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INDICE

RIASSUNTO

ABSTRACT

1. INTRODUZIONE

2. AREA DI STUDIO
2.1 Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi (PNFC)
2.1.1. Geologia
2.1.2. Clima
2.2 Alpe di Catenaia (AC)
2.2.1. Geologia
2.2.2. Clima
2.3 Alpe della Luna (AL)
2.3.1. Geologia
2.3.2. Clima

3. METODI
3.1 Rilevamenti Fitosociologici
3.2 Analisi dei dati

4. RISULTATI E DISCUSSIONI
4.1 Classe Agrostietea stoloniferae
4.2 Aggruppamento a Carex hirta L.
4.3 Carici otrubae-Juncetum inflexi Minissale & Spampinato 1986
4.4 Equiseto palustris-Juncetum effusi Minissale & Spampinato 1990
4.5 Classe Galio-Urticetea
4.6 Phalarido-Petasitetum hybridi Schwick. 1933
4.7 Classe Montio-Cardaminetea
4.8 Aggruppamento a Cardamine amara L.
4.9 Aggruppamento a Caltha palustris L.
4.10 Caricetum remotae Kästner 1941
4.11 Classe Phragmito-Magnocaricetea
4.12 Beruletum erectae Roll 1938
4.13 Nasturtietum officinalis Seibert 1962
4.14 Glycerietum fluitantis Nowiński 1930
4.15 Glycerietum notatae Kulczyñski 1928
4.16 Sparganietum erecti Roll 1938

5. ASPETTI DI CONSERVAZIONE

6. CONCLUSIONI

7. BIBLIOGRAFIA

8. ALLEGATI
RIASSUNTO

Le aree umide rappresentano habitat dal notevole valore naturalistico e conservazionistico, poiché
possono essere costituite da specie vegetali rare e permettere la sopravvivenza di numerose specie
animali tra cui pesci, anfibi, uccelli e insetti. Nonostante l'importanza dal punto di vista botanico di
tali zone, gli studi che le hanno interessate nelle zone dell'Appennino Aretino e Tosco-Romagnolo
sono poco numerosi, soprattutto per la loro scarsa superficie sul territorio interessato. Questa tesi
vuole focalizzarsi sulla vegetazione delle zone umide di tali aree, realizzando una classificazione
delle comunità elofitiche e palustri, e successivamente evidenziando fitocenosi di habitat di
interesse conservazionistico secondo la Direttiva 92/43 CEE e/o le legislazioni di Toscana ed
Emilia-Romagna ( L.R. 56/2000 e 2/77).
Lo studio, realizzato con il metodo fitosociologico, è stato effettuato tramite la realizzazione di 172
rilievi sul campo, di cui 92 oggetto di questa tesi. Attraverso l'analisi dei dati tramite classificazione
gerarchica agglomerativa e determinazione floristico-sociologica è stato possibile riconoscere 9
associazioni e 4 aggruppamenti, facenti parte di 5 classi fitosociologiche (Agrostietea stoloniferae,
Galio-Urticetea, Montio-Cardaminetea, Phragmito-Magnocaricetea). E' stata evidenziata la
presenza di una tipologia di habitat di interesse comunitario ai sensi della Direttiva Habitat
92/43/CEE: il 6430 (Bordure pianiziali, montane e alpine, di megaforbie idrofile). Sono invece
inquadrabili in habitat di interesse regionale secondo la L.R. 56/2000 della regione Toscana e la
L.R. 2/1977 della regione Emilia Romagna 3 associazioni (Glycerietum fluitantis, Glycerietum
notatae, Sparganietum erecti) attribuibili all’alleanza Glycerio-Sparganion, che rientreranno nelle
“Formazioni elofitiche delle acque correnti”. Il seguente studio ha permesso di evidenziare la
grande biodiversità e pregio conservazionistico di queste zone umide, in aree molto studiate dal
punto di vista della vegetazione forestale e prativa, ma ad oggi poco studiate per la vegetazione
elofitica, sottolineando la criticità della loro salvaguardia, minacciata da fattori naturali e
antropogenici.
ABSTRACT

Wetlands are habitats of great importance, naturalistic and conservation-wise, since they can contain
rare plant species and allow the survival of various animal species such as birds, fishes, insects and
amphibians. Despite their botanical importance, studies in the Aretino and Tosco-Romagnolo
Apennines are poor. This thesis is intended to focus on this topic, creating a helophyte and marsh
communities classification, once to highlight plant communities of conservation value, regarding
Direttiva 92/43 CEE o le L.R. 56/2000 e 2/77. The study, accomplished with the phytosociological
method, was carried out through the realization of 173 surveys on the field, of which 93 are the
subject of this thesis. Through data analysis using agglomerative hierarchical classification, and
floristic-sociological determination, it was possible to recognize 9 associations and 4 groupings,
included in 5 phytosociological classes (Agrostietea stoloniferae, Galio-Urticetea, Montio-
Cardaminetea, Phragmito-Magnocaricetea). It is highlighted the presence of a habitat of regional
interest regarding Direttiva Habitat 92/43/CEE: 6430 (Hydrophilous tall herb fringe communities of
plains and of the montane to alpine levels). Habitat of regional interest regarding L.R. 56/2000 and
L.R. 2/1977 “Helophytic formation of running waters” includes 3 associations (Glycerietum
fluitantis, Glycerietum notatae, Sparganietum erecti) attributable at the Glycerio-Sparganion
alliance. The following study consented to emphasize the great biodiversity and conservation value
of these areas, underlining the criticity of their well-being, threatened by both natural and
anthropogenic factors.
1. INTRODUZIONE

Secondo l'art. 1 c. 1 del Convention on Wetlands of International Importance especially as


Waterfowl Habitat, per zone umide si intendono “distese di paludi, di torbiere o di acque naturali o
artificiali, permanenti o temporanee, dove l'acqua è stagnante o corrente, dolce, salmastra o
salata, ivi comprese distese di acqua marina la cui profondità, a marea bassa, non superi i sei
metri”. Le zone umide possono rappresentare sia una transizione tra ambienti terrestri e acquatici,
nonchè habitat temporanei o permanenti per anfibi, uccelli e fauna ittica, e non meno importante,
zone di rifugio per molte specie vegetali igrofile. La loro complessa biodiversità è proporzionale
alla fragilità del loro equilibrio. Un fattore non di poco conto è la disponibilità idrica, che può
variare stagionalmente o annualmente. Negli ultimi decenni, fattori antropici (bonifiche, drenaggi e
immissione di sostanze xenobiotiche inquinanti) e climatici hanno in parte impoverito o addirittura
compromesso l'esistenza tali ambienti. A loro tutela, nel febbraio 1971 a Ramsar (Iran) è stata
firmata una convenzione per le aree umide. Essa si pone come obiettivo primario il riconoscimento
dell'importanza di questi habitat attraverso la loro individuazione e studio, al fine di porre gli
estremi per un programma di conservazione della flora e fauna che le compone. L'Unione Europea
inoltre ha messo in atto una misura a salvaguardia delle specie animali e vegetali soggette a rischio,
la Direttiva 92/43 CEE, conosciuta anche come Direttiva Habitat, che include svariate specie ed
habitat di zone umide. Ciò obbliga gli stati membri a segnalare le zone di interesse, al fine di
costituire un insieme di Siti di Importanza Comunitaria (SIC) ascrivibili a Rete Natura 2000. L'area
di studio esaminata in questa tesi, l'Appennino Aretino e Tosco-Romagnolo, è caratterizzata
soprattutto da vaste aree forestali, oggetto di numerosi studi naturalistico-botanici (Raffaelli et al.,
1991; Gonnelli et al., 2001; Viciani et al., 2002; Viciani & Agostini, 2008; Viciani & Gabellini,
2006; Viciani et al., 2010; Angiolini et al., 2005), riferite tuttavia alla vegetazione di habitat non
acquatici. Diversa è la situazione per le aree umide, dove gli studi inerenti ad esse sono scarsi
(Lastrucci & Raffaelli, 2006). Data la povertà delle conoscenze botaniche di tali habitat, la presente
tesi si propone come principali obiettivi quelli di indagare:
 le comunità vegetali elofitiche e palustri dell’Appennino Aretino e Tosco-Romagnolo,
inquadrandole dal punto di vista fitosociologico (in associazioni e syntaxa di ordine superiore);
 la presenza di comunità vegetali attribuibili ad habitat di interesse conservazionistico secondo la
Direttiva Habitat e/o le leggi regionali in materia di conservazione della natura (per la Toscana la
L.R. 56/2000, per l’Emilia-Romagna L.R. 2/1977).
2. AREA DI STUDIO
Le aree in esame sono situate in Toscana centro-orientale e secondariamente in Emilia-Romagna, in
in prossimità del confine regionale toscano. Si possono ascrivere a 3 macro-aree:
Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, 2) Alpe di Catenaia e 3) Alpe della Luna (Fig. 1). Segue
una breve descrizione delle caratteristiche geologiche e climatiche di ciascuna di essa.

Fig. 1 - Particolare dell’area di studio (A) con localizzazione geografica in Italia (B). Le sigle
corrispondono alle località censite (come indicato nei paragrafi successivi). 1) Parco Nazionale
delle Foreste Casentinesi; 2) Alpe di Catenaia; 3) Alpe della Luna.

2.1. Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi (PNFC)


Con un'estensione di 36.400 ha, suddivisa tra Romagna e Toscana, il parco si stanzia a cavallo dell'
Appennino, presentando caratteri montano e submontano. Le cime più elevate sono il Monte Falco
(1657 m) e la cima del complesso del Monte Falterona (1654 m), mentre le cime inferiori si
aggirano attorno ai 500 m. Esso è compreso in 12 comuni, 5 facenti parte della provincia di Arezzo
(Bibbiena, Stia, Pratovecchio, Poppi, Chiusi della Vernia), 2 della provincia di Firenze (Londa, San
Godenzo) e 5 in provincia di Forlì (Bagno di Romagna, Portico-S. Benedetto, Premilcuore, Santa
Sofia, Tredozio). La porzione romagnola è composta da vallate strette e ripide, mentre quella
toscana è morfologicamente più dolce. Nei confini del parco vi è la sorgente del fiume Arno, sulle
pendici meridionali del Falterona. Inoltre, nel settore toscano sono presenti i torrenti Archiano,
Staggia e Fiumicello (Viciani & Agostini, 2008).
Legenda delle stazioni presenti nella macro-area nelle quali ricadono rilievi riportati nella tesi: G =
Gorganera, Lid = Lago degl'Idoli, F = Fangacci di Campiglia, Fc = Fonte sodo dei Conti, SM1 =
Stammerina, A = Asqua, MP = Metaleto Pantano, PER = Pozza dell' Eremo, LA = Lama , T =
Laghetto Traversari.

2.1.1. Geologia
Il versante toscano presenta una situazione di relativa disomogeneità caratterizzata da arenarie
silicee, con percentuali esigue di calcare, scisti siltosi e in misura minore da marne e arenarie fini
silicee e calcaree. La parte sud-orientale del parco, nel versante toscano (rilievi della Verna) è
costituita da calcare della serie dell'Alberese. Mentre la zona romagnola presenta maggiore
omogeneità, con formazioni marnoso-arenacee, brecce calcaree e calcari marnosi (Viciani &
Agostini, 2008). I suoli formati su arenaria presentano media profondità, con efficaci capacità
drenanti, poveri di carbonati, da alcalini ad acidi, mentre i suoli su rocce marnoso-arenacee sono più
sottili, variabilmente ricchi di carbonati, con componente argillosa e reazione alcalina. Mentre sul
calcare Alberese i suoli presentano ricchezza di carbonati, situazioni alcaline o sub-alcaline e buon
drenaggio (Bini et al., 1982).

2.1.2. Clima
Nel parco sono presenti varie stazioni termo-pluviometriche: Camaldoli e Campiglia, poste a
maggior quota (1100 m), Corniolo, Badia Prataglia, Stia e La Verna, poste ad altitudini inferiori. Le
temperature medie annue delle stazioni più elevate sono comprese tra 8 e 8,8° C, con elevate
precipitazioni (1750 mm/anno), che raggiungono massima intensità nel periodo ottobre-febbraio, e
minima in giugno-agosto. Complessivamente possiamo definire il clima dell'area come montano,
senza però presentare caratteri da poterlo associare ad oceanico o continentale. Gli inverni si
presentano come relativamente rigidi, con estati fresche ed umide ed escursione termica modesta
(Viciani & Agostini, 2008).

2.2. Alpe di Catenaia (AC)


Macro-area compresa nei comuni di Subbiano, Caprese Michelangelo, Chitignano, Chiusi della
Verna (Provincia di Arezzo). La presenza del massiccio anti-appenninico dell'Alpe della Catenaia,
con andamento Nord-ovest/Sud-est, separa il Casentino dall' Alta Val Tiberina.
Le cime più elevate sono il Monte Castello (1412 m) e il Monte Altuccia (1407 m), mentre le quote
inferiori oscillano attorno ai 550-600 m (Viciani & Gabellini, 2006). La vegetazione risulta essere
piuttosto ricca, e composta da boschi di quercia, faggio, castagno, cerro e rimboschimenti ad abete
rosso e bianco. In passato era diffuso il pascolo di bestiame, mentre oggi la zona è sfruttata per la
selvicoltura e raccolta di legname. Sono presenti svariate sorgenti, tra cui: Fonte del Baregno, Fonte
della Galletta e le Sorgenti delle Sette Vene.
Legenda delle stazioni rilevate in questa macro-area: PG = Passo Gualanciole, IV = Il Vinco, PB =
Poggio Bonetto, PR = Pratelle, LG = Lago Gualanciole, Pstr. = Pozza delle Stroscie.

2.2.1. Geologia
Alle quote più alte del versante orientale dell'Alpe di Catenaia la litologia è caratterizzata da
arenarie silicee e percentuali esigue di calcare (Macigno del Chianti). Il versante occidentale,
invece, insieme a quello orientale a quote inferiori, è costituito da scisti siltosi e in minor misura da
marne ed arenarie fini, silicee e calcaree. Nella parte nord-orientale vi è un'esigua area che presenta
affioramenti di calcare Alberese. I suoli su arenaria presentano suoli profondi con profilo A(B)C,
con presenza esigua di carbonato e scheletro, da alcalini ad acidi.
I substrati marnoso-arenacei e argille siltose invece presentano suoli sottili, variabilmente ricchi di
carbonati e neutri (Bini et al., 1982).

2.2.2. Clima
Data la mancanza di stazioni metereologiche nell'area dell'Alpe di Catenaia, i dati relativi ad essa
sono ricavati dalla stazione di Pieve S. Stefano, nel fondovalle dell'Alta Valtiberina. Quest'ultima,
secondo la classificazione di Thornthwaite & Mather (1957), svolta nell'area da Bigi, Rustici
(1984), Pieve S. Stefano presenta un clima mesotermico suboceanico umido con lieve deficit estivo.
Essa però non è rappresentativa della nostra area in esame in quanto posta a 431m s.l.m. e la quota
media è di molto maggiore. Ciò significa che la temperatura è in realtà minore e le precipitazioni
maggiori, presentando somiglianze col clima della Verna, che si differenzia da Pieve S. Stefano per
una maggior continentalità (Viciani & Gabellini, 2005).

2.3. Alpe della Luna (AL)


Spartiacque tra l'alta Valtiberina e l'Alta Val Marecchia, il massiccio dell'Alpe della Luna si trova
all'interno dell'omonima riserva naturale. E' delimitato dal Monte Maggiore ad Est e il Monte dei
frati ad Ovest, tra il fosso Val di Petra dopo Monterano a Nord ed il Fosso di Moscheto a Sud.
L'area ricade nei comuni di Badia Tedalda, San Sepolcro e Pieve S. Stefano (AR). L'altitudine varia
dai 600 (margini Nord e Sud) ai 1453 m (Monte dei Frati) (Perini et al., 2003).
Legenda delle stazioni presenti nella macro-area: PF= Prato al Fiume, POZ = Pozzolo, PI = La
Pianca, FE = Ferraiolo, MV = Monteverde, MC1 = Montecavallo 1, LT = La Trappola/Ostello
Francescano, PS2 = Poggio Sambuco 2, C2 = Camarelle 2, C4 = Camarelle 4, PS1 = Poggio
Sambuco 1, PS3 = Poggio Sambuco 3.

2.3.1. Geologia
Nell'area sono presenti varie tipologie litologiche, quali: argille siltose, marne, il Macigno del
Mugello (marnoscisti, argilloscisti siltosi e arenarie quarzoso-feldspatiche). Sono inoltre presenti
brecciole calcaree, arenarie, calcareniti, formazioni marnoso-arenaceee e calcare dell'Alberese
(Raffaelli & Rizzotto, 2013).

2.3.2. Clima
Il territorio dell’Alpe della Luna è caratterizzato da clima temperato-oceanico, con termotipo da
collinare a montano e ombrotipo da subumido ad umido. Continentalità piuttosto accentuata, Il
carattere di continentalità è abbastanza accentuato, con possibilità di gelate tardive e condizioni di
umidità poco elevate (Angiolini et al., 2005).

3. METODI

3.1. Rilevamenti fitosociologici


Questa tesi ha come soggetto di studio campionamenti di vegetazione elofitica e palustre, con rilievi
localizzati in zone come prati umidi, ruscelletti, fontanili, pozze ed abbeveratoi per il bestiame. Essa
rappresenta una porzione di uno studio più ampio che comprende anche vegetazione acquatica,
argomento oggetto di un altro lavoro di tesi.
I 173 rilievi sono stati eseguiti nelle aree dell'Appennino Aretino e Tosco-Romagnolo dal 2005 al
2015 (nell'intervallo Marzo-Luglio). Per essi si è seguito il metodo fitosociologico di Braun-
Blanquet (1932), che prevede il seguente procedimento: 1) Individuazione iniziale di un'area
omogenea secondo criteri fisiografico-paesaggistici, costituente il campione rappresentativo della
popolazione oggetto di studio. 2) Valutazione dell'estensione superficiale da rilevare,
necessariamente uguale o maggiore a quella corrispondente al "minimo areale", ovvero la porzione
di spazio necessaria affinchè tale associazione possa svilupparsi in maniera completa. (vedi Tab.1)
Tab. 1 - Tabella con esempi di areale minimo
Popolamento a muschi e licheni 1 - 5 mq
Prato, pascolo, palude 10 - 50 mq
Aree boschive 100 - 500 mq

3) Stima della copertura totale individuando la percentuale di area coperta da vegetazione (erbacea,
arborea, arbustiva) che proietta la propria ombra, con valori compresi tra 0 e 100%. 4) Redazione di
una scheda in cui vengono annotati i dati relativi all'area di campionamento (Numero rilevamento,
Operatore, Data, Regione, Comune, I.G.M., Località, Esposizione, Coordinate, Altitudine,
Inclinazione, Substrato geologico, Formazione vegetale, etc.), e indicate tutte le specie di piante
vascolari presenti nell'area. 5) Attribuzione di un valore di copertura per ciascuna specie, stimato e
attribuito seguendo la scala di Braun-Blanquet (Vedi Tab. 2).

Tab. 2 - Valori di copertura secondo la scala di Braun-Blanquet

3.2. Analisi dei dati


I dati sono stati poi trasferiti in una tabella Excel, dove le abbondanze della scala di Braun-Blanquet
sono state convertite secondo la scala di Van del Maarel (Van der Maarel et al., 1996), con valori
compresi tra 1 e 9. La matrice numerica risultante (173 rilievi per 123 specie) è stata poi sottoposta
a classificazione gerarchica, utilizzando il legame completo come criterio agglomerativo e la
distanza euclidea come misura di dissimilarità. Ciò ha permesso di individuare gruppi di rilievi
floristicamente omogenei e affini, in grado di essere interpretati ed inquadrati fitosociologicamente.
Per svolgere questa operazione, è stato usato il software SYNTAX 2000 (Podani, 2001).
4. RISULTATI E DISCUSSIONI
Col dendrogramma ottenuto dalla classificazione è stato possibile osservare ad un livello di
dissimilarità del 15%, 13 gruppi contenenti rilievi di comunità vegetali distinti secondo criteri
floristici ed ecologici, relativi a comunità vegetali elofitiche e di prati umidi, mentre gli aspetti
acquatici e palustri sono oggetto di un altro lavoro di tesi. I risultati ottenuti, in seguito ad indagine
floristico-sociologica, permettono di riconoscere la presenza di 9 associazioni e 4 aggruppamenti
relative a 4 classi fitosociologiche secondo il seguente quadro sintassonomico:

Cl. Agrostietea stoloniferae Oberdorfer 1983


Ord. Potentillo anserinae-Polygonetalia avicularis Tüxen 1947
All. Potentillion anserinae Tüxen 1947
Aggruppamento a Carex hirta L.
All. Mentho longifoliae-Juncion inflexi Müller & Görs ex de Foucault 2008
Ass. Carici otrubae-Juncetum inflexi Minissale & Spampinato 1985
Ass. Equiseto palustris-Juncetum effusi Minissale & Spampinato 1990
Cl. Galio aparines-Urticetea dioicae Passarge ex Kopecký 1969
Ord. Galio aparines-Alliarietalia petiolatae Görs & Müller 1969
All. Petasition officinalis Sill. 1933 em. Kopecký 1969
Ass. Phalarido-Petasitetum hybridi Schwick. 1933
Cl. Montio-Cardaminetea Br.-Bl. & Tüxen ex Br.-Bl. 1948
Ord. Montio-Cardaminetalia Br.-Bl. & Tüxen ex Br.-Bl. 1948
All. Caricion remotae Kästner 1941
Aggruppamento a Cardamine amara L.
Aggruppamento a Caltha palustris L.
Ass. Caricetum remotae Kästner 1941
Cl. Phragmito-Magnocaricetea Klika in Klika & V. Novák 1941
Ord. Nasturtio-Glycerietalia Pignatti 1953
All. Apion nodiflori Segal in Westhoff & Den Held 1969
Ass. Beruletum erectae Roll 1938
Ass. Nasturtietum officinalis Seibert 1962
All. Glycerio fluitantis-Sparganion neglecti Braun-Blanquet et Sissingh in Boer 1942
Ass. Glycerietum fluitantis Nowiński 1930
Ass. Glycerietum notatae Kulczyñski 1928
Ass. Sparganietum erecti Roll 1938
La descrizione delle comunità vegetali rinvenute sono riportate nella seguente sezione della tesi,
mentre le tabelle con riportati i rilievi dei singoli syntaxa si trovano allegate in fondo alla tesi.

Classe Agrostietea stoloniferae


Praterie da mesotrofiche a eutrofiche, più o meno lungamente sottoposte ad inondazioni, legate agli
ambienti fluviali o alle pianure marittime (Biondi et al., 2014).
Aggruppamento a Carex hirta L. (Tab. I)
Carex hirta, specie igrofila di prati umidi soggetti ad aridità estiva, è indicata come diagnostica per
le seguenti alleanze: 1) Caricion gracilis Neuhäusl 1959 (classe Phragmito-Magnocaricetea),
relativa a fitocenosi che vegetano su suoli eutrofici inondati per lunghi periodi, ricchi di minerali o
materia organica (Biondi et al., 2014); 2) Potentillion anserinae Tüxen 1947 (Classe Agrostietea
stoloniferae), comunità di ambienti umidi con presenza idrica non costante, legate a stazioni
antropizzate, con suoli da ricchi a moderatamente poveri, inondati in inverno e secchi in primavera
(Biondi & Blasi, 2015), alla quale riferisco i rilievi di Tab. 3.
Scendendo a livello di associazione alcuni autori come Carreras et al. (1988) attribuiscono le cenosi
a Carex hirta nell’associazione Festuco-Caricetum hirtae O. Bolòs 1962 dell’alleanza Agropyro-
Rumicion, mentre Jehlík (1994), per l’Europa centrale, le attribuisce all’associazione Convolvulo
arvensis-Caricetum hirtae appartenente all’alleanza Convolvulo-Agropyrion (Lastrucci et al., 2010).
Altri autori tuttavia sottolineano lo scarso significato diagnostico della specie, trattando le sue
cenosi soltanto come “Comunità a Carex hirta”, ed anche nella presente tesi si preferisce restare a
livello di aggruppamento poiché abbiamo un solo rilievo che non mostra affinità floristica con le
associazioni sopracitate. Il rilievo mostra una dominanza di Carex hirta, e copertura di poco
inferiore ad essa della specie caratteristica di unità superiore Ranunculus repens. C’è inolte
presenza sporadica di altre specie degli ambienti umidi quali: Galium palustre, Equisetum arvense e
Carex remota.
Località del rilievo: Gorga Nera (G).

Carici otrubae-Juncetum inflexi Minissale & Spampinato 1985 (Tab. II)


Carici otrubae-Juncetum inflexi, nel sistema sintassonomico attualmente in uso, è un’associazione
dell’alleanza Mentho longifoliae-Juncion inflexi che include comunità subigrofile dominate da
Juncus inflexus. L’associazione è stata descritta per il Lago Gurrida in Sicilia da Minissale &
Spampinato (1985), e si sviluppa su suoli debolmente umidi, ricchi di nitrati dovuti alla presenza di
animali da pascolo, resistendo tuttavia anche a periodi di marcata xericità. Nell’area di studio
l’ecologia dell’associazione è pienamente confermata, collocandosi immediatamente dietro alle
cenosi elofitiche, in condizioni di minor permanenza d’acqua. L’associazione risulta soggetta a
frequente calpestio da parte del bestiame, che dai pascoli circostanti si reca alle pozze e agli
stagnetti per abbeverarsi. Rispetto all’associazione originale si osserva spesso la presenza di
giuncheti misti, con elevata presenza di Juncus effusus, che talvolta codomina fino a divenire
dominante, identificando una sorta di trapasso verso forme impoverite dell’Equiseto palustris-
Juncetum effusi. Aspetti con forte presenza di Equisetum palustre, in situazioni di maggior igrofilia,
potrebbero configurare una subassociazione Carici otrubae-Juncetum inflexi equisetosum palustris
che ha il significato di una sorta di vicariante dell’Equiseto palustri-Juncetum effusi in cui Juncus
effusus (assente nei rilievi della subassociazione) viene sostituito da Juncus inflexus.
Località dei rilievi: Passo Porcareccio (P), Passo Gualanciole (PG), Lago Gualanciole (LG), Poggio
Sambuco 1 (PS1), Poggio Sambuco 3 (PS3), Camarelle 2 (C2), Camarelle 4 (C4), Monteverde
(MV), La Pianca (PI).

Equiseto palustris-Juncetum effusi Minissale & Spampinato 1990 (Tab. III)


L’ Equiseto palustris-Juncetum effusi, nel sistema sintassonomico attualmente valido, è
un’associazione dell’alleanza Mentho longifoliae-Juncion inflexi dominata da Juncus effusus, specie
perenne formante densi giuncheti in contesti igrofili, periodicamente allagati e con substrati ricchi
di materia organica e minerali (Biondi et al., 2014).
Molto comune in Europa centrale, nell’area mediterranea viene localizzata presso fiumi e zone
umide. La presenza di Equisetum palustris indica la natura acida del substrato, con considerevole
disponibilità idrica (Minissale & Spampinato, 1990).
I rilievi, oltre alla presenza dominante di Juncus effusus, sono caratterizzati anche da altre specie di
contesti igrofili come Mentha aquatica e Carex remota. E’ inoltre presente Petasites hybridus,
specie di ambienti sciafili.
Località dei rilievi: Passo Porcareccio (P), Lago degli Idoli (Lid), Prato al fiume (PF).

Classe Galio-Urticetea
Vegetazione nitrofila, principalmente perenne o terofitica, da antropogena a naturale, legata ad
ambienti da mesofili a più o meno igrofili per umidità edafica e/o per ombreggiamento (Biondi et
al., 2014).

Phalarido-Petasitetum hybridi Schwick. 1933 (Tab. IV)


Phalarido-Petasitetum hybridi, nel sistema sintassonomico attualmente valido, viene riferita
all’alleanza Petasition officinalis. Si tratta di un’associazione a dominanza di Petasites hybridus,
specie dall’ampio apparato fogliare degli ambienti igrofili soggetti a ombreggiamento. Le fitocenosi
inquadrate in quest’associazione sono presenti su orli di boschi ripariali, con substrati umidi ed
argillosi (Mereu et al., 2010), si presentano come densi raggruppamenti e si trovano spesso in zone
marcate da attività antropica quali coltivazioni (Lastrucci et al., 2012). In Toscana, fitocenosi a
Petasites hybridus sono state rilevate sulle rive del fiume Tevere (Toscana meridionale; vedi
Lastrucci et al. 2012), sulle rive del fiume Arno e alcuni suoi canali minori (Faltognano) (Toscana
settentrionale) (Lastrucci et al., 2010).
I nostri rilievi, oltre a mostrare una notevole presenza di Petasites hybridus, presentano poche
specie con basse frequenze per quanto riguarda le specie caratteristiche di unità superiore. Sono
presenti specie tipiche di boschi ombreggiati ed igrofili, quali Circaea lutetiana, Solanum
dulcamara e Carduus personata, ma con frequenze piuttosto basse.
Località dei rilievi: Prato al fiume (PF), Monteverde (MV), Ferraiolo (FE), Gorganera (G), La
Pianca (PI).

Classe Montio-Cardaminetea
Vegetazione nitrofila, principalmente perenne o terofitica, da antropogena a naturale, legata ad
ambienti da mesofili a più o meno igrofili per umidità edafica e/o per ombreggiamento (Biondi et
al., 2014).

Aggruppamento a Cardamine amara L. (Tab. V)


Cardamine amara, specie erbacea igrofila delle sorgenti e torrenti montuosi, è diagnostica per due
distinte alleanze: 1) Caricion remotae Kästner 1941 (classe Montio-Cardaminetea), relativa a
cenosi presenti in habitat come meandri di ruscelli e sorgenti in contesti forestali, su substrati da
acidi a debolmente alcalini (Valachovič & Janovicová, 1999), 2) Cardamino amarae-Montion
fontanae Br.-Bl. 1926 (classe Montio-Cardaminetea) che raccoglie comunità legate ad acque
oligotrofiche, subacide, limpide e fredde, che sopportano abbastanza bene anche lunghi periodi di
innevamento e solitamente presentano uno strato compatto di briofite (Biondi & Blasi, 2015).
L’ecologia delle stazioni dei nostri rilievi mostra maggiori affinità per il Caricion remotae, alleanza
in cui inquadriamo questo aggruppamento, sebbene ci sia povertà di specie diagnostiche
dell’alleanza. Dai rilievi di Tab. 7 si può interpretare una transizione tra cenosi palustri (i primi 3
rilievi, floristicamente simili all’ alleanza Apion nodiflori) e cenosi di ruscellamento. Questo
fenomeno è confermato dalla presenza, nei primi 3 rilievi, di Lemna minor, specie idrofita natante
degli ambienti stagnanti.
I dati di questa tesi mostrano 2 situazioni: una rappresentata dai primi tre rilievi, con copertura di
Cardamine amara co-dominante con Veronica beccabunga, oltre alla presenza di Lemna minor e
Galium palustre. L’altra invece ha dominanza di Cardamine amara e valori rilevanti di Galium
palustre e Mentha aquatica.
Località dei rilievi: Gorga Nera (G), Stammerina 1 (SM1), Pozza dell’ Eremo (Per).
Aggruppamento a Caltha palustris L. (Tab. VI)
Caltha palustris s.l. è una specie igrofila delle zone temperate umide che, per quanto riguarda il
nome (Caltha laeta o Caltha palustris subsp. laeta) non ha uniformità di trattamento tassonomico,
in quanto diversi autori non lo ritengono un taxon autonomo
(http://www.actaplantarum.org/flora/flora_info.php?id=1472). Ad esempio, per la zona in studio, le
segnalazioni di Caltha palustris subsp. laeta vengono incluse da Viciani et al. (2010) in Caltha
palustris s.l. La specie è diagnostica per 3 distinte alleanze: 1) Calthion palustris Tüxen 1937
(classe Molinio-Arrhenatheretea), relativa a popolamenti di Caltha palustris in contesti di prati
morfologicamente depressi, temperati ed igrofili, da oligotrofici a mesotrofici e inondati
periodicamente (Costa et al., 2012); 2) Caricion remotae Kästner 1941 (classe Montio-
Cardaminetea) riferita ad un tipo di vegetazione a Caltha palustris subsp. laeta, presente in habitat
come meandri di ruscelli e sorgenti in contesti forestali. (Valachovič & Janovicová, 1999);
3) Cratoneuro filicini-Calthion laetae Hadac 1983 (classe Montio-Cardaminetea), che include
comunità di sorgenti oligotrofiche in habitat forestali igrofili di fascia sopramontana e subalpina dei
Carpazi orientali ed occidentali (Schaminée et al., 2012).
In particolare, per la classe Montio-Cardaminetea, che raccoglie aspetti ecologicamente simili alle
comunità rilevate per la presente tesi, si riportano due associazioni con specie diagnostica Caltha
palustris: i) Carici remotae-Calthetum laetae Coldea 1978, appartenente all’alleanza Caricion
remotae, formata da comunità vegetali in contesti igrofili forestali di ruscellamento a basse
altitudini; ii) Philonotido seriatae-Calthetum laetae Coldea 1991, appartenente all’alleanza
Cratoneuro filicini-Calthion laetae, rilevata nella fascia sopramontana dei Carpazi occidentali
(1290-1388 m s.l.m.), su substrati granitici infiltrati da acqua corrente con bassi valori di pH e
temperatura (Kliment et al., 2008).
L’ecologia delle stazioni dei nostri rilievi mostra affinità con i Caricion remotae, trattandosi di
habitat di ruscellamento, più specificamente nell’associazione Carici remotae-Calthetum laetae
Coldea 1978, che forma comunità vegetali in contesti igrofili forestali di ruscellamento a basse
altitudini. Tuttavia non è possibile attribuire i rilievi dell’area indagata a tale associazione a causa
della mancanza delle specie caratteristiche, e quindi vengono trattati come aggruppamento.
I rilievi mostrano dominanza di Caltha palustris, e presenza di specie diagnostiche delle unità
superiori (Stellaria nemorum e Ranunculus repens). I rilievi n. 1 e 2 rappresentano una situazione
con Petasites hybridus, megaforbia di ambienti nitrofili umidi e ombreggiati.
Località dei rilievi: Fangacci di Campiglia (FC) e fonte Sodo dei Conti (F).

Caricetum remotae Kästner 1941 (Tab. VII)


Caricetum remotae, nel sistema sintassonomico attualmente in uso, è un’associazione riferita
all’alleanza Caricion remotae e dominata da Carex remota. Le comunità che ne fanno parte
crescono in depressioni del terreno allagate, con regime idrico irregolare e fondo ghiaioso (canali di
scolo di strade forestali, fonti idriche con presenza di disturbo animale), che vegetano
prevalentemente nella fascia altitudinale submontana (450–560 m s.l.m.) (Kliment et al., 2008), in
acqua che mostra caratteristiche di oligotrofia, con temperatura piuttosto alta, sopra 7.5 ° C, con alta
presenza di humus fresco e di lettiera fogliare poco decomposta; la copertura media dello strato
erbaceo è intorno al 70 % (Valachovič & Janovicová, 1999). In Toscana, ad eccezione dei miei
rilievi, l’associazione Caricetum remotae non è stata ancora segnalata. I rilievi presentano una
situazione con dominanza quasi completa di Carex remota, con presenti altre specie diagnostiche
come Athyrium filix-femina e Schedonorus giganteus, ma con scarsa copertura. Le altre specie
presenti, come Circaea lutetiana e Solanum dulcamara, tipiche di ambienti sciafili ed igrofili,
descrivono ulteriormente le condizioni ambientali ottimali per il Caricetum remotae: depressioni
con presenza di biomassa fogliare in zone ombrose forestali.
Località dei rilievi: Gorga nera (G), Asqua (A), Pozza del Cervo (PC), Metaleto pantano (MP),
Stammerina 1 (SM1), Pozza dell’Eremo (Per).

Classe Phragmito-Magnocaricetea
Comunità perenni elofitiche che colonizzano ambienti paludosi, lacustri e fluviali, su suoli da
eutrofici a meso-oligotrofici, di acque dolci e salmastre (Biondi et al., 2014).

Beruletum erectae Roll 1938 (Tab. VIII)


Beruletum erectae, nel sistema sintassonomico attualmente valido, è un’associazione dell’alleanza
Apion nodiflori. Questa associazione, dominata da Berula erecta, cresce a ridosso di canali e
ruscelli, con acque sia lente che veloci, mesotrofiche, ben ossigenate e ricche di calcio.
Può presentarsi in comunità sommerse, semi-sommerse o totalmente emerse. Queste ultime,
soprattutto sulle banchine dei fiumi, sono ricche di specie terrestri di altre classi ed alleanze. Questa
comunità è piuttosto comune in Italia (Landucci et al., 2013). In Toscana il Beruletum erectae è
stato osservato in alcune aree umide dell’altopiano della “Pianca” nell’alta Val Marecchia (Arezzo)
(Lastrucci et al., 2004).
I rilievi presentano una dominanza della Berula erecta, ad eccezione del rilievo n. 3, con presenza
di specie dell’alleanza Apion nodiflori come Nasturtium officinale e Veronica anagallis- aquatica. Il
rilievo n. 6 invece è caratterizzato dalla presenza di Petasites hybridus con densa copertura, che
contraddistingue ambienti di orlo di boschetti con suoli umidi e scarsa esposizione luminosa
(Lastrucci et al., 2004).
Località dei rilievi: La Pianca (PI), Pozzolo (Poz) (margini di pozze e ruscelletti).

Nasturtietum officinalis Seibert 1962 (Tab. VIII)


Il Nasturtietum officinalis, nel sistema sintassonomico attualmente valido, è un’associazione
dell’alleanza Apion nodiflori. Questa vegetazione anfibia, dominata da Nasturtium officinale, si
manifesta in ambienti sia mesotrofici che eutrofici, su acque correnti o stagnanti. Forma comunità
povere di specie o monospecifiche nei pressi di piccoli torrenti, stagni, ma anche nel corso medio ed
inferiore dei grandi fiumi. In Italia questa associazione cresce spesso in contatto con associazioni
come Beruletum erectae (Landucci et al., 2013). Risponde bene a situazioni di disturbo, soprattutto
per le sue efficaci capacità di rigenerazione (Buchwald, 1994). In Italia centrale il Nasturtietum
officinalis si distribuisce dal livello del mare a circa 1100 m (Buchwald, 1994).
In Toscana il Nasturtietum officinalis è stato osservato sulle sponde del fiume Pesa (Toscana
Centrale) (Mereu et al., 2011), e sul torrente Trasubbie (Grosseto, Toscana meridionale) (Angiolini
et al., 2005). I popolamenti qui rilevati riportati presentano una copertura parziale del Nasturtium
officinale, che nel rilievo n. 1 è affiancato da specie di unità superiore come Veronica beccabunga e
Galium palustre. Il rilievo n. 3 presenta una condizione con dominanza maggiore di Nasturtium,
con presenza sporadica di altre specie di unità superiore.
Località dei rilievi: Gorga nera (G), nel ruscelletto emissario della pozza.

Glycerietum fluitantis Nowiński 1930 (Tab. IX)


Il Glycerietum fluitantis (s.l.), nel sistema sintassonomico attualmente valido, è un'associazione
dell'alleanza Glycerio fluitantis-Sparganion neglecti; Glyceria fluitans può crescere sia in acque
oligotrofiche che eutrofiche, ma è meno tollerante al disturbo antropico e ad un' accentuata
eutrofizzazione. Questa associazione si verifica in habitat in avanzato stato di terrestrializzazione o
periodicamente allagati, per esempio in stagni, terreni morfologicamente depressi di natura carsica,
inondati da fiumi o canali di irrigazione. In Italia questa associazione è meno frequente di
Glycerietum notatae Chevall. e la sua presenza è stata documentata in pochi siti distribuiti nel
territorio (Landucci et al., 2013), mentre in Toscana è stata rilevata sporadicamente sulle rive dei
laghi di Chiusi e Montepulciano, in prossimità di canneti (Lastrucci et al., 2014).
La copertura della specie diagnostica Glyceria fluitans è pressochè esclusiva, con sporadica
presenza di specie di ordine superiore quali Galium palustre subsp. palustre, ma di entità
trascurabile.
Località dei rilievi: Passo Gualanciole (PG) e Monte Cavallo (MC1).
Glycerietum notatae Kulczyński 1928 (Tab. IX)
Il Glycerietum notatae (s.l.), nel sistema sintassonomico attualmente valido, è un'associazione
dell'alleanza Glycerio fluitantis-Sparganion neglecti; Fitocenosi strutturalmente ed ecologicamente
similare a Glycerietum fluitantis (L.) R. Br., che però è dominata da Glyceria notata, la specie
diagnostica, più tollerante a condizioni eutrofiche e disturbate. Questa associazione si riscontra
sempre in posizione soleggiata, su suoli sabbiosi e ricchi di limo nei pressi di rive fluviali, canali di
irrigazione, pozze naturali ed artificiali, aree morfologicamente depresse e prati umidi.
Caratteristica di acque lentamente fluenti e ricche di calcio e basi. In Italia questo tipo di
vegetazione è piuttosto frequente, e registrato da vari autori, dalle altitudini più basse a quelle
montane (Landucci et al., 2013).
La copertura della specie diagnostica è quasi esclusiva, anche se con presenza incostante di specie
di carattere superiore come Veronica beccabunga, Berula erecta, Mentha aquatica, Myosotis
scorpioides. Sono presenti inoltre altre specie tipiche del Glycerio-Sparganion come Berula erecta
ed altre invece come Ranunculus repens e Rumex conglomeratus che fanno parte delle Molinio-
Arrhenatherea a indicare un passaggio a condizioni di minore igrofilia.
Località dei rilievi: Laghetto Traversari (T), Monteverde (MV), Poggio Bonetto (PB), La Trappola
(Ostello Francescano) (LT), Gorga Nera (G), Pozza delle Stroscie (PStr), Poggio Sambuco (PS),
Pozzolo (Poz), Ferraiolo (sotto laghetto Via Maggio) (FE), La Pianca (PI), Lama (LA), Pratelle
(PR) e Asqua (A).

Sparganietum erecti Roll 1938 (Tab. IX)


Lo Sparganietum erecti (s.l.), nel sistema sintassonomico attualmente valido, è un'associazione
dell'alleanza Glycerio fluitantis-Sparganion neglecti che vegeta in acque stagnanti o debolmente
fluenti a una profondità di 10-50 cm, da poco a molto calcaree, da oligotrofiche a molto eutrofiche.
I popolamenti di Sparganium erectum hanno un'alta copertura di vegetazione, quindi vi si deposita
facilmente uno strato fangoso. Spesso la fitocenosi si insedia dopo interventi antropici, ad es. un
dragaggio, è di regola molto stabile ed oligospecifica (Buchwald, 1994).
Questa associazione è piuttosto comune in Nord e Centro Italia, mentre è più rara nel sud (Lastrucci
et al., 2012). In Toscana, è stata rilevata per esempio in Val di Merse (Landi & Angiolini, 2002) e
nei laghi di Montepulciano e Chiusi (SI) (Lastrucci et. al, 2014). E' stata inoltre descritta in un fosso
al margine del fiume Arno, nella località di Ponte a Buriano (Lastrucci et al., 2010 ).
Nei rilievi a Ferraiolo, Metaleto Pantano, Laghetto Traversari, Monteverde si ha una situazione con
Sparganium erectum dominante, mentre a Poggio Lombrico si ha la presenza di specie tipiche della
classe Molinio-Arrhenatheretea (Ranunculus repens, Rumex conglomeratus, Juncus articulatus),
con caratteristiche sinecologiche simili (preferenza di substrati disturbati e igrofilia).
Località dei rilievi: Ferraiolo (FE), Metaleto Pantano (MP), La Pianca (PI), Laghetto Traversari (T),
Monteverde (MV).

5. ASPETTI DI CONSERVAZIONE
L'analisi svolta in questa tesi ha permesso di identificare 4 associazioni incluse in liste di
protezione.
Il Phalarido-Petasitetum hybridi Schwick. 1933 è inserito tra gli habitat di interesse comunitario ai
sensi della Direttiva Habitat 92/43/CEE, con Codice Natura 2000 6430: “Bordure pianiziali,
montane e alpine, di megaforbie idrofile” che include le comunità di orli boschivi, igro-nitrofile, dal
considerevole apparato fogliare, diffuse al margine di corsi d’acqua.
Tre associazioni attribuibili all’alleanza Glycerio-Sparganion sono invece incluse tra gli habitat di
pregio naturalistico meritevoli di conservazione a livello regionale come “Formazioni elofitiche
delle acque correnti” secondo la LR 56/2000 della Toscana e il DPG/2015/2848 dell’Emilia
Romagna, in quanto minacciate da fenomeni legati all’eutrofizzazione dei corpi d'acqua adiacenti le
comunità, o una loro variazione del flusso idrico. Si tratta di: Glycerietum fluitantis, che in Italia è
una comunità vegetale piuttosto rara e frammentaria (Landucci et al., 2013); Glycerietum notatae,
frequente in Italia, censita da molti autori dal livello del mare alle montagne (Landucci et al., 2013);
Sparganietum erecti è piuttosto comune in Italia, soprattutto al centro-nord; queste ultime due,
anche se segnalate in diverse zone d’Italia, sono comunque soggette a rarefazione in funzione dei
numerosi rischi a cui sono sottoposte le zone umide in generale.
Inoltre tra le specie censite nei rilievi della mia tesi, è presente un gruppo abbastanza nutrito (13)
che rientrano nella lista delle entità vegetali di interesse regionale e meritevoli di conservazione
secondo la Legge regionale n. 56 del 6 aprile 2000 della Regione Toscana:

Arisarum proboscideum (L.) Savi


Caltha palustris L.
Carex pallescens L.
Carex pseudocyperus L.
Carex vesicaria L.
Eleocharis palustris (L.) Roem. et Schult. subsp. palustris
Epilobium tetragonum L.
Epipactis palustris (Miller) Crantz
Galium palustre L. subsp. palustre
Glyceria fluitans (L.) R.Br.
Lysimachia punctata L.
Stellaria graminea L.
Questo evidenzia come l’inserimento di questi habitat di zone umide in aree protette non costituisce
un elemento di salvaguardia solo per le comunità stesse, ma anche per le loro specie (Izco, 2015).

6. CONCLUSIONI
L’indagine vegetazionale svolta in questa tesi ha permesso di riconoscere e classificare 9
associazioni e 3 aggruppamenti appartenenti a 4 classi fitosociologiche, evidenziando una buona
diversità fitocenotica delle aree umide dell’Appennino Aretino e Tosco-Romagnolo, accompagnata
da una vasta diversità di specie elofitiche, 13 delle quali di interesse regionale secondo la Legge n.
56 del 6 aprile 2000 della Regione Toscana. Tra le cenosi censite, 4 (pari al 30% del totale) sono di
importante valore conservazionistico ed incluse in liste di attenzione a livello europeo e/o regionale:
Infine, il presente lavoro di tesi ha messo in luce problematiche nell’applicazione di criteri
conservazionistici stabiliti a livello europeo e non tenenti conto di contesti nazionali (Angiolini et
al., 2016). Un esempio nel materiale qui analizzato è rappresentato dal mancato inserimento delle
cenosi a Caltha palustris tra gli habitat meritevoli di tutela nella Direttiva Habitat a causa del loro
baricentro di distribuzione incentrato nel Centro-Nord Europa, dove risultano comuni e diffuse,
mentre sono fragili e minacciate in Europa meridionale, dove sono prossime al limite di
distribuzione. Un' alternativa potrebbe essere l'implemento delle norme relative la conservazione a
livello locale, stabilendo gli habitat di interesse regionale usando strumenti legislativi
regionali/locali (Angiolini et al., 2016). L'espansione delle leggi regionali al fine di includere anche
le cenosi a Caltha palustris, permetterebbe a questa comunità vegetale di godere di protezione,
perlomeno a livello locale.
La presente tesi contribuisce a confermare come lo studio delle comunità vegetali ricopra un ruolo
importante nella conoscenza naturalistica di un territorio. Tale ruolo diviene ancor più rilevante per
comunità legate a zone come quelle umide, estremamente minacciate e con areale ridotto e
frammentario all’interno di territori dominati da altri tipi di vegetazione, come nel caso
dell’Appennino Aretino e Tosco-Romagnolo. Tale condizione di frammentarietà rappresenta un
fattore aggiuntivo di rischio per il benestare di queste comunità, e la loro conoscenza permette
l’eventuale predisposizione di azioni di tutela della diversità fitocenotica da fattori di rischio
antropogenici e/o naturali.
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8. ALLEGATI

Tab. I - Aggruppamento a Carex hirta L.

Nr. ril. 1
Località G
Superficie rilevata (mq) 1
Copertura totale (%) 90
Agg. a Carex hirta
Carex hirta L. 4
Specie caratt. unità superiore
Ranunculus repens L. 3
Juncus effusus L. 1
Juncus articulatus L. +
Plantago major L. +
Poa sylvicola Guss. +
Altre specie
Galium palustre L. subsp. palustre 1
Equisetum arvense L. 1
Carex remota L. 1
Carex pseudocyperus L. 1
Fragaria vesca L. 1
Veronica beccabunga L. +
Solanum dulcamara L. +
Eleocharis palustris (L.) Roem. et Schult. subsp. palustris +
Geranium nodosum L. +
Geum urbanum L. +
Salix caprea L. +
Tab. II – Carici otrubae – Juncetum inflexi
Superficie rilevata (mq) 50 100 4 50 10 20 6 3 3 5 3 12 10 6 10 10 10 4 12 50 3 6
Copertura totale (%) 90 ? 90 100 80 85 100 100 90 90 100 100 100 100 100 95 100 100 100 90 90 100
Specie caratt. Carici otrubae – Juncetum inflexi
Juncus inflexus L. + + 2 4 2 3 5 4 4 5 5 5 5 4 3 4 4 4 3 4 1 3
Carex otrubae Podp. r + + + 1 2 1 + 1
s p. caratt. Unità s uperiore
Ranunculus repens L. 2 2 3 2 2 2 2 1 2 + 1 + 2 2 2 2 1 2 2 1 2 2
Juncus effusus L. 2 1 + 2 3 3 4 3
Carex hirta L. + + 1 1 1 r +
Potentilla reptans L. 1 1 + + 1 r
Pulicaria dysenterica (L.) Bernh. + 1 + +
Epilobium parviflorum Schreb. + + +
Trifolium repens L. + +
Alopecurus rendlei Eig. +
Altre s pecie
Mentha aquatica L. subsp. aquatica 3 2 1 1 + 2 2 2 + + r + 1 2
Poa trivialis L. s.l. + + r + + + + 1 + + r +
Rumex conglomeratus Murray r + + 1 + + 1 + + 1 + 1
Holcus lanatus L. + + + + 1 + 1 1 + + + r
Veronica beccabunga L. 1 + r 2 + 1 + 1 2 r
Cardamine amara L. 1 2 2 3 + 1 + 1 1
Hypericum tetrapterum Fr. + 1 1 + 1 1 + +
Galega officinalis L. + + 1 1 1 + + 1
Equisetum palustre L. 1 4 3 2 3 2 +
Myosotis scorpioides L. subsp. scorpioides + + + + + 1 1
Galium mollugo L. subsp. erectum Syme r + r + + 1 r
Glyceria notata Chevall. + + r + +
Equisetum arvense L. 1 r 2 1 r
Juncus articulatus L. 2 2 2 1 1
Epilobium tetragonum L. 1 1 + + +
Eupatorium cannabinum L. subsp. cannabinum 1 1 + + 2
Dipsacus fullonum L. r r + + +
Carex distans L. r + 1 + +
Galium palustre L. subsp. palustre 1 1 2 1
Equisetum telmateia Ehrh. 4 1 1 1
Schedonorus arundinaceus (Schreb.) Dumort + 1 1 +
Epilobium hirsutum L. + 2 1
Tussilago farfara L. 1 r r
Valeriana officinalis L. r r 2
Geranium dissectum L. + r +
Lysimachia punctata L. + 1 +
Medicago lupulina L. r + r
Glyceria fluitans (L.) R.Br. r +
Ranunculus lanuginosus L. r 1
Eleocharis palustris (L.) Roem. et Schult. subsp. palustris 2 1
Plantago major L. + +
Anthoxanthum odoratum L. 1 +
Cirsium vulgare (Savi) Ten. + 2
Epipactis palustris (Miller) Crantz + r
Salix apennina A.K. Skvortsov + r
Ajuga reptans L. r 1
Mentha spicata L. + +
Primula vulgaris Huds. subsp. vulgaris r r
Rubus ulmifolius Schott + +
Trifolium pratense L. 1 +
Carex remota L. +
Sparganium erectum L. s.l. +
Urtica dioica L. subsp. dioica 1
Berula erecta (Huds.) Coville +
Typha latifolia L. +
Agrostis stolonifera L. r
Epilobium montanum L. 1
Cirsium arvense (L.) Scop. +
Bromus hordeaceus L. r
Cirsium creticum (Lam.) D'Urv. subsp. triumfetti (Lacaita) K. Werner 2
Dactylis glomerata L. +
Galium palustre L. subsp. elongatum (C. Presl) Lange 1
Senecio squalidus L. (= Senecio rupestris W.et K.) +
Galium debile Desv. 2
Lolium perenne L. r
Scrophularia umbrosa Dumort. subsp. umbrosa 3
Acer campestre L. +
Carex flacca Schreb. +
Cerastium sp. r
Dactylorhiza sambucina (L.) Soó +
Lathyrus pratensis L. subsp. pratensis +
Phleum bertolonii DC. +
Vicia sp. +
Tab III - Equiseto palustris – Juncetum effusi

Nr. ril. 1 2 3 4
Località P Lid PF PF
Superficie rilevata (mq) 25 10 16 16
Copertura totale (%) 95 100 95 100
Specie caratt. Equiseto palustri – Juncetum effusi
Juncus effusus L. 3 5 4 4
Equisetum palustre L. 1 2
Specie caratt. Unità Superiore
Rumex obtusifolius L. subsp. obtusifolius + + +
Ranunculus repens L. 1 +
Poa trivialis L. s.l. + +
Carex hirta L. + +
Poa sylvicola Guss. + +
Epilobium tetragonum L. + 1
Rumex crispus L. +
Juncus inflexus L. 1
Galium mollugo L. subsp. erectum Syme 1
Agrostis stolonifera L. 1
Epilobium parviflorum Schreb. +
Carex leporina L. 1
Altre specie
Galium palustre L. subsp. palustre 1 1 +
Myosotis scorpioides L. subsp. scorpioides 2 + +
Mentha aquatica L. subsp. aquatica 3 3
Equisetum arvense L. 1 +
Carex remota L. 3 +
Petasites hybridus (L.) G. Gaertn. B. Meyer & Scherb. subsp. hybridus 2 +
Epilobium montanum L. 1 1
Senecio squalidus L. (= Senecio rupestris W.et K.) 1 +
Stellaria graminea L. + r
Veronica beccabunga L. 1
Urtica dioica L. subsp. dioica 1
Nasturtium officinale R.Br. subsp. officinale 1
Equisetum telmateia Ehrh. 1
Peplis portula L. r
Carex sylvatica Huds. subsp. sylvatica +
Elymus repens (L.) Gould subsp. repens +
Galeopsis speciosa Mill. 1
Lolium perenne L. r
Carex pallescens L. +
Cytisus scoparius L. 1
Gnaphalium sylvaticum L. +
Tab. IV – Phalarido-Petasitetum hibridi

Nr. ril. 1 2 3 4 5 6
Località PF PF Mv FE Mv PI
Superficie rilevata (mq) 10 8 15 8 12 9
Copertura totale (%) 95 95 100 100 100 100
specie caratt. Phalarido - Petasitetum hybridi
Petasites hybridus (L.) G. Gaertn. B. Meyer & Scherb. subsp. hybridus 5 4 5 5 4 5
specie caratt. agg. Urtica dioica
Urtica dioica L. subsp. dioica 1 +
specie caratt. unità superiore
Galega officinalis L. 1 +
Epilobium hirsutum L. + 2
Ranunculus lanuginosus L. + 1
Geum urbanum L. 1 +
Carduus personata (L.) Jacq. subsp. personata 2 +
Geranium robertianum L. 1 1
Impatiens noli-tangere L. + +
Milium effusum L. + +
Eupatorium cannabinum L. subsp. cannabinum +
Galium aparine L. r
Epilobium montanum L.
Circaea lutetiana L.
Oxalis acetosella L. +
Salvia glutinosa L. 2
Symphytum tuberosum L. subsp. angustifolium (A. Kern.) Nyman +
Altre specie
Mentha aquatica L. subsp. aquatica 3 2
Juncus inflexus L. 1 1
Geranium nodosum L. + +
Poa trivialis L. s.l. + +
Equisetum arvense L. +
Galium mollugo L. subsp. erectum Syme 1
Solanum dulcamara L. 2
Typha latifolia L. 2 2
Phragmites australis (Cav.) Trin. ex Steud. r
Cirsium arvense (L.) Scop. +
Cirsium creticum (Lam.) D'Urv. subsp. triumfetti (Lacaita) K. Werner 1 1
Anthriscus sylvestris (L.) Hoffm. subsp. sylvestris 1 3
Heracleum sphondylium L. subsp. ternatum (Velen.) Brummit + 1
Silene dioica (L.) Clairv. + +
Ranunculus repens L. 1
Veronica beccabunga L. 2
Rumex conglomeratus Murray +
Cardamine amara L. +
Juncus effusus L.
Equisetum palustre L. 1
Carex remota L.
Hypericum tetrapterum Fr. +
Sparganium erectum L. s.l. +
Juncus articulatus L. +
Berula erecta (Huds.) Coville +
Epilobium parviflorum Schreb. 1
Lycopus europaeus L. subsp. europaeus +
Pulicaria dysenterica (L.) Bernh. +
Dipsacus fullonum L. +
Equisetum telmateia Ehrh. 1
Valeriana officinalis L. 1
Poa sylvicola Guss.
Carex pendula Huds. 1
Dactylis glomerata L. +
Carex ovalis Gooden.
Rubus idaeus L.
Salix caprea L.
Scrophularia umbrosa Dumort. subsp. umbrosa +
Aegopodium podagraria L. 1
Arctium nemorosum Lej. 1
Asperula taurina L. subsp. taurina +
Bromus ramosus Huds. +
Clinopodium vulgare L. +
Euphorbia amygdaloides L. subsp. amygdaloides +
Hypericum sp.
Myosotis sylvatica Hoffm.
Potentilla micrantha Ramond ex DC. +
Rubus hirtus (group) +
Thalictrum aquilegifolium L. subsp. aquilegifolium 1
Veronica cymbalaria Bodard +
Veronica persica Poir. +
Tab. V - Aggruppamento a Cardamine amara L.

Nr. ril. 1 2 3 4 5 6 7
Località G G Sm1 G Per Per Sm1
Superficie rilevata (mq) 1 1 6 1 1 1 2
Copertura totale (%) 95 80 60 70 98 100 70
Agg. a Cardamine amara
Cardamine amara L. 3 3 2 4 5 4 2
Specie caratt. Unità superiori
Carex remota L. + 1
Altre specie
Galium palustre L. subsp. palustre 1 + 1 + 1 4
Veronica beccabunga L. 3 3 3 + 1
Ranunculus repens L. + + + +
Mentha aquatica L. subsp. aquatica 1 3 2
Lemna minor L. 2 1 +
Glyceria notata Chevall. +
Equisetum arvense L. r
Myosotis scorpioides L. subsp. scorpioides +
Solanum dulcamara L. +
Ranunculus trichophyllus Chaix subsp. trichophyllus +
Circaea lutetiana L. +
Tab. VI - Aggruppamento a Caltha palustris L.

Nr. ril. 1 2 3
Località F FC F
Superficie rilevata (mq) 2 3 3
Copertura totale (%) 90 80 85
Specie caratt. Agg. a Caltha palustris L.
Caltha palustris L. 4 4 3
specie caratt. unità superiore
Stellaria nemorum L. subsp. montana (Pierrat) Berher + 2 1
Ranunculus repens L. 3
Carex remota L. +
Athyrium filix-femina (L.) Roth +
Altre specie
Petasites hybridus (L.) G. Gaertn. B. Meyer & Scherb. subsp. hybridus 3 2
Ranunculus lanuginosus L. + 1
Veronica beccabunga L. 2
Poa trivialis L. s.l. +
Glyceria notata Chevall. 1
Rumex conglomeratus Murray +
Equisetum arvense L. +
Juncus effusus L. +
Urtica dioica L. subsp. dioica +
Tussilago farfara L. 1
Plantago major L. +
Senecio ovatus (G. Gaertn., B. Mey & Scherb.) Willd. +
Dactylorhiza maculata (L.) +
Adenostyles glabra (Mill.) DC. subsp. glabra 1
Alchemilla sp. +
Angelica sylvestris L. 1
Daphne mezereum L. +
Euphorbia dulcis L. +
Fagus sylvatica L. subsp. sylvatica 2
Juncus bufonius L. +
Poa nemoralis L. subsp. nemoralis +
Saxifraga rotundifolia L. subsp. rotundifolia +
Tab. VII – Caricetum remotae

Nr. ril. 1 2 3 4 5 6 7 8
Località A A G PC MP Sm1 PC Per
Superficie rilevata (mq) 4 6 2,5 10 6 12 8 16
Copertura totale (%) 100 100 90 95 90 100 95 100
Specie caratt. Caricetum remotae
Carex remota L. 5 5 4 5 5 5 5 5
Specie caratt. unità superiore
Athyrium filix-femina (L.) Roth 2 +
Oxalis acetosella L. + 1
Schedonorus giganteus (L.) Holub 1 1
Cardamine amara L. +
Brachypodium sylvaticum Huds. +
altre specie
Galium palustre L. subsp. palustre 1 1 1 2 + 2
Juncus effusus L. 2 1 1 1 +
Urtica dioica L. subsp. dioica + + + 1 r
Ranunculus repens L. + + 1 +
Mentha aquatica L. subsp. aquatica + 1 2
Rumex conglomeratus Murray 1 1 +
Equisetum arvense L. 1 1 2
Myosotis scorpioides L. subsp. scorpioides + + 1
Ranunculus lanuginosus L. + + +
Lycopus europaeus L. subsp. europaeus r +
Equisetum palustre L. r +
Trifolium repens L. 1 +
Agrostis stolonifera L. + +
Carex pendula Huds. 2 +
Senecio ovatus (G. Gaertn., B. Mey & Scherb.) Willd. + +
Lysimachia mummularia L. 1
Veronica beccabunga L. 1
Juncus inflexus L. 1
Poa trivialis L. s.l. 1
Hypericum tetrapterum Fr. +
Nasturtium officinale R.Br. subsp. officinale +
Solanum dulcamara L. 1
Epilobium tetragonum L. +
Eupatorium cannabinum L. subsp. cannabinum +
Potentilla reptans L. +
Pulicaria dysenterica (L.) Bernh. +
Phragmites australis (Cav.) Trin. ex Steud. 1
Geranium nodosum L. 1
Valeriana officinalis L. +
Peplis portula L. 1
Circaea lutetiana L. 1
Dactylis glomerata L. +
Dactylorhiza maculata (L.) subsp. fuchsii (Druce) Hyl. +
Elymus repens (L.) Gould subsp. repens +
Galeopsis speciosa Mill. +
Rubus idaeus L. +
Dryopteris filix-mas (L.) Schott +
Pteridium aquilinum (L.) Kuhn subsp. aquilinum +
Vaccinium myrtillus L. +
Tab. VIII - Beruletum erectae / Nasturtietum officinalis

Nr. ril. 1 2 3 4 5 6
Località G G Poz PI Poz PI
Superficie rilevata (mq) 8 2 4 4 4 4
Copertura totale (%) 70 50 100 100 90 100
Specie caratt. Nasturtietum officinalis
Nasturtium officinale R.Br. subsp. officinale 2 3 3 +
Specie caratt. Beruletum erectae
Berula erecta (Huds.) Coville 3 4 4 3
Specie caratt. unità superiore
Mentha aquatica L. subsp. aquatica 1 2 2 + 1
Veronica beccabunga L. 3 1 + 1
Glyceria notata Chevall. + r
Phragmites australis (Cav.) Trin. ex Steud. 1 1
Veronica anagallis-aquatica L. subsp. anagallis-aquatica 2 +
Galium palustre L. subsp. palustre 2
Eleocharis palustris (L.) Roem. et Schult. subsp. palustris +
Altre specie
Ranunculus repens L. + 2 + 1
Equisetum palustre L. + 1 2 +
Poa trivialis L. s.l. 1 +
Equisetum arvense L. + 1
Carex hirta L. 1 +
Juncus articulatus L. + +
Carex remota L. +
Rumex conglomeratus Murray r
Hypericum tetrapterum Fr. 1
Petasites hybridus (L.) G. Gaertn. B. Meyer & Scherb. subsp. hybridus 4
Solanum dulcamara L. 1
Lemna minor L. +
Zannichellia palustris L. +
Tab. IX – Glycerietum fluitantis / Glycerietum notatae / Sparganietum erecti
Nr. ril. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34
Località FE MP PI T FE Mv T T PI PI PI PI PI Poz T Mv PB LT PB G PzStr PS2 Poz FE PI LA PR A G G PG PG PG MC1
Superficie rilevata (mq) 10 5 5 8 6 4 4 16 2 2 2 1,5 4 4 6 4 4 6 4 1 4 4 4 3 1 40 3 3 6 6 6 8 6 6
Copertura totale (%) 100 95 100 95 100 95 90 100 100 100 100 100 100 100 100 95 70 100 70 70 100 100 100 85 85 90 100 95 90 100 100 100 95 90
specie caratteristica Sparganietum erecti
Sparganium erectum L. s.l. 5 5 5 5 5 5 5 4 5 3 2 4 3 1 1
specie caratteristica Glycerietum notatae
Glyceria notata Chevall. + 3 4 4 5 5 4 4 5 5 5 4 4 4 4 3 3 4
specie caratteristica Glycerietum fluitantis
Glyceria fluitans (L.) R.Br. 1 + + 5 5 5 5
specie caratter. Unità superiori
Mentha aquatica L. subsp. aquatica + + + 1 2 1 + 2 4 4 2 2 1 + 1 1 1 2
Veronica beccabunga L. + 1 2 3 1 1 +
Cardamine amara L. (diff.) 1 + 2 + 3 r
Berula erecta (Huds.) Coville 2 + 2 1 4 +
Myosotis scorpioides L. subsp. Scorpioides + 1 1 + 2
Typha latifolia L. + 1 2 +
Lycopus europaeus L. subsp. europaeus + + + +
Galium palustre L. subsp. palustre + + + 2
Eleocharis palustris (L.) Roem. et Schult. subsp. palustris 1 + 1 1
Carex vesicaria L. + 1 + +
Alisma plantago aquatica L. + 2 1 1
Urtica dioica L. subsp. dioica r + +
Nasturtium officinale R.Br. subsp. officinale + + 1
Veronica anagallis-aquatica L. subsp. anagallis-aquatica + +
Galium palustre L. subsp. elongatum (C. Presl) Lange + r
Carex pseudocyperus L. 3 2
Trifolium repens L. r
Petasites hybridus (L.) G. Gaertn. B. Meyer & Scherb. subsp. hybridus +
Phragmites australis (Cav.) Trin. ex Steud. 2
Epilobium hirsutum L. +
Carex otrubae Podp. +
Altre specie
Ranunculus repens L. 1 1 2 2 + + + + 1 1 2 2 r +
Poa trivialis L. s.l. + + + + + + 2 1
Rumex conglomeratus Murray + + 2 + 1 + +
Juncus articulatus L. + 2 + + r +
Equisetum arvense L. + 1 1 + 1 1
Carex hirta L. 1 1 1 1 + +
Ranunculus trichophyllus Chaix subsp. trichophyllus 1 2 + 2
Equisetum palustre L. + 1 3 2
Epilobium parviflorum Schreb. + + + 1
Solanum dulcamara L. 1 3 +
Juncus inflexus L. + + 1
Juncus effusus L. 1 + 1
Hypericum tetrapterum Fr. + + +
Holcus lanatus L. + 1 +
Tussilago farfara L. + +
Potamogeton natans L. 2 1
Lemna minor L. + 2
Carex remota L. 1 +
Bromus hordeaceus L. r +
Scirpoides holoschoenus (L.) Soják +
Salix alba L. +
Rumex obtusifolius L. subsp. obtusifolius +
Pulicaria dysenterica (L.) Bernh. +
Polygonum maculosa (L.) Gray 3
Persicaria hydropiper (L.) Delarbre +
Peplis portula L. +
Gaudinia fragilis (L.) P. Beauv. +
Galium debile Desv. +
Eupatorium cannabinum L. subsp. cannabinum +
Cirsium vulgare (Savi) Ten. +
Carex sylvatica Huds. subsp. sylvatica 2
Callitriche stagnalis Scop. 1
Arisarum proboscideum (L.) Savi +
Anthoxanthum odoratum L. +

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