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“Pronto, buongiorno. Un’informazione: quando e dove possiamo ammirare i colori


della Foresta...?”
In questo periodo è la domanda più ricorrente che ci pongono e, dobbiamo dire, la più
azzeccata: infatti, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi offre in questo periodo uno dei
più begli spettacoli naturali: i colori della Foresta che, solo per poche settimane, si accendono
d’infinite sfumature di gialli, rossi, verdi e arancioni.
E’ nata così l’idea di proporre cinque domande e rispettive risposte per soddisfare parte della
fame di curiosità di tanti escursionisti e visitatori che si sono appassionati al nostro Parco.
1) Qual è il periodo per ammirare i colori della Foresta?
I periodi migliori sono le ultime due settimane di ottobre e le prime due di novembre. Le
Foreste del Parco possono dividersi in due fasce: una montana sopra gli 800-1500 metri e
una sottostante, collinare, dai 500 agli 800. Nella prima domina il faggio, ma nelle Foreste
Casentinesi vi sono tante altre specie che si associano con esso: abete bianco, acero
montano, riccio e opalo, olmo, tigli (nostrano e selvatico), frassini (maggiore e orniello).
Questa ricchezza specifica si tramuta in infinite sfumature di colore che hanno il loro
momento nelle ultime due settimane di ottobre.
Nella fascia collinare i colori delle querce e dei carpini, meno spettacolari della fascia
montana, raggiungono l’apice nelle prime due di novembre anche se l’acero opalo e
campestre, il ciliegio e l’orniello si colorano già nelle ultime di ottobre. In sintesi le giornate
migliori sono quelle tra gli ultimi giorni di ottobre e i primi di novembre.
2) Quali sono i luoghi e i percorsi consigliati?
Il luogo più noto dove vivere l’esperienza emozionale di osservare la foresta colorata è la
cima del Monte Penna sopra la Foresta della Lama. Si raggiunge dal Passo dei Fangacci
nella strada che collega Badia Prataglia all’Eremo di Camaldoli. Sempre nella Foresta della
Lama, e abbinata alla salita al Monte Penna, consigliamo l’escursione che porta al pianoro
della Lama per il sentiero degli Scalandrini. In sostanza un tuffo nei colori delle Foreste
Casentinesi! La stessa emozione si può vivere nella Foresta di Campigna, risalendo
dall’abitato al Passo della Calla per la mulattiera Granducale e scendendo per il sentiero della
Fonte del Raggio, fino (se si ha la gamba giusta) a Villaneta. Nel versante fiorentino da
Castagno d’Andrea per il Borbotto, seguendo il percorso che porta alla Gorga nera, Passo
Crocicchie, Monte Falterona e Monte Falco (preferibile a metà ottobre). Infine da non perdere
il bosco monumentale di faggi, aceri e abeti che circonda il Santuario della Verna.
A novembre a quote più basse per ammirare le colorazioni delle querce (cerro e roverella)
suggeriamo la spettacolare Valle di Pietrapazza, il sentiero delle Ripe Toscane nella solitaria
Valle delle Celle, la Salita al Monte Tiravento da Premilcuore, e la Valle dell’Acquacheta da
San Benedetto. Nel versante casentinese il sentiero del Tramignone, che collega Serravalle
con Badia Prataglia.
Per informazioni precise su percorsi e itinerari suggeriti rinviamo alla Guida a Piedi nel Parco.
34 escursioni nel Parco Nazionale. Edizioni Parco Foreste Casentinesi € 16,00.
3) Perché le Foreste Casentinesi si possono considerare le “Foreste più colorate
d’Italia”?
E’ un primato difficile da dimostrare, ma vi sono condizioni naturali e storiche che
testimoniano a favore di questa eccellenza. L’Appennino tosco-romagnolo si trova a cerniera
di due grandi regioni: l’area mediterranea e quella europea. Questa situazione geografica
consente l’associazione di specie forestali di diverse provenienza e genera un’eccezionale
biodiversità con oltre quaranta specie di alberi presenti, un vero primato per le nostre
latitudini. L’altro fattore, ancor più importante, è la conservazione e la gestione oculata che
queste foreste hanno goduto nei secoli.
Dai Camaldolesi (1000 anni fa), al Granduca di Toscana, al Corpo Forestale dello Stato che
ancora oggi gestisce la porzione più integra della foresta, fino al Parco Nazionale la storia è
stata sempre, o quasi sempre, a favore dell’integralità di questi straordinari complessi
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forestali.
E così oggi alberi che in Appennino sono vere e proprie rarità, come aceri, frassini, olmi, tigli
ecc., nelle nostre foreste sono specie ben presenti e accendono di colori la foresta in
autunno.
4) Dai colori possiamo distinguere le specie forestali?
Non può esistere un sistema preciso per riconoscere le specie forestali dai colori, per fortuna
nostra e dei nostri occhi sono infinite le sfumature. Ma volendo semplificare possiamo dire
che il faggio si accende di un color ruggine dorato, l’acero riccio di un intenso giallo limone,
l’acero campestre di un giallo-aranciato e l’acero montano una via di mezzo tra i due,
spettacolare l’acero opalo che si colora di rosso e arancione, il ciliegio di rosso, l’orniello di un
vinaccia inconfondibile nel bosco, il frassino maggiore rimane verdastro come il carpino, le
querce un giallo ruggine: più chiaro nelle roverelle e più scuro nel cerro; il castagno, che si
colora ancora a metà ottobre e vive in genere in boschi propri, si osserva nei versanti con
grandi chiazze gialle che si individuano facilmente nei versanti più freschi.
Caratteristiche sono le foglie di sorbo montano dal contrastato aspetto biancastro nella parte
inferiore e marrone-ruggine in quella superiore. Spettacolari gli arbusti di scotano che si
osservano sulle pareti di roccia marnosa nelle parti basse delle vallate romagnole, con
fiammate di colori che vanno dal rosso vivo al viola, all’arancione caldo.
Da non trascurare l’effetto di colorazione delle specie sempreverdi, che in autunno e poi in
inverno spiccano in foresta: nella fascia montana sicuramente il protagonista è l’abete bianco;
molto più rari il tasso e l’agrifoglio. Nella parte collinare il leccio abbarbicato sulle rupi più
calde, come nei dintorni di San Benedetto in Alpe o la rara cerro-sughera che compare nei
boschi di querce molto sporadica. E ancora, tra le specie introdotte sempreverdi in autunno,
l’ontano napoletano che borda molte delle nostre strade forestali e il pino nero piantumato
abbondantemente nei terreni abbandonati del dopoguerra.
5) Perché cadono le foglie e si mostrano i colori?
Siamo abituati a vedere le foglie verdi e il verde è il colore simbolo della Natura. Non è un
caso: il verde è il prodotto della presenza della clorofilla, che ha il potere straordinario di
trasformare l’energia del sole in energia vitale. Ma nelle cellule delle foglie oltre alla verde
clorofilla ci sono milioni di altri sacchetti colorati soprattutto giallo e arancio: la sostanza gialla
si chiama xantofilla, l’arancione carotene. In primavera e in estate la clorofilla copre le altre
sostanze colorate, è per questo che le foglie ci appaiono di colore verde.
Alla fine dell’estate, un sottile strato di sughero cresce all’attaccatura del picciolo e nella foglia
la clorofilla verde a poco a poco scompare e lascia in mostra il giallo e l’arancione. Questo è il
caso delle “latifoglie decidue” che alle nostre latitudini, dove l’alternanza delle stagioni è molto
marcata, sono rappresentate da molte specie di diverse famiglie botaniche. Allora si possono
vedere soprattutto il giallo della xantofilla e l’arancione del carotene. Altro fattore di
colorazione è la sostanza zuccherina. Infatti, per tutta la stagione primaverile ed estiva, le
foglie hanno prodotto lo zucchero, che è il nutrimento principale della pianta. La linfa trasporta
lo zucchero dalle foglie alle altre parti della pianta, ma a volte, quando i tubicini si chiudono, lo
zucchero resta bloccato dentro le foglie. In questi casi, lo zucchero può provocare un
cambiamento di colore della linfa che diventa quindi rossa o color porpora: così le foglie
diventano rosse o porporine come nell’acero opalo. Quando invece le foglie si seccano e
muoiono, diventano marrone e color ruggine.

I due tratti più spettacolari da percorrere in macchina o camper sono in località Fangacci e nei
pressi di Passo Fangacci; è importante sottolineare come trattasi di località omonime, ma
ubicate in posti differenti e anche relativamente distanti (circa un’ora in Mountain bike;
altrettanto in macchina, dato che si tratta di scendere a valle e risalire).
In particolare, il primo di questi tratti di strada è quello che dal Passo Calla conduce verso il
grande spiazzo di Fangacci (Passo Calla si trova sulla SS 310, quella che unisce S.Sofia-
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Campigna con Stia). Si tratta di un paio di km all’interno di un bosco caratterizzato da una


vegetazione omogenea e coloratissima. In autunno il mezzo avanza su un letto di foglie
colorate, con un alternarsi di curve a destra e sinistra mai troppo chiuse. La strada termina in
un grande parcheggio, ideale per i camperisti dato che ci sono anche spazi dedicati alla sosta
notturna. Da qui poi partono numerosi sentieri da percorrere a piedi o in bicicletta. Il secondo
di questi tratti di strada dal contenuto cromatico altamente spettacolare è la Strada
Provinciale 124 dell’Eremo (così denominata perché unisce l’Eremo di Camaldoli con Badia
Prataglia). Su questa strada ci sono due momenti da segnalare: percorrendola dall’Eremo di
Camaldoli, va in primis segnalato il tratto sterrato da Prato alla Penna al Passo Fangacci dato
che si tratta di una strada priva di asfalto e protezioni laterali, ma bellissima da percorrere
perché è in costa (lungo il crinale della montagna). Da Passo Fangacci a Badia Prataglia la
strada torna a scendere, e qui meritano menzione la vegetazione e i colori del bosco.
Dove vedere il foliage a piedi
Il luogo più indicato sul web per vedere il foliage è il Monte Penna, che si raggiunge con una
camminata di circa 30 minuti che parte dal Passo dei Fangacci, nella strada che collega
l’Eremo di Camaldoli e Badia Prataglia (clicca qui per approfondimenti sull’escursione). Viene
in genere consigliato perché al termine del sentiero c’è una terrazza naturale con un
grandioso panorama, che consente di vedere i mille colori delle Foreste Casentinesi.
Personalmente ritengo sia un posto molto bello, tanto da meritare una menzione nella lista
dei posti da assolutamente vedere nel Casentino. Tuttavia, vi sono posti più indicati per
ammirare il foliage. In genere, i posti che i locali mi hanno consigliato di visitare per ammirare
il foliage sono quelli indicati nel post sui migliori sentieri, al quale quindi mi limito a rinviare. In
questa sede è opportuno segnalare che a Campigna è veramente spettacolare e fotogenica
la veloce passeggiata (500 metri) lungo il “Viale del Granduca”. Come passeggiata in sé non
è eccezionale, se non altro perché si tratta di un sentiero che è più corto di tanti viali che ci
sono nei parchi cittadini. Tuttavia, merita una menzione poiché trattasi di un viale alberato di
tigli che dalla seconda metà di ottobre consente di camminare in un mare di foglie colorate
che arrivano quasi alle caviglie; ma senza correre il rischio di imbattersi nelle deiezioni dei
cani cittadini. Punto di partenza e arrivo è la Chiesa di Campigna. Altro sentiero meritevole di
menzione è il sentiero natura “la Faggeta”, che parte dalla località il Capanno, sulla SP che
collega Badia Prataglia all’Eremo di Camaldoli. Il sentiero risale del torrente Archiano, ma
merita speciale menzione in quanto il bosco è formato da abeti e bianchi e da coloratissimi
faggi ed aceri.
Quando andare
In merito al migliore per ammirare i colori della Foresta, se guardiamo il sito web del Parco
troviamo scritto che “i periodi migliori sono le ultime due settimane di ottobre e le prime due di
novembre. Le Foreste del Parco possono dividersi in due fasce: una montana sopra gli 800-
1500 metri e una sottostante, collinare, dai 500 agli 800. Nella prima domina il faggio, ma
nelle Foreste Casentinesi vi sono tante altre specie che si associano con esso: abete bianco,
acero montano, riccio e opalo, olmo, tigli (nostrano e selvatico), frassini (maggiore e orniello).
Questa ricchezza specifica si tramuta in infinite sfumature di colore che hanno il loro
momento nelle ultime due settimane di ottobre. Nella fascia collinare i colori delle querce e
dei carpini, meno spettacolari della fascia montana, raggiungono l’apice nelle prime due di
novembre anche se l’acero opalo e campestre, il ciliegio e l’orniello si colorano già nelle
ultime di ottobre. In sintesi le giornate migliori sono quelle tra gli ultimi giorni di ottobre e i
primi di novembre”. Per quanto mi riguarda, ho avuto la sensazione nelle parti più elevate
delle Foreste Casentinesi sia meglio andare nella prima metà di ottobre, dato che altrimenti si
corre il rischio di trovare gli alberi già completamente spogli. Mi sento invece di confermare
che nella parte più bassa delle Foreste Casentinesi si possa godere appieno dei caldi colori
autunnali anche nei primi giorni di novembre.

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