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LA SUA VITA
Si sposta a Rimini, iniziando a studiare filosofia, ma fugge su una barca con una compagnia di
teatranti per raggiungere la madre a Chioggia.
Inizia poi a frequentare i corsi di legge presso l’università di Pavia ma viene espulso dal collegio
Nel 1734 stringe amicizia con il capocomico (direttore di una compagnia di attori) Giuseppe
Imer, ottenendo l’incarico di scrivere i testi per il teatro veneziano di San Samuele
Sperimenta tutti i generi teatrali all’ora conosciuti
Goldoni segue la compagnia nelle varie tappe ed a Genova conosce e sposa Nicoletta Connio e
grazie ai legami con la famiglia di lei ricopre incarichi di rappresentanza per la Repubblica di
Genova attività che gli permette di conoscere da vicino l’ambiente dei mercanti
Goldoni nel 1738 fa rappresentare il Momolo Cortesan , dove per la prima volta la parte del
protagonista non è affidata all’improvvisazione dell’autore, ma è scritta per intero.
Goldoni dà l’avvio ad una riforma del teatro comico, che propone il superamento di modelli e schemi
della Commedia dell’Arte
Nel 1743 si trova in difficoltà finanziarie e fugge da Venezia a causa dei debiti Si trasferisce
a Pisa, dove esercita la professione di avvocato, continuando a scrivere canovacci che gli attori
gli richiedevano
Ottiene un contratto stabile come poeta di teatro presso la compagnia di Girolamo Medebach al
teatro Sant’Angelo di Venezia entra in attrito lavora ad un ritmo serratissimo, obbligato
a comporre ogni anno otto commedie e due opere, provocandogli una grande stanchezza fisica
e psicologica
Goldoni deve sostenere la concorrenza di due abili poeti: l’abate Pietro Chiari e Carlo Gozzi, che
propongono altri generi di commedia incontrando un grande successo presso il pubblico.
Viene assunto come insegnante d’Italiano per le figlie di Luigi 15°, ottenendo una modesta
pensione, ma che gli viene revocata dopo lo scoppio della Rivoluzione, quando l’assemblea
legislativa sospende tutti i privilegi concessi dalla corona
Nella prima metà del ‘700 il panorama teatrale italiano è ancora dominato dalla Commedia dell’Arte:
gli attori impersonano maschere tradizionali corrispondenti a tipi fissi e improvvisano (sia dal punto
di vista verbale che mimico) le battute sulla base di un canovaccio che dà indicazioni sommarie e che
contiene anche l’elenco degli oggetti di scena.
Goldoni assume un atteggiamento polemico nei confronti di questa forma teatrale, che invece esalta i
valori del razionalismo arcadico, coerente con i valori del buon gusto, dell’ordine e della
naturalezza, contro le stravaganze del barocco.
Elimina:
Gli eccessi
Le maschere dai volti
I dialetti
Inserisce:
Le debolezze umane non sono presentate come patologie ma come elementi che permettono di
evidenziare il confronto tra le varie classi e le attitudini differenti nei singoli individui
appartenenti allo stesso ceto
I personaggi sono connotati da particolari vizi e virtù, ma non sono stereotipati né caricaturali, bensì
figure verosimili, in cui gli attori si possono identificare
Inizialmente scrive solo la parte del protagonista e lascia agli altri ruoli la forma del canovaccio
Arriva poi a scrivere il testo per intero gli attori devono imparare a memoria un testo scritto
Linguaggio:
Italiano è ibrido: forme lombarde, venete e francesi, a volte anche termini aulici quando i
personaggi sono colti
Alcune commedie sono scritte in dialetto veneziano per mostrare la varietà sociale e geografica
dei personaggi, ad esempio per mostrare la differenza tra il parlato di un borghese rispetto al
popolano.
UN RITRATTO DELLA REALTA’ SOCIALE DEL SETTECENTO
I personaggi ruotano attorno a tre classi sociali: borghesi-mercanti, aristocratici, popolo, di cui mette in
luce pregi e difetti.
Classe Pregi Difetti
Borghesia Esalta la laboriosità, l’onestà, Mette in luce anche il loro
l’accortezza, l’intraprendenza essere tirchi e tradizionalisti,
legati al modello patriarcale
Aristocrazia Venerazione e rispetto per la Critica l’oziosità, l’arroganza,
È critico ma non nobiltà di sangue l’attaccamento a titoli e
distruttivo privilegi
Popolo Riconosce la semplicità e Viene rappresentato nei suoi
naturalezza caratteri pittoreschi
LA LOCANDIERA
Trama:
La locandiera è uno dei capolavori goldoniani, rappresentata per la prima volta nel 1753. La
protagonista è Mirandolina, la padrona di una locanda, dotata d’intelligenza, capacità seduttive e
corteggiata da tutti gli ospiti. È una donna borghese, attenta ai propri interessi e consapevole del proprio
fascino. Mirandolina usa sapientemente la finzione e la dissimulazione per sottomettere ai voleri tutti i
protagonisti maschili.
La scena si svolge a Firenze nella locanda gestita da Mirandolina.
Cavaliere di Ripafratta
Disprezza le donne e Mirandolina mette in atto un piano per farlo innamorare. Riesce a sedurlo grazie
alla propria eloquenza, al buon cibo e a uno svenimento simulato.
Il Cavaliere, travolto dalla passione, pretende che Mirandolina gli si conceda e la donna deve trovare un
modo per sottrarsi e salvare la propria reputazione: accetta di sposarsi con il suo fedele cameriere
Fabrizio per salvare la sua onorabilità e gli affari della locanda. Mirandolina svela pubblicamente il suo
piano e finge di non aver raggiunto lo scopo, dato che il Cavaliere (per orgoglio) nega ogni sentimento
verso di lei.
Il marchese ed il Conte accusano il Cavaliere di incoerenza vedendolo palesemente innamorato il
Cavaliere afferra la spada del marchese per duellare con il Conte ma la lama è spezzata ed il
combattimento è impossibile.
Interpretazioni:
1. Interpretazione tradizionale: la commedia viene letta come uno specchio della società
veneziana di metà Settecento
Personaggio Cosa rappresenta
Informa gli spettatori nei monologhi e negli “a parte” che il suo è un gioco
intellettuale. Dimostra la sua astuzia attraverso una simulazione di
franchezza.
Accusa il Cavaliere stesso di simulazione, quando ha definito
Mirandolina “buono” il pessimo vino
Cameriere Fabrizio Simula non curanza e sopportazione per non perdere la possibilità di sposare
Mirandolina
La personalità di Mirandolina
Quando si rivolge al pubblico nei monologhi e negli “a parte”, Mirandolina è sempre sincera e
pragmatica, badando ai risultati concreti anche quando è oggetto di complimenti e adulazioni.
Mirandolina valuta vantaggi e svantaggi e per rendere la decisione che le appare più conveniente e
realistica: il matrimonio con il servitore. Nei confronti di Fabrizio Mirandolina mostra egocentrismo
poiché il giovane non è considerato in quanto persona ma per il fatto che possa essere utile a lei dal
punto di vista economico, per la sua reputazione di donna e per mantenere una libertà. La locandiera
decide infatti di sposare Fabrizio poiché potrà dominarlo con facilità, come una sposa-padrona.
L’obiettivo di Mirandolina
La gratificazione di Mirandolina consiste nella seduzione, non aspira infatti ad un titolo nobiliare e
guarda comunque il denaro con distacco. per questo motivo l'atteggiamento iniziale ostile del Cavaliere
la fa infuriare, considerato da lei un insulto alla sua abilità seduttiva.
Le persone che “corrono dietro” a Mirandolina la annoiano mentre il forestiero le fa innescare un
atteggiamento di sfida contro un avversario difficile.
Mirandolina non si preoccupa delle sofferenze emotive che provoca il Cavaliere, in quanto si tratta
solo di un gioco da cui trarre soddisfazioni piacere, dove vincere è l'aspetto più importante. Il suo
giudizio verso il Cavaliere è di disprezzo poiché non ha saputo stare al gioco e ha preso tutto sul serio,
dimostrando la propria stoltezza.
Il linguaggio
In entrambi i monologhi si nota l'uso di modi di dire ed espressioni proverbiali, con frasi brevi e
incisive.
LA SEDUZIONE – atto I scena XV + atto II scena IV + atto II scena XVII + atto III scena VI
Linguaggio
Nel corso della commedia il Cavaliere da nobile arrogante e burbero misogino si è trasformato in
servitore della donna borghese diventando spasimante e appassionato. Di conseguenza, il linguaggio
subisce una metamorfosi rispetto alle scene iniziali, diventando più enfatico. Il Cavaliere esprime il suo
pathos in una serie ternaria di verbi e sostantivi e Mirandolina replica creando una sorta di botta e
risposta. La forte risata di Mirandolina diviene il segno del trionfo della donna mostrando che la
locandiera è inaccessibile e non prende sul serio nessuno dei complimenti del Cavaliere,
In queste scene è normale aspettarsi delle didascalie, ossia della notazione del commediografo in merito
ai movimenti e atteggiamenti da assumere sulla scena. Tuttavia, quelle di Goldoni sono essenziali e
questo si spiega col fatto che era un uomo di teatro: conosceva bene i suoi attori, assisteva alle prove
alle recite e aggiungeva a voce, se necessario, delle indicazioni.
GL’INNAMORATI
Goldoni scrive questa commedia nel 1759 dopo un soggiorno di alcuni mesi a Roma, l'opera ha molto
successo. Goldoni afferma di aver tratto ispirazione per i protagonisti dai componenti della famiglia A
Roma: un benefattore con la passione per la cucina, la sua figlia capricciosa e il fidanzato di lei.
La scena si svolge a Milano. Eugenia e Fulgenzio sono i protagonisti, due innamorati che hanno
intenzione di sposarsi ma che litigano in continuazione. La sorella di Eugenia, Flaminia, si adopera
ogni volta per riappacificarli. Fulgenzio si infiamma per nulla; Eugenia è geloso dell'attenzione che lui
riserva alla cognata Clorinda (affidata dal fratello che è partito per un lungo viaggio). La commedia
procede attraverso continue liti e pacificazioni fino a quando Eugenia accetta di sposare il Conte
Roberto per ripicca. Fulgenzio decide di lasciarla per sempre ma grazie alla mediazione di Flaminia
Eugenia riconosce il suo errore e ottiene il perdono dell'amato.
La struttura appare frammentaria, poiché lo schema sdegno-lite-perdono-amore-nuova lite si replica
uguale più volte ed è difficile identificare un vero e proprio sviluppo narrativo. I personaggi vivono
nell’attimo e nell’emotività immediata.
Nel 1761 Goldoni scrive tre commedie. I protagonisti sono gli stessi e le tre commedie sono
strettamente legate tra loro. Per quanto i testi siano in sé compiuti e quindi rappresentabili
autonomamente l'uno dall'altro sono tutti parte di un unico progetto.
Le commedie sono ambientate in Toscana ma il pubblico sa bene che i Goldoni si riferisce alle
abitudini e ai vizi dei veneziani. Nel 500 e nel 600 infatti l'aristocrazia veneta aveva fatto costruire
delle ville per spostarsi fuori città per brevi periodi all'anno. Nel corso del 700 anche i borghesi
decidono di costruire queste ville per partecipare ad un rito mondano imperdibile, per incontrare
persone, partecipare a cene e banchetti, sedere al tavolo da gioco e in generale per sfoggiare le proprie
ricchezze con un'ossessione dell'apparenza e dello sfarzo. I borghesi desiderano infatti imitare ad ogni
costo i nobili nel lusso e nell'ostentazione. Per questo motivo il giudizio di Goldoni nei confronti dei
borghesi negli anni 60 del 700 e critico.
Ma quando si innamora di Guglielmo Giacinta non rompe il fidanzamento con Leonardo. Nel contrasto
tra amore e ragione sceglie la ragione, poiché è disposta a sacrificare la propria felicità all'immagine di
sé. Giacinta deve rispettare un contratto firmato e non perdere la sua reputazione. La sua decisione la
porta ad una condanna eterna all'infelicità. Giacinta però compie una lucida autocritica, non incolpa
cause o fattori esterni ma sé stessa, dichiarando di aver avuto fretta di sposarsi e di aver creduto che quel
poco amore che sentiva per Leonardo bastasse per un matrimonio.