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Biografia
La sua prima composizione musicale, la romanza Duolo eterno!, risale al 1878, seguita da altre come
Elegia per soprano, violino e pianoforte (1879), Ave Maria per soprano e pianoforte (1880), Pater Noster
per soprano e quintetto d'archi (1880), Sinfonia in fa maggiore (1881).[3] Sempre nel 1881 compose la
cantata In filanda, a quattro voci soliste, e nel 1882 la cantata Alla gioia, su testo di Friedrich Schiller.
Trasferitosi a Milano per studiare al Conservatorio con Amilcare Ponchielli e Michele Saladino, Mascagni
condivise una stanza in affitto con Giacomo Puccini, più anziano di lui di cinque anni. In Conservatorio,
però, Mascagni si trovò presto in difficoltà: i metodi e i contenuti della disciplina musicale impartita dai
docenti si scontravano col suo temperamento e con la sua musica più moderna, anche se aveva Amilcare
Ponchielli dalla sua parte. Nel 1885 Mascagni abbandonò il Conservatorio di Milano senza terminare gli
studi, unendosi a compagnie d'operetta come direttore d'orchestra. Nel dicembre 1886, in tournée con la
compagnia Maresca, fece tappa a Cerignola, dove il sindaco allora in carica, il commendatore Cannone,
invitò lui e la futura moglie Argenide Marcellina Carbognani, che avrebbe sposato il 7 febbraio 1889, a
fermarsi offrendogli di dirigere la neonata orchestra filarmonica locale. Mascagni resterà, salvo momentanee
assenze per concerti e impegni artistici, nella casa di via Assunta sino al 1895, componendo ben cinque
opere - Cavalleria rusticana, L'amico Fritz, I Rantzau, Guglielmo Ratcliff e Silvano - impartendo anche
lezioni di musica e canto.
Nel luglio del 1888 si iscrisse ad un concorso, indetto dalla casa editrice Sonzogno, per la composizione di
un'opera formata da un singolo atto. Mascagni chiese al suo amico Giovanni Targioni-Tozzetti, poeta e
professore di letteratura all'Accademia Navale di Livorno, di scrivere un libretto. Targioni-Tozzetti scelse
Cavalleria rusticana (un dramma scenico che Giovanni Verga aveva tratto dalla sua omonima novella),
avvalendosi della collaborazione di Guido Menasci.[4] L'opera, che fu completata l'ultimo giorno valido per
l'iscrizione al concorso, si piazzò tra le prime tre su 73 partecipanti, insieme al Rudello di Vincenzo Ferroni
e a Labilia di Nicola Spinelli; il 17 maggio 1890 Cavalleria rusticana debuttò al Teatro Costanzi di Roma,
ottenendo un successo clamoroso di pubblico e vincendo il concorso.[5] L'opera venne successivamente
rappresentata in vari teatri, riscuotendo un ottimo successo. Nel 1891 avvenne il debutto di un'altra opera,
rappresentata al Costanzi di Roma, ovvero L'amico Fritz. Nel frattempo, però, Giovanni Verga non rimase
soddisfatto dall'offerta di Sonzogno per i diritti di adattamento della sua novella e aprì una causa per plagio,
sostenendo, fra l'altro, di non avere mai concesso ufficialmente il permesso all'adattamento, ma solo un
generico assenso ad un'informale richiesta del musicista.[6][7] La causa fu vinta da Verga: lo scrittore
siciliano ottenne come risarcimento il 25% degli utili derivanti dalla rappresentazione dell'opera.[8][9]
Negli anni successivi, Mascagni iniziò a collaborare con Luigi Illica, già librettista di Catalani, Giordano e
Puccini, per la stesura dell'Iris, commissionata dall'editore Ricordi. Contemporaneamente alla composizione
di Iris, Illica e Mascagni lavorarono insieme ad un altro progetto, Le maschere, stavolta per Casa
Sonzogno. Nel frattempo continuò col suo lavoro di direttore d'orchestra, dirigendo, tra l'altro, sei concerti
alla Scala di Milano, tra cui la Patetica di Pëtr Il'ič Čajkovskij, inedita in Italia, e una propria composizione
per soprano e orchestra, il poema sinfonico A Giacomo Leopardi, scritto per il centenario della nascita del
poeta. Nel novembre del 1898 fu di nuovo al Teatro Costanzi di Roma per dirigere la prima di Iris.
La fama mondiale
Nel 1927 Mascagni ricevette la delega dal governo, in qualità di rappresentante dell'Italia, in occasione
delle celebrazioni per il centenario della morte di Ludwig Van Beethoven che ebbero luogo a Vienna. Due
anni dopo, nel 1929, alla fondazione della Reale Accademia d'Italia, Mascagni venne incluso tra gli
Accademici insieme, tra gli altri, a Luigi Pirandello, Guglielmo Marconi, Gabriele D'Annunzio ed Enrico
Fermi; nel 1932 si iscrisse al Partito Nazionale Fascista.[10]
Il 16 gennaio 1935 venne
rappresentata al Teatro alla
Scala Nerone, su libretto di
Targioni-Tozzetti. Nel
1940, in occasione del
cinquantenario di
Cavalleria rusticana,
l'opera fu incisa su disco.
L'anno successivo diresse
le celebrazioni per il
cinquantenario dell'Amico
Fritz, col tenore Ferruccio
Tagliavini. Tra il 1943 e il
1944, ormai ottantenne,
Mascagni terminò la sua
carriera di direttore al La tomba di Mascagni a Livorno
In un periodo non chiaro ha soggiornato presso il Castello ducale di Monte San Giovanni Campano a cui
ha donato un suo meraviglioso pianoforte (chiamato “fortepiano”) ed ancora oggi visibile. All’interno del
Castello attualmente c’è un ristorante chiamato “Corte D’Avalos” ed una sala è proprio dedicata all’artista.
Morte
Pietro Mascagni morì il 2 agosto del 1945 nel suo appartamento al Grand Hotel Plaza di Roma, divenuto
sua residenza stabile a partire dal 1927; il presidente del Consiglio dell'epoca, Ferruccio Parri, gli negò i
funerali di Stato.[13] Radio Mosca fece un minuto di silenzio e la folla si accalcò per omaggiare la salma. Le
sue spoglie vennero trasferite nel 1951 presso il cimitero della Misericordia di Livorno.
Musica
Dal punto di vista stilistico, la musica di Mascagni è spesso definita esasperata, sia per la propensione verso
gli acuti, che per il largo uso ch'egli fa del declamato. In realtà, ciò riguarda una parte della sua produzione
operistica (specialmente l'ultima fatica, il Nerone), ovvero quella finale, quando si era già in pieno clima
espressionista. Nei primi lavori (Cavalleria, Amico Fritz, Ratcliff, Iris, Maschere e Rantzau) è invece vivo
uno stile fine, ma decadente, che riaffiora similmente nella poesia e nella pittura di quel tempo. L'unica vera
e propria opera verista di Mascagni, insomma, fu Cavalleria, il cui successo venne poi emulato da Ruggero
Leoncavallo con i Pagliacci. Quanto a Umberto Giordano, che spesso viene definito compositore verista (e
giustamente, per opere minori come Mala vita), il suo stile è assai più vicino a Giacomo Puccini che a
Mascagni. In sintesi, al di là dello stile dei musicisti coetanei di Mascagni (la cosiddetta Giovane Scuola
Italiana), l'opera italiana, a cavallo tra Otto e Novecento, non fu interamente verista. Vi fu - è vero - un gran
successo del verismo, specie dopo Cavalleria, ma ben presto, già dal 1896, quest'ultimo cedette il posto
all'opera decadente (che comprendeva il simbolismo, l'esotismo e il dannunzianesimo) e, più tardi, a quella
espressionista; di tutti questi stili, Mascagni si fece grande ambasciatore, dando prova di grande coraggio
(nonché di spirito eclettico), anche se spesso mal compreso.
Mascagni e il cinema
Pietro Mascagni compose la Rapsodia satanica per l'omonimo film di Nino Oxilia del 1917, caratterizzato
dall'ambizioso tentativo di fondere le arti e realizzare quella "opera d'arte totale" teorizzata dal compositore
Richard Wagner[14]. Il 21 giugno 2014, nel centenario del colossal del cinema muto Cabiria, anche
Rapsodia satanica è stato proiettato all'Auditorium Rai di Torino, con la musica di Mascagni eseguita dal
vivo dall'Orchestra sinfonica Nazionale della Rai; lo stesso giorno è stata inoltre ripubblicata Canti brevi, la
prima raccolta di poesie di Nino Oxilia del 1909.
Una rappresentazione di Cavalleria rusticana compare nel film Il padrino - Parte III, in cui Anthony
Corleone debutta come tenore nella parte di Turiddu al Teatro Massimo di Palermo dove avviene una
strage. L'intermezzo di Cavalleria rusticana, l'intermezzo di Guglielmo Ratcliff e il notturno/barcarola di
Silvano sono inoltre stati utilizzati da Martin Scorsese nella colonna sonora del film Toro scatenato.
Sulla vita di Mascagni nel 1952 è stato realizzato il film Melodie immortali diretto da Giacomo Gentilomo,
dove il compositore livornese viene impersonato da Pierre Cressoy.
La possibilità di riconquistare il pubblico ci fu, se vogliamo, ma non venne comunque sfruttata dal
compositore. Dopo Guglielmo Ratcliff (1895), l'editore Ricordi cercò infatti di riconvertire Mascagni al
verismo, proponendogli un libretto tratto dalla novella La lupa di Giovanni Verga. Mascagni però rifiutò,
preferendo continuare il suo percorso avventuroso ed eclettico. Nasceranno, perciò, il neomedievalismo di
Zanetto (1896) e l'esotismo/simbolismo di Iris (1898). La successiva scelta di puntare tutto, per il rilancio
della sua carriera, sull'opera buffa Le maschere si rivelò rovinosa; in questo caso le sue incertezze emersero
prepotentemente, tanto da spronarlo ad una continua opera di revisione di questo lavoro, anche a distanza di
trent'anni[10]. Messo in un angolo sia da Sonzogno che da Ricordi, dovette consolarsi con un editore
francese.
La valorizzazione di Mascagni, al di fuori di Cavalleria Rusticana, non c'è quasi mai stata nei teatri lirici
italiani ed internazionali, ma è avvenuta paradossalmente al cinema (nelle colonne sonore di certi film di
Hollywood) o alle Olimpiadi di Roma del 1960, con l'Inno del Sole dell'Iris innalzato ad inno ufficiale della
manifestazione. Va comunque rimarcato che in tempi recenti, grazie soprattutto a molte case discografiche
"minori", sono state commercializzate varie incisioni di opere mascagnane piuttosto rare, come i Rantzau,
Silvano, Zanetto, Lodoletta, Amica, per non parlare dell'interessante incisione (1999) di Parisina, con
protagonista Denia Mazzola Gavazzeni. In quest'edizione, va detto, la partitura è assai mutilata rispetto
all'originale (prassi peraltro già avviata da Mascagni stesso, subito dopo la prima assoluta del 1913), ma
l'operazione può sostanzialmente definirsi riuscita, quantomeno nell'intento di divulgare un'opera che -
assieme a Cavalleria - è il capolavoro di Mascagni, nonché una delle maggiori espressioni del
decadentismo italiano d'inizio 900, al pari della Butterfly pucciniana, o della Francesca da Rimini di
Riccardo Zandonai.
La vita privata
La vita sentimentale di Mascagni fu a tratti burrascosa. Sposatosi in giovane età con la parmigiana Lina
Carbognani (1862-1946), si infatuò poi, nel 1910, di una sua corista, Anna Lolli[10]. La relazione rimase
clandestina, ma fu vissuta intensamente dal maestro livornese, che scrisse più di quattromila lettere alla sua
amata[17].
Mascagni fu un artista molto famoso non soltanto per le opere da lui scritte, o per la sua attività di direttore
d'orchestra, ma anche perché fu un personaggio alla moda. Strinse amicizia con pittori come Giovanni
Fattori, Gaetano Previati, Plinio Nomellini ed ebbe un rapporto molto stretto con D'Annunzio, che prima lo
criticò duramente (nel 1892 lo definì "un capobanda"), poi lo esaltò, e infine collaborò con lui (per la già
citata Parisina)[10].
A Mascagni venne dedicato un museo a Bagnara di Romagna, contenente molteplici oggetti a lui
appartenuti, tra cui il suo pianoforte, ritratti, componimenti e circa 5.000 lettere d’amore inviate a Anna
Lolli tra il 1910 e il 1945.
Onorificenze
Grande ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
— Roma
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia
— Regio Decreto 28 gennaio 1937[18]
Pietro Mascagni venne anche nominato cittadino onorario della città di Pisa, per l'entusiasmo popolare che
scatenavano le sue performance al Teatro Nuovo (poi Verdi), nonché per l'impegno profuso nella diffusione
della cultura musicale[19].
Opere scelte
Opere teatrali
Cavalleria rusticana (17 maggio 1890 Teatro Costanzi,
Roma)
L'amico Fritz (31 ottobre 1891 Teatro Costanzi, Roma)
I Rantzau (10 novembre 1892 Teatro La Pergola,
Firenze)
Guglielmo Ratcliff (16 febbraio 1895 Teatro alla Scala,
Milano)[20]
Silvano (25 marzo 1895 Teatro alla Scala, Milano)
Zanetto (2 marzo 1896 Liceo Musicale, Pesaro)
Iris (22 novembre 1898 Teatro Costanzi, Roma)
Le maschere (17 gennaio 1901 Teatro Carlo Felice,
Genova - Teatro Regio, Torino - Teatro alla Scala, Milano
- Teatro La Fenice, Venezia - Teatro Filarmonico, Verona
- Teatro Costanzi, Roma) Pagina interna del libretto dell'opera
Amica (16 marzo 1905, Monte Carlo) Isabeau, dove si vede che riporta
Isabeau (2 giugno 1911 Teatro Coliseo, Buenos Aires) una data di copyright (1910) anteriore
Parisina (15 dicembre 1913 Teatro alla Scala, Milano) di un anno a quella della prima
dell'opera stessa.
Lodoletta (30 aprile 1917 Teatro Costanzi, Roma)
Il piccolo Marat (2 maggio 1921 Teatro Costanzi, Roma)
Pinotta (23 marzo 1932 Casinò, Sanremo) adattata dalla cantata In filanda (1881)[21]
Nerone (16 gennaio 1935 Teatro alla Scala, Milano) con musica scritta tra il 1890 e il 1930
Operette
Il re a Napoli (21 marzo 1885 Teatro Ponchielli, Cremona)
Si (13 dicembre 1919 Teatro Quirino, Roma)
Musica sacra
Kyrie per tenori primi, tenori secondi, bassi e organo (1880).
Christe per tenore, baritono e organo (1880).
Messa per tenore, baritono, basso e orchestra, in collaborazione con S. Barbini (1880).
Kyrie, larghetto in fa maggiore per tenori primi, tenori secondi, bassi, organo e orchestra
(1880).
Ave Maria per canto e pianoforte, parole di D. Capellina (1880).
Musica sinfonica
Duolo eterno!, romanza (1878).
Elegia per soprano, violino e pianoforte (1879).
Sinfonia in do minore (1879).
Melodia per violino (1880).
Minuetto in do per quintetto a corda (1880).
Leggenda per tenore (1880).
Sinfonia in fa maggiore, per pianoforte a quattro mani e trascrizione orchestrale (1880).
In filanda, cantata per soli, coro e orchestra, parole di A. Soflredini (1881).
Romanza per tenore, violino, armonium e pianoforte, parole di F. Romani (1881).
Strofe a coro (1881).
Novellina per pianoforte (1881).
La pensosa, coro (1882).
Alla gioja, cantata per soli, coro e orchestra sull'ode di SchiIler, trad. di A. Maffei (1882).
Mottetto in modo dorio per voce e organo (1882).
Il canto dell'agricoltore per pianoforte (1882).
Canzone militare per flauto, violino, pianoforte e violoncello (1882).
Canzone popolare (1882).
Canzone amorosa per flauto, violino, violoncello e pianoforte (1882).
Melodia per violoncello (1882).
Coro nuziale a due voci con «a solo» (1882).
La tua stella, melodia per canto, parole di E. Fiorentino (1882).
La stella di Garibaldi, stornello per canto in chiave di sol e pianoforte, parole di Porfirio (E.
Cappelli) (1882).
Alla luna, romanza, parole di A. CipoIlini (1882).
Pena d'amore, romanza, parole di A Ghislanzoni (1883).
Serenata, parole di Porfirio (E. Cappelli) (1883).
Sulla riva, romanza per canto e pianoforte (1883).
Sulle rive di Chiaia, per pianoforte (1883).
Canzonetta per coro (1883).
Elegia per orchestra in morte di R Wagner (1883).
Leggenda (1883).
M'ama...non m'ama, scherzo per canto e pianoforte (1884).
Ballata per canto con accompagnamento di orchestra piena (1884).
Il re a Napoli, romanza per tenore e orchestra, parole di A Maffei (1884).
Motivo di danza popolare (1885).
Romanzina francese (1886).
Sulle gioie d'amor, romanza (1886).
Va' mio povero sospir, romanza (1886).
Una croce in camposanto, romanza (1886).
Valzer per quartetto (1887).
Polka di Titania, scherzo musicale (1888).
Sorriso di fanciulla, romanza (1889).
Marcia militare (1889).
Danza boema (1889).
Messaggio d'amore, romanza, parole di Ildovaldo (AG. Petri) (1890).
Rosa, romanza, parole di RE. Pagliara (1890).
Risveglio, abbozzo, parole di G.E. Ducati (1890).
Inno per l'esposizione di Palermo, per tenore, coro a sette voci e orchestra; testo di anonimo
(1890).
Scherzo, per canto e pianoforte (1890).
Pifferata di Natale (1890).
Allora ed ora, romanza, parole di V. Valle (1891).
Sintomi d'amore, romanza per canto e pianoforte, parole di G. Ferrozzi (1891).
Danza esotica per orchestra (1891).
Savoia, inno (1891).
L'addio di Palamidone, strofette satiriche su testo di Mascagni indirizzate a G. Giolitti (1894).
Serenata per canto e pianoforte, parole di L. Stecchetti (1894).
Sera d'ottobre, lirica, da Myricae di G. Pascoli (1894).
A Giacomo Leopardi, poema per orchestra e voce di soprano su testi leopardiani (1898).
Inno ad Adelaide Cairoli per coro con soli (1899).
Tema di andante (1899).
Gavotta delle bambole, per orchestra (1900).
Corda fratres, inno goliardico, parole di G. Pascoli (1900).
Incidental music from «The Eternal City», by Hall Caine (1902).
New World processional, marcia trionfale (1904).
Pastorale (1905).
Ascoltiamo, romanza per canto e pianoforte, parole di G. Menasci (1906).
Spes ultima, romanza per canto e pianoforte, parole di G. Menasci (1906).
Stornelli marini per canto e pianoforte, parole di G. Menasci (1906).
La prima bagnante, frammento (1908).
La luna, ballata per canto e pianoforte, parole di G. Menasci (1913).
Il coro dei fanti per sole voci (1915-18).
La ballata di maggio, per voce e strumenti (1917).
Guardando la Santa Teresa del Bernini, nota anche come «visione lirica» (1923).
Il canto del lavoro, per coro e orchestra, testo di Edmondo Rossoni e Libero Bovio (1928 al
Teatro San Carlo di Napoli).
Danza dei Gianduiotti e Giacomette per l'azione coreografica Fiori del Brabante di
Giovacchino Forzano, con musiche di autori vari (1930).
O Roma felix, per voce e organo (1943)
Serenatella per mandolino e pianoforte
Musica per film
Rapsodia satanica (1915) - Mascagni fu uno dei primi compositori italiani di professione a
scrivere una colonna sonora per un film.
La canzone del sole, regia di Max Neufeld (1934).
Note
1. ^
Bibliografia
Mario Morini, Pietro Mascagni, Milano, 1964.
Giorgio Batini, Album di Pisa, Firenze, La Nazione, 1972.
Claudio Casini, Franca Cella, Fiamma Nicolodi e Guido Salvetti, Mascagni, Milano, Electa
Editrice, 1984.
Roberto Iovino, Mascagni, l'avventuroso dell'opera, Milano, Camunia, 1987,
ISBN 9788877670144.
Franco La Magna, Lo schermo trema. Letteratura siciliana e cinema, Reggio Calabria, Città
del Sole, 2010, ISBN 978-88-7351-353-7.
Gherardo Ghirardini, Invito all'Ascolto di Mascagni, Milano, Mursia, 1988.
(EN) Matteo Sansone, Verga and Mascagni: The Critics' Response to 'Cavalleria Rusticana',
in Music & Letters, vol. 71, n. 2, 1990, pp. 198-214.
(EN) Alan Mallach, Mascagni, Marat, and Mussolini A Study in Ambivalence and
Accommodation, in The Opera Quarterly, vol. 11, n. 2, 1995, pp. 55-80.
Roger Flury, Pietro Mascagni: A Bio-Bibliography, Westport (Connecticut), Greenwood,
2000, ISBN 9780313296628.
Alan Mallach, Pietro Mascagni and His Operas, Lebanon (New Hampshire), University
Press of New England, 2002, ISBN 9781555535247.
Fulvio Venturi, Pietro Mascagni biografia e cronologia artistica, Livorno, DeBatte editore,
2005.
Nivio Sanchini, "Viva Mascagni! Abbasso Mascagni!" (Né vincitori né vinti), Pesaro, Sirio
Editore, Dicembre 2008.
Aldo Santini, Mascagni viva e abbasso, Livorno, Belforte editore libraio, Marzo 1985 - 35
illustrazioni b/n, ISBN 978-88-7997-125-6.
Giulia Perni (a cura di), Mascagni forever. L'autore, gli interpreti, la critica, Livorno, Sillabe,
2013, ISBN 97888-8347685-3.
Maurizio Mini e Andrea Pellegrini, Livorno, dalla 'musica americana' al Jazz - La storia, le
storie, Collana Erasmo Musica - I Quadrati, Livorno, Erasmo, 2013, ISBN 978-88-89530-55-
9. Contiene un'interessante lista di compositori allievi di Pietro Mascagni (p. 182), da
Francesco Balilla Pratella a Riccardo Zandonai e molti altri, e stralci di interviste rilasciate
da Mascagni sul Jazz al Giornale d'Italia (1929) e al Corriere della Sera (1926) (pp. 47 – 48).
Cesare Orselli, Pietro Mascagni, Roma, NeoClassica, 2019, ISBN 978-88-9374-026-5.
Voci correlate
Cerignola
Livorno
Musica
Altri progetti
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