Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Pugnale spezzato e
Colomba della pace,1953
Realizzata il 4 dicembre 1953, fa invece parte di uno dei
numerosi carnet di disegni che l’artista ha eseguito per decenni,
utilizzando comuni album di carta bianca rilegati a spirale
metallica, come si vede anche in questo caso, dal margine
superiore. Qui il segno che si conferma sicuro e sempre privo di
pentimenti, tende a semplificarsi, fluidificandosi in una serie di
linee pressoché continue, con le quali delimita nettissimi
contorni a filo di ferro.
L’assenza assoluta di tratteggi e di qualsiasi altro effetto chiaro
scurale rimanda all’immediatezza simbolica di uno schizzo che,
ferma con compatta concretezza l’idea o l’immagine di un
momento magari anche da riprendere o rielaborare in una fase
successiva.
Famiglia di saltimbanchi,1905
Famiglia di saltimbanchi è un dipinto di Pablo Picasso che appartiene al Periodo Rosa (coincide con i suoi
successi a Parigi, ma soprattutto, conosce Fernande Oliver[1881-1966]) della sua produzione. In riferimento
ai soggetti trattati tale momento viene anche definito Periodo del circo. Il soggetto del dipinto è di natura
circense. Sono infatti raffigurati alcuni personaggi che appartengono alla vita itinerante del circo. Il clima
emotivo è diverso dal periodo blu e diventa più romantico e nostalgico, legato a rappresentazioni familiari.
Famiglia di Saltimbanchi è un dipinto dal disegno molto controllato e da un qualche accenno di garbato
decorativismo. Il modellato dei personaggi è più sviluppato rispetto a quello dei mendicanti in blu. Inoltre i
contorni duri lasciano il posto a linee morbide e sinuose che secondo alcuni critici ricordano le figure di
Degas.
Come indica il nome dato al periodo di appartenenza del dipinto, Famiglia di saltimbanchi ha un impianto
cromatico con prevalenza di colore rosa. In realtà il colore maggiormente visibile è l’ocra utilizzato per il
terreno e le colline dello sfondo. Anche l’incarnato dei personaggi non è espressamente rosa.
Emergono i rossi della tuta a sinistra e sulla gonna della signora seduta in primo piano. Spicca poi il blu
sull’abito dell’adolescente in centro che richiama l’azzurro del cielo. Il rosa è presente sulle zone più
luminose delle nuvole.
(In altri dipinti come Famiglia di acrobati con scimmia è sicuramente più evidente il colore rosa. In Famiglia di
acrobati invece tale colore è stato usato in modo diffuso per illuminare le zone colpite dalla luce. Si può
notare che l’illuminazione solare che di solito viene rappresentata con il giallo, in questo caso è sostituita da
una luce rosa. I contrasti luminosità permettono di costruire un chiaroscuro deciso nei passaggi tra luce e
ombra.)
APPROFONDIMENTO
I saltimbanchi raffigurati comunque non manifestano sguardi tristi. Esprimono piuttosto una certa serenità
sottolineata anche dai colori. Il vuoto che li circonda suggerisce invece una sensazione di solitudine. Le figure
sono infatti disposte in posizioni poco interattive. Ogni personaggio pare isolato nella propria condizione
individuale. Allo stesso modo il paesaggio completamente brullo rimanda alla solitudine e dell’isolamento
sociale di una comunità. Probabilmente, Picasso con questa scelta comunicativa volle rappresentare la
condizione del gruppo di artisti e intellettuali ai quali apparteneva. Infatti Arlecchino, dipinto sulla sinistra, ha
le fattezze di Picasso. Che volge lo sguardo lontano, mentre tiene teneramente per la mano la bimba con il
tutù e le scarpette rosa (ricordano le ballerine di Degas).
La definizione pittorica non fu semplice: le indagini ai raggi X hanno svelato la presenza di vari pentimenti
e correzioni, quasi che Picasso fosse giunto per gradi alla soluzione compositiva finale, senza averla
chiara all’inizio. APPROFONDIMENTO
Les demoiselles d’Avignon (Le signorine di Avignon),1907
Partendo dalle solide volumetrie di Cezanne, Picasso semplifica le geometrie dei corpi (che nella redazione
definitiva, rappresentano cinque prostitute all’interno del bordello di via Avignon a Barcellona) e coinvolge in
tale semplificazione anche lo spazio.
Le figure frantumate e distorte inserite in uno spazio multidimensionale create da Pablo Picasso erano però
ben altra cosa. Fino ad allora i vari linguaggi avevano creato figure umane riconoscibili. Se pure
rappresentante con canoni e modalità diverse, le figure umane quindi risultavano verosimili.
La scena nell’insieme si avvicina a quella di un palcoscenico teatrale o comunque di un teatro di posa. L’unico
arredo è infatti una composizione di frutti in basso al centro del dipinto. Lo spazio è poi fortemente contratto
sulla superficie del dipinto. Lo sfondo e le figure si integrano attraverso le campiture disegnate in modo
geometrico, ma, irregolare. Non vi è profondità nello spazio rappresentato ma una integrazione
bidimensionale tra le forme e lo sfondo.
Le due ragazze centrali hanno uno sguardo più riconoscibile e diretto. Le due donne laterali a destra invece
richiamano, con la deformità del loro volto, le maschere di tradizione africana amate da Pablo Picasso.
L’immagine della ragazza di sinistra poi ricorda lo stile egizio con l’occhio frontale e con il volto disegnato di
profilo.
Le apparenti incongruenze sono però finalizzate a una nuova e diversa percezione della realtà, non più visiva,
come era sempre stato fino ad allora, ma mentale: cioè volta a rappresentare tutto ciò che c’è e non solo ciò
che si vede. In questo senso non deve dunque meravigliare se di un personaggio si vedono più lati
contemporaneamente.
Les Demoiselles d’Avignon di Pablo Picasso è considerato universalmente il manifesto del Cubismo. Con
questo dipinto l’artista dà il via infatti ad uno dei movimenti artistici più innovativi del ‘900. L’immagine
inoltre risultava sconcertante per coloro che erano abituati ad una rappresentazione tradizionale. Agli inizi
del 1900 infatti alcuni artisti dipingevano ancora con uno stile impressionista. Coesistevano inoltre altre
rappresentazioni di tipo realista.
“Natura morta con sedia impagliata” è un lavoro molto importante di Picasso e costituisce una sorta di
passaggio dal “cubismo analitico” al “cubismo sintetico”; essendo un vero e proprio collage, questo
lavoro è un vero e proprio “precursore” dei futuri ready-made di Duchamp ed anche di molte altre opere
dei Surrealisti e Dadaisti.
Questa “Natura morta con sedia impagliata”, differentemente da tanti altri lavori tradizionali, è fatta con
una forma ovale, che rappresenta un vero e proprio tavolo, su cui si trova un giornale, un bicchiere, un
cucchiaio, un limone, una pipa d’un guscio d’uovo. Proprio come accade con tanti altri lavori di Picasso, il
punto di vista non è uno solo, ma sono molteplici con il passare del tempo, ed in questo caso la visuale
adottata è quella dall’alto.
L’opera si propone come un “ibrido”, perché i precetti stilistici, (come la prospettiva) richiamano alle
caratteristiche del cubismo tradizionale, mentre la superficie utilizzata e rappresentata, è
completamente innovativa, ed aprendo la strada ad un nuovo cubismo, ovvero quello sintetico.
RIASSUNTO IN BREVE
La difficoltà di interpretazione dei dipinti cubisti è un problema che sia Braque sia Picasso si sono sempre
posti, entrambi cercano il modo di evitare che la loro pittura sconfinasse nell’astrazione. Per questo durante
questo periodo entrambi iniziarono ad introdurre lettere e numeri. In questo modo ogni ipotesi di fuga verso
l’astratto viene bloccata da questi elementi in quanto riconoscibili.
Per realizzare quest’opera Picasso utilizza la tecnica del collage, ovvero dell’incollaggio sulla tela di materiali
eterogenei per richiamare alla mente quelli reali.
Gli inserti pittorici sono realizzati con colori a olio di gamma dei bruni, perfettamente intonati al ritaglio di
tela cerata. La finta paglia di Vienna riprodotta sulla tela cerata sta a rappresentare una sedia vera. Dunque il
soggetto (la paglia) è falso, ma il materiale (la tela cerata) è vero. Entrambi sono però falsi quando vogliono
rappresentare una sedia.
In questo modo l’artista distrugge ogni illusionismo pittorico dimostrando con immediatezza quanto labile sia
la differenza tra realtà e rappresentazione.
Infine l’utilizzo della corda invece della cornice è dovuto al richiamo intenzionale:
La forma che si fa materia e della materia che prende forme nuove ed estranee alla sua natura.
I tre musici,1921
Pablo Picasso dipinse I tre musici nell’estate del 1921 a Fontainebleau, in Francia. L’artista ebbe modo
di conoscere bene la realtà della Commedia dell’Arte in occasione di un suo viaggio in Italia. Infatti, nel
1917, Picasso visitò Roma, Napoli e Pompei. Proprio di queste ultime zone è tipica la figura di
Pulcinella.
APPROFONDIMENTO
In quest’opera Picasso rappresenta due personaggi tipici della commedia dell’arte, un biancovestito
Pulcinella che suona il flauto, e un Arlecchino chitarrista che insieme a un singolare monaco improvvisano
un terzetto musicale, mentre un grosso cane nero se ne sta accucciato sotto il tavolo.
Le maschere sono affiancate sulla scena e orientate frontalmente. Lo spazio che le circonda offre però una
lettura tridimensionale grazie alle linee oblique, in basso, che rappresentano i bordi del piano. Si crea così
una sorta di spazio cubico ristretto che contiene i tre personaggi rappresentati.
Nonostante questa accortezza, la profondità delle pareti laterali non corrisponde a quella suggerita dalla
parete di fondo. Infatti osservando gli spigoli in basso a sinistra e a destra si può valutare che non sono
allineati e quello di destra risulta più vicino al fronte della scena. La disposizione centrale dei personaggi e la
scelta di colori chiari, mettono in risalto le maschere che acquistano una certa monumentalità.
Lo sfondo della scena è molto scuro e quindi le maschere chiare risaltano e acquistano una grande evidenza
quasi come fossero su un palcoscenico. I colori vivi sono disposti al centro del dipinto mentre nelle zone
marginali sono presenti colori più scuri. Soprattutto la figura di Arlecchino presenta colori brillanti che lo
rendono protagonista della scena.
L’uso di colori saturi distingue le opere del Cubismo sintetico, mentre toni più grigi descrivono la
frantumazione dello spazio nel Cubismo analitico.
Guernica,1937