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Munch affida le sue emozioni ai colori, come anche al giovane ritratto in primo piano, che immerso
nei suoi pensieri, riflette indirettamente lo stato d’animo del pittore. Però, anche se la tela prende
spunto da esperienze autobiografiche, l’artista intende proporre un’interpretazione universale
della malinconia. Nel dipinto del 1892 possiamo vedere una versione diversa dalle altre in quanto
l’uomo volta le spalle alla spiaggia, come se si proiettasse fuori della scena. . Il paesaggio, così
come strutturato, dona una profondità di prospettiva.
• Nel 1893 Munch dipinge il suo capolavoro più
celebre, L’Urlo, diventato icona di un’angoscia
interiore, impossibile da comunicare agli altri, che
atterrisce come un incubo che non ha
fine. Esistono quattro versioni dell’opera, la più
nota è esposta alla Galleria Nazionale di Oslo. .
L’Urlo di Munch mostra in primo piano il volto di
un essere umano totalmente sfigurato, con la
carnagione di un colore tra il giallo e il verdognolo. I
suoi lineamenti sono così alterati e scarnificati da
rendere impossibile distinguere se si tratti di un
uomo o di una donna. La testa è clava e la sua
struttura è più vicina a quella di un teschio che a
quella di un essere umano vivo. È visibile anche
parte del corpo. Il busto è reso attraverso linee
ondulate che mette in risalto l’eccessiva magrezza, la
mancanza di proporzione. Le braccia sono piegate, le
mani appoggiate al volto in un gesto che allo stesso
tempo sembra suggerire la volontà di sostenere la
testa e di chiudere le orecchie, come se la stessa
persona non fosse in grado di sostenere il grido che
lei stessa sta emettendo. Lo sfondoAlle sue spalle,
verso sinistra, un ponte lunghissimo, descritto con
sicure pennellate di colore bruno. In lontananza due
sagome scure, due persone di cui si distinguono gli
abiti borghesi. Il personaggio in primo piano è un
essere umano e l’impossibilità di determinarne L’urlo, 1893, olio, tempera, pastello su
l’identità rende possibile attribuirgli qualsiasi cartone, 91×73.5 cm, Galleria nazionale,
Oslo
identità. In altre parole è “l’uomo”, è ciascuno di noi,
è l’intera umanità.
• La pubertà è un dipinto ad olio su tela
realizzato da Edvard Munch tra il 1894-95,
ubicato alla Galleria nazionale di Oslo.
• Protagonista della raffigurazione è una giovane
donna, adolescente, seduta su un letto spoglio
posto in primo piano, catturata, dall’artista,
nuda nell’atto di coprirsi il pube con le braccia.
I colori della parete sono piuttosto scuri che
evidenziano il senso di inquietudine e
angoscia. Il quadro segna il passaggio
fondamentale dallo stato di fanciullezza a
quello di maturità, responsabilità e coscienza.
Procreare e accudire i figli, secondo Munch, è
l’unico ruolo che la donna deve svolgere.
• La ragazza, dunque, è in procinto di diventare
donna, smette così di essere libera come lo era
stata fino a quel momento e adesso deve
rassegnarsi a dover condurre una vita dedita a
nessun altra attività se non quella di accudire i
propri figli, compiendo così piccoli passi verso
la morte. Con La Pubertà rende pubblico un
argomento, fino a quel momento considerato
un tabù: la nudità di una ragazza, ancora
troppo piccola per mostrarsi.