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(Marco Malvezzi)
«È sera di già, sono le quattro del pomeriggio però è autunno e il
sole diventa pigrone.
Se mi volto e guardo i miei monti, li vedo coperti di muschio
verde, con intere vallate gialle e rosse: è il Plische con il suo immenso
prato a forma di imbuto dove d'inverno cade la neve. Sotto questo
imbuto ci sono le sue grandi ali aperte che è l’unico pezzo di monte
che non è coperto dai mughi che da questa distanza sembrano muschio
verde, verde. Se mi giro un po’ verso destra vedo il Zevola: il monte
che vedo è il più pieno di neve e nella sua pancia ha un tatuaggio a
forma di pesce.
Esco dalla porta che conduce al bar, alzo gli occhi e vedo la
Biasin: la ferrata più vicina al rifugio che io e mio fratello abbiamo
chiamato “la ferrata dell’elefante” perché vicino c’è una montagna
che i mughi l’hanno modellata come il muso di un elefante.
Ecco il sole che ci saluta! cadendo nei ghiacciai dell’Adamello
e Presanella: colora il cielo di giallo, poi d’arancione e alla fine di
rosso fuoco che ha incendiato il cielo.
La grande palla di fuoco non c'è più, sembra esplosa in piccole
scintille che difatti se mi volto vedo nel blu.
Buona notte, dico ai miei monti che si mettono la gigantesca
coperta blu e scompaiono in un baleno.
Ecco, così miei cari lettori sapete che i miei monti ed io vi aspettiamo
tra il verde dei prati, gli stupendi colori dell’autunno, l’aria pura che
c’è quassù e infine tra il bianco e soffice candore della neve!!!».