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R CULT
LARTISTA
Paul Czanne (18391906), pittore francese. Nato in una agiata famiglia borghese, si converte alla pittura grazie allincontro con Pissarro. Diventato artista maturo, prende le distanze dallimpressionismo. La sua ricerca influenza il cubismo
n paesaggio, un edificio o un semplice oggetto, attrae irresistibilmente il pittore e lo risucchia in una sorta di vortice. Finisce per concentrarsi su quello, come se in esso fosse racchiuso il segreto della sua opera, o della sua vita. E lo dipinge da diversi punti di vista o dallo stesso, in un solo periodo o a distanza di anni. Creando una serie, come Claude Monet con la cattedrale di Rouen e le ninfee, oppure opere indipendenti, diverse una dallaltra, come Paul Czanne con la montagna Sainte-Victoire. Lha dipinta quaranta volte a olio, e altrettante ad acquarello. La ripetizione caratteristica della sua pittura analitica tant che si concentr sempre sugli stessi motivi: i bagnanti, le mele, i giocatori di carte, la moglie. Ma se queste opere sconcertanti ritenute quasi subito la matrice dellavanguardia del Novecento mi lasciano ammirata e per impassibile, quelle sulla Sainte-Victoire esercitano su di me la stessa fascinazione ossessiva, quasi ipnotica, che la montagna esercitava su di lui. E quando sono andata in Provenza, mi sono accorta che la montagna non cera pi. Cio: dopo aver visto una Sainte-Victoire di Czanne, non si pu pi vedere la montagna vera, ma solo quella dipinta da lui. Cos, per me, fanno le opere darte. Non aboliscono la realt, ma la sostituiscono. Creano un mondo parallelo. La Sainte-Victoire laveva sempre avuta sotto gli occhi, poich era lattrazione turistica di Aix-en-Provence, la sua citt natale: cartolina gi usurata dai paesaggisti locali, meta di escursioni e di scavi (vi erano stati rinvenuti fossili e uova di dinosauro). Ma Czanne dovette consumare quasi tutta la vita per scoprire che quel blocco di calcare, mille metri di altitudine a dominio della piana circostante, non era solo una montagna. Allinizio, era stata lo scenario romantico della sua adolescenza. Nella sottostante valle verde dellArc, prendeva il sole e faceva il bagno coi suoi amici del College Bourbon, fra cui linseparabile mile Zola. Non pensava ancora di dipingerla: figlio di un banchiere, era destinato a studiare legge e comunque sognava solo di andar via dalla provincia. Come fece quando, a 22 anni, raggiunse Parigi per diventare pittore. Lo notarono per il caratteraccio, la barba selvaggia, il linguaggio scurrile, lo stile brutale insomma per il personaggio del pittore anti-accademico, rifiutato dai Salon. Dagli impressionisti, il cui movimento costeggi, apprese la lezione decisiva: dipingere allaperto, nella natura. Per, salvo una volta, la montagna sembrava scomparsa dalla sua memoria e dalla sua pittura. Finch, nel 1886, lasci Parigi per stabilirsi definitivamente ad Aix. Volt le spalle alla metropoli,
KLEE
Ad Parnassum (6 gennaio)
BEATO ANGELICO
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POLLOCK
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CORREGGIO
MATISSE
spesso dello stesso formato: la montagna invade la superficie pittorica. La Sainte-Victoire di Zurigo una delle ultime. Czanne la dipinge forse intorno al 1904: invecchiato precocemente, soffre di diabete, lamenta la crescente miopia. Il quadro sembra dipinto in fretta, con una fitta trama di pennellate verticali, furiose, frante, quasi febbrili. Si ha limpressione di guardare unimmagine fuori fuoco, un flusso di sensazioni a colori, un quadro astratto, una foresta vibrante, una tappezzeria indecifrabile. La visione cos sintetica che solo aguzzando lo sguardo nella tessitura cromatica si riconoscono le forme e i volumi: la macchia ocra in basso sulla sinistra riassume una casa, i tocchi di verde sono gli olivi della piana, i bianchi della ca-
napa non dipinta i riflessi della luce sui campi. La montagna una massa blu che si erge a due terzi della tela: la linea parallela allorizzonte rende lestensione, la linea perpendicolare la profondit; le nuvole verdi del cielo riflettono gli alberi, perch ci che vediamo non lapparenza del paesaggio colto in un istante, ma la sua essenza unitaria e armoniosa nella persistenza della durata. Forse il quadro fu lasciato incompiuto. O forse Czanne ritenne che il non-finito fosse il linguaggio pi appropriato per restituire la sensazione esatta della sera quando i contorni fluttuano, la montagna sta per essere inghiottita dalloscurit, la pesantezza si dissolve e lascia spazio alla malinconia. A un amico, in quei giorni, scrisse di essere vicino alla rea-
lizzazione di s in arte: lesperienza di una vita intera gli aveva infine permesso di appropriarsi dei mezzi per esprimere lemozione. Nellottobre del 1906, durante una sessione di pittura allaperto, fu sorpreso da un temporale ed ebbe un malore. Fu ritrovato pi tardi, fradicio e intirizzito. Aveva sempre detto di voler morire col pennello in mano e quasi ci riusc: la polmonite se lo port via in pochi giorni. Guardando le sue estreme Sainte-Victoire, dipinte da Les Lauves, si comprende che quel monolite roccioso, duro, frustato dal vento, che svetta solitario sulla pianura sottostante, assomigliava a lui e per questo in esso si era riconosciuto. Czanne seduto davanti alla montagna. Elimina dal quadro tutto ci che disturba: le tracce degli uomini, le strade, il viadotto perfino le case e gli alberi. Dialoga con lei, da solo a sola: guardandosi come in uno specchio.
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GIOTTO
DE STAL