atto costitutivo può a sua volta avvenire secondo 2 diversi procedimenti:
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1) stipulazione (o costituzione) simultanea: l’atto costitutivo è stipulato immediatamente da coloro che assumono
l’iniziativa per la costituzione della società (soci fondatori). E tali soggetti provvedono anche all’integrale
sottoscrizione del capitale sociale iniziale;
2) stipulazione (o costituzione) per pubblica sottoscrizione (artt. 2333-2336): si arriva alla stipulazione dell’atto
costitutivo al termine di un complesso procedimento che consente la raccolta fra il pubblico del capitale iniziale
sulla base di un programma predisposto da coloro che assumono l’iniziativa (promotori) [proced. compl. e poco usato
…si preferisce la stipulaz. simultanea, utilizzando magari altre tecniche per collocare le azioni fra il pubblico dei risparmiatori.].
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- Se il notaio non provvede, l’obbligo incombe sugli amministratori nominati nell’atto costitutivo.
- Nell’inerzia di entrambi, punita con sanzione amministrativa pecuniaria, ogni socio può provvedervi a spese della
società (art. 2330).
● In base all'attuale disciplina (essendo stato soppresso il giudizio di omologazione) spetta al notaio che ha ricevuto l'atto
costitutivo verificare l’adempimento delle condizioni stabilite dalla legge per la costituzione della società (se chiede
l’iscrizione qualora le condizioni siano manifestamente inesistenti --> sanzione amministrativa per il notaio).
● Il notaio dovrà svolgere un controllo di legalità (formale e sostanziale), volto ad accertare la conformità alla legge della
costituenda società; potrà e dovrà rifiutare di chiedere l’iscrizione nel registro se l’atto costitutivo e lo statuto
contengono clausole contrastanti con l’ordine pubblico, buon costume o norme imperative della disciplina della S.p.A.
● Se tale controllo ha invece esito positivo, il notaio richiede l’iscrizione. L’ufficio del registro delle imprese deve verificare
solo la regolarità formale della documentazione ricevuta (art. 2330 comma 3°).
● Con l’iscrizione nel registro delle imprese la società acquista personalità giuridica (art. 2331) e viene ad esistenza.
Diversamente da quanto visto per le società di persone, non è perciò configurabile una S.p.A. irregolare.
● Può verificarsi che fra stipulazione dell'atto costitutivo e iscrizione vengano compiute operazioni in nome della
costituenda società (es. spese notarili); di regola sono poste in essere dai futuri amministratori. Sono cmq illimitatamente e
solidalmente responsabili verso i terzi coloro che hanno agito. (Solidalmente responsabili anche i soci fondatori).
● Prima dell’iscrizione nel registro delle imprese è vietata l’emissione delle azioni.
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● Per prevenire i maggiori pericoli cui sono esposti i terzi che entrano in contatto con un’impresa formalmente societaria,
ma sostanzialmente individuale:
- L’unico socio fondatore risponde in solido con coloro che hanno agito, per le operazioni compiute in nome della
società prima dell’iscrizione nel registro delle imprese (art. 2331) (La limitazione di responsabilità dell’unico socio
fondatore opera quindi solo per le obbligazioni sorte dopo l’acquisto della personalità giuridica da parte della società) ;
- Sia in sede di costituzione della società, sia in sede di aumento del capitale sociale, l'unico socio è tenuto a versare
integralmente, al momento della sottoscrizione, i conferimenti in denaro. (Se viene meno la pluralità dei soci, i
versamenti ancora dovuti devono essere effettuati entro 90 giorni);
La violazione di tale disciplina impedisce che operi la regola della responsabilità limitata dell’unico socio.
- Per consentire ai terzi di conoscere agevolmente se la società è unipersonale, negli atti e nella corrispondenza (ma
non nella denominazione sociale!) della società deve essere indicato se questa ha un unico socio (art. 2250).
Per consentire l’agevole identificazione dell'unico socio, i suoi dati anagrafici devono essere iscritti nel registro delle
imprese a cura degli amministratori (art. 2362).
[Si stabilisce che i contratti fra società ed unico socio e, comunque, le operazioni a favore dello stesso, sono opponibili ai creditori della
società solo se risultano dal libro delle adunanze e delle deliberazioni del consiglio di amministrazione o da atto scritto avente data certa
anteriore al pignoramento.]
● L’unico socio non incorre quindi in responsabilità illimitata per le obbligazioni sociali (--> è possibile l’esercizio individuale di
attività di impresa senza che ciò determini di per sé la perdita del beneficio della responsabilità limitata) .
Sono tuttavia previste DUE ECCEZIONI (situazioni oggettive e formali) (art. 2325) che comportano, in caso di insolvenza della
società, la responsabilità illimitata dell'unico socio per le obbligazioni sociali sorte nel periodo in cui tutte le azioni sono
allo stesso appartenute:
a. l’unico socio risponde illimitatam. quando non sia osservata la disciplina dell’integrale liberazione dei conferimenti;
b. l'unico socio risponde inoltre fino a quando non sia stata attuata la specifica pubblicità dettata per la s.p.a.
unipersonale dall’art. 2362.
(Però la responsabilità illimitata viene meno per le obbligazioni sociali sorte dopo che conferimenti sono stati eseguiti o dopo che la
pubblicità è stata effettuata.)
[Rispetto alla disciplina del 1993, è caduta la preclusione al contemporaneo esercizio di più imprese individuali in regime di
responsabilità limitata anche da parte di una società.]
9: I patrimoni destinati.
● La riforma del 2003 offre alle spa anche una nuova tecnica per limitare il rischio di impresa: quella dei patrimoni
destinati ad uno specifico affare (art. 2447). Una tecnica che consente di evitare la moltiplicazione formale delle società
e i relativi costi; e permette di raggiungere risultati sostanzialmente identici, operando direttamente sul patrimonio
dell’impresa societaria. Questa resta unica, ma nel suo ambito sono individuati uno o più patrimoni separati che
rispondono solo delle obbligazioni relative a predeterminate e specifiche operazioni economiche (es. una nuova linea di
produzione di successo incerto). Una tecnica dunque che non moltiplica i soggetti per limitare il rischio di impresa, ma che a
tal fine opera direttamente sul piano oggettivo del patrimonio facente capo ad un’unica società per azioni.
● Ci sono due modelli di patrimoni destinati:
1) La spa può costituire uno o più patrimoni ciascuno dei quali destinato in via esclusiva ad uno specifico affare, sia
pure entro i limiti del 10% del proprio patrimonio netto e purché non si tratti di affari attinenti ad attività riservate.
- La costituzione di un patrimonio destinato avviene con apposita deliberazione adottata dall’organo amministrativo della società a
maggioranza assoluta dei suoi componenti.
- Deve essere verbalizzata da un notaio ed è soggetta ad iscrizione nel registro delle imprese; diventa produttiva di effetti solo
dopo che siano decorsi 60 giorni. Decorso tale termine i creditori della società non possono più far valere alcun diritto sul
patrimonio destinato allo specifico affare.
- Delle obbligazioni contratte per realizzare lo specifico affare la società risponde di regola solo nei limiti del patrimonio destinato.
- Perché la separazione patrimoniale operi è necessario che gli atti compiuti in relazione allo specifico affare rechino espressa
menzione del vincolo di destinazione.
- Per ciascun patrimonio destinato dovranno essere tenuti separatamente i libri e le scritture contabili, e ciascun patrimonio avrà
un separato rendiconto in allegato al bilancio.
- Realizzato l’affare, o se lo stesso è divenuto impossibile, gli amministratori redigono un rendiconto finale depositato presso
l’ufficio del registro delle imprese.
2) La società può inoltre stipulare con terzi un contratto di finanziamento di uno specifico affare, pattuendo che al
rimborso totale o parziale del finanziamento siano destinati i proventi dell’affare stesso o parte di essi.
- Il contratto deve indicare gli elementi essenziali dell’operazione (parte coperta dal finanziamento e quella a carico della soc. …).
- Il patrimonio separato è in tal caso formato dai proventi dell’affare, dai relativi frutti e dagli investimenti eventualmente
effettuati in attesa del rimborso al finanziatore.
- Una copia del contratto deve essere iscritta nel registro delle imprese.
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- Delle obbligazioni nei confronti del finanziatore risponde esclusivamente il patrimonio separato. Tuttavia, se la società fallisce
prima della realizzazione dell’affare, il finanziatore potrà insinuarsi nel fallimento per le somme non riscosse.
C: I CONFERIMENTI
10: Conferimenti e capitale sociale.
● I conferimenti costituiscono i contributi dei soci alla formazione del patrimonio iniziale della società; la loro funzione
essenziale è quella di dotare la società del capitale di rischio iniziale per lo svolgimento dell'attività di impresa (funzione
produttiva dei conferimenti).
● Il valore in denaro del complesso dei conferimenti promessi dai soci, quale risulta dalla valutazione ad essi data nell’atto
costitutivo, costituisce il capitale sociale nominale della società.
● Sì è prevista, per la S.p.A., una specifica disciplina dei conferimenti per:
a) garantire che i conferimenti promessi dai soci vengano effettivamente acquisiti dalla società;
b) garantire che il valore assegnato dai soci ai conferimenti sia veritiero [per evitare che il valore complessivo dei
conferimenti sia inferiore all'ammontare globale del capitale sociale (art. 2346) con evidente inganno per il creditori].
--> Problemi che si pongono in modo diverso per i conferimenti in denaro e per gli altri conferimenti…
● Il valore di emissione delle azioni va tenuto distinto dal valore reale delle stesse, che si ottiene dividendo il patrimonio
netto della società per il numero di azioni. Tale valore varia nel tempo in funzione delle vicende economiche della società
e può essere accertato contabilmente attraverso il bilancio di esercizio (valore di bilancio).
● Diverso ancora, è il valore di mercato delle azioni, che risulta giornalmente dai listini ufficiali quando le azioni sono
ammesse alla quotazione in un mercato regolamentato (borsa valori). Esso indica il prezzo di scambio delle azioni in quel
determinato giorno (solo tendenzialmente coincide col valore patrimoniale attuale, dato che sullo stesso incidono anche le
prospettive economiche future della società e ulteriori variabili).
● È fuori dubbio infine che un pacchetto azionario, soprattutto se consente il controllo della società, ha un proprio
specifico valore, spesso notevolmente maggiore della somma dei valori delle singole azioni [quindi nel nostro ordinamento è
stata introdotta una disciplina specifica (opa obbligatoria) per la cessione di pacchetti azionari di controllo delle società quotate].
3: La partecipazione azionaria.
● Ogni azione costituisce una partecipazione sociale ed attribuisce al suo titolare un complesso unitario di diritti e poteri di
natura amministrativa (es. diritto di intervento e di voto nelle assemblee…), patrimoniale (es. diritto agli utili, alla quota di
liquidazione…), ed anche a contenuto complesso amministrativo e patrimoniale (es. diritto di opzione, all’assegnazione di azioni
gratuite, di recesso…).
● Le azioni conferiscono ai loro possessori uguali diritti (art. 2348). Si tratta di un’UGUAGLIANZA RELATIVA (= è possibile
creare categorie di azioni fornite di diritti diversi --> azioni ordinarie e azioni di categoria o speciali) e OGGETTIVA (=
uguali sono i diritti che ogni azione attribuisce, non i diritti di cui ciascun azionista globalmente dispone, dovendosi al
riguardo tener conto anche del numero delle azioni di cui ciascuno è titolare. Alcuni diritti dell’azionista sono indipendenti dal
numero di azioni possedute [es. diritto di intervento in assemblea], ma i diritti più significativi spettano in proporzione del numero di
azioni possedute *es. diritto di voto, agli utili, alla quota di liquidazione, di opzione…+).
DISUGUAGLIANZA SOGGETTIVA degli azionisti, perfettamente legittima e giusta (perché su di essa si fonda l’ordinato
funzionamento di un organismo economico a base capitalistica). In essa si esprime infatti l’essenza del principio cardine delle
società di capitali: chi ha più conferito e più rischia ha più potere e può imporre, nel rispetto della legalità, la propria
volontà alla minoranza.
(Il che non esclude però che, quando entrano in gioco interessi pubblici di particolare rilievo, siano introdotte deroghe al
principio capitalistico, con il riconoscimento allo Stato o ad enti pubblici di poteri societari svincolati dall’ammontare
della partecipazione azionaria. Es. potere di veto all’adozione di una serie di delibere di particolare rilievo introdotto per legge negli
statuti di società operanti in settori strategici come difesa, trasporti, telecomunicazioni, fonti di energia, in passato controllate dallo
Stato; e ciò al fine di evitare che la recente privatizzazione possa dar luogo a decisioni in contrasto con gli obiettivi nazionali.)
● Le azioni privilegiate sono azioni che attribuiscono ai loro titolari un diritto di preferenza nella distribuzione degli utili e/o
nel rimborso del capitale al momento dello scioglimento della società (con il solo limite del divieto del patto leonino [art.
2265], la società è libera di articolare come preferisce il contenuto patrimoniale di tali azioni).
● È anche consentita l’emissione di azioni correlate: azioni cioè fornite di diritti patrimoniali correlati ai risultati dell’attività
sociale di un determinato settore (es. un ramo d’azienda), anche quando non si dà vita a patrimoni separati destinati ad uno
specifico affare. [Ai possessori di azioni correlate non possono essere corrisposti dividendi in misura superiore agli utili risultanti dal
bilancio generale della società (art. 2350).]
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[Agli strumenti finanziari che riconoscono al titolare il diritto al rimborso del capitale si applica la disciplina delle obbligazioni. Solo agli
strumenti finanziari che conferiscono diritti amministrativi si applica la disciplina delle assemblee speciali.
Per il resto è riconosciuto ampio spazio all’autonomia statutaria.+
● Le azioni possono essere nominative o al portatore a scelta dell’azionista (art. 2354). Ciò significa concedere il beneficio
dell’anonimato all’investimento azionario (significa rendere quest’ultimo fiscalmente competitivo rispetto ad altre forme di
investimento ed in primo luogo rispetto ai titoli del debito pubblico che sono tradizionalmente al portatore ).
L’alternativa rimane però nelle pagine del codice… Infatti vige tuttora (dal 1941) la nominatività obbligatoria dei titoli
azionari, con 2 sole eccezioni:
1) quella introdotta nel 1974 per le azioni di risparmio;
2) quella prevista nel 1992 per le società di investimento a capitale variabile.
● Le azioni al portatore si trasferiscono con la consegna del titolo. Per le azioni nominative è invece dettata una specifica
disciplina (che tuttavia riprende la disciplina generale dei titoli di credito nominativi dettata dal codice [artt. 2021-2027]).
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● Le più diffuse clausole statutarie finalizzate a limitare la circolazione delle azioni sono:
● Clausole di prelazione = la clausola di prelazione è la clausola che impone al socio che intende vendere le azioni, di
offrirle preventivamente agli altri soci e di preferirli ai terzi a parità di condizioni.
La violazione comporta l’inefficacia del trasferimento nei confronti della società, ma anche nei confronti dei soci beneficiari del
diritto di prelazione; a questi ultimi è riconosciuto il diritto di riscattare dal terzo acquirente le relative azioni.
● Clausole di gradimento = possono essere:
a) clausole che richiedono il possesso di determinati requisiti da parte dell’acquirente (es. la cittadinanza italiana);
b) clausole che subordinano il trasferimento delle azioni al consenso (placet) di un organo sociale (quasi sempre il
consiglio di amministrazione) [c.d. clausole di mero gradimento].
Vi è il timore che tali clausole possano costituire strumento di abuso a danno dei soci estranei al gruppo di
comando, rendendoli prigionieri della società. L’attuale disciplina consente dunque l’inserimento nell’atto costitutivo di
clausole che subordinano il trasferimento, anche a causa di morte, delle azioni al mero gradimento di organi sociali o di altri
soci SE prevedono, in caso di rifiuto di gradimento, un obbligo di acquisto a carico della società o degli altri soci, oppure il
diritto di recesso dell’alienante (x il corrispettivo dell’acquisto o della quota di liquidazione si applica la disciplina del recesso).
● Clausole di riscatto = espressamente prevista e disciplinata è oggi anche l'introduzione di clausole statutarie che
prevedono un potere di riscatto delle azioni da parte della società o dei soci al verificarsi di determinati eventi. Ad
esempio in caso di morte dell'azionista, al fine di evitare che subentrino gli eredi…
Il valore di rimborso di tali azioni è determinato applicando le corrispondenti disposizioni in tema di diritto di recesso dell’azionista
e trova applicazione anche il relativo procedimento di liquidazione. In caso di riscatto a favore della società trova inoltre
applicazione la disciplina dell’acquisto di azioni proprie.
● Le clausole statutarie limitative della circolazione possono essere introdotte o rimosse nel corso della vita della società
con delibera dell’assemblea straordinaria (ma in tal caso, se lo statuto non dispone diversamente, è riconosciuto diritto
di recesso ai soci che non hanno concorso all’approvazione della delibera. Art. 2437).
● È infine disciplinato il regime delle azioni proprie in possesso della società, con la finalità di evitare indebite posizioni di
vantaggio degli amministratori e del gruppo di comando.
I diritti sociali relativi alle azioni proprie sono infatti sterilizzati/sospesi. Tuttavia le azioni proprie vengono computate nel
capitale ai fini del calcolo del quorum costitutivo e deliberativo dell’assemblea.
● Infine, gli amministratori non possono disporre delle azioni senza la preventiva autorizzazione dell’assemblea.
3/// ALTRE OPERAZIONI
● Alla società è vietato concedere prestiti o fornire garanzie di qualsiasi tipo a favore di soci o di terzi per la sottoscrizione o
l’acquisto di azioni proprie (art. 2358).
Attuale disciplina:
a) l’acquisto reciproco di azioni è possibile senza alcun limite quando fra le due società non intercorre un rapporto di
controllo e nessuna delle due è quotata in borsa;
b) se l'incrocio è realizzato fra società controllante e sue controllate, l’acquisto da parte della società controllata, anche
tramite società fiduciaria o interposta persona, è considerato come effettuato dalla controllante stessa.
limitazioni coincidenti con quelle dell’acquisto di azioni proprie (1) le somme impiegate nell’acquisto non possono
eccedere l’ammontare degli utili distribuibili; 2) possono essere acquistate solo azioni interamente liberate; 3) l’acquisto deve
essere autorizzato dall’assemblea ordinaria della controllata; 4) il valore nominale delle azioni acquistate non può eccedere il 10%
del capitale della società controllante; 5) la società controllata non può esercitare il diritto di voto nelle assemblee della
controllante).
Le azioni o quote acquistate in violazione di tali condizioni devono essere alienate entro un anno dal loro acquisto. In
mancanza, la società controllante deve procedere al loro annullamento ed alla corrispondente riduzione del capitale
sociale.
c) diversa è la disciplina degli incroci azionari che trova applicazione quando una o entrambe le società protagoniste
dell’incrocio abbiano azioni quotate in borsa, ma fra le stesse non intercorre un rapporto di controllo. In tal caso
sono previsti solo limiti quantitativi (percentuale massima di azioni acquistabili) agli incroci azionari (1) se entrambe le
società sono quotate, l’incrocio non può superare il 2% del capitale con diritto di voto; 2) se una sola delle società è quotata, essa
può arrivare fino al 10% del capitale della società non quotata). La società che ha superato il limite successivamente: A)
non può esercitare il diritto di voto per le azioni o quote possedute in eccedenza; B) deve alienare l’eccedenza entro
12 mesi; C) in caso di mancata alienazione, la sospensione del diritto di voto si estende all’intera partecipazione.
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--- --- --- ---
1: I modelli organizzativi.
● La S.p.A. si caratterizza per la necessaria presenza di 3 distinti organi, ciascuno investito per legge di proprie specifiche
funzioni e di proprie competenze:
1) l’ASSEMBLEA dei soci, con funzioni esclusivamente deliberative e le cui competenze sono per legge (artt. 2364-5)
circoscritte alle decisioni di maggior rilievo della vita sociale. Non rientra la gestione dell’impresa sociale;
2) l’ORGANO AMMINISTRATIVO, cui è devoluta la gestione dell’impresa sociale (dà attuazione alle deliberazioni
dell’assemblea). Gli amministratori hanno inoltre la rappresentanza legale della società;
3) l’ORGANO DI CONTROLLO INTERNO (collegio sindacale), con funzioni di controllo sull’amministrazione della società.
Dal 2003 il collegio sindacale non svolge più controllo contabile, che è affidato ad un organo di controllo esterno alla
società: revisore contabile o società di revisione (art. 2409-bis).
● La riforma del 2003 ha tuttavia affiancato a quello appena esposto (definito sistema tradizionale di amministrazione e
di controllo) altri due sistemi alternativi fra cui la società può scegliere:
➢ Il SISTEMA DUALISTICO, di ispirazione tedesca: l’amministrazione e il controllo sono esercitati da un
consiglio di sorveglianza, di nomina assembleare, e da un consiglio di gestione, nominato direttamente dal primo.
➢ Il SISTEMA MONISTICO, di ispirazione anglosassone: l’amministrazione e il controllo sono esercitati rispettivamente
dal consiglio di amministrazione, nominato dall’assemblea, e da un comitato per il controllo sulla gestione costituito al
suo interno.
Anche per le società che adottano il sistema dualistico o monistico è poi previsto il controllo contabile esterno.
● Diversi sono i quorum costitutivi e deliberativi richiesti per l’assemblea ordinaria e per quella straordinaria.
● Per evitare che l’assenteismo degli azionisti impedisca di deliberare, è poi prevista una seconda convocazione con
quorum inferiori (art. 2369) [in tutte le società lo statuto può prevedere convocazioni successive qualora la seconda vada deserta] .
● L’assemblea è UNICA e GENERALE se la società ha emesso solo azioni ordinarie. Quando invece sono state emesse
diverse categorie di azioni (o strumenti finanziari che conferiscono diritti amministrativi), all’assemblea generale si
affiancano le assemblee SPECIALI DI CATEGORIA.
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(In mancanza di diversa disciplina, alle assemblee speciali si applicano le norme dettate per l’assemblea straordinaria, se le azioni
speciali non sono quotate. Se invece sono quotate, si applica la disciplina dell’assemblea degli azionisti di risparmio.)
3: Il procedimento assembleare.
● Il procedimento assembleare: convocazione, riunione, votazione, documentazione.
● La convocazione dell’assemblea è di regola decisa dall’organo amministrativo (o dal consiglio di gestione), i quali possono
disporre la stessa ogni qualvolta lo ritengano opportuno.
● È tuttavia obbligatoria in una serie di casi:
a) almeno una volta all’anno, entro il termine stabilito dallo statuto che comunque non può essere superiore a 120
giorni dalla chiusura dell’esercizio per consentire l’approvazione del bilancio (lo statuto può stabilire un termine
maggiore, non superiore in ogni caso a 180 giorni);
b) quando ne sia fatta richiesta da tanti soci che rappresentano almeno il 10% del capitale sociale (o una minor
percentuale prevista dallo statuto) e nella domanda siano indicati gli argomenti da trattare. Se gli amministratori
non provvedono, la convocazione dell’assemblea è ordinata con decreto dal tribunale (art. 2367).
[Nelle società quotate, i soci che rappresentano almeno un quarantesimo del capitale possono poi chiedere l'integrazione dell'ordine
del giorno di un assemblea già convocata.]
● La convocazione dell'assemblea deve essere poi disposta dal collegio sindacale ogni qualvolta la convocazione sia
obbligatoria e gli amministratori non vi abbiano provveduto.
Può inoltre convocare l'assemblea, previa comunicazione al presidente del consiglio di amministrazione, qualora ravvisi fatti di
rilevante gravità e vi sia urgente necessità di provvedere (art. 2406). *Nelle società quotate il potere di convocare l’assemblea può
essere esercitato anche da solo 2 membri effettivi del collegio sindacale.]
● L’assemblea è convocata nel comune dove ha sede la società.
● La convocazione mediante avviso da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica, almeno 15 giorni prima di
quello fissato per l'adunanza (30 per le società quotate) può essere sostituita dalla pubblicazione in almeno un
quotidiano indicato dallo statuto.
Inoltre, lo statuto delle società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio può consentire la convocazione
mediante avviso comunicato ai soci almeno otto giorni prima, con mezzi che garantiscano la prova dell’avvenuto ricevimento.
● L'avviso deve contenere l'indicazione del giorno, dell'ora e del luogo dell'adunanza, e l'elenco delle materie da trattare
(ordine del giorno).
● Pur in assenza di convocazione, l’assemblea è regolarmente costituita quando è rappresentato l’intero capitale sociale e
partecipa all’assemblea la maggioranza dei componenti degli organi amministrativi e di controllo; agli assenti deve
tuttavia essere data tempestiva comunicazione delle deliberazioni assunte (art. 2366). Questa è l’assemblea totalitaria.
Essa può deliberare su qualsiasi argomento, ma la sua competenza è instabile e precaria: ciascuno degli intervenuti può
infatti opporsi alla discussione degli argomenti impedendo così che si arrivi a deliberare su quel punto.
● Una volta costituita, l’assemblea è presieduta dalla persona indicata nello statuto. Il presidente è assistito da un
segretario designato nello stesso modo ed assicura che l’assemblea si svolga nel rispetto delle norme che ne regolano
l’attività.
● Rinvio: ai soci intervenuti, che raggiungono il terzo del capitale sociale rappresentato in assemblea, è poi riconosciuto il diritto di
chiedere il rinvio dell'adunanza di non oltre cinque giorni, dichiarando di non essere sufficientemente informati sugli argomenti posti
in discussione; il diritto di rinvio può essere esercitato però una sola volta per lo stesso oggetto (art. 2374).
● Le delibere assembleari devono constare da verbale, sottoscritto dal presidente e dal segretario o dal notaio (deve
essere redatto da un notaio se si tratta di un’assemblea straordinaria).
Deve indicare la data dell’assemblea, l’identità dei partecipanti, le modalità ed il risultato delle votazioni… deve inoltre
essere redatto senza ritardo.
Deve essere trascritto nell’apposito libro delle adunanze e delle deliberazioni dell’assembl., tenuto dagli amministratori.
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ASSEMBLEA STRAORDINARIA
● --- Per le assemblee straordinarie delle società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio non è previsto un
quorum costitutivo, anche se lo stesso risulta indirettamente dal fatto che il quorum deliberativo è rappresentato da
aliquote dell’intero capitale sociale con diritto di voto e non del solo capitale intervenuto in assemblea. L’assemblea
straordinaria delibera col voto favorevole di tanti soci che rappresentano più della metà del capitale sociale.
--- L’assemblea straordinaria di seconda convocazione è regolarmente costituita con la partecipazione di oltre un terzo
del capitale sociale e delibera con il voto favorevole di almeno i due terzi del capitale rappresentato in ass. (art. 2369).
● --- Per le società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, la disciplina delle assemblee straordinarie è volta a
contemperare la facilità deliberativa del gruppo di comando con la tutela delle minoranze: il quorum costitutivo minimo
è almeno la metà del capitale sociale in prima convocazione e più di un terzo in seconda. Per quanto riguarda i quorum
deliberativi è invece stabilito che l’assemblea straordinaria delibera sia in prima che in seconda convocazione, con il voto
favorevole di almeno i due terzi del capitale rappresentato in assemblea.
[Sono state soppresse a partire dal 1998 tutte le maggioranze rafforzate in precedenza richieste per delibere di particolare
importanza, con l’eccezione dell’esclusione del diritto di opzione (più della metà del capitale sociale in ogni convocazione).]
● Lo statuto può modificare solo in aumento le maggioranze previste, tranne che per l'approvazione del bilancio e per la
nomina e la revoca delle parti sociali.
● Infine, è consentito quello statuto preveda convocazioni ulteriori sia dell’assemblea ordinaria che di quella straordinaria,
alle quali si applicano le disposizioni della seconda convocazione. Tuttavia, nelle società che fanno ricorso al mercato del
capitale di rischio nelle convocazioni dell’assemblea straordinaria successive alla seconda il quorum costitutivo è ridotto ad almeno un
quinto del capitale sociale, fermo restando il voto favorevole di almeno due terzi del capitale rappresentato in assemblea per
l’approvazione della delibera.
1) La disciplina del codice (art. 2372) è volta ad ostacolare la raccolta delle deleghe.
● La delega deve essere conferita per iscritto e deve contenere il nome del rappresentante. (La società o gli enti possono
delegare solo un proprio dipendente o collaboratore.)
● La delega è sempre revocabile.
● Dal 2003, per le sole società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, la rappresentanza può essere conferita
solo per singole assemblee.
● La rappresentanza non può essere conferita ad una serie di soggetti, espressione del gruppo di comando della società o
sotto l’influenza, diretta o indiretta, dello stesso.
● Il numero di soci che la stessa persona può rappresentare in assemblea è non più di 20 o, se si tratta di società che fanno
ricorso al mercato del capitale di rischio, non più di 50, 100 o 200 soci (a seconda che il capitale della società non superi i
5milioni di euro, non superi i 25milioni o infine superi 25milioni).
2) L’altra via (riforma del 1998; artt. 136-144 Tuf) non consiste nello scoraggiare le deleghe, ma nel fare in modo che i
piccoli azionisti rilascino le stesse in modo consapevole, attraverso una dettagliata informazione preventiva sul perché
si richiede la delega, sul modo in cui i voti raccolti saranno utilizzati in assemblea, sui vantaggi e gli svantaggi che
potranno derivare alla società e agli azionisti.
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● La riforma ha introdotto per le sole società con azioni quotate, in alternativa alla disciplina del codice, gli istituti della
sollecitazione e della raccolta delle deleghe.
---> La sollecitazione è la richiesta di conferimento di deleghe di voto rivolta a tutti gli azionisti da parte di uno o più
soggetti (committente), che richiedono l’adesione a specifiche proposte di voto.
Il committente deve già possedere almeno l’1% delle azioni con diritto di voto, e deve necessariamente rivolgersi ad un
intermediario professionale (banche, imprese di investimento).
---> La raccolta di deleghe è la richiesta di conferimento di deleghe effettuata da associazioni di azionisti esclusivamente
nei confronti dei propri associati. Gli associati non sono tenuti a conferire la delega e possono liberamente indicare nel
modulo di delega come dovrà essere esercitato il proprio voto.
● La Consob stabilisce regole di trasparenza e correttezza.
7: (Segue) Limiti all’esercizio del voto. Il conflitto di interessi.
● Con l’esercizio del diritto di voto il socio concorre alla formazione della volontà sociale in proporzione del numero di
azioni possedute. Il socio deve esercitare tale diritto in modo da non arrecare danno al patrimonio della società.
● È in conflitto di interessi l’azionista che in una determinata delibera ha un interesse personale contrastante con
l’interesse della società (art. 2373).
● In presenza di tale situazione il socio è libero di votare o di astenersi, ma se vota, la delibera approvata con il suo
voto determinante (prova di resistenza) è impugnabile a norma dell’art. 2377 qualora possa recare danno alla società
(danno potenziale) (art. 2373).
( Solo con qste 2 condizioni la delibera adottata con il voto del socio in conflitto di interessi è annullabile.)
● Due ipotesi tipiche di conflitto di interessi sono poi previste dall’art. 2373, che:
1) vieta ai soci amministratori di votare nelle deliberazioni riguardanti la loro responsabilità;
2) vieta, nel sistema dualistico, ai soci componenti del consiglio di gestione di votare nelle deliberazioni riguardanti la
nomina, la revoca o la responsabilità dei consiglieri di sorveglianza.
● Si può tuttavia verificare che una deliberazione sia adottata dalla maggioranza per danneggiare non la società, bensì i
soci di minoranza (es. la magg. delibera lo scioglimento anticipato della società per ricostituirne subito dopo un’altra senza un socio
sgradito. Oppure si delibera di aumentare il capitale sociale a pagamento al solo fine di ridurre la quota di partecipazione di un socio di
minoranza impossibilitato a sottoscrivere l’aumento).
Dal principio generale di correttezza e buona fede nell’attuazione del contratto (art. 1375), si perviene perciò ad
affermare l’annullabilità della delibera quando la stessa sia ispirata dal solo scopo di danneggiare singoli soci.
8: I sindacati di voto.
● I sindacati di voto sono accordi (patti parasociali) con i quali alcuni soci si impegnano a concordare preventivamente il
modo in cui votare in assemblea.
● Possono avere carattere occasionale o permanente (e qst a tempo det. o indeter.); riguardare solo alcune delibere o solo
quelle di un det. tipo... Si può poi stabilire che il modo di votare sarà deciso all’unanimità o a maggior. dei soci sindacati.
● VANTAGGI:
- danno un indirizzo unitario all’azione dei soci sindacati;
- se i soci sindacati costituiscono il gruppo di comando, i sindacati di voto consentono di dare stabilità di indirizzo alla
condotta della società;
- quando invece l’accordo di sindac. è stipulato fra i soci di minor., consente una migliore difesa dei comuni interessi.
● PERICOLI:
- possono cristallizzare il gruppo di comando;
- il procedimento assembleare finisce con l’essere rispettato solo formalmente, dato che di fatto le decisioni vengono
prese prima e fuori dall’assemblea.
● Tuttavia, il sindacato di voto, come patto parasociale, è produttivo di effetti solo fra le parti e non nei confronti della
società. Perciò il voto dato in assemblea resta valido anche se espresso in violazione degli accordi di sindacato, ma il
socio che ha votato in modo difforme sarà tenuto a risarcire i danni da lui arrecati agli altri aderenti al patto.
● Nelle società non quotate non solo i sindacati di voto, ma anche gli altri patti stipulati al fine di stabilizzare gli assetti
proprietari o il governo della società (es. sindacati di blocco), non possono avere durata superiore a 5 anni, ma sono
rinnovabili alla scadenza.
Possono essere stipulati anche a tempo indeterminato, ma in tal caso ciascun contraente può recedere con un preavviso
di 180 giorni.
Identica è la disciplina per le società quotate e le società che le controllano, con la sola differenza che i patti a tempo
determinato non possono avere durata superiore a 3 anni (art. 123 Tuf).
● I patti parasociali sono inoltre soggetti ad un particolare regime di pubblicità, che è però diverso per le società quotate e
per quelle non quotate che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio.
-- In qste ultime i patti parasociali devono essere comunicati alla società e dichiarati in apertura di assemblea; la
dichiarazione deve essere trascritta nel verbale di assemblea. L’omessa dichiarazione (ma non l’omessa comunicazione
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preventiva) è sanzionata con la sospensione del diritto di voto delle azioni cui si riferisce il patto parasociale e la
conseguente impugnabilità della delibera, qualora sia stata adottata con il voto determinante di tali azioni.
-- Nelle società quotate, invece, i sindacati di voto e gli altri patti parasociali previsti dall’art. 122 Tuf devono essere
comunicati alla Consob, pubblicati sulla stampa quotidiana e depositati presso il registro delle imprese.
[Nessuna forma di pubblicità invece x le società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio.]
La violazione di tali obblighi di trasparenza comporta la nullità dei patti e la sospensione del diritto di voto relativo alle
azioni sindacate.
● Per alcune delibere di particolare rilievo (aumento del capitale sociale, riduzione reale del capitale, emissione delle
obbligazioni) l'azione di nullità è soggetta al più breve termine di decadenza di 180 giorni, anche in caso di nullità per
illiceità dell'oggetto *in caso di mancanza di convocazione, il termine è di 90 giorni dall’approvazione del bilancio].
L’esecuzione, anche parziale, preclude la pronuncia di nullità di qste tre particolari deliberazioni.
A: GLI AMMINISTRATORI
2: Struttura e funzioni dell’organo amministrativo.
● Nel sistema tradizionale, la spa non quotata può avere sia un amministratore unico sia una pluralità di amministratori,
che formano il consiglio di amministrazione (art. 2380-bis). Alle società quotate è invece imposta l’amministrazione
pluripersonale.
● Il consiglio di amministrazione può essere articolato al suo interno con la creazione di uno o più organi delegati, che
danno luogo alle figure del comitato esecutivo e degli amministratori delegati (art. 2381).
● Gli AMMINISTRATORI sono l’organo cui è affidata in via esclusiva la gestione dell’impresa sociale e ad essi spetta
compiere tutte le operazioni necessarie per l’attuazione dell’oggetto sociale.
Le loro funzioni sono:
a. deliberano su tutti gli argomenti attinenti alla gestione della società (che non siano riservati dalla legge
all’assemblea. Art. 2364. potere gestorio degli amministratori);
b. (tutti o alcuni) hanno la rappresentanza generale della società (art. 2384), cioè il potere di manifestare all’esterno la
volontà sociale ponendo in essere i singoli atti giuridici in cui si concretizza l’attività sociale;
c. danno impulso all’attività dell’assemblea: la convocano e ne fissano l’ordine del giorno. Danno attuazione alle delibere
della stessa ed hanno il potere-dovere di impugnare quelle che violino la legge o l’atto costitutivo;
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d. devono curare la tenuta dei libri e delle scritture contabili della società e in particolare devono redigere annualmente
il progetto di bilancio da sottoporre all’approvazione dell’assemblea. Devono provvedere agli adempimenti
pubblicitari prescritti dalla legge;
e. devono prevenire il compimento di atti pregiudizievoli per la società, o eliminarne o attenuarne le conseguenze
dannose (art. 2392);
Si tratta di funzioni di cui sono investiti per legge e che essi esercitano in posizione di formale autonomia rispetto
all’assemblea (anche xk dell’adempimento dei loro doveri essi sono personalmente responsabili civilmente e penalmente) .
4: Compenso. Divieti.
● Gli amministratori hanno diritto ad un compenso per la loro attività [partecipazione agli utili della società o attribuzione del
diritto di sottoscrivere a prezzo predeterminato azioni di futura emissione (= stock options)] (art. 2389).
● Modalità e misura del compenso sono determinati dall’atto costitutivo o dall’assemblea all’atto della nomina. Per gli
amministratori investiti di particolari cariche (es. amministratore delegato), la remunerazione è invece stabilita dallo stesso consiglio di
amministrazione, sentito il parere del collegio sindacale.
● Essendo gli amministratori partecipi di tutti i segreti aziendali, specifici obblighi e divieti sono posti a loro carico. Per
prevenire situazioni di pericoloso antagonismo con la società e di potenziale conflitto di interessi, gli amministratori di
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spa non possono assumere la qualità di soci a responsabilità illimitata in società concorrenti, né esercitare un’attività
concorrente per conto proprio o altrui, né essere amministratori o direttori generali in società concorrenti (salva
l’autorizzazione dell’assemblea) (art. 2390).
● L’inosservanza del divieto espone l’amministratore alla revoca dall’ufficio per giusta causa e al risarcimento degli
eventuali danni arrecati alla società.
5: Il consiglio di amministrazione.
● Quando l’amministrazione è affidata a più persone, queste costituiscono il consiglio di amministrazione, retto da un
presidente.
● L’attività è esercitata collegialmente (decisioni adottate in apposite riunioni a cui devono assistere i sindaci) (art. 2405). Può
avvenire anche mediante mezzi di telecomunicazione (art. 2388).
● Se lo statuto non prevede diversamente, il consiglio di amministrazione è convocato dal presidente dello stesso.
● Per la validità delle deliberazioni del c.d.ammin. è necessaria la presenza della maggioranza degli amministratori in
carica; le deliberazioni sono approvate se riportano il voto favorevole della maggioranza assoluta dei presenti (voto per
teste). Non è ammesso il voto per rappresentanza.
[Le deliberazioni adottate devono risultare da un apposito libro delle adunanze e delle deliberazioni del c.d.ammin.]
● L’attuale disciplina amplia la categoria delle delibere consiliari annullabili, mentre non sono previste cause di nullità
per le stesse.
L’art. 2388 prevede che possono essere impugnate tutte le delibere del c.d.ammin. che non sono prese in conformità
della legge o dello statuto; l’impugnativa può essere proposta dagli amministratori assenti o dissenzienti e dal collegio
sindacale entro 90 gg dalla data della deliberazione. [Quando la delibera leda direttamente un diritto soggettivo del socio questi
avrà diritto di agire giudizialmente per far annullare la delibera. (si applica la disciplina delle delibere assembleari annullabili)]
● Una particolare e più rigorosa disciplina è stata poi introdotta per il conflitto di interessi degli amministratori (art. 2391).
L’amministratore che in una determinata operazione ha, per conto proprio o di terzi, un interesse non necessariamente
in conflitto con quello della società:
a) deve darne notizia agli altri amministratori e al collegio sindacale;
b) se si tratta di amministratore delegato, deve inoltre astenersi dal compiere l’operazione;
c) in entrambi i casi, il c.d.ammin. deve adeguatamente motivare le ragioni e la convenienza per la soc. dell’operazione.
[Se la società ha un amministratore unico, questi deve darne notizia al collegio sindacale e anche alla prima assemblea utile.]
La delibera del c.d.ammin. o del comitato esecutivo, qualora possa recare danno alla società (danno potenziale), è
impugnabile (entro 90 gg dalla data della delibera, dal collegio sindacale, dagli amministratori assenti e dissenzienti, nonché dagli
stessi amministratori che hanno votato a favore se l’amministratore interessato non abbia adempiuto gli obblighi di informazione
sopra indicati) non solo quando l’amministratore interessato ha votato ed il suo voto è stato determinante, ma anche
quando sono stati violati gli obblighi di trasparenza, astensione e motivazione sopra indicati.
[Maggiori cautele sono imposte alle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio per quanto riguarda le operazioni con
parti correlate; cioè realizzate, anche tramite società controllate, con i soggetti indicati dalla Consob, rispetto ai quali il rischio di
conflitto di interessi degli amministratori è maggiore. Per tali operazioni si prevede che l’organo di amministrazione adotti regole che
assicurino la trasparenza e la correttezza delle decisioni.]
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● Tutti gli amministratori devono agire informati e quindi ciascuno può chiedere agli organi delegati che siano fornite in
consiglio informazioni relative alla gestione della società (art. 2385).
● In + il consiglio può sempre impartire direttive agli org. del. e ha (sulla base delle info da essi ricevute) il potere-dovere di:
a) valutare l’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile della società;
b) esaminare i piani strategici, industriali e finanziari della società;
c) valutare il generale andamento della gestione (art. 2381).
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b) il coniuge, i parenti e gli affini entro il 4° degli amministratori, nonché degli amministratori di società facenti
parte dello stesso gruppo;
c) coloro che sono legati alla società o a società facenti parte dello stesso gruppo (da rapporti di natura patrimoniale).
➢ Cause di incompatibilità:
a) quelle viste per gli amministratori.
*X favorire l’efficacia del controllo, nelle società quotate o con strumenti finanziari diffusi tra il pubblico i sindaci devono rispettare
i limiti al cumulo di incarichi stabiliti dalla Consob…non possono essere quindi “troppo impegnati”.+
➢ Compenso:
deve essere predeterminato ed invariabile in corso di carica. Infatti, la retribuzione annuale dei sindaci deve essere
determinata dall’assemblea all’atto della nomina per l’intero periodo di durata del loro ufficio (art. 2402).
● I sindaci restano in carica per 3 esercizi e sono rieleggibili. L’assemblea può revocarli solo se sussiste una giusta causa, e
la delibera di revoca deve essere approvata dal tribunale (art. 2400).
● Costituisce causa di decadenza dall’ufficio il sopraggiungere di una delle cause di ineleggibilità, nonché la sospensione o
cancellazione dal registro dei revisori. Decade inoltre dall’ufficio il sindaco che, senza giustificato motivo, non assiste alle
assemblee o diserta, durante un esercizio sociale, due riunioni del c.d.ammin., del comitato esecutivo o del collegio
sindacale (assenteismo).
● In caso di morte, di rinuncia o di decadenza di un sindaco, subentrano automaticamente i supplenti in ordine di età.
● La nomina e la cessazione dall’ufficio dei sindaci devono essere iscritte, a cura degli amministratori, nel registro delle
imprese.
● Per consentire al coll.sind. l’efficace svolgimento della propria attività, nelle società quotate gli amministratori devono
riferire tempestivamente sull’attività svolta, sulle operazioni compiute di maggior rilievo economico, e su quelle a rischio
di conflitto di interessi (in + scambio tempestivo di info anche tra coll.sind. e soggetti incaricati del controllo contabile. Nelle società
quotate infine, il coll.sind. deve comunicare senza indugio alla Consob le irregolarità riscontrate…) .
● I sindaci hanno il potere-dovere di procedere in qualsiasi momento ad atti di ispezione e di controllo, nonché di chiedere
agli amministratori notizie, anche con riferimento a società controllate, sull’andamento delle operazioni sociali o su
determinati affari (art. 2403-bis).
● Il coll.sind. può inoltre (previa comunicazione al presidente del c.d.ammin.) convocare l’assemblea, qualora ravvisi fatti
censurabili di rilevante gravità e vi sia urgente necessità di provvedere (qst potere, nelle soc. quotate, può essere esercitato
anche da solo due sindaci).
● Ciascun sindaco può individualmente convocare il c.d.ammin. ed il comitato esecutivo. Può inoltre promuovere il
controllo giudiziario sulla gestione, se ha fondato sospetto che gli amministratori abbiano compiuto gravi irregolarità
nella gestione. [Nelle soc. quotate la Consob può attivare tale procedura se ha fondato sospetto di gravi irregolarità
nell’adempimento dei doveri dei sindaci.]
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16: La responsabilità dei sindaci.
● Al pari degli amministratori, i sindaci devono compiere i loro doveri con la professionalità e la diligenza richieste dalla
natura dell’incarico (art. 2407).
● I sindaci sono in particolare responsabili, anche penalmente (artt. 2621-22), della verità delle loro attestazioni e devono
conservare il segreto sui fatti e i documenti di cui hanno conoscenza in ragione del loro ufficio.
● - L’obbligo di risarcimento dei danni grava esclusivamente sui sindaci, di regola solidalmente fra loro, qualora il danno sia
imputabile solo al mancato o negligente adempimento dei loro doveri.
- Sono invece responsabili in solido con gli amministratori per i fatti o le omissioni di questi ultimi, qualora il danno non si
sarebbe prodotto se i sindaci avessero vigilato in conformità degli obblighi della loro carica.
*L’azione di responsabilità contro i sindaci è disciplinata dalle stesse norme dettate per l’azione di responsabilità contro gli
amministratori.]
C: IL CONTROLLO CONTABILE
17: Il sistema.
● Vi è un sistema articolato nel controllo contabile e nella revisione contabile.
● Il CONTROLLO CONTABILE è esercitato sulle società non quotate:
a) per le società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, da un revisore dei conti persona fisica o da una
società di revisione iscritta nel registro dei revisori contabili;
b) per le società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio diverse dalle società quotate, da una società di
revisione iscritta nel registro dei revisori contabili (limitatamente a tali incarichi è assoggettata a parte della disciplina della
revisione contabile prevista per le società quotate e alla vigilanza della Consob).
● La REVISIONE CONTABILE è invece interamente disciplinata dal Tuf, ed è esercitata sulle società con azioni quotate,
nonché sulle società che controllano o sono controllate sono soggette a revisione contabile obbligatoria tutte le
società di un gruppo di cui faccia parte una società quotata.
La revisione contabile è esercitata da una società di revisione iscritta nell’albo speciale tenuto dalla Consob.
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● Funzione principale del revisore è quella di controllare la regolare tenuta della contabilità e di esprimere un giudizio sul
bilancio di esercizio e sul bilancio consolidato (deve infatti verificare nel corso dell’intero esercizio la regolare tenuta della
contabilità sociale e la corretta rilevazione nelle scritture contabili dei fatti di gestione).
● L’attività di revisione è volta ad esprimere, attraverso un’apposita relazione, un “giudizio” sul bilancio:
- giudizio senza rilievi = se il bilancio è conforme alle norme che ne disciplinano la redazione;
- giudizio con rilievi;
- giudizio negativo;
- dichiarazione di impossibilità di esprimere un giudizio.
● Il soggetto incaricato del controllo contabile ha diritto di ottenere dagli amministratori documenti e notizie utili per la
revisione e può procedere autonomamente ad accertamenti, ispezioni e controlli.
[Nelle società quotate e in quelle che fanno appello al mercato del capitale di rischio, la società di revisione deve inoltre informare
senza indugio la Consob e il collegio sindacale dei fatti che ritiene censurabili.]
● Il revisore contabile documenta l’attività svolta in un apposito libro tenuto presso la sede della società.
● Il soggetto incaricato del controllo contabile (al pari del collegio sindacale) deve adempiere i propri doveri con diligenza
professionale: è responsabile della verità delle sue attestazioni e deve conservare il segreto su fatti e documenti di cui ha
conoscenza per ragioni del suo ufficio. *Trova inoltre applicazione la disciplina dell’azione di responsabilità dettata per i sindaci;
l’azione si prescrive in 5 anni dalla cessazione dell’incarico.+
D: I SISTEMI ALTERNATIVI
21: Il sistema dualistico.
● Il sistema dualistico (artt. 2409-octies - 2409-quaterdecies), di ispirazione tedesca, prevede la presenza di un
CONSIGLIO DI GESTIONE e di un CONSIGLIO DI SORVEGLIANZA. Il controllo contabile è poi affidato ad un revisore
contabile o ad una società di revisione.
● Il consiglio di gestione svolge le funzioni proprie del consiglio di amministrazione nel sistema tradizionale.
● Il consiglio di sorveglianza ha sia le funzioni di controllo proprie del collegio sindacale, sia funzioni di indirizzo della
gestione che nel sistema tradizionale sono proprie dell’assemblea dei soci.
● Il sistema dualistico determina un più accentuato distacco fra azionisti ed organo gestorio della società [ed è un modello
organizzativo particolarmente adatto per società con azionariato diffuso e prive di uno stabile nucleo di azionisti imprenditori].
● CONSIGLIO DI SORVEGLIANZA:
● I componenti del c.d.sorv. possono essere soci o non soci. Il loro numero, non inferiore a 3, è fissato dallo statuto. (I primi
componenti sono nominati nell’atto costitutivo. Successivamente dall’assemblea ordinaria.)
● Almeno un componente deve essere scelto tra gli iscritti nel registro dei revisori contabili (+ requisiti di onorabilità,
professionalità ed indipendenza, se lo statuto li prevede).
● Non possono essere eletti i componenti del consiglio di gestione, né coloro che sono legati alla società da un rapporto
patrimoniale. In più ci sono le cause di ineleggibilità e di decadenza prescritte per gli amministratori e, nelle sole società
quotate, anche quelle previste per i sindaci.
● I componenti restano in carica 3 esercizi e sono rieleggibili. [Come gli amministratori nel sistema tradizionale (e a differenza dei
sindaci), sono liberamente revocabili dall’assemblea anche se non ricorre una giusta causa, salvo il diritto al risarcimento.]
● Al c.d.sorv. si applica larga parte della disciplina propria del collegio sindacale nel sistema tradizionale.
Nel contempo vi è attribuita anche larga parte delle funzioni dell’assemblea ordinaria:
a) nomina e revoca i componenti del consiglio di gestione;
b) approva il bilancio di esercizio (e il consolidato, ove redatto) [ma la distribuz. degli utili rimane dell’ass.ord.+;
c) promuove l’esercizio dell’azione di responsabilità nei confronti dei componenti del consiglio di gestione (competenza
che tuttavia conserva anche l’assemblea).
● Il presidente del c.d.sorv. è eletto dall’assemblea.
[Alle deliberazioni del c.d.sorv. si applicano le disposizioni che regolano la validità delle deliberazioni del c.d.ammin.]
● Sono solidalmente responsabili con i componenti del consiglio di gestione (per i fatti e le omissioni di qsti quando il danno non
si sarebbe prodotto se avessero vigilato in conformità dei doveri della loro carica) .
● CONSIGLIO DI GESTIONE:
● Le funzioni del c.d.gest. coincidono con quelle del c.d.ammin. nel sistema tradizionale. Non ci sono molte differenze…
● È costituito da un numero di componenti non inferiore a 2 (i primi nominati nell’atto costitutivo; successivamente dal c.d.sorv.).
[Nelle società quotate, se sono + di 4, almeno 1 deve essere un amministratore indipendente.]
● I componenti del c.d.gest. non possono essere nominati consiglieri di sorveglianza. Inoltre, non trova applicazione la
cooptazione (il c.d.sorv. cioè, provvede senza indugio alla sostituzione dei componenti del c.d.gest. che vengano a mancare) .
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● Ferma restando l’applicazione della disciplina dettata per l’azione di responsabilità contro gli amministratori nel sistema
tradizionale, è previsto che tale azione può essere esercitata anche dal consiglio di sorveglianza (--> revoca d’ufficio dei
consiglieri di gestione, se è raggiunta la maggioranza dei 2/3 dei componenti).
(Lo stesso consiglio di sorveglianza può rinunciare all’esercizio dell’azione di responsabilità o può transigerla, purché la relativa
delibera sia approvata dalla maggioranza dei suoi componenti.)
● Punto debole di qst sistema: i controllori sono direttamente nominati dai controllati problema di “effettiva
indipendenza”…
Vantaggi: più ampia informazione.
E: I CONTROLLI ESTERNI
23: Il sistema.
● Accanto al controllo interno del collegio sindacale ed al controllo contabile affidato ad un revisore esterno,
l’ordinamento prevede un articolato sistema di controlli esterni sulle S.p.A.
● Comune a tutte le S.p.A. è solo il controllo esterno sulla gestione esercitato dall’autorità giudiziaria in presenza di
situazioni patologiche che ne alterano il corretto funzionamento (art. 2409).
● Controlli esterni di diversa natura sono poi stati introdotti per le società che svolgono particolari attività (es. bancarie).
● Dal 1974 le società con azioni quotate in borsa e quelle che istituzionalmente operano sul mercato mobiliare sono
assoggettate al controllo della Consob (Commissione nazionale per le società e la borsa) [OB. Tutela degli investitori,
trasparenza del mercato mobiliare e delle società che vi operano…+.
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- Una prima fase, di carattere istruttorio, è diretta ad accertare l’esistenza delle irregolarità e ad individuare i
provvedimenti.
- Il tribunale può inoltre far eseguire l’ispezione dell’amministrazione. [Il gruppo di comando della società può evitare
l’ispezione e ottenere dal tribunale la sospensione del procedimento per un periodo determinato se l’assemblea sostituisce
amministratori e sindaci con soggetti di adeguata professionalità, che si attivano per accertare se le violazioni sussistono e, in caso
positivo, per eliminarle.
Se qsti risultino insufficienti il tribunale può disporre gli opportuni provvedimenti cautelari. Nei casi più gravi, il tribunale revoca gli
amministratori ed eventualmente anche i sindaci, e nomina un amministratore giudiziario, investito del potere di proporre l’azione di
responsabilità contro gli amministratori e i sindaci. Prima della scadenza del suo incarico l’amministratore giudiziario deve convocare
l’assemblea per la nomina dei nuovi amministratori e sindaci…può però proporre in alternativa all’assemblea la messa in liquidazione
della società o la sua sottoposizione ad una procedura concorsuale. L’assemblea è cmq libera di deliberare o meno nel senso proposto
dall’amministratore giudiziario.+
Noi ci soffermiamo però solo sulla disciplina nazionale fissata dal codice civile.
● Il bilancio di esercizio è il documento contabile che rappresenta, in modo chiaro, veritiero e corretto, la situazione
patrimoniale e finanziaria della società alla fine di ciascun esercizio, nonché il risultato economico dell’esercizio stesso
(utili o perdite).
Esso è costituito dallo stato patrimoniale, dal conto economico e dalla nota integrativa. Deve essere inoltre corredato
dalla relazione sulla gestione degli amministratori, e da relazioni del collegio sindacale e del revisore contabile.
● Funzione essenziale: accertare periodicamente la situazione del patrimonio (aspetto statico) e la redditività (aspetto
dinamico) della società. [--> costituisce: x i soci il solo strumento legale di informazione contabile sull’andamento degli affari sociali;
x i creditori sociali il mezzo per conoscere la consistenza del patrimonio della società ed è la sola garanzia su cui essi possono fare
affidamento; x il fisco il termine di riferimento per la tassazione periodica del reddito della società (Ires).]
● Oltre ai principi cardine che dominano la redazione del bilancio (chiarezza e rappresentazione veritiera e corretta) (art.
2423), ci sono ulteriori principi, che integrano, specificano e rafforzano le clausole generali (art. 2423-bis):
a) la valutazione delle voci di bilancio deve essere fatta secondo prudenza e nella prospettiva di continuazione
dell’attività (nel contempo, principio di prevalenza della sostanza sulla forma, già accolto dai principi intern. in tema di bilancio) ;
b) nella redazione del bilancio si deve tener conto delle entrate e delle uscite di competenza dell'esercizio
indipendentemente dalla data dell’incasso o del pagamento, nonché dei rischi e delle perdite di competenza
dell’esercizio (il bilancio di esercizio è cioè un bilancio di competenza e non di cassa);
c) i criteri di valutazione non possono essere modificati da un esercizio all’altro.
3. I criteri di valutazione.
● Sopravvalutazioni arbitrarie delle attività o sottovalutazioni arbitrarie delle passività gonfiano artificiosamente l’utile di
esercizio o ridimensionano le perdite. Viceversa, sottovalutazioni delle attività e sopravvalutazioni delle passività
deprimono l’utile dando luogo alla formazione delle cosiddette “riserve occulte”.
Per evitare, o quantomeno ridimensionare, questi effetti distorsivi, il legislatore per un verso fissa i principi generali da
osservare nelle valutazioni: quello della prudenza e quello della continuità nei criteri di valutazione. Per altro verso
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determina dettagliatamente (art. 2426) i criteri cui gli amministratori devono attenersi nelle valutazioni dei diversi
cespiti.
[ - Le immobilizzazioni sono iscritte in bilancio al costo storico: vale a dire al costo di acquisto o di produzione.
- Il valore delle immobilizzazioni materiali ed immateriali deve essere ammortizzato in ogni esercizio in relazione alla residua
possibilità di utilizzazione del bene, attraverso la diretta riduzione del valore iscritto nell’attivo dello stato patrimoniale.
- Le immobilizzazioni finanziarie costituite da partecipazioni in imprese controllate e collegate possono essere valutate col metodo
del patrimonio netto, cioè iscrivendo in bilancio un importo pari alla corrispondente quota, opportunamente rettificata, del
patrimonio netto della società partecipata risultante dall’ultimo suo bilancio.
- I costi di impianto e ampliamento, di ricerca, di sviluppo e di pubblicità, possono essere iscritti nell’attivo solo se hanno un’utilità
pluriennale e devono essere ammortizzati in un periodo non superiore a 5 anni.
- L’avviamento può essere iscritto nell’attivo solo se acquistato a titolo oneroso e nei limiti del costo per esso sostenuto.
- I crediti devono essere sempre valutati secondo il valore di prudente realizzo.
- I cespiti dell’attivo circolante diversi dai crediti (rimanenze, titoli e partecipazioni che non costituiscono immobilizzazioni) devono
essere iscritti al costo di acquisto o di produzione o, se minore, al valore di realizzo desumibile dall’andamento del mercato. ]
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● Il bilancio consolidato è un bilancio redatto dalla capogruppo in aggiunta al proprio bilancio di esercizio. In esso è
rappresentata la situazione patrimoniale, finanziaria ed economica del gruppo considerato nella sua unità sulla base dei
bilanci di esercizio delle singole società del gruppo. *Non incide sulla determinazione dell’utile distribuibile.+
[Deve essere redatto dalle società di capitali che controllano altre imprese e dalle società cooperative che controllano società di
capitali.]
[Le imprese da considerare sono solo quelle controllate tramite il possesso di partecipazioni. Sono esonerati i gruppi di minore
dimensione, purché nessuna delle imprese del gruppo sia una società con azioni quotate; esonerate anche le subholding (controllate
che a loro volta controllano altre società) che non abbiano emesso titoli quotati in borsa.]
● Il bilancio consolidato ha la stessa struttura del bilancio di esercizio.
● Non sono inserite nel bilancio consolidato:
1. le partecipazioni della controllante in imprese incluse nel consolidamento;
2. i crediti e i debiti fra le imprese incluse nel consolidamento;
3. i proventi e gli oneri relativi ad operazioni effettuate fra le stesse;
4. gli utili e le perdite conseguenti.
● Il bilancio consolidato non è assoggettato ad approvazione da parte dell’assemblea (a differenza di quello di esercizio),
quindi costituisce atto degli amministratori.
[Se la società che redige il bilancio consolidato è assoggettata a revisione contabile obbligatoria, i soci che rappresentano almeno il 5%
del capitale sociale possono richiedere al tribunale di accertare la conformità del bilancio consolidato alle norme che ne disciplinano i
criteri di redazione. Accertamento che può essere richiesto anche dalla Consob, entro 6 mesi dal deposito del bilancio consolidato.]
2: Diritto di recesso.
● L’applicazione del principio maggioritario, anche per modificazioni dello statuto, fa si che nella spa la minoranza non può
impedire modifiche dell’assetto societario.
● In presenza di delibere modificative di particolare gravità, la minoranza è indirettamente tutelata dalla previsione di
maggioranze più elevate e dal riconoscimento del diritto di recesso dalla società.
● Cause di recesso (art. 2437)…possono oggi essere distinte in cause di recesso inderogabili, derogabili dallo statuto e
statutarie.
CAUSE INDEROGABILI DI RECESSO
● Il diritto di recesso può essere esercitato dai soci che non hanno concorso alle delibere riguardanti: a) modifica
dell’oggetto sociale; b) trasformazione della società; c) trasferimento della sede sociale all’estero; d) revoca dello stato
li liquidazione; e) modificazioni dello statuto concernenti il diritto di voto o di partecipazione.
● In tutti qsti casi il diritto di recesso non può essere soppresso dallo statuto.
CAUSE DEROGABILI DI RECESSO
● Il diritto di recesso spetta ancora, salvo che lo statuto non disponga diversamente, ai soci che non hanno concorso
all’approvazione delle delibere riguardanti: a) la proroga del termine di durata della società; b) l’introduzione o la
rimozione di vincoli alla circolazione delle azioni.
CAUSE STATUTARIE
● Nelle sole società che non fanno appello al mercato del capitale di rischio lo statuto può prevedere ulteriori cause di
recesso.
● Il recesso non ha più solo la funzione di rimedio a tutela della minoranza. Nelle società a tempo indeterminato non
quotate esso costituisce un temperamento alla durata potenzialmente illimitata del vincolo sociale, quindi tutti i soci
possono recedere liberamente da una società a tempo indeterminato non quotata con un preavviso di 180 gg.
● Il diritto di recesso può essere esercitato mediante comunicazione con lettera raccomandata alla società (entro 15 gg
dall’iscrizione nel registro delle imprese della delibera).
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● Le azioni per le quali è esercitato il diritto di recesso non possono essere cedute e devono essere depositate presso la
sede della società.
● Nelle società non quotate, il valore delle azioni da rimborsare è determinato dagli amministratori (tenuto conto della
consistenza patrimoniale della società e delle sue prospettive reddituali). Nelle spa quotate il valore di liquidazione delle
stesse è invece determinato facendo esclusivo riferimento alla media aritmetica dei prezzi di chiusura nei sei mesi che
precedono la convocazione dell’assemblea.
● Procedimento di liquidazione delle azioni del socio recedente: le azioni del socio che recede devono essere innanzitutto
offerte in opzione agli altri soci; per la parte non acquistata dai soci possono essere collocate sul mercato; in caso di
mancato collocamento presso i soci o terzi le azioni vengono rimborsate mediante acquisto da parte della società.
5: Il diritto di opzione.
● Il diritto di opzione è il diritto dei soci attuali di essere preferiti ai terzi nella sottoscrizione dell’aumento del capitale
sociale a pagamento. Consente di mantenere inalterata la proporzione in cui ciascun socio partecipa al capitale e al
patrimonio sociale. [Il diritto di opzione ha un proprio valore economico, che l’azionista può monetizzare cedendolo a terzi.+
● Attualmente il diritto di opzione ha per oggetto le azioni di nuova emissione di qualsiasi categoria e le obbligazioni
convertibili in azioni emesse dalla società. Viene attribuito a ciascun azionista in proporzione al numero di azioni
possedute.
● A) Se le azioni non sono quotate, coloro che hanno esercitato il diritto di opzione, hanno diritto di prelazione nella
sottoscrizione delle azioni non optate, purché ne facciano richiesta all’atto dell’esercizio dell’opzione.
B) Se le azioni sono quotate la vendita va a beneficio del patrimonio sociale.
● Il diritto di opzione può essere sacrificato quando uno specifico interesse della società lo esige:
1. escluso per legge quando le azioni devono essere liberate mediante conferimenti in natura (interesse della società a
procurarsi da terzi determinati beni a titolo di conferimento);
2. escluso o limitato con la delibera di aumento del capitale quando l’interesse della società lo esige;
3. escluso quando le azioni devono essere offerte in sottoscrizione ai dipendenti della società o di soc. controllanti o
controllate.
Nei casi di esclusione del diritto di opzione è obbligatoria l’emissione delle nuove azioni con sovrapprezzo (ove la società
abbia accumulato utili) in modo da ridimensionare il pregiudizio patrimoniale degli azionisti attuali.
● Questi caratteri distintivi restano fermi anche nei tipi speciali di obbligazioni che la pratica societaria continua a creare
(per incentivare la propensione dei risparmiatori verso tale forma di investimento):
a) obbligazioni partecipanti = in cui la remunerazione periodica del capitale è commisurata agli utili di bilancio;
b) obbligazioni indicizzate (o strutturate) = mirano a neutralizzare gli effetti della svalutazione monetaria e ad adeguare il
rendimento dei titoli all’andamento del mercato finanziario;
c) obbligazioni convertibili in azioni = attribuiscono all’obbligazionista la facoltà di trasformare il proprio credito in una
partecipazione azionaria della società emittente o di altra società alla prima collegata;
d) obbligazioni con warrant (o con diritto di opzione su azioni) = attribuiscono all’obbligazionista il diritto di sottoscrivere o
acquistare azioni della società emittente, ferma restando però la posizione di creditore per le obblig. possedute (≠ o. convertibili) ;
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e) obbligazioni subordinate = il diritto degli obbligazionisti al pagamento degli interessi ed al rimborso del capitale è subordinato
all’integrale soddisfacimento degli altri creditori (ma non degli azionisti) in caso di liquidazione o altra procedura concorsuale x la
società.
3: Il procedimento di emissione.
● L’emissione di obbligazioni è deliberata dagli amministratori (art. 2410) [verbale redatto da un notaio; iscrizione nel registro
delle imprese].
● L’ammontare delle obbligazioni emesse deve risultare da un apposito libro delle obbligazioni.
● Verificatasi una causa di scioglimento gli amministratori (o, in caso di omissione, il tribunale) devono procedere senza
indugio al suo accertamento e all’iscrizione nel registro delle imprese della relativa dichiarazione o della deliberazione
assembleare. Alla denominazione della società deve essere aggiunta l’indicazione che si tratta di società in liquidazione.
● Gli effetti connessi al verificarsi di una causa di scioglimento decorrono oggi solo dal momento dell’iscrizione nel registro
delle imprese. Da tale momento si producono, almeno nei confronti dei terzi, tutti gli effetti che l’ordinamento ricollega
al verificarsi di una causa di scioglimento. (In caso di ritardo o di omissione nell’accertamento e nell’iscrizione, gli amministratori
sono personalmente e solidalmente responsabili.)
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● Con l'iscrizione della nomina dei liquidatori, gli amministr. cessano dalla carica e devono consegnare ai liquidatori i libri
sociali, una situazione dei conti e un rendiconto della loro gestione (relativo al periodo successivo all’ultimo bilancio approv.).
● Poteri, doveri e responsabilità dei liquidatori sono modellati su quelli degli amministratori, sia pure con alcuni
adattamenti:
a) i liquidatori devono adempiere i loro doveri con la diligenza e la professionalità richieste dalla natura dell’incarico;
b) devono prendere in consegna dagli amministratori i beni e gli altri documenti sociali e redigere con gli stessi
l’inventario del patrimonio sociale;
c) possono compiere tutti gli atti utili per la liquidazione della società.
● L’attività dei liquidatori deve essere innanzitutto diretta al pagamento dei creditori sociali (può ripartire fra i soci i beni della
società solo quando siano pagati tutti i creditori o accantonate le somme necessarie. L’attuale disciplina consente tuttavia la
distribuzione ai soci di acconti durante la liquidazione, sia pure con le opportune cautele x non pregiudicare i creditori sociali) . Se i
fondi disponibili risultano insufficienti, i liquidatori possono chiedere proporzionalmente ai soci i versamenti ancora
dovuti sulle azioni non interamente liberate.
● I liquidatori devono redigere ogni anno il bilancio e sottoporlo all’approvazione dell’assemblea (in linea di principio trova
applicazione la disciplina dettata per il bilancio di esercizio. I liquidatori però devono anche indicare le variazioni nei
criteri di valutazione adottati rispetto all’ultimo bilancio approvato).
● Completata la liquidazione del patrimonio sociale con la conversione in denaro dell’attivo, i liquidatori devono redigere il
bilancio finale di liquidazione indicando la parte spettante a ciascun socio nella divisione dell’attivo (piano di riparto).
Questo bilancio finale deve essere approvato dai singoli soci e non dall’assemblea (con un meccanismo di approvazione
tacita).
● Approvato il bilancio finale di liquidazione, i liquidatori devono chiedere la cancellazione della società dal registro delle
imprese. I libri della società sono depositati presso l’ufficio del registro delle imprese. *Cancellazione d’ufficio quando per
oltre 3 anni consecutivi non viene depositato il bilancio annuale di liquidazione.]
● Intervenuta che sia la cancellazione dal registro, ferma restando l’estinzione della società, i creditori sociali rimasti
insoddisfatti possono far valere i loro diritti:
a) nei confronti dei soci fino alla concorrenza delle somme da questi riscosse in base al bilancio finale di liquidazione;
b) nei confronti dei liquidatori se il mancato pagamento è dipeso da colpa di questi.
● La cancellazione dal registro delle imprese segna quindi l’estinzione della società per azioni, anche se vi siano creditori
non soddisfatti; questi possono tuttavia chiedere il fallimento della società entro 1 anno dalla cancellazione della stessa
dal registro delle imprese.
2: La disciplina.
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● L’atto costitutivo deve indicare quali sono i soci accomandatari (tutti amministratori di diritto).
● La denominazione sociale deve essere costituita dal nome di almeno un accomandatario, con l’indicazione di società in
accomandita per azioni.
● I soci accomandatari rispondono illimitatamente e solidalmente verso i terzi per le obbligazioni sociali. I creditori sociali
possono però agire nei confronti degli accomandatari solo dopo aver infruttuosamente escusso il patrimonio sociale.
● Le modificazioni dell’atto costitutivo devono essere deliberate dall’assemblea straordinaria con le consuete maggioranze,
ma devono inoltre essere approvate da tutti i soci accomandatari.
● Le più significative deviazioni dalla disciplina della spa si hanno per quanto riguarda l’organo amministrativo.
- I soci accomandatari sono di diritto amministratori ed il loro ufficio ha carattere permanente.
- Tuttavia possono essere revocati (revoca deliberata con le maggioranze prescritte per le deliberazioni dell’assemblea
straordinaria) anche se non ricorre giusta causa, salvo il diritto al risarcimento dei danni [identica maggioranza è
necessaria x la nomina di nuovi amministr., che inoltre deve essere approvata anche dagli amministr. rimasti in carica].
● Per il collegio sindacale, l’unica deviazione dalla disciplina della spa consiste nel divieto per gli accomandatari di votare
nelle deliberazioni riguardanti la nomina e la revoca dei sindaci o dei componenti del consiglio di sorveglianza. Se la
società è quotata, il divieto è esteso anche al conferimento ed alla revoca dell’incarico alla società di revisione.
● Per la sapa è prevista una causa di scioglimento tipica ed ulteriore rispetto alla spa. La società si scioglie in caso di
cessazione dalla carica di tutti gli amministratori, se nel termine di 180 giorni non si è provveduto alla loro sostituzione.
Per questo periodo il collegio sindacale nomina un amministratore provvisorio, i cui poteri sono circoscritti agli atti di
ordinaria amministrazione e che non assume la qualità di accomandatario.
● La srl è il primo tipo di società di capitali per il quale fu introdotta la possibilità di costituzione da parte di un singolo socio
col mantenimento della responsabilità limitata per le obbligazioni sociali (società unipersonale).
L’originaria disciplina è stata modificata ed ora coincide con quella della spa unipersonale.
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● C’è stata l’introduzione di una specifica disciplina dei finanziamenti dei soci volta a porre un freno al fenomeno delle
società sottocapitalizzate che operano con ingenti finanziamenti a titolo di capitale di prestito da parte dei soci (Il
rimborso dei finanziamenti dei soci alla società è postergato (messo in secondo piano) al soddisfacimento degli altri creditori. Inoltre
deve essere restituito alla società se avvenuto nell’anno precedente la dichiarazione di fallimento della stessa).
● Si consente che lo statuto possa prevedere l’emissione di titoli di debito sostanzialmente assimilabili alle obbligazioni.
(La decisione di emissione fissa le condizioni del prestito e le modalità di rimborso ed è iscritta nel registro delle imprese.) (Il taglio
minimo dei titoli non può essere inferiore a 50mila euro.)
● I titoli di debito non possono essere collocati direttamente presso il pubblico dei risparmiatori. Possono infatti essere
sottoscritti solo da investitori professionali.
4: Le quote sociali.
● Nella spa il capitale sociale nominale è diviso in parti omogenee e standardizzate che prescindono dalle persone dei soci
e dal loro numero. Nella srl invece il capitale è diviso secondo un criterio personale, dato che le quote di partecipazione
dei soci non possono essere rappresentate da azioni.
● Il capitale della srl è perciò diviso in parti in base al numero dei soci, e ciascun socio diventa titolare di un’unica quota di
partecipazione, corrispondente alla frazione di capitale sociale da lui sottoscritta.
Mentre le azioni sono necessariamente di ugual valore, dunque, le quote possono essere di diverso ammontare e lo sono
inizialmente se diverso è l’ammontare del capitale sottoscritto da ciascun socio.
● I diritti sociali spettano ai soci in misura proporzionale alla partecipazione da ciascuno posseduta e le partecipazioni dei
soci sono determinate in misura proporzionale al conferimento. Tuttavia, l’atto costitutivo può prevedere l’attribuzione a
singoli soci di particolari diritti riguardanti l’amministrazione della società o la distribuzione degli utili. [Perciò una quota
personale può essere con prestazioni accessorie, un’altra privilegiata nella distribuzione degli utili, ad un socio potrà essere riservata
l’amministrazione della società e così via…+
● Le quote (diversamente dalle azioni) non possono essere rappresentate da titolo di credito né possono costituire oggetto
di offerta al pubblico.
● L’atto costitutivo può non solo limitare ma anche escludere del tutto il trasferimento delle quote (accentuando il carattere
personale della partecipazione sociale). Può inoltre subordinare il trasferimento al gradimento di organi sociali, di soci o di
terzi (mero gradimento); in tali casi però il socio o i suoi eredi possono recedere dalla società.
● Il recesso è lo strumento più efficace di tutela dei soci di minoranza in una società, come la srl, in cui le partecipazioni
non hanno di regola un mercato. Per questo è riconosciuta ampia autonomia statutaria nello stabilire quando il socio può
recedere e le relative modalità.
Il recesso è inderogabilmente riconosciuto per legge in una serie di casi:
a) se la società è a tempo indeterminato ogni socio può recedere con un preavviso di almeno 180 gg (che l’atto
costitutivo può allungare fino a 1 anno);
b) se la società è a tempo determinato possono recedere i soci che non hanno consentito:
1. al cambiamento dell’oggetto sociale;
2. alla sua fusione o scissione;
3. alla revoca dello stato di liquidazione;
4. al trasferimento della sede sociale all’estero;
5. all’eliminazione di una o più cause di recesso;
6. all’aumento del capitale sociale con esclusione del diritto di opzione.
● Si prevede che la quota del socio recedente debba prima essere offerta in opzione agli altri soci, oppure ad un terzo
concordemente individuato dai soci stessi. Se non vi sono acquirenti, si procede al rimborso attingendo alle riserve
disponibili della società o, in mancanza, tramite riduzione (reale) del capitale. Ma se anche la riduzione del capitale
risulta impossibile, perché i creditori vi si oppongono, la società si scioglie.
● Come nelle società di persone, l’atto costitutivo può prevedere specifiche cause di esclusione del socio per giusta causa
(rimborso).
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● L’atto costitutivo può prevedere la nomina di un collegio sindacale o di un revisore determinandone competenze e
poteri. Nella srl la nomina del collegio sindacale è però obbligatoria se il capitale sociale non è inferiore a quello minimo
stabilito x la spa. (Se l’atto costitutivo non dispone diversamente il controllo contabile è esercitato dallo stesso coll.sind.).
Nella società in cui manca il collegio sindacale alcuni dei poteri di controllo dei sindaci sono riconosciuti direttamente ai
soci che non partecipano all’amministrazione. Ogni socio non amministratore ha diritto di avere dagli amministratori
notizie dello svolgimento degli affari sociali e di consultare i libri sociali e i documenti relativi all’amministrazione.
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● Possono svolgere anche attività con terzi, cioè fornire anche a terzi le medesime prestazioni che formano oggetto della
gestione a favore dei soci. E l’attività con i terzi è di regola finalizzata alla produzione di utili; può essere cioè attività
oggettivamente lucrativa. E può verificarsi che, di fatto, l’attività lucrativa con i terzi prevalga rispetto a quella
mutualistica con i soci.
● Incompatibile con lo scopo mutualistico è e resta però l’integrale distribuzione ai soci degli utili prodotti dalla cooper.
[È disincentivata la partecipazione ad una cooperativa di soci animati dal solo intento di ricavare la più alta remunerazione possibile
del capitale investito.]
● DATI CARATTERIZZANTI LO SCOPO MUTUALISTICO: esercizio di attività di impresa tendenzialmente orientata verso il
soddisfacimento di preesistenti bisogni economici dei soci (gestione di servizio) e con limitata ripartizione fra i soci
stessi degli utili eventualmente prodotti.
5: I caratteri strutturali.
● La disciplina delle società cooperative era in passato modellata su quella della spa. Questa opzione permane nell’attuale
disciplina per le cooperative medie e grandi. Si consente però che le piccole cooperative (meno di 20 soci o attivo dello stato
patrimoniale non superiore a 1 milione di euro) possano optare per la più snella disciplina della srl (obbligatoria per le società
cooperative costituite con meno di 9 soci).
● È previsto un num. minimo di soci per la costituzione e la sopravvivenza della soc. (in possesso di specifici requisiti soggettivi).
● Sono fissati limiti massimi alla quota di partecipazione di ciascun socio ed alla percentuale di utili agli stessi distribuibile.
● Le variazioni del numero e delle persone dei soci e le conseguenti variazioni dal capitale sociale non comportano
modificazione dell’atto costitutivo ( struttura aperta).
● Ogni socio cooperatore persona fisica ha in assemblea 1 solo voto (“una testa-un voto”).
● Le società cooperative sono sottoposte a vigilanza dell’autorità governativa al fine di assicurarne il regolare
funzionamento amministrativo e contabile.
8: Le quote. Le azioni.
● La partecipazione sociale può essere rappresentata da quote o da azioni.
● Nessun socio persona fisica può avere una quota superiore a 100mila euro.
● Alle azioni di cooperativa si applica larga parte della disciplina dettata in tema di spa.
● Le quote e le azioni dei soci cooperatori non possono essere cedute senza l’autorizzazione degli amministratori, il cui
provvedimento deve essere comunicato al socio entro 60 giorni dalla richiesta. Il silenzio vale assenso.
● Inoltre l’atto costitutivo può anche vietare del tutto la cessione sia delle quote sia delle azioni, salvo in questo caso il
diritto del socio di recedere dalla società (con preavviso di 90 giorni).
● L’atto costitutivo può autorizzare gli amministratori ad acquistare o rimborsare quote o azioni della società (l’acquisto o il
rimborso deve essere effettuato nei limiti degli utili distribuibili e delle riserve disponibili).
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● Il peso di ciascun socio cooperatore in assemblea è del tutto svincolato dall’ammontare della partecipazione sociale. Per i
soci persone fisiche trova rigida applicazione il principio “una testa-un voto”.
● Solo ai soci persone giuridiche possono essere attribuiti più voti, ma non oltre 5.
● Inoltre:
a) hanno diritto di voto solo coloro che risultano iscritti nel libro dei soci da almeno 90 giorni;
b) il socio può farsi rappresentare in assemblea solo da altro socio; ciascun socio non può rappresentarne più di 10;
c) il voto può essere dato anche per corrispondenza o mediante altri mezzi di telecomunicazione, se l’atto costitutivo lo
consente.
● Per il procedimento assembleare i quorum costitutivi e deliberativi vanno calcolati secondo il numero dei voti spettanti
per testa ai soci. I quorum sono determinati dall’atto costitutivo, che può derogare in aumento e anche in diminuzione le
maggioranze stabilite per la S.p.A.
● L’innovazione più significativa è la possibilità di una formazione progressiva della volontà assembleare attraverso il
meccanismo delle assemblee separate: procedimento assembleare articolato in due fasi (assemblee separate –
assemblea generale).
- Le assemblee separate sono però obbligatorie quando la società ha più di 3000 soci e svolge la propria attività in più
province.
- Le assemblee separate eleggono dei soci-delegati che parteciperanno all’assemblea generale. L’assemblea generale è
costituita dai delegati designati dalle assemblee separate e delibera definitivamente sulle materie all’ordine del giorno.
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● Per tutte le cooperative non quotate possono essere distribuiti dividendi solo se il rapporto fra patrimonio netto e
complessivo indebitamento della società è superiore ad un quarto: così si impone alle cooperative eccessivamente
indebitate di destinare all’autofinanziamento gli utili generati.
● Inoltre netta distinzione fra società cooperative a mutualità prevalente ed altre società cooperative.
- Per queste ultime è sufficiente che l’atto costitutivo fissi la percentuale massima dei dividendi che possono essere
ripartiti tra i soci cooperatori (l’atto costitutivo può inoltre autorizzare l’assemblea ad assegnare ai soci le riserve disponibili,
mediante emissione di strumenti finanziari o aumento gratuito del capitale sociale).
- Disciplina più restrittiva per le cooperative a mutualità prevalente, i cui statuti devono prevedere:
a) il divieto di distribuire dividendi in misura superiore all’interesse massimo dei buoni fruttiferi postali aumentato di 2,5 punti rispetto
al capitale realmente versato;
b) il divieto di remunerare gli strumenti finanziari in misura superiore al 2% rispetto a tale limite massimo;
c) il divieto di distribuire le riserve tra i soci cooperatori;
d) l’obbligo di devolvere in caso di scioglimento della società l’intero patrimonio sociale ai fondi mutualistici per la promozione e lo
sviluppo della cooperazione.
● Dagli utili devono essere distinti i ristorni. Questi costituiscono rimborso ai soci di parte del prezzo pagato per i beni o
servizi acquistati dalla cooperativa al prezzo di mercato, o integrazione della retribuzione corrisposta dalla cooperativa
per le prestazioni del socio.
I ristorni costituiscono quindi uno degli strumenti tecnici per attribuire ai soci cooperatori il vantaggio mutualistico
(risparmio di spesa o maggiore remunerazione) derivante dai rapporti di scambio intrattenuti con la cooperativa.
● Nella società cooperativa costituiscono cause di riduzione del numero dei soci e del capitale:
➢ RECESSO del socio = ammesso per legge:
a) quando l’atto costitutivo vieta la cessione delle quote o delle azioni;
b) nei casi previsti per la spa (o la srl).
Gli amministratori devono esaminare la dichiarazione di recesso e in caso di esito negativo il socio può proporre opposizione
innanzi al tribunale. La dichiarazione di recesso ha effetto per quanto riguarda il rapporto sociale dalla comunicazione del
provvedimento di accoglimento della domanda. Per quanto riguarda invece i rapporti mutualistici ha effetto con la chiusura
dell’esercizio sociale in corso, se comunicata alla soc. 3 mesi prima; in caso contrario, con la chiusura dell’esercizio successivo.
➢ ESCLUSIONE del socio = può essere disposta dalla società: in caso di mancato pagamento delle quote o delle azioni; nei casi
previsti per le società di persone; per gravi inadempienze del socio degli obblighi derivanti dal rapporto sociale; per mancanza o
perdita dei requisiti previsti per la partecipazione alla società. (L’esclusione deve essere deliberata dagli amministratori o
dall’assemblea, e comunicata al socio, il quale può proporre opposizione dinanzi al tribunale.)
➢ MORTE del socio = in caso di morte del socio, il rapporto sociale si scioglie, salvo che l'atto costitutivo disponga la
continuazione della società con gli eredi purché provvisti dei requisiti per l’ammissione alla società.
● La liquidazione della quota avviene secondo i criteri stabiliti nell'atto costitutivo. Il pagamento deve essere effettuato
entro 180 giorni dall’approvazione del bilancio.
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