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Carlo Goldoni nasce a Venezia, che nel diciottesimo secolo era l’unico centro d’italia dove la

cultura non era rigida, ma era aperta e vivace perciò c’era una vasta economia di libri
provenienti da tutta Europa, e riuscirà così anche a conoscere in prima persona la cultura
dell’illuminismo che arriva dalla Francia. Venezia inoltre era molto amante del teatro, infatti
questa forma d’arte era molto di sviluppata e in voga. L'autore Veneziano è di famiglia un
borghese, e gli viene perciò imposto di diventare un avvocato, anche se ben presto lui capirà
che questa non è la sua vocazione, perciò decide di scappare dal collegio dove risiedeva
per lavorare insieme ad una compagnia teatrale,cominciando così a scrivere i suoi primi
canovacci. Il lavoro in questa compagnia teatrale gli servirà per conoscere i meccanismi del
teatro, la gerarchia e la psicologia degli attori e quindi osservare i meccanismi del teatro
“odierno” dall’interno. Goldoni in questa prima fase di conoscenza con l’ambiente teatrale
inizia a riconoscere i diversi generi del teatro dell’epoca, che variano dalla tragedia al
melodramma sino alla commedia . Il più diffuso dei generi però, non solo in italia ma in tutta
Europa era la commedia dell’arte, che veniva pratica da attori itineranti professionisti che
recitavano su una trama generica che descriveva la scena da raccontare finendo così per
improvvisare , queste “basi” venivano chiamate canovacci. Questi attori, che recitavano
improvvisando incarnavano sempre gli stessi personaggi,che nella commedia dell’arte erano
le maschere tradizionali come Arlecchino, Pantalone, Brighella, il Dottore, ecc... ;le battute
finivano così per essere sempre le stesse, che nel tempo diedero vita ad un vero e proprio
cliché che si ripeteva. Alcune compagnie teatrali abbassarno il livello del teatro con sole
battute che miravano a far ridere il pubblico, il lato negativo è che ben presto diventarono
scene scontate, e di cui si conosceva già il finale prima che fosse recitato dall’attore. Goldoni
a questo punto si rende conto che il pubblico non ascolta più quello che avveniva in scena,
trovando un teatro usurato e non interessato. Per quanto gli attori sapevano tenere la
scena, il pubblico non andava più a teatro per il vero e proprio “spettacolo”, ma bensì per
applaudire alla fama del teatrante. Goldoni inizia così ad attuare la riforma teatrale, (che non
fu una rivoluzione perché Carlo era cresciuto nell’epoca dell’illuminismo , che riformò la
cultura e non la rivoluzionò)durante il periodo in cui scriveva per il teatro S. Angelo, le
innovazioni della rivoluzione consistevano nella scrittura completa delle commedie che
diventarono dei veri e propri copioni da imparare a memoria e recitare, e quindi non più
scritte in modo generale e poi improvvisate come si faceva con i canovacci, inoltre le
maschere vengono trasformate in personaggi che rappresentavano tutte le complessità
psicologiche e comportamentali dell’uomo, inoltre Goldoni introduce l'uso di un linguaggio
più semplice, prediligendo come lingua principale quella veneziana e quindi abbandonando
gli effetti più facili e volgari della commedia dell’arte. Goldoni oltre a quanto già detto mira a
portare in scena la quotidianità dell’uomo con tutte le sue peripezie e problemi, per far si che
il pubblico si possa immedesimare in esso, le trame che elabora quindi non sono più mondi
fantastici nei quali lo spettatore riesce “vivere” in un altra dimensione, ma bensì il fulcro del
teatro goldoniano è portare in scena la realtà effettiva nella quale chiunque ci si possa
rivedere. A questo punto Carlo Goldoni si trova ad affrontare due resistenze che non
concordavano con la riforma del teatro, la prima era il pubblico , che era abituato alla
commedia dell’arte e che quindi non apprezzava subito la semplicità lineare delle nuove
commedie, la seconda resistenza era quella degli attori che erano abituati ad un certo
“target” di battute, e che non era preparato a dover imparare copioni a memoria
accantonando i propri canovacci, e infine a dover rinunciare alle maschere che
interpretavano, per l’impersonificazione di nuovi personaggi assai più complicati . In
conclusione il ruolo di Goldoni segna un momento di cambiamento della “scena” teatrale
dell'epoca, collegandosi così con la cultura illuministica che si era diffusa in tutta europa,
della quale si possono trovare dei collegamenti all’interno del modo riformistico di teatrare
dell’autore, diventando anche un punto fondamentale di riferimento per il teatro popolare
ancora di grande importanza nella nostra realtà.

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