Carlo Goldoni nasce a Venezia nel 1707 da Giulio Goldoni e da Margherita
Salvioni. La sua vita è caratterizzata da un continuo girovagare. Da giovane frequenta i corsi di legge, ma viene espulso e decide quindi di seguire il padre, che si sposta per professione di località in località. Durante questo periodo scrive le sue prime opere, che lo convincono della propria vocazione alla commedia. Successivamente Goldoni diventa direttore del teatro San Giovanni e scrive il momolo cortesam. In questa commedia scrive per intero le parti del protagonista e, così facendo, si distacca dalla commedia dell’arte in cui gli attori avevano solo delle indicazioni generali sul proprio ruolo. Questo è il primo passo della riforma del teatro di Goldoni, nella quale cercherà di rimuovere le maschere, in nome di un nuovo teatro fondato sui caratteri. Nel 1750 scrive molte commedie tra cui la bottega del caffè, inoltre puntualizza i capisaldi della sua riforma. Successivamente Goldoni passa a lavorare al teatro San Luca nel quale scrive commedie di carattere femminile, come la locandiera. Tra Parigi e Versailles In Francia Goldoni riceve molte visite e apprezzamenti, ma il rapporto con il teatro del posto non è facile. La sua riforma si trova a fronteggiare con l’abitudine degli attori di improvvisare e con i gusti degli spettatori, che si aspettando di vedere i modelli della commedia dell’arte. Goldoni allora cerca di assecondare i gusti del pubblico e scrive una serie di intrecci in francese. Nell’ultimo periodo di vita Goldoni si dedica specialmente ai Mémoires, ossia un’autobiografia illustrata della riforma teatrale. Opere Nella produzione di Goldoni è possibile individuare 4 fasi. Nella prima, sperimenta i diversi tipi di generi teatrali e getta le base per la riforma del genere comico, abbandonando progressivamente la stesura dei Canovacci. Nella seconda fase Goldoni riesce ad abbandonare del tutto le maschere e come protagonista assoluto delle sue opere c’è la classe borghese. È forte tuttavia la polemica con la nobiltà che viene rappresentata sempre come pigra e poco produttiva. Nella terza fase Goldoni deve rispondere a molte critiche riguardanti la morale, infatti era accusato di aver messo in parodia dei personaggi del ceto aristocratico. La quarta e ultima fase coincide con il periodo francese. In questo periodo l’autore scrive numerosi canovacci sulla maschera di Arlecchino e, si dedica al perfezionamento degli intrecci. Riforma goldoniana (investo loredana) Per comprendere la riforma goldoniana, è necessario sapere come funzionava il teatro comico. In quel periodo dominava la commedia dell’arte, chiamata così perché recitata da attori di mestiere. Una delle sue caratteristiche principali era la presenza delle maschere, cioè di tipi con caratteristiche fisse. Le storie erano ambientate in epoca contemporanea e prevedevano intrighi d’amore. Gli attori avevano solo i canovacci, ossia delle brevi indicazioni sul proprio ruolo. Questo canovaccio non indicava le battute, ma dovevano essere improvvisate. I punti principali della riforma di Goldoni erano: La scrittura, in cui si passa dai canovacci a un copione. I personaggi, in cui Goldoni trasforma le maschere e i personaggi vengono delineati psicologicamente. Gli intrecci, in cui l’autore crea intrecci ispirati a ideali illuministici. La lingua, in cui Goldoni cerca di usare l’italiano. Questa scelta, tuttavia, comportò molti problemi dato che a quei tempi l’italiano scritto era ancora una lingua letteraria, mentre quello parlato era povero e convenzionale. Così Goldoni si sforza di utilizzare al meglio questo italiano parlato, usando anche il dialetto veneziano, che rendeva l’opera più realistica. La finalità, in cui Goldoni rivendica precise finalità morali come scopo della commedia. La riforma di Goldoni non avviene radicalmente, ma gradualmente con una metamorfosi delle maschere. Inoltre l’autore, nel suo testo più noto ossia la Prefazione, dice che i due libri sulla quale ha meditato di più erano Il libro del mondo, nel quale da attenzioni alle ragioni etiche, e il libro del teatro, in cui da importanza alle ragioni spettacolari.