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. a. C., epoca di maggiore splendore della citt. Esso caratterizzato come rito politico perch inscindibile dal funzionamento politico della collettivit e collegato con la storia della collettivit che rappresenta. 1. ORIGINI Le origini del teatro greco e in particolare della tragedia sono difficilmente verificabili e hanno dato luogo a molte ipotesi. Fuori di dubbio per la derivazione del teatro dal chors, cio dalla pratica rituale connessa alle pi svariate occasioni sociali (feste nuziali, cerimonie funebri, giochi olimpici, guerra, ecc) di eseguire danze e canti collettivi nella piazza (agor) della citt. Questi cori divengono cori tragici quando, nel corso del VI sec. a. C. si prese a evocare un evento mitico mimandone gli accadimenti e non solamente narrandoli nel canto; in seguito un personaggio si distacca dalla massa del coro e comincia ad interloquire con esso in un dialogo tra singolo e gruppo, cos, probabilmente, nasce anche il teatro greco, fondato com sulla bipolarit tra attore e coro. Il pubblico sedeva su spalti lignei e assisteva al gruppo dei coreuti e al dialogo tra coro e voce solista. In seguito i ruoli sarebbero andati specializzandosi e il solista sarebbe divenuto un vero e proprio attore con tanto di maschera, e la rappresentazione sarebbe divenuta vera e propria rappresentazione teatrale con tanto di spazio dedicato: il Teatro di Dioniso. 2. DIONISO: POLITICA E RELIGIONE Per comprendere il teatro greco indispensabile pensarlo al contempo nel suo significato politico e nel suo legame con il rito religioso delle Grandi Dionisie. Feste celebrative dellavvento della primavera che si tenevano alla fine di marzo e che ospitavano come momento saliente un agone tra poeti. Era una gara organizzata dalla citt stessa, nella quale chi voleva presentava (con una preselezione da parte delle autorit cittadine) una tetralogia tragica (tre tragedie e un dramma satiresco) oppure una commedia (cinque partecipanti con una commedia ciascuno). Listituzione del coro (cio costumi e spesa per istruirlo) era garantita dal corgo un cittadino facoltoso che aveva lobbligo di provvedere, e veniva premiato insieme al poeta in caso di vittoria sotto giudizio insindacabile di una giuria popolare estratta a sorte. Il tutto durava cinque giorni, aprendosi con le processioni in onore di Dioniso e chiudendosi con la cerimonia di premiazione. 3. GENERI DRAMMATURGICI 1) tragedia_ era il genere serio ed elevato, che doveva servire come forma di paideia (educazione e formazione del cittadino) perch affrontava, attraverso il mito, conflitti e problemi che riguardavano la vita politica della comunit, il dibattito sui valori e sui modelli morali, il rapporto con la storia e con la tradizione. Era suddivisa nel modo seguente: prologo: precede lingresso del coro e spiega i fatti che verranno agiti; parodo: il primo canto del coro, che segue lingresso dello stesso nellorchestra; stasimi: sono i successivi interventi corali, che intervallano gli episodi: cos sono dette le parti nel corso delle quali si sviluppa lazione, costituite da dialoghi tra attori, lunghi discorsi (soprattutto di messaggeri che riportano avvenimenti) o dialoghi tra attore e coro;
epilogo: sono le battute finali della tragedia; esodo: luscita del coro. 2) dramma satiresco_ era una sorta di tragedia degenerata, nella quale un coro di satiri si prendeva gioco dei grandi personaggi del mito, e serviva probabilmente a sdrammatizzare alla fine della giornata di spettacolo; ce ne rimasto solo un esempio; 3) commedia_ ci rimangono solo quelle di Aristofane. La commedia in et classica ha la funzione di combattere la degenerazione della citt attraverso una satira spietata che sanziona i comportamenti e le situazioni immorali che hanno condotto la citt alla disfatta (con Aristofane siamo negli anni neri in cui Atene sta perdendo la guerra contro Sparta). Costituita da due parti fondamentali: - parabasi: nella quale il coro rompe lillusione drammaturgica e sfila, spogliandosi dei costumi, davanti al pubblico rivolgendosi direttamente agli spettatori per sfogare le proprie opinioni e mettere in ridicolo i malvagi; - agone: cio il botta e risposta serrato e ironico tra protagonista e antagonista, nel quale si rivela lironia del primo nei confronti del secondo e la sua conseguente messa in ridicolo per tentare di sconfiggere la stupidit. 4. SPAZIO TEATRALE Lo spazio teatrale cos costituito: 1) lorchestra lo spiazzo centrale circolare dove si colloca il coro, quello che in et arcaica ospitava le danze rituali (cfr. 1); 2) il kilon la parte riservata al pubblico, costruita sfruttando il declivio naturale del monte dellacropoli e disposta a semicerchio attorno allorchestra; 3) la sken era il luogo al di l dellorchestra dove si depositavano costumi ecc 4) il loghion era un palco rialzato sul quale gli attori potevano salire, ma essi generalmente recitavano sulla nuda terra, allaltezza del coro, e solo in seguito questa stretta pedana si sarebbe allargata fino a diventare un palcoscenico. 5. COSTUMI E RECITAZIONE 1) tragedia_ gli attori indossavano maschere e grandi tuniche che rendevano il corpo irriconoscibile. La recitazione era declamatoria ed esigeva grande padronanza della voce. Il coro era concepito come voce unica e vestiva in modo identico per ogni componente (prima 12, poi 15). Il corifeo guidava il coro, era il primo cio ad entrare e dava il via ai movimenti di danza che dovevano essere eseguiti allunisono; 2) commedia_ gli attori indossavano costumi corti con grottesche imbottiture al ventre e al culo e un fallo di cuoio che pendeva dalla veste (in seguito eliminato). Era richiesta loro capacit parodica e di falsificare la voce. Il coro comico (24 elementi) era animalesco e indossava costumi adeguati. 6. I GRANDI AUTORI CLASSICI GRECI 6.1 Tragedia 1) Eschilo (525-456 a. C. )_ di lui ci rimangono soltanto sette titoli: Persiani, Sette contro Tebe, Supplici, Orestea (composta da Agamennone, Coefore, Eumenidi), Prometeo incatenato. Il tema centrale della sua drammaturgia potrebbe essere considerato quello della giustizia degli dei, che colpisce chi infrange le leggi. Il destino la punizione degli dei che colpisce ineluttabile gli uomini, ma coincide anche con il loro stesso agire in quanto determinato da una colpa atavica. Il problema allora come conciliare lagire umano con la giustizia divina, dal momento che il primo interamente determinato dalla colpa originale e
la seconda si pone su un piano del tutto esteriore alla prospettiva del singolo individuo. Il coro eschileo ancorato alloriginale funzione rituale e pedagogica, e la parola nei drammi di Eschilo conserva il carattere della formula rituale-magica, veicola ed evoca lessenza delle cose nel suono. Port il numero degli attori da uno a due e introdusse momenti dedicati al confronto dialogico delle loro prospettive opposte. 2) Sofocle (497-406 a. C.)_ ci sono pervenute sette delle sue tragedie: Aiace, Antigone, Trachinie, Edipo re, Elettra, Filottete, Edipo a Colono; e la met di un dramma satiresco I cercatori di tracce. Il protagonista della tragedia diviene lindividuo, definito non tanto in relazione alla sua psicologia, quanto piuttosto in relazione allazione decisiva, lazione che decide e al contempo disvela il suo destino tragico. I personaggi incarnano scelte intorno a valori assoluti e inconciliabili tra loro. Lopera di Sofocle si propone di interrogare la relazione e la contraddizione tra lazione del singolo e le strutture sociali culturali e politiche contro le quali tale azione destinata prima o poi a scontrarsi. Questa contrapposizione si riflette nella dialettica tra attore e coro: il protagonista solo di fronte al suo destino, separato dalla sua azione colpevole rispetto al resto della comunit, e perci il coro pu solo commentare dallesterno senza interferire mai con le sue scelte. Sofocle introdusse il terzo attore e luso di fondali dipinti. LEdipo Re considerata per il suo rigore strutturale e la sua compattezza drammatica la pi grande opera teatrale greca e forse di tutti i tempi. 3) Euripide (485-406 a. C.)_ si sono conservate diciassette tragedie, tra cui Alcesti, Medea, Ippolito, Elena, Fenicie, Ifigenia in Tauride . Lautore abbandona sostanzialmente il tema del rapporto tra dei e uomini per concentrarsi sulla relazione tra umano e umano. La tragedia si intellettualizza, con toni vicini allindagine psicologica, alla centralit dellazione sembra sostituirsi lanalisi delle passioni umane, gli dei stessi non rappresentano pi le passioni invincibili che si presentano alluomo come destino inconfutabile, ma piuttosto convenzioni sociali, passibili esse stesse di essere revocate e messe in dubbio. I discorsi dei protagonisti tendono verso la retorica, diventano discorsi duplici contrapposti insanabilmente, che fanno tesoro degli artifici sofistici. Lunghi prologhi espositivi dispensano il pubblico dalla tensione per la risoluzione finale rivelandola in partenza, per favorire la concentrazione sui discorsi e sul confronto tra opposte idee. LAlcesti costituisce un importante eccezione: infatti una tragedia a lieto fine, risolta in bene dallintervento del deus ex machina, stilema tipicamente euripideo. 6. 2 La commedia antica Aristofane (445-380 a. C.)_ di lui ci rimangono undici commedie, tra cui Nuvole, Vespe, Uccelli, Lisistrata, Rane. La sua carriera coincide con un periodo di profondi mutamenti politici: la sconfitta di Atene nella Guerra del Peloponneso segna la fine del dominio ateniese e il ripiegamento su di s della plis, che si avvia ad un inarrestabile declino. Aristofane usa la commedia per denunciare quelle che sono le cause interne di questa sconfitta e di questo incipiente declino. Leroe comico tenta con i suoi mezzi di combattere i personaggi che, con i loro comportamenti e le loro idee, hanno causato la decadenza morale e spirituale della citt, in riferimento ad un passato considerato felice. Attraverso il riso denuncia la perdita dei valori e la stupidit delle nuove idee che hanno condotto la citt alla disfatta. Fa la parodia degli intellettuali, come Socrate ed Euripide, che ritiene responsabili, tra gli altri, del declino della citt. Tipica della commedia antica lallocuzione al pubblico, con la quale il poeta si rivolge direttamente agli spettatori.
II fase: lo spettacolo teatrale in et ellenistica (met IV-II sec. a. C.) Con la sconfitta di Cheronea (338 a. C.) le citt greche perdono la loro indipendenza e viene cos meno anche il contesto politico rituale e sociale che aveva fecondato la fioritura della tragedia attica del V sec. Il teatro cessa di essere momento sociale educativo della comunit, diventa evento di pubblico divertimento affidato ai virtuosi. La tragedia continuava ad esistere in forma di repliche, soprattutto di Euripide, ma la produzione minore and completamente perduta. Si afferma il primato degli attori, mentre tendono a scomparire drammaturghi capaci di dare alla luce opera complete e rigorose. Si diffondo testi destinati non alla rappresentazione ma alla semplice lettura. La commedia conosce due rinascenze, che per poco hanno a che vedere, dal punto di vista dei contenuti, con la commedia antica di Aristofane: 1. Commedia di mezzo Si diffonde allinizio del IV sec., prima di Menandro. Non affronta pi temi legati allattualit politica della citt e alla critica della decadenza culturale, ma piuttosto si ripiega su temi devasione e di divertimento, legati ad una realt privata che racconta la vita dellindividuo. Il coro diviene progressivamente estraneo alla vicenda e perde la sua funzione, alla fine si ridurr a intervenire in intermezzi senza grande relazione con le vicende. I caratteri cominciano a divenire tipi scenici fissi, compaiono cos il cuoco arrogante, il soldato fanfarone, il parassita adulatore, la mezzana, il servo intrigante. 2. La commedia attica nuova e Menandro Di Menandro possediamo solo cinque commedie: Il misantropo, Lo scudo, Larbitrato, La donna tosata e La donna di Samo. Solo la prima completa. Le commedie di Menandro superano completamente il modello del passato e sono fondatrici di una nuova commedia che far scuola nei secoli successivi, tracciano il vero e proprio modello del genere comico. La situazione in cui viveva Menandro vedeva un diminuito interesse per la politica e unattenzione intensa ai temi del privato e del familiare, che si rispecchia nelle trame e nelle situazioni delle sue opere. Non pi la piazza, ma la casa. Le opere, sempre a lieto fine, tendevano al traguardo della riconciliazione, della condivisione, dellaffetto e della compassione. La commedia diviene dunque commedia di intreccio: si tratta della evoluzione di una passione verso la realizzazione del desiderio ostacolata da un accidente che viene infine felicemente superato. Il corso della commedia era precisamente il superamento di questo ostacolo. Oppure un amore inizialmente felice veniva messo in pericolo da un equivoco che doveva essere chiarito e culminava in un riconoscimento: padri che ritrovavano i figli, fratelli che ritrovavano le sorelle ecc I personaggi non erano grotteschi o buffoneschi, ma aveva caratteri psicologici individuali, erano dotati delle proprie motivazioni e agivano in coerenza con esse. Nellopera di Menandro la forma viene definitivamente fissata in cinque atti, sempre con tre attori. 3. LA RECITAZIONE Lattore divenne un virtuoso e la voce lelemento principale della recitazione. Le maschere si trasformarono in enormi casse di risonanza con grandi bocche, lineamenti esagerati e vistose parrucche. Il costume divenne pi ricco e con colori sgargianti che spesso indicavano lestrazione sociale dei personaggi. Nel II sec. si form la prima corporazione di attori: Gli artisti di Dioniso. 4. IL TEATRO-PROSCENIO Nelle citt orientali si cominciarono a costruire i teatri proscenio: edifici a due piani, nella parte inferiore sporge contro allorchestra il proscenio sorretto da pilastri, sopra una copertura in legno e pietra accessibile da una sola porta centrale. La copertura del proscenio fa s che si formi una sorta di passerella lunga e stretta detta luogo dal quale si parla.
5. LA POETICA DI ARISTOTELE La Poetica di Aristotele composta attorno al 330 a. C. il testo decisivo per la teoria del teatro occidentale. Il secondo volume, riguardante la commedia, andato perduto. Il primo libro dedicato alla tragedia sottolinea il carattere di mimesi della tragedia. La tragedia la prima e la migliore delle forme poetiche: imitazione di unazione seria e compiuta, avente una propria grandezza, con parola ornata [] di persone che agiscono e non tramite una narrazione, la quale per mezzo di piet e paura porta a compimento la depurazione di siffatte emozioni. La tragedia, e in generale la poesia, ha il primato sulla storia, perch presenta casi universali e necessari, laddove la storia riguarda solo laccidente particolare. In altre parole la poesia tragica gnoseologicamente prima perch presenta eventi di significato universale, che va al di l delle singole storie che li incarnano. La funzione della tragedia la catarsi (purificazione, vero e proprio spurgo corporale) delle passioni tristi (timore e piet), che, in quanto rappresentate, vengono sfogate e di conseguenza tenute a freno, liberando la comunit dalle tensioni che vengono drammatizzate e per questo scongiurate. Gli elementi della tragedia sono sei: a) il mito (imitazione di unazione come intreccio e scioglimento di un nodo) b) i caratteri (complesso delle qualit dei personaggi che si rivelano nelle loro azioni) c) il pensiero (informa leloquio dei personaggi rivelando la loro funzione nelleconomia del dramma) d) il linguaggio ( il mezzo dimitazione dellazione e deve essere chiaro, decoroso, elevato) e) musica f) spettacolo (questi ultimi secondo Aristotele sono caratteri quasi accessori perch non riguardano propriamente limitazione dellazione, che lessenza della tragedia) Aristotele tiene molto a sottolineare che nella tragedia non si tratta di narrare, ma di imitare lazione. Dramma deriva appunto dal verbo greco drao che significa agire.