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Espressionismo

l’esasperazione della
forma
Edvard Munch
Espressionismo
Esasperazione della forma
Il termine Espressionismo, dal latino, è formato dalla particella
ex moto da luogo e dal verbo prèmere, spingere, letteralmente è
“spingere fuori”.
L’arte espressionista è un mezzo per esprimere stati d’animo e
idee, per cui ogni forma d’arte può definirsi espressionista, in
quanto esprime gli ideali e i sentimenti di coloro che l’hanno
prodotta.
L’Espressionismo è una tendenza dell’avanguardia artistica
del Novecento che si sviluppa tra il 1905 e il 1925 nell’Europa
centro-settentrionale e, soprattutto in Germania.
L’Espressionismo tedesco è un fenomeno che si manifesta in
pittura, architettura, letteratura, teatro, cinema.
Nell’Impressionismo é la realtà oggettiva ad imprimersi nella
coscienza dell’artista e ad essere rappresentata.
Nell’Espressionismo le sensazioni interiori dell’artista si
riversano dall’animo dell’artista direttamente nella realtà che
viene rappresentata senza filtri, così come l’artista la percepisce.
L’Espressionismo si manifesta:
• con durezza percettiva,
• messa al bando di prospettiva e chiaroscuro,
• proiezione di sentimenti e stati d’animo soggettivi,
• presenza di contenuti sociali e di drammatiche testimonianze
della realtà
La realtà rappresentata nei dipinti espressionisti è quella della
Germania inizi del ‘900 fatta di guerra, contraddizioni politiche e
lotte di classe.
Il realismo di Courbet aveva cercato, pochi decenni prima, di
abolire la soggettività dell’artista.
l’Espressionismo tedesco tende invece ad abolire ogni realtà
oggettiva per rappresentarla soggettivamente.
Quello che per un pittore realista è una vecchia casa di
campagna, con gli intonaci scrostati e gli infissi scoloriti, per un
Espressionista diventa un volto sgangherato, l’intonaco diventa la
pelle rugosa, le finestre occhi spalancati, la porta un’orripilante
bocca.
La pittura espressionista si esprime mediante:
• colori violenti,
• forme sommarie,
• modellati angolosi, attraverso cui rispunta la vera anima tedesca
legata alla cultura gotica, con la sua ansia di religiosità e a quella
barocca, che rappresenta una variante evolutiva del gotico.
Matisse è uno degli esponenti
dell’avanguardia espressionista
francese che manterrà sempre una
serenità di rappresentazioni, mentre
nei pittori tedeschi si assisterà
spesso a trasfigurazioni
drammatiche.
Forme e colori nell’Espressionismo Giardino fiorito ad Alsen, Emile Nolde,
1915, Staatliche Museen
tedesco, perdono ogni equilibrio, si
arriverà a tingere i cieli di rosso o a
rappresentare figure con angolosità
scheletrica, con l’obiettivo di mettere
in crisi ogni sentimento di bellezza.

Scorcio di paesaggio, Karl Schmidt- Rottluff, 1910,


Brücke-Museum, Berlino
Die Brϋcke
“una fune sopra un abisso”
Nel 1905 quattro studenti di
architettura dell’università di
Dresda interrompono gli studi per
dedicarsi alla pittura.
Nasce il gruppo Die Brϋcke, il
ponte, i suoi affiliati non sono tutti
artisti, per iscriversi basta versare
una somma modesta che
permette di partecipare alle
riunioni e a ricevere una raccolta
di stampe.
Tra i suoi fondatori Ernest
Ludwig Kirchner ed Erich Manifesto per una mostra del kunst-Grouppe
Heckel Die Brϋcke, 1910, Ernest Ludwig Kirchner
Negli intenti dei promotori del gruppo, profondi conoscitori della
filosofia di Friedrich Nietzsche, scomparso qualche anno prima,
Die Brϋcke vuole porsi come ponte ideale tra il vecchio e il
nuovo.
Contrapponendo all’800 realista e impressionista un ‘900
violentemente espressionista e antinaturalista.
Secondo Nietzsche l’uomo è una fune tesa tra la bestia e l’uomo
nuovo, una fune sopra un abisso …
Il concetto di ponte, di trapasso tra vecchio e nuovo, tra
accademia e antiaccademia, tra voglia di rottura e desiderio di
riconciliazione, rappresenta il carattere fondamentale del gruppo
che esisterà fino al 1913.
I soggetti dei dipinti sono:
• scene di realtà metropolitana, che ritroveremo anche nei quasi
contemporanei futuristi italiani,
• nudi nel paesaggio o in interni,
• gruppi di ballerine,
• scene di circo.
Si ricorre a:
• un’esagerata enfatizzazione dei colori,
• angolosità delle forme investite da un’ironia sottile e a volte
macabra.
Ernest Ludwig Kirchner (1880 - 1938)
La sua pittura attinge dall’incisione del’500 tedesco, Cranach e
Dϋrer, all’arte primitiva e alle stampe giapponesi,
all’espressionismo coloristico di Gauguin e Van Gogh e quello
psicologico di Munch.
Due donne per strada
Rappresenta due prostitute in
attesa, con un’ambientazione che
più volte l’artista ha sperimentato.
L’atmosfera è quella della sera, in
una via di passeggio di Berlino.
I bagliori giallognoli dei lampioni a
gas gettano lame di luce che fanno
risaltare le angolosità dei corpi
delle donne.

Due donne per strada, Ernest Ludwig


Kirchner, 1914, olio su tela, 120,5x91 cm,
Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen,
Dϋsseldorf
Le donne sono agghindate con
vistosi cappelli piumati, hanno i
volti imbellettati e affilati.
Nei volti è possibile riconoscere
influenze di arte primitiva,
sembrano inquietanti maschere dei
rituali magici.

Due donne per strada, Ernest Ludwig


Kirchner, 1914, olio su tela, 120,5x91 cm,
Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen,
Dϋsseldorf
Kirchner rappresenta queste
dispensatrici di sesso a pagamento
con forme angolose e un po’
spettrali, simbolo grottesco della
degenerazione morale e
dell’inaridirsi dei sentimenti.
La composizione si basa su forme
assimilabili a triangoli che la
colorazione fortemente
antinaturalistica rende ancora più
evidenti e sgradevoli per
l’esagerata angolosità.

Due donne per strada, Ernest Ludwig


Kirchner, 1914, olio su tela, 120,5x91 cm,
Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen,
Dϋsseldorf
A differenza dei «fauves», l’espressionismo tedesco nasce da
situazioni più sofferte, che portano a guardare alla realtà con
occhio triste e disperato.
La realtà non è quella che appare, perché è mascherata da
convenzioni e ipocrisie.
La verità è dietro le apparenze, ed è una verità che non può
essere colta con gli occhi, ma solo attraverso l’animo umano.
La pittura espressionista tedesca deforma l’aspetto della realtà
per renderlo più simile a ciò che l’animo umano avverte.
Per questo nei quadri di Kirchner i corpi hanno aspetti sempre
spigolosi e taglienti, non ispirano calore umano ma solo
freddezza tagliente.
Cinque donne per la strada
Le cinque donne protagoniste di
questo quadro non sono dissimili
dalle donne presenti in altri quadri
di Kirchner.
Se esse siano delle signore
borghesi, o cinque prostitute
ferme sotto un lampione in attesa
di clienti, non ha importanza.
Le spigolosità che le
caratterizzano, i profili diritti e
taglienti, i volti cadaverici,
rendono queste cinque donne
capaci di efferatezze.

Cinque donne per la strada, Ernest Ludwig


Kirchner, 1913, olio su tela, 120,5 x 91 cm,
Wallrf - Richartz Museum, Colonia
Il quadro non ha una spazialità
ben definita, benché le cinque
donne, nel loro disporsi in
angolazioni diversificate, a
disegnino un cerchio
approssimativo.
La gamma cromatica è molto
ridotta, dominano nettamente le
tonalità del verde, da cui si stacca
solo il nero che costruisce e
separa dall’ambiente le cinque
figure.

Cinque donne per la strada, Ernest Ludwig


Kirchner, 1913, olio su tela, 120,5 x 91 cm,
Wallrf - Richartz Museum, Colonia
Una pittura semplificata, non
molto lontana dalle immagini
xilografiche molto praticate sia da
Kirchner sia dagli altri
espressionisti del gruppo «Die
Brucke».

Xilografia: incisione di immagini su


tavolette di legno, le matrici,
successivamente inchiostrate e utilizzate
per la realizzazione più esemplari dello
stesso soggetto, su carta e a volte su
seta, mediante la stampa con il torchio.

Cinque donne per la strada, Ernest Ludwig


Kirchner, 1913, olio su tela, 120,5 x 91 cm,
Wallrf - Richartz Museum, Colonia
Nel dipinto si ritrovano tutti gli
elementi stilistici tipici
dell’espressionismo tedesco:
• la semplificazione delle forme,
• l’uso espressivo del colore,
• le atmosfere cupe e tristi,
• la denuncia contro una società
borghese non amata e né
stimata,
• la rinuncia alla bellezza nell’arte.
Valore apprezzato soprattutto dai
borghesi, che nell’arte vedevano
un momento di evasione, ma che
non poteva essere condiviso dagli
espressionisti che proprio contro i
borghesi rivolgevano la loro arte.
Cinque donne per la strada, Ernest Ludwig
Kirchner, 1913, olio su tela, 120,5 x 91 cm,
Wallrf - Richartz Museum, Colonia
Erich Heckel (1883 - 1970)
È il teorico del gruppo Die Brϋcke, anch’egli è suggestionato
dall’Espressionismo di Munch.
Come Kirchner matura uno stile spigoloso e tagliente che si
ammorbidisce solo dopo il 1920.

Parte inizialmente da un intenso colorismo come Van Gogh per


poi determinare una semplificazione quasi geometrica delle
forme e un rigoroso controllo del colore.
Giornata limpida
Il tema della fanciulla che fa il
bagno in uno specchio d’acqua
è un classico della pittura
ottocentesca, viene riproposto
da Hechel in termini di
contrapposizioni uomo-
natura.
Le esagerate rotondità dei seni
e del ventre della giovane donna
attingono ai ricordi delle Veneri
preistoriche e sono
geometricamente contrapposte
alla tagliente spigolosità della
natura circostante fatta di rocce
Giornata limpida, Herich Heckel, 1913, olio su
tela, 138 x114 cm, Pinakothek der Moderne
aguzze.
Sammlung Moderne Kunst
Le nubi pungenti si riflettono
come lame nell'azzurro intenso
dell'acqua, rimandando al
cristallo, agli espressionisti in
quanto il cristallo di rocca era
ritenuto in grado di allontanare
gli influssi maligni e quindi di
avere poteri apotropaici.
Non c'è interruzione tra aria e
acqua, come se costituissero un
unico elemento, solo i riflessi ci
suggeriscono la diversità delle
due sostanze.

Giornata limpida, Herich Heckel, 1913, olio su


tela, 138 x114 cm, Pinakothek der Moderne
Sammlung Moderne Kunst
Venere preistorica, ca 20.000 -
18.000 a.C. da Savignano sul Panaro,
Modena. Pietraserena serpentinosa,
22h cm, Museo Nazionale Preistorico
Etnografico Luigi Pigorini.

Schema compositivo di Giornata


limpida
Edvard Munch (1863 - 1944)
Il più noto esponente della pittura espressionista europea, il cui
influsso fu determinante anche per il successivo sviluppo delle
esperienze tedesche e austriache.
Nella sua pittura si ritrovano tutti i temi sociali e psicologici
del suo tempo:
• incertezza del futuro,
• disumanizzazione della società borghese,
• solitudine umana,
• tragico incombere della morte,
• angoscia esistenziale,
• conflitto generazionale,
• crisi dei principali valori etici e religiosi.
Personalità complessa, Munch nasce a Loten, in Norvegia e
all’età di 1 anno si trasferisce con la numerosa famiglia a
Christiània, l’odierna capitale Oslo.
La morte per tubercolosi della madre e di una sorella quindicenne
contribuirono alla maturazione di un pensiero fortemente
negativo.
Intraprende gli studi di pittura alla Scuola Reale di Pittura di
Oslo, la sua formazione risente dell’impostazione naturalistica.

Entra in contatto con gli Impressionisti ciò gli consente l'utilizzo di


colori luminosi, ma rifuggirà la pittura en plein air, in quanto
preferisce dipingere ciò che ha visto piuttosto che ciò che vede.
Alla sua esposizione di Berlino del 1892 ottiene un giudizio
negativo da parte della critica che definisce i suoi dipinti un
insulto all’arte.
Partecipa alle mostre d’avanguardia europea.
A Parigi espone al Salon des Artistes Indépendants, e lì
frequenta Henri de Toulouse-Lautrec e gli ambienti del
Postimpressionismo francese.
Partecipa alla Biennale di Venezia e alla mostra della Secessione
di Vienna.
Nel 1914 la sua arte viene finalmente accettata dalla critica,
anche se non del tutto compresa.
Il regime hitleriano definisce degenerate le sue opere e ne
ordina il ritiro dai musei.
Muore ne 1944 a Hekely, presso Oslo, lasciando le sue opere al
municipio della capitale che gli dedica il Munch - Museet.
L’arte di Munch è profondamente influenzata dalla filosofia
esistenzialista del danese Kierkegaard e dagli scrittori
norvegese Ibsen e svedese Strindberg.
Ha una visione della realtà negativa definita dall'incombere della
morte.
L’inquietudine interiore, la perdita degli affetti più cari, le
frequenti crisi depressive sono la chiave di lettura dell’arte di
Munch.
La sua pittura anticipa di circa un decennio quella che sarà
l’Espressionismo.
Sera nel corso Karl Johann, Edvard Munch, 1892, olio su tela, 84,5x121cm, Rasmus
Meyers Samlinger, Bergen kunstmuseum, Bergen
Sera nel corso Karl Johann,
Edvard Munch, 1892, olio su tela,
84,5x121cm, Rasmus Meyers
Samlinger, Bergen kunstmuseum,
Bergen

Sera nel corso Karl Johann


Munch intende rappresentare soprattutto gli stati d’animo, i suoi
personaggi altro non sono che involucri di passioni o di angosce, come
risulta evidente nel dipinto Sera nel corso Karl Johann.
La scena raffigurata dovrebbe essere quella di una tranquilla
passeggiata serale nella principale arteria di Christiània.
Sera nel corso Karl Johann,
Edvard Munch, 1892, olio su tela,
84,5x121cm, Rasmus Meyers
Samlinger, Bergen kunstmuseum,
Bergen

La prospettiva degli edifici di sinistra, suggerisce un punto di fuga


lontano, con un orizzonte più alto di quello dei passanti.
Munch interpreta la passeggiata, tipica di un certo ambiente borghese,
come un’orrida processione di spettri dagli occhi sbarrati.
Dell’umanità dei personaggi sono rimasti solo i seri cilindri degli uomini
e gli sfiziosi cappellini delle signore.
I volti sono maschere scheletriche.
Sera nel corso Karl Johann,
Edvard Munch, 1892, olio su tela,
84,5x121cm, Rasmus Meyers
Samlinger, Bergen kunstmuseum,
Bergen

Un attacco alla borghesia e alle sue vuote ritualità.


A destra, sullo sfondo, un edificio con le finestre gialle che risaltano
nell’ora dell’imbrunire.
La figura sulla destra, ombra incerta e solitaria rappresenta l’artista,
colui che, incurante del consenso della massa va controcorrente, anche
a costo dell’emarginazione e dello scherno.
Sera nel corso Karl Johann,
Edvard Munch, 1892, olio su tela,
84,5x121cm, Rasmus Meyers
Samlinger, Bergen kunstmuseum,
Bergen

L’uso espressionista del colore si riscontra nell’ombra viola al lato


destro della via, così come nel cielo di un azzurro carico, percorso da
nuvole grigie e striato di viola.
Gli edifici di sinistra hanno il riflesso rosaceo dell'ora del tramonto
facendo risaltare la massa compatta dei passanti senza volto.
Sera nel corso Karl Johann, Edvard Munch, 1892, olio su tela, 84,5x121cm, Rasmus
Meyers Samlinger, Bergen kunstmuseum, Bergen
Il grido
fa parte di una narrazione
ciclica intitolata “Il Fregio
della vita”,1893-1918, e
composta da numerose
tele, suddivise in quattro
temi:
1. La nascita dell’amore
2. La fioritura e la
dissoluzione
dell’amore
3. La paura di vivere, a
cui appartiene “Il
Grido”
4. La morte

Il grido, Edvard Munch, 1893, olio,


tempera, pastelli su cartone, 91x73,5
cm, Nasjionalgalleriet, Oslo
Il grido
È la più famosa e la più inquietante
dell’artista.
La scena è fortemente
autobiografica, l’uomo in primo
piano esprime nella solitudine
individuale, il dramma collettivo
dell’umanità intera.
Il ponte, la cui prospettiva si perde
all’orizzonte, richiama gli ostacoli
che ciascuno di noi deve superare
nelle propria esistenza.
Gli amici continuano a camminare
tranquillamente, incuranti del
nostro sgomento, rappresentano
con cruda disillusione la falsità dei
Il grido, Edvard Munch, 1893, olio, tempera, rapporti umani.
pastelli su cartone, 91x73,5 cm,
Nasjionalgalleriet, Oslo
Ogni elemento naturalistico diventa
preda delle angosce più profonde
dell’artista.
L’uomo che leva inascoltato, il suo
urlo terribile è un essere
serpentinato, quasi senza
scheletro, fatto della stessa materia
filamentosa con cui sono realizzati
il cielo infuocato, composto da
onde sovrapposte di giallo e rosso
intramezzate da sottili lingue di
bianco e d’azzurro, o del mare del
fiordo.

Il grido, Edvard Munch, 1893, olio, tempera,


pastelli su cartone, 91x73,5 cm,
Nasjionalgalleriet, Oslo
Al posto della testa ha un
enorme cranio, senza
capelli.
Le narici ridotte
mostruosamente a due fori,
gli occhi sbarrati sembrano
di aver visto qualcosa di
abominevole, le labbra nere
rimandano alla morte.
L’urlo disperato che esce
dalla bocca si propaga nella
Il grido, Edvard Munch, 1893, olio, tempera,
convulse pieghe di colore
pastelli su cartone, 91x73,5 cm, del cielo, della terra e del
Nasjionalgalleriet, Oslo mare.
È l’urlo di chi si è perso
dentro se stesso e si sente
solo e disperato anche fra
gli altri.
Il grido, Edvard Munch, 1893,
olio, tempera, pastelli su cartone,
91x73,5 cm, Nasjionalgalleriet,
Oslo
Munch non ha realizzato
una sola versione del suo
Grido, ma altre due tempera
e pastello e una a stampa
litografica.
Nella versione a pastelli si
ha una semplificazione dei
colori, ridotti
essenzialmente a un blu
carico e per quel che
riguarda il cielo, a qualche
fascia più chiara di azzurro,
giallo e bruno rossiccio.

Il Grido, Edvard Munch,1893, tempera e


pastelli su cartone, 84x66 cm, Munch-
museet, Oslo
Questa versione è stata
trafugata per ben due
volte, nel 1994 e nel 2004,
ma per fortuna è stata
recuperata.
È stata realizzata con
pennellate più dense e
pastose di tempera. La
convulsa sinuosità del
fondo è evidenziata in
modo quasi plastico dalla
giustapposizione di un blu
brillante, quasi elettrico
con un verde vivido striato
di rosso.

Il Grido, Edvard Munch, 1893, forse


1910, tempera su cartone, 83,5x66cm,
Munch-museet, Oslo
La versione a stampa del
Grido riprende in modo
schematico tutti gli elementi
caratteristici della scena: il
ponte, con i due uomini
indifferenti, il personaggio
urlante in primo piano, il fiordo
e il cielo all’orizzonte.
La trasposizione grafica in
bianco e nero rende la
narrazione ancora più cruda e
incalzante.

Il Grido, Edvard Munch, 1895, litografia in


nero su carta avorio, 35,5x25,3 cm, The Art
Institute, Chicago
Tratteggi fitti e omogenei o radi
e tremolanti. Il cielo sembra
striato di nubi, più che
infuocato dal tramonto.
Uno dei due uomini guarda
oltre la spalletta del ponte,
indifferente all’angoscia di
Munch.

Il Grido, Edvard Munch, 1895, litografia in


nero su carta avorio, 35,5x25,3 cm, The Art
Institute, Chicago
Disperazione
Munch esprime il tema della
paura di vivere in modo più
personale.
La scena è sempre quella del
Grido, con il tumulto convulso
della natura a far da sfondo ai
tormenti dell’individuo.
Questi non è più l’essere
serpentinato dal cranio calvo,
simbolo di un disagio
esistenziale universale, ma un
uomo in carne e ossa.

Disperazione, Edvard Munch, 1893-1894, olio


su tela, 92x72,5 cm, Munch-museet, Oslo
L’uomo con lo sguardo basso,
la testa insaccata fra le spalle,
sente su di se tutta la propria
inadeguatezza rispetto alla vita
e alle prove a cui essa lo
chiama.
Così il cielo striato di rosso
sembra gravargli tutto sul capo
e la natura stessa gli si
dimostra ostile.

Disperazione, Edvard Munch, 1893-1894, olio


su tela, 92x72,5 cm, Munch-museet, Oslo
Angoscia
Anche Angoscia appartiene al
tema della Paura di vivere. Lo
sfondo è quello del Grido con
un gruppo di inquietanti
personaggi simili a quelli già
rappresentati in Sera nel Corso
Karl Johan.
Qui il tema dell’angoscia torna
ad essere un problema
collettivo, anche se ciascuno lo
vive nella solitudine della
propria intimità.

Angoscia, Edvard Munch, 1894, olio su tela,


94x74 cm, Munch-museet, Oslo
I passanti che attraversano il
ponte, uomini e donne, hanno
volti pallidi e scheletrici, quasi di
fantasmi senza espressione e
senza sentimenti.
La loro angoscia, che non
riescono a comunicare né a
condividere, li rende una sorta
di automi privi di qualsiasi
interiorità.

Angoscia, Edvard Munch, 1894, olio su tela, 94


x 74 cm, Munch-museet, Oslo
Pubertà
Il soggetto è un’adolescente
nuda, seduta su un letto,
simbolo di un verginità ancora
intatta.
Il corpo della ragazzina è
definito da una decisa linea di
contorno, appare ancora acerbo
con le spalle ancora infantili e i
seni appena abbozzati.
Lo sguardo fisso , quasi
sbigottito, e le braccia si
incrociano pudicamente sul
davanti in un gesto istintivo di
vergogna.
Pubertà, Edvard Munch, 1893, olio su tela,
149x112 cm, Munch-museet, Oslo
Negli occhioni che scrutano con
sospettoso smarrimento c’è il
rimpianto per la fanciullezza quasi
perduta e l’angoscia per una
maturità alla quale non ci si sente
ancora preparati.
L’opprimente senso di angoscia
è evidenziato dalla cupa ombra
proiettata sul muro.
Un’ombra informe e inquietante,
indipendente dal personaggio
che la genera.
È l’ombra delle incognite future
e delle sofferenze a cui l’amore
e la sessualità inevitabilmente
condurranno.
È l’ombra stessa della morte
che ha accompagnato l’artista
per tutta la sua tormentata
esistenza.

Pubertà, Edvard Munch, 1893, olio su tela,


149x112 cm, Munch-museet, Oslo
Modella con sedia di vimini
Appartiene all’ultima fase
della produzione artistica di
Munch.
Metà scena è occupata quasi
per intero da una modella
nuda in piedi, con il corpo
ruotato di tre quarti, le braccia
distese lungo i fianchi e la
testa dai lunghi capelli
scomposti reclinata verso il
basso.

Modella con sedia di vimini, Edvard Munch,


1919-1921, olio su tela, 122,5x100 cm, Munch-
museet, Oslo
A sinistra la sedia di vimini,
della quale si intravedono solo
le gambe, è coperta da un
vivacissimo tappeto decorato
a motivi geometrici.
Contrariamente alla maggior
parte dei dipinti di Munch, qui i
colori sono luminosi e
sgargianti anche se restano
antinaturalistici.

Modella con sedia di vimini, Edvard Munch,


1919-1921, olio su tela, 122,5x100 cm, Munch-
museet, Oslo
L’antinaturalismo dei colori è
particolarmente evidente nel
corpo della donna, le cui floride
rotondità sono modellate con
tocchi sparsi di giallo, azzurro,
rosso e verde, e nei capelli, i cui
riflessi vengono resi da accese
pennellate di blu elettrico.
Lo sfondo prospetticamente
aperto verso una seconda stanza
è illuminato dall'arancio e dal blu,
con ombre verdi e viola.

Modella con sedia di vimini, Edvard Munch,


1919-1921, olio su tela, 122,5x100 cm, Munch-
museet, Oslo

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