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Per gli appassionati di trekking si consiglia l’escursione presso la Foresta di Montes, dove sono presenti Is

pinnettos, ossia antiche capanne di pastori usate come rifugi e la visita al Museo Naturalistico del Supramonte. Il
15 agosto si festeggia l’Assunta con una pittoresca sfilata e processione di costumi tradizionali per le vie del
paese. I festeggiamenti terminano con Sa Vardia, la corsa di cavalli sull’asfalto cittadino, forte attrattiva per i
turisti. Stupenda anche l’area circostante, detta “Supramonte”: un complesso montuoso caratterizzato da altopiani
carbonatici e doline. Con un’estensione pari a circa 35.000 ettari, comprende anche l’ampia fascia costiera del
golfo di Orosei e ricade negli ambiti territoriali dei comuni di Oliena, Orgosolo, Urzulei, Dorgali e Baunei.
Enormi bastioni rocciosi caratterizzano il paesaggio, alternati a profondi canyon e picchi rocciosi che si stagliano
verso il cielo.

Il Supramonte, per convenzione, viene suddiviso in base ai territori dei comuni in cui ricade. Il Supramonte di
Orgosolo si estende da Funtana Bona al calcareo Monte Fumai (1316 m), al monte Novo San Giovanni, una delle
zone più panoramiche della Sardegna. Quest’area del Supramonte è caratterizzata da grandiosi fenomeni carsici.
Merita sicuramente grande attenzione la dolina di Su Sercone, voragine calcarea larga e profonda circa 200 m, nel
cui interno crescono tassi secolari. Di notevole bellezza la foresta di Sas Baddes-Nuraghe Mereu, considerata
l’unica estesa lecceta primaria d’Europa mai sottoposta a taglio.

Aggius

Il paese di Aggius, situato nel cuore della Gallura, è caratterizzato per la cura delle antiche case in pietra granitica,
considerate fra le più belle del territorio. L’economia del paese è basata sull’estrazione e la lavorazione del
granito, ma è anche specializzato nella produzione di tappeti e nell’arte della tessitura. Il coro di Aggius,
soprannominato dal D’Annunzio Coro del galletto di Gallura, è molto famoso per via delle sue particolari
sonorità.

Da visitare il Museo Etnografico Oliva Carta Cannas. All’interno sono esposti oggetti e macchinari originali che
raccontano la storia, la cultura, le tradizioni di Aggius e di tutta la Gallura. Un museo unico è poi quello dedicato
al Banditismo, di cui Aggius è stata il capoluogo per secoli. È situato nel palazzo della vecchia Pretura, la zona più
antica del paese. In ambito archeologico, di particolare interesse è il Nuraghe Izzana, il più grande della Gallura,
situato nel centro della Valle della Luna.

Stupendo e’ anche il vicino Monte Limbara, un complesso montuoso di natura granitica ubicato nel cuore della
Gallura. A nord guarda verso il pianoro di Tempio, a sud ovest è delimitato dal fiume Coghinas e a sud est dalla
depressione di Monti, Oschiri, Padrogiano e Olbia. Pur non raggiungendo un’altezza elevata (supera di poco i
1300 m), il Limbara appare imponente e suggestivo, caratterizzato da cime rocciose modellate da agenti
atomposferici che in millenni hanno conferito loro forme strane e bizzarre. La più alta è la Punta Balistreri, che
raggiunge i 1359 m. Sul monte si trovano due cantieri forestali: uno nel versante settentrionale, l’altro in quello
sud. Il primo, appartenente al comune di Tempio Pausania, è compreso all’interno del SIC (Siti di Importanza
Comunitaria).

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La zona è occupata da una rigogliosa macchia mediterranea, in prossimità delle cime sostituita da lande steppose e
apre formazioni rocciose. Il monte Limbara sud appartiene, invece, al comune di Berchidda. Lo scenario è
dominato da grandi massi che sembrano quasi sospesi in precario equilibrio, modellati da fenomeni di erosione
fino ad assumere forme bizzarre, punteggiati di grotte e cavità. La zona è frequentata dall’aquila reale e aquila
Bonelli, che vola su fitti e rigogliosi boschi abitati da gatti selvatici e martore. A Littu Siccu, nel cuore della
foresta, si trovano tracce di antichi insediamenti umani a Pedru Fadda e Fighizzola.

La vegetazione è costituita da erica e corbezzolo; nei valloni più freschi al leccio si accompagnano l’orniello e
l’agrifoglio. Il versante settentrionale e quello meridionale sono ricchi di sorgenti dalle quali sgorga acqua con
ottime qualità oligominerali. Il Limbara è teatro della manifestazione musicale “Time in jazz”, che tra rocce e
boschi trova lo scenario ideale per ritmiche espressioni artistiche. Vi è inoltre allestito l’ecomuseo di arte e natura
“Semida” – che in sardo significa sentiero. Qui spettacolari installazioni di artisti quali Giovanni Campus, Clara
Bonfiglio, Erik Chevalier, Paola Dessy, Bruno Petretto, Pinuccio Sciola, Giovanna Secchi, Monica Solinas
accompagnano il visitatore alla scoperta di un mondo naturalistico dove si insinuano vere e proprie opere d’arte,
che attraverso la Land Art, ricerca artistica nata negli anni Settanta del XX secolo, creano uno spettacolare e
sorprendente gioco estetico.

Oliena

Oliena sorge alle pendici del Monte Corrasi. Famosa per il suo artigianato, in particolare per le cassepanche
intagliate adibite alla conservazione del pane carasau, Oliena mantiene viva la tradizione dei ricami su scialli di
seta e la pregiata lavorazione di gioielli in filigrana.

Il paese è rinomato in tutta la Sardegna e conosciuto in tutto il mondo per la pregiata qualità del Nepente, il vino
Cannonau che si produce nelle cantine del luogo ed elogiato dal poeta D’Annunzio, tanto che le bottiglie riportano
una sua citazione in etichetta.

Il paese ha ricevuto la Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano, un marchio di qualità turistico ambientale
che premia le piccole località dell’entroterra che si distinguono per l’offerta di eccellenza e l’accoglienza di
qualità.

Per gli appassionati di trekking, si consiglia l’escursione sulle montagne del Rifugio Monte Maccione sino alla
valle Lanaittu che racchiudono le grotte di Sa Oche, Su Bentu e Corbeddu, che prende il nome dal bandito, vissuto
intorno alla metà dell’Ottocento, che vi trovò rifugio per diversi anni.

Ai piedi del Supramonte si trova la spettacolare sorgente carsica di Su Gologone, la più importante in Italia e ora
monumento nazionale. A metà settembre si svolge Cortes Apertas, manifestazione culturale nata a Oliena, che
interessa diversi paesi della Sardegna. Durante quest’evento vengono esposti i prodotti locali, mentre le case e gli
antichi cortili possono essere visitati dai numerosi turisti.

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L’area circostante, detto il Supramonte è un complesso montuoso caratterizzato da altopiani carbonatici e doline.
Con un’estensione pari a circa 35.000 ettari, comprende anche l’ampia fascia costiera del golfo di Orosei e ricade
negli ambiti territoriali dei comuni di Oliena, Orgosolo, Urzulei, Dorgali e Baunei. Enormi bastioni rocciosi
caratterizzano il paesaggio, alternati a profondi canyon e picchi rocciosi che si stagliano verso il cielo. Il
Supramonte, per convenzione, viene suddiviso in base ai territori dei comuni in cui ricade. Il Supramonte di
Oliena va dalla località di Sos Prados alla vetta del Monte Corrasi, alla punta di Sos Nidos fino alla Badde su Tuo.
Conosciuto per i suoi calcari, ospita la famosa Nurra de Sas Palumbas, grotta di rilevante importanza faunistica. Il
monte Corrasi costituisce la vetta più alta di tutto il complesso montano con i suoi 1463 m sul livello del mare.

È caratterizzato da un ambiente spoglio e roccioso con peculiari elementi geomorfologici come pianori carsici,
campi carreggiati, grotte, voragini, guglie e pinnacoli dalle forme più strane. Nella zona del monte Corrasi sono
state catalogate più di 650 specie botaniche. Tra queste la maggior parte sono esclusive dei calcari del centro
Sardegna ed altre sono presenti solo nel Corrasi. Per la particolarità e la ricchezza delle specie che crescono su
questo monte, la Società Botanica Italiana ha incluso dal 1971 il Corrasi nel censimento dei biotopi di rilevante
interesse vegetazionale e meritevoli di conservazione. A monte della vallata di Lanaittu si trova la grotta Corbeddu
che ha preso il nome dal bandito che vi si rifugiava nel secolo scorso ed è conosciuta per aver portato alla luce i
resti di un cervo estinto già a partire dal Pleistocene sardo. Cervo che documenta segni inequivocabili di
lavorazione da parte dell’uomo, dai quali si evince la presenza umana in questo importante massiccio 18.500 anni
fa.

A qualche chilometro dal paese di Oliena, sulle falde del Supramonte e presso la riva destra del fiume Cedrino, si
trova la sorgente carsica de Su Gologone. Da cui sgorgano le limpidissime acque oligominerali che nel corso dei
millenni hanno scavato la loro via attraverso le rocce della montagna. Chi arriva in questo luogo si trova davanti
uno spettacolo straordinario e fortemente scenografico grazie all’imponente massa d’acqua, che sgorga da una
vasta e complessa gola calcarea e che durante le piene si trasforma in un torrente impetuoso che, dopo un breve
percorso, confluisce nel Cedrino, costituendone nel periodo estivo l’unica fonte di alimentazione. Attorno a questa
gelida fonte, fresca nei mesi estivi e travolgente durante le piene invernali (la portata media è di ben 300 l d’acqua
al secondo, cifra che la pone al primo posto tra le sorgenti sarde), un verdeggiante e piacevole boschetto di
eucalipti consente di effettuare tranquilli pic-nic lontano dalla calura.

Per esplorare le profondità della grotta sotterranea, sommersa da anni, gruppi di speleologi
scendono ogni volta sempre più in profondità nelle viscere invase perennemente dall’acqua. La
discesa più famosa è quella del francese Olivier Isler, che ha raggiunto la profondità di 108 m
(ancora non superata), senza però raggiungere il fondo.

All’interno di una dolina creatasi per sprofondamento tettonico nel cuore del Monte Tiscali, nel Supramonte di
Oliena, si trova il villaggio di Tiscali. L’area comprende due agglomerati di capanne di diversa planimetria,
dimensione e funzione e comprende circa 70 capanne. Nel primo agglomerato le capanne, di forma circolare,
probabilmente sorgevano su terrazzamenti artificiali. Il secondo villaggio presenta strutture di pianta rettangolare

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o quadrangolare, probabilmente con funzione di magazzini per provviste e come rifugi per animali. Dal villaggio
provengono scarse ceramiche nuragiche, alcune decorate a cerchielli (IX-VIII sec. a.C.) ed altre di età romana.

Laconi

Di sicuro interesse il Castello Aymerich, risalente alla prima metà dell’Ottocento, che sorge al centro del
suggestivo parco omonimo, con piccole cascate e innumerevoli specie botaniche. L’area si estende su una
superficie di quasi 22 ettari nel comune di Laconi, nella regione denominata Sarcidano, al centro della Sardegna.
Le rovine del castello presentano stratificazioni plurime, che nel corso dei secoli hanno portato all’attuale aspetto.
Il nome, innanzitutto, è oggi quello degli ultimi signori di Laconi, gli Aymerich appunto (che assunsero il titolo
nel ‘700), ma in realtà l’edificio nacque originariamente in epoca medievale (forse sui resti di un castrum
bizantino antibarbaricino) per difendere la frontiera del Regno di Arborea da quello di Cagliari. La torre maestra, a
pianta rettangolare, risale all’XI-XII secolo e nel XVIII fu trasformata in un carcere. Accanto ad essa sorge il
castello vero e proprio, suddiviso in due piani: quello inferiore è contemporaneo alla torre, mentre quello
superiore è successivo e presenta alle finestre eleganti modanature in stile catalano-aragonese.

Laconi è situata nell’altopiano del Sarcidano. È immersa in un fitto e verde bosco con numerose sorgenti d’acqua.
Il territorio presenta numerosi resti di insediamenti nuragici, dove sono stati rinvenuti numerosi reperti.

Questo castello fu la residenza dei signori di Laconi fino alla metà dell’800, epoca in cui il marchese Ignazio
Aymerich Ripoll aveva già fatto realizzare un giardino di piante esotiche che si estende su un’ampia superficie.
Probabilmente ai signori laconesi si deve anche l’impianto boschivo circostante il castello, nel quale trovano
dimora anche piante singolari e non originarie, quali un cedro del Libano di dimensioni eccezionali ed il pino di
Corsica. Ma il parco è costituito anche da fitte leccete, intervallate da cavità naturali, ruscelli, piccole cascate e
laghetti che creano un’atmosfera di grande fascino, a disposizione di tutti a pochi passi dal centro urbano. Il Parco
è dal 1990 di proprietà regionale, in gestione all’Ente Foreste della Regione Sardegna.

Il 16 e il 17 gennaio si svolge la festa religiosa in onore di Sant’Antonio Abate, con la preparazione di un grande
falò che brucia per diversi giorni. Negli stessi giorni si svolge la Sagra dei dolci tipici, tra cui su pani’ e saba, il
pane di saba. La festa religiosa più importante del paese rimane quella dedicata a Sant’Ignazio da Laconi, che si
svolge l’ultima settimana del mese di agosto. Accanto ai festeggiamenti religiosi vengono organizzate mostre di
pittura, scultura e fotografia e una mostra mercato per promuovere i prodotti agroalimentari ed artigianali del
territorio.

Sàrdara

Al centro della fertile pianura del Campidano, Sàrdara ha sempre rivestito un ruolo strategico nelle
comunicazioni, particolarmente in età medievale, quando si trovò in posizione di confine tra i giudicati di Arborea
e di Calari. Si conservano di quest’epoca scarsi resti di un robusto muro di cinta. Il territorio del comune fu abitato
fin da epoca preistorica e particolare importanza assunse in epoca nuragica, come testimonia il tempio a pozzo di

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S. Anastasìa, tra i luoghi di culto più importanti dell’Isola tra l’Età del Bronzo e quella del Ferro. Da qui
provengono materiali ceramici di grande eleganza, conservati nel Museo Archeologico Villa Abbas. In epoca
romana la presenza di sorgenti termali determinò la nascita del popoloso centro urbano noto dalle fonti come
Aquae Neapolitanae.

L’importanza di Sàrdara nel tempo è testimoniata dalle belle chiese che punteggiano il tessuto urbano. Accanto al
pozzo nuragico di S. Anastasìa sorge l’omonima chiesa tardo-gotica (XV sec.), non lontana dalla parrocchiale
chiesa della Beata Vergine Assunta, realizzata tra XIV e XV secolo in stile romanico-gotico. Da segnalare, in
quest’ultima, i singolari rilievi scolpiti sugli archi e sulla volta stellare della prima cappella a destra, la statua di S.
Bartolomeo e un organo a canne del 1758. Da non perdere anche la trecentesca chiesa ex parrocchiale di S.
Gregorio, interessante per l’originalità delle forme e testimonianza della fase di transizione dallo stile romanico a
quello gotico. Numerose le feste religiose di sicuro interesse: S. Antonio a giugno, l’Assunta ad agosto, S.
Gregorio a settembre e S. Anastasìa a novembre. Ma la più importante è quella di S. Maria de is Aquas che si
svolge in coincidenza con il penultimo lunedì di settembre. per l’occasione la statua della santa viene trasportata
in processione dal paese alla chiesetta campestre, a circa 4 km di distanza, su un carro a buoi. A pochi chilometri
dal paese ci sono le Terme di Sàrdara, con due moderni complessi curativi. A poca distanza i resti delle vecchie
terme romane e le tracce della presenza dell’uomo sin da epoca eneolitica, come il nuraghe Arigau.

Non lontano si sviluppa la riserva naturale della Giara di Gesturi comprende il vasto altopiano basaltico e calcareo
della Giara, contornato da pareti scoscese e irrorato da stagni temporanei. Nel parco si estendono rigogliosi boschi
di querce da sughero, roverelle, lecci, olivastri e formazioni di macchia mediterranea.

La fama della zona è legata principalmente alla sua selvaggia e incontaminata bellezza, abitata da animali
rarissimi. L’area è infatti frequentata dall’unico branco esistente in Italia e in Europa di cavalli selvatici meglio
noti come “cavallini della Giara”. Di ridotte dimensioni, la loro origine è avvolta nel mistero, particolare che
accresce il fascino di questi animali robusti e tranquilli.

Ma la Giara non è animata solo dal sontuoso galoppo dei cavallini: vi si trovano diversi cinghiali, lepri, anatre,
beccacce, ghiandaie ed altri animali protetti, sull’altopiano infatti vige il divieto di praticare attività venatorie.

Una visita all’altopiano regala intense emozioni non soltanto per i suoi suggestivi abitanti, ma anche per lo
splendore della sua configurazione naturale, in cui svettano Sa Zeppara Manna ed altri rilievi che interrompono
l’andamento pianeggiante della sua superficie.

I vari paesi confinanti (Gesturi, Tuili, Setzu, Genuri, Sini, Gonnosnò, Albagiara, Assolo e Genoni) hanno aperto
agili accessi per raggiungere la riserva naturale con qualsiasi mezzo di locomozione, ed hanno altresì realizzato
aree di sosta in punti strategici per accogliere i visitatori.

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L’area riveste un notevole interesse non soltanto per il suo patrimonio naturale, ma anche perchè ospita importanti
monumenti archeologici come il protonuraghe di Bruncu Madugui ed il celebre nuraghe di Barumini, dichiarato
dall’ patrimonio dell’umanità.

BITTI e la recente istituzione del Parco Naturale Regionale di Tepilora e della storica Foresta di Sos Littos –
Sas Tumbas rende il luogo l’ideale per gli amanti della natura e dell’escursionismo che vogliono scoprire il lato
autentico e incontaminato della Sardegna.

Montiferru
A nord e nell’interno della Penisola del Sinis, il paesaggio della Sardegna occidentale è dominato dalle pendici
boscose del Montiferru, un esteso massiccio vulcanico che costituisce una splendida area naturale per lo più
ancora intatta, caratterizzata da antiche foreste, prati verdi, sorgenti naturali e piccoli centri abitati sede di
mercato. La vetta più alta è il Monte Urtigu (1050 m). In questo magnifico paesaggio, strade solitarie si
inerpicano su picchi rocciosi ammantati di querce da sughero, castagni, querce e tassi, mentre falchi e poiane si
lasciano trasportare in cielo dalle correnti di aria calda; nelle foreste stanno lentamente ricomparendo mufloni e
cervi sardi, due specie fino a poco tempo fa minacciate dall’estinzione.

Escursioni a Montiferru
Il modo migliore per esplorare il Montiferru è rinunciare all’automobile e camminare. Un percorso panoramico
conduce alla sommità del Monte Entu, che con i suoi 1024 m è una delle vette più alte della Sardegna
occidentale. Per arrivare in cima al rilievo sono necessarie circa quattro ore, ma non si tratta di una salita
particolarmente impegnativa.
Per raggiungere l’inizio del sentiero, situato presso il Nuraghe Ruju, fuori da Seneghe, occorre disporre di
un’automobile. Da Seneghe dirigetevi verso Bonarcado, e dopo poche centinaia di metri seguite le indicazioni per
S’iscala. Proseguite quindi per circa 8 km fino all’area picnic del Nuraghe Ruju, dove, pochi metri a valle del
parcheggio, a sinistra di un muro di pietra, troverete un sentiero che si addentra nel bosco. Salendo, incontrerete
un punto di accesso con affianco un leccio, dove dovrete girare a sinistra. Proseguite oltre il cancello di legno
fino a raggiungere un secondo cancello, questa volta di metallo. Attraversatelo e continuate fino a quando
incontrerete un bivio, dove svolterete a sinistra per poter ammirare un magnifico panorama della costa (nei giorni
di cielo sereno si riesce addirittura a scorgere Alghero). Da qui potrete proseguire fino ai piedi del cono vulcanico
in cui culmina il Monte Entu.

Laconi
Attraversata dalla SS128 in direzione sud, Laconi (con l’accento sulla ‘a’, Làconi) è una suggestiva cittadina di
montagna, immersa in un paesaggio bucolico di verdi colline. Qui la vita scorre piacevolmente rilassata tra vicoli
lastricati che celano alcune magnifiche sorprese, come un interessante museo archeologico e un parco boscoso
dominato da un castello.

Che cosa vedere a Laconi


Menhir Museum
Situato in un elegante palazzo del XIX secolo, questo interessantissimo museo espone una collezione di 40
menhir, considerata la più vasta della regione mediterranea. Prelevati da siti archeologici nelle zone circostanti,
questi spogli megaliti antropomorfi emanano un fascino strano e magnetico. Della loro funzione si sa molto poco,
ma si presume che fossero legati a riti funerari preistorici. Nella penombra delle sale, creata da una suggestiva
illuminazione, i menhir appaiono ancora più misteriosi, accarezzati da un gioco di luci e ombre che ne esalta i
fregi consumati dal tempo, unici segni iconografici che indicano se la figura fosse maschile o femminile.
Se avete trovato interessante questa visita, fate una deviazione fino a Pranu Mutteddu, 56 km più a sud, dove

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avrete l’opportunità di vedere il sito originale di questi menhir.
Parco Aymerich
Girate a sinistra da Via Sant’Ignazio per raggiungere questo magnifico parco di 22 ettari, noto per ospitare la più
ampia varietà di orchidee endemiche sarde. Oltre agli alberi esotici (tra cui un imponente cedro del Libano e
diversi eucalipti), alle sorgenti, ai laghetti e alle grotte, troverete anche le rovine del Castello Aymerich, risalente
all’XI secolo. Da questo punto potrete ammirare splendide vedute sul parco e sulle verdi colline che abbracciano
Laconi.

RITZO
Un borgo di montagna a 800 metri, circondato dalle foreste dell’aspro massiccio del Gennargentu. Aritzo, paese di
1300 abitanti della Barbagia di Belvì, distante 70 chilometri da Nuoro, era conosciuto un tempo per la sua
industria della neve, un’attività praticata per cinque secoli. La neve veniva raccolta nelle domos de nie (neviere),
profondi pozzi risalenti al XVII secolo, che vedrete ancora oggi a Funtana Cungiada, a 1300 metri tra felci e
ginepri, vicino alla chiesa di Santa Maria della neve.
E fino a inizio Novecento, in estate, i niargios commerciavano blocchi di ghiaccio in tutta l’isola con cui
preparavano sa carapigna, sorta di sorbetto al limone, ancora oggi protagonista delle feste sarde e soprattutto di
una sagra aritzese che si tiene a metà agosto. Oggi Aritzo è un centro turistico circondato dalla natura
incontaminata e una miriade di sorgenti d’acqua: le più frequentate sono is Alinos e la funtana de sant’Antoni. Nel
centro vedrete case con facciate in pietra e balconi in legno o ferro battuto affacciati su stradine lastricate. Entrate
nella parrocchiale di San Michele Arcangelo, la cui parte più antica risale all’anno mille, dove ammirare numerosi
dipinti, statue, un organo settecentesco e un altare in marmi policromi. Di fronte a San Michele, una scalinata
conduce alle seicentesche carceri spagnole di massima sicurezza fino a metà XX secolo – dove furono detenuti
anche ufficiali francesi di Napoleone. Oggi ospitano un’affascinante mostra su stregoneria, strumenti di tortura e
Sacra Inquisizione in Sardegna.
È interessante anche il museo etnografico della montagna sarda dove sono esposti abiti tradizionali, maschere,
attrezzi artigiani e di cucina, tipici della cultura agropastorale barbaricina. Nel centro storico ammirate poi il
castello Arangino, costruito nel 1917 con pietra a vista secondo modelli medioevali e, poco distante, l’affascinante
casa Devilla del Seicento. A sant’Antonio da Padova è dedicata invece una chiesetta quattrocentesca in campagna.
Aritzo è anche conosciuta come capitale delle castagne e infatti festeggia la sagra delle castagne a fine ottobre.
Mentre a metà gennaio si tengono i fuochi di Sant’Antonio Abate e la processione per san Basilio, a inizio
settembre, accompagnata da sos gosos, canti sacri di origine spagnola.

LA GIARA DI GESTURI
Un’isola nell’isola che offre uno spettacolo della natura a circa 60 km da Cagliari. La Giara è un altopiano di
origine vulcanica ai confini della Marmilla col Sarcidano, che s’innalza bruscamente fino a 550 metri dominando
il pianeggiante paesaggio circostante, ondulato soltanto da morbide e fertili colline. Per distinguerla dalle vicine
giare minori di Serri e Siddi, è detta Jara manna (grande), oppure giara di Gesturi, comune entro cui ricade circa
metà dell’estensione (45 chilometri quadri). La giara deriva da colate laviche eruttate 2,7 milioni di anni fa sopra
un basamento arenarico da due crateri oggi spenti: Zepparedda, vetta dell’altopiano (609 metri), e Zeppara
Manna, il punto più panoramico. Tra i due coni vulcanici sorge sa Roja, faglia che percorre l’altopiano con un
gradino di 30 metri.
I fianchi sono stati modellati da frane generate da torrenti che nascono nelle sorgenti dell’altopiano e scendono
lungo i bordi. Da qui l’origine de is scalas, vie d’accesso al tavolato, del quale potrete scoprire la storia geologica
nel geopaleosito di Duidduru, e nel paleoarcheocentro di Genoni. Sulla sommità dell’altopiano, lunga dodici
chilometri, si conserva un ecosistema di animali e piante rare. Cercate poi le is paulis, affascinanti depressioni
dove ristagna l’acqua piovana. L’altopiano infine è famoso per i cavallini: 700 esemplari di is cuaddedus vivono
allo stato brado sulla giara oltre a cinghiali, donnole, lepri, martore, volpi e 60 specie di uccelli. La giara dunque è
una fortezza naturale, a lungo baluardo contro gli invasori. Lo testimoniano i 24 nuraghi sulla sommità. Nel ciglio
sud-orientale spicca il Bruncu Madugui, il più imponente protonuraghe sardo con resti di capanne riunite in
isolati.
Inoltre vedrete le pinnettas, rifugi simili a capanne nuragiche, abitati dai pastori che frequentavano l’altopiano.

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FONNI
“Un orizzonte favoloso circonda il villaggio: le alte montagne del Gennargentu, dalle vette luminose quasi
profilate d’argento, dominano le grandi valli della Barbagia, che salgono, immense conchiglie grigie e verdi, fino
alle creste ove Fonni, con le sue case di scheggia e i suoi viottoli di pietra, sfida i venti e i fulmini”. Così il premio
Nobel Grazia Deledda descrive Fonni in Cenere (1903).
È il centro più importante della Barbagia di Ollolai, il paese più alto della Sardegna (a mille metri di altitudine
sulle pendici del Gennargentu) nonché una famosa meta sciistica. Nel centro storico si passeggia tra case di
montagna coperte da scandulas, antiche tegole in legno, e vie decorate da caratteristici murales. Durante Autunno
in Barbagia, non perdete loggiati e cantine eccezionalmente aperti ai visitatori. Nel centro storico visitate poi la
chiesa di San Giovanni Battista in stile tardogotico e la basilica della Vergine dei martiri, circondata da
cumbessias e affiancata da convento francescano (1610) e oratorio di san Michele (1760).
È arricchita da affreschi, reliquiari d’argento e da un santuario sotterraneo. Accanto si trova il museo della cultura
pastorale, allestito in una ottocentesca casa padronale, dove rivivere la vita agro-pastorale. Altre edifici di culto
importanti sono la chiesa del Rosario, Santa Croce e il santuario della Madonna del monte. Il gioiello
archeologico da non perdere è il complesso di Gremanu, di età nuragica, a pochi chilometri da Fonni. È l’unico
acquedotto nuragico noto nell’isola, associato alla necropoli Madau. L’insediamento datato tra XV e IX secolo
a.C. consta a valle di tre templi, recinti sacri e circa cento capanne di un villaggio. Quindi l’acquedotto è un’opera
di ingegneria idraulica che sfruttava l’acqua per riti sacri e quotidianità. Fonni infine è il punto di partenza ideale
per trekking tra boschi, sorgenti e riserve avifaunistiche dove osservare specie rare.
Tra le feste tradizionali il paese celebra il palio di Fonni, a inizio agosto, e il Carnevale fonnese, caratterizzato
dalle maschere di Urthos e Buttudos.

Family Experience ad Aritzo


Aritzo è un borgo di 1290 abitanti situato a 817 metri sopra il livello del mare nella regione antica della Barbagia
di Belvì ai piedi del Monte Gennargentu.
Non è propriamente uno dei borghi più accessibili, nel senso che arrivando da Cagliari si impiegano 1 ora e 45
minuti di viaggio, così come arrivando da Olbia se ne impiegano 2 ore e mezzo.
Ma è forse proprio per questa riservatezza che le appartiene che Aritzo ha mantenuto delle tradizioni che vengono
riportate alla luce durante la Family Experience ad Aritzo, ovvero l’Esperienza in Famiglia ad Aritzo.
Ho personalmente partecipato a questa esperienza nel mese di Marzo, le temperature non erano propriamente
delle più miti, ma nonostante ciò è stata una escursione che mi ha arricchito tantissimo e l’ospitalità degli abitanti
locali non può che scaldare il cuore.
Il tour vi porterà a scoprire le tradizioni locali: laboratori di pasta fresca, pane, formaggio, Carapigna e torrone.
Probabilmente assaporerete il miglior torrone mai degustato in vita vostra. Mentre la Carapigna è stata una
piacevole scoperta: è infatti il primo prototipo di gelato o di sorbetto al limone.
La Carapigna si prepara così: all’interno di una sorbettiera si versano acqua, zucchero e limone e poi si
introduce all’interno di “su barrile” ovvero una tinozza in legno in cui è stato predisposto nelle pareti del ghiaccio
tagliato a pezzi cosparso di sale; tramite un movimento rotatorio la limonata si solidifica per via della superficie
fredda (grazie anche all’azione del sale) e poi il prodotto viene servito con una consistenza molto simile a quella
della neve fresca.
L’esperienza continua con un pranzo conviviale in famiglia in un bellissimo cortile in cui si riscoprono i sapori
antichi, si visitano le graziose viuzze del borgo tra un dolce aritzese e dell’ottimo vino locale, un prosciutto locale
e un pezzettino di eccellente formaggio appena preparato.
Conoscerete l’Ecomuseo di Aritzo, le carceri spagnole di Sa Bovida e la stupenda Casa Devilla.
Una esperienza da fare più che da leggere!
Falesie a picco sul mare, canyon, grotte, cascate. Gli itinerari escursionistici sardi più famosi si sviluppano su più
giorni di cammino attraverso zone impervie e deserte, spesso riservati a trekker esperti. I trekking classificati EEA
richiedono un’attenta valutazione di capacità e condizione fisica, verifica del meteo, attrezzatura adeguata e
possibilità di comunicazioni. Segnatura e tracciatura dei sentieri non sempre sono puntuali, talvolta sommarie,
perciò l’accompagnamento di guide è indispensabile. Un’escursione impegnativa ma inimitabile passa attraverso
le cime del Gennargentu e arriva a punta La Marmora (1834 metri). Il nome omaggia il cartografo e generale
piemontese del XIX secolo, autore di carte e opere scientifiche dedicate alla Sardegna. Marciando sul
Gennargentu ammirerai il panorama della costa orientale e potresti avvistare mufloni e aquile reali. Anche

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dall’Ogliastra più profonda parte un itinerario verso il ‘tetto’ dell’Isola: un cammino di quattro ore parte dal
villaggio nuragico di Ruinas, nel territorio di Arzana, s’inerpica fino alle punte Florisa, La Marmora e infine ‘della
Croce’, da sempre riferimento per gli escursionisti che affrontano il massiccio.

Perda Liana_Gairo
Ogliastra, terra dei centenari e di paesaggi meravigliosi
Percorsi suggestivi attraversano i Tacchi d’Ogliastra, tra imponenti rocce verticali, foreste di lecci, sorgenti e
laghetti, domus de Janas, nuraghi e cuiles (antichi ricoveri dei pastori). Da queste parti all’esperienza dei sentieri
potrai unire un viaggio d’altri tempi a bordo del Trenino Verde. Alcuni percorsi portano alla scoperta di luoghi
fiabeschi, come is Tostoinus e le ‘montagne della luna’, lungo il Sentiero delle Aquile. Dal centro servizi della
foresta di Montarbu si diramano vari itinerari: il ‘sentiero Ermolinus’ lungo la valle del torrente omonimo, porta
ad ammirare s’Ilixi ‘e Canali, un leccio alto 18 metri; un percorso conduce al Taccu Isara, nel territorio di Seui; un
altro, ad anello, prende nome dalle grotte su Marmuri di Ulassai: durante i tre chilometri di tragitto ti fermerai in
punti panoramici sulle vallate del rio Pardu e di santa Barbara. Un sentiero è dedicato all’artista ulassese Maria
Lai, punteggiato dalle sue opere. Imperdibile è la visita al taccu di Tisiddu che riflette sulle case di Ulassai le sue
vertiginose pareti di quasi cento metri. L’anello di Perda 'e Liana, nel territorio di Gairo sant’Elena, è uno dei
percorsi più coinvolgenti per la presenza imponente della torre calcarea, snodo dell’intrigo di sentieri ogliastrini.

Oltre i versanti sud-occidentali dei Tacchi si distendono Barbagia di Seulo e Sarcidano. Nel tragitto da
Villanovatulo a Seulo incontrerai zone un tempo frequentate (e abitate) da pastori e carbonai. L’itinerario da Pala
de Nuraxi al bivio per Addolì, per due terzi in discesa prima di risalire nell’ultimo tratto, passa attraverso vari
monumenti naturali come la grotta is Janas, nel territorio di Sadali, secondo leggenda, dimora di personaggi
mitologici. A pochi passi dalla grotta cade la fascinosa cascata di su Stampu ‘e su Turrunu: l’acqua sgorga da un
foro e forma un laghetto nascosto in un boschetto. Il percorso da Funtana Maore a Genna ‘e Teula si sviluppa
attraverso luoghi di grande valore paesaggistico e culturale: osserverai specie come cavallo del Sarcidano e cervo
sardo. Un sentiero adatto a tutti parte da Sadali e arriva sino ad Arcu ‘e Spineddai, un altro dalla vedetta di
Pranedda Ollastru si snoda con vista sulla valle del Flumendosa e arriva al nuraghe Adoni.

Trekking Selvaggio Blu


il trekking più celebre è anche il lungo e impegnativo
Il Selvaggio Blu è il trekking più famoso, uno dei più impegnativi d’Europa, un’escursione di sette giorni che
prevede parti di arrampicata e ferrata e non ha punti di ristoro: serve portare con sé acqua e cibo per tutti i giorni.
Si dorme accampati. ‘In cambio’, compirai un viaggio tra natura incontaminata e cale dal blu intenso: 50
chilometri da Santa Maria Navarrese a Cala Gonone. Con una breve escursione raggiungerai lo spettacolare
monumento naturale di Pedra Longa: è un rilassante inizio del tracciato, che nelle tappe successive diventa un
entusiasmante e impegnativo sentiero alpinistico, sconsigliato agli escursionisti. La vera prima tappa parte
dall’aguglia di Pedra Longa. La fatica della salita - 625 metri di dislivello- sarà ripagata dal paesaggio del
Supramonte di Baunei. Lungo il percorso vedrai scale in ginepro che consentono di varcare la montagna
apparentemente inaccessibile: quella detta ‘e s’Ozzastru porta a punta Giradili. La traversata del golfo di Orosei
ripercorre le stesse zone del Selvaggio Blu ma predilige l’immediato entroterra: è un trekking più agevole,
seppure impegnativo. Partenza e arrivo sono identici, i giorni di cammino cinque, con vista sulla costa orientale.

Trekking Cala Goloritzè


una giornata di cammino, dalla montagna al mare...
Le celebri meraviglie della costa est sono raggiungibili anche (o soltanto) a piedi: è la dimensione perfetta tra una
giornata di trekking e un tuffo nel mare più bello del Mediterraneo. Raggiungerai Cala Goloritzè attraverso un
tragitto ben segnato di un’ora e mezza. Parte da su Porteddu, nell’altopiano del Golgo, e si snoda lungo il bacu
Goloritzè, attraverso mulattiere, archi di roccia, gole, alberi secolari e ricoveri di pastori. La discesa non è
difficoltosa, il ritorno in salita sì, con dislivello di 500 metri: non affrontarlo nelle ore più calde. La cala è famosa
per la spiaggia e per l’Aguglia, monolite calcareo che domina la cala, meta dei climber di mezza Europa.
Decisamente più impegnativo (da affrontare con guide) è il percorso per Cala Mariolu, spiaggia di minuscoli
sassolini tondi. Il tempo di percorrenza tra andata e ritorno è di sei ore. Dal Golgo stavolta si procede in direzione
della chiesa di san Pietro. Un tratto in salita porta a punta ‘e Lattone, da dove si scende sino a uno spettacolare
arco scavato nella roccia: una finestra sul golfo. Man mano che avanzi l’azzurro del mare fa capolino tra la
vegetazione. Un bagno ristoratore ti aiuterà ad affrontare il ritorno in salita. Nello stesso tempo (sei ore) si arriva e
si torna da un altro paradiso: Cala Luna. Dalla località Teletottes prenderai un sentiero che costeggia la Codula di
Luna: la lunga camminata ti porterà senza eccessivi affanni nella splendida spiaggia di sabbia chiara e morbida.

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Canyon Gorropu_interno
Gorropu, paradiso degli escursionisti più esperti
In quattro giorni attraverserai le Barbagie da Arcu Correboi alla sorgente di su Gologone, a Oliena: è la Grande
traversata del Supramonte, uno dei più emozionanti trekking isolani. Il Supramonte custodisce tante stupende
mete raggiungibili (anche) in giornata, in particolare la gola di Gorropu, uno dei canyon più profondi d’Europa,
con pareti alte 500 metri, visitabile solo a piedi attraverso tre sentieri. A nord passando nella valle di Oddoene, in
territorio di Dorgali: è il percorso meno impegnativo, due ore di cammino con partenza da ponte sa Barva,
lambendo il rio Flumineddu - torrente che ha scavato la gola -, fino a raggiungerne l’ingresso. A sud la partenza
del sentiero - percorribile in tre ore e mezza tra andata e ritorno - è dagli ovili di Sedda ar Baccas, in territorio di
Urzulei. La ripida discesa lungo s’Ischina ‘e sa raicca ti porterà a Pischina Urthaddala, ‘piscina’ ai piedi di un
salto del fiume, e dopo a sa Giuntura, giunzione dei fiumi Orbisi e Flumineddu, le cui acque si raccolgono in un
laghetto attraversabile solo con attrezzatura adeguata. Guadato il Flumineddu, potrai raggiungere i nuraghi
Gorropu e Mereu, due ‘colossi’ di calcare bianco che svettano nel verde del bosco. Il terzo itinerario, a est del
canyon, parte da Genna Silana, in un’area di sosta della statale 125. Il sentiero, di un’ora all’andata e del doppio al
ritorno, è ben segnato. L’unica difficoltà è il dislivello. Zigzagando, attraverserai un bosco, tra felci e profumi
mediterranei, e arriverai all'ingresso di Gorropu raggiungibile anche da sa Barva.

Gorropu_s'Ischina de s'Arraica
una lunga dorsale di rocce bianche punteggiate di verde, è il Monte Albo
Inimitabile è il fascino del territorio delle Baronie, che va dalle creste calcaree della catena del Monte Albo al
massiccio del Tuttavista, attraversato dai fiumi Isalle e Cedrino e pianure alluvionali. Il Montalbo, habitat di
numerose specie rare, è solcato da itinerari di trekking, ‘eredi’ dei sentieri dei carbonai. Le viste a oltre quota 900
metri d’altitudine sono mozzafiato. Il massiccio ricade in gran parte nei territori di Siniscola, Lodè e Lula: è un
bastione calcareo lungo una ventina di chilometri, caratterizzato da versanti verticali e tagliato da burroni profondi
con una forma allungata e imponente, ricco di gole e grotte, tra cui quelle Bona Fraule, Janna Manna e Omines
Agrestes. Tra le sue punte, Catirina e Turuddò, alte mille metri, si incunea l’inghiottitoio di Tumba ‘e Nurrai. Un
ampio sentiero ad anello attraversa il territorio di Lodè. Un altro tratto, raggiungibile dall’ingresso di Badde Viola,
attraversa il passo di Corru ‘e mandra e passa attraverso un vecchio bosco di lecci, vie della transumanza, aie
carbonili e pinnettos, antichi ovili restaurati e attrezzati per la sosta.

SUPRAMONTE DI BAUNEI
Guardati attorno, lo percepisci già salendo l’altopiano del Golgo di Baunei, da cui si distende il Supramonte. Il
paesaggio è una raffigurazione della natura primordiale, dove aleggia l’anima arcaica della Sardegna: c’è l’abisso
de su Sterru, un profondissimo e misterioso pozzo carsico a imbuto accanto al circolo di pietre nuragiche che
chiudono le piscinas, le conche naturali che raccoglievano l’acqua per gli antichi riti. Ci sono domus de Janas
nascoste tra la vegetazione e nelle alture nuraghi che guardano Golgo e paese. Toccano l’animo questi luoghi
scampati alla mano dell’uomo e affascina l’atmosfera sospesa tra incanto e stupore. Ma è solo il preludio di quello
che ti attende inoltrandoti a piedi nella codula di Sisine, il letto del fiume sotterraneo che risale in foce sulla
splendida spiaggia. Il percorso è agevole, con poco dislivello, si arriva al mare facendo il pieno di bellezza
incontrata per strada, falesie calcaree spinte verso il cielo, canyon, grotte, forre e pinnacoli ricoperti di ginepri e
macchia mediterranea, antichi ovili, animali selvatici, qualche pastore.

Dal Golgo, senza guida come per Cala Sisine, prendi un sentiero che da 500 metri di altezza porta giù al mare. Il
Supramonte qui cambia continuamente, archi di roccia, gole, alberi secolari e poco prima della spiaggia,
l’Aguglia, il monolite calcareo che domina Cala Goloritzè. Lo dicono i climber, la vista sulla cala e sul golfo di
Orosei dalla sua cima non teme confronti. E pensare che qui non c’era spiaggia sino agli anni Sessanta del XX
secolo, quando la montagna franò sulla costa creando una spettacolare distesa di piccoli ciottoli bianchi, aprendo
risorgenze di acqua dolce sulle rocce e regalando sulla riva nuovi colori al mare. Nuota verso il largo e guarda la
cala da lontano, è un capolavoro che toglie il fiato.

Da affrontare con guide è invece l’impegnativo percorso per la splendida Cala Mariolu, che compete ad armi pari
con le più belle al mondo, basterà un bagno tra le sue acque per ripagare la fatica che sarà la risalita al Golgo. La
camminata da Teletottes lungo la codula di Luna è più lunga ma più facile, e la meta non è una spiaggia
qualunque, giungerai nella mitica Cala Luna.

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Secolari tracce umane segnate sul terreno aprono varchi verso il mare. Un tempo erano passaggi per trasportare
carbone, oggi sono i sentieri più amati dai trekker esperti. Scavallano gole, superano anfratti, percorrono
mulattiere a strapiombo sul mare, salgono per le antiche scale di legno di ginepro addossate alle pareti, usano i
passaggi in corda. La discesa per Cala Biriola è per pochi, per gli altri che non vorranno perdersi questa
meraviglia e le vicine piscine di Venere, potranno arrivarci in barca da Santa Maria Navarrese.

Ma il Supramonte di Baunei riserva ben altro, è il Selvaggio Blu, uno dei più esaltanti trekking d’Europa,
certamente il più lungo, dato che può durare sino a sette giorni. Si possono scegliere vari tratti dell’intero percorso
da fare con guida locale, in autonomia o chiedendo l’assistenza tecnica per i passaggi più impegnativi. Lungo il
percorso non ci sono luoghi di pernottamento al chiuso, si possono prenotare i rifornimenti, il trasporto dei bagagli
tra una tappa e l’altra e il ritiro dei rifiuti con precise regole di conferimento.

Prima di partire per i trekking leggi le ordinanze comunali che regolano le escursioni, in alcuni casi dovrai
comunicare, per motivi di sicurezza, la tua presenza dentro i meandri del Supramonte di Baunei.

Percorso 1: trekking sul Monte Limbara


La Gallura, ricca di boschi, ruscelli e vallate, sa regalare escursioni ricche di fascino. La fascia litoranea di Santa
Teresa era anticamente ammantata da foreste di Pinus Corsica. Una facile passeggiata di 12 chilometri, senza
troppo dislivello, conduce sino a Saltàra accompagnati dall’odore del mare. Un percorso un po’ più impegnativo
permette invece di salire sul Limbara e incunearsi tra le sue valli costeggiando il Lago Coghinas.
È un itinerario di 23 chilometri, con partenza e arrivo a Vallicciola, che consente di apprezzare le gigantesche
sequoie, l’ampia lecceta del Monte S’Ampulla e il fitto sottobosco di lentisco, erica e cisto.
Nella pace totale del parco gallurese è anche possibile percorrere i vecchi sentieri che portano all'oasi di
ripopolamento di mufloni e daini oppure apprezzare l’Arboreto Mediterraneo, con piante rare e a rischio
estinzione.

Percorso 2: Selvaggio Blu

Il trekking che ti proponiamo ora non è per tutti, ma solamente per i più esperti o comunque da fare in compagnia
di una guida esperta. Si tratta del trekking Selvaggio Blu, considerato da molti il trekking italiano più difficile per
lunghezza, isolamento e difficoltà tecniche, sebbene sia davvero unico per quanto riguarda bellezza e
caratteristiche. Sono 5 giorni di cammino, arrampicate e calate in corda, percorrendo un tratto della costa sarda
più selvaggia. È una traversata senza punti d’appoggio, per cui è davvero importante portare con sé quantità di
cibo e acqua necessari per i cinque giorni cammino che prevedono momenti di salita leggera e altri di calata in
corda doppia. I dislivelli non sono eccessivi, ma l’asperità del terreno e le difficoltà d’orientamento fanno si che
le tappe non siano mai brevi.
Se ti abbiamo incuriosito e vuoi scoprire di più su questo percorso di trekking, chiamato anche Profondo Blu, ti
rimandiamo alla risorsa dedicata in cui troverai informazioni e consigli utili per affrontarlo al meglio.

Percorso 3: trekking in Supramonte e Gorropu

La zona sarda più affascinante, selvaggia ed estraniante è però il Supramonte, dove natura e cultura creano un
connubio ineguagliabile. Punta La Marmora è il tetto dell’isola: con una camminata di 5 ore si raggiunge il
vecchio rifugio in mezzo a tanti endemismi botanici. Con un’escursione di 4 ore si arriva al villaggio nuragico di
Tiscali e alla fonte sacra di Sa Sedda ‘e sos Carros.
Il versante orientale offre uno dei trekking più difficili d’Italia. In una settimana si possono percorrere 50 km di
costa lungo scogliere a picco sul mare coperte da una vegetazione fittissima e costellate di anfratti ingentiliti dagli
alberi. Superando ovili ancora oggi utilizzati, nelle strade costruite dai carbonai spuntano fiordi e calette da sogno
come Mariolu e Goloritzé.
Nel comune di Baunei ecco Su Disterru, la voragine del Golgo profonda 240 metri. Infine, assolutamente
imperdibile è il percorso che conduce alla Gola di Gorropu. Il canyon più profondo d'Europa, situato tra il
Sopramonte di Orgosolo e quello di Urzulei, ha pareti alte fino a 450 metri ed è raggiungibile con 7 km di

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camminata partendo dal passo Ghenna Silana. La gola svela straordinarie sculture naturali levigate nei secoli
dall’acqua del rio Flumineddu, con presenza di fossili di pesci e alghe. Tra grotte, laghetti e doline carsiche, qui
vive anche la caratteristica aquilegia, un’esclusiva del canyon, l’ennesima attrattiva di una terra, la Sardegna,
entusiasmante moltiplicatore di sorprese ed emozioni.

Percorso 4: un sentiero fino a Cala Luna

Restando nel comune di Baunei, troviamo una delle spiagge più belle di tutta l’isola sarda. La spiaggia di Cala
Luna si trova poco prima della spiaggia di Cala Mariolu, e come le altre spiagge del Golfo di Orosei possono
essere raggiunte via mare. Tuttavia, se sei alla ricerca di una vera e propria esperienza a contatto con la natura
selvaggia, ti consigliamo di intraprendere il trekking che inizia da Cala Fuili per arrivare a Cala Luna. Arrivare
alla spiaggia di Cala Luna a piedi, non è affatto una passeggiata e bisogna intraprendere un percorso di trekking
scenografico di circa 7 km per un totale di circa 2 ore di cammino.

Percorso 5: i sentieri della Nurra e Montiferru

Altre affascinanti passeggiate caratterizzano il versante nordoccidentale isolano. Un trekking di 6 ore conduce
da Porto Ferro all’Argentiera, in una zona ricca di dirupi a picco sul mare, ma profumata dalla macchia
mediterranea. È la cosiddetta ‘Nurra di fuori’, percorsa da sentieri tracciati dalle capre e habitat naturale del
grifone. Un’escursione semplice ma comunque interessante si pratica invece nel territorio tra Villanova
Monteleone e Rocca Doria. Un’antica residenza di caccia dei reali introduce in un bosco di querce da sughero,
dove sono presenti asini allo stato brado, cinghiali, pernici e avvoltoi.
Il trekking ad alta quota è quello che interessa il Montiferru. Lungo il tragitto è possibile imbattersi in mufloni
e ammirare i voli di corvi imperiali e aquile, ma anche raccogliere corbezzoli e castagne. I 1000 metri d’altitudine
rendono il luogo ideale per una rigenerante passeggiata estiva di quasi 4 ore.

Percorso 6: alla scoperta del Sulcis Iglesiente

Con questo trekking ti vogliamo invece portare a respirare i profumi inebrianti della macchia
mediterranea riscoprendo, a piedi, i paesaggi e la storia del Sulcis Iglesiente.
In quest’area situata a sud-ovest della Sardegna troviamo un’infinità di percorsi perfetti per chi ama i minerali, la
natura e la storia: la terra del Sulcis, infatti, è piena di roccia che per secoli è stata scavata dai minatori. In questo
percorso che ti proponiamo si percorrono circa 9 km sul territorio tra le città di Gonnesa e di Iglesias; un
sentiero che ti farà persino camminare nel “cuore della roccia” visitando una delle più belle opere create da madre
natura. Si tratta della Grotta di Santa Barbara, una cavità di circa 25 metri ricoperta di stalattiti e stalagmiti
scoperta nel 1952 durante lo scavo per la costruzione di una galleria.
Lungo percorso trekking, avrai la possibilità di attraversare alcuni paesi minerari, come il villaggio di Bindua e
San Giovanni Miniera, il villaggio Normann, il Pozzo Boccarini e la vecchia Laveria!

Percorso 7: trekking con la famiglia a Santa Maria Navarrese

Una passeggiata per tutta la famiglia, ma comunque in grado di regalare un panorama mozzafiato, è un percorso
che parte da Santa Maria Navarrese. Questo percorso è ben segnalato e facile: si parte proprio dal paesino per
arrivare a Pedra Longa. Lungo il tragitto si trova anche un’area picnic (Ardalafè) e diverse discese verso il mare
tramite un sentiero in quota caratterizzato da cisto, corbezzoli e ginepri. Poco prima di arrivare a Pedra Longa
troverai una piccola area a strapiombo sul mare dove potrai fare bellissime foto.

Percorso 8: trekking sull’Altopiano del Golgo

L’ultimo trekking che ti proponiamo in questo articolo è una passeggiata che porta ad alcune tra le spiagge più
belle della Sardegna. Le bellissime spiagge di Cala Mariolu, Goloritzè, Biriala e Sisine possono essere
raggiunte, infatti, via mare o via terra dall'altopiano del Golgo con percorsi di difficoltà variabile. I vari percorsi
non sono difficilissimi, ma percorribili da chiunque abbia una buona esperienza di trekking. L'altopiano del
Golgo è una distesa basaltica di alcuni ettari circondata dal calcare; è caratterizzata dalla presenza di numerosi
monumenti naturalistici e retaggi archeologici, nonché dalla presenza di suggestivi scorci e panorami del mare tra

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il Golfo di Orosei e quello di Arbatax. Ad ovest è possibile ammirare le vette del Gennargentu e del Supramonte
montano. In particolare, durante la camminata che porta a Cala Mariolu, si può fare una deviazione e visitare la
voragine di "Su Sterru" o il Nuraghe Orgoduri.
Il Cammino di Santa Barbara
Questo trekking parte nel territorio di Iglesias e corre dal livello del mare ai 900 metri di altezza dei Marganai. Il
percorso segue gli antichi sentieri minerari dell’area, gli stessi che, fino a circa 25 anni fa, i minatori utilizzavano
per andare a lavorare e per trasportare piombo, argento, zinco e carbone, appena estratti dalle miniere. Dedicato
alla santa protettrice dei minatori, il Cammino di Santa Barbara è un sentiero che si snoda in senso circolare,
attraversando vecchie miniere, scogliere, boschi e villaggi fantasma. Gran parte del percorso si volge su stradine
sterrate e mulattiere, a volte anche un po’ scoscese, ma prendendolo con calma e senza correre, è un sentiero
trekking adatto a tutti: circa 100 km tra natura e patrimonio culturale, per conoscere un mondo superato dalla
modernità, ma pur sempre parte della nostra storia. Però adesso rimettiti alla guida: in un’ora circa raggiungerai la
tua seconda tappa.

Cascate di Muru Mannu e Piscina Irgas


La Sardegna presenta un paesaggio brullo e spoglio solo a chi non la conosce bene ed arrivando qui capirai il
perché. Sui Monti Mannu, infatti, troverai un tripudio di laghi, torrenti e cascate, circondate da lecci ed eucalipti,
che formano boschi fiabeschi in cui sarà un piacere passeggiare senza meta. La pendenza dei sentieri che
percorrono l’area è piacevole e adatta a tutti gli escursionisti, così come i guadi che dovrai affrontare per
attraversare i due torrenti che formano le cascate di Muru Mannu. Per raggiungere Piscina Irgas, dovrai invece
camminare ancora un po’ e superare un piccolo ponte in metallo. Dall’alto della gola che si affaccia sul Rio
Oridda, scatta qualche foto al panorama mozzafiato e poi ridiscendi verso la valle, in cui rimarrai a bocca aperta
davanti al maestoso spettacolo del torrente che, precipitando per circa 40 metri, crea giochi di luce davvero
suggestivi, prima di dar vita a questa piscina naturale.

Monte Arci
“Monte di pietra, di verde, di acqua, nato dal fuoco di milioni di anni, che affida a suggestivi monumenti naturali
il ricordo delle sue origini”. Questa è una descrizione poetica del Monte Arci, ma è quella che più gli rende
giustizia. Con questo percorso trekking in Sardegna, camminerai letteralmente attraverso i secoli e la storia:
incontrerai grotte naturali, scolpite dalla Terra in milioni di anni, scoprirai leggende e misteri legati alla cultura
degli abitanti del luogo, rimarrai a bocca aperta davanti ai lentischi secolari e impietrito davanti al superbo
panorama offerto dalla falesia Su Columbariu, alta fino a 100 metri.

Punta la Marmora
Tra tutti i percorsi trekking in Sardegna, potevi tralasciare la montagna più alta dell’isola? Impossibile!
Dai suoi 1.834 metri di altezza sul livello del mare, Punta La Marmora ti sorprenderà: una volta in cima, non
dovrai far altro che girare su te stesso di 360° e ammirare l’isola che si estende ai tuoi piedi. Individuerai
distintamente il Monte Armidda, il lago dell’alto Flumendosa nell’Ogliastra, il Monte Arci, sul quale hai già
camminato, e il Montiferru nell’Oristanese, le montagne del Nuorese e gli altopiani del Supramonte, dai quali sei
appena ridisceso. Un panorama unico, che ben vale le 5 ore che impiegherai per raggiungere la vetta.

Monte dei 7 fratelli


Dopo aver guidato il tuo camper per un centinaio di km, eccoti arrivato in uno dei parchi regionali della Sardegna,
dove potrai fare un trekking facile ed accessibile a tutti. Il massiccio sul quale stai per inerpicarti prende il nome
dalle 7 cime che lo compongono, tra le quali svettano Casteddu de Su Dinai e punta Sa Ceraxa, di ben 1016 meri
di altezza sul livello del mare.

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