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Altipiano della Lessinia

Gruppo del Carega

Foto: Marco Malvezzi


Altipiano della Lessinia

Appena sopra la città di Verona si innalza il versante più meri-


dionale delle Prealpi Venete.
La Lessinia si distende, ampia e generosa, solcata da tre
valli, la Valpolicella, la Valpantena e la Valle di Illasi. Intorno ai 1500
metri diventa un immenso catino ondulato di pascoli, adagiato tra
la Valle dell’Adige e il Carega. A nord è già terra trentina.
Un Parco Naturale protegge le aquile e i camosci, le malghe
e i muri di pietra rosa, i fossili e i monumenti naturali di roccia.
La Lessinia è la montagna delle migliaia di vacche che vi
pascolano nei mesi estivi, dopo transumanze festose, è un turismo
discreto e misurato, è la storia dei popoli migranti che parlavano
il cimbro, l’antico idioma tedesco.

(© 2007 Le Falìe di Velo Veronese)


«Spéte, spéte», era l’intercalare in dialetto bellunese del professor Pasa
quando criticava la mia superficialità e la mia tendenza a ricercare nei
paesaggi della Lessinia le stesse emozioni che in me avevano suscitato i
panorami delle “grandi Alpi”; «Aspetta! È tutta un’altra cosa, prima di
giudicare bisogna conoscere...».
Angelo Pasa è stato uno dei primi studiosi che hanno intuito che
i Monti Lessini non danno un’immagine immediata della propria bellezza,
ma presentano un paesaggio semplice, con una morfologia dolce quasi
monotona. Solo un’analisi più accurata porta piano piano a scoprire
l’importanza dei particolari, qualunque essi siano: una grotta, una vallata,
una contrada, un bosco o un fiore.
Il modo di procedere del professore nella ricerca, si può indentificare
in quella parola: «Spéte», continuamente ripetuta, di cui solo più tardi
sono riuscita a capire il vero significato...

(Maria Lara Dionisi Comunian)

Altipiano della Lessinia


Vista panoramica dalla Conca dei Parpari sull’alta Lessinia nord-orientale e il Gruppo del Carega.

Altipiano della Lessinia


Altipiano della Lessinia
Altipiano della Lessinia
Altipiano della Lessinia
Altipiano della Lessinia
Altipiano della Lessinia
Altipiano della Lessinia
Altipiano della Lessinia
Altipiano della Lessinia
Altipiano della Lessinia
Altipiano della Lessinia
Altipiano della Lessinia
Altipiano della Lessinia
Altipiano della Lessinia
Altipiano della Lessinia
Altipiano della Lessinia
Altipiano della Lessinia
Altipiano della Lessinia
Altipiano della Lessinia
Altipiano della Lessinia
Altipiano della Lessinia
Gruppo del Carega

Stupendo massiccio delle Piccole Dolomiti (Prealpi venete),


all'incrocio fra le province di Verona, Vicenza e Trento. La massima
altitudine è cima Carega (2259 m), poco sotto la quale si trova il
rifugio Mario Fraccaroli.
La principale e più conosciuta strada d’ingresso è quella che
giunge da Giazza (alta Val d’Illasi) e che si chiude al traffico
automobilistico privato all’altezza del Rifugio Revolto, diventando
una splendida mulattiera che giunge dapprima al Rifugio Passo
Pertica, poi al Rifugio Pompeo Scalorbi.
I versanti sono spesso scoscesi e offrono vie d'accesso alla
parte superiore del monte molto interessanti per alpinisti e amanti
dei paesaggi. Numerosi sono anche i vaj, profonde e ripide gole
di carattere dolomitico, scavate nel corso dei millenni nella dolomia
dall'azione erosiva dell'acqua, del vento e di altri agenti atmosferici.
Nella parte superiore troviamo i tipici aspetti dolomitici con
pareti molto ripide, ma anche la conformazione tipica e dolce
dell'alpe, con valloni prativi spaziosi e morbidi.

(Marco Malvezzi)
«È sera di già, sono le quattro del pomeriggio però è autunno e il
sole diventa pigrone.
Se mi volto e guardo i miei monti, li vedo coperti di muschio
verde, con intere vallate gialle e rosse: è il Plische con il suo immenso
prato a forma di imbuto dove d'inverno cade la neve. Sotto questo
imbuto ci sono le sue grandi ali aperte che è l’unico pezzo di monte
che non è coperto dai mughi che da questa distanza sembrano muschio
verde, verde. Se mi giro un po’ verso destra vedo il Zevola: il monte
che vedo è il più pieno di neve e nella sua pancia ha un tatuaggio a
forma di pesce.
Esco dalla porta che conduce al bar, alzo gli occhi e vedo la
Biasin: la ferrata più vicina al rifugio che io e mio fratello abbiamo
chiamato “la ferrata dell’elefante” perché vicino c’è una montagna
che i mughi l’hanno modellata come il muso di un elefante.
Ecco il sole che ci saluta! cadendo nei ghiacciai dell’Adamello
e Presanella: colora il cielo di giallo, poi d’arancione e alla fine di
rosso fuoco che ha incendiato il cielo.
La grande palla di fuoco non c'è più, sembra esplosa in piccole
scintille che difatti se mi volto vedo nel blu.
Buona notte, dico ai miei monti che si mettono la gigantesca
coperta blu e scompaiono in un baleno.
Ecco, così miei cari lettori sapete che i miei monti ed io vi aspettiamo
tra il verde dei prati, gli stupendi colori dell’autunno, l’aria pura che
c’è quassù e infine tra il bianco e soffice candore della neve!!!».

(Martina Cappelletti - Scuola Elementare di S’Andrea - Classe Vª)

Gruppo del Carega


Vista panoramica da Cima Trappola (Lessinia, m 1865): a sinistra all'orizzonte il gruppo Adamello/Brenta; in primo piano il
nodo centrale del Carega, monte Plische e monte Zevola.

Gruppo del Carega


Gruppo del Carega
Gruppo del Carega
Gruppo del Carega
Gruppo del Carega
Gruppo del Carega
Gruppo del Carega
Gruppo del Carega
Gruppo del Carega
Gruppo del Carega
Gruppo del Carega
È lassù

È lassù su quella montagna


un rifugio di pietre e di legna

Il camino che brucia le carni


il buon vino che scorre le vene

È lassù su quella montagna


l’eco riporta le tue tremule mani
a ritmo di voce poi che dopo colpito
ti lasciasti cadere sotto un manto di stelle

chiedendo il buon vino per quell’ultima volta

È lassù su quella montagna


sotto la croce vicino a una stella
amico soldato - sulle spalle un cannone
il tuo cuore squarciato - la tua mente riposa

È lassù che ti porto un saluto


è su quella montagna che ti sento vicino

Marco Malvezzi ’97


Altipiano della Lessinia

Gruppo del Carega

Non sono un fotografo, non ho mai deciso di imparare vera-


mente; non ho attrezzature adeguate, non avrebbe senso se prima
non imparo ad usarle.

Ho solo uno sconfinato amore per le mie montagne, che da


molti anni continuo a girare in lungo e in largo, in auto e a piedi,
con il bello e il cattivo tempo, da solo o in buona compagnia;
qualcuno mi ha detto che questo “sconfinato amore” talvolta
traspare dai miei scatti: ciò, per ora, mi basta e mi avanza.

M.M. - settembre 2008

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