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Carlo Goldoni

Nelle “Memorie” un’autobiografia scritta in francese in età avanzata e nelle Prefazioni delle sue commedie,
Goldoni offre molte notizie sulla sua vita e sulla sua carriera di scrittore per il teatro.

Il suo intento è quello di offrire un’immagine serena di sé, ma in realtà il percorso di Goldoni è un percorso
di successi ed insuccessi, progressi e ritorni all’indietro, costellato di difficoltà ed incertezze: spesso deve
sostenere ritmi di lavoro pesanti, è tormentato da problemi economici, inizia a soffrire anche di disturbi
nervosi.

Carlo Goldoni nasce a Venezia il 25 febbraio del 1707. Studia legge in un prestigioso collegio di Pavia.

Compone poesie d’occasione per lauree e matrimoni, scrive una satira contro le ragazze di Pavia che gli
costa l’espulsione dal collegio. Riesce a terminare gli studi a Padova, ottiene il titolo di avvocato e torna a
Venezia per esercitare l’attività.

Nel frattempo inizia a scrivere intermezzi> brevi fase, basate su battibecchi divertenti con lieto fine.

Nel 1734 incontra Imer, direttore di una compagna teatrale, grazie a lui inizia a scrivere testi per il teatro
veneziano San Samuele, la compagnia di Imer si è arricchita di attori molto abili. Goldoni considera decisivo
l’incontro con questi attori, ed inizia a costruire per loro personaggi quasi su misura, adattandoli al loro
carattere e alle loro capacità.

Goldoni costruisce personalità credibili, verosimili e non stereotipate, diverse dalle tradizionali maschere
che identificano ruoli sempre uguali. Prepara dunque per gli attori 2 canovacci (Momolo cortesan e
Momolo sulla Brenta) in cui vi è spazio per l’improvvisazione, ma la parte del protagonista è scritta
interamente da Goldoni, Momolo è un mercante veneziano che si esprime in dialetto e fa riferimento a
dettagli della vita quotidiana a Venezia, ma conserva alcuni tratti della figura dello “spaccone” come voleva
la tradizione seicentesca.

La prima opera di Goldoni scritta per esteso con tutte le parti dei personaggi è LA DONNA Di GARBO 1743.

Ma nel 1743 Goldoni si trova in difficoltà finanziarie, ha contratto debiti in favore del fratello ed il denaro
come scrittore di teatro non basta al sostentamento della famiglia. Si rece prima a Firenze, poi a Pisa ed
esercita contemporaneamente la professione di avvocato e di scrittore di canovacci.

A 40anni ritorna a Venezia, lavora prima al Teatro sant’Angelo collaborando con il capocomico Medebach, e
poi dopo un litigio ci sarà la rottura definitiva

Le commedie più importanti scritte da Goldoni per il teatro Sant’Angelo sono: la bottega del caffè, La
locandiera, Gli innamorati, La trilogia della villeggiatura.

Goldoni ottiene successi iniziali, ma gli saranno ostili

- sia l’abate Pietro Chiari, anch’egli autore di commedie che scrive contro di lui parodie e polemiche
per ragioni di concorrenza letteraria e commerciali.
- poi gli aristocratici, per la critica che Goldoni rivolge ai loro vizi.
- Infine la rivalità del conte Carlo Gozzi che propone testi fiabeschi molto graditi al pubblico

Goldoni, inizia a lavorare presso il teatro San Luca alle dipendenze dell’imprenditore Vendramin, in cambio
di uno stipendio fisso, deve scrivere 8 commedie e 2 opere all’anno, sono anni di lavoro intenso e
faticosissimo. In una Lettera Goldoni scriverà: “Sono fitto al tavolino di giorno e di notte”.

Passato al San Luca, Goldoni si trova a contatto con una compagnia nuova, non preparata a seguire le
proposte della sua riforma, l’intesa non risulta facile, il pubblico non apprezza alcune sue opere, le delusioni
per Goldoni non mancano, decide di allontanarsi come poeta di corte presso il duca di Parma e poi a Roma.
In seguito, reagisce alle critiche e agli insuccessi tentando temi nuovi, scrivendo storie romanzesche ricche
di colpi di scena. Ritorna a scrivere commedie che hanno al centro ambienti e personaggi veneziani, il
pubblico tuttavia sempre ormai preferire le opere fiabesche di Carlo Gozzi che ripropongono i vecchi
schemi e le maschere della Commedia dell’arte.

Oppresso da critiche e insuccessi, decide di trasferirsi a Parigi, dove vivrà ancora per 30anni fino alla morte.

Ma anche il pubblico francese si mostra restio alle innovazioni della riforma goldoniana e richiede
rappresentazioni fedeli allo stile della Commedia dell’Arte.

Qualche anno dopo viene nominato insegnante di italiano per le figlie di Luigi XX ed in seguito precettore
delle sorelle del re LUIGI XV, ma la pensione reale che gli è assegnata è piuttosto modesta.

Muore in povertà, assistito dall’amata moglie Nicoletta nel 1793.

LA RIFORMA DEL TEATRO COMICO

A partire dalla seconda metà del Cinquecento si afferma la Commedia dell’Arte, una rappresentazione
popolare, affidata a compagnie di attori. La recitazione non si basa su un testo scritto contenente le battute
da pronunciare, ma su una breve traccia di azione scenica chiamata CANOVACCIO, si dice genericamente
ciò che gli attori fanno (esempi: i 2 vecchi litigano, il servo cerca di placarli), ma non sono scritte le battute e
le parole che essi devono pronunciare. Gli attori quindi improvvisano, godono di ampia libertà creativa.

Strumenti fondamentali per le compagnie sono i cosiddetti “GENERICI”, cioè repertori di battute e
monologhi che gli attori possono imparare a memoria per utilizzarli in determinate situazioni. Quindi si
ricorre a repertori fissi, che sono sempre gli stessi, le battute sono sempre uguali. Assai utili sono anche i
“LAZZI” azioni basate su uno schema predeterminato destinate a catturare l’attenzione del pubblico e
suscitare facilmente il riso.

I Ruoli sono fissi e ripetitivi, i personaggi indossano Maschere a mezzo volto (che lasciano libera soltanto la
bocca) e costumi che permettono al pubblico di riconoscerli immediatamente. Gli attori sono specializzati in
ruoli specifici. I nomi dei personaggi variano a secondo delle zone d’Itala.

In genere nel territorio settentrionale sono presenti:

2 vecchi: Pantalone mercante veneziano avaro e smanioso d’amore e Balanzone

2 servitori: Brighella ed Arlecchino, bergamaschi; Brighella più astuto, Arlecchino più sciocco

2 innamorati o innamorate le cui parti sono considerate “serie” e recitano senza maschere

A questi si aggiungono alcune figure secondarie come la Servetta Colombina, il Capitano , l’Oste, il Medico, I
personaggi si esprimono nei dialetti di varie regioni italiane (veneziano, bergamasco, bolognese) mentre il
toscano letterario è riservato agli Innamorati cioè ai ruoli considerati “seri”.

Le trame ed i personaggi sono sempre ripetitivi, spesso per ottenere l’applauso del pubblico, gli attori
ricorrono alla volgarità, oppure all’uso di sgambetti, bastonate del tutto fuori luogo.

Molti intellettuali lamentano la degenerazione e l’immoralità degli spettacoli.

Carlo Goldoni vuole apportare una lente e graduale modifica del teatro.

Nelle memorie Goldoni mette in risalto i limiti delle maschere che penalizzano le capacità espressive degli
attori, denuncia la stanca ripetizione dei personaggi tradizionali, le continue ripetizioni delle stesse battute,
delle azioni già viste al punto che gli uditori sanno già cosa deve dire Arlecchino prima che apra la bocca.
Vuole eliminare i personaggi da tutti gli eccessi, dalla volgarità, dall’immoralità puntando sul buon gusto.

Abbandona le figure caricaturali come il Capitano, trasforma i personaggi principali, i 2 servi, i 2 vecchi e gli
innamorati, conservano i loro nomi, le maschere, i costumi, ma assumono caratteristiche sociali più vicine
alla vita reale. Il passo ulteriore è quello di rimuovere fisicamente le maschere dai volti, vuole rendere i
personaggi quanto più verosimili alla realtà, mai caricaturali, mai grotteschi.

Un altro elemento che contribuisce a ottener un effetto di verosimiglianza è quello di adattare la parte agli
attori. Goldoni afferma di studiare con attenzione le caratteristiche psicologiche degli attori e
successivamente scrivere una parte su misura per ciascuno.

Gli attori non devono più improvvisare ma imparare a memorie un copione, un testo scritto.

Gli attori reagiscono con rifiuti e proteste perché sono abituati e specializzati nell’improvvisazione.

Goldoni che è consapevole di non poter apportare tutti questi cambiamenti inizialmente scrive soltanto la
parte del protagonista e lascia per gli altri ruoli la forma del canovaccio, lasciando agli altri attori la
possibilità di improvvisare, soltanto nel 1743 scriverà il suo primo testo per intero (La donna di garbo).

Goldoni vuole rappresentare nelle sue opere tutte le virtù, i difetti, le passioni, le abitudini degli esseri
umani, ed afferma che per scrivere, il commediografo deve osservare il mondo, la vita reale, la realtà
umana in tutte le sue sfaccettature.

Lo scopo di Goldoni non è soltanto quello di stupire e divertire il pubblico ma soprattutto coinvolgere
emotivamente lo spettatore.

Un altro aspetto importante della sua riforma è la lingua. I suoi personaggi parlano in modo colloquiale,
affinché sia tutto immediatamente comprensibile. Utilizza forme lombarde, venete, francesi e sceglie di
scrivere le sue commedie in dialetto veneziano, mostrando la differenza tra il modo di parlare dei borghesi,
rispetto al modo di esprimersi del popolo, per essere quanto più attinente al vero.

LA FIGURA DEL BORGHESE.

Goldoni rappresenta con grande attenzione e concretezza le figure dei borghesi e in particolare dei
mercanti.

Valorizza le loro doti> la laboriosità, l’onestà, l’intraprendenza.

Talora Goldoni fa emergere anche i difetti della borghesia> la mancanza di equilibrio, l’irrazionalità come
merge nella commedia “Gli innamorati”. Oppure un altro difetto che viene preso di mira è il voler apparire,
come emerge nella Trilogia della villeggiatura, i borghesi compiono spese eccessive e frivole per andare in
villeggiatura, sfoggiano abiti alla moda, partecipano a giochi d’azzardo.

Gli aristocratici

A differenza dei borghesi che sono produttivi, Goldoni mette in luce l’improduttività degli aristocratici, sono
oziosi, attaci a titoli e privilegi.

Ma per Goldoni la nobiltà di sangue merita sempre venerazione e rispetto; pertanto, nelle commedie non
avvengono mai matrimoni tra nobili e persone di rango sociale inferiore.

Per Goldoni i nobili devono aprirsi alla borghesia e confrontarsi con le nuove idee illuministe.

Il POPOLO> agli artigiani, pescatori, massaie, gondolieri Goldoni riserva sempre spazio nelle sue commedie.
Il popolo mostra di possedere un cuore semplice, genuino e autentico.

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