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UNIVERSIT DI SASSARI
Ignazio Camarda
Franca Valsecchi
PICCOLI ARBUSTI
LIANE E SUFFRUTICI
SPONTANEI DELLA
SARDEGNA
PREFAZIONE
Quando nel 1983 venne pubblicato il volume Alberi ed arbusti spontanei della Sardegna
lAssessore della Difesa dellAmbiente di allora, nella premessa, annotava che la flora
sarda, naturale e introdotta, non pu essere raccolta in un solo volume e che, pertanto, se
i docenti dellUniversit di Sassari avessero ritenuto importante e produttiva questa iniziativa, si poteva porre pensiero ad una organica collana di testi di divulgazione.
Gli stanziamenti allora auspicati non sono in effetti mancati e cos lAssessorato regionale
della Difesa dellAmbiente ha potuto dedicarsi alla pubblicazione di varie opere che, negli
anni successivi, hanno consentito di diffondere nella Societ sarda conoscenze inappuntabili sul piano scientifico e nel contempo di grande efficacia divulgativa. I contenuti ditali
opere hanno spaziato dalla flora dei boschi, a quella delle aree urbane, dalla raccolta di
Carte e documenti internazionali di ecologia, ai grandi alberi della Sardegna.
Siamo molto lieti quindi che i Proff. Ignazio Camarda e Franca Va/secchi abbiano oggi
potuto portare felicemente a termine la seconda parte delle loro ricerche relative alla illustrazione degli arbusti minori costituenti il sottobosco o facenti parte della compagine
delle formazioni vegetali che hanno origine dalla degradazione delle foreste.
La conoscenza della flora arbustiva oggi particolarmente importante, per poter meglio
valutare le fasi dinamiche della vegetazione e per poter meglio usare i materiali vegetali
autoctoni nella fase di recupero dei terreni erosi e desert jficati presenti qua e l negli oltre
quattrocentomila ettari delle aree destinate, in base alla legge regionale n. 31/1989, a divenire parchi e riserve, aree di notevole importanza naturalistica e nelle quali, per cinque
anni vigono gi le norme di salvaguardia che impongono nella ricostruzione forestale limpiego di specie indigene.
Resta ancora lauspicio fatto nel 1982 che un degno coronamento di questa opera di divulgazione sarebbe rappresentata dalla grande definitiva Flora della Sardegna, per la quale
so che sono impegnati validi ricercatori della botanica italiana.
Cagliari, maggio 1990
Ing. Emidio Casula
Assessore regionale della Difesa dellAmbiente
PREMESSA
come per i nomi italiani. Per quanto riguarda i nomi sardi delle piante, considerando la
grande variabilit dei fitonimi a seconda dei
luoghi e la vischiosit della materia, spesso
trattata con troppa leggera disinvoltura,
accanto ai nomi si fa riferimento ai paesi,
sulla base di ricerche e verifiche originali e
sulla letteratura esistente, soprattutto sulle
opere del CARA (1889), del WAGNER (196062), del COSSU (1968). I nomi riportati senza
indicazione del paese vengono dati sia al
fine di facilitare un eventuale riconoscimento, sia al fine di stimolare una
verifica degli amatori nelle diverse localit
dellIsola. Il tipo biologico e le note colturali
si riferiscono alla specie in generale, mentre
le note fenologiche ed ecologiche tengono
conto soprattutto delle specificit in Sardegna. Le note etnobotaniche riguardano
aspetti generali cos come aspetti legati alle
tradizioni locali, originali o comunque verificate. Le cartine di areale o di distribuzione sono ricavate in parte dalle classiche
opere di MEUSEL e collaboratori (1965,
1978) da JALAS e SUOMINEM (1971-76) o da
specifiche monografie; nei casi in cui le
conoscenze attuali non hanno consentito di
dare una cartina sufficientemente precisa le
notizie sull areale sono ricavate dalle principali fiore del bacino mediterraneo e dalla
Med-Check List a cura di GREUTER, LONG e
BURDET (198489).
Gli Autori
INTRODUZIONE
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PARTE GENERALE
FORMAZIONI VEGETALI
E PICCOLI ARBUSTO
diverse esigenze riguardo il rapporto tra acqua e suolo. Alcune specie vivono immerse
del tutto nellacqua per cui il suolo un fattore secondario, altre crescono immerse con
lapparato radicale immerso nel suolo ricco
di acqua; diverse piante, ancora, preferiscono suoli profondi ricoperti dacqua per
alcuni periodi dellanno ed in questo caso,
prevalente il rapporto con le parti solide del
suolo pi che con lacqua.
In relazione a questi fattori si formano
nelle lagune delle cinture di vegetazione che
si succedono una dopo laltra man mano che
si procede dallo specchio dacqua verso lesterno. La prima formazione che si trova entro lacqua formata da alghe e da piante
annuali come piccoli giunchi o ciperacee; la
successiva, caratterizzata da specie perenni che formano cinture uniformi.
Le specie pi caratteristiche sono le salicornie, sia per laspetto morfologico, sia per
la diversa colorazione che assumono i fusti
in primavera ed in estate dando cos vita a
suggestive formazioni vegetali che mutano
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PARTE SPECIALE
FAMIGLIE - GENERI
E SPECIE
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EPHEDRACEAE
Arbusti con fusti molto ramificati. Foglie
ridotte a piccole squame poste in corrispondenza dei nodi. Fiori semplici unisessuali o
talvolta bisessuali situati sulla stessa pianta
(monoica) o su piante diverse (dioica). Pseudofrutti, per lo pi, simili a una bacca.
Alla famiglia delle Ephedraceae appartiene il solo genere Ephedra con circa 40
specie distribuite nelle regioni steppiche o
aride del Nordamerica, Ande, Asia centrale,
Europa mediterranea.
Presenti gi nel Terziario, come risultato dallo studio dei pollini, le Ephedraceae
rappresentano una famiglia di grande interesse da punto di vista sistematico ed evolutivo, in quanto secondo alcuni autori sono
indice di una tappa importante nellevoluzione verso le Angiosperme.
EPHEDRA L.
Arbusti di varia altezza, da 10-25 cm a
oltre un metro. Fusti numerosi di colore
verdeglauco, suddivisi da nodi, dai quali
nascono i rami sottili, giunchiformi. Foglie
ridotte e piccole squame spesso unite a formare guaine bidentate e situate presso i nodi.
Fiori riuniti in piccole infiorescenze, unisessuali o bisessuali. Il fiore maschile costituito da due piccole brattee, fra le quali
presente un corto asse che porta diverse sacche poiuniche. Il fiore femminile consta di
un solo ovulo circondato da un cercine bratteiforme. Le brattee pi vicine. al seme spesso diventano carnose, originando masse
rosse simili a bacche. In alcune specie queste brattee si allargano e diventano membranose favorendo cos la dispersione tramite il
vento.
Il genere Ephedra comprende circa 40
specie diffuse nelle zone aride, soleggiate,
rocciose o sabbiose.
Molte specie sono coltivate a scopo ornamentale per il colore rosso intenso che assumono le pseudobacche.
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Ephedra nebrodensis
AREALE
ECOLOGIA
NOTE COLTURALI
Ephedra ncbrodcnsis:
rainetto con infiorescenze femminili xl, pseudo-frutto x3;
ra/no xl; rum etto xlO; particolare di rarnetto mollo
ingrandito, infiorescenza fern in mile x4, infiorescenza
maschile x2, x4 e xlO.
Ephedra distachya L.
NOMI ITALIANI:
NOTE ETNOBOTANICHE
Ephedra distaehya:
ramo maschile e ramo femminile x0, 5,- infiorescenze
maschili x2,5; sacche polliniche x5, fusti x5; infiorescenzefemnminili e ovuli x2; infruttescenze xl; semnixi.
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Ephedra distachya
ECOLOGIA
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SANTA LA CEA E
Piante erbacee, arbustive o piccoli alberi.
Foglie semplici, opposte, alterne, talvolta
squamiformi. Fiori piccoli, unisessuali su
piante distinte (dioiche) disposti in infiorescenze a grappolo, spiga, capolino o anche
solitari. Frutto: drupa o achenio.
Le San talaceae costituiscono una famiglia interessante dal punto di vista biologico.
Sono considerate emiparassite con clorofilla
perch, pur essendo capaci di fotosintetizzare autonomamente, hanno per necessit
di assorbire lacqua e i sali minerali da piante ospiti mediante austori. Vivono infatti
sulle radici o sui rami di piante legnose.
La famiglia delle San talaceae comprende circa 35 generi distribuiti nelle regioni
tropicali e temperate, prevalentemente in
zone aride.
Hanno un notevole interesse economico
per i frutti che vengono utilizzati nellalimentazione e per i liquori e soprattutto per il
legname di buon valore usato per particolari
lavori di falegnameria. Dal legno profumato
(legno di sandalo bianco) di Santa/urn
album si estrae per distillazione un olio,
olio di sandalo, usato in profumeria.
OSYRIS L.
Piccoli arbusti a foglie allungate o ovali,
alterne, persistenti, coriacee o cartacee. Fiori
piccoli bianchi o verdognoli, unisessuali, situati su piante distinte alle estremit dei
rami. Frutto di tipo drupa, rosso, carnoso.
Il genere Osyris comprende cinque specie distribuite nella regione mediterranea, in
Africa e nelle Indie orientali soprattutto in
zone a clima temperato o subtropicale.
Sono utilizzate come piante ornamentali per
piccoli giardini in particolare per i frutti
rosso-vivo presenti nel periodo autunnale.
Hanno interesse economico due specie: O.
compressa del Sud Africa come fine conciante e O. ten uifolia dellAfrica orientale
tropicale per lolio essenziale usato in profu-
Osiride.
NOMI SARDI:
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Osyris alba
ECOLOGIA
NOTE COLTURALI
Osyris alba:
ramo con fiori maschili, ramo con fiori femminili, ramo
con frutti xO,5, fiore maschile x2,5; particolare stami
x5; fiore femminile x2,5 e x5; semi xl,5; mametto con
frutto xO.
NOTE ETNOBOTANICIIE
LORANTHACEAE
VISCUM ALBUM L.
NOMI ITALIANI:
Vischio.
Suffrutice di 30-80 cm, sempreverde, con
ramificazione dicotoma, semiparassita su
specie latifoglie, formante un piccolo cespuglio globoso, eretto o parzialmente pendulo.
Rami cilindrici, articolati, ingrossati ai nodi,
verdi, biforcati con angoli di 30-40 gradi.
Foglie opposte, sessili, spatolate, lunghe 37
cm e larghe 2-4 cm, coriacee, con nervature
parallele. Fiori poco appariscenti, verdicci.
Frutti in gruppi di 2-5, rotondi, perlacei, di
10-13 mm di diametro, con 2-4 semi subtrigoni, ad angolo esternamente concavo.
TIPO BIOLOGICO
VISCUM L.
Arbusti che formano grossi cespi sferici
su rami di alberi dai quali, tramite austori,
traggono alcune sostanze necessarie per la
loro vita. Sono piante semiparassite, con fusti verdi, articolati, cilindrici, foglie opposte,
persistenti, coriacee; fiori unisessuali su
piante distinte (dioiche). Fiori verdegiallastro riuniti in piccoli gruppi posti su
rami terminali. Frutti bacciformi, sferici,
perlacei, con uno o pi semi.
Il genere Viscum comprende circa 20
specie diffuse in tutta lEuropa.
La maggior utilizzazione delle specie di
questo genere quella, ormai diffusa in tutto
il mondo, della preparazione dei mazzi decorativi beneaugurali. Le foglie e i rami
sono usati in erboristeria per le propriet
vasodilatatrici e cardiotoniche.
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Viscum album
Distribuzione di viscum album s.l. in Europa e nel bacino mediterraneo (Da Meusel, modificato e semplificato).
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NOTE COLTURALI
Si tratta di una pianta che vive affondando lapparato radicale succhiatore sulla
corteccia degli alberi e la diffusione dei semi
avviene per mezzo degli uccelli che si cibano dei frutti. Per lungo tempo si creduto
che la riproduzione potesse avvenire solamente in questo modo, in realt la germinazione dei semi avviene normalmente, anche
se ottenere nuove piante in coltura non
facile. Per la sua rarit in Sardegna la raccolta dovrebbe essere interdetta nel modo pi
assoluto.
NOTE ETNOBOTANICHE
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POL YGONACEAE
Piante erbacee, arbusti e alcuni alberi. Foglie alterne, semplici con guaina membranosa che trattiene le stipole. Fiori piccoli
bisessuali o unisessuali, solitari o riuniti in
infiorescenze a racemo. Frutto: noce o bacca.
Le Polygonaceae comprendono circa 30
generi diffusi in tutto il mondo.
Sono utilizzate soprattutto come piante
ornamentali per bordure, tappeti, giardini
rocciosi.
I rizomi di alcune specie contengono tannino, saponine e sono impiegati anche come
astringenti, tonici e detersivi.
CHIAVE DELLE SPECIE
POLYGONUM L.
Piante erbacee perenni, suffruticose.
Rami eretti o flessuosi, con caratteristici
articoli prominenti nei nodi. Foglie alterne
con stipole. Fiori bianchi o rosa riuniti in
spighe o pannocchie. Frutto trigono.
Il genere Polygonum comprende circa
150 specie diffuse in tutto il mondo nelle
regioni temperate.
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Poligono scopario.
NOMI SARDI:
35
Polygonuin scopariuln
ECOLOGIA
Polygonum maritimum L.
FENOLOGIA
NOMI ITALIANI:
Poligono marittimo.
ECOLOGIA
Le dune sabbiose sono lhabitat pi favorevole alla vita di Polygon urn inaritiinuin.
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Polygunum maritimum:
pianta x0,5; fiore e fiore aperto x3,5; achenio x4; particolare x1,5.
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CHENOPODIACEAE
HALOCNEMUM Bieb.
Piante erbacee perenni o anche piccoli arbusti molto ramificati. Fusto spesso carnoso,
talora senza foglie o con piccole squame,
spesso articolato. Foglie alterne, semplici,
talvolta carnose. Fiori incospicui, verdastri,
unisessuali o bisessuali riuniti in infiorescenze a densa cima. Frutto: nucula o achenio.
Le Chenopodiaceae comprendono circa
100 generi distribuiti nelle regioni temperate e subtropicali di tutto il mondo.
Allo stato spontaneo vivono preferibilmente nelle zone ricche di sali per la capacit che hanno di assorbire i sali alcalini e i
nitrati di sodio e potassio. Molto diffuse
sulle spiagge, nelle steppe, nei deserti salati,
negli stagni e nelle lagune salmastre dove
contribuiscono a creare la particolare
fisionomia della vegetazione. Piante alofile,
mostrano adattamenti che permettono loro la
vita in ambienti particolari come quelli
salmi, con fusti e foglie carnose, parenchimi
acquiferi, ricoprimenti di peli o cere che limitano la perdita di acqua.
Alcune specie, come Beta vulgaris L.
presentano interesse economico per lestrazione dello zucchero, altre hanno importanza come specie alimentari, foraggere, medicamentose.
Salicornia strobilacea.
NOMI SARDI:
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Hulocnemum strobilaceum
AREALE
Lareale gravita principalmente nel settore orientale del bacino mediterraneo e del
Mar Nero, estendendosi anche nelle aree
interne dellUcraina. Nel settore occidentale
diffuso nel Nordafrica ed in alcune localit della Spagna meridionale. Del tutto assente in Francia, Jugoslavia e Italia peninsulare,
si riscontra ancora in alcune localit della
Sicilia e della Sardegna meridionale.
ECOLOGIA
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ARTHROCNEMUM Moq.
Piccoli arbusti con rami eretti o prostrati,
articolati, apparentemente privi di foglie,
carnosi. Foglie molto piccole, saldate a formare una guaina allaltezza dei nodi. Fiori
unisessuali, piccoli riuniti in spighe raccorciate e situati nelle incavature dei nodi. Frutto: acheho.
Il genere A rthrocn em urn comprende
circa 7 specie diffuse nelle regioni temperate e tropicali soprattutto in ambienti salsi,
come paludi costiere o zone paludose desertiche.
Le specie di questo genere per lelevato
contenuto di sali erano utilizzate, dopo essere state essiccate e bruciate, come fertilizzanti.
Arthrocnemum e laffine genere Salicor
nia costituiscono le specie principali
della vegetazione delle paludi e delle lagune
costiere, ed interessante osservare che i
loro semi sono particolarmente ricercati
dagli uccelli migratori.
Arthrocnemum un genere piuttosto difficile per quanto riguarda la distinzione delle
singole specie che lo compongono a causa
della loro stretta somiglianza morfologica.
Labito perenne e laspetto di piccolo cespuglio lo distingue dallaffine e molto simile
genere Salicornia, che prettamente erbaceo. Le specie pi diffuse in Sardegna risultano essere Arthrocnernurn glaucurn (Delile) Ung. Sternb. (= Salicornia rnacrostachya
Moric.) e Arthrocnemum fruticosum (L.)
Moq. (= Salicornia fruticosa L.)
CHIAVE DELLE SPECIE
Sossoini - Cagliari
Sussuni - Quartu S.Elena
Lesso ni, Sasso ni.
Arbusto molto ramoso, alto da 50-60 cm
sino a i m circa. Rami articolati, con articoli
cilindrici o claviformi, carnosi, lunghi circa i
cm. Foglie piccole, saldate alla base a formare una guaina attorno al nodo. Fiori incospicui,
disposti in corte spighe di tre fiori sui rami terminali. Fiori con perianzio rudimentale, i
maschili con due stami e i femminili con ovario portante uno stilo lungo e sottile. Il perianzio diventa un po rigonfio nel frutto e lo circonda completamente. Frutto, oblungo, un po
compresso, brunonerastro, lucido, verrucoso
su un lato e reticolato sullaltro.
TIPO BIOLOGICO
comune in tutte le aree costiere del bacino mediterraneo e lungo le coste atlantiche
meridionali della penisola iberica.
ECOLOGIA
una specie alofila che vive preferibilmente nelle lagune e nelle zone permeate costantemente di umidit e decisamente salse.
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A rthrocnemum fruticosum
NOTE COLTURALI
Si riproduce per seme, ma si espande anche grazie alla capacit di radicazione dei
rami a contatto con il terreno. Per la sua particolare ecologia limitato alle aree in qualche modo salmastre, per cui non trova interesse come pianta da giardino.
Vedi A. glaucum.
NOMI SARDI:
Vedi A. glaucum.
Arbusto ramoso, alto 30-90 cm circa, cespitoso. Rami eretti o eretto-decumbenti, legnosi alla base, nodulosi, erbacei superiormente. Articoli tondeggianti, lunghi circa 45
Arthrocnemum glaucum:
ramo xO,5, infiorescenza x2; fiore x5, seme x7,5.
mm. Foglie piccole, guainanti. Fiori rudimentali racchiusi nelle fossette dei segmenti, i maschili con due stami, i femminili con
stilo filiforme. Frutto subgloboso, grigiastro,
con setole rigide sullapice.
TIPO BIOLOGICO
Specie ad areale circumediterraneo si ritrova anche nelle coste atlantiche della penisola iberica e della Francia.
ECOLOGIA
CAMPHOROSMA L.
infiorescenza a spiga ovoide o un p0 allungata, corta, fogliosa alla base. Fiori con involucro
di 2-3 mm, peloso, campanulato. Stami quattro
con filamenti sporgenti. Ovario con stilo che
termina con due lunghi stimmi. Frutto circondato dal perianzio membranoso. Semi oblunghi, compressi, 2 mm lunghi, neri, reticolati.
Camphorosina monspelkwa L.
FENOLOGIA
TIPO BIOLOGICO
Camforata di Montpellier.
Piccolo arbusto, alto da 20 sino a 50 cm,
con numerosi rami, eretti o ascendenti, semplici o ramosi, contorti, legnosi alla base, densamente pelosi o anche villosi. Foglie lineari,
acute, rigide, coriacee, sessili, pubescenti,
spesso fascicolate. Fiori riuniti a formare una
Camphorosma inonspeliaca
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AREALE
Specie diffusa soprattutto nelle aree costiere del bacino mediterraneo, vive anche
nelle zone pi interne della penisola iberica,
dellUcraina e in Asia minore.
Camphorosma monspeliaca:
rami xO, 5 e x2; infiorescenza x2; fiore maschile efiore
femminile x5; brat/ca e seine x5.
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ECOLOGIA
Alcune specie sono utilizzate come alimento, altre per la fabbricazione dei saponi.
Atriplex halimus L.
NOMI ITALIANI:
NOTE COLTURALI
Berbna Torp
Alimu, Elamu, Elima, Elirnu, Elma,
Eluma, Eramu, Selbra.
ATRIPLEX L.
Piante annue, perenni, arbustive suffruticose. Foglie alterne od opposte, dentate,
astate o intere. Fiori unisessuali sulla stessa
pianta o su piante distinte, riuniti a formare
glomeruli che poi si riuniscono in infiorescenze a spiga o a pannocchia.
Il genere A triplex comprende circa 100
specie, distribuite nella fascia litorale delle
regioni temperate.
Atriplex halimus:
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HALIMIONE Aellen
Piccoli arbusti ramificati con rami eretti.
Foglie opposte, argentee. Fiori unisessuali,
piccoli, riuniti a formare un glomerulo e
disposti in pannocchie basse, terminali. Frutto: achenio.
Il genere comprende la sola specie Halimione portulacoides diffusa nelle zone temperate dellEuropa, Asia occidentale, Africa
australe, America del Nord.
FENOLOGIA
NOMI ITALIANI:
Atriplice portulacoide.
Suffrutice di colore bianco-cinerino per
la presenza di papille vescicolose, alto da 30
cm a i metro circa, con rami eretti o prostrati, angolosi. Foglie ovali-bislunghe o
rombiche, opposte, con corto picciuolo,
accompagnate allascella da un gruppetto di
foglie pi piccole. Fiori maschili con sepali
ovali, liberi, pulverulenti per la presenza di
peli vescicolosi e cinque stami; fiori femminili con due bratteole che simulano un
perianzio e con ovario che porta uno stilo
corto. Frutto circondato da valve fruttifere
che si saldano sino alla sommit ad originare un falso frutto compresso, coriaceo,
cuneato alla base, tnlobo alla sommit,
verde-argento e con irregolari tubercoli su
tutta la superficie. Seme nero con funicolo
filiforme.
TIPO BIOLOGICO
Suffrutice, molto ramoso, con rami prostrati o prostrato-ascendenti. Nano fanerofita o camefita suffruticosa.
NOTE ETNOBOTANICHE
Le estremit dei rametti teneri, fatti macerare nellaceto si usano come condimento,
analogamente ai fiori del cappero.
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Halimione portulacoides:
ramo con infiorescenza x0,5; fiore maschile x15; fiore
femminile x15; frutto xlO; seme x20.
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Ha/unione portulacoides
FENOLOGIA
ECOLOGIA
AREALE
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NOTE COLTURALI
RANUNCULA CEAE
Piante ad habitus molto vario: in prevalenza erbacee perenni con tuberi, rizomi, ma
anche erbe annuali e piante legnose, talvolta
rampicanti. Foglie radicali o caulinari, sparse o opposte, intere o variamente divise.
Fiori bisessuali, solitari o riuniti in cime o
racemi. Perianzio semplice o doppio, regolare o irregolare. Stami numerosi. Ovario formato da un numero variabile di carpelli,
liberi. Frutto: achenio, follicolo, capsula o
bacca.
Le Ranunculaceae comprendono circa 50
generi distribuiti in tutto il mondo. Sono
piante che vivono entro lacqua, nelle zone
umide, nel sottobosco e anche in quelle soleggiate, aride e ventose.
La famiglia delle Ranunculaceae oggi,
generalmente, considerata una famiglia primitiva, che si evoluta probabilmente da un
gruppo delle Magnoliales, piante arboree a
morfologia fioraie molto arcaica. Le ranuncolacee, oltre a una grande variabilit nellambito della famiglia, presentano quasi
tutte caratteri primitivi, riscontrabili spesso
nel grande numero di petali, degli stami, dei
carpelli e soprattutto per la disposizione spiralata degli elementi fiorali sul ricettacolo.
Alcune specie sono utilizzate come piante ornamentali.
Molti generi contengono principi acri e
velenosi, come A conitum, Adonis, Helleborus,
Ranunculus, Anemone, Clematis. Altri
hanno propriet terapeutiche, come sedativi
o anestetici locali (Thalictrum), altri ancora
sono diuretici, purgativi, emmenagoghi e galattogeni (Nigella, Aquilegia).
CLEMATIS L.
Piante erbacee, arbustive o lianose, rampicanti, con fusti spesso muniti di organi aggrappanti originatisi dai picciuoli fogliari.
Foglie divise. Fiori bisessuali o riuniti in infiorescenze a pannocchia. Mancanza di petali e trasformazione dei calice nella funzione vessillare.
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Clematis cirrhosa L.
NOMI ITALIANI:
Clematide cirrosa.
NOMI SARDI:
Assara - Seulo
Bin ttzu - Isili
Bidighgnu - Sassari
Bidighngiu - Busachi
Binzilu - Usellus
Erighnzu - Torp
Filichnzu - Dorgali
Ilichnzu - Dorgali
Itiknzu masedu - Lod
Clematis cirrhosa
Cleinatis cirrhosa:
ramo con fiori e ramo con frutti
xO,5; fiori isolati xl; stame e ovario
e achenio x2; particolare di ramo
di pi anni xl.
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Pianta lianosa, rampicante, con foglie opposte, caduche. Fusto lungo sino a 10 m,
esile, nodoso, poroso, con corteccia fibrosa
nelle parti inferiori, con cirri prensili semplici o bifidi e, talora, con brachiblasti fioriferi, persistenti e legnosi. Foglie fiorali con
picciuolo di 10-20 mm, semplici, con margine intero, trilobe o decisamente pennatosette con numerosi lobi lineari-lanceolati, lisce; foglie dei rami vegetativi lobatolaciniate, raramente intere. Fiori grandi e numerosi sui brachiblasti delle annate precedenti, sostenuti da un lungo peduncolo pendulo, provvisto di due bratteole verdi, unite
a coppa pi o meno appressate alla corolla a
simulare un calice; lacinie fiorali quattro, di
forma ovato-allungata con rilievi e scalanature longitudinali, di colore bianco o giallastro, provviste spesso di numerose chiazze
porporine e con pelosit vellutata nella parte
esterna; stami numerosi, verdastri, con filamenti appiattiti verso il basso ed antere
allungate; ovario pluricarpellare con stili
pelosi, accrescentisi nel frutto, e stimmi glabri. Semi di 6-8 mm a contorno ovato-circolare con una scalanatura laterale e con una
lunga coda piumosa.
TIPO BIOLOGICO
ECOLOGIA
Specie termofila ed eliofila trova le condizioni ideali di vita negli ambienti costieri e
caldi, dove caratterizza la vegetazione, ricoprendo spesso i cespi di lentisco e gli altri
elementi legnosi della macchia mediterranea. In zone ben esposte ed assolate pu
vegetare sino ai mille metri di quota.
NOTE COLTURALI
AREALE
Reti - Dorgali
Retio - Alghero
Urzula - Aritzo, Barisardo
Benzgliu, Bind/1u, Binzgliu, Binzllu,
Inzllu, Tetti.
Clematis flammula.
57
58
Pianta lianosa, rampicante con foglie coriacee, opposte. Fusto esile, liscio, angoloso,
scandente, lungo fino a 3-4 m, rossastro
nelle fasi giovanili, verdastro scuro a maturit, provvisto di cirri. Foglie picciuoiate, le
inferiori semplici, ovato-lanceolate di 35x2-3 cm, quelle degli internodi superiori
composte, con 3-9 foglioline, di dimensioni
tanto pi piccole quanto pi numerose, con
lamina liscia e margine intero. Infiorescenze
in pannocchie terminali con numerosi fiori
odorosi con lacinie di 1O-18x3-4 mm, bianchi, tomentoso-sericei nella faccia esterna.
Stami numerosi con filamenti appiattiti in
basso ed antere bianco-verdastre; carpelli
numerosi, con stili pelosi, accrescentisi a
maturit. Acheni a contorno ovale, con le
facce schiacciate, rilevate ai bordi e provvisti di una lunga coda piumosa.
TIPO BIOLOGICO
NOTE COLTURALI
Si riproduce per seme, per talea o prelevando parte dei rizomi sotterranei. In breve
tempo sviluppa un abbondante fogliame e
pu fiorire sin dal primo anno. adatta per
coprire graticciate, per ravvivare il verde di
altre specie sempreverdi della macchia mediterranea con la sua ricca ed odorosa fioritura. Vive meglio e rigogliosa negli
ambienti costieri, dove pu sviluppare i sottili fusti per 3-4 m di lunghezza, adagiandosi per su un qualsiasi supporto. Nelle zone
montane richiede i luoghi meglio esposti,
ma comunque resta pi contenuta nel suo
sviluppo ed i fiori divengono meno odorosi
o del tutto inodori.
NOTE ETNOBOTANICHE
Non si conoscono notizie particolari relative a questa specie, ma alcuni suoi nomi,
soprattutto quello di fiammola (forse per il
rosso dellirritazione che provoca sulla pelle),
fanno supporre che sia stata utilizzata per gli
stessi scopi della vitalba. I tralci si prestano
come legacci nei lavori di campagna.
FENOLOGIA
Clematis vitalba L.
NOMI ITALIANI:
AREALE
NOMI SARDI:
Aucida - Iglesias
Assara - lerzu
Auzara - Villanovatulo
Bdighngiu - Atzara
Bidiknzu - Bono, Bonorva, Cuglieri
Bidiknzu - Orune
Bidrighinzu - Osilo
Biliknzu - Nuoro, Orune
Bidi inzu - Olzai
Ertssu - Seulo
Frighinzu - Sassari
Idighinzu - Nule
Interzu - Gavoi
Istlzu - Belv
Istrzu - Lanusei
59
Clematis vitalba
60
colate, inserite allascella delle foglie o terminali, con numerosi fiori bianchi. Tepali di
8-12x3-5 mm con apice ottuso inferiormente,
tomentoso-sericei, superiormente lisci; stami
numerosi, i pi esterni di lunghezza minore,
bianco-verdastri, glabri, con antere lanceolate di 9-11 mm, stili sericei accrescentisi a
maturit e stimma glabro a capocchia. Carpelli pi o meno numerosi, a contorno ovatoacuminato, con una lunga coda piumosa, persistenti sulla pianta anche a maturit.
TIPO BIOLOGICO
61
AREALE
62
Specie con abbondante fioritura una pianta visitata dalle api ed a ragione considerata
mellifera. I giovani germogli in alcune zone
sono utilizzati bolliti come insalata, si tratta di
una pianta velenosa con sostanze tossiche evidentemente termolabili, ma luso culinario
dovrebbe essere comunque sconsigliato. Le
foglie, a diretto contatto della pelle, possono
provocare irritazione e i mendicanti, nei santuari campestri e nelle feste paesane, usavano
procurarsi piaghe per impietosire i pellegrini.
Diversi nomi nelle varie lingue richiamano
questa pratica comune in quasi tutta Europa. I
tralci, sottili e flessibili venivano utilizzati per
legare gli innesti o come cordame grossolano.
Era diffusa in tutta la Sardegna lusanza di
fumare i tralci secchi come surrogato della
sigaretta, pratica del tutto da evitare per i possibili effetti dannosi sullorganismo.
CA PPA RACEAE
Piante erbacee, arbustive, talvolta arboree e lianose. Foglie alterne, semplici o
composte con fiori bisessuali, raramente
unisessuali, solitari, in fascetti riuniti in
infiorescenze a racemo o a corimbo. Petali e
sepali quattro disposti diagonalmente. Ovario di due carpelli. Frutto capsula o bacca.
Le Capparaceae comprendono 40-50 generi distribuiti nelle regioni tropicali e subtropicali dellAustralia, America settentrionale, Africa e nelle zone temperate del Mediterraneo.
Molte specie di questo genere sono coltivate come piante ornamentali, altre sono utilizzate in medicina o nellindustria chimica.
CAPPARIS L.
Arbusti, con fusto tortuoso o rampicanti
con fusto flessuoso, o anche alberi e suffrutici. Foglie semplici, talvolta con stipole spi-
Cappero, Capparo.
NOMI SARDI:
Tappari - Sassari
Tappara, Tapparas.
Capparis spinosa
63
Capparis spinosa:
ramo con fiori, frutti xO,5; semi
x2,5; antere x3; ovario x2,5; stame
xl; particolare delle gemme xl, 5 e
xl; bocciolifiorali xO,5.
64
65
Il cappero si riproduce per seme e per talee ottenute con rametti di 2-3 anni. stata
considerata spesso come una specie esclusivamente rupicola e per tale motivo i semi
venivano posti su piccole nicchie naturali,
66
BRASSICACEAE
BRASSICA L.
Piante erbacee, perennanti o piccoli arbusti. Foglie di forma varia, ricoperte da uno
strato pruinoso che conferisce loro un colore
verde-glauco. Fiori bisessuali gialli riuniti,
in infiorescenze a racemo. Frutto suiqua
cilindrica, lunga e sottile con molti semi.
Il genere Brassica comprende circa 50
specie diffuse in tutto il mondo.
Le specie di questo genere sono impiegate
in agricoltura, foraggiocoltura e, per la presenza di olii nei semi, sono tipiche piante da
olio. Molte specie sono utilizzate per la produzione di mostarde, come la Brassica nigra
o senape nera e Sinapis alba o senape bianca.
NOMI ITALIANI:
Brassica insularis
67
68
FENOLOGIA
Ritenuta esclusiva della Sardegna e di iimitate localit della Corsica stata reperita
recentemente nellisola di Pantelleria ed in
Nordafrica. In Sardegna si rinviene soprattutto nelle aree calcaree montane e in ambiente litoraneo nelle piccole isole della Sardegna meridionale; in particolare nellisola
dei Cavoli, il cui nome deriverebbe appunto
dalla pianta, si trovano gli esemplari di maggiore dimensioni conosciuti.
Brassica insularis:
ramo con fiori efrutti, calice, petalo e stami xO, 6; antere x6; siliqua xl,5; seme x3.
69
ECOLOGIA
Il cavolo selvatico di Sardegna una pianta eliofila che si riscontra con maggiore frequenza nelle pareti delle aree calcaree mesozoiche, ma anche su substrati di natura silicea, come nelle piccole isole gi menzionate.
Tuttavia il suo areale potrebbe essere ben pi
ampio e con tutta probabilit la sua presenza,
nei luoghi facilmente accessibili, preclusa
dal pascolamento trattandosi di una specie
particolarmente ricercata dal bestiame.
LOBULARIA Desv.
Piante annue o perenni, cespugliose, con
rami eretti o arcuati. Foglie bianco-grigiastre. Fiori bianchi riuniti in densi racemi.
Frutto siliquetta, ovale, pelosa.
Il genere Lobularia comprende poche
specie presenti in Europa e in Africa.
Lobularia maritima (L.) Desv.
Sin.: Alyssum maritimum (L.) Lam.
NOTE COLTURALI
NOMI ITALIANI:
NOTE ETNOBOTANICHE
Lobukiria marittima.
70
Lobularia maritima:
ramo con fiori xO, 5;fiore x4; infiorescenza xl, 5;frutto
xl,5.
71
FENOLOGIA
72
Si propaga facilmente per semi ed ampiamente coltivata per bordure, aiuole, giardini rocciosi ed anche commercializzata
con alcune variet dai fiori rosa o violetti.
ROSA CEAE
Alberi arbusti ed erbe. Foglie semplici,
trifogliate o composte. Fiori regolari con 5
sepali, 5 petali e moltissimi stami; isolati o
in infiorescenza a racemo o corimbo. Ovario
supero, infero e semi-infero. Numero dei
carpelli variabile da 1-2 a molti. Frutti:
drupa, pomo, follicolo.
Alla famiglia delle Rosaceae appartengono 100 generi e circa 3000 specie, diffuse in
quasi tutto il mondo con preferenza per le
regioni a clima temperato. Al Cretaceo risalgono resti fossili di Crataegus, Pyrus e Prunus, allEocene quelli di alcune specie di
Rosa, allOligocene di Cydonia e di Cotoneaster. Le Rosaceae rappresentano una
famiglia di grande interesse economico come
piante da frutto e come piante ornamentali.
FENOLOGIA
74
Sarcopoterium spinosum
Sarcopoicrium spinosum:
ramo con fiori e frutti, rametto con
soli frutti xO, 7,-fiori maschili e fiori
femminili x2,8, foglia xJ,4; particolare delle foglioline x2,8; particolare della rachide fogliare x6; frutti
x2,1; semi x3,5.
tuire bordure e ad essere collocati nei giardini rocciosi. Potato anche radicalmente ricaccia numerosi getti che in breve ricostituiscono, ringiovanendolo, il pulvino.
NOTE ETNOBOTANICHE
eretti o piegati verso il basso. Foglie composte. Fiori bisessuali, bianchi, rosa con numerosi stami e carpelli, solitari o in infiorescenze racemose. Frutti piccole drupe, riunite a formare un frutto composto.
Il genere Rubus comprende circa 250
specie diffuse in tutto il mondo e in tutti gli
ambienti.
Noto comunemente come rovo questo
genere racchiude molte specie di interesse
economico. In particolare sono note le more
selvatiche prodotte da R. fruticosus s.l.,
quelle da vino del R. phoenicolasius e il lampone (R. idaeus). Alcune specie sono coltivate come piante ornamentali.
75
Lama - Tempio
Mura-mura - Sassari
Mura orr - Muravera
Orr - Seulo
Orro - Belv
R - Dorgali, Torp
Rubu - Orune
Ruddu - Bono
Rubus ulmifolius
76
77
NOTE COLTURALI
infiorescenze in racemi in relazione alla floridezza della pianta. Fiori con peduncoli di
1-3 cm, ricchi di aculei; calice con 5 sepali
triangolari, acuti, riflessi, tomentoso-feltrosi
nella parte inferiore; petali 5, lunghi 1216x810 mm, ovati o suborbicolari con margine pi o meno denticolato-eroso, inferiormente pelosetti, glabri nella pagina superiore; stami numerosi con filamenti lunghi 8-12
mm ed antere verdastre o per lo pi rosee,
pelosette; ovario pelosetto con stilo glabro e
stimma a capocchia. Infruttescenza formata
da numerosi frutticini (mora) prima verde,
poi rossa ed infine nera a maturit.
TIPO BIOLOGICO
NOTE ETNOBOTANICHE
FENOLOGIA
NOMI ITALIANI:
Rovo di Arrigoni.
Pianta suffruticosa con rami scandenti,
intricati, semidecidua. Fusti di 0,6-2,5 m per
lo pi cilindrici o con coste appena marcate,
provvisti di aculei sparsi di 5-7 mm, pi o
meno diritti o leggermente arcuati e con peli
rosso-porporini di 0,5-3 mm, frammisti a peli
semplici. Foglie composte, con 3-5 foglioline glabre o con peli sparsi nella pagina superiore e peloso-tomentosa in quella inferiore.
Lamina di 5-15x3-12 cm, ovato-cuspidate,
cordate alla base, con margine crenatodentato, le terminali decisamente pi grandi
di quelle laterali; stipole lunghe fino a 45 mm
e larghe fino a 36 mm. Infiorescenze terminali, allungate, con asse e peduncoli fioRubus arrigonhi:
ramo fruttifero ed infiorescenze x0, 5,- particolare del
peduncolo x5; more x]; asse del peduncolo fioraie x5;
fiore xl; ovario x3; sti.n.na x5; fiore con boccioli xl, 2,
fiore senza petali xl, 2; sezione dei ramo fruttifero xl.
79
Rubus arrigonii
80
FENOLOGIA
Questo rovo predilige gli ambienti freschi e vegeta fondo soprattutto lungo i rigagnoli, mentre nei luoghi pi aridi presenta
tralci meno robusti e foglie pi piccole.
NOTE COLTURALI
Si tratta di una specie ad areale molto limitato e pertanto la sua diffusione in condizioni naturali indubbiamente condizionato da diversi fattori limitanti; uno di essi
potrebbe essere dovuto allambiente umido
ed alla scarsa germinabilit dei semi. probabile che gli uccelli rifuggano le sue more
acidule a favore di quelle dolci del Rubus
ulmifolius che pure presente nella stessa
localit. Solamente con il suo ritrovamento
in altre localit si potranno definire meglio
sia lecologia che le sue caratteristiche riproduttive.
Le specie del genere Rosa sono largamente impiegate in floricoltura. I fiori sono
usati per estrarre lattare, essenza utilizzata
in profumeria. I frutti erano impiegati contro
lo scorbuto per labbondanza di vitamina C.
CHIAVE DELLE SPECIE
ROSA L.
Piante arbustive con rami rampicanti, spinosi. Foglie imparipennate, alterne. Fiori bisessuali, variamente colorati con corolla
grande, regolare e con numerosi stami. Il
ricettacolo forma una coppa entro la quale
sono racchiusi i carpelli liberi. Il frutto, detto
cinorodonte deriva dal ricettacolo diventato carnoso, che trattiene i veri frutti di tipo
achenio.
Il genere Rosa con oltre 100 specie diffuso nelle regioni temperate o subtropicali
dellEmisfero boreale. Secondo alcuni autori il numero delle specie si aggirerebbe attorno alle 500.
81
Rosa sempervirens L.
NOMI ITALIANI:
Ispinriu - Atzara
Pippillddi - Dorgali
R masciu - Al dei Sardi
Arosixddas biancas, Rosas biancas.
Arbusto
suffruticoso,
rampicante,
sempreverde con rami scandenti, con internodi provvisti di pochi aculei robusti pi o
meno diritti o scarsamente adunchi, uniformi. Foglie sparse, composte, di 5-8 cm, con
picciuolo glabro di 2-3 cm e con 3-7 foglio-
Rosa sempervirens:
ramo con fiori, ramo con boccioli,
ramo con frutti maturi e ramo con
foglie xO,5; stipole foguari xl; particolare del margine delle stipole:
molto ingrandito; fiore in sezione e
ovario x2,5; stimn,na xlO; achenio
x3; fiore e petali xO,5; sepalo xl,5;
particolare del sepalo: molto
ingrandito.
82
83
TIPO BIOLOGICO
NOTE COLTURALI
FENOLOGIA
Rosa di Serafino.
Arbusto, caducifoglio con rami rigidi,
rossastro-porporini, eretti, robusti, con internodi corti, provvisti di numerosi aculei di
dimensioni e forma diversissime, arcuati,
adunchi e a base pi o meno larga, ricoprenti i rami quasi per intero. Foglie sparse, composte di 4-5 cm, con picciuolo ghiandoloso,
di 12 cm e con 5-7 foglioline di 9-12 mm,
con lamina orbicolare, ellittica, ad apice arrotondato; pagina superiore glabra, quella
AREALE
FENOLOGIA
Rosa serafini:
85
Rosa serafini
86
Rosa serafini:
ramo con fiori xO,l; ramo con frutti xO,5, ramo terminale con fiore in boccio xl, achenio x2,5; foglia xO,5;
stipole fogliari xl; margine delle stipole fogliari x5;
foglioline xl; particolare del margine e della rechide
fogliare x3, peli e glandole della rachide fogliare xl O;
sepali xl, 5; particolare del margine dei sepali x3; fiore
e petali xO,5; fiore in sezione xl; ovario x2,5; stimn,na e
antera xlO; ramo con foglie xO,5.
87
88
Rosa di macchia.
ECOLOGIA
NOMI SARDI:
vedi R. canina L.
Arbusto suffruticoso caducifoglio con
rami eretti o eretto-scandenti, esili, con internodi allungati, provvisti di pochi aculei
uniformi. Foglie sparse, composte, di 4-7
cm, con picciuolo di 2-3 cm e con 5-7
foglioline di 12-15 mm, con lamina strettamente ellittica, ad apice acuto e base cuneata; pagina inferiore glandoloso-vischiosa per
numerosissime ghiandole stipitate o sessili;
margine delle foglioline biserrato-dentato,
con denti ghiandolari, semplici. Infiorescenza munita di brattee. Fiori solitari allapice
dei rami con peduncolo di 1-2 cm, liscio;
calice con sepali di 12-15 mm muniti di
appendici laterali laciniate, riflessi, a maturit, caduchi; petali bianchi, bianco-rosei, con
unghia gialla, cuoriformi, lisci; disco rilevato a cono, di 1-2 mm, con uno stretto orifizio. Stami numerosi con antere gialle; stili
pelosi. Frutti di 13-16 mm, ellissoidei, giallo-limone o giallastri, lisci. Semi irregolari,
di 2-4 mm.
TIPO BIOLOGICO
Rosa canina.
NOMI SARDI:
Arrolriu - Isili
Baddajlu - Orune
Baddernos - Orune
Colostru - Orani
Fusighttu - Sassari
Orrulriu - Seulo
Pennulri - Bitti
Pipilddi - Orgosolo
Pibirill - Bolotana
Pipirilddi - Orosei, Ploaghe
Pissalttos - Torp
Rosa crabna - Paulilatinu
Rosa de margini - Cagliari
Rosa vervechna - Sarule
Rullriu - Aritzo
Ruu crvinu - Sedilo
Ru erbechnu - Bolotana
Tiitssi - Bitti, Lula
Arrosa burda, Orrulriu, Piscialettu,
Rollriu, Rosa caddna, Rosa burda, Rosa
canina, Rosa de ladderghe.
Arbusto suffruticoso caducifoglio con
rami eretto-scandenti, pi o meno robusti,
con internodi allungati, provvisti di nume89
Rosa canina
rosi aculei uniformi. Foglie sparse, composte di 5-15 cm, con picciuolo glabro e peloso di 1,5-2,5 cm, e, nelle foglie mediane dei
rami fioriferi, con 5-7 foglioline di 2-4x12,5 mm, con lamina ovata, obovata, ovatolanceolata, ellittica, suborbicolare, ad apice
pi o meno acuto o arrotondato; pagina
superiore glabra, o pi o meno pelosa, con
poche o molte ghiandole stipitate; margine
delle foglioline biserrato-dentato, con denti
semplici. Infiorescenza munita di brattee.
Fiori poco odorosi in corimbi terminali, con
peduncolo di 2-3 cm, liscio, pelosetto, con
poche ghiandole stipitate; calice con sepali
di 2-3 cm, muniti di appendici laterali laci90
Rosa canina:
ramo con fiori, ramo con frutti, ramo sterile, foglia
xO,5; achenio x2; stipole xl; particolare del margine
fogliare e delle stipole: molto ingrandito; sepali xl; fiore
epetalixl;fiore in sezione x2; ovario x5; stimma e antera
xlO.
91
TIPO BIOLOGICO
dine e manca nelle zone pi fredde e settentrionali. NellAsia occidentale gli estremi
del suo areale sono la catena dei monti Altai;
ancora diffusa in Africa del Nord. Coltivata anche come pianta ornamentale, oggi
si trova naturalizzata anche in altre aree del
globo al di fuori del suo areale originario,
soprattutto nellAmerica settentrionale.
ECOLOGIA
una specie eliofila che, in ambiente mediterraneo, ama le condizioni di media collina e basso-montane. Peraltro data la sua
vasta distribuzione in zone climaticamente
molto differenti, la rosa canina si adatta,
Rosa canina
92
Galla di Rosa canina prodotta a spese di un germoglio dallinsetto cinipide Diplolepis mayri (Schlecht).
NOTE ETNOBOTANICHE
in giardini ed per questo scopo abbondantemente diffusa anche al di fuori della sua area
di origine.
Rosa pouzinii Trait.
NOMI ITALIANI:
Rosa di Pouzin.
NOMI SARDI:
Rosa pouzinii:
ramo con fiori, corimbo di frutti,
ramo con foglia, foglie xO,5; stipole
xl; particolare del margine di foglia
e di stipola: molto ingrandito; fiore e
petali x]; fiore in sezione e ovario
x2,5; stimma xlO; sepali xl.
94
95
Rosa pouzinii
ECOLOGIA
TIPO BIOLOGICO
Lareale di Rosa pouzinii gravita nel settore occidentale del bacino mediterraneo
dalla Grecia alla Penisola Iberica a Nord e
nellAfrica settentrionale a Sud. In Italia si
rinviene nella fascia medio-montana del versante tirrenico, mentre in Sardegna risulta
piuttosto sporadica ed in genere al di sopra
degli 800 di altitudine.
96
Presenta caratteristiche e applicazioni simili a quelle della rosa canina. Per la bella
fioritura potrebbe essere utilizzata con maggiore frequenza nei giardini.
FABA CEAE
Piante arboree, arbustive, suffruticose,
hanose ed erbacee. Foglie semplici, trifogliate, digitate, pennato-composte, pari o
imparipennate, con viticci o senza. Stipole
erbacee, talvolta trasformate in spine o in
foglie; picciuolo spesso trasformato in
foglie. Fiori isolati o riuniti in racemi eretti o
penduli. Corolla irregolare con 5 petali, di
cui il superiore allargato a vessillo, i due
laterali allungati ad ala, e i due inferiori parzialmente fusi a formare la carena. Stami 10,
liberi o saldati o 9 saldati e i libero. Ovario
supero monocarpellare. Frutto: legume di
varia forma.
La famiglia delle Fabaceae conosciuta
anche con i sinonimi di Papilionaceae,
Faseoiaceae e Leguminosae. Comprende
circa 600 generi con circa 13000 specie
distribuite in tutto il mondo in svariatissimi
ambienti.
Linteresse economico di questa famiglia
notevole per la presenza di piante foraggere, alimentari, medicinali, produttrici di
gomme, olii, resine, legname.
CHIAVE DEI GENERI
1 Calice bilabiato
2
1 Calice non bilabiato
Anthyllis
2 Legume articolato
Coronilla
2 Legume non articolato
3
3 Foglie imparipennate
Astragalus
3 Foglie trifogliolate
4
4 Stipole piccole
5
4 Stipole grandi, simili alle foglioline
Dorycnium
5 Fiori in racemi lassi
Ononis
5 Fiori in capolini
Psoralea
ANTHYLLIS L.
Piante erbacee, arbustive o piccoli alberi.
Foglie semplici, trifogliate o composte con
foglioline terminali spesso pi grandi. Fiori
bisessuali, papilionacei, bianco-giallognoli,
gialli, rosei o porporini, disposti in infiorescenze a capolino pauci o multiflori o in ra-
Vulneraria spinosa.
NOMI SARDI:
Sorichina - Dorgali.
Arbusto molto ramoso, alto 10-50 cm,
con rami tortuosi, eretti, pungenti allapice.
Rami vecchi, spesso persistenti e spinosi.
Foglie peloso-sericee, le inferiori trifoliate,
la terminale pi grande; foglie superiori e
fiorahi semplici; picciuolo breve. Fiori gialli, lunghi 6-9 mm, con corto picciuolo, isolati o disposti in fascetti di 2 o 5 fiori e riuniti
a simulare un racemo. Calice membranaceo,
pubescente, con denti acuti. Corolla gialla,
lunga ii doppio dei calice con vessillo ottuso
subeguale alle ali e carena ottusa un poco
ricurva. Legume bislungo, glabro superante
di poco il calice. Seme ellittico, ohivaceo.
TIPO BIOLOGICO
Specie diffusa nel bacino del Mediterraneo centro-occidentale soprattutto nelle fasce di altitudine.
97
98
Anthyllis hermanniae
ECOLOGIA
CORONILLA L.
Piante erbacee o arbustive, ramose. Foglie semplici, trifogliate o imparipennate.
Fiori gialli, viola, bianchi disposti in ombrelle ascellari e con peduncolo basale pi lungo
delle foglie. Frutto: legume articolato.
Il genere Coronilla comprende circa 20
specie presenti in Europa, Asia occidentale e
isole Canarie.
Le specie di questo genere sono coltivate
come piante ornamentali. Piante velenose,
trovano poco impiego in farmaceutica.
CORONILLA VALENTINA L.
NOMI ITALIANI:
Cornetta di Valenza.
Anthyilis hermanniae:
ramo con fiori xO,5; ramo con foglie xl,5; legume, seine
x5; fiore intero, calice, calice e sfami x2,5.
Piccolo arbusto di 50-80 cm, a portamento eretto, con foglie pi o meno persistenti.
Rami contorti con corteccia pi o meno liscia o con screpolature longitudinali, quelli
giovani esili, rossastri o verdastri. Foglie im99
100
TIPO BIOLOGICO
La fioritura avviene, a seconda delle condizioni stazionali, da aprile ai primi di giugno ed i legumi maturano subito dopo, persistendo secchi nella pianta sino allautunno
inoltrato.
AREALE
Coronilla valentina
Coronilla valentina:
ramo con fiori efrutti immaturi xO,
7; pezzi corollini xl, 4; calice, stami
e sfilo x2,8; antere e sti.nmi x14;
legumi maturi xO, 7, foglie e stipole
xO, 7; legume isolato x2, l, semi
x2,8.
101
ECOLOGIA
Camefita
suffruticosa
sempreverde, spinescente.
xeromorfa,
FENOLOGIA
Pianta eliofila e xerofila legata soprattutto agli ambienti litoranei, dove forma pulvini pi o meno lassi.
NOTE COLTURALI
Si propaga per seme. I pulvini che costituisce in breve tempo si accrescono lentamente e si prestano a formare piccoli
Astragalus massiliensis:
ramo con fiori xl; fiori xl, 5; calice x3; seme x5; legume
xl,5; foglioline x3; rachide fogliare con stipole xl.
103
Astragalus mussillensis
Da specie simili del Medio Oriente si ricavava, dalla corteccia e dalla radice, la
gomma dragante utilizzata come collutorio
della cavit orale e, in infuso, per i disturbi
ai reni ed alla vescica.
104
Specie endemica della Corsica e della Sardegna, si ritrova in questultima regione sul
Gennargentu e a M. TuruddO, sul Monte Albo.
Astragalus genargentus
105
106
ECOLOGIA
DORYCNIUM Miller
Piante erbacee perenni, arbustive, talvolta lianose, glabre, pubescenti, pelose o irsute. Foglie trifogliate, sessili o picciuolate.
Fiori bianchi, rosati riuniti in capolini a
molti fiori. Frutto legume.
Il genere Dorycnium comprende circa 8
specie, presenti in Europa, Asia occidentale,
Africa boreale e Canarie.
Trifoglino legnoso.
Piccolo arbusto alto 20-50 cm, con numerosi fusti tortuosi alla base prostrati e poi eretti.
Foglie trifogliate, pubescenti con foglioline
lineari-lanceolate, 6-12 mm lunghe, sessili, le
basali pi piccole delle superiori. Stipole lineari-lanceolate simili alle foglioline situate alla
base del picciuolo. Fiori bianchi, riuniti in infiorescenze a capolino. Calice tubuloso-campanulato, sericeo-pubescente. Vessillo e ali poco pi
lunghe del calice; carena pi lunga delle ali,
macchiata di rossoscuro allapice. Legume
ovale, 3-5 mm lungo, glabro. Semi ovali.
TIPO BIOLOGICO
Astragalus genargenteus:
pianta intera xl; legume e fiore x2; seine x4.
Doryenium pentaphyllum
107
108
AREALE
Vive soprattutto nelle zone aride, assolate della fascia litoranea, dove entra a far
parte della gariga costiera.
NOTE COLTURALI
ONONIS L.
Piante erbacee o arbustive, molto ramificate, spinescenti o inermi. Foglie trifogliolate, denticolate, spesso ghiandolose. Fiori
gialli, rosa o violacei disposti in racemi
densi o lassi. Frutto legume cilindrico o
rigonfio.
Il genere Ononis comprende circa 75 specie diffuse per lo pi nelle regioni mediterranee.
Dorycnium pentaphyllum:
ramo con fiori xO,5; verticillofogliare x2; legume e fiore x5.
109
110
Alcune specie sono impiegate come piante ornamentali, altre, come O. spinosa L.,
banagra o bulinaca, sono utilizzate a scopo
medicinale.
Ononis natrix L. ssp. ramosissima (Desf.)
Batt.
NOMI ITALIANI:
ECOLOGIA
Pianta legata alle zone sabbiose, in Sardegna vive sulle dune consolidate prossime
al mare o in ambienti psammofili presenti in
zone interne, mentre in altre aree si ritrova
anche nelle zone interne di altitudine.
PSORALEA L.
Ononide baccaja.
Pianta molto ramosa, alta 30-40 cm, con
rami eretto-ascendenti, pelosa e appiccicosa
per la presenza di numerosissimi peli ghiandolari. Foglie trifogliolate, picciolate;
foglioline oblunghe o lanceolate, denticolate, la centrale pi grande, peloso-ghiandolose. Stipole lanceolate e acuminate, amplessicauli. Fiori solitari, gialli, di 12 mm, con
lungo peduncolo articolato in alto, situati
allascella delle foglie in modo da simulare
un lasso racemo foglioso. Calice con denti
lineari, due volte pi lunghi del tubo. Vessillo venato di rosso, glabro, ali strette carena
con becco ottuso. Legume lungo 12-15 mm,
cilindrico, peloso-ghiandoloso, scuro, pendente. Semi ovali, di 2 mm, tubercolati, neri.
TIPO BIOLOGICO
Trifoglio di Moris.
Pianta perenne di 30-50 cm con rami
lignificati alla base. Foglie trifogliate con
picciuolo striato e foglioline sostenute da
una articolazione di 1-2 mm; foglie basali a
sviluppo autunnale con foglioline largamente ovato-lanceolate, ellittiche, subcordate; le
cauline decrescenti verso lalto, con abbondanti glandole crateriformi su tutta la superficie. Capolini portati da un peduncolo di 418 cm, con 10-25 fiori. Brattee laminari, palmate, con denti lanceolato-acuti, terminanti
in una breve resta. Corolla bianca o leggermente violacea, con apice della carena intensamente violaceoporporino; vessillo di 56x15-20 mm, ali di 3-4x14-16 mm e carena
di 3-4x10-14 mm. Stami monoadelfi. Frutto
indeiscente, compresso lateralmente, a profilo ellittico di 5-7x69 mm, con rostro arcuato provvisto di protuberanze coniformi ed
indumento ricco di peli ialini o violacei.
TIPO BIOLOGICO
ECOLOGIA
Il trifoglio di Moris riprende lattivit vegetativa alle prime piogge autunnali e, per lo
pi, resta allo stato di basso pulvino caratterizzato dalle foglie verdi-scure e lucide.
Si presta ad essere coltivato sia in pieno
campo in cespuglieti isolati o in gruppi, sia
Psoralea morisiana
Psoralea morisiana:
ramo fioraie e foglioline basali x3;
segmenti perianziali e fiori xi; frutto
x2; particolare della lamina fogliare
x5.
112
113
114
EUPHORBIA CEAE
Piante arborescenti, arbustive, suffruticose, erbacee bienni o annuali, spesso con
vasi laticiferi. Foglie alterne od opposte, intere o composte. Fiori unisessuali, sulla stessa pianta o su piante distinte, senza involucro o con brattee basali involucranti simulanti un perianzio. Ghiandole alla base degli
stami e dellovario. Stami da i a molti. Ovario supero con tre logge. Frutto secco deiscente: capsula. Semi spesso caruncolati.
La famiglia delle Euphorbiaceae comprende 380 generi e circa 5000 specie, diffuse nelle regioni temperato-calde dei due emisferi e con maggiore concentrazione ai tropici. Resti fossili risalenti al Cretaceo testimoniano lantica origine di questa famiglia.
Molte specie hanno propriet tintoria ed
altre sono utilizzate come piante ornamentali, ad esempio Euphorbia puicherrima o
stella di Natale e diverse piante crassulente.
Ricinus communis L. e Aleurites moluccana Wilid., producono olii drastici e purgativi, usati anche nella produzione di saponi, colori, vernici. Azione purgativa hanno i
semi di Croton, Jatropha e Mercunails.
Interesse economico presenta il genere
Manihot con specie che producono latice,
dal quale si ottiene una gomma di ottima
qualit e un amido detto manioca o tapioca,
usato a scopo alimentare. Lapporto pi notevole per lindustria quello relativo alla
produzione di caucci da parte di Hevea.
CHIAVE DEI GENERI
riunione di brattee e sormontata da ghiandole di forma e colore vario. Entro linfiorescenza sono situati molti fiori maschili, che
circondano un solo fiore femminile. I
maschili sono ridotti ad uno stame peduncolato e bratteato e i femminili al solo ovario,
tricarpellare. Infiorescenze ad ombrella.
Frutto secco, cassulare. Semi con caruncola.
Il genere Euphorbia comprende circa
2000 specie diffuse in tutte le regioni temperate e calde.
Euphorbia in greco significherebbe pianta
con succo latiginoso utile in medicina. Secondo Plinio deriverebbe da Euphorbio, nome di
un medico della Mauritania, scopritore dei
principi tossici delle piante di questo genere.
EUPHORBIA L.
NOMI SARDI:
Latturche - Sarule
Lattrighe - Bonorva
Lattrigu - Villanova Monteleone
Lattur u - Ollolai
Lattriu - Montresta
Lua - Belv, Busachi, Cagliari, Dorgali, Seulo
Luba - Nuoro
Luedda - Siniscola
Luva - Orani, Sarule
Runza - Atzara, Lod
Lattrigu.
Euphorbia characias
116
Lo sviluppo vegetativo si interrompe in estate e riprende alle prime piogge autunnali. La fioritura inizia alla fine del periodo invernale e si
protrae sino a maggio secondo laltitudine.
AREALE
117
ECOLOGIA
Euphorbia spinosa L.
Specie poco esigente, eliofila, indifferente al substrato pedologico e vive dal livello del mare sin oltre i 1200 m di altitudine. E
un elemento caratteristico della macchia
bassa o della gariga e assieme ad altre specie
costituisce particolari aspetti del mantello
vegetale nelle zone aride e ventose.
NOTE ETNOBOTANICFIE
NOMI ITALIANI:
119
piegate verso lesterno; bratteole due, opposte, ovali, libere, patenti. Ciazio tubuloso, un
p angoloso, verde gialliccio con ghiandole
ovali o quasi rotonde, intere, gialle.
Fiori femminili con ovario coperto da appendici lunghe, diseguali, verdognole, spinosette. Cassula, tonda con verruche lunghe,
cilindriche. Semi ovali, lisci, rosso-scuro.
TIPO BIOLOGICO
NOMI ITALIANI:
Euforbia di Cupani.
FENOLOGIA
Euphorbia spinosa
120
NOMI SARDI:
Caccalttu - Lula
Liatrigu - Alghero
Lua - Dorgali, Seulo
Luedda - Siniscola, Torp
Luedda e campu - Lod
Lattrighe, Lattrigu, Lua, Luba, Luva,
Runtza, Titmbalu, Titimbaru.
Pianta perenne 50-100 cm, glauca, cespu-
Euphorbia cupanii
gliosa, pluricaule. Rizoma emettente numerosi rami ascendenti, striato-angolosi, verdeglauco, semplici, privi di foglie inferiormente. Foglie eguali, lineari-lanceolate,
acute, mucronate, ascendenti nel periodo vegetativo ed arcuato riflesse durante la fioritura. Involucro dellinfiorescenza a foglie
ellitiche. Infiorescenza globosa con 5-10 o
pi raggi bifidi. Rami fioriferi sottostanti,
semplici, appressati al fusto e con ombrelle a
1-4 raggi semplici. Talvolta al disotto dellinfiorescenza principale, in questo caso a
pochi raggi, si forma una seconda infiorescenza a 5 raggi che sostituisce i rami fioriferi. Brattee libere, ovato-orbicolari, mucro-
122
ECOLOGIA
NOMI ITALIANI:
Euphorbia pithyusa L.
Euphorbia cupanhi:
pianta intera xO,5; cassula xS; seine x5; ciato x5; fiore
maschile x25; ciato aperto x7; peli x7; rizoma xO,5.
FENOLOGIA
124
Euphorbia pithyusa
ECOLOGIA
Indifferente al substrato vive sia su terreni rocciosi che su quelli sciolti o sabbiosi.
diffusa soprattutto nelle zone costiere litoranee, battute dai venti, aride e soleggiate e
rappresenta un tipico elemento della vegetazione costiera.
REALE
Specie tossica in tutte le sue parti. Secondo Moris, la polvere della sua corteccia
Euphorbia pithyusa:
ramo con infiorescenza xO,5; particolare dellinfiorescenza xl; ciato x2; stame xlO; capsula xl; seme x5;
foglie xl.
veniva usata come emetico e purgante; questa pratica per, opportuno ripetere, non
affatto consigliabile.
MERCURIALIS L.
Piante erbacee, suffruticose o piccoli arbusti. Fusti eretti, legnosi alla base, ramosi.
Foglie opposte, ellittiche, ovali, crenate o
grossolanamente dentate al margine. Fiori
unisessuali su piante diverse, piccoli, verdognoli, riuniti in infiorescenze a glomerulo o
corta spiga; quelli maschili a racemo, in
ascetti o isolati quelli femminili. Frutto: cassula pelosa con due semi.
Il genere Mercurialis comprende circa 15
specie diffuse nellEuropa centrale e meridionale.
Le specie di questo genere sono per lo pi
tossiche per il loro principio velenoso mercurialina dannoso per il bestiame. La Mercorella bastarda (M. annua) ed altre specie
sono usate nella medicina popolare come
lassativo.
125
126
Mercorella corsica.
Pianta perenne suffruticosa, dioica, glabra,
alta 30-60 cm. Fusto legnoso ed ingrossato
alla base, eretto o talvolta strisciante, molto
ramificato in basso. Foglie opposte patenti,
verde cupo lucente, ellittiche o bislungo lanceolate, ottuse od acute, ovate o cuneate alla
base, a margine largamente serrato-crenato,
con una ghiandola alla base e nelle seghettature; quelle inferiori picciolate, pi larghe e
pi corte, quelle superiori pi strette e pi
Mercurialis corsica:
ramo maschile e ramo femminile xl; capsula x5, -fiore
maschile x5.
lunghe, quasi sessili. Fiori maschili in infiorescenze a glomerulo di 4-10 (20) fiori, brevemente peduncolati o sessili; stami 9-12, poco
pi lunghi del calice; sepali 3, erbacei, ovatoacuti. Fiori femminili solitari, raramente 20 5,
allascella delle foglie superiori, con brevi
peduncoli semplici uniflori, raramente con 2
0 3 fiori. Ovario bi-triloculare, lungo pi del
doppio del calice, rotondeggiante, glabrescente od irsuto con 2 stili, divergenti, papillosi. Capsula 2x3 mm, quasi glabra o irsuta.
Semi globosoovati, rugoso-tubercolati.
TIPO BIOLOGICO
127
ECOLOGIA
Ruta chalepensis L.
NOMI ITALIANI
RUTACEAE
NOMI SARDI
Ruta dAleppo.
Curma - Lod, Orosei, Siniscola
Cruma -Lo, Siniscola, Torp
Orrda - Busachi, Seulo, Tortol
Orda - Atzara
Ruda - Dorgali, Ittiri, Orani, Orune, Santulussurgiu, Sarule
Ruta - Lula
Urma - Oliena
Arrda, Erda, Rudda.
Pianta suffruticosa di 0,5-1,2 m, con chioma espansa e con foglie semidecidue. Fusto
grigio-verdastro, con screpolature longitudinali, ramificato dal basso, con rami flessibili
verdastri. Foglie di 4-10 cm, picciuolate, composte, pennato-sette, con segmenti irregolarmente romboidalitriangolari, debolmente sclerofillici. Infiorescenze terminali, con numerosi fiori disposti in cime ramoso-divaricate.
Fiori di 12-19 mm, con sepali poco appariscenti e petali giallastri allapice conformati a
cappuccio ed alla base ristretti in ununghia
inserita tra le escrescenze ghiandolari del
disco; carpelli uniti con stilo semplice e stimma. Capsula dentata in alto, aprentesi parzialmente a maturit e provvista di pochi semi.
TIPO BIOLOGICO
130
Ruta chalepensis
Ruta chalepensis:
ramo con fiori efrutti xO, 6; fiore
xJ,2; antera x3;petalo xl,8; ovario
con pezzi del calice x2,4,- sezione
della capsula x],2; capsula xl,2;
particolare della capsula: molto
ingrandito, semi x6, rametto terminale con capsule xO, 6, foglie xO, 6.
ECOLOGIA
La ruta una specie eliofila e xerofila tipica degli ambienti caldi e ben esposti, vegeta su qualsiasi tipo di substrato, nelle zone
di bassa altitudine, rocciose e sassose, con
vegetazione bassa discontinua o degradata.
In ambienti particolarmente caldi vegeta
sino ai 600-700 m, ma perde di vitalit.
NOTE COLTURALI
La rinomanza della ruta come pianta magica e medicinale si perde nella notte dei
tempi e le sue applicazioni si ritrovano, con
sorprendente puntualit, in tutto il bacino
mediterraneo. Aristotele, secondo quanto riportato da Mattioli, la considerava efficace
per combattere gli spiriti e gli incantesimi e
Dioscoride la indica, mescolata con farina,
come efficace per i dolori degli occhi. Ad
131
Ruta corsica DC
NOMI ITALIANI:
Ruta corsica.
Pianta legnosa alla base, suffruticosa, di
odore pungente fetido. Rami di 20-50 cm,
132
Ruta corsica:
ramo con frutti xO,8; fiore in boccio e fiore aperto x4,*
parte dipetalo molto ingrandito; capsula x2,4; semi x8;
particolare dellornamentazione del seme molto ingrandito; pezzo di fusto x2,4,- particolare di fusto x8; parte
di foglia x2,4,- particolare di fogliolina x4.
133
Ruta corsica
difficili, la sua coltivazione non sembra essere facilmente attuabile. Inoltre, per le sue
propriet caustiche del tutto sconsigliabile
introdurla dove vi sono bambini piccoli.
NOTE ETNOBOTANICHE
Le rute sono in genere piante che contengono oli essenziali e glucosidi. La ruta corsica non studiata nei suoi componenti chimici, ma nota la sua azione fortemente
caustica sulla pelle esposta al sole, propriet
che presentano anche altre specie decisamente montane.
134
VITA CEAE
Alberelli, arbusti, suffrutici o rampicanti
legnosi con fusti articolati, nodosi, muniti di
viticci ramificati opposti alle foglie, derivanti da modificazioni del fusto, da germogli o
da infiorescenze. Foglie alterne, semplici o
composte, spesso con punti ghiandolosi.
Fiori bisessuali, piccoli, verdastri riuniti in
infiorescenze a racemo o pannocchia. Sepali
e petali 4-5, riuniti spesso nella parte terminale a formare un cappuccio caduco. Stami
inseriti su un disco intero o lobato; ovario
con stemma sessile. Frutto bacca.
La famiglia delle Vitaceae comprende
circa 12 generi e circa 700 specie diffuse
nelle regioni tropicali e subtropicali.
Linteresse della famiglia data non solo
dalla vite da vino, ma anche da altre specie
ornamentali e utilizzate come rampicanti.
VITIS L.
Piante legnose, rampicanti, lianose. Foglie
alterne, palmato-lobate, cordate alla base.
Vite selvatica.
NOMI SARDI:
Vide agreste.
Pianta dioica, lianosa, lunga sino a 10-15
m con tralci sarmentosi scandenti di 1-2 m,
provvisti di lunghi viticci semplici o ramificati opposti alle foglie e con internodi pi o
meno allungati con corteccia fibrosa che nei
135
136
ECOLOGIA
Vitis vinifera ssp. sylvestris resta accantonata lungo i corsi dacqua, dove si sviluppa
vigorosa, adagiandosi sulle siepi e sugli alberi ed in alcuni casi costituisce un elemento caratteristico della vegetazione riparia.
Predilige i luoghi caldi, ma si ritrova anche
sin quasi a 1000 m di altezza.
NOTE COLTURALI
La vite selvatica attualmente non ha interesse per scopi colturali; anche se i ceppi
spontanei potrebbero costituire un buon portainnesto, vengono preferite le specie di importazione americana (V. rotundifolia
Michx., V. rupestris Schelle, V. vu/p/na L.)
resistenti alla fillossera. Moris, nella prima
met del secolo scorso, indica oltre 30 cuitivar di vitigni coltivati in Sardegna, ma da
ritenere che gi da allora fossero in numero
maggiore. Attualmente si assiste ad un
abbandono di cultivar poco produttive o che
non si prestano alla lavorazione meccanizzata o a favore di alcuni vitigni che riscontrano maggiormente il gusto del mercato.
NOTE ETNOBOTANICIrIE
Delle forme coltivate di V. v/n jfera ssp. vinifera si ha notizia nelle scritture pi antiche e
di esse si hanno rappresentazioni iconografiche precise a partire dalla cultura egiziana in
poi. Secondo alcuni sarebbe stata introdotta nel
bacino occidentale del Mediterraneo dai Fenici. noto come il successo della coltura sia
stato particolarmente vivo in tutto il mondo
greco e romano. La vite una tipica pianta di
ambiente mediterraneo e la sua coltura segna
un limite climatico e fitogeografico ben preciso. coltivata sia per i frutti, sia per il vino, che
il risultato della fermentazione naturale degli
acini ad opera di saccaromiceti. La scissione
degli zuccheri produce alcole etilico in percentuale mediamente variabile dal 10 al 18%, ma
la bevanda contiene, tra laltro, aminoacidi,
vitamine, tannini, acetali, microelementi e
svolge funzione dietetica e digestiva, ma anche
inebriante. Del vino noto anche il significato
simbolico e religioso che risale, forse, allorigine stessa della coltura della vite.
137
MALVACEAE
Piante erbacee, fruticose o arboree spesso
con peli stellati. Foglie alterne, raramente
opposte, ovali, palmate, con stipole caduche.
Fiori bisessuali, rosei, rossi, bianchi, isolati
o riuniti in infiorescenze. Calice sempre
accompagnato da tre o cinque brattee, libere
o saldate che originano un doppio calice
esterno o calicetto. Stami numerosi con i
filamenti fusi nella parte inferiore a formare
un tubo unito alla base con la corolla. Frutto: cassula o schizocarpo con semi muniti di
peluria pi o meno lunga.
La famiglia delle Malvaceae comprende
circa 80 generi, distribuiti in tutto il mondo.
Oltre a un notevole interesse come piante
ornamentali, le Malvaceae, sono importanti
anche dal punto di vista economico. I peli
dei semi di Gossypium forniscono il cotone,
i fusti di Abutilon danno fibre tessili come la
juta cinese. Altre specie sono utilizzate nella
medicina popolare per la loro azione calmante, decongestionante emolliente, diuretica dovuta alla presenza di mucillagini e oli.
LAVATERA L.
Piante erbacee o arbustive, pubescenti.
Foglie lobate. Fiori bianchi rosati, disposti in
racemi terminali o situati allascella delle foglie. Calice formato da cinque sepali circondato da tre brattee saldate a coppa che costituiscono il calicetto. Frutto schizocarpo con
numerosi cocchi, rugosi, scuri a maturit.
Il genere comprende circa 25 specie, diffuse prevalentemente nella regione mediterranea.
Le specie di questo genere sono utilizzate nel giardinaggio per la loro ricca fioritura
nel periodo estivo e nella medicina popolare
per le propriet emollienti, calmanti e diuretiche.
NOMI ITALIANI:
Lavatera arborea:
ramo con fiori e frutti xO, 5; fiore xl; calice e frutto xl.
138
139
AREALE
NOTE ETNOBOTANICHE
ECOLOGIA
Lavatera arborea
140
Lavalera olbia L.
NOMI ITALIANI:
Malvone perenne
NOMI SARDI:
Lavatera olbia
141
142
formato da tre brattee, ovali acuminate, saldate alla base. Sepali del calice ovali, acuminati, pi corti del calicetto, pelosi. Petali
grandi, patenti, ovali, smarginato-bilobi con
unghia munita di lunghi e fitti peli bianchi.
Stami con antere rosa. Frutto rotondo, schiacciato con cocchi vellutati. Seme a forma di
fagiolo, grigio.
TIPO BIOLOGICO
castri. Foglie alterne, patenti, rotonde cuoriformi alla base con tre-cinque lobi poco evidenti, di colore verde pallido quasi bianco,
vellutate. Picciuolo pi corto del lembo. Stipole piccole, lineari, patenti. Fiori rosabianco, solitari o riuniti a gruppi di due su un
lungo peduncolo ricurvo. Calicetto diviso
sin quasi alla base, pi corto del calice e con
lobi lanceolato-acuti. Calice con sepali patenti, ovato-acuminati. Petali cuoriformi,
dentellati con unghia violetta e con lunghi
peli bianch i. Antere bianche. Frutto schiacciato, rotondo, acuminato al centro con 9
cocchi, glabri, neri e lucenti a maturit.
FENOLOGIA
La Lavatera olbia una specie con areale mediterraneo occidentale, che va dal versante tirrenico della penisola italiana alla
Spagna ed al Nordafrica. Nelle coste atlantiche si trova ancora lungo le coste del Portogallo centrale e meridionale. In Sardegna
molto frequente soprattutto lungo la fascia
litoranea.
TIPO BIOLOGICO
Fiorisce in maggio-giugno.
ECOLOGIA
143
144
Lavatera mar/tuna
Lavatera maritima:
Ramo con fiori xO,6; calice e Calicetto xl, 6.
AREALE
Specie con area di distribuzione nel Mediterraneo occidentale, dalla Provenza alla
Penisola iberica e allAfrica del Nord, in Italia limitata alla zona di Ventimiglia, Gorgona ed alla Sardegna, dove conosciuta per
alcune localit della costa settentrionale, a
Capo Caccia, a Monte Nieddu di Bosa ed
ancora presso Samugheo.
NOTE ETNOBOTANICIHIE
ECOLOGIA
THYMELAEACEAE
Piante legnose, raramente erbacee. Foglie
alterne, intere. Fiori bisessuali o unisessuali
su piante distinte, raggruppati in fascetti, capolini o racemi. Corolla mancante o incospicua. Calice tubuloso. Frutto: achenio,
bacca, drupa, cassula.
Le Thymelaeaceae comprendono circa 45
generi distribuiti nellemisfero boreale, australe e, particolarmente diffusi, in Africa.
Sono utilizzate per la produzione di fibre tessili e per la fabbricazione della carta mitsumata usata per i libri sacri. Il legno del genere Aquilaria, quando gli alberi sono malati si
modifica nel legno aquilino usato per lincenso e per scalfire figure propiziatorie.
1 Frutto secco
1 Frutto carnoso
Thymelaea
Daphne
THYMELAEA Miller
Piante annue o piccoli arbusti ramosissimi con fusti spesso pendenti. Foglie piccole,
sessili, talvolta lanose. Fiori bisessuali o
unisessuali su piante distinte, piccoli, verdognoli, solitari o riuniti in piccoli glomeruli.
Frutto: achenio.
Il genere Thymelaea comprende circa 20
specie presenti soprattutto nella regione mediterranea.
FENOLOGIA
Lareale della Thymelaea tartonraira gravita lungo la fascia costiera della regione
mediterranea, ad eccezione delle coste
adriatiche. In Italia limitata alla Penisola
Sorrentina, allIsola di Capri, alla Sicilia ed
alla Sardegna, dove frequente nelle zone
litoranee e nelle montagne calcaree.
ECOLOGIA
NOMI ITALIANI:
Timelea tartonraira.
NOMI SARDI:
Thymelaca tartonraira:
ramo maschile e ramo femminile xO,5; fiori maschili
x2,5, fiore maschile aperto x4; fiori femminili x2,5,fiore
femminile aperto x4; frutto x4.
147
Thymelaea tartonraira
NOTE COLTURALI
148
Thymelaea hirsuta
149
150
Tutte le specie sono per velenose e debbono essere usate con precauzione, in particolare le bacche che, se ingerite, possono
provocare anche la morte. La corteccia di
alcune specie adoperata per stordire i
pesci.
CHIAVE DELLE SPECIE
Dafne spatolata.
Suffrutice sempreverde, di 30-80 cm,
molto ramificata dal basso a costituire ce-
NOTE ETNOBOTANICHE
151
152
Daphne oleoides
FENOLOGIA
NOTE COLTURALI
TIPO BIOLOGICO
AREALE
153
Daphne gnidium L.
NOMI ITALIANI:
Dafne gnidio.
NOMI SARDI:
Abbatdda - Tempio
A theddna -Orgosolo
Durche - Nuoro
Eremri - Orani
Iscolapadddas - Sassari
Patedda - S. Teresa di Gallura
Truscu - Bitti, Nule, Villagrande e in
gran parte dei comuni della Sardegna.
Isculapadeddas, Trobiscu, Tuvusciu.
Suffrutice sempreverde di 1-1,6 m, ramificato dal basso con rami giovani verdastri e
quelli di pi anni privi di foglie, rugulosi per
la presenza di numerose cicatrici fogliari.
Corteccia fibrosa, internamente giallastra,
cos come il fusto, e particolarmente flessibile e resistente. Foglie sessili lineari lanceolate, subspatolate, acute, 2,5-5 cm lunghe e
Daphne gnidium
154
larghe 3-8 mm, glabre, con nervatura mediana marcata nella pagina dorsale. Infiorescenze terminali, cimose, in rami fioriferi
con 3-7 fiori subsessili, di 5-7 mm, bianchi o
color crema, pelosetti, tubulosi con sepali
subeguali, ovati, lunghi circa met del tubo
e, rispetto a questo, patenti. Stami 8, con
filamenti brevissimi ed antere di circa i mm,
inseriti su due piani distinti, tutte sporgenti
dallipanzio. Ovario pelosetto allapice con
stimma subsessile, arrotondato, papilloso.
Frutto: drupa di 6-8 mm, rossa a maturit,
allungata o ovoide, con un solo seme nero
lucente, appuntito, oscuramente tubercolato.
Daphne gnidium:
ramo con fiori e pezzo difusto xO,9, foglia x], 8; fiori
x4,5; antere e ovario x18; seme x4,5; infiorescenza xO,9;
frutti immaturi e maturi xl,8.
155
TIPO BIOLOGICO
Daphne laureola L.
NOMI ITALIANI:
Dafne laurella.
FENOLOGIA
Daphne gnidium inizia lo sviluppo vegetativo nel periodo invernale e fiorisce scalarmente a giugno-luglio, nelle zone meno elevate e a settembre-ottobre nelle zone pi fresche. A stagione inoltrata fiori e frutti sono
presenti contemporaneamente.
AREALE
Daphne laureola:
pianta, foglia, infiorescenza con foglie xO, 5; infiorescenza xl; fiore isolato e fiore aperto x2.
ECOLOGIA
157
Daphne laureola
denti cicatrici nei punti di inserzione del picciuolo. Foglie di 3-9 x 1,5-3 cm, obovate,
oblanceolate, spatolate con apice acuto,
verdi scure, con marcata nervatura centrale
nella pagina inferiore. Fiori di 9-12 mm,
disposti in corti racemi di 4-7, allascella
delle foglie dellanno precedente, tubulosi,
glabri, appressati in corti racemi allapice
dei rami, verde-giallastri, soffusi di viola
nellipanzio; peduncoli di I mm circa e brattee pi piccole alla base, ovali-lanceolate
lunghe sino a 7 mm e larghe sino a 5 mm;
sepali esterni ovato-cordati, acuti, ricoprenti
parzialmente gli interni, che sono pi piccoli. Stami 8 con antere gialle di 1-1,2 mm
158
AREALE
159
HYPERICACEAE
Alberi, arbusti ed erbe, con succo giallastro o verdognolo, resinoso, prodotto da
ghiandole distribuite su tutta la pianta. Foglie opposte, semplici. Fiori bisessuali o unisessuali, solitari o riuniti in infiorescenze a
cima o a pannocchia. Sepali o petali di cinque elementi; stami numerosi con filamenti
riuniti in fascetti alla base; ovario supero con
3-5 carpelli. Frutto: capsula o, raramente,
bacca.
Questa famiglia comprende circa 40 generi, diffusi ovunque e in particolare nei tropici.
Sono economicamente interessanti per le
diverse utilizzazioni dei loro prodotti: legni
duri e resistenti, sostanze medicinali e tinture, gomme, olii, resine, frutticommestibili
come il mangostano (Garcinia man gostana)
e lalbicocca di San Domingo (Mammea
americana).
HYPERICUM L.
Alberi, arbusti, erbe perennanti o annuali
con ghiandole traslucide, rossastre o scure
sui fusti, sulle foglie e sui sepali. Foglie
semplici, opposte. Fiori gialli con numerosi
stami riuniti in cinque fascetti. Frutto: capsula.
Il genere Hypericum comprende circa
400 specie, diffuse nelle regioni artiche,
desertiche e tropicali in qualsiasi ambiente,
anche acquatico.
Le ghiandole contengono olii essenziali,
resine e antocianine note come ipericine, che
trovano impiego in medicina.
Le specie di questo genere erano note sin
dallantichit e nel medioevo la disposizione
delle ghiandole ed il loro secreto avevano un
particolare significato nella cabala.
Il nome sembra derivi da hyper, sopra, e
eikon, immagine, a causa della credenza
popolare che riteneva le specie di questo genere propiziatorie per allontanare gli spiriti
maligni.
160
Ruta caprina.
NOMI SARDI:
Hypericum hircinum:
ramo fiori xO,5; fiore xl; capsula con stimmi xl.
161
Hypericum hircinum
AREALE
Hypericum aegypticum L.
NOMI ITALIANI
ECOLOGIA
Pianta delle zone umide, cresce soprattutto lungo le sponde dei corsi dacqua in
ambienti freschi ed ombrosi.
NOTE COLTURALI
La ruta caprina si presta ad essere coltivata nelle zone umide dei giardini, sia per
essere di facile attecchimento da talea, sia
per la bella fioritura nel periodo estivo.
162
Iperico egiziano.
Pianta sempreverde, alta 20-30 cm, fogliosa, con fusti tortuosi e con rami cilindrici.
Foglie opposte, ravvicinate, ellittiche, acute
allapice, convesse, coriaceo-carnose, con
una nervatura ben evidente e con deboli punteggiature traslucide sulla lamina. Fiori gialli, solitari o riuniti in gruppetti pauciflori.
Hypericum aegypticum:
ragni con fiori xl; capsula x2; stami e sfimmi x6; fiore
x6; foglie x5.
163
Hypericurn aegypticum
Hypericum aegypticum una specie piuttosto rara che si estende dal Marocco, Algeria,
Libia, allIsola di Creta, alla Grecia, a Malta
ed in Italia a Lampedusa ed in Sardegna.
ECOLOGIA
Pianta rupicola, cresce nelle zone aridedella fascia costiera, ma in Sardegna conosciuta solamente in pochissime rupi calcaree presso Villanovatulo.
164
CISTACEAE
Alberi, arbusti o erbe con foglie opposte
o, raramente, sparse. Fiori isolati o riuniti in
infiorescenze cimose o racemose. Calice e
corolla di 5 pezzi. Petali bianchi, gialli, rosei. Stami numerosi. Ovario supero formato
da pi carpelli. Frutto: capsula coriacea o
legnosa. Semi numerosi, piccoli.
La famiglia delle Cistaceae comprende 8
generi con circa 175 specie diffuse nelle regioni temperate di tutto il mondo.
HELIANTHEMUM Mille
Piccoli arbusti, molto ramificati, sempreverdi, raramente piante erbacee. Foglie piccole, opposte. Fiori regolari, bisessuali, petali rossi, rosa, gialli o bianchi e con stami numerosi. Frutto: capsula.
Il genere comprende circa 100 specie diffuse nelle zone temperate della regione mediterranea.
Molte specie sono largamente usate nei
giardini rocciosi
CHIAVE DELLE SPECIE
Eliantemo di Moris.
Suffrutice cespitoso con numerosi rami
semplici, prostrati o eretto-ascendenti, 5-25
cm, esili, con peli stellati pi o meno abbondanti. Foglie verdi con brattee linearilanceolate lunghe 3,5-4 mm, glabre o sparsamente pelose, con 1-2 setole ialine allapice; picciuolo di 1,5-5 mm, lamina
165
166
Helianthemum morisianum
TIPO BIOLOGICO
NOTE COLTURALI
AREALE
Helianthemum morisianum un endemismo prettamente sardo localizzato nel Sarcidano e nel Montarbu di Seui.
ECOLOGIA
NOMI ITALIANI:
FENOLOGIA
Leliantemo del Moris una specie eliofila e xerofila legata al substrato calcareo
delle aree montane del centro Sardegna,
dove vive nelle garighe e sui suoli degradati.
Helianthemum morisianum:
pianta intera xl; fiori xl, foglie x5; particolare di peduncolo fioraie x20; ramo con fiori in boccio xl; sepali
esterno e interno x4; petalo x2; stame xlO; ovario, stilo
e stimma xlO; peli molto ingranditi.
168
Helianthemuin caput-felis
pagina inferiore. Fiori solitari o in racemi di 26, lassi o raggruppati in cima, con pedicelli di
3-10 mm, lassamente rivolti verso il basso;
sepali villosi i due esterni, da ovato-lanceolati
a cuoriformi lunghi 2-3 mm, quelli interni di 69 mm, con la parte a contatto dei petali glabra
e giallognola, a margine scarioso, denticolatoeroso; corolla con 5 petali giallastri di 9-12
mm; stami ad antere minutissime; stilo e stimma a cornucopia. Frutto: capsula rotonda densamente pubescente.
TIPO BIOLOGICO
169
Eliantemo giallo.
Suffrutice a foglie caduche con numerosi
rami, sottili ma tenaci, formanti piccoli cespi
pi o meni aderenti al terreno. Fusti di 20-30
cm, con rami lignificati contorti e prostrati,
quelli dannata, con una fitta peluria feltrosa,
eretto-ascendenti, poi tendenti ad adagiarsi.
Foglie brevemente picciuolate con due stipole
lineari, con lamina coriacea a margine revoluto, bianco-tomentose nella pagina inferiore per
la presenza di numerosi peli stellati; quelle
della base dei rami cuoriformi evia via pi
ristrette verso lalto; foglie dei nuovi getti sterili, lineari e molto piccole. Infiorescenze racemose, terminali, con 4-10 fiori, molto appariscenti; calice di 3 sepali, con nervatura centrale ben marcata, peloso-lanuginosi con margine
membranaceo; corolla gialla con 5 petali cuoriformi di 10-15 mm. Stami numerosi con filamenti di 6-8 mm ed antere minute; ovario
pelosetto con stilo contorto e stimma a capocchia. Capsula di 5-7 mm triloculare con numerosi semi, minuti ed irregolarmente poliedrici.
AREALE
Helianthemum croceum presenta un areale che gravita nel bacino del Mediterraneo
occidentale. Comune nella Jugoslavia e in
Albania, si ritrova nellItalia meridionale ed
in Toscana e quindi nella Francia meridionale e nella penisola iberica. In Sardegna si
rinviene a nord del massiccio del Gennargentu, nel Monte Albo e nei calcari mesozoici del settore centro-orientale.
ECOLOGIA
TIPO BIOLOGICO
171
Hellantemum croceum
NOTE COLTURALI
Eliantemo di Allioni.
Suffrutice cespitoso con numerosi rami
semplici, prostrato o eretto-ascendenti, di 520 cm, esili, peloso-tomentosi con foglie
bratteiformi lineari-lanceolate. Foglie con
172
Helianthemum allionii:
Pianta con caule xl; infiorescenza x5.
173
Helkinthemu,n allionii
FENOLOGIA
Pianta interessante e con abbondante fioritura caratteristica, si presta ad essere utilizzata nei giardini rocciosi aridi, ma non si
conoscono le caratteristiche di germinabilit
dei semi. Trattandosi di una specie rara la
raccolta dei cespi dovrebbe essere evitata.
Distribuzione di Heliantheinuin allionii in Sardegna.
174
ARALIACEAE
Piante erbacee perenni, lianose, rampicanti, arbustive e arboree. Foglie alterne,
profondamente incise o composte. Fiori piccoli, regolari, bisessuali o unisessuali, bianchi o verdastri riuniti in ombrelle composte.
Ovario infero. Frutto: bacca o drupa.
La famiglia delle Araliaceae comprende
circa 55 generi distribuiti in tutto il mondo.
Oltre allinteresse come piante ornamentali, le araliacee sono note anche per le propriet eccitanti, emmenagoghe, antireumatiche e antinevralgiche. Dalle radici di Pomax
quinquefolia si ottiene un estratto con propriet stimolanti, ritenute afrodisiache, il ginseng. Dal midollo di Tetrapanaxpapyrifera i
cinesi ottengono la sottile carta di riso.
HEDERA L.
Piante perenni rampicanti o arbusti legnosi. Foglie alterne con lunghi picciuoli e
di forma varia. Fiori riuniti in ombrelle.
Frutto: bacca.
Il genere Hedera, che comprende da 6 a
15 specie, diffuso in Europa e in Asia.
Molto ricercate come piante ornamentali
e da giardinaggio per la loro robustezza,
sono coltivate e commercializzate diverse
specie e variet.
Tutte le parti della pianta sono tossiche,
soprattutto i frutti, nonostante ci diverse
specie di questo genere erano utilizzate sin
dallantichit per le propriet eccitanti, emmenagoghe ed antireumatiche.
Hedera helix L.
NOMI ITALIANI:
Edera, Ellera.
NOMI SARDI:
Arrampicatglia - Lod
Aura - Isili
Bedra - Sassari
Eda - Busachi
AREALE
176
Hedera helix
pianta da giardino, oggi si pu trovare spontaneizzata anche al di fuori del suo pur vasto
areale.
ECOLOGIA
NOTE COLTURALI
Si propaga facilmente per seme e per tralci. Coltivata in ambienti freschi e ombrosi in
breve tempo raggiunge dimensioni raguardevoli e si presta per ricoprire muri a secco
e gratticciate. Specie rustica e frugale pu
divenire invadente e richiede drastiche potature di contenimento.
NOTE ETNOBOTANICHE
Hedera helix:
ramo sterile e ramo con frutti xO,5; fiore e ovario x4;
frullo x2; seme x4; peli stellati dellovario: molto ingranditi.
mentre il succo delle foglie e dei frutti provocherebbero disturbi psichici oltre ad illanguidire le membra. La gomma delledera
chesgorga dalle ferite accidentali dei rami
vecchi o per incisione intenzionale dei rami
giovani e delle radici, ha goduto di grande
considerazione come risolvente e balsamica
e per lenire il mal di denti. La resina ha
odore balsamico e sapore amaro e rancido ed
era usata anche come emmenagoga. Le
foglie contengono glucosidi e hanno trovato
impiego per favorire i processi rigenerativi
nelle infiammazioni infettive della cute e
come parassiticide, analogamente alla
gomma usata per eliminare i pidocchi.
Pomate a base di foglie dedera sono ritenute efficaci contro la cellulite. Tutte le parti
della pianta e soprattutto i frutti sono tossici
e le loro utilizzazioni, anche in forma indiretta, dovrebbero essere molto prudenti. Le
foglie delledera daltro canto hanno avuto
anche una funzione simbolica in quanto con
essa si approntavano le corone per i laureati
ed i poeti. Un mazzo di fronde appeso in
178
APIA CEAE
CRITHMUM L.
CRITHMUM MARITIMUM L.
Per la variabilit delle forme, da slanciate a ridotte, aderenti al terreno a formare rotondeggianti cuscinetti, per la caratteristica
infiorescenza, spesso molto appariscente,
sono impiegate come piante ornamentali nei
giardini o nelle roccaglie. Alcune specie con
fusto rigido, foglie spinose e infiorescenza
persistente, sono utilizzate per la composizione con fiori secchi.
La famiglia delle ombrellifere caratteristica per la presenza di particolari sostanze
aromatiche o tossiche. Molte piante, come
carota, pastinaca, sedano, finocchio, prezzemolo sono largamente utilizzate nellalimentazione, altre per aromatizzare i cibi e i
liquori o per le spezie, come comino, coriandolo, carvi e anice. Hanno anche propriet medicinali e sono usate come stimolanti, sedativi, antispasmodici. Da alcune
specie del genere Ferula si estraggono gommoresine e resine, come lasafetida.
NOMI ITALIANI:
Enucru e mare - Dorgali Fan! marl Alghero Erba de San tu Perdu. Fenugu de
mari.
Piccolo suffrutice perenne, alto 15-60
cm, legnoso alla base, molto ramificato,
verdeazzurrognolo, aromatico. Rami eretti o
arcuati, costolati, corti, glabri. Foglie crassulente, 1-2 pennate, segmenti lineari, acuminati, guaine lunghe cartacee, avvolgenti il
fusto. Fiori in ombrelle sessili con 8-20
raggi. Brattee involucrali numerose, piegate
verso lesterno. Corolla verde-gialla, 2 mm
di diametro, poco appariscente, con lobi
arrotolati allapice. Frutto: achenio di 5-6
mm, ovato-oblungo, glabro e marcatamente
costato.
1 Piante con foglie carnose, fiori verdigiallastri, ombrelle con molte brattee involucranti
Crithmum
1 Piante con foglie coriacee, fiori bianchi
o rosati, ombrelle con poche brattee o talvolta mancanti
Seseli
TIPO BIOLOGICO
180
Crithinum ,naritiinuin
AREALE
Specie rupicola litoranea, cresce soprattutto sulle coste rocciose, sulle scogliere, sugli sfatticci, fra i ciottoli, ma si adatta a vivere anche nelle sabbie consolidate. Assieme
ad altre piante alofile forma una caratteristica associazione, Crithmo-Staticetum, distribuita sulla fascia costiera battuta dai marosi.
ETNOBOTANICA
SESELI L.
Piante erbacee, bienni o perenni, ramose
si dalla base o con pochi fusti eretti. Foglie
di vise. Fiori in ombrelle. Frutto: achenio.
Il genere Seseli comprende circa 50 specie
presenti in Europa, Asia, Africa e Australia.
Seseli bocconi Guss. ssp. praecox Gami
sans
NOMI ITALIANI:
Seseli di Boccone.
Pianta perenne, ramosa, glauca, legnos alla
base, alta 10-30 cm. Rami eretti o asceri denti,
striati. Foglie tripennato-sette, lacini lanceolate o lineari, mucronate, un po cc riacee,
verde-azzurro, glabre. Guaine abbrac cianti il
fusto. Fiori in ombrelle composte pubescenti.
Brattee 1-4, lineari, precocement caduche o
assenti. Corolla con petali bian chi o rosavinati, ovali, attenuati allapice Achenio 3-4
mm, oblungo-ovoideo, pube scente, costato.
181
182
TIPO BIOLOGICO
ECOLOGIA
FENOLOGIA
183
FL UMBAGINACEAE
Piante erbacee, annuali o bienni, legnose,
rampicanti. Foglie alterne o basali, di varia
forma da ovali a strettamente lineari, con un
tessuto particolare che permette di secernere
lacqua se vivono in ambienti umidi o di
ostacolarne la perdita se invece arido. Fiori
bisessuali, disposti in infiorescenze a cima,
racemo o capolino. Calice gamosepalo persistente e corolla tubulosa con cinque lobi.
Antere saldate al tubo corollino. Ovario supero con cinque lunghi stili e con un solo
ovulo. Frutto: achenio racchiuso dal calice.
La famiglia delle Plum baginaceae racchiude circa 10 generi, diffusi ovunque e in
particolare nelle zone aride o salmastre.
Alcuni generi comprendono specie ornamentali, altri entit con propriet medicinali.
Specie del genere Plum bago sono impiegate in odontoiatria e dermatologia, alcune del
genere Limonium contro le emorragie bronchiali.
CHIAVE DEI GENERI
Pianta ramosa sin dalla base forma cespughetti rotondeggianti. Camefita suffruticosa.
ARMERIA L.
FENOLOGIA
Armeria pungens:
pianta con infiorescenza xO,5; fiore e calice x3; fiore
aperto x5; seine x5; calice aperto x3.
185
A rifler/a pungens
AREALE
186
LIMONIUM Miller
Piante erbacee annuali o perenni arbustive o suffruticose. Rami ricoperti nella parte
inferiore dai picciuoli delle foglie morte. Foglie disposte a rosetta. Fiori di varia tonalit
dellazzurro, piccoli, bisessuali, in corte spighette riunite a formare pannocchie molto
ramose. Frutto secco: achenio.
Il genere Limonium comprende circa 350
specie, diffuse nelle zone costiere di tutto il
mondo.
un genere molto complesso dal punto di
vista sistematico, con molte specie difficilmente riconoscibili fra loro. In Sardegna sono
presenti diverse entit, la maggior parte endemiche, che caratterizzano con i loro rotondeggianti e piccoli pulvini le zone rocciose costiere o montane. Per il loro particolare aspetto ed
in quanto durevoli come piante secche sono
oggetto di raccolta indiscriminata.
Fra le diverse specie, molte delle quali
ancora in studio da parte di specialisti, si
sono volute descrivere tre entit come esem-
Limoniuin sinuaturn
187
188
Statice sinuata.
Pianta cespugliosa, ramosa, alta 15-50
cm, ispida. Fusti robusti, rigidi, eretti o
ascendenti, con quattro ali increspate, larghe
sino a 3 mm. Foglie disposte a rosetta basale, con margine sinuato. Fiori in dense cime
unilaterali, bratteate e riuniti a formare una
pannocchia. Assi fiorali con tre ali increspate che allaltezza dei nodi si prolungano in
foglie lanceolate. Calice persistente, 10-14
mm, azzurro-violetto intenso, raramente
bianco o rosato, cartaceo, increspato, con
bordo dentato. Corolla bianco-giallastra,
piccola, poco appariscente. Frutto: achenio
racchiuso dal calice.
Statice di Moris.
Pianta cespitosa, legnosetta alla base,
sempreverde, alta 10-30 cm, con numerosi
fusti. Foglie lineari-spatolate, carnosette,
uninervie con margine cartilagineo
undulatoscabro, verrucoso-scabre per la presenza di ghiandole papillose. Scapi fiorali
articolati. Fiori in spighette bratteate, riuniti
in una infiorescenza scorpioide. Calice 5-6
mm, pelosetto a lobi ovali. Corolla azzurra.
TIPO BIOLOGICO
TIPO BIOLOGICO
FENOLOGIA
189
190
Limonium morisianuin
FENOLOGIA
Endemismo sardo tra i pi rari, vive in alcuni rilievi calcarei della Sardegna centrale, sul
Monte Novo S. Giovanni e sul Monte Albo.
ECOLOGIA
NOMI ITALIANI:
Statice comune.
Piante cespitose con fusti raccorciati,
grossi e tozzi, alte sino a 60-100 cm. Foglie
lanceolato-spatolate, lunghe 10-15 cm,
assottigliate alla base, appuntite allapice
con guaina allargata, penninervie, disposte a
Limonium morisianum:
pianta intera xO, 6; brattee x6; particolare del fusto e
foglia x9.
191
Limoniu,n vulgare
TIPO BIOLOGICO
Arbusto foglioso, molto ramificato. Foglie carnosette. Fiori violacei in infiorescenze spiciformi ramificate. Fiori bisessuali,
regolari. Frutto: achenio.
Il genere Limoniastrum comprende la
sola specie Limoniastrum monopetalum (L.)
Boiss. presente nella penisola iberica e in
Africa settentrionale.
Fiorisce in luglio-ottobre.
AREALE
LIMONJASTRUM Moench
ECOLOGIA
Specie alofila, vive nelle zone umide salmastre come paludi, acquitrini, praterie
salse. Si unisce ad altre piante con le stesse
192
Limoniastro cespuglioso.
Limonium vulgare:
foglie basali e infiorescenze xO,3, particolare dellin
fiorescenza x5.
193
194
Limoniastrum monopetalum
Limoniastrum monopetalum:
ramo con fiori x0,5, -flore xI,2; fiore
aperto x4; particolare del fusto e
delle foglie x2; calice x2.
FENOLOGIA
E una pianta legata soprattutto agli ambienti con elevata concentrazione salma; lagune, acquitrini salsi, zone umide dei litorali sabbiosi.
195
LABIA TAE
Piante aromatiche arbustive, lianose, erbacee, raramente arboree. Fusto quadrangolare, foglie semplici o composte, opposte.
Fiori irregolari, riuniti in infiorescenza a
spiga, racemo, verticillastri o raramente solitari. Brattee spesso fogliacee. Calice gamosepalo, irregolare, persistente. Corolla
bilabiata. Stami due o quattro, saldati al tubo
corollino. Ovario supero, bi- o tetracarpellare con stilo inserito tra i lobi dellovario.
Frutto formato da due a quattro acheni. Impollinazione entomofila.
La famiglia delle Labiatae comprende
200 generi e circa 3200 specie diffuse in
tutto il mondo. Il maggior numero di specie
concentrato nel bacino del Mediterraneo,
per cui si presuppone che questa zona sia il
centro di origine di molti generi di questa famiglia.
Presentano un grande interesse come
piante ornamentali o aromatiche.
1 Fiori isolati
Prasium
1 Fiori in infiorescenze di vario tipo 2
2 Calice bilabiato con dente superiore fogliaceo
Lavandula
2 Calice mai come sopra
3
3 Stami a bilanciere
Salvia
3 Stami con filamento mai come sopra 4
4 Corolla a labbro inferiore ad angolo
retto
Stachys
4 Corolla con tubo diritto
5
5 Corolla a labbro superiore piano
Satureja
5 Corolla a labbro superiore mai come
sopra
6
6 Calice bilabiato con peli alla base intern
del tubo
Thymus
6 Calice privo di peli nella parte interna
del tubo
7
7 Fiori in racemi a capolini, con labbro
superiore ridotto o nullo
Teucrium
7 Fiori in racemi allungati di 20-40 cm,
con labbro superiore presente
Nepeta
196
PRASWM L.
Piccolo arbusto, con rami superiori erbacei, quadrangolari. Foglie ovali, opposte.
Fiori bisessuali, solitari, bianchi. Frutto:
achenio.
Il genere Prasium comprende la sola specie Prasium majus L.
Prasium majus L.
NOMI ITALIANI:
The siciliano.
NOMI SARDI:
Prasium majus:
ramo con fiore xl; fiori x2; calice x2; dente del calice x6,
calice con tetra chenio e stimma x2; stimma xlO; stame
x5; fiore aperto x3; calice con tetrachenio x2; seine x4.
197
Prasiu,n majus
superiore intero o smarginato e labbro inferiore trilobo, con il lobo mediano maggiore
di quelli laterali; stami quattro con filamenti
inseriti nella parte mediana del tubo ed antere minute; stilo con stimma bifido. Frutti
rotondi, neri a maturit.
ECOLOGIA
TIPO BIOLOGICO
NOTE COLTURALI
I suoi tralci, flessibili e resistenti venivano utilizzati come legacci per lavori di
campagna.
LAVANDULA L.
Lavandida stoechas L.
Piante erbacee, arbustive, cespitose. Foglie opposte, lanceolate, intere, spesso riunite a gruppeti allascella di foglie pi grandi, verde-grigio. Fiori bisessuali, violettoliliacini, blu, odorosi, disposti in infiorescenze a spiga corta, talvolta con fiori sterili,
grandi terminali, oppure allungata e sottile.
Il genere Lavandula comprende circa 28
specie diffuse nella regione mediterranea.
Piante odorose, le specie del genere La
vandula, comunemente note come lavanda o spigo, trovano largo impiego nellindustria profumiera. Sono state utilizzate nella
farmacologia, nella medicina popolare, in
orticoltura, nel giardinaggio, per gli oli
essenziali e per il profumo persistente che
emanano i fiori anche essiccati.
Il nome lavandula sembra derivare dal latino lavare ricollegato alluso dellacqua
di lavanda fatto nellantichit.
NOMI ITALIANI:
Abii - Seulo
Aichimssa - Alghero
A1irnssa - Oliena
Alcumssu - Tempio
Archemssa - Nuoro
Archimssa - Dorgali, Lod, Lula, Siniscola, Torp
Arkimissa vina - Bitti
Archimssu - Orani, Sarule
Arkimscia caddina - Orune
Ispccu - Belv
Abii, Burdda, Aighemssa, Burdda,
Comssu, Ispigula areste, Spcula areste,
Spigula areste.
Lavandu/a stoechas
199
200
AREALE
Pianta eliofila e xerofila che vive dal livello del mare sino ad oltre 1000 m di altezza; predilige i terreni sciolti degli ambienti
silicei aperti e percorsi dal fuoco. Per tale
motivo si ritrova associata ai cisti nelle garighe e nelle macchie degradate.
NOTE COLTURALI
Sia le foglie che i fiori venivano utilizzati, per conservare la biancheria, come
antitarmico.
Lavandula stoechas:
ramo con infiorescenze xO, 6; brattea e calice x2,4; corolla x6,5; semi e sezione di seine x6,5; particolare di
infiorescenza xO,5; foglia xI,8; peli stellati molto ingranditi.
201
202
SALVIA L.
Piante erbacee o piccoli arbusti, con rami
eretti. Foglie ovali, rugose, opposte. Fiori
bisessuali, di vario colore, riuniti in infiorescenze terminali allungate. Caratteristico il
fiore, sia per il labbro superiore concavo, sia
per la particolare struttura dei due stami a
forma di T. Per favorire il meccanismo di
impollinazione da parte di determinati insetti, il connettivo che tiene unite le due
logge si allungato, una loggia diventata
sterile e serve di appoggio al pronubo. Tutta
questa struttura mobile in quanto articolata
sul principale filamento staminale. Linsetto
in questo modo poggiando sulla loggia sterile fa cadere sul suo dorso quella fertile
ricca di polline. Frutto: achenio.
Salvia di Desole
NOMI SARDI:
Salvia desoleana:
fiore, corolla e calici xl,3; stame x2; particolare del fusto
con bratteafloreale xl,5;foglia ed infiorescenza x0,5;
porzione basale del fusto x0,4; particolare del fusto xl,5.
Salvia desoleana
203
Pianta eliofila vive su substrati assai differenti, sia su calcare che su sfatticcio granitico e porfidico; sembra preferire gli
ambienti degradati con terreno smosso.
NOTE COLTURALI
La salvia di Desole si riproduce soprattutto per via vegetativa, tramite divisione dei
rizomi basali. La sua coltivazione stata effettuata con successo nel Nord della Sardegna, negli oliveti e nei luoghi sterili. Per la
sua bella fioritura, il portamento eretto e
rigoglioso che pu assumere in coltura, pu
trovare facile inserimento nei giardini. Trattandosi di una specie ormai rarissima dovrebbe esser vietata la raccolta di piante
spontanee.
NOTE ETNOBOTANICFIE
La pianta sarda sembra possedere i medesimi principi attivi della Salvia sclarea L.
e per tale motivo, anche nel recente passato,
stata coltivata nel Sassarese. Laffine Salvia sclarea, ricca di linaiolo viene utilizzata
in profumeria, ma luso pi conosciuto
senza dubbio quello di aromatizzare il vino,
Betonica glutinosa.
Stachys glutinosa
205
206
NOMI SARDI:
A lacsu - Orani
Alle fogu - Perdasdefogu
Bronzddu - Bortigiadas, Tempio
Cocci - Seulo
Cola casu - Orune
Erva ptita - Lod
Locsu - Nuoro, Orune, Sarule
Locu - Urzulei
Lucchttu - Meanasardo
Lucrxu - Aritzo
Mummuu - San Vito
Murmuru - Escalaplano
Olocsu - Lula
Vrattacsu - Siniscola
Lochsu, Murguu, Murgulu, Ossssi,
Scova de Argilas
Suffrutice legnoso alla base, ramosissimo
con rami eretti o eretto-patenti, di 40-90 cm,
glabro o peloso in tutte le sue parti. Rami
Stachys glutinosa:
pianta intera xO,5;foglie xl; particolari delfusto xl,5;
calice x2,5; corolla x2; acheni x4.
207
filamenti degli stami insenti nel terzo superiore, fortemente pelosoglandolosi; antere di
1 mm circa. Acheni di 2-2,5 x 1,5-2 mm
ovato-trigoni con leggera caruncola mediana
nella parte ventrale, lisci, di colore marronscuro o nerastro nel secco.
TIPO BIOLOGICO
ECOLOGIA
Sa!ureja Ihymbra L.
NOMI ITALIANI:
Santoreggia sarda.
NOMI SARDI:
Isopu - Cagliari.
Piccolo arbusto, fortemente aromatico,
molto ramoso, formante cespi di 20-35 cm,
con ghiandole, distribuite su tutte le parti.
Rami eretti, i giovani rossastri con peli semplici, undulati e rivolti verso il basso, con
ghiandole sessili giallo-oro di 0,1 mm. Foglie lineari-lanceolate, opposte, pelosette,
Satureja thymbra
209
210
FENOLOGIA
NOTE ETNOBOTANICHE
AREALE
THYMUS L.
Piccoli arbusti ramosi o erbe perenni. Foglie piccole, intere, opposte ricche di ghiandole con oli essenziali. Fiori bisessuali, bianchi, rosati, purpurei, riuniti in infiorescenze
a verticilli di pochi fiori o in corte spighe.
Frutto: achenio.
Il genere Thymus comprende 300-400
specie prevalentemente diffuse nella regione
mediterranea.
Molte specie di questo genere sono utilizzate come piante aromatizzanti, mellifere,
per lindustria farmaceutica, per il
giardinaggio.
CHIAVE DELLE SPECIE
ECOLOGIA
Specie eliofila e xerofila legata agli ambienti calcarei della fascia costiera, forma
caratteristiche garighe nei luoghi aridi ed assolati.
NOTE COLTURALI
1 Calice con circa 20 nervature appiattitosul dorso, con due carene laterali densamente ciliate; arbusto con rami rigidi, eretti
T. capitatus
1 Calice con circa 10 nervature, distintamente bilabiato con pelosit e glandulosit
sparse; suffrutice con rami esili, suberetti o
striscianti, talora penduli
T. herba-barona
Thymus capitatus L.
Sin.: Coridothymus capitatus (L.) Hoffmanns. et Link
NOMI ITALIANI:
212
TIPO BIOLOGICO
Thyinus capifatus
Thymus capitatus:
ramo con fiore x]; rametto con
foglie x2; particolare del fusto xlO;
foglie x4; particolare della foglia
x10; fiore chiuso x4; fiore aperto x5;
particolare della corolla: molto
ingrandito; calice xlO; bratteax5;
semnixlO; copolino xl.
213
214
AREALE
Il timo capitato diffuso nella fascia costiera del bacino mediterraneo, ad eccezione
della Provenza, Corsica e del Sinai. In Sardegna la sua diffusione limitata alle aree
dei calcari miocenici del Sassarese e del Cagliaritano.
NOMI ITALIANI:
Erba barona.
NOMI SARDI:
ECOLOGIA
Dove c il timo pascolano le api scrisse Virgilio, per indicare il forte richiamo che
esercita questa pianta mellifera sulloperoso
insetto. Ma il timo capitato ha goduto soprattutto i favori come pianta medicinale per
curare le forme asmatiche, contro i vermi
intestinali, per favorire il mestruo e come
diuretico. Come condimento stato egualmente molto utilizzato per aromatizzare i
cibi.
Thymus herba-barona:
pianta con fiori xl; rametto con foglie e calice con brattea x4; insieme di fiore xl; fiore, corolla e calice x4;
corolla aperta x8; denti del calice x4; seme xlO.
Thymus herba-barona
FENOLOGIA
AREALE
ECOLOGIA
NOTE COLTURALI
Si pu riprodurre per seme o pi facilmente per mezzo di divisione dei cespi o trapianto diretto delle piantine.
NOTE ETNOBOTANICHE
Il timo una pianta mellifera molto ricercata dalle api. La specie ben conosciuta ed
apprezzata in quasi tutta la Sardegna come
pianta aromatica e per questo motivo utilizzata soprattutto nella preparazione di piatti
rustici, come ad esempio il sanguinaccio. Le
foglie finemente triturate venivano utilizzate
come disinfettante.
218
Teucrium polium
AREALE
aride, si adatta ad essere coltivata con successo negli ambienti pi disparati. Il trapianto delle piccole piantine con il pane di
terra si pu effettuare in tutti i periodi dellanno.
NOTE ETNOBOTANICFIE
ECOLOGIA
Come molte specie aromatiche della famiglia delle labiate, il polio nella medicina
popolare era utilizzato in modo simile al
maro, di cui era pi conosciuto grazie alla
sua maggiore diffusione. Secondo Dioscoride il decotto era efficace contro il morso
delle serpi, come colagogo, ed il suo impiastro per cicatrizzare le ferite.
NOTE COLTURALI
Trattandosi di una specie piuttosto comune, molto frugale che vive nelle zone
Teucrium polium:
pianta xl; ramo con fiori xl; fiore xlO; capolino x2; antera x20,-fiore aperto x.10,-foglie x2,-fusto xlO; particolare di fusto molto ingrandito.
219
221
Specie eliofila e xerofila, predilige il substrato calcareo ed i luoghi caldi e ben esposti. Vive soprattutto lungo le coste, ma anche
fino a 1000 m di quota nelle zone calcaree
degradate, sugli accumuli ghiaiosi, sulle
222
Le foglie della querciola maggiore a Dorgali venivano considerate come un efficacissimo vulnerario. una pianta mellifera.
Teucrium massiiense L.
NOMI ITALIANI:
Tenerio marsigliese.
NOMI SARDI:
Teucrium massiliense
223
224
NOTE COLTURALI
Maro spinoso.
NOMI SARDI:
vedi T. marum L.
Piccolo arbusto di 10-40 cm, cespuglioso,
con odore penetrante, sempreverde, a portamento eretto. Rami sottili tetragoni o cilindrici, eretti o divaricati, rigidi, spinescenti,
biancastri, con peli semplici e ghiandolosi
appressati. Foglie opposte, con picciuolo di
Teucrium subspinosum
Teucrium massiliense:
rami con fiori xl; calice x4; co- rolla
x6; stame x15; glandole de- gli
stami molto ingrandite; particolare
del tubo e dei denti del calice xlO;
semi xlO; parte delfusto x8; particolare delfu- sto molto ingrandito;
foglie x2.
225
226
2-3 mm e lamina di 2,5-3x2-2,5 mm, subrombica, ovata, lanceolata, con margine subintero, inciso-lobato, pi o meno revoluto, verdi
nella pagina superiore, glauche biancastre per
la presenza di peli lanosi appressati in quella
inferiore. Verticillastri terminali, di 1-2 cm,
con brattee lineari-lanceolate, con 8-10 fiori
con corti peduncoli; calice tubuloso, puberulo allesterno, di 2-4 mm e peloso-lanoso
allinterno, con 5 denti di i mm; corolla di 812, peloso-glandulosa, di colore roseo-lilacino, con labbro superiore assente e labbro inferiore a cinque lobi, i quattro laterali lineari e
quello centrale di dimensioni maggiori,
ovato. Stami didinami, con filamenti arcuati
ed antere minute; ovario: tetrachenio con stilo
di 3-4 mm e stimma bifido.
TIPO BIOLOGICO
FENOLOGIA
Il maro spinoso presenta una distribuzione ben pi limitata dellerba gatto ed inoltre
condizioni di vita pi esclusive. Trattandosi
di una pianta endemica rara la sua coltivazione dovrebbe esser tentata esclusivamente
tramite i semi, di cui tuttavia non si conoscono i caratteri di germinabilit.
227
NOTE ETNOBOTANICHE
Teucrium marum L.
NOMI ITALIANI:
NOMI SARDI:
Teucrium marum:
ramo con fiori xl; foglia x2; particolare della pagina inferiore della
foglia molto ingrandito; corolla
aperta x4; ovario x8; brattea fibrale
e calice x4; antera x20; fiore x3;
semi x5; rametto xl O; particolare di
fusto molto ingrandito; semi xlO;
particolare del tegumento del seine
molto ingrandito.
228
229
dizioni ecologiche in cui vive, il maro si presta ad esser coltivato ovunque, anche se il
luogo di elezione dovrebbe essere quello degli ambienti rocciosi calcarei.
NOTE ETNOBOTANICFIE
Il maro una pianta nota per le sue propriet medicinali da tempi antichissimi. Vi
da osservare tuttavia che, data la sua rarit
nelle aree continentali, anche probabile
che la specie venisse confusa con altre simili del genere Teucrium. Ad ogni qua! modo
essa era utilizzata come stimolante e digestiva e, linfuso delle cime fiorite, come colagogo. Il decotto delle cime fiorite, per la sua
azione antisettica, era usato per favorire la
cicatrizzazione delle ferite, analogamente ad
altre specie del genere Teucrium. Contiene
un principio amaro, tannini, oli essenziali.
Laroma penetrante di questa pianta attrae i
gatti, da cui il nome italiano di Erba gatto,
sui quali esercita unazione eccitante.
FENOLOGIA
Teucrium marum presenta un areale centro-mediterraneo che comprende la Sardegna, la Corsica, le Isole Hyres, le Baleari e lArcipelago Toscano. stato segnalato
anche a Sebenico in Jugoslavia, mentre la
sua presenza in Spagna ed in Tunisia dubbia.
ECOLOGIA
NEPETA L.
Piante erbacee o perenni o piccoli arbusti.
Foglie ovali opposte con margine inciso.
Infiorescenze allungate a vertillastri di molti
fiori, spesso fogliose. Fiori bisessuali, bilabiati, azzurri, viola o biancastri. Corolla con
tubo corollino stretto e ricurvo, labbro superiore corto e bilobato, labbro inferiore
grande e convesso. Frutto bi- o tetrachenio.
Il genere Nepeta comprende circa 250
specie diffuse nelle regioni calde e temperate dellEmisfero boreale.
Le specie di questo genere sono impiegate come piante ornamentali o medicinali.
Nota Nepeta cataria L., lerba gatta o gattaria o menta dei gatti, specie aromatica da
giardino con odore di limone nelle foglie se
strofinate. molto ricercata dai gatti.
Il nome Nepeta sembra derivi dalla cittadina italiana di Nepi, originariamente Nepete, dove era abbastanza abbondante una
delle specie del genere.
Nepetella sarda.
Pianta perenne, alta 50-60 cm, molto ramificata sin dalla base, pubescente, ghiandolosa, aromatica. Rami legnosi, arcuatoascendenti. Foglie ghiandoloso-tomentose,
dentato-crenate, reticolate, cordato-cuneate
alla base, acute allapice, le inferiori picciolate,
le superiori e le fiorali sessili. Fiori in verticilli
densi, ravvicinati, foliosi. Brattee numerose,
lineari-lanceolate, pubescentighiandolose,
apice violaceo, subeguali al calice. Calice
tubuloso, 8-9 mm, con nervi evidenti, pubescente-ghiandoloso, ricurvo, lacinie triangolari-acute, violacee, la centrale superiore pi
lunga. Corolla azzurroviolacea, 12-15 mm,
pubescente; labbro superiore stretto, bilobo,
labbro inferiore concavo. Acheni 1,5-2 mm,
subtrigoni, ovali, tubercolati, nero brillante.
TIPO BIOLOGICO
Pianta perenne forma densi cespugli legnosi alla base. Camefita suffruticosa.
FENOLOGIA
Nepeta foliosa
231
232
Pianoro di Sos Prados nel Supramonte di Oliena, Locus classicus di Nepel a foliosa.
AREALE
Nepeta foliosa:
ramo con fiori xO,5; fiore xI,5; calice x2; sezione del
calice x4; seine x5; particolare del in argine fogliare:
molto ingrandito.
233
SOLA NACEAE
Erbe o piante legnose. Foglie per lo
pi semplici, sparse oppure, specialmente vicino ai fiori, appaiate. Infiorescenze
cimose. Perianzio ed androceo pentameri
attinomorfi, raramente pi o meno zigomorfi, ovario supero costituito da due
carpelli posti obliquamente rispetto alla
linea mediana del fiore, con due logge o
raramente una soltanto. Frutti: bacche o
capsule. Albume nei semi presente o
mancante.
Le Solanaceae sono distribuite in
tutto il mondo con molti generi e con un
numero molto alto di specie.
Alla famiglia delle solanacee appartengono i generi Solanum, Atropa,
Hyoscyamus, Capsicum, Datura, Nicotiana, tutti molto importanti per la presenza di specie medicinali e/o di interesse orticolo, come il pomodoro, la belladonna, il peperone, lo stramonio e il
tabacco.
SOLANUM L.
Piccoli alberi, arbusti, suffrutici, erbe,
eretti o rampicanti. Fusti e foglie glabri, pelosi o peloso-ghiandolosi o spesso con spine
variamente colorate in giallo o rosso. Foglie
opposte, intere o incise. Fiori bisessuali solitari o riuniti in infiorescenze cimose. Calice a corolla con gli elementi totalmente o
parzialmente uniti; stami saldati alla corolla.
Frutto: bacca o cassula.
Comprende circa 1500 specie distribuite
nelle regioni temperate e tropicali.
Molte specie hanno interesse economico,
ornamentale e medicinale.
Sotanum dulcamara L.
NOMI ITALIANI:
Durciamara
Tomatedda burda - Campidano.
Distribuzione di So/an u,n dulcwnara in Europa e nel bacino mediterraneo (Da Meusel, semplificato).
234
FENOLOGIA
AREALE
ECOLOGIA
Specie mesofila di ambienti freschi e ricchi di sostanza organica, predilige i fontanili, i bordi dei corsi dacqua dove si adagia
sulle siepi e, talora, anche sugli alberi. In
Sardegna si riscontra dal livello del mare
sino a 1300 m di altezza.
Solanuin dulcainara
235
236
NOTE COLTURALI
NOTE ETNOBOTANICHE
Pianta rustica e resistente, si presta a costituire ampi tappeti verdi nelle zone umide
dei giardini.
Solanum dulcamara:
ramo con fiori e ramo con frutti xO,5; corolla x]; calice,
fiore, stami xl,5.
237
SCROPHULARIA CEAE
Piante erbacee annuali e perenni, arbustive e talvolta arboree. Fusto quadrangolare
con foglie opposte o cilindrico con foglie
sparse. Foglie semplici, pennato-lobate o
incise. Fiori bisessuali di vari colori e con
diversa forma della corolla: tubulosa, bilabiata, personata, speronata o leggermente
regolare. I fiori sono isolati o riuniti a formare infiorescenze racemose o cimose. Frutto:
capsula con molti semi, spesso alati.
La famiglia delle Scrophulariaceae comprende circa 220 generi distribuiti in tutto il
mondo.
Le specie presentano poco interesse economico e farmacologico ad eccezione di Digitalis purpurea che contiene nelle foglie la
digitossina ad azione cardiotonica. Maggiore interesse presentano nel settore della floricoltura, per la variabilit di habitus che
hanno i vari generi e per i fiori spesso vivacemente colorati.
238
SCROPHULARIA L.
Erbe perennanti o piccoli arbusti cespugliosi. Fusto quadrangolare. Foglie intere,
lobate, pennatosette, opposte. Infiorescenze
a pannocchia, talvolta ampia.
Fiori bisessuali, porporini, rossastri o
verdognoli, rigonfi nella parte inferiore.
Quattro stami fertili e uno ridotto a staminodio. Ovario supero con due carpelli saldati.
Frutto: capsula.
Il genere Scroph u/aria comprende circa
300 specie presenti in Europa, Asia, America settentrionale e tropicale.
Anticamente erano impiegate per curare
la scrofula e probabilmente da questo uso
deriva il nome Scroph u/aria.
Scrophularia canina L.
1 Pedicelli eguali al calice, molto glandulosi. Rami semplici, poco ramosi. Corolla 46 mm e lobi superiori due volte pi corti del
tubo. Staminodio lanceolato
S. canina
NOMI ITALIANI:
Scrophularki canina
239
Cespuglio con rami eretti, legnosi nellaparte inferiore ed erbacei su quella superiore. Camefita suffruticosa.
FENOLOGIA
ECOLOGIA
TIPO BIOLOGICO
241
242
Scrophularia ramosissima
FENOLOGIA
ECOLOGIA
una specie caratteristica di ambiente litoraneo sabbioso, dove si pu trovare frammista a elicriso, efedra, armeria, a costituire
aspetti caratteristici della vegetazione psammofila. La sua diffusione in Sardegna peraltro limitata a poche aree.
AREALE
Scrophularia ramosissima:
ramo con infiorescenze x0,5,-fiore con peduncolo x5;
corolla aperta x5; infiorescenza xl,3; calice x5; capsula
x5, seme x12; foglie xl.
243
GLOBULARIACEAE
Piante erbacee perenni o piccoli arbusti.
Foglie alterne, intere, obcordate o lineari.
Fiori bisessuali, piccoli, irregolari, violetti o
azzurri, disposti a formare uninfiorescenza
a capolino circondata alla base da numerose
brattee fogliacee o in spiga o racemo. Frutto:
nucula racchiusa entro il calice persistente.
La famiglia delle Globulariaceae com
prende 2 generi presenti nelle regioni
mediterranee e in Somalia, Macaronesia e
Socotra.
Le specie di questo genere sono utilizzate soprattutto nel giardinaggio per delimitare
aiuole e in roccaglie.
GLOBULARJA L.
Piccoli arbusti cespitosi con foglie semplici, alterne, fiori rosa, bianchi o azzurri
riuniti in infiorescenze a capolino, globoso,
bratteati. Frutto: nucula.
Il genere Globularia comprende circa 28
specie diffuse soprattutto nelle regioni mediterranee.
Alcune specie hanno interesse medicinale come diuretiche e purgative. G. alypum,
nota volgarmente come erba dei frati contiene nelle foglie una sostanza resinosa usata
come lassativo.
Globularia alypum L.
NOMI ITALIANI:
245
Globularia alypum
AREALE
CAPRIFOLIACEAE
NOMI ITALIANI:
LONJCERA L.
Arbusti o piante lianose con fusti volubili. Foglie opposte, libere o saldate alla base.
Fiori bisessuali, irregolari, odorosi, bianchi,
rosati, gialli o violetti, disposti in infiorescenze di vario tipo e per lo pi riuniti a due.
Frutto: bacca rossa-violacea, gialla o nera.
Il genere Lonicera racchiude circa 200
specie diffuse nellemisfero boreale.
Per la loro rusticit, per i fiori profumati
e le cromatiche bacche, per la ricca fioritura,
per la possibilit di essere coltivati sia come
arbusto, sia come rampicanti trovano larga
applicazione nel giardinaggio come piante
ornamentali.
In alcune regioni come lHymalaya e la
Siberia, le bacche di alcune specie sono consumate sia fresche sia in confettura.
247
248
Lonicera etrusca
Lonicera etrusca:
Ramo fiorifero x0,5; fiore x0~ 8; fiore
aperto xl; particolare dellinterno del
tubo corollino x25; glandole del tubo
corollino molto ingrandito; stame
xl,5; capolino con frutti immaturi x2;
rami con frutti xO,5; frutti xl; semi
xl; seine x2,5; particolare del seme
molto ingrandito.
TIPO BIOLOGICO
medio montane. In Sardegna nel passato visono state diverse segnalazioni per varie localit delle aree calcaree, che per sono da attribuire alla entit indicata come Lonicera cyrenaica. In realt lunico reperto ascrivibile a
questa specie quello presente ai margini
della forra di Mularza Noa nel Marghine.
AREALE
ECOLOGIA
Lonicera etrusca presenta una larga diffusione: infatti vegeta in tutto il bacino del
Mediterraneo, ad eccezione di Sinai, Egitto
ed isola di Malta; vive soprattutto lungo la
fascia costiera, ma anche nelle zone interne
249
NOTE COLTURALI
Si pu diffondere sia per seme che per talea. In breve tempo diviene un cespo piuttosto grande, che tende a espandersi tramite
stoloni, pi o meno rampicanti. Sia la abbondante fioritura che le numerose bacche
rosso-vive, che maturano in piena estate, la
fanno considerare con interesse come pianta
da giardino. In tal senso talora coltivata
anche al di fuori del suo areale.
Lonicera cyrenaica
250
Lonicera cyrenaica
251
252
scritta per la prima volta, Grecia, Isole dellEgeo, Asia Minore e Madagascar, ma con
tutta probabilit anche questo areale dovrebbe essere valutato sulla base di studi
comparati di maggiore dettaglio. In effetti
anche nella recente flora della Libia Lonicera cyrenaica considerata come un sinonimo e inclusa nel gruppo di L. etrusca.
ECOLOGIA
Balnzu - Bosa
Eiba crbuna - Sassari
Erba de cornas - Gonnostramatza
Guadngiu - Iglesias
Ligadrgia - Orani
Ligadrja - Sarule
Lonicera cyrenaica:
ramo con fiori e ramo con frutti xO,5; capolino xl; brattee del capolino x5; lobi corollini e stami x2; base del
tubo corollino x2; fiore xl; bacca in sezione xl; semi x2.
La madreselva una specie eliofila e Xerofila che predilige i luoghi aperti, ben espo253
254
Lonicera iinplexa
NOTE ETNOBOTANICHE
Lonicera implexa:
ramo con fiori, rami di pi anni, ramo con frutti, infiorescenze xO,5; bacca xl; semi x2,5; particolare del
tegumento del seme: molto ingrandito; fiore, stilo x];
stimma x5; fiore aperto xl.
255
RUBIACEAE
Rubia peregrina L.
NOMI ITALIANI:
Rubia L.
Piante lianose con rami lunghi, tetragoni,
ispidi. Foglie opposte o verticillate, lineari.
Fiori bisessuali, chiari riuniti in infiorescenze a pannocchia. Frutto: bacca nerastra o
violacea.
Il genere Rubia comprende circa 38 specie diffuse nelle regioni temperate dellEuropa, Asia, Africa, America meridionale.
Le specie di questo genere e in particolare R. tinctoria o robbia, erano usate
nellindustria tintoria.
256
Robbia selvatica.
NOMI SARDI:
Arrbia - Fonni
Battilingua - Tempio
Colalatti - Bortigiadas Lula - Bitti
Orijdda - Belv
Pigalatti - Al dei Sardi
Pigulosu - Dorgali
Pizzi culsa - Siniscola
Rubia - Orgosolo
Rggia - Bosa Ruja - Orune Urzjdda Seulo Azzotta limba, Batta limba, Battilmba, Ciorisdda, Ciorixdda, Pittigalimba,
Rattalimba, Rbbia, Sorixdda, Truvsciu.
Pianta lianosa sempreverde, scabra, con
rami striscianti o rampicanti. Fusti giovani
di 0,3-3,5 m, verde-scuri, quadrangolari, con
costolature provviste di piccoli aculei rivolti
verso il basso; rizomi sotterranei rossastri,
sottili o con diametro sino a 6-10 mm, con la
corteccia di colore rosso-vivo. Foglie molto
variabili come dimensioni e forma, in
verticilli di 4-6, lineari-lanceolate, lunghe 25 cm, e larghe da 4 sino a 25 mm, verdiscure, coriacee, con aculei riflessi ai margini
e lungo lunica, nelle foglie strette, nervatura centrale della pagina inferiore. Infiorescenze terminali o allascella delle foglie terminali, cimoso-divaricate con fiori peduncolati, calice ridotto, appena evidente; corolla
rotata, giallastra, con quattro pezzi triangolari acuti, aristati; stami con antere lunghe
meno del doppio della larghezza. Frutti: bacche sferiche, di 5-8 mm di diametro, nerolucenti a maturit, con 3-4 semi.
Rubia peregrina:
rami con fiori e ramo con frutti xO,5; fiore x2; particolare del fiore x5; semi x2,5; particolare del seine
molto ingrandito; fusto in sezione x2; pezzo fogliare xl,5.
257
Rubia peregrina
TIPO BIOLOGICO
Fanerofita lianosa o camefita, sempreverde con fusti rampicanti, scandenti, prostrati o striscianti.
FENOLOGIA
La Rubiaperegrina riprende il ciclo vegetativo alle prime piogge autunnali nelle zone
pi calde litoranee e in primavera in quelle pi
interne e fresche. La fioritura va dal periodo
primaverile al mese di giugno-luglio a seconda
dellaltitudine. I frutti maturano in estate-autunno e permangono anche sino al pieno inverno.
AREALE
NOTE COLTURALI
La robbia presenta numerosi fusti sotterranei che costituiscono un intrico che si sviluppa in tutte le direzioni. Nelle sabbie litoranee, in molti casi, un componente importantissimo per il consolidamento delle
dune. Si pu riprodurre per seme, ma soprattutto per via vegetativa tramite gli stoloni.
Nelle zone litoranee si prelevano nella tarda
estate, prima della ripresa vegetativa, che
avviene con le prime piogge, mentre nelle zone
montane si possono prelevare ad aprilemaggio.
NOTE ETNOI3OTANICIIE
ECOLOGIA
Pianta xerofila ed eliofila, vive soprattutto nelle zone costiere e comunque ben esposte e soleggiate, negli ambienti di macchia
258
La rubia peregrina stata usata, e in alcuni paesi lo tuttora, come colorante, grazie alla tintura che si ricava dalle radici, e
soprattutto dai rizomi delle piante che cre-
CRUCIANELLA L.
Piccoli suffrutici o piante erbacee con foglie lineari o lanceolate, rigide, spesso ruvide al margine, disposte in verticilli. Fiori
tubulosi, giallastri in infiorescenze a spiga.
Frutto formato da due acheni ravvicinati.
Il genere Crucianella comprende circa
25-30 specie presenti nella regione mediterranea e nellAsia occidentale.
Crucianella.
Pianta prostrata o ascendente, alta sino a
30 cm, con fusti legnosi, rigidi, biancastri
che partono da un grosso rizoma rossastro.
Foglie erette, i cm lunghe, rigide, coriacee,
verde-azzurro, ovato-lanceolate, margine
bianco, appuntite, disposte in verticilli di
quattro elementi; strettamente ravvicinate e
embriciate sui rami giovani. Fiori gialli,
riuniti in infiorescenze a densa spiga. Brattee, ovali, ciliate, papiracee, pi corte dei
fiori; bratteole piccole, ricurve, saldate fra
loro. Corolla tubulosa, 10-13 mm, con cinque lobi apicolati. Frutto: achenio.
Crucianella inaritiina
259
260
TIPO BIOLOGICO
ECOLOGIA
FENOLOGIA
Crucianella maritima:
ramo con fiori xO,5; fiore, fiore aperto x2,5; ovario xS;
rametto fiorifero xI,S; rametto sterile xl; fusto basale xl.
261
ASTERACEAE
Piante erbacee annuali, perennanti, arbustive, spesso spinose o spinescenti. Foglie di
vario tipo, semplici, penninervie o palminervie con il margine intero, dentellato, lobato,
inciso, caulinari o solo basali. Fiori tubulosi o
ligulati bisessuali o unisessuali, disposti su
una base di forma varia (ricettacolo) a simulare un unico fiore, ma in realt formanti
una infiorescenza (capolino) circondata allesterno da brattee protettive. Infiorescenza
formata o da soli fiori ligulati o solamente
tubulosi o ligulati alla periferia (raggio) e
tubulosi al centro (disco). Capolini isolati o
riuniti a formare infiorescenze a racemo, a
pannocchia o a corimbo. Calice rudimentale,
spesso trasformato in un ciuffo di peli
(pappo). Stami in numero di cinque con antere
saldate a formare un tubo e con i filamenti
liberi fra loro. Ovario infero, uniloculare, con
lungo stilo bifido. Frutto achenio, talvolta sor-
262
5 Capolini piccoli
6
6 Foglie piccole, revolute al margine 7
6 Foglie mai come sopra
8
7 Capolini numerosi
Helichrysum
7 Capolini solitari o in gruppo di 2-6
Phagnalon
8 Piante cenerino-tomentose con foglie
provviste di espansioni digitiformi
Santolina
8 Piante verdi, crassulente o vischiose
Inula
cante.
Il genere Senecio quello che, nellambito delle Angiosperme, racchiude il pi alto
numero di specie, circa 2500. diffuso maggiormente nel Sud Africa, ma ben rappresentato anche nella regione mediterranea,
Asia e America temperata.
Le specie del genere Senecio sono consi
derate tossiche e velenose. Per la presenza di
alcaloidi, che inibiscono la divisione cellulare, sono state usate nel passato per la
cura del cancro. La loro utilizzazione solo
ornamentale.
SENECIO L.
Piante erbacee annue, bienni o perenni,
arbustive, rampicanti, arboree, epifite succulente o acquatiche. Foglie intere o profondamente divise. Fiori disposti in capolini e
questi spesso riuniti in corimbi. Fiori del raggio femminili e quelli del disco bisessuali.
Brattee del capolino disposte su ununica
fila. Frutto achenio con pappo spesso man-
263
264
Fiorisce a maggio-giugno.
ECOLOGIA
Specie litoranea, cresce sulle rupi, sui detriti, sulle scarpate della fascia costiera.
CENTAUREA L.
Piante erbacee annuali, o piccoli arbusti.
Foglie alterne, intere o pennato-divise, talvolta i segmenti terminano con spine. I fiori
ligulati viola, rosa, rossi, bianchi sono riuniti
in capolini, muniti di brattee involucrali
numerose, scariose e con appendice rigida,
spinosa, intera, dentata, sfrangiata. Frutto:
achenio con pappo.
Il genere Centaurea comprende circa 500
specie diffuse nella regione mediterranea,
Asia occidentale, Africa tropicale, Nord America e crescono in ambienti aridi e aperti.
Molte specie sono coltivate a scopo orna
mentale come il fiordaliso (Centaura cyanus
L.) altre sono utilizzate come diuretici,
febbrifughi, tonici.
Il nome Centaurea o Kentaureion, era dedicata al centauro Chirone, che secondo la
leggenda avrebbe guarito con questa erba il
piede ferito di Ercole.
AREALE
Specie originaria dellEuropa mediterranea, utilizzata anche nei giardini. Attualmente occupa, spontaneizzata, aree ben pi
vaste sia in ambito mediterraneo che in altre
parti del globo. In Italia sporadica nella
fascia costiera dalla Liguria alla Calabria e
nelle piccole isole della Sicilia. presente
anche in Corsica. In Sardegna si trova nativa
o naturalizzata soprattutto nelle coste settentrionali.
NOTE COLTURALI
265
FENOLOGIA
NOMI ITALIANI:
Centaurea orrida.
ECOLOGIA
NOMI SARDI:
Spina razza.
Pianta cespugliosa, molto ramificata, spinosa, 10-70 cm, bianco-tomentosa. Rami
eretti, ricoperti sin dalla base dalle foglie,
tomentosi. Foglie sessili, oblungo-lanceolate, pennatofesse, pennatopartite, rigide,
spinescenti, grigiastre, tomentose. Capolini
solitari allapice dei rami, ovoideo-oblunghi,
5-6 mm di diametro. Brattee del capolino
mucronate, le esterne lanceolate, tomentose,
ciliate; le interne lineari-lanceolate, laceromembranacee allapice. Fiori bianchi o rosati. Acheni grigiastri, puberulenti. Pappo
setoso, poco pi breve del frutto.
TIPO BIOLOGICO
Cenfaurea horrida
266
Specie tipicamente litoranea vive indifferentemente su calcare e su granito. Preferibilmente rupicola, vegeta anche nei prati
sassosi prossimi al litorale.
AREALE
267
ARTEMISIA L.
Piante erbacee suffruticose o arbusti ramosi. Foglie alterne a lembo diviso, biancastre, aromatiche. Fiori tutti tubulosi, piccoli,
chiari, riuniti in capolini per lo pi penduli,
disposti a loro volta a formare infiorescenza
a grappolo, spiga, pannocchia. Frutto: achenio.
Il genere Artemisia comprende circa 400
specie distribuite soprattutto nelle zone temperate dellemisfero boreale.
Le specie di questo genere sono utilizzate come piante medicinali, aromatiche, di liquoreria per la ricchezza di principi attivi
amari o aromatici. Vi appartengono, ad
esempio, A. dracunculus o dragoncello, A.
absinthium o assenzio dalla quale si ricava il
liquore genep.
Il nome Artemisia sembra derivi o da Ar
temide, dea della caccia o dal greco artemes
sano, per le sue propriet medicinali.
CHIAVE DELLE SPECIE
1 Capolini emisferico-globosi disposti in
pannocchie dense. Foglie bianco-sericee
A. arborescens
1 Capolini oblunghi, cotonosi disposti in
ampie pannocchie Foglie bianco-tomentose
A. densifiora
Artemisia arborescens L.
NOMI ITALIANI:
1,5 m o anche pi. Rami eretti, legnosi, biancastri da giovani. Foglie bianco-argento, picciuolate, le inferiori tripennatosette, le superiori 1-2 pennatosette; segmenti lineari,
acuti. Capolini emisferico-globosi disposti a
formare una pannocchia densa, unilaterale,
fogliosa. Brattee esterne del capolino oblunghe, brattee interne ovali con margine leggermente scarioso. Fiori tubulosi, chiari,
glabri. Acheni oblunghi, ghiandolari.
TIPO BIOLOGICO
Assenzio arbustivo.
NOMI SARDI:
Artemisia arborescens:
ramo con infiorescenze xO,5;jiore, fiore aperto, achenio,
capolino xlO.
269
Artemisia arborescens
NOTE COLTURALI
NOTE ETNOBOTANICHE
Pianta di facile attecchimento per trapianto di giovani piantine e di rapida crescita, si presta alla coltivazione in giardini di
tipo mediterraneo. Rustica e longeva, forma
grossi cespugli bianco-cenerini di grande effetto.
270
TIPO BIOLOGICO
NOMI ITALIANI
Artemisia densiflora.
Piccolo cespuglio alto 20-30 cm, grigiastro con fusti legnosi nella parte inferiore.
Foglie grigiastre o azzurrognole, picciuolate, le inferiori 1-2 pennatosette, le superiori
pennatosette. Persistenza della rachide
fogliare. Capolini numerosi, ravvicinati,
oblunghi, disposti a formare una pannocchia
ampia. Brattee del capolino ovali, pelosolanose e ghiandolose, scariose al margine.
Fiori ghiandolosi. Achenio glabro e striato.
FENOLOGIA
272
NOTE ETNOBOTANICHE
Fiorisce in giugno-settembre
AREALE
274
Otanthus maritimus
BUPHTHALMUM L.
Piante erbacee o camefite suffruticose.
Foglie alterne, intere o dentellate, spesso
pelose. Fiori gialli, in grandi capolini solitari. Frutto: achenio.
Il genere Buphthalmum comprende 6
specie presenti in Europa e in Asia.
Chiamate volgarmente occhio bovino
giallo per i grandi capolini, alcune specie di
questo genere sono coltivate come piante
ornamentali.
Buphthalmum inuloides Moris
NOMI ITALIANI:
Asteroide di Sardegna.
Otanthus maritimus:
piante con capolini x0,6,- fiore e fiore in sezione x6;
capolino x], 8,- acheni x6.
276
Buphtha/,nu,n inuloides
Buphihalmum inuloides:
pianta con capolinixO,5; capolino xl; bralteex4; fiori
x2,5; achenio xS; paglie/la del capolino xS; capolino
con frutti xl.
277
FENOLOGIA
AREALE
HELICHRYSUM L.
Piccoli arbusti o piante erbacee perenni,
grigiastre o biancastre, lanose. Foglie alterne, lanceolate o ovali. Capolini solitari o
riuniti a formare infiorescenze a pannocchia.
Brattee involucrali membranacee, secche,
lucide, gialle o colorate, disposte a embrice.
Fiori tubulosi di due tipi, i pi esterni del
capolino femminili, quelli centrali ermafroditi. Frutto achenio, cilindrico con pappo
formato da setole.
Il genere Helichiysum comprende circa
500 specie distribuite nellEuropa meridionale, Africa, Asia e Australia.
Molte specie di questo genere trovano
qualche utilizzazione come erbe aromatiche,
diuretici, vermifughi e per le malattie della
pelle. Il maggior impiego delle specie di
questo genere quello del giardinaggio
come piante da giardini rocciosi, e in floricoltura dove vengono usate per comporre
mazzi di fiori secchi o semprevivi.
Il nome helichrysum deriva da hellos,
sole e krusos, oro, per le brattee spesso brillanti come loro.
278
NOMI ITALIANI:
Helichrysum montelinasanum:
pianta intera xl, 07; foglia superiore x5,2,- fiore x7,8,capolino x2, 1; squwna x5,2.
279
Hel/chrysum montelinasanum
AREALE
280
NOMI ITALIANI:
TIPO BIOLOGICO
NOMI SARDI:
Arkimiscia - Orune
Armimssa - Bitti
Allefogu - Sadali
Bruschiadna - Escalaplano
Calecsu - Berchidda
Erba de Santa Maria - Seulo
Erva e Santa Maria - Dorgali, Lod,
Oliena, Orani, Sarule
Erva de Santu Juvanne - Orgosolo
Frore de S. Giuanne - Nuoro
Mansanllja - Alghero
Mortiddus - Nuoro
Muntddos - Bolotana
Murguus - Laconi
Scova de Santa Maria - Lanusei
Simu - Aritzo
Usciadna - Orani, Montresta
Uscradnu - Nuoro
Uscratna - Bitti
Viore de Santa Maria - Orani, Sarule
Vrore e Santa Maria - Atzara, Siniscola
Vrore e Santu Juvanne - Busachi, Lula
Ziza de Santa Maria - Ollolai
Buredda.
Pianta suffruticosa, aromatica, molto ramificata a formare densi cespugli di 30-50
cm. Rami esili, grigio-cenerino, verdastri,
con numerosi fascetti fogliari alla base delle
foglie normali. Foglie sparse, lineari, di 8-25
x 1-2 mm, grigio-cenerine, tomentose, appressate al fusto o pi o meno eretto-patenti.
Infiorescenze in capolini peduncolati riuniti
allapice dei rami fertili; capolini provvisti
di brattee membranacee, con margine ialino,
bruno-giallastre, ottuse allapice e con margine intero o fessurato, le interne pi o meno
ghiandolose. Fiori con calice ridotto a un
pappo con setole lunghe quanto la corolla,
che gialla, tubulosa e provvista di 5 denti
triangolari-acuti. Stami inseriti sul tubo,
FENOLOGIA
Helichrysum italicum in senso lato diffuso nella parte occidentale del Mediterraneo, dalla Grecia alla Spagna, a Nord, e dalla
Tunisia al Marocco, a Sud. La sottospecie
microphyllum viene considerata esclusiva
della Sardegna, Corsica e delle Isole Baleari. Peraltro indicazioni bibliografiche si
hanno anche per lisola di Creta.
ECOLOGIA
282
Lelicriso contiene una sostanza aromatica (elicrisene) che conferisce alla pianta,
considerata diaforetica, il caratteristico
odore. Anticamente linfuso mischiato al
vino era ritenuto efficace contro il morso dei
serpenti, contro la sciatica e per favorire il
mestruo. Una pratica assai diffusa consisteva nel mettere i rametti tra la biancheria per
combattere la tignola. In Sardegna i cespi
283
TIPO BIOLOGICO
NOMI ITALIANI:
Elicriso sassatile.
FENOLOGIA
Helichrysum saxatile
284
Helichrysum saxatile:
pianta, capolino e fiore isolato xO,8; fiore, antere e stilo
x8; brattee x8; achenio e pappo x16; rainetto con foglia
xl, 6; particolare di foglia x4.
285
polini solitari, ovoidali con brattee involucrali spesso brillanti, secche, rigide e con
fiori gialli.
Il genere comprende circa 40 specie diffuse dalle Isole Canarie, alle regioni del
bacino mediterraneo sino allaltopiano
IranoTuraniano.
CHIAVE DEI GENERI
Scuderi tricefalo
ECOLOGIA
Si presta bene ad essere coltivato in nicchie di parete nei giardini rocciosi. Anche in
questo caso, trattandosi di una specie endemica molto rara, la sua riproduzione deve
essere tentata esclusivamente tramite i semi.
Suffrutice di 10-50 cm, con fusti ramificati in alto, eretto-ascendenti. Foglie alterne,
ravvicinate, lineari, allargate alla base, lunghe 2-5 cm e larghe 0,6-1 mm, con margine
revoluto, feltrose per una pelosit ragnatelosa, pi abbondante nella pagina inferiore,
che appare come una linea biancastra tra i
due margini della pagina superiore; persistenti secche anche nei rami dellanno precedente. Capolini giallastri di 4-8 mm e con
diametro massimo di 5 mm, subsessili, raramente solitari o pi comunemente in gruppi di 3-5 su rami fioriferi di 1-4 cm, pelosoragnatelosi, afilli; squame ovate, ottuse
allapice, con ampio margine scarioso e con
minuti peli ghiandolari, le pi esterne
PHAGNALON Cass
Piccoli arbusti, suffrutici, legnosi alla
base, densamente ramosi, con fusti ricoperti
da peluria biancastra. Foglie strette, acute, a
margine irregolare, ripiegato verso lesterno,
per lo pi lanose nella pagina inferiore. Ca286
Phagnalon sordidum
ramo con capolini xl; capolini x2; brattee del capolino
x5; brattea mediana xIO;fiore x5, stami e stimma x20;
stimma di fiore periferico x20; foglie x2, particolare di
foglie x] 0; achenio x20.
287
Phagnalon sordiduin
TIPO BIOLOGICO
ECOLOGIA
FENOLOGIA
289
290
Scuderi angustifoglio
NOMI SARDI:
Emette le nuove foglie a novembredicembre e, nelle zone prossime al mare, inizia la fioritura da gennaio in poi. Negli ambienti pi freschi e montani la fioritura
avviene a marzo-aprile.
Scuderi comune
NOMI SARDI:
Suffrutice di 20-50 cm, con rami, erettoascendenti. Foglie alterne, ravvicinate, lanceolato-spatolate, allargate alla base, semiamplessicauli, lunghe 2-5 cm e larghe 3-7 mm,
con margine revoluto, ondulato, di colore bianco-cenere, feltrose per una abbondante pelosit ragnatelosa nella pagina inferiore, verdi, glabre nella pagina superiore; persistenti secche
291
FENOLOGIA
AREALE
Phagnalon rupestre:
ramo con fiori xl; capolino x2; brattee del capolino x5; fiore x5; antere
e. stimma x20; stimma di fiore periferico xlO; achenio x20; particolare
della pagina inferiore della foglia
xlO; foglie x2.
292
293
ECOLOGIA
Vedi P. saxatile.
SANTOLJNA L.
Piante erbacee o piccoli arbusti con foglie
alterne, pennatosette, con lobi molto corti,
grigio o argentee. Rami eretti che portano un
solo capolino, globoso, lungamente peduncolato. Bratte involucrali ineguali, embriciate. Fiori tubulosi, gialli o bianchi. Frutto achenio tetragono o appiattito.
Il genere Santolina comprende circa 10
specie che vivono nelle zone aride, sassose
dellEuropa meridionale.
Le santoline o crespoline sono utilizzate
in medicina come vermifughi, emmenagoghe, stomatiche. Per laroma assai penetrante, dovuto a un olio essenziale, sono
usate dopo distillazione per la produzione
dellessenza di santolina.
Per la loro rusticit trovano impiego nel
giardinaggio per formare bordure, nelle roccaglie o per creare macchie di colore.
AREALE
ECOLOGIA
NOMI ITALIANI:
Pianta eliofila e xeromorfa, vive indifferente al substrato dai 400 metri in s nel complesso del Marganai, e fino alle zone di vetta
Santolina insularis:
fusti fioriti xO, 64; brattee e squame x6,6,- fiori x3,2,
foglie xl,3.
295
Santolina insularis
Le santoline sono state utilizzate, sin dallantichit, nella cura di molte malattie e
296
Santolina corsica
297
298
INULA L.
Piante erbacee perenni, suffruticose o
piccoli arbusti. Foglie intere, ovali, lanceolate, talvolta crassulente, aromatiche o radicali o caulinari. Fiori gialli in capolini isolati
riuniti a loro volta in infiorescenze a racemo.
Fiori del raggio ligulati; fiori del disco tubulosi. Frutto achenio.
Il genere mula comprende circa 200 specie presenti in Europa, Asia e Africa.
Note sin dai tempi antichi nella medicina
popolare, le specie del genere mula sono
usate per le loro propriet balsamiche e calmanti nelle affezioni bronchiali e in quelle
cutanee. Sono anche largamente impiegate
come piante ornamentali. Il nome mula
potrebbe derivare da due vocaboli greci:
Helenion piante che vivono al sole o helene,
piccolo cesto, in riferimento ai suoi capolini.
CHIAVE DELLE SPECIE
FENOLOGIA
ECOLOGIA
NOMI SARDI:
NOTE COLTURALI
299
300
Insula viscosa
Insula viscosa:
ramo con capolinixO,5; fiore ligulato, fiore tabuloso, fiore tubuloso
aperto x5; achenio x2; brattee del
capolino x2; foglie xl.
Pianta suffruticosa alta 50-60 cm, con numerosi fusti ramosi, eretti, ghiandolosovischiosi, aromatica. Foglie intere, dentate
seghettate, appiccicose; le inferiori oblungolanceolate, le superiori amplessicauli.
Infiorescenze con lunga pannocchia piramidale, fogliosa con numerosi capolini peduncolati. Brattee involucrali lineari pi lunghe
del capolino disposte su pi file. Fiori gialli
a ligula lunga il doppio dellinvolucro.
Achenio irsuto, 2 mm, peli del pappi riuniti
alla base.
TIPO BIOLOGICO
Insula crithinoides
Sono scarse le sue utilizzazioni nella medicina popolare, anche se contiene probabilmente sostanze simili alle altre mule pi
pregiate. In alcune zone della Sardegna le
foglie venivano applicate nelle parti doloranti per lenire i dolori di origine reumatica.
Insula crithmoides L.
FENOLOGIA
NOMI ITALIANI
Insula crithmoides:
ramo con capolini xO,5; fiore ligulato. fiore tubuloso e
fiore tubuloso in sezione x15; achenio con pappo x5.
303
ECOLOGIA
304
SMILACACEAE
Piante rampicanti con fusti spinosi. Foglie opposte o alterne, coriacee con tre nervature principali e nervature pi piccole che
le collegano. Stipole che si trasformano in
viticci. Fiori unisessuali su piante distinte o
unisessuali sulla stessa pianta. Frutto: bacca.
La famiglia delle Smilacaceae comprende 4 generi distribuiti prevalentemente nelle
regioni tropicali, subtropicali e anche temperate.
SMILAX L.
Piante rampicanti con rami muniti di
grossi aculei a uncino. Foglie semplici, leggermente lobate, e con stipole che si trasformano in viticci. Fiori piccoli, verdastri riuniti in ombrelle ascellari. Frutto: bacca.
Il genere Sm/lax comprende circa 350
specie presenti nelle regioni temperate e
tropicali.
Le radici di alcune specie di questo genere producono la salsapariglia, droga usata
nel trattamento di cura dei reumatismi.
Smilax aspera L.
NOMI ITALIANI:
Smilax aspera una specie paleosubtropicale diffusa nellEuropa meridionale e soprattutto in Nordafrica. NellItalia continentale manca solamente in Piemonte ed in
Trentino. In Sardegna comunissima lungo
la fascia costiera, ma anche nelle zone interne e montane, sebbene sia meno frequente.
ECOLOGIA
306
Smilax aspera
Smilax aspera:
ramo con frutti e ramo con fiori
maschili x0, 5; gruppetto di fiori
femminili xl,5; fiore femminile isolato x2,5; ovario x5;fruttixl, semi x2;
gruppetto di fiori maschili e fiore
maschile isolato x5; antere x5.
NOTE COLTURALI
NOTE ETNOBOTANICHE
La smilace presenta una abbondante fioritura contemporanea alla presenza dei frutti
che sono disposti in grappoli rossi e caratteristici, pienamente maturi nel periodo autunnale. Trattandosi di una pianta che produce un gran numero di stoloni sotterranei, la
propagazione pu avvenire semplicemente
con il prelievo di parti di essi. Poich si tratta di una specie molto frugale che si adatta
alle condizioni ambientali pi disparate,
opportuno collocarla in luoghi dove il suo
sviluppo pu essere contenuto secondo le
necessit.
Il decotto ottenuto con le radici della smilace utilizzato come sudorifero e depurativo del sangue. La specie nostrana, contiene
gli stessi principi attivi delle salsapariglie
esotiche, ma in minore quantit. In Sardegna
le radici venivano impiegate per ottenere un
infuso contro le affezioni allapparato renale.
307
LILIACEAE
RUSCUS L.
Ruscus aculeatus L.
308
NOMI ITALIANI:
Pungitopo, Bruscono.
NOMI SARDI:
Brusciu - Orune
Frusciu - Tempio
Gruspis - Sarule
Gruspinu - Dorgali
Mela de vrschiu - Nuoro
Mela e vrusiu - Oliena
Mela e vrsciu - Orani
Mela e vrscu - Lula
Meledda rpina - Lod
Piscialttu - Cagliari, Orune, Seulo, Tempio
Pugnirzzu - Aggius
Spina sorrighna - Sassari
Riu - Ittiri
Truvsciu - Montresta
Vrschiu - Siniscola Vrsciu Orani
Vruscu - Atzara, Busachi, Sedilo
Buscadinu, Frschiu, Rschiu, Ruscu,
Sorighna, Spinatpis.
Pianta suffruticosa, sempreverde, spinescente, formante cespi pi o meno ricchi di
rami. Fusti di 40-80 cm, talora alti sino a 1,2
m, di colore verde scuro, i principali diritti,
rigidi, striati, quelli secondari trasformati in
lamine appiattite simulanti le foglie (cladodi), a contorno ovale-lanceolato. Foglie
ridotte a squame avvolgenti la parte basale
sotterranea del fusto, biancastre o rossastre
Ruscus aculeatus
309
310
Il pungitopo presenta la fioritura nel periodo invernale nelle zone pi calde, mentre
nelle zone interne e montane landamento
antesico si sviluppa in inverno e primavera.
I frutti maturano nellinverno successivo e
sono spesso contemporanei ai nuovi fiori.
AREALE
ASPARAGUS L.
Piccoli arbusti legnosi alla base, rami rigidi, numerosi, intricati. Foglie ridotte a
squame, alla base delle quali si originano rametti aghiformi, pungenti o spinosi, spesso
riuniti a gruppetti. Fiori piccoli, verdastri o
bianchi. Frutto: bacca.
Il genere Asparagus comprende circa 300
specie presenti in ambienti aridi, rocciosi o
sabbiosi, ruderali o anche boschivi.
Molte specie sono coltivate come piante
ornamentali o per la produzione del giovane
germoglio, turione, molto ricercato per il sapore e per la presenza di varie proteine.
CHIAVE DELLE SPECIE
NOTE COLTURALI
Asparagus albus L.
NOMI ITALIANI:
Asparago bianco.
NOMI SARDI:
Asparagus albus:
turione, ramo secondario, ri- zoma
con giovani turioni x0,5, - fiori x2;
ramo con frutti x2; seme x3; rametto con cladodi xl; cladodi x2.
312
313
Asparagus acutifolius L.
TIPO BIOLOGICO
NOMI SARDI:
Arbaru - Seulo
Brodu - Meanasardo
Ispgaru - Sarule
Ispragu - Orani, Orune
Isprau nieddu - Dorgali, Lod, Lula,
Siniscola, Torp
Ipramu - Sassari
Ziru de sparau - Tempio
Spragu, Sprau, Sparu.
FENOLOGIA
Lasparago bianco inizia a emettere i giovani turioni gi nel mese di gennaio e sino a
marzo-aprile. La ricca fioritura estiva,
mentre la maturazione delle bacche avviene
a novembre-dicembre; queste permangono
nella pianta sino a dicembre-gennaio successivi.
AREALE
Lasparago bianco una specie tipicamente steno-mediterranea con areale limitato alle zone costiere della Sardegna, Sicilia,
Corsica, Calabria, Africa del Nord e Libia.
ECOLOGIA
314
NOMI ITALIANI:
Asparago selvatico.
Pianta rizomatosa con radici verticali, tuberose e con numerosi rami che si dipartono
dalla base, lassamente sinuosi o scandenti,
lunghi 30-180 cm; rami secondari patenti o
leggermente riflessi, afilli, provvisti di striature e con papille rigide lunghe intorno a 0,1
mm. Rami giovani (turioni) lisci, verdi,
scuro-violacei, afilli o con foglie linearilanceolate, di colore verde-scuro, di 7-15
mm a margine eroso-scarioso, presto caduche. Parti verdi della pianta adulta rappresentate da cladodi lunghi 5-8 mm, lineari,
diritti e patenti, striati, privi di papille e con
apice appuntito in un mucrone di 0,1-0,2
mm, inseriti su brachiblasti in fascetti di 615. Fiori bianco-candidi di 6-8 mm disposti
in gruppetti di 1-4, con peduncoli di 3-6 mm;
tepali uniti alla base; antere minute. Frutto:
bacca sferica di 6-10 mm di diametro, di
colore nero, liscia con uno o due semi.
TIPO BIOLOGICO
Asparagus acutifolius:
turione, ramo secondario e ramo con frutti xO,5; semi
xl; frutto x2,5; particolare diramo secondario xS; peli
ghiandolari rigidi x25; rametto secondario con cladodi
xl,5: cladodo isolato xl,5; particolare dellapice x5;
bacca xl; turione con foglie xl,5; rizoma con giovani
turioni, parte basale dei turioni giovani xO,5.
315
Asparagus acutifolius
FENOLOGIA
AREALE
NOTE COLTURALI
Asparagus acutifolius una specie diffusa nel bacino mediterraneo, soprattutto nelle
316
ECOLOGIA
NOMI ITALIANI
Asparago spinoso.
TIPO BIOLOGICO
Geofita cespugliosa, rizomatosa, tuberosa, con fusti legnosi che possono perdurare
pi anni.
Asparagus stipukiris
317
318
FENOLOGIA
ECOLOGIA
AREALE
NOTA
Asparagus stipularis
turione con rami secondari xO,5; rami secondari con
frutti x0, 5; fiori x2,5, bacca xl; foglie di giovani turioni
xl, 5; cladodo e sua sezione x2; apice di cladodo.
319
GRAMINAEAE
Piante erbacee annuali o perenni. Fusti
eretti, cilindrici, generalmente cavi, erbacei o
legnosi, articolati in nodi e internodi. Foglie
lineari con lamina eretta o eretto-patente,
guaina basale avvolgente il fusto in corrispondenza dei nodi e appendice membranosa, ligula, posta tra la lamina e la guaina. I
fiori, bisessuali o unisessuali con perianzio
rudimentale, generalmente tre stami, ovario
supero con stimma piumoso, sono protetti da
due squame, glumette, e sono disposti in
numero variabile su un asse, rachilla, a formare una infiorescenza a spiga racchiusa da
due squame sterili, glume, talvolta munite di
una lunga appendice o resta. Le spighette
sono spesso inserite sullasse principale,
rachide, a costituire una infiorescenza a spiga
composta o a pannocchia. Frutto: achenio
indeiscente, cariosside, o talvolta bacca.
La famiglia delle Gram inaeae comprende circa 650 generi e circa 9000 specie diffuse in tutto il mondo in qualsiasi ambiente.
Hanno un grande interesse economico
come piante alimentari, foraggere, oleifere,
per lavori artigianali, come ad esempio il
bamb, per lindustria della carta, per stabilizzare terreni franosi o sabbiosi e bordi di
strade. Sono ampiamente utilizzate come
piante ornamentali o per coprire superfici a
prato.
CHIAVE DEI GENERI
Canna.
NOMI SARDI:
Canna.
Pianta cespitosa provvista di robusti rizomi, avvolti da guaine membranacee.
Culmi di 1-3 cm di diametro, cavi, eretti o
lassamente incurvati, alti sino a 3-4 metri.
Foglie guainanti strettamente aderenti al
culmo, coprenti i nodi; lamina lunga sino a
50 cm, larga 2-6 cm, lanceolata, con nervatura centrale ben evidente e margine leggermente scabro; base della lamina biauriculata, priva di ligula e con lunghi peli sericei.
Infiorescenza in pannocchia composta, chiara, a maturit, ovato-oblunga di 30-50 cm,
lassa, biancastra per la presenza di unabbondante peluria.
Spighette di 10-18 mm, generalmente
con 3 fiori; glume lanceolato-acute, pressoch eguali; glumette di 8-14 mm, con
numerosissimi peli lanosi, sericei, bifide con
una corta resta centrale. Stami con filamenti
di circa I mm e antere di 2,5-3,5 mm; stimma bifido. Cariosside oblanceolata.
Arundo donax:
infiorescenze xO,2; culmo con foglia xO,5; spighette,
gluma e glu mette x2; antere x3; ovario con stimini x3;
culmo in sezione longitudinale xO,5; rizoma xO,5.
321
Arundo donax
TIPO BIOLOGICO
FENOLOGIA
Arundo donax predilige gli ambienti decisamente umidi e freschi; si afferma lungo i
margini dei corsi dacqua, degli stagni costieri in funzione degli apporti di acque dolci
ed eutrofiche, dove costituisce formazioni di
notevole interesse anche per la avifauna che
vi nidifica e vi trova riparo. Nellisola frequente dal livello del mare sino ai 1000 m di
altezza.
NOTE COLTURALI
PHRAGMITES Adanson
Piante rizomatose con culmi eretti, lignificati, talvolta ramificati, alti sino a 5 m. Foglie strette, erette o eretto-patenti. Fiori
bisessuali o unisessuali disposti in pannocchie dense, compatte. Frutto e seme strettamente aderenti: cariosside. Il genere Phragmites comprende due specie diffuse ovunque
nelle zone umide a debole salinit, dove formano estesi canneti e contribuiscono alla
bonifica delle zone paludose trattenendo il
Pianta rizomatosa che rinnova la parte aerea ogni anno, tendente a costituire ampie
colonie. Geofita o elofita.
FENOLOGIA
324
Phragmites australis:
infiorescenze xO,5; spighette x2; glume inferiore euper/ore x5; glumette x3 e x4; antere e ovario x5.
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