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Antologia

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Anselm Kiefer Nuovi interrogativi sull’arte (2011)
Pittore e scultore tedesco, è nato a Donaueschingen
nel 1945. Ha iniziato la sua carriera artistica come
fotografo, immortalandosi in vesti paramilitari e
U n artista è sempre alla ricerca di nuove
forme, giacché si contrappone sempre
all’esistente, cercando ogni volta un nuovo
che vedere con l’arte. Oggi la vera arte è un-
derground, sepolta sotto una valanga d’opere
inutili e commerciali». Un artista celebre può
mimando provocatoriamente il saluto nazista da-
vanti ai luoghi dove si era svolto il secondo conflit- ordine del mondo. Oggi però molti artisti resistere agli eccessi del mercato? «Non è fa-
to mondiale. Durante gli anni ’70 ha studiato arte sfruttano la ripetizione, riducendo l’arte a cile, perché il mercato è seduzione. Io provo
con Joseph Beuys a Düsseldorf e con Peter Dreher semplice divertimento. La ripetizione è senza a resistere, ad esempio impedendo ai galleri-
a Karlsruhe. Le sue tele, in cui raramente compare
la figura umana, sono dipinte con violente pennel-
sorprese. Se io lavoro duramente alle mie sti di proporre le mie opere alle fiere. Oppure
late dai colori scuri e densi e frequente è il ricorso opere, è solo per imbattermi di tanto in tanto dipingendo solo quadri molto grandi che
a materiali poveri come piombo, catrame, sabbia in una sorpresa». Il dominio della ripetizione non entrano nei salotti. Dipingere piccoli
o paglia. I temi dei suoi lavori sono sempre legati mette l’arte in pericolo? «Sì, ma l’arte è sem- formati è come stampare denaro, quindi ri-
alle tragiche vicende storiche della Germania e alla
sua tradizione culturale, con riferimenti alle opere di
pre in pericolo. È minacciata dall’esterno co- fiutarsi di farlo è un modo per resistere alla
Wagner o alla mitologia teutonica. Durante gli anni me dall’interno. All’esterno, l’arte fa paura e pressione del mercato. Inoltre, le opere che si
’90 ha cominciato a rivolgersi anche alla scultura e i potenti hanno sempre cercato di controllar- vendono meglio sono di solito quelle più fa-
alle installazioni. Tra le sue opere ricordiamo il ciclo la. L’arte è indipendente, non è riconducibile cili e consensuali. Tutto ciò non m’interessa.
Parsifal (1973), Serafino (1983-84) e Libro con ali
(1992-94)
alle leggi della morale e della politica, quindi Il troppo consenso è sempre negativo. Prefe-
spiazza e sorprende il potere. Il vero artista risco restare nell’underground. Preferisco le
Per le notizie biografiche su Kiefer ❱ anche non fa mai quello che ci si aspetta da lui, sfug- critiche anche aspre che però mi fanno senti-
par. 35.7.3
ge alle regole e alle attese, mostra che si può re vivo». Rispetto agli anni Cinquanta e Ses-
pensare l’impensabile, diventando così un santa, oggi il pubblico segue con maggiore
Tratto da: Fabio Gambaro, Anselm Kiefer. Così il
cinismo di Hirst distrugge l’arte, in “La Repubblica”, esempio pericoloso». E quali sono i pericoli attenzione l’arte contemporanea. Per un ar-
24 maggio 2011, p. 58. interni? «Un’opera artistica nasce sempre da tista è uno stimolo importante? «Non è un
una successione di scelte. Ad ogni momento, interesse vero. È solo consumo e spettacolo.
quindi, si rischia la scelta sbagliata. L’arte è Adorno lo aveva previsto, sebbene poi l’arte,
come un percorso sulla cresta di una monta- che sembra sempre precipitare nell’abisso,
gna, si può cadere ad ogni istante da una par- all’ultimo momento riesca sempre a salvarsi
te o dall’altra. Oltretutto, l’arte è sempre at- in un modo o nell’altro. L’artista che più ha
tratta dall’autodistruzione, come hanno mo- fatto precipitare l’arte verso il suo annienta-
strato in passato i futuristi. Per rinnovarsi, mento è Damien Hirst, come mostrano le
oggi si mette alla ricerca di stimoli e idee al di quotazioni stratosferiche delle sue opere. Il
fuori dei propri confini, confrontandosi con suo cinismo trasforma l’arte in puro merca-
il kitsch, la cultura di massa, il brutto, mate- to, conducendola in una zona pericolosa.
riali che prova rielaborare e trasformare. L’arte però non muore mai, resiste, risorge
Spesso però finisce per restarne prigioniera». dalle rovine, anche se, nella nostra società
Pensa ad artisti come Jeff Koons? «Non m’in- unidimensionale in cui tutti pensano allo
teressa fare nomi. Dico solo che già Andy stesso modo, non ci si aspetta più nulla d’ori-
Warhol realizzava la morte dell’arte. I suoi ginale. Per questo, mi sento un alieno prove-
quadri erano brutti, ma il cinismo del suo la- niente da un altro pianeta». […] Dopo qua-
voro era una novità. Oggi però quello stesso rant’anni di attività è cambiato qualcosa nel
cinismo non è più riproponibile. Non si può suo modo di lavorare? «È cambiato il conte-
esporre di nuovo l’orinatoio di Duchamp. sto, che come ho detto - è ormai dominato
Eppure c’è chi lo fa. L’arte diventa così un dal mercato. Io però sono rimasto lo stesso.
passatempo divertente, al cui interno si può La sola differenza è che oggi so che sono ca-
fare di tutto. I risultati però non lasciano pace di dipingere. Non ho talento, ma la mia
traccia. Si consumano immediatamente e si mano adesso sa dipingere. Naturalmente ho
dimenticano. Quest’arte non intriga più, è sempre dei dubbi su quello che faccio, anche
solo consumo». Il mercato spinge in questa perché quando si crede di saper fare bene
direzione? «Naturalmente, ma è tutto il siste- qualcosa diventa più facile sbagliarsi. Occor-
ma dell’arte ad essere prigioniero della quan- re fare attenzione e continuare ad interrogar-
tità, come mostrano i musei alla ricerca del si criticamente. È il motivo per cui io non so-
record di pubblico. L’arte rischia di essere no mai soddisfatto di quello che ho fatto. E
soffocata dal denaro e dai record. Non a caso, comunque ogni risultato è sempre provviso-
circolano molte opere che non hanno nulla a rio. Nulla è mai definitivo.

Copyright © 2012 Zanichelli Editore SpA, Bologna [6683]


Questo file è una estensione online del corso Il Cricco Di Teodoro. Itinerario nell’arte. Terza edizione © Zanichelli 2012

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