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RIFORMA GOLDONIANA

Le direttrici fondamentali della riforma goldoniana possono essere così riassunte:

1 La realizzazione di commedie interamente scritte (e non semplici canovacci a modo della Commedia
dell'arte)

2 Il passaggio dalla maschera al carattere, ovvero dallo stereotipo al personaggio.

3 Una concezione realistica e naturalistica della commedia (specchio della commedia (specchio del
Mondo) unita a una forte valorizzazione dell'esperienza teatrale(il Teatro)

4 La stretta relazione tra riforma del teatro e riforma della società attraverso una moralizzazione dei
contenuti e insieme della figura dell'attore.

5 Una visione del mondo ispirata a un conservatorismo moderato e parzialmente progressista.

La consapevolezza con cui Goldona porta avanti la sua riforma è testimoniata soprattutto dalle sue
commedie, ma è accompagnata e sostenuta anche da una riflessione quarantennale che si estende dal
1748 al 1787. In particolare l'esposizione del suo progresso riformistico emerge da vari testi, quali:

1 La sua autobiografia(I memoires) in cui Goldoni rilegge l'intera sua vita come ''storia di una vocazione
al teatro''

2 Le lettere di dedica e le prefazioni alle edizioni delle commedie, tra cui merita ricordare soprattutto la
Prefazione all'edizione Bettinelli.

3 Opere programmatiche come la commedia Il teatro comico, un testo metateatrale, in quanto


attraverso la finzione scenica di una compagnia teatrale, vengono messe a confronto le pratiche dei
comici dell'arte con un'idea innovativa di teatro.

Al contrario, il modello della Commedia dell'arte(dove arte significa mestiere) si fondava sulla presenza
della maschera e su canovacci elementari, funzionali alla recitazione all'improvvisa e variabili al
momento con l'inserzione di frizzi, lazzi e gesti codificati. Ne nasceva un tipo di spettacolo in cui era
importante la fisicità dell'attore, la sua abilità di mimo, acrobata e ballerino, e nel quale la presenza delle
maschere accentuava volgarità, scurrilità e oscenità. Sebbene critico nei riguardi di questa commedia,
Goldoni resta ancora legato a essa nella prima fase della sua produzione. La prima commedia distesa,
ossia interamente scritta, sarà ''La donna di garbo''. Il passaggio dalla scrittura a soggetto alla scrittura
distesa conferisce piena dignità ai testi, e restituisce centralità al progetto dell'autore, che , in tal modo,
si propone come scrittore a tutti gli effetti.

IL REALISMO GOLDONIANO

L'altro aspetto fondamentale della riforma goldoniana è costituito dal definitivo passaggio dalla
maschera al carattere, ossia da personaggi stilizzati e immutabili, a personaggi-persona verosimili,
cangianti e imprevedibili come sono gli esseri umani. Il contesto in cui esso venne maturando fu
importante: a Venezia, città basata sui contrasti e sulla varietà, la struttura stessa della città impose la
stretta convivenza dei ceti. La varietà dei luoghi e degli ambienti si riflette dunque sulla scena, che
accoglie personaggi di ogni tipo, spesso ripartiti entro coppie antietiche: servo-padrone, giovane-vecchio,
uomo-donna. Proprio la grande varietà sociale, umana e ambientale riscontrabile a Venezia è alla base
del realismo della maggiore fase creativa di Goldoni.

Nel portare avanti la sua riforma, Goldoni dichiara di essersi attenuto, come a regole pressochè uniche, al
guardare e al fare, al fine di acquisire esperienza. Il mondo e il teatro sono dunque gli unici libri di studio
riconosciuti dall'autore. Il Mondo è la società; il Teatro ha le proprie leggi e un linguaggio che guarda al
pubblico.

La riforma di Goldoni coinvolge anche alcuni aspetti legati alla nuova centralità del testo scritto che
implica, da parte dell'autore e dell'attore, una nuova professionalità. All'attore non sono più sufficienti la
tecnica e il talento, ma vengono richieste la preparazione e la competenza dell'attore professionista,
consapevole e colto, che potrà aderire alla nuova Commedia riformata, che prevede la memorizzazione
della parte.

Nel mondo di Goldoni protagoniste delle istanze di autonimia, di libertà, sono spesso le donne: mature
madri di famiglia che lottano per i figli come la Marcolina nel Tòdero, o donne consapevoli del loro ruolo
come la ''maschile'' Mirandolina nella Locandiera. Si passa quindi dall'archetipo della ''servetta'' della
Commedia dell'arte'', a una varietà di donne.

LA LINGUA

Essenziale al realismo goldoniano è anche una competenza linguistica che da duplice (lingua e dialetto) si
farà triplice con il trasferimento in Francia e l'utilizzo del francese. Se l'italiano di Goldoni è nelle
commedie una lingua di tono medio e dell'uso comune, il dialetto è quello veneziano, con varietà sociali
ed espressive. In veneto infatti, il dialetto era usato sia in famiglia sia in attività professionali di prestigio:
questo ci fa capire che Goldoni non ricorre al dialetto solo per personaggi di rango inferiore, ma lo usa
per riprodurre realisticamente la società. Interessanti sono anche le variazioni di registro condotte
sull'italiano. Plurilinguismo.

UN PROGETTO PER LA SOCIETà

Quella di Goldoni è una visione moderatamente riformatrice della società. Egli sembra auspicare, in
particolare, la possibile conciliazione tra le esigenze dell'aristocrazia e quelle del ceto borghese in vista
del bene comune: la nobiltà è dunque invitata a combattere l'ozio e l'improduttività accogliendo la
laboriosità tipica della borghesia. Il ruolo centrale attribuito da Goldoni alla borghesia è evidente nel
personaggio del mercante borghese, padre di famiglia, che nasce dall'umanizzazione della maschera di
Pantalone. In questa prima fase si accentuano gli aspetti positivi della classe mercantile: l'onestà, la
laboriosità, la parsimonia e la moderazione. Col passare del tempo, però, Goldoni osserva segnali di crisi
nella classe borghese, sempre più tesa ad assumere atteggiamenti della nobiltà improduttiva. Le
commedie dei primi anni Sessanta rispecchiano questa crisi.
Così Goldoni sceglie il mondo del popolo e ritraendone la lingua egli cerca di rinnovare la sua ispirazione
e di ritrovare valori positivi, pur sapendo che può ritrarli ma non identificarsi con essi.

LA LOCANDIERA

La locandiera di Goldoni è una commedia ambientata a Firenze, nella locanda che la giovane e graziosa
Mirandolina gestisce insieme al cameriere Fabrizio. Nella locanda di Mirandolina vivono il Marchese di
Forlipopoli, povero e superbo, e il Conte d’Albafiorita, ricco ma privo di una vera nobiltà d’animo.
Entrambi corteggiano invano la padrona. Un giorno alla locanda giunge il Cavaliere di Ripafratta, un
nobile molto arrogante, che dichiara di disprezzare le donne. Mirandolina offesa, decide di farlo
innamorare di sé, per punirlo della sua scortesia. Si mette quindi a corteggiarlo, fingendo di condividere
le sue idee e il suo disprezzo per il gentil sesso, e a poco a poco riesce a suscitare in lui una vera passione
amorosa. Mirandolina però rischia grosso in questo suo gioco: non solo il Cavaliere perde la testa fino a
diventare quasi violento, ma Fabrizio, ingelosito minaccia di lasciare la locanda. Per fortuna tutto si
conclude bene, Mirandolina sposa Fabrizio e allontana i tre avventori dalla sua locanda.

Le prime battute della commedia forniscono agli spettatori tutte le informazioni essenziali per capire la
situazione: Mirandolina ha ereditato da poco la locanda, in seguito alla morte del padre; è fidanzata con
Fabrizio, che intende sposare; il Conte e il Marchese vorrebbero fare di lei la loro amante, secondo un
costume diffuso nel Settecento tra le classi nobiliari, chiamato cicisbeismo, in base al quale si accettava
che le donne sposate avesse uno spasimante ufficiale. La concezione borghese del matrimonio, fondato
sull’amore e sulla libera scelta degli sposi, si affermerà solo nell’Ottocento. I due personaggi che
dialogano nella prima scena sono chiaramente negativi: il Marchese è un nobile impoverito, che tenta di
nascondere la realtà della sua condizione economica; il Conte, da parte sua, non fa che ribadire la
propria maggiore ricchezza, riducendo ogni cosa, compreso l’amore, a una questione di soldi. Il
Marchese dichiara che Mirandolina ha ha bisogno della sua protezione, senza capire che la sua
protezione non vale nulla; il Conte ribatte che Mirandolina ha bisogno di denari, senza capire che non
tutto nella vita si può comperare.

Mirandolina, personaggio autonomo, indipendente economicamente e intelletualmente, rappresenta


l'evoluzione psicologica e sociale della maschera tradizionale della serva, dotata di intelligenza e
parlantina. Con Mirandolina il tipo della serva-padrona raggiunge l'apice di un personaggio
realisticamente realizzato, che promuove la risposta pronta delle servette a una vera e propria abilità di
parola. Con finzione e parola, Mirandolina gioca con la seduzione. Inoltre Mirandolina esprime le virtù
femminili: intraprendenza, astuzia, amor proprio e grazia. E' una sorta di Don Giovanni al femminile, a
tratti narcisista, che ha bisogno di imporsi sugli uomini per aver conferma del suo potere su di essi.
Inoltre usa una logica mercantile( si fa corteggiare dai clienti della locanda anche per calcolo economico).

La locanda finisce per essere un vero e proprio microcoscmo sociale- Vi sono infatti ritratte le varie classi
sociali. E' il caso della nobiltà, rappresentata dal marchese di Forlipopoli e dal Conte d'Albafiorita. E della
Borghesia rappresentata da Mirandolina e Fabrizio.

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