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IMPRESSIONISMO

L'impressionismo, che si forma negli anni 60 e la cui prima mostra è del 1874, combatte
l'accademia contrapponendogli una pittura naturalistica basata sull'impressione (impressione
retinica) che un oggetto lascia nell'occhio del pittore che esso poi trasposta sulla tela
attraverso tocchi di colore puro. Tra gli impressionisti ricordiamo Monet, Cézanne, Degas…
Questi rifiutavano l'uso del chiaroscuro e del nero come essenza di luce (introduzione delle
ombre colorate). La pittura impressionista en plein air (all'aria aperta) a diretto contatto con
la natura vuole raffigurare sulla tela l'esatto istante della visione attraverso la luce e il colore.

Opere di riferimento:

"La stazione di Saint-Lazare" di Claude Monet, 1877

"Il bar delle Folies-Bergère" di Edouard Manet, 1881-82


A partire dal 1880 il movimento impressionista entra in crisi, prenderà così avvia il
neoimpressionismo, detto anche pointillisme (puntinismo), opere in cui è presente un forte
impianto teorico e una scomposizione del colore secondo le leggi scientifiche dell'ottica. La
differenza tra la pittura impressionista e neoimpressionista è che la seconda è più rigida,
scientifica, e i colori puri, primari, vengono posti sulla tela a piccoli punti o tocchi.

Le ricerche di Van Gogh, Manchester, Cézanne, Gauguin, Rousseau porranno le basi per
gli avvenimenti nel nuovo secolo.
Van Gogh con la sua pittura carica di tensioni cromatiche e di forza espressiva, diverrà un
punto di riferimento per i fondatori delle fauve francesi.
Negli anni Ottanta dell’Ottocento, Van Gogh aveva descritto con la pittura i propri stati
d’animo.
Verso la fine del secolo anche il norvegese Edvard Munch espresse i dolori umani più intimi:
l’angoscia, la solitudine, l’incertezza per il futuro, la paura della morte.
Parallelamente Munch, nordico tormentato e tragico, con le sue opere traccerà il percorso
che porterà verso la corrente espressionista tedesca Die Brücke. Pittura carica di tensione,
segno e colore che denunciano il dramma del soggetto e della società.
Munch può essere considerato il precursore dell’Espressionismo.
Invece Cézanne getterà le basi per il cubismo. Secondo lui bisogna rappresentare la natura
attraverso le forme geometriche: l'artista non deve imitare fedelmente la realtà, né limitarsi a
cogliere un'impressione passeggera, ma andare dietro l'apparenza delle cose per coglierne
l'essenza profonda, rappresentata dalle forme geometriche essenziali come il cilindro, la
sfera, il cono. Per la donna e per il tavolo Cézanne adotta due punti di vista diversi: uno
frontale e l’altro dall’alto. Sul piano d’appoggio, la tazzina e la caffettiera replicano questi due
punti d’osservazione contraddittori. La visione è dunque priva di equilibrio, rompe con la
prospettiva geometrica accolta da secoli
nella pittura occidentale.

Il 20esimo secolo si apre dunque con movimenti che introducono le avanguardie e si


definiscono rivoluzionari, le cui radici si rifanno al secolo precedente.
L'avanguardia sarà da un lato una rottura e un superamento del passato, un tentativo di
rivoluzionare totalmente arte e società stessa; dall'altro vedrà anche a volte uno sguardo al
passato per cercare spunti e risorse.
Le avanguardie aprono ad un mondo nuovo nel tentativo di dare all'arte una sua ragione
d'essere in un mondo che sta mutando sempre più rapidamente.

L'arte moderna, grazie soprattutto alle avanguardie d'inizio secolo, trova nel Novecento la
forza di ricercare vie sempre più radicali al fine di fondarsi come nuovo linguaggio capace di
incidere anche sulla realtà.

I tre artisti non hanno un periodo storico di riferimento, ma si trovano tra il


postimpressionismo e il pre-realismo.

Opere caratteristiche:
Van Gogh in quel periodo era un
missionario protestante e utilizza una
tavolozza di colori molto scura, cupa
per la moda dell’epoca e
rappresentava una famiglia di
contadini che consumava un umile
pasto a base di patate (era molto
attento alle classi umili e voleva
restituirgli dignità pittorica). Si
considerava “un uomo animato dalla
mano della natura” in Notte Stellata
del 1889.

si collega alla zattera della Medusa”


"I mangiatori di patate" di Van Gogh, 1885

Rappresenta:
• Un momento intimo familiare di lavoratori poveri e umili
• Taglia fuori lo spettatore (può solo assistere, si deduce dalla figura di spalle posta in
primo piano)
• La bambina di spalle può rappresentare la speranza in un futuro più prospero

• La ragazzina è diventata donna


• Le mani poste come se si
vergognasse
• Letto bianco ad indicare l’innocenza
della ragazza
• L’ombra molto scura risalta e, in
apparenza, sembra un volto
spaventato

Si collega con “il bar della Folies-Bergere”

"Pubertà" di Edvard Munch, 1894


EDVARD MUNCH, L’urlo, 1893
Questa opera rappresenta un’esperienza che ha
vissuto Munch in prima persona. Ha sentito
questo frastuono della natura. Esistono 4 versioni
di quest’opera dipinte tra il 1893 e il 1910.
Egli spiega che, mentre camminava per strada
con due suoi amici, il sole stava tramontando e
iniziò a farsi pervadere da un gran senso di
malinconia. Il cielo divenne rosso sangue, quasi
come delle fiamme. Il lago sembra diventare un
tutt’uno con la collina sullo sfondo. Racconta di
essere rimasto inchiodato in piedi, tremante di
paura e udendo un forte grido proveniente dalla
natura. I colori sono molto forti. La diagonale della
lunga staccionata è la linea di forza che dà
profondità alla scena.

Egli vuole rappresentare l’angoscia


umana. Raffigura il passeggio della
ricca borghesia di Oslo come una
silenziosa processione di uomini e
donne con abiti scuri e volti pallidi. I
loro sguardi assenti esprimono
solitudine, angoscia, incapacità di
comunicare. Sono quasi senza
anima. Quella figura nera in secondo
piano si suppone sia lo stesso
Munch, che volesse uscire dalla
massa, dagli schemi del tempo.
Kirchner (De Broke) adotta spesso strade e piazze
come sfondo. Le figure che passeggiano le une
accanto alle altre, indifferenti, sembrano anonime e
tutte molto simili. Il pittore vuol denunciare la
mancanza di valori e di moralità della società
borghese di quel tempo, incentrata unicamente sulla
ricchezza e sul progresso.
Rappresenta le differenze sociali e le difficoltà del
tempo.

Colori più accesi


(l’allegria)
• Vi è una finestra che sembra un
quadro
• La tovaglia che ha gli sessi colori e
disegni della carta da parati sullo
sfondo
• Risaltano molto le brocche sul
tavolo

Riprende dalle Fauves francesi, e


rappresenta un giardino e i colori
sono surreali, con i quali punta ad
esprimere i suoi sentimenti.
Cezanne costruirà le basi del cubismo.

"Donna con la caffettiera" di Cézanne, 1890-95

Cézanne utilizza gli stessi colori in tutta la superficie: l'azzurro del cielo nelle pareti in ombra
delle case, il verde degli alberi nelle nuvole del cielo, il giallo dei prati nei pendii della
montagna. Facendo così, dà al dipinto un'unità di tono, come se smontasse i singoli
elementi del paesaggio per ricomporli come elementi geometrici, un po' come faranno i
cubisti. Per tutte queste novità, Picasso considerava un padre spirituale Cézanne, la cui
importanza per la pittura del XX secolo è enorme.

Cezanne realizza tutte le sue


opere nella sua casa sulla
montagna Sainte-Victoire.

"La montagna Sainte-Victoire" di Cézanne 1902-1906


ESPRESSIONISMO —->azione

Il termine significa “tirare fuori”; rifiuta l’impressionismo, ritenuto come “arte delle
apparenze”; col colore vuol manifestare le emozioni.

L'Espressionismo è un movimento artistico sviluppatosi intorno al 1905 in Germania con la


corrente Die Brücke (tra cui Kirchner, Nilde…) e in Francia con i fauves (Matisse,
Derain…).
La prima significa “il ponte” e si proponeva come un ponte tra il passato il presente;
utilizzano colori freddi e contrasti acidi; linee spezzate, dure e scure. Criticavano una società
borghese ipocrita (“Marcella” di Kirchner del 1909).
Nella seconda invece gli esponenti appiattiscono le immagini; figure stilizzate, colori vivaci,
caldi e accesi.

Questo movimento coinvolge tutti gli ambiti della ricerca artistica. In ambito pittorico esso si
definisce attraverso una vera e propria violenza di segno e di colore. La tela va a catturare le
emozioni. Gli espressionisti interpretano la drammaticità della vita e la crisi degli ideali sociali
e nazionali mediante una violenza delle forme al limite della deformazione e della
mostruosità. L'espressione è intesa da loro come un sentire attraverso l'agire e l'opera è il
risultato di un'azione che l'artista imprime sulla tela. La pittura espressionista non vuole più
rappresentare il mondo, ma viverlo attraverso l'esperienza diretta del dramma, esprimerlo.
La tela diventa uno spazio performativo.

Lo scopo è quello di rinnovare l'arte e insieme ad essa il mondo intero, attraverso la pratica
estetica. Partono dall'analisi delle culture primitive (durezza ed incisività della forma della
pittura di Munch…) ricercando un'autonomia espressiva forte e quasi violenta.
Con le loro figure dure, deformate, violente nel segno e nel colore, gli espressionisti
propongono una visione del mondo oggettiva e soggettiva, dove l'oggettività è dato dal fatto
stesso di fare arte e la soggettività dalle modalità con cui l'artista affronta il reale e lo
trasposta sulla tela.
Figure disegnate esasperante le forme, prospettive a scorci e tagli quasi fotografici,
cromatismo intenso, innaturale, quasi sgradevole, delimitazione del contorno delle forme con
una linea, l'artista così mette in evidenza la drammaticità.

In Francia con i fauves con Matisse o Derain, si sposta il problema in una direzione meno
drammatica, più vitalistica, attento a tutti gli aspetti dell'esistenza caratterizzati da elementi di
equilibrio e serenità. La Francia provenendo dalla grande tradizione illuminista, Matisse e gli
altri artisti delle fauves colgono del reale soprattutto l'aspetto positivo e vitalistico,
nonostante questo venne criticato come "violento" e "selvaggio", per questo il termine fauves
assunse poi un’accezione negativa.

I francesi rivolgono il loro sguardo alla pittura di Vincent van Gogh e Gauguin. I fauves
realizzano opere di straordinaria intensità, cromatismo abbagliante ottenuto con una pittura
veloce e segnica.
I soggetti delle loro opere sono la natura, la città con la sua vitalità, l'interno di una casa
l'intensità di un ritratto.
Le scelte cromatiche di Matisse come di tutti gli altri, a differenza dei tedeschi, si indirizzano
verso colori puri, luminosi, che creano intense armonie contrapponendosi alle intense
dissonanze di Kirchner.
Il colore è per i francesi strumento per una continua ricerca di equilibrio e di armonia.
L'espressione non è la messa in scena di un dramma, ma piuttosto la continua ricerca della
struttura armonica del quadro e uno stile intensamente cromatico.

Opere caratteristiche:

"La joie de vivre" di Matisse

CUBISMO—-> scomposizione

Esponenti principali: Picasso, Braque, Gris, Leger e Delaunay.


Si indica il movimento nato a Parigi intorno al 1908 dalle ricerche di Picasso e Braque, ai
quali si unisce, nel 1911 Juan Gris.
Partendo dall'analisi della pittura di Cézanne (che ha trasformato il cromatismo
dell'impressionismo in concretezza volumetrica dell'oggetto), i due artisti hanno messo in
discussione la prospettiva rinascimentale risolvendo in una struttura plastica e spaziale in
cui, su un unico piano, vengono ricostruiti i vari punti di vista dell'oggetto: di un volto avremo
così contemporaneamente sia la visione frontale sia quella di profilo, dall'alto e dal basso.
Il cubismo si caratterizza in due momenti fondamentali:

Cubismo analitico: 1907-1909 segno la fase iniziale del movimento: il soggetto viene
analizzato e scomposto, frantumazione in molteplici sfaccettature e ricostruito
successivamente sulla tela in molteplici piani plastici e prospettici. Il soggetto è quasi
irriconoscibile (si confonde con lo sfondo). La scomposizione coinvolge anche lo sfondo:
colore quasi monocromo. Viene utilizzato poco colore (colori come grigio e marrone).
Cubismo sintetico: 1909-1912 il soggetto viene ricondotto ad un ordine formale e
compositivo di carattere razionale e geometrico (contributo di Gris). Esso è definito con
forme bidimensionali molto semplificate e senza prospettiva. Colori sono piatti e si
diffondono i papier collès: sulla tela vengono incollati giornali, spartiti, tappezzerie…

Molto importanti furono:


1) l'opera di Cézanne dai "Giocatori di carte" 1890-92 alla "Montagna Sainte-Victoire"
1904-06
2) La diffusione in Europa della scultura negra
3) La pittura di Rousseau con opere quali "La guerra" 1894 o "L'incantatrice di serpenti"
1907

L'opera di Cézanne rivela ai contemporanei e ai giovani artisti (Picasso) una pittura potente,
vigorosa, che indaga la realtà al di là delle fascinazioni cromatiche di derivazione
impressionista per poi arrivare alla sua più profonda struttura: la pittura si basa quindi
sull'analisi e sulla sintesi geometrica. Nasce la necessità di introdurre vibrazioni di luce
(rappresentate dai rossi e dai gialli e da sufficiente colorazione azzurrognola) e quindi
rendere visibile l'invisibile. Vi si sottolinea l'equilibrio e la razionalità delle forme e lo spazio
stesso diviene forma, e poi oggetto entro il quale collocare la realtà: la sua pittura è tutto
spazio.

La scultura negra (considerata come oggetto nella sua pura realtà formale) è l'antitesi della
pittura cezanniana: mentre quest'ultimo si concentra esclusivamente sullo spazio che
diviene un tutt'uno con gli oggetti, incorporando, la scultura negra è un oggetto
completamente chiuso allo spazio che considera come vuoto assoluto.
Da questa antitesi Picasso darà vita ad un segno capace di rompere con ogni convenzione
pittorica esistente all'epoca, con un segno potente, robusto quasi selvaggio ma
estremamente chiaro, che ribadisce la sua voglia di essere.

Opere di riferimento:

Figura di spalle
ma voleva farne
vedere il volto
"Demoiselles d'Avignon" di Pablo Picasso, 1906-07 (opera che introdusse il cubismo:
mantiene solido l'impianto formale della scultura negra, con vigorose pennellate apre la
solidità dei volumi dei piani pittorici della figura allo spazio che lo contiene, avendo così una
relazione fra interno ed esterno, individuando così la "tabula rasa" per un nuovo inizio).
Anche il lavoro di Rousseau fu importante per la comprensione della ricerca cubista, il quale
anche egli, non avendo basi accademiche, fa tabula rasa di tutte le tradizioni tecniche di
rappresentazione, riportando l'arte al grado zero, da cui Picasso partirà.

Con Braque e Picasso il piano pittorico si apre alle infinite possibilità della visione nel
tentativo di trovare, attraverso prospettive multiple, la verità dell'oggetto: non più un oggetto
rappresentato secondo un unico punto di vista, ma un oggetto reale e concreto, analizzato
da ogni punto di vista e in ogni sua parte.

L'analisi delle forme diviene sempre più elaborata, il colore diviene sempre più reale. L'opera
deve essere "reale", non più una rappresentazione della realtà.

In Picasso è presente costantemente il problema della forma (come renderla concretamente


attraverso la pittura), mentre ciò che caratterizza le opere di Braque è il colore, colore locale,
tonale ed atmosferico. Per evitare la perdita dell'oggettività concreta dell'opera inseriscono
lettere e numeri, prima dipinti e poi incollati sulla tela, così che la cosa sia più concreta.
Incollano poi sulla tela frammenti prelevati dal mondo reale (pezzi di giornale, carte da
parati…) una sorta di collage che accentua la capacità del quadro di essere "oggetto".

Nel 1911 Gris aderisce completamente al cubismo. Anche per lui è determinante la pittura di
Cézanne, ma la sua ricerca successivamente si caratterizzerà attraverso l'uso di colori forti,
anche se in una scala tonale quasi monocromatica. Con l'arrivo di Gris si inizia a parlare di
cubismo sintetico. L'obiettivo è quello di rendere reale l'astratto. Egli ribalta Cézanne,
affermando "Di un cilindro fa ciò una bottiglia".

Picasso e Braque danno vita al Cubismo che scompone gli oggetti e le figure nelle forme
geometriche essenziali, tagliandoli secondo i vari piani e poi ricomponendoli in modo
diverso.
I due artisti tendono a ridurre ogni cosa a forme geometriche con spigoli netti, tanto che le
figure sembrano tasselli ad incastro. Loro non volevano riprodurre ciò che l’occhio vede, ma
ciò che la mente ricorda.
La realtà è frammentata in forme semplici che si compenetrano unendo figure e sfondo. Il
metodo cubista vuole rappresentare gli oggetti in modo più completo, e si aprirà la strada
all’astrattismo.
Tra il 1911-12 Picasso e Braque
iniziano ad aggiungere sulla tela
materiali quali giornali, carta, stoffa,
carte da gioco, oggetti privi di
preziosità.
Si legge da sinistra a destra; il fiore presente in basso al centro rappresenta la vita.
CUBISMO SINTETICO

"Natura morta con sedia impagliata" di Picasso

CUBISMO ANALITICO

"Ritratto di Ambroise Vollard" di Picasso, 1909-10


FUTURISMO---→ velocità, dinamicità

Fondato a Milano nel 1909 da un gruppo di artisti e letterati, pubblicando sulla rivista
parigina "Le Figaro" il "manifesto del futurismo" (Parigi era considerata il centro della cultura
artistica del tempo) ad opera di Filippo Tommaso Marinetti.
Decise di pubblicarlo su una rivista francese perché voleva dargli un tono internazionale al
movimento.
Questo manifesto venne scritto con un linguaggio decisamente violento, privo di sfumature,
radicale, assoluta, definitiva. L'intendimento era quello di distruggere tutti i valori statici e
monumenti della tradizione passata (musei, biblioteche, città storiche…) così da creare una
nuova situazione basata sulla velocità e sul mito della macchina. Tale dinamismo diviene
strumento concettuale e formale, onnipresente e assoluto.
Vogliono rinnegare il passato e dar vita a nuove forme per il futuro. Totale adesione alle
nuove scoperte della modernità.
Erano molto polemici e amavano i simboli della rivoluzione industriale.

La nascita di un movimento d'avanguardia come quello futurista, per l'epoca, assume il


valore di una vera e propria dichiarazione di guerra.
Il futurismo italiano dà l'avvio alle avanguardie artistiche del 20esimo secolo. Questa
avanguardia si caratterizza con forti valenze ideologiche che incidono non solo sul
linguaggio artistico ma anche su quello sociale.

Questa avanguardia nasce dalla collaborazione tra il poeta Filippo Tommaso Marinetti e
artisti quali Balla, Boccioli, Carrà, Sant'Elia (architettura) e Russolo (musica).
Boccioni nel quadro "La città che sale" 1912 o anche opere di Balla e Carrara creano una
sintesi dinamica che si pone in contrasto con la statica analisi cubista a cui si
contrappongono. Il dinamismo, per i futuristi, è la velocità che coinvolge due elementi:
l'oggetto in movimento e lo spazio in cui tale oggetto si muove.

Boccioli in "forme uniche della continuità nello spazio" 1913 è evidente com3 oggetto e
spazio costituiscano una sola struttura, dove i due elementi si muovono in opposte direzioni
ma con la medesima intensità, creando il movimento. Si crea un attrito fra i due e il corpo
umano (nel caso di Boccioni) si deforma nelle parti molli, mantenendo però ferme le linee di
forza della massa corporea. Figura aerodinamica nuova.

In Carrà l'opera vuol evidenziare anche l'aspetto emozionale della rappresentazione, come
in "funerali dell'anarchico Galli" 1911 dove una turbine di colori, rumori, forme e sensazioni
sembrano trascinare lo spettatore al centro del quadro, dell'evento.

Opere di riferimento:
• Rappresenta un’atleta

"Forme uniche della continuità nello spazio" di Boccioni, 1913

"Plasticità di luci + velocità" di Balla, 1912-13


In questa opera viene rappresentato non tanto il corpo-macchina, ma piuttosto l'idea stessa
di velocità: più un corpo smuove rapidamente e più astratta è la percezione che se ne ha. La
materia pittorica non viene più usata secondo una logica naturalistica o un valore simbolico,
bensì come simultaneità cromatica.

L'esperienza futurista si conclude al sopraggiungere della prima guerra mondiale e con la


morte di Boccioni e Sant'Elia. Nell'immediato dopoguerra ci sarà il secondo futurismo con
Balla, Depero e Marinetti ed è caratterizzato da un rallentamento dell'elemento dinamico in
favore di elementi decorativi.
Rappresenta la città che si evolve, cresce; i palazzi in costruzione, il cavallo
che è l’emblema della forza, della velocità e raffigurato in rosso per indicarne
la possenza.
Lampioni che oscurano la luce della luna
(la luce artificiale oscura la luce
naturale).
DER BLAUE REITER (non fare)

È il movimento che Kandinsky e Marc fondano a Monaco di Baviera nel 1911. Criticando il
cubismo, che ritengono troppo razionale, e l'espressionismo tedesco per la sua pittura intrisa
di forti valenze sociali, i due artisti vogliono recuperare la pittura primitiva di Rousseau al fine
di creare un linguaggio pittorico che sia espressione di sentimenti più intimi. Egli
contrappongono una pittura basata su un totale equilibrio formale, sulla trasparenza del
colore e su un'armonia delle forme quasi di derivazione orientale.
ASTRATTISMO--→ fondamentale il rapporto con la musica

All'astrattismo partecipano artisti e teorici interessati a definire un nuovo linguaggio nelle arti,
svincolato dalla rappresentazione figurativa e realisticamente del mondo e utilizzando invece
elementi formali puri. Numerosi artisti visi ispirano (Kandinsky, Klee, Mondrian…) e
movimenti che vi prendono spunto (De Stijl, Bauhaus…).

Kandinsky ricerca, attraverso segni e grafia infantili, un significato "altro" al fine di ottenere
puri segni e colori. Compito della pittura astratta è quello di esprimere, attraverso i suoi
stessi materiali, uno stadio primario di conoscenza.
Il piano dell'opera diviene il piano della totale libertà di espressione, dove l'artista può
estrinseca la propria interiorità, spiritualità e sensibilità, senza dover sottostare a nessun
codice preesistente.

Kandinsky, dopo essere entrato a far parte dei docenti della Bauhaus, sente l'esigenza di
fare ordine in una struttura con segni che non vogliono sottostare ad alcun ordine, dando
così un intendimento più razionale e geometrico, in linea con le caratteristiche della scuola.
La progettazione al Bauhaus è di ordine razionale- astratto e ribadisce la necessità di unire
arte e industria.
Nel 1917 in Olanda viene pubblicata la rivista "De Stijl" fondata da Theo van Doesburg
insieme a Mondrian e da cui deriva poi il movimento che prende il nome di "neoplasticismo".
Questo movimento si connota come un'avanguardia che cerca di utilizzare il linguaggio
astratto dichiarando l'assoluto legame fra arte e vita, fra estetica e progetto.
Come il Bauhaus anche il De Stijl l'intendimento è quello di utilizzare il linguaggio astratto
per una ricerca capace di coinvolgere l'architettura e la pittura, le arti applicate e la
progettazione.
Anche ini Italia (Milano, Como) ci fu una ricerca in direzione astratta, ed esordirono figure
quali Fontana, Licinio…
Nel 1948 sorse poi a Milano il MAC (Movimento Arte Concreta) per mano di artisti quali
Munari, Dorfles ecc, con l'obiettivo di proporsi in contrapposizione ad una falsa astrazione.

Astrattismo: lirico (DER BLAU RAITER di Kandinsky e Marc) e geometrico (di Mondrian).

NB: astrattismo geometrico è sinonimo di neoplasticismo!


AVANGUARDIE RUSSE

Tra il 1910 e 1920 in Russia si assiste ad un importante fermento artistico e culturale che
sfocia in tre importanti movimenti d'avanguardia: raggismo, suprematismo, costruttivismo.
Anche la Russia si unisce alla ricerca artistica internazionale, partendo dallo studio dei
movimenti passati.
Ad esempio Malevic, passando attraverso l'esperienza cubofuturista, approderà nel 1913 al
suprematismo, ovvero la supremazia della sensibilità pura nelle arti figurative. Il quadro è qui
lo strumento capace di comunicare uno stato di totale equilibrio e identità tra soggetto e
oggetto, dove questi ultimi vengono ridotti al "grado zero", alla pittura pura e
autosignificante.

Opere di riferimento:

"Quadrato nero su sfondo bianco" di Malevic, in cui mette a fuoco tali elementi: l'opera sta
ad indicare che l'arte non ha più bisogno della realtà esterna per esistere, è essa stessa
realtà in quanto "piena dello spirito della sensibilità non oggettiva".

L'arte deve assumere un ruolo sociale capace di comunicare al popolo i valori della
rivoluzione.

"Insinua nei bianchi il Cuneo rosso" di Lissitzky, 1919-20


METAFISICA—--> silenzio

Il termine metafisica indica ciò che trascende la realtà fisica. È utilizzato da De Chirico dal
1910, reagendo al futurismo, inizia a praticare una pittura che ne è l'esatto opposto: alla
dinamicità il pittore contrappone l'immobilità, al fragore il silenzio.

Ciò che gli artisti metafisici mettono in discussione sono i concetti storici di tempo e spazio
attraverso immagini che evocano luoghi e tempi appartenenti più all'immaginazione che al
reale, più all'università della cultura.
De Chirico cerca di recuperare parte della tradizione figurativa italiana arricchendosi di nuovi
valori. Nasce così la metafisica che, contrapponendosi al futurismo, ricerca un linguaggio
pittorico capace di porsi al di sopra della storia. Vi è un rimando alla classicità assoluta, fuori
dalle logiche dello spazio e del tempo, fuori dalla storia.

Opere di riferimento:

"Ettore e Andromaca" di de Chirico, 1917

Carrà si distaccherà dal futurismo per aderire alla Metafisica. Le loro opere, piene di enigmi,
inquietudini, creano continui interrogativi, senza preoccuparsi di dare risposte. Pongono lo
spettatore difronte ad una realtà pittorica priva di una decifrazione chiara e propongono la
metafisica come una possibilità dove tutto è immobile, fermo, senza un palpito di vita, nel
quale nessun responso è possibile.

Elementi figurativi utilizzati come manichini, strumenti da disegno geometrico o


tecnico…l'arte non è al servizio del mondo, non è la sua illuminazione o rappresentazione,
ma è al di là di tali funzioni.

Importanti furono anche le opere di Morandi, che della metafisica assume un elemento più
concreto, più solido e presente. Al contrario di de Chirico per il quale la pittura è uno spazio
altro e per Carrà un divenire di geometrie, per Morandi è la concretezza della cosa, e l'opera
è il luogo dove oggetto e spazio assumono uguale importanza in un continuo gioco di
equilibri formali e cromatici.

DADA—---> casualità

Nel 1916, nella neutrale Zurigo al Cabaret Voltaire durante la prima guerra mondiale, un
gruppo eterogeneo di artisti e intellettuali darà vita al movimento dada. Con tale termine si
indica un evento in cui gioco, casualità e totale libertà sono gli elementi determinanti del fare
artistico. Movimento che fonda il proprio linguaggio su una posizione di profonda critica nei
confronti delle forme dell'arte e della società del tempo.

Dada è tutto e la negazione di tutto, è il caso e la regola, la libertà e il tentativo di dare un


ordine casuale al caos del mondo, è arte e negazione dell'arte. Tale movimento cerca di
uscire dalle strette regole per aprire i vari specifici dell'arte alle infinite possibilità estetiche
che i materiali e gli eventi della vita quotidiana offrono.

A differenza delle avanguardie precedenti, il dada è spinto soprattutto da una totale volontà
di contestare tutti i valori artistici e sociali del tempo, rifiutando la logica dell'opera che si
inserisce nella produzione mercantile.

Non si sviluppò solo a Zurigo (Svizzera), ma anche a New York (America) e Berlino
(Germania). Vi aderiscono figure come Duchamp, Picabia, Ray
L'arte, puro nonsenso positivo, ha il compito di contrapporsi al nonsenso negativo del reale
che, mosso da logiche "razionali", ha portato alla crisi, alla distruzione di ogni ideale e alla
guerra.
La totale casualità che contraddistingue il movimento porta gli artisti in una direzione di
antiurto, di antivalore, di antitetanica, di antiopera.
Dada è proprio questa continua negazione. Si assiste alle sperimentazioni che vanno dal
ready-made di Duchamp come la "Ruota di bicicletta" e la "Fontana", ai quadri di Picabia,
Raymond, al "Merzbau" di Schwitters.

Le opere dadaiste hanno in comune la critica nei confronti del prodotto artistico, anche
quello dell'avanguardia.
Nel dadaismo si ridà vita a materiali di scarto, quindi vi si intrecciano oggetti che hanno già
alle loro spalle un vissuto, e il concatenati casuale di differenti vissuti, forme e segni si crea
l'opera.

Opere di riferimento:

"Ruota di bicicletta" di Duchamp, 1913


"Merzbau" di Schwitters, 1923

SURREALISMO —-> inconscio; esprime la complessità della psiche umana

È l’ultima in ordine temporale tra le Avanguardie artistiche. Nel 1924 il francese André
Breton pubblica il Manifesto del surrealismo, formato da artisti dalle più svariate
provenienze, che creano immediatamente un linguaggio di rottura. Gli artisti surrealisti
vogliono indagare l’inconscio, cioè gli aspetti nascosti della nostra coscienza, che a volte
emergono nel sogno, negli incubi, attraverso le paure…
La sua ricerca si incentra sull'indagine dei più nascosti luoghi dell'io.

Traendo spunto dalla psicoanalisi di Freud, il surrealismo cerca di trasporre sulla tela o nella
scultura, nella poesia, letteratura… i grandi turbamenti dell'uomo che, attraverso l'inconscio,
dà libero sfogo ai propri desideri più nascosti e alle più segrete pulsioni.

Per loro l'opera non nasce dal ricordo o dall'interpretazione del sogno, ma è essa stessa
sogno creato attraverso i materiali dell'arte.
Questa, come le altre avanguardie, ha il preciso intento di criticare, mettere in crisi e
scandalizzare.
L'inconscio è, secondo i surrealisti, la vera dimensione dell'esistenza. Egli attingono il loro
repertorio dalle immagini oniriche ma non per interpretarle, bensì per riviverle esteticamente,
realizzando le opere in uno stato psichico simile a quello del sogno.

Compito dell'arte è quello di formarsi nel momento in cui il sogno accade, totale tensione
verso il vissuto.
Ricordiamo artisti quali Joan Mirò, Renè Magritte, Salvador Dalì, i quali lavorano nella
totale libertà di seguire le proprie pulsioni, sensibilità e abilità.
Alla formazione del movimento parteciperà anche la pittura metafisica con le sue atmosfere
sospese che fanno intuire l’esistenza di una realtà oltre le apparenze.
Magliette crea atmosfere cariche di mistero ed enigmi; Mirò ha una poetica più ingenua e
ludica il quale, fra sogno e ironia, rimanda ad un mondo infantile e onirico che ricorda
un'infinità perversa.
L'erotismo, la perversione, il potere, la religione e tutti i valori più o meno dichiarati della
cultura borghese del tempo vengono esplicitati nelle opere surrealiste per svelare e, al
tempo stesso, scandalizzare la società borghese.
Opere di riferimento:

"Carnevale di Arlecchino" di Mirò, 1924-25 (combattimento fra vita e morte)

"Sei apparizioni di Lenin su un pianoforte" di Dalì, 1931


"La condizione umana" di Magritte, 1933

ECOLE DE PARIS —--> boheme in cui tutti i linguaggi sono ammessi

A Parigi, dopo la prima guerra mondiale, si riuniscono artisti di varia provenienza, tra i quali
Chagall ed altri che danno vita all'Ecole de Paris.
Non si tratta di una scuola né tantomeno di un movimento artistico; è piuttosto una
condizione, un luogo d'incontro nella città dove grandi maestri (Picasso, Matisse e Braque) e
giovani artisti (Chagall, Modigliani…) si scambiano idee.
Tutti gli stili e i linguaggi sono ammessi e porticati al fine di dare all'arte quella libertà di
ricerca che, in quel periodo, i totalitarismi nascenti mettevano sempre più a tacere.

L'Ecole de Paris non è un'avanguardia ma parte da essa per raccoglierne valori e modalità
espressive. Questi artisti si mettono in discussione con l'intento di creare un linguaggio
artistico libero da ogni condizionamento politico e svincolato da qualsiasi imposizione
stilistica.

La Francia di quell'epoca (con Parigi come propulsore) è il luogo della libertà, ecco perché
gli artisti confluiscono da ogni paese per seguire la loro vocazione artistica, adottando
linguaggi moderni.

Nel 1937 Picasso dipinge "Guernica", un grido di denuncia contro il bombardamento per
mano dei nazisti alleati di Francisco Franco; se nelle Demoiselles d'Avignon l'artista aveva
sottolineato il linguaggio tradizionale della pittura, in Guernica lacera, fa esplodere il
linguaggio cubista, creando un'opera che dichiara la morte, anche dell'identità tra arte
classica e ricerca moderna.

Matisse dimostra invece come l'arte possa travalica il concetto di storia ed essere vissuta e
praticata come esperienza estetica.
L'Ecole de Paris, con il suo spirito libertario e cosmopolita, cessa d'esistere nel momento in
cui le armate hitleriane occupano la Francia dando inizio ad una nuova sconvolgente guerra.

REALISMO FRA LE DUE GUERRE: REAZIONE ALLE AVANGUARDIE

Tra le due guerre, in tutta Europa eccetto la Francia, le politiche totalitarie determinarono
una chiusura nei confronti delle avanguardie in favore di una ripresa in arte di tutti quei valori
delle culture locali e nazionali. La realtà, variamente ripresa e rappresentata, diviene
l'oggetto prioritario della pittura.

In Germania, nei primi anni del regime nazista, si adotterà un linguaggio pittorico affrontando
la contemporaneità politica con sguardo critico e di denuncia. La loro pittura diviene quindi
strumento di analisi e aspra critica sociale.

In Unione Sovietica invece, dopo il periodo di rivoluzione e delle avanguardie, si innesca un


clima di reazione: l'arte diviene strumento di comunicazione e propaganda al servizio della
politica

In Messico l'arte viene intesa come strumento in grado di contribuire alla rifondazione di una
identità nazionale e politica.

IN ITALIA

A partire dagli anni 20 in Italia si assiste da un lato al “ritorno all’ordine” (recupero di un


linguaggio artistico con radici nel passato), dall’altro vi è invece un recupero dell’avanguardia
internazionale.
Nel 1918 Mario Broglio fonda la rivista Valori Plastici, attorno alla quale si raccolgono
persone come: Carrà, Morandi, De Chirico, Soffici, i quali si proponevano di rivalutare la
grande tradizione pittorica italiana, rileggendo le opere di Giotto e Masaccio. Essi ricercano
un’arte che recuperi quei valori pittorici capaci di valorizzare la storia dell’arte italiana.

Disegno e colore sono gli strumenti primari. De Chirico diverrà il punto di riferimento per un
gruppo di giovani artisti che crearono il movimento del realismo magico, i quali volevano un
ritorno del mestiere e la volontà di superare il futurismo, pur mantenendo sempre la
consapevolezza delle esperienze avanguardistiche.
Alcuni artisti erano contro questo tentativo di restaurazione, rispondendo con la creazione a
Roma nel 1927 della scuola romana, sotto Scipione, la cui attenzione era rivolta
particolarmente alla pittura espressionista francese, e anche al barocco di cui Roma è la più
alta manifestazione. La città storica diviene metafora di tutto ciò che è negato al tempo del
fascismo: la libertà di ricerca e di espressione.

RITORNO DELLE AVANGUARDIE

Dopo la seconda guerra mondiale l’Europa affronta una profonda crisi social e culturale,
tanto che l’America diventa nuovo centro propulsore della ricerca artistica.
I giovani artisti americani, venuti a contatto con le avanguardie europee, negli anni 30
iniziano a cercare una propria autonomia linguistica (pur prendendo le radici da esse) e si
presentano con una dirompente forza espressiva.
I giovani sentono la necessità di prendere spunto da queste avanguardie, confrontarsi con
esse e riprendere da dove esse si sono interrotte (a causa di motivi politici e sociali).
Essi guardano al surrealismo, al dadaismo, all’astrattismo e al cubismo.

Questa ripresa da quindi il via alla formazione di un’infinita serie di movimenti che ne
assumono ideologie, teorie, forme per una messa in discussione del reale.

ESPRESSIONISMO ASTRATTO, ACTION PAINTING, COLORFIELD PAINTING

L’espressionismo astratto caratterizza soprattutto gli Stati Uniti (fulcro a New York), i quali
partono dall’analisi di alcune avanguardie europee al fine di creare un linguaggio nuovo
attraverso una riconsiderazione dei materiali della pittura.
La tela non è più intesa come luogo della rappresentazione, ma come spazio vitale
dell’azione, e i materiali dell’industria diventano gli strumenti per agire.
Sulla tela vengono fatte confluire tutte le energie e pulsioni che appartengono all’artista e
non solo. Il gesto convulso di Pollock e quello pacato di Rothko rappresentano i due poli
opposti di un linguaggio che cerca di esprimere sulla tela la necessità del fare, dell’agire e
del vivere. Essi hanno due opposti atteggiamenti:
● Pollock attraverso una convulsa azione del corpo, lascia cadere sulla tela spruzzi di
colore e, nella sua pittura d’azione non c’è casualità, ma un totale controllo del
proprio corpo e del gesto in sintonia con la materia-colore che utilizza. La tela con lui
brulica di segni che si sovrappongono, come se l’autore mettesse a repentaglio la
sua stessa esistenza.
● Rothko invece si muove in direzione contraria, in cui le sue tele luminose e quasi
monocrome che rimandano ad una inaspettata pacatezza in un clima frenetico,
contengono un’azione ancor più violenta. La sua pittura è senza oggetto, senza
forma, è un’azione materiale e spirituale che ricerca un totale abbattimento di tutti i
limiti architettonici che potrebbero definirla. La tela influenza di sé tutto lo spazi che la
circonda, lo coinvolge e lo amplia.

Blue Poles di Pollock, 1952


Ochre and Red on Red, di Rothko, 1954

Oltre a Pollock e Rothko anche Rosenberg (teorico), Still, Newman…

L’espressionismo astratto è una condizione culturale ed esistenziale in cui l’autore opera


partendo dalla necessità di portare all’interno del proprio lavoro la ricerca di una identità
anche di ordine collettivo e sociale.

La tela non era più il supporto della pittura ma bensì l’evento stesso, spazio dell’azione, sulla
quale confluiscono i flussi vitali delle esperienze stesse degli artisti.

HAPPENING

È un accadimento, un evento, un’azione che ha come finalità quella di aprire il linguaggio


artistico della realtà. Fa la sua comparsa nel 1959 con Kaprow, il quale utilizza qualsiasi tipo
di materiale, artistici e non, al fine di porre in relazione l’arte con la vita, l’opera con il reale;
in questo possono intervenire fattori esterni e variabili dettati dalla pura casualità che ne
determinano un imprevisto ed inedito sviluppo.
Ricordiamo artisti quali Kaprow, Dine, il musicista Cage…

L’happening è tutto giocato sull’improvvisazione: l’autore da una sorta di canovaccio dove è


organizzata la trama, non vi è uno schema fisso e ripetibile.
Tutto è evento, aperto e libero di svilupparsi in maniera sempre inedita, pronta anche alle
interferenze del pubblico che assiste e partecipa attivamente, modificando la struttura
dell’opera.

Happening indica un evento, ciò che accade e ce quindi è vincolato a tempi e luoghi precisi.
Con l’introduzione dell’evento il “quadro” è stato eliminato.
L’evento che l’happening sottolinea la necessità di uscire dagli angusti limiti dell’opera, al
fine di partecipare al continuo fluire del mondo.
FLUXUS

È un’aggregazione di artisti caratterizzata da una totale apertura del linguaggio artistico a


tutti i materiali del mondo e a tutti i flussi dell’esistenza. Le opere di Fluxus sono azioni,
eventi che sottolineano quanto la quotidianità e la banalità della vita di ogni individuo possa
essere intesa come evento artistico (tutto è arte e tutti possono farne). Tra i maggiori
esponenti troviamo June Paik, Yoko Ono…
Il movimento trova le sue radici in dada e in Duchamp e cerca di coinvolgere tutta la realtà.
Particolarmente importante in questo movimento è la ricerca musicale che sfrutta la capacità
di emettere suoni di oggetti semplici (teiera che fischia…).

SPAZIALISMO

Movimento fondato da Lucio Fontana fra la fine degli anni 40 e inizi 50. Non esiste più una
separazione tra il piano della pittura, la plasticità della scultura e lo spazio stesso che sta
intorno all’opera e la determina. Fontana è convinto che ogni cosa prodotta con
consapevolezza è un “fare spazio”, che significa creare lo spazio e non rappresentarlo. Se la
pittura è il piano allora lo spazio si ottiene azzerando tale piano, bucandolo, mettendolo in
discussione in quanto piano. Se in scultura è volume, è necessario distruggere l’equilibrio
con incisioni vilente. Il gesto è un’azione che pone in chiara comunicazione l’interno con
l’esterno, creando una continuità tra gli spazi.

Lo spazio di cui parlano Fontana e i suoi amici è lo spazio dell’arte, con la consapevolezza
che essa deve confrontarsi con i concetti e i materiali del suo tempo.

NEW DADA--→ libertà assoluta

Quando si parla di new dada si intende in particolare il lavoro di due artisti americani quali
Rauschenberg e Johns.
Utilizzano strumenti specifici dell’arte (pittura e scultura) combinati a materiali e oggetti
recuperati dal mondo reale. Vogliono confrontarsi con la realtà al fine di dar vita ad un
linguaggio artistico capace di confrontarsi con essa.
Il loro intento (come in quello dadaista storico) è quello di creare opere totalizzanti. I neo-
dadaisti credono che i relitti di un mondo antropizzato e industrializzato, oggetti abbandonati,
rifiuti ecc costituiscano una nuova forma di paesaggio e possono essere usati per fare arte.

Monogram, di Rauschenberg, 1955-59 Flag, di Johns, 1954-55


Il paesaggio naturale è stato sostituito da quello artificiale urbano. Cercano di conoscere gli
impulsi vitali di questi oggetti reimpiegati tentando di ridar loro la vita attraverso
un’operazione estetica. Mentre i dadaisti raccoglievano e assemblavano più o meno
casualmente gli oggetti, i neo-dadaisti li combinavano insieme con una logica e sapienza
compositiva.

Rauschenberg nelle sue opere richiama anche allo spunto del dripping di Pollock, infatti il
colore lasciato sgocciolare diviene un elemento di legame fra i vari oggetti.
In Monogram prende un caprone impagliato, gli pone intorno un copertone di automobile e lo
colloca su una specie di bancale di legno, e legato il tutto con pennellate e sgocciolature di
colore. Il colore diventa il collante di oggetti eterogenei.

Johns invece lavora in maniera più sistematica, prendendo le distanze dall’oggetto per
cercare di coglierne le ambiguità e i sottintesi. I lavori di Rauschenberg mandano messaggi
diretti mentre quelli di Johns sono più serrati (utilizza la tecnica pittorica antica
dell’encausto).

NOUVEAU RÉALISME

Prende il via dalla pubblicazione del Manifesto del Nouveau réalisme nel 1960 a Milano
(nasce però a Parigi poco tempo prima). Tra i maggiori esponenti troviamo Klein (importante
per la creazione del colore International Klein Blue, un particolare blu), César, Christo,
Mimmo Rotella (stracciava i manifesti per strada e li metteva sulla tela, perché nelle
pubblicità ci sono le icone).
Essi, attraverso azioni e opere, sottolineano la necessità della presenza dell’artista
all’interno del mondo contemporaneo.
L’artista non è più colui che detiene il sapere tecnico, ma colui che utilizza tutte le tecniche,
immagini e oggetti che il mondo moderno (la realtà intera) ha prodotto, come immagini
pubblicitarie, manifesti cinematografici, rottami di ferro, luci fluorescenti....

Gli artisti raccolgono tutto ciò che la tecnologia industriale mette a disposizione, dove ogni
elemento, assemblato e posto in relazione con altri, all’interno dell’opera riprende a
funzionare secondo la logica dell’arte, e non più come relitto privo di funzione.

OP ART (Optical Art)

Con questo termine si intende quel movimento composto da artisti europei e americani, che
cercano di fondare un nuovo linguaggio artistico utilizzando nozioni e strumenti scientifici
(visione scientifica). Arte che gioca sulla percezione visiva, crea con i colori ottenendo la
percezione di movimento anche se l’opera è ferma (inserimento di effetti ottici ed elementi
tridimensionali).
Tra i maggiori esponenti troviamo Vasarely.
POP ART---→ abbreviazione di Popolar Art, arte popolare di massa

È un movimento artistico nato in Inghilterra grazie ad opere di Hamilton e Paolozzi, anche se


si rafforzerà in America con Warhol, Lichtenstein, Oldenburg, diffondendosi poi anche in
Europa.
Si rappresenta l’icona, l’immagine, il prodotto, niente di intimo o spirituale. Anche loro (come
Rauschenberg) prelevano gli oggetti dalla vita quotidiana e li utilizzano per creare l’opera,
attraverso la ripetizione della tecnica artistica, in una riproduzione infinita (ricordiamo le
immagini della Coca Cola, di Marilyn Monroe, i fumetti di Dick Tracy…).

Nel clima americano questo stile è caratterizzato dalla massiccia invasione nella vita di tutti i
giorni di un enorme quantitativo di merci e rispettive immagini pubblicitarie, oggetti che
andavano ad invadere quella che era l’intimità della famiglia catapultata ormai in un mondo
freneticamente industrializzato (Warhol con la Coca Cola fa proprio riferimento alla città
frenetica e agli scaffali stracolmi dei negozi).

In queste opere l’oggetto tridimensionale è sostituito dalla sua smagliante immagine


pubblicitaria (l’oggetto ha perso il suo valore d’uso per lasciare posto alla sia riproduzione
serigrafica).

Nella pop art rientrano: fumetti, pubblicità, rotocalchi, supermercato pieno di oggetti (ci
piacciono per l’aspetto, non più per le sue caratteristiche intrinseche).
L’America è un magazzino inesauribile di materiali per gli artisti pop. La pop art non giudica:
tutte le immagini possono funzionare.

Grazie alla Biennale di Venezia del 64 ebbe grande risonanza anche in Europa. Tra gli artisti
che riuscirono a creare un’identità propria Europea ci fu Michelangelo Pistoletto, Hockney,
Hamilton.
Hanno in comune il superamento della figurazione fredda tipica della pop art e la pratica di
una pittura che ricerca una maggiore continuità con la tradizione e un profondo impegno
umano e sociale.

Just What Is It that Makes Today’s Homes so


Different, so Appealing, di Hamilton, 1956

Si ricollega a…Coniugi Arnolfini, di Van Eyck, 1434


Marilyn Monroe, di Warhol

Warhol nelle sue opere mette in risalto i personaggi, ma non tanto come persone: Marilyn
non è rappresentata perché è una bella donna, ma per il personaggio che è, per quello che
fa. Nello stesso modo la Coca-cola, che rappresenta l’icona di quel periodo.
Egli infatti esalta le icone.

MINIMAL ART

La minimal art, che nasce negli Stati Uniti all’inizio degli ani sessanta quasi
contemporaneamente alla pop art, basa la propria ricerca sul concetto di “riduzione” e di
“raffreddamento” dell’opera. Ridurre all’essenziale.
La pop art lavora sull’immagine e il colore, la minimal art sulla riduzione dell’immagine e del
colore, ma entrambe lavorano sulla capacità di lavorare su un raffreddamento dell’immagine.

La minimal art riduce al minimo l’impatto formale e cromatico delle forme del reale attraverso
elementi geometrici semplici e primari e colori neutri. Costruzioni realizzate con un
elementare ma rigoroso impianto geometrico.
I minimalisti utilizzano alcuni materiali delle tecnologie, ma non per esaltarne il potenziale
emotivo, bensì per mostrarne la possibilità di divenire elementi estetici, dove tali elementi
possano confrontarsi con il reale totalmente costruito e artificiale.

Vengono utilizzati cerchi, spirali, cubi, parallelepipedi, forme geometriche semplici ed


elementari

LAND ART

La land art invece tenta un confronto con le forme artificiali della città, ricerca un contatto
con luoghi naturali incontaminati del territorio americano. Le opere della land art si
caratterizzano per una forte valenza emozionale, per l’utilizzo di materiali naturali e per un
confronto con la struttura del terreno al fine di creare un linguaggio in cui cultura e natura,
forma artistica e naturale, possano mettersi in relazione e risolversi nell’opera.

Se la minimal art si confronta con la realtà metropolitana, gli esponenti della land art
ricercano il confronto con i luoghi naturali incontaminati (praterie, canyons…) con l’intento di
trovare un rapporto più intimo con l’ambiente. Importante è il rapporto tra l’artista e l’opera
d’arte. Si fa arte con ciò che ci circonda.
Si ha l’esigenza di trovare luoghi d’arte lontani dal museo o dalle gallerie, così che si possa
essere liberi da ogni condizionamento economico, politico e sociale. Ricercare spazi in cui
l’autenticità, la liberta e la verità dell’arte e dell’esistenza si possano realizzare.

Vengono utilizzati fattori emotivi o emozionali, di relazione e sintonia con la conformazione


stessa del territorio, dei materiali, elementi sociali e ideologici.

Spiral Jetty, di Smithson, 1970

Una linea fatta camminando, di Long, 1967

CONCEPTUAL ART---→ arte concettuale

Con la definizione di arte concettuale, s’intende un preciso movimento delineatosi verso la


metà degli anni sessanta in cui confluiscono le ricerche ci Kosuth. Non ci sono più forme da
rappresentare ne tecniche da inventare; ciò che rimane all’arte è di indagare su se stessa,
sulla sua possibilità di creare un’opera-concetto.

One and Three Chairs, di Kosuth, 1965-66


(presenta una sedia vera, una fotografia della
sedia e una definizione della parola “sedia”:
in tutta l’opera avviene un continuo rimando fra
tre elementi diversi ma corrispondenti all’unico
concetto di sedia.
ARTE POVERA---→ parola chiave: ENERGIA (collegamento con il futurismo)

È un movimento artistico fondato a Torino nella seconda metà degli anni sessanta da un
gruppo di artisti coordinati da Celant che propone un linguaggio che attua una totale
apertura dell’opera ai più svariati materiali, soprattutto naturali.

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