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EDVARD MUNCH

 L’icona di una società atterrita e angosciata


• L’artista Edvard Munch (Løten
1863 – Oslo 1944) è stato uno dei
più grandi pittori del XX secolo. I
suoi dipinti, di un’angosciante
potenza, sono considerati
capolavori
dell’arte espressionista.

• Il giovane Edvard trascorre


un’infanzia devastata dalla
povertà e da profondi lutti: ha solo
cinque anni quando la madre
muore di tubercolosi; la stessa
sorte colpirà l’amata sorella
Johanne Sophie.
Munch reagirà a queste disgrazie
rifugiandosi nell’arte.
Edvard Munch, Autoritratto con
sigaretta, 1895, olio su tela, 110.5 x
85.5 cm, National Gallery, Oslo
• Nel 1885 dipinge La fanciulla malata,
opera in cui l’artista adopera del diluente
per far colare la vernice sul dipinto, come
lacrime di dolore che sporcano la tela. Il
soggetto del dipinto è autobiografico in
quanto la ragazzina morente altri non è
che Sophie. Al centro della scena
vediamo Sophie posta di profilo e
appoggiata sul cuscino del letto, accanto a
lei vi è una donna che stringe le
mani della malata. . L’intreccio delle
mani dei due personaggi del dipinto è un
punto focale rappresentando il centro
geometrico dell’opera che ha comunque
una costruzione piatta.
• Si percepisce subito come la stanza della
malata sia un ambiente molto piccolo e
angusto, un luogo desolato in cui
sovrasta la malattia. In questo senso
giocano un ruolo molto importante
anche le tonalità utilizzate, tutti fredde
La fanciulla malata, 1885-1886, olio su tela, o molto scure. Non ci sono luci naturali,
119,5×118,5 cm, Galleria nazionale, Oslo gli unici elementi luminosi sono il pallore
cadaverico del volto di Sophie e il bianco
Il motivo per cui il pittore non utilizza il disegno e ladel
prospettiva è anche quello
cuscino,la luminosità di rendere le
diafana del viso è
due figure umane simili a degli spiriti. Munch riesceaccentuata
ad otteneredall’accostamento
questo effetto utilizzando
con il rosso
direttamente le macchie di colore soprattutto nel particolare delle
dei capelli. mani che si intrecciano.
• Malinconia (Melankoli) è una serie realizzata da Edvard Munch e composta da 5 tele
(1891-1896) e due xilografie (1897-1902).
Il motivo prevalente di tutti i dipinti è un uomo seduto sulla spiaggia, che si sorregge il capo
con una mano.

Munch affida le sue emozioni ai colori, come anche al giovane ritratto in primo piano, che immerso
nei suoi pensieri, riflette indirettamente lo stato d’animo del pittore. Però, anche se la tela prende
spunto da esperienze autobiografiche, l’artista intende proporre un’interpretazione universale
della malinconia. Nel dipinto del 1892 possiamo vedere una versione diversa dalle altre in quanto
l’uomo volta le spalle alla spiaggia, come se si proiettasse fuori della scena. . Il paesaggio, così
come strutturato, dona una profondità di prospettiva.
• Nel 1893 Munch dipinge il suo capolavoro più
celebre, L’Urlo, diventato icona di un’angoscia
interiore, impossibile da comunicare agli altri, che
atterrisce come un incubo che non ha
fine. Esistono quattro versioni dell’opera, la più
nota è esposta alla Galleria Nazionale di Oslo. .
L’Urlo di Munch mostra in primo piano il volto di
un essere umano totalmente sfigurato, con la
carnagione di un colore tra il giallo e il verdognolo. I
suoi lineamenti sono così alterati e scarnificati da
rendere impossibile distinguere se si tratti di un
uomo o di una donna. La testa è clava e la sua
struttura è più vicina a quella di un teschio che a
quella di un essere umano vivo. È visibile anche
parte del corpo. Il busto è reso attraverso linee
ondulate che mette in risalto l’eccessiva magrezza, la
mancanza di proporzione. Le braccia sono piegate, le
mani appoggiate al volto in un gesto che allo stesso
tempo sembra suggerire la volontà di sostenere la
testa e di chiudere le orecchie, come se la stessa
persona non fosse in grado di sostenere il grido che
lei stessa sta emettendo. Lo sfondoAlle sue spalle,
verso sinistra, un ponte lunghissimo, descritto con
sicure pennellate di colore bruno. In lontananza due
sagome scure, due persone di cui si distinguono gli
abiti borghesi. Il personaggio in primo piano è un
essere umano e l’impossibilità di determinarne  L’urlo, 1893, olio, tempera, pastello su
l’identità rende possibile attribuirgli qualsiasi cartone, 91×73.5 cm, Galleria nazionale,
Oslo
identità. In altre parole è “l’uomo”, è ciascuno di noi,
è l’intera umanità. 
• La pubertà è un dipinto ad olio su tela
realizzato da Edvard Munch tra il 1894-95,
ubicato alla Galleria nazionale di Oslo.
• Protagonista della raffigurazione è una giovane
donna, adolescente, seduta su un letto spoglio
posto in primo piano, catturata, dall’artista,
nuda nell’atto di coprirsi il pube con le braccia.
I colori della parete sono piuttosto scuri che
evidenziano il senso di inquietudine e
angoscia. Il quadro segna il passaggio
fondamentale dallo stato di fanciullezza a
quello di maturità, responsabilità e coscienza.
Procreare e accudire i figli, secondo Munch, è
l’unico ruolo che la donna deve svolgere.
• La ragazza, dunque, è in procinto di diventare
donna, smette così di essere libera come lo era
stata fino a quel momento e adesso deve
rassegnarsi a dover condurre una vita dedita a
nessun altra attività se non quella di accudire i
propri figli, compiendo così piccoli passi verso
la morte. Con La Pubertà rende pubblico un
argomento, fino a quel momento considerato
un tabù: la nudità di una ragazza, ancora
troppo piccola per mostrarsi.

La pubertà, 1894-1895, olio su tela, 151,5×110


cm, Galleria nazionale, Oslo
• Con l’avvento del nazismo, le sue opere vennero considerate facenti parte
della cosiddetta “Arte degenerata” e rimosse dai musei, insieme a quelle
di Picasso, Matisse e Gauguin. Quando la Germania invase la Norvegia nel
1940, Munch temette che i nazisti potessero trafugare i suoi quadri per
distruggerli e corse ai ripari. Quando morì,
all’età di
ottant’anni, i
familiari poterono
finalmente accedere
al secondo piano
della sua casa, da
anni chiuso agli
ospiti. Dentro vi
trovarono stipati
1008 dipinti, 4443
disegni, 15.391
stampe, 378
litografie che
il maestro aveva
lasciato in eredità
alla città di Oslo e
che oggi sono
conservate nel
Munch Museum.

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