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Venticinque diversi habitat meritevoli di tutela. Una straordinaria varietà biologica rappresentata da migliaia di
specie animali e vegetali, molte delle quali endemiche e rare. Una dotazione di siti archeologici e di
testimonianze storico-artistiche che copre un arco temporale di cinquecentomila anni.
Una grande molteplicità e multiformità di paesaggi dai monti dell’Appennino lucano fino alla costa tirrenica. E
un enorme patrimonio di saperi, tradizioni e comunità stratificato nel tempo e disseminato tra borghi, contrade
e campagne. Tutto racchiuso nell’immenso territorio di oltre 181 ettari del Parco nazionale del Cilento, Vallo
di Diano e Alburni, il secondo per estensione nella Penisola. Dichiarato dall’Unesco nel 1998 Patrimonio
dell’Umanità. E prima ancora, nel 1997, riconosciuto come Riserva di Biosfera, la prima e la più grande
d’Italia.
La piccola Primula di Palinuro è dunque il simbolo di una realtà di grandi numeri, tanto vasta quanto variegata
e complessa. Il Parco, che ha sede a Vallo della Lucania, gestisce un’area che comprende ben ottanta
Comuni, otto Comunità montane, ventotto Sic-Siti di Interesse Comunitario, otto Zone di Protezione Speciale
e due Aree Marine Protette, Costa degli Infreschi e Marina di Castellabate. Ed estende la sua attività di
salvaguardia e valorizzazione dalle montagne degli Alburni, del possente Cervati e del sacro Gelbison alla
magnifica Costiera cilentana dalle spiagge sabbiose, con le pittoresche baie alternate alle selvagge falesie
dei golfi di Salerno e di Policastro.
Per vocazione geografica terra di incontro, scambio e integrazione fra popoli e culture fin dai più remoti
insediamenti del Paleolitico, l’area del Cilento con il contiguo Vallo di Diano e la catena degli Alburni custodisce
lungo la costa i magnifici templi dorici e le vestigia di Poseidonia-Paistom-Paestum, i resti della colonia focea
di Elea-Velia, culla della filosofia magno-greca e della prima scuola di medicina, e nell’interno i resti
dell’insediamento di Monte Pruno, i tratturi che collegavano le terre dei Lucani e consentivano la transumanza
stagionale delle greggi e le aree sacre nelle caverne e sulle vette, come il mitico Antece. E i doni delle civiltà
succedutesi nei secoli seguenti: castelli, borghi, santuari rupestri, badie e un capolavoro come la Certosa di
Padula. Senza dimenticare che il Cilento è la patria della Dieta Mediterranea, Patrimonio immateriale
dell’Umanità riconosciuto dall’Unesco.
LA FLORA
Ben 1800 sono le specie vegetali censite nell’area del parco, tra le quali si contano numerosi endemismi e
tante piante rare. Una varietà dovuta alla molteplicità degli areali, conseguenza delle differenze
geomorfologiche, climatiche e ambientali che connotano un territorio così vasto.
Sulle spiagge resiste il raro Pancratium maritimum, il giglio marino, mentre sulle scogliere proliferano le
alofite, tra cui la statice salernitana. Le falesie costiere sono il regno della primula di Palinuro, insieme
al garofano delle rupi, alla centaurea, all’iberide florida e alla campanula napoletana. La fascia costiera
più arida accoglie la macchia mediterranea, insieme a boschetti sempreverdi di pino di Aleppo, leccete,
uliveti e presenze di palme nane, ginepro rosso o fenicio e ginestra del Cilento, identificata solo nel
1993.Spostandosi sulle alture verso l’interno, a quote più elevate si trovano querce, aceri, tigli, olmi, frassini,
castagni ed estese faggete. Sulle vette degli Alburni vive il raro acero del Label, il rarissimo crespino
dell’Etna con sassifraghe endemiche e centauree. E sempre in montagna boschi di betulle, abeti
bianchi e rossi e, tipico di Velia, il platanus orientalis. Oltre i mille metri prevalgono ontano napoletano,
faggi, crespino dell’Etna e sassifraghe. Nel parco crescono e riempiono di fiori la primavera ben 254 specie
di orchidee selvatiche delle 319 che vivono in Europa.
LA FAUNA
Sono ottocento le specie animali di cui è provata la presenza nei diversi habitat del Parco dalla fascia costiera
ai rilievi appenninici. Dove regna l’aquila, che preda coturnici e lepri italiche, sempre meno diffuse nelle loro
zone di popolamento. E non mancano altri rapaci e predatori montani: falco pellegrino, lanario, corvo
imperiale, gracchio corallino, gufo reale, falco pecchiaiolo, nibbio reale e nibbio bruno.
Sugli altipiani dove pascolano greggi e mandrie si trovano mammiferi predatori come volpi, martore e qualche
esemplare di lupo. E poi il piccolo e raro roditore arvicola del Savi, con lucertole
muraiole e luscengole. Nei boschi, soprattutto di faggi, sono di casa piccoli roditori come quercino, arvicola
rossastra, topo selvatico, topo dal collo giallo, che sono prede predilette del raro gatto selvatico, una
specie fortemente a rischio. E poi il ghiro e lo scoiattolo, cinghiale, cervo e capriolo. Tra la ricca avifauna,
si incontrano picchio nero, picchio muratore, ciuffolotto e, tra i rapaci, il grande astore. Varie sono anche
le specie di pipistrelli.
Nei numerosi corsi d’acqua che percorrono il territorio del parco, dove non sono rare le trote, la popolazione
delle lontre è particolarmente preziosa, anche perché sembra che sia la più numerosa d’Italia. E
poi salamandre e salamandre dagli occhiali, che sono un endemismo italiano. Non mancano i trampolieri
come il corriere piccolo e si incontra il martin pescatore. Le zone umide sono ideali per rane
italiche e dalmatine, rospi e ululoni dal ventre giallo. Tra le rocce calcaree e le gole costiere, abitate
dal gabbiano corso durante l’inverno, si esibiscono in volo esemplari di biancone, il grande rapace che si
nutre di rettili: lucertole campestri, ramarri, cervoni, biacchi, vipere e natrici.
RICONOSCIMENTI
- Dal 1997, il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano è una Riserva della Biosfera MaB
UNESCO. Le Riserve della Biosfera rientrano nel progetto scientifico Man and the Biosphere,
in quanto promuovono la ricerca scientifica, interdisciplinare e la sostenibilità ambientale
interagendo pienamente con le comunità locali.
- Dal 1998 è stato iscritto nella lista dei Siti Patrimonio mondiale UNESCO con il
riconoscimento di un paesaggio culturale in cui si trovano siti che ricoprono notevole
importanza storica, culturale ed artistica, a testimonianza delle civiltà che hanno abitato l’area
quali: la Certosa di Padula (il complesso monastico più vasto d’Italia e uno dei più interessanti
d’Europa), Velia (che conserva siti archeologici di notevole importanza come il tempio ionico,
un teatro del III secolo a.C. e terme Adriane) e Paestum, con i suoi templi dorici, rappresenta
un importantissimo sito archeologico.
- Dal 2010, il territorio del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è Geoparco
UNESCO, in quanto il patrimonio geologico di questo areale è di estrema importanza e
collegato fortemente al patrimonio culturale.
- Ancora nel 2010, la dieta mediterranea viene riconosciuta come patrimonio culturale
immateriale UNESCO, in quanto evidenzia tradizioni, usanze, simboli e competenze
concernenti coltivazioni, cucina, pesca, conservazioni e condivisione di cibo enfatizzando i
valori dell’ospitalità, del dialogo interculturale e della creatività.
L’ENTE PARCO
Misure di Tutela
Il DPR del 5 giugno 1995 “Istituzione dell’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano”, ha
perimetrato e zonizzato l’area del Parco nella quale, fino all’approvazione definitiva del Piano e
del Regolamento del Parco, si applicano le misure di salvaguardia riportate nell’allegato A del
DPR 5 giugno 1995 e quelle previste dall’art. 1,1 comma 3, della legge n. 394/91 “legge quadro
sulle aree protette.
L’art. 14 della legge 394/91 fissa nel rispetto delle finalità del Parco, le iniziative atte a favorire lo
sviluppo economico e sociale delle collettività residenti nel Parco e nei territori limitrofi. L’art. 7
della legge individua gli interventi da realizzare entro i confini del Parco per i quali è attribuito
priorità nella concessione di finanziamenti statali e regionali. Essi riguardano:
a) restauro dei centri storici;
b) recupero dei nuclei abitati rurali;
c) opere igieniche ed idropotabili;
d) opere di restauro ambientale; attività culturali di interesse del Parco;
e) agriturismo;
f) attività sportive compatibili;
g) strutture per l’utilizzo di fonti energetiche a basso impatto ambientale;
Chi governa il Parco
Il Parco è gestito da un “Ente Pubblico autonomo non economico” la cui attività è regolata dalla
Legge n. 394/91: Sono organi dell’Ente Parco:
1. il Presidente;
2. la Giunta Esecutiva;
3. il Consiglio Direttivo;
4. Il Collegio dei Sindaci Revisori;
5. La Comunità del Parco;
L’Ente Parco è sottoposto alla vigilanza del Ministero dell’Ambiente e del Territorio.