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LA VITA

LE VARIE ESPERIENZE GIOVANILI


Nacque a Venezia nel 1707, da una famiglia di condizione borghese. Si trasferì prima
a Perugia ed in seguito a Rimini dove fuggì su una barca di comici per andare dalla
madre che si trovava a Chioggia. Studiò legge tra il 1723 e il 1725 a Pavia. Con la
morte del padre dovette prendersi maggiormente cura della madre. La prima cosa
che fece era conseguire la laurea in legge presso l’università di Padova, ma in questi
anni si palesa la sua vocazione letteraria. Proprio a Verona conobbe il capocomico
GIUSEPPE IMER, e grazie a lui ottenne l’incarico di poter scrivere i testi per il teatro
veneziano di San Samuele. Inizialmente iniziò producendo i vari generi teatrali, per
poi effettuare anche una progressiva rivoluzione teatrale. Non riuscendo a
guadagnare fu costretto a fuggire da Venezia a causa dei debiti e si recò dunque a
Pisa, qui entrò nella COLONIA DELL’ARCADIA. A Livorno con la conoscenza del
capocomico Girolamo Medebac abbandonò completamente la carriera di avvocato.
L’ATTIVITA’ DI SCRITTORE PER IL TEATRO: LA COMPAGNIA MADEBAC
Il teatro divenne ben presto una vera e propria attività commerciale, in quanto per
osservare gli spettacoli, si doveva pagare una determinata somma di denaro. Per
cercare quindi di guadagnare più soldi, cercò di creare molte delle sue opere in base
ai gusti e alle richieste degli spettatori. Questo aspetto era diverso perché nel campo
letterario ci si rivolgeva ad una ristretta cerchia di persone, mentre in quello
teatrale, spaziava su moltissime classi sociali.
DAL TEATRO SAN LUCA A PARIGI
Entrò presto, per natura economica, in conflitto con la compagnia Medebac e quindi
cambiò e passò al teatro San Luca di Francesco Vendramin. Con essi sviluppò delle
opere maggiormente realistiche sperimentando tematiche esotiche e avventurose.
La commedia goldoniana ricevette numerose critiche soprattutto da Carlo Gozzi, il
quale criticava soprattutto la riforma teatrale di Carlo. Quest’ultimo, probabilmente
per il successo dell’avversario, accettò di trasferirsi a Parigi per dirigere la
COMMEDIE ITALIENNE.
Successivamente dopo ulteriori momenti complicati entrò nella corte e divenne
maestro di italiano delle principesse reali ottenendo una modesta pensione.
Muore nel 1793.
LA RIFORMA DELLA COMMEDIA

IL DECLINO DELLA COMMEDIA DELL’ARTE


Agli inizi della carriera di Goldoni la commedia era composta dalla commedia
dell’arte tipica della cultura barocca, dove i personaggi non seguivano un testo
totalmente scritto, ma un sommario canovaccio che indicava le azioni dell’intrigo. E
nei confronti di questo teatro, Goldoni ebbe diversi atteggiamenti critici. Erano delle
rappresentazioni molto ripetitive, impostate male, con le battute che venivano
intuite facilmente dal pubblico e così via. Inoltre, lui critica la inverosimiglianza.
MONDO E TEATRO
Il bisogno di questa riforma era dettato anche dalla cultura arcadica, che aspirava
alla semplicità ed all’ordine razionale. La rivoluzione teatrale di Goldoni non è solo
letteraria ma bensì punta ad incidere nei rapporti sociali. L’obiettivo principale di
Goldoni è la creazione di una commedia che sia verisimile e dei testi che possano
piacere al pubblico.
DALLA MASCHERA AL CARATTERE
Goldoni afferma che i caratteri sono in numero finito in quanto al genere, ma ci sono
infiniti modi di essere avidi, gelosi e bugiardi a seconda degli individui e degli
ambienti sociali. (terminare e rileggere)
IL RAPPORTO TRA CARATTERI E AMBIENTI: LA COMMEDIA BORGHESE
I caratteri goldoniani non sono singoli ed isolati ma sono radicati in un contesto
sociale molto concreto e precisamente delineato. Infatti, secondo lui i sentimenti, i
vizi e le virtù assumono una diversa fisionomia a seconda dell’ambiente sociale. Ad
esempio, afferma che la gelosia è comune a tutti gli uomini ma è diversa a seconda
dell’ambiente sociale. Nella bassa società l’uomo lo rivela senza grandi difficoltà a
differenza nella nobiltà dove non viene rivelata.
In questo autore si possono distinguere due tipologie di commedie ossia:
1- DI CARATTERE: delineano una figura
2- D’AMBIENTE: descrivono un particolare settore della vita sociale
Le differenze presenti invece sono quantitative, poiché in un testo può avere uno
spicco maggiore o l’ambiente o il carattere. (rivedere)
IL SIGNIFICATO DEL DISTACCO DALLA COMMEDIA DELL’ARTE
Goldoni si può capire che tendesse a presentare la sua nuova commedia come una
restaurazione del teatro in tutta la sua dignità, in quanto lo schema precedente non
può più essere accettato. Quindi le due commedie vanno intese come di due epoche
differenti. Quella dell’arte tipica del barocco mentre quella goldoniana, tipica del
razionalismo illuministico.
Gli attori dell’arte non improvvisavano dal nulla, ma bensì seguivano i canovacci, con
le loro vicende meccanicamente ripetitive.
Quindi il modulo della commedia dell’arte non era adatto alla rappresentazione
realistica del vissuto, tipica di Goldoni.
UNA RIFORMA GRADUALE
Goldoni riscontrò diverse difficoltà soprattutto tra gli attori nel momento della
recitazione, in quanto erano abituati a improvvisare e non a imparare un copione
intero a memoria.
I viari imprenditori guardavano con disprezzo le nuove opere goldoniane in quanto
immaginavano che non avrebbero potuto essere apprezzate dal pubblico.
L’ACCRESCIMENTO DELLE PARTI SCRITTE, L’ELIMINAZIONE DELLE MASCHERE E LE
OPPOSIZIONI ALLA RIFORMA
Goldoni iniziò con lo scrivere solo la parte del protagonista e di conseguenza gli altri
dovevano improvvisare come da tradizione. La prima commedia strutturata a questa
maniera fu L’UOMO IN MONDO. La prima opera scritta completamente è stata LA
DONNA DI GARBO.
Per quanto riguarda le maschere, goldoni iniziò a cambiarle dall’interno dove iniziò a
delinearsi un carattere individuale, fino ad arrivare alla scomparsa delle maschere.
Facendo in questa maniera graduale, il pubblico fu capace di abituarsi a scene
verisimili alla vita quotidiana. Le nuove opere vennero acclamate molto
specialmente dai borghesi, le quali vennero riprodotte successivamente. Infatti, i
borghesi ritrovavano in queste opere i propri aspetti, la propria concezione della
vita.
Un problema che riscontrò fu l’ambientazione; infatti, si aveva un periodo di
decadenza di Venezia per cui lui scelse di ambientare le opere in altre città al fine di
evitare scontri con la città veneta in quanto a causa della decadenza guardava con
sospetto ogni spunto critico (che poteva essere frainteso qualora goldoni avesse
mosso critiche). Un esempio lo si può notare nella LOCANDIERA.
L’ITINERARIO DELLA COMMEDIA GOLDONIANA

LA PRIMA FASE: LA CELEBRAZIONE DEL MERCANTE


Nel mondo di goldoni si riflette la società veneziana contemporanea.
A Venezia il potere si trova in mano ad una ristretta cerchia di persone ricche e
nobili, e Goldoni era il rappresentante maggiore della borghesia veneziana, che si
era formata nella lunga tradizione mercantile della Repubblica.
All’inizio della sua carriera, specialmente nella compagnia Medebac, il mercante
veneziano svolge un ruolo centrale nei suoi copioni. Il mercante che si presenta
sotto la maschera di Pantalone è una figura positiva portatrice di diversi valori quali:
schiettezza, rispetto, rispetto degli impegni e buon senso.
Goldoni critica in maniera aspra la nobiltà in quanto prepotente e superba, oziosa e
dissipatrice. Bisogna però osservare il fatto che comunque Goldoni non mette in
discussione le gerarchie sociali esistenti.
In questo periodo gradatamente la macchinosità dell’intreccio scompare, lasciando
posto a vicende più lineari.
LA SECONDA FASE: INCERTEZZE E SOLUZIONI ECCLETICHE
La difficoltà maggiore del passaggio al teatro San Luca è quello della VOLUBILITA’
DEL PUBBLICO, in quanto non sembrano più accettare le opere della riforma
goldoniana, in quanto preferirebbero delle opere più fantasiose ed esotiche come
quelle di Chiari. Per continuare con il suo successo Goldoni sperimenta nuove opere
come delle commedie romanzesche o esotiche.
Alle commedie di carattere (che continua ad effettuare) in questo periodo preferisce
sostituire una galleria di personaggi: MANIACI, TARATI, INFERMI, IN PREDA AI TIC
PIU’ IMPENSATI. Questi personaggi, non hanno la qualità della socievolezza
apprezzata da Goldoni, bensì sono persone che tendono ad isolarsi dal mondo e
rifiutano il rapporto con il prossimo.
I TESTI PIU’ MATURI
A causa di una profonda crisi la figura del mercante perde molta importanza ed
anche lo stesso Goldoni, lo guarda con occhio critico e severo, esso viene sostituito
dal RUSTEGO chiuso nel proprio ambiente familiare. (rileggere)
LA LINGUA

Essendo rivolte ad un pubblico molto eterogeneo, non veniva utilizzata la lingua


letteraria ma bensì si preferiva l’utilizzo della lingua della conversazione quotidiana.
L’Italia essendo frammentata, non aveva una lingua ufficiale, quindi venivano
utilizzati i dialetti. Generalmente la lingua utilizzata era il toscano. (terminare)

LA LOCANDIERA

L’obiettivo principiale di questo testo voluto da Goldoni era quello di rendere odioso
il carattere delle donne. Queste idee nascono infatti dall’aspetto di voler compiacere
il moralismo del pubblico.

GIUSEPPE PARINI

LA VITA: IL PRECETTORE
Nacque nel 1729 a Bosisio da una famiglia di modeste condizioni economiche. A
dieci anni, venne condotto a Milano da una zia, la quale, successivamente alla
morte, gli lascia una rendita annuale, che avrebbe potuto utilizzare solo se fosse
divenuto sacerdote, e quindi venne nominato prete nel 1754 (senza vocazione).
Due anni prima aveva pubblicato delle liriche con il nome di ALCUNE POESIE DI
RIPANO EUPILINO, il quale successo gli conferì l’ammissione all’accademia dei
trasformati. I trasformati, infatti erano i fautori di una conciliazione tra cultura
moderna e tradizione classica.
Nel 1754 si mette al servizio del duca GABRIO SERBELLONI, e attraverso esso scoprì
l’ambiente dell’aristocrazia milanese.
In seguito ad una discussione con la duchessa, si licenziò nel 1761 e l’anno seguente
divenne il precettore di CARLO IMBONATI, il figlio del conte GIOVANNI MARIA.
L’INTELLETTUALE AL SERVIZIO DELLO STATO RIFORMATORE
Nel mentre pubblicò anche due poemetti satirici contro la nobiltà oziosa e
improduttiva, ossia “il mattino” e “il mezzogiorno”, che gli valsero grande prestigio.
Nel 1768 il conte di Milano gli affida la direzione della “Gazzetta di Milano”, e oltre a
questo venne chiamato per ricoprire la cattedra di “belle lettere” nelle scuole
Palatine.
Nel 1773 le scuole si trasferirono nel palazzo di Brera e nell’anno 1776 vi si unì
anche l’istituto delle belle arti, che permise di entrare a contatto anche con il mondo
artistico a Parini.
LA DELUSIONE DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE E GLI ULTIMI ANNI
Con l’inizio della Rivoluzione francese, il poeta inizialmente l’accolse come molti
altri, con grande benevolenza, ma successivamente, vedendo il grande spargimento
di sangue, cambiò idea. Muore nel 1799.

PARINI E GLI ILLUMINISTI

LA RICERCA DELLA <PUBBLICA FELICITA’>


Parini può essere osservato come un intellettuale impegnato in una battaglia civile.
Si può infatti osservare che tutto il movimento lombardo, rispondeva con fervore
alla politica del governo austriaco. E la figura di Parini può essere visualizzata al
livello di Verri e Beccaria. Però i suoi rapporti con il mondo illuminista non appaiono
molto lineari.
L’ATTEGGIAMENTO VERSO L’ILLUMINISMO FRANCESE
Il disprezzo verso l’illuminismo francese lo si può osservare nel mezzogiorno, e lui
era una persona ostile ad ogni forma di fanatismo religioso, per esempio giudicava
negativamente la Controriforma. Si scaglia anche contro l’oscurantismo degli
ecclesiastici. Permane invece la sua convinzione nei fondamentali naturali del
cristianesimo.
Comunque, riteneva che la religione fosse fondamentale per tenere a freno le varie
passioni, e come principio di un’ordinata convivenza civile.
Comunque, appoggia il pensiero illuminista riferito all’egualità, infatti crede
nell’uguaglianza originaria di tutti gli uomini.
LE POSIZIONI VERSO LA NOBILTA’
Verso di esse viene originato il poema satirico del “Giorno”.
Lui critica duramente la classe aristocratica in quanto oziosa e improduttiva, su 3
fronti:
1- ASPETTO ECONOMICO: spendono i propri soldi derivanti dalle rendite, ossia
dal lavoro altrui.
2- ASPETTO INTELLETTUALE: non dedicano il loro ozio a coltivare studi, che
servano all’avanzamento della cultura e della scienza
3- ASPETTO CIVILE: non ricoprono cariche politiche/magistrali/pubbliche.
Afferma che originariamente la classe sociale era differente in quanto i nobili erano
coloro che ricoprivano cariche pubbliche, si dedicavano agli studi, difendevano la
patria in guerra e così via…
Parini si può osservare che critica la classe sociale nobiliare per quanto riguarda la
decadenza del periodo provando a effettuare una rieducazione, per tornare al livello
di un tempo. Quindi Parini è un MODERATO RIFORMISTA.
I DISSENSI DELL’ILLUMINISMO LOMBARDO
Una cosa che non condivideva l’autore era il COSMOPOLITISMO. Riteneva che
l’entusiasmo acquistato dalla cultura francese, snaturasse i caratteri originari della
cultura italiana. (rivedere)
LA CRITICA ALLA LETTERATURA UTILITARISTICA
Parini apprezza molto anche l’ASPETTO SCIENTIFICO in quanto pensa che siano di
progresso e di benessere per l’umanità, ma è urtato dal fatto che è diventata una
moda, una mania frivola di salotti aristocratici e di dame oziose.
È ostile anche ad una riduzione totale della letteratura a veicolo di cognizioni utili.
Afferma che l’UTILE, è lo strumento della battaglia per risolvere concreti problemi
della realtà contemporanea. (rivedere)
PARINI RIFORMISTA MODERATO
(rivedere)

LE PRIME ODI E LA BATTAGLIA ILLUMINISTICA


CRONOLOGIA E EDIZIONE DELLE ODI
L’ode era un genere già presente nell’arcadia e riprendeva modelli della poesia
greca e latina. L’ode assumeva contenuti elevati e toni solenni, erano versi tra loro
più brevi, in genere settenari. Le odi possono essere divise in tre gruppi, con quello
più corposo che comprende quelle contro i pensieri illuministici.
LE ODI ILLUMINISTICHE
Il primo gruppo assume una fisionomia maggiormente illuministica. Si parla spesso
di problemi molto attuali e concreti.
1- VITA RUSTICA: si ha una visione idillica della campagna. Qui il lavoro dei
contadini è inteso come un’attività produttiva socialmente utile.
2- IMPOSTURA: il poeta si scaglia contro ogni possibile forma di ipocrisia
3- EDUCAZIONE: affrontato il problema dell’istruzione.
4- INNESTO DEL VAIUOLO: viene esaltata la scienza moderna contro ogni forma
di pregiudizio.
5- BISOGNO: si afferma che sono il bisogno e la miseria a determinare la maggior
parte dei delitti.
LE NOVITA’ FORMALI DI ISPIRAZIONE SENSISTICA
Si hanno all’interno dei testi, anche alcuni ardimenti linguistici come l’uso moderato
di un lessico ricavato dalle scienze moderne, come ad esempio atomi o polmoni.
Parini inoltre aderì alla poetica del sensismo. Il sensismo afferma che i sentimenti
principali dell’uomo sono il piacere e il dolore. Proprio dal sensismo deriva la ricerca
della parola PRECISA, ICASTICA, in grado di suscitare delle immagini ben visive.
Quindi in poche parole, lui scelse di utilizzare un lessico (tipico del sensismo) che
fosse in grado di rievocare nell’uomo delle immagini concrete di cosa veniva detto.
L’EREDITA’ CLASSICA
Comunque sia in Parini rimase sempre l’aspetto classico della letteratura del
passato. Infatti, egli rievocava molto spesso delle immagini auliche. L’aspetto
classico lo si nota anche nella sintassi che mira al periodare complesso tipico del
latino.

IL GIORNO
I CARATTERI DEL POEMETTO: IL MATTINO E IL MEZZOGIORNO
È un poema scritto in endecasillabi sciolti che mirava a rappresentare satiricamente
l’aristocrazia del tempo.
Il tema principale era la descrizione della giornata di un giovin signore e il testo
doveva essere diviso in tre parti: MATTINO, MEZZOGIORNO, SERA. Le prime due
vennero completate nel 1763 e nel 1765, mentre la sera non venne terminata.
Successivamente si sdoppiò in due parti ossia IL VESPRO e la NOTTE, alle quali Parini
lavorò molto. Nel mentre continuava a rivedere e porre modifiche al mattino e al
mezzogiorno senza però riuscire a completarle.
Il giorno è considerata come una poesia didascalica. Il poeta infatti voleva insegnare
al signore le cose da poter fare per sostituire l’ozio.
Nel mattino si parla di tutte le cose che fa un uomo appena sveglio dopo una notte
passata al tavolo da gioco oppure al teatro, che poi si reca dalla sua donna. Uno dei
motivi principali della rappresentazione di Parini è il CICISBEISMO, ossia quando una
donna veniva accompagnata dal suo marito.
Nel mezzogiorno si parla dei momenti tra l’uomo e la donna e durante il pranzo
delle discussioni su dei vari temi, e nel pomeriggio si recano al passeggio delle
carrozze dove incontrano altre persone.
GLI STRUMENTI DELLA SATIRA
Viene utilizzata l’ANTIFRASI che consiste nel dire l’opposto di ciò che si vuole far
intendere.
La sua critica viene effettuata anche grazie ad uno specifico trattamento del tempo e
dello spazio. In primis, viene scelta una giornata qualunque, e questo indica LA VITA
BANALE, DOVE NON SUCCEDE MAI NULLA DI IMPORTANTE, inoltre il tempo
descritto è molto breve. Il tempo è anche vuoto dove, infatti, vengono ripetute
sempre le stesse cose. E questa cosa rende il loro mondo NOIOSO, VUOTO, PRIVO DI
SENSO.
Per quanto riguarda lo spazio: lo spazio è chiuso e ristretto e va dal palazzo alle
carrozze.
LA PLURALITA’ DEI PIANI
Anche qui, alla nobiltà oziosa viene contrapposta quella guerriera di un tempo. E qui
viene messo in evidenza nuovamente il meccanismo ironico, ossia sembra che il
precettore provi orrore per l’aristocrazia del passato, mentre chiaramente intende il
contrario, ed è inteso a celebrale la nobiltà guerriera. Però comunque, la nobiltà del
presente è il piano principale dell’opera. Si hanno anche dei riferimenti alla vita delle
classi popolari come i contadini oppure gli affamati.
LE FAVOLE
Le favole che vengono inserite all’interno del poemetto, servono, oltre che a
rompere la continuità che può risultare monotona e noiosa, servono ad illustrare le
origini di certi costumi sociali.
L’AMBIGUITA’ VERSO IL MONDO NOBILIARE
L’obiettivo di Parini è quello di educare la nobiltà facendo fruttare i terreni ed
accrescendo le prosperità comune, invece di oziare, sprecando conseguentemente il
tempo.
LE SCELTE STILISTICHE
Il linguaggio scelto dal poeta è elevato, aulico, attinto sapientemente alla tradizione
più illustre. L’aggettivo viene utilizzato continuamente in funzione esornativa, che
innalza l’oggetto a cui si accompagna.
L’ULTIMO PARINI: LA DELUSIONE STORICA
Pietro verri affermava che l’imposizione dall’alto di una determinata linea culturale,
soffocava e spegneva le energie vive della società.
PARINI E IL NEOCLASSICISMO
Il neoclassicismo si sviluppò nel periodo quando vennero scoperte Pompei ed
Ercolano. Accanto a questi modelli si basarono le teorie di Winckelmann che vedeva
realizzato nell’arte greca il bello ideale, e questi moduli erano molto seguiti
soprattutto nell’ambiente milanese.
IL VESPRO E LA NOTTE
Sono due opere che si presentano frammentate ed incompiute.
Nel VESPRO il precettore accompagna i due da un amico malato dopo il corso e
anche da un’amica in panico ad un attacco di nervi, suscitando molti pettegolezzi.
Nella notte invece i due vanno ad un ricevimento da una dama, e qui l’attenzione
dell’autore non è più su i personaggi ma bensì sulle altre persone che popolano la
zona.
LA SFIDUCIA NELLE ISTANZE RIFORMATRICI
Nelle due ultime parti del poemetto la politica antinobiliare si fa più sfumata e
tenue. Comunque, le strutture ironiche continuano ad essere presenti. Vengono
instaurati altri temi come ad esempio la malinconia, la vecchiaia, lo svanire della
bellezza. La nobiltà alla fine del racconto appare ormai come un mondo svuotato al
suo interno.
GLI ASPETTI NEOCLASSICI
Gli aspetti neoclassici di Parini sono la ricerca di compostezza, di equilibrio e di
armonia. Si nota la volontà del poeta di smorzare lo scontro tra il linguaggio
classicistico e vocaboli più realistici.

VITTORIO ALFIERI
I RAPPORTI CON L’ILLUMINISMO

L’INSOFFERENZA VERSO IL RAZIONALISMO SCIENTIFICO


Una delle caratteristiche principali di Alfieri è il ripudio della scienza. Essa infatti
spegne l’immaginazione dell’uomo, da cui solo può nascere la poesia.
Alfieri inoltre esaltò la passione sfrenata, esaltando di conseguenza la dismisura.

LE IDEE POLITICHE

L’INDIVIDUALISMO ALFIERIANO
Anche lui si stacca completamente dalle idee dei lumi, collocandosi in posizioni
totalmente personali. Tipici di lui sono l’INDIVIDUALISMO ed EGOCENTRISMO.
L’ODIO CONTRO LA TIRANNIDE E IL POTERE
Alfieri nonostante inizia a viaggiare, si scontra sempre con l’assolutismo monarchico.
L’odio che nutre della tirannide, non è quello verso una particolare forma di
governo, bensì è il rifiuto del potere in se.
LA LIBERTA’ ASTRATTA (rivedere)
In Alfieri si ha un ideale di libertà completamente astratto. (rivedere)
TITANISMO E PESSIMISMO
Quindi in alfieri si scontrano il bisogno di affermazione totale dell’io e la percezione
di forze oscure.
TITANISMO: ansia infinita che si scontra con tutto quello che le si oppone.

LE OPERE POLITICHE

1- DELLA TIRANNIDE: scritto di geto nel 1777 in concomitanza con l’inizio della
stesura delle tragedie. Vengono esaminati i posti dove ha sede la tirannide
ossia la nobiltà, la casta militare, la casta sacerdotale. Nel suo discorso si
delineano due figure ossia il TIRANNO e il LIBER UOMO.
2- DEL PRINCIPE E DELLE LETTERE: all’interno viene esaminato il rapporto tra lo
scrittore e il potere assoluto. Qui inoltre proclama la superiorità assoluta dello
scrivere. La scrittura, infatti, si trova sopra qualsiasi attività.
3- IL MISOGALLO: la crisi ideologica di Alfieri viene fatta precipitare direttamente
dalla Rivoluzione francese. È un’opera che mescola insieme versi e prosa, ed
essa esprime un odio furioso nei confronti della Francia. Si manifesta dunque
un odio nei confronti della rivoluzione e contro i principi illuministici.

LA POETICA TRAGICA

Le tragedie fanno parte delle sue opere teatrali e sono 19, mentre compose anche 6
commedie.
Le commedie furono create negli ultimi anni e furono pubblicati i postumi nel 1806.
Esse raffiguravano tesi politiche animate da un fastidioso buon senso reazionario.
Le motivazioni per cui Alfieri scelse di elaborare maggiormente le tesi, sono:
1- RAGIONE DI TEMPERAMENTO: qui è come se i vari personaggi esprimessero i
vari punti di vista del protagonista.
Un’altra motivazione, per la quale, Alfieri si dedicò alla stesura delle tragedie sono
delle RAGIONI IDEOLOGICHE. Qui, infatti, si avevano delle opposizioni come ad
esempio: tirannide/libertà oppure bene/male. Inoltre, da questo aspetto nasce
anche la ricerca di una forma d’arte aristocratica ed elitaria.
Lui affermava che i passaggi per la scrittura di un’opera tragica erano: IDEARE,
STENDERE, VERSEGGIARE.
1- IDEAZIONE: consiste nello scegliere il protagonista, sviluppare la trama e
distribuzione della materia atto per atto e scena per scena.
2- STESURA: svolgimento in prosa dell’azione teatrale
3- VERSEGGIATURA: opera completata in endecasillabi sciolti.
Nel suo modello l’opera è molto ristretta, è divisa in 5 atti, ridotta ad un numero
ristretto di personaggi. Il fatto di avere pochi personaggi è dettato dalla motivazione
di concentrazione drammatica ed espressiva. L’utilizzo dei MONOLOGHI invece
aumenta la tensione attorno ai vari personaggi.
LESSICO: elevato e scelto.
SINTASSI: carica di tensioni, e ricca di contrasti.
ENDECASILLABO: forzato in cerca di espressività forti.
Il destino tragico della morte è il mezzo attraverso il quale i personaggi possono
riaffermare al più alto grado la loro identità e fierezza.
Inoltre, gli eroi all’interno del suo testo hanno un destino tragico e ineluttabile.

LE TRAGEDIE: SAUL E MIRRA

La prima tragedia raccolta fu il FILIPPO fu ideata e stesa nel 1775 e verseggiata più
volte fra il 1773 e il 1781. Il re Filippo prende Isabella, togliendola al figlio Carlo cui
l’aveva promessa, ma i due si amavano ancora. Il re uccide il figlio, spingendo
Isabella a compiere il suicidio con lo stesso pugnale dell’amato. Qui sono presenti i
temi tipici del teatro di Alfieri ossia: il tiranno, ricoperto da Filippo, e il tema della
virtù eroica, incarnata da Carlo e Isabella.
Nel 1782 scrisse il SAUL. La fonte è il libro dei re della Bibbia. La vicenda si svolge
durante la guerra tra ebrei e filistei. Il re Saul è preso dall’angoscia in quanto cacciò il
giovane David che sarebbe risultato importante al fine del successo. Saul si presenta
al campo e inizialmente il re lo accoglie con amore poi inizia a dubitare nuovamente
di esso. Dei sacerdoti rivelano che Dio ha scelto come futuro re di Israele il giovane,
e Saul, li fa uccidere e minaccia anche lo stesso David. Alla fine del testo, di fronte
alla futura disfatta, si prepara a morire con inutile eroismo.
La figura di Saul, che è l’elemento centrale dell’opera, è un personaggio molto
problematico. Da una parte vuole essere grande e incontrastato, mentre dall’altra è
agitato dai rimorsi. Questa ambivalenza la si può vedere infatti nei rapporti con
David, prima amato e poi odiato.
Lo spunto per la stesura della mirra deriva da Ovidio. Qui viene accentuato in tema
tragico l’incesto. Questo testo tratta una materia abbastanza psicologica, scabrosa,
che risulta difficile da affrontare. Al centro dell’opera non si ha il titano ma
un’umanità più semplice.
La giovane Mirra rifiuta di sposare il giovane PEREO, che si suicida. Poi rivolse delle
parole d’odio nei confronti della mare CECRI fino a quando non interviene il padre
CINIRO, al quale confessa di provare dei sentimenti per lui, per poi subito dopo
trafiggersi con la spada.

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