Sei sulla pagina 1di 2

Percorso Illuminismo 5

 
Continuiamo il discorso sulla produzione di Goldoni.
 
2. Critica del tradimento della borghesia
G. con il passare del tempo matura una disillusione, una delusione nei confronti
della classe borghese.
Rimprovera la borghesia di essere stata incapace di assolvere il proprio compito
storico, cioè l’incapacità di porsi come classe egemonica e promuovere il
rinnovamento civile e culturale della Repubblica. Con l’arricchimento i borghesi
tendono ad assumere lo stile di vita dei nobili o a chiudersi in una mentalità
gretta ed egoista.
Reazione a questo “tradimento” è la simpatia per le classi popolari che si
evidenzia in opere come “Le baruffe chiozzotte”.(p.409)
Questa fase del pensiero di Goldoni si può ben rilevare in una commedia come “I
Rusteghi”.
La commedia presenta quattro vecchi mercanti con un’ottica rigidamente tradizionale
che li pone in contrasto con le mogli e i giovani delle loro famiglie.
Dice G. nella prefazione a questa commedia:” Noi intendiamo in Venezia per uomo
RUSTEGO un uomo aspro, zotico,nemico della civiltà, della cultura e del
conversare”.
Le virtù del vecchio borghese diventano negative, si chiude in una testarda
ostinazione, non condivide i vizi comuni ma neppure agisce. Il rustego è un
borghese mancato perché non è riuscito a imporre una diversa cultura e civiltà come
stava facendo la contemporanea borghesia europea. Si è involuto e immiserito nella
figura del Rustego.
Anche nella trilogia della villeggiatura tornano queste tematiche. (p.390: leggi
primi due paragrafi e penultimo)

Percorso Illuminismo 6
 
Parini
La caratteristica che contraddistingue Parini è la moderazione. Aderisce ad alcuni
ideali e valori dell’Illuminismo, ma ne rifiuta l’aspetto di lotta talora violenta.
La sua critica nei confronti della nobiltà è condotta all’insegna dell’inutilità
sociale e dell’ingiustizia sociale. ( vd. testo 7 pag. 494: i nobili ancorandosi ai
loro privilegi esercitano un abuso nei confronti dei più deboli e indifesi).
Tuttavia per P. non è necessario eliminare la nobiltà, come volevano gli
illuministi, ma occorre che essa torni alla sua funzione originaria. Insomma P.
depreca l’involuzione di questa classe sociale perché da essa derivano i mali
osservati ( Dialogo sulla nobiltà)
Del resto questo rifiuto si accompagnava ad una visione economica “fisiocratica”,
che pone la terra come motore dell’economia. In Lombardia sicuramente  si erano
introdotte tecnologie che avevano rinnovato tale attività, ma comunque privilegiare
la terra rispetto al capitale significa anche non comprendere il ruolo emergente
del mercante, cioè del borghese sul quale P. esprime un giudizio negativo. La
conoscenza diretta della nobiltà avviene anche grazie alla sua attività di
precettore in casa Serbelloni e Imbonati.
 
 
Leggere Testo 7 pag. 494
 
In questo testo la scena si presentata è quella del banchetto  con la descrizione
delle conversazioni dei commensali.
Ricordiamo che la voce narrante è quella del precettore del giovin signore, il
nobile.
La padrona di casa ricorda un episodio ritenuto gravissimo che ha per protagonisti
la sua cagnetta ed un servitore. Questo servitore morso alle caviglie dalla
cagnetta ha osato darle un calcio. Probabilmente una reazione istintiva.
‘E adottata la tecnica dello straniamento per cui tra chi narra e la protagonista,
tra il pubblico e la protagonista si crea una distanza per il diverso modo di
giudicare le cose. Il narratore si serve dell’ironia per descrivere il discorso
della donna ed anche noi siamo chiamati ad elaborare un’opinione.
Il narratore fa notare come questo incidente provochi la rovina del servitore e
della sua famiglia, nonostante il lungo e onorato servizio. Sono ridotti a vivere
per strada perché nessuno più lo prenderà al suo servizio.
Il lessico usato è fortemente attinto dal classicismo. La cagnetta è trasformata in
una divinità mentre il servitore è un empio.

Percorso Illuminismo 7
 
V.Alfieri.
 
Se per Parini la parola-chiave è “moderazione” per Alfieri è LIBERTA’: innanzitutto
la possibilità di affermarsi, realizzarsi in piena libertà; tutto ciò che vincola,
limita ed ostacola tale libertà assume un aspetto negativo. Si parla di titanismo
alfieriano.
Così la spiemontizzazione e la rinuncia ai suoi beni rappresentano la rinuncia a
quei doveri legati alla sua condizione di “nobile piemontese”, significa
conquistare la libertà, eliminare gli ostacoli alla sua affermazione: ad esempio la
sua opera in quanto suddito piemontese era sottoposta a censura.
Ogni rivoluzione, da quella americana a quella francese, desta interesse in A. per
la carica di contestazione e ribellione al potere, considerato come il tiranno da
abbattere, ma destano la sua diffidenza nel momento in cui si organizzano come
forme costituzionali.
Perciò la sua critica alla nobiltà non si accompagna ad un interesse per i
borghesi, per la massa che anzi è disprezzata perché esclusa da quel “forte
sentire” che è prerogativa del uomo forte ed è stimolo alla libertà, alla
affermazione di sé.
In alcuni passi delle sue opere, come le Satire, rileviamo la sua ostilità verso la
nuova classe sociale.
Manifesta odio per i giornalisti, che rappresentano la forma più moderna e
capitalistica fra le professioni intellettuali.
Evidenzia il disprezzo per il commercio, lavoro tipico della borghesia.
L’odio antitirannico è tutt’uno con l’odio antiborghese, contro il ceto medio che
definisce “sesqui-plebe”.La critica all’ancien regime è in conclusione funzionale
al suo individualismo.
 

Potrebbero piacerti anche