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Isbn 978-88-7138-489-4
INTRODUZIONE
PARTE GENERALE
collana delle piante endemiche della Sardegna, pubblicate in varie annate del Bollettino
della Societ Sarda di Scienze Naturali ad
opera di Arrigoni e altri (1977-1992). Per
alcune specie di inquadramento tassonomico
e sistematico controversi, nonch per la
variabilit intraspecifica, si riportano considerazioni critiche con riferimento particolare alla Sardegna, ma anche con i necessari
richiami ad altre aree geografiche.
Le descrizioni fitografiche sono del tutto
originali e sono basate sullanalisi di materiale della Sardegna; ci pu mostrare in
molti casi una difformit, soprattutto nelle
misure dei vari organi, con quanto riportato
in altre flore di carattere pi generale, ma
ovviamente questo d conto della grande
variabilit esistente a livello di specie in
relazione allisolamento geografico con biotipi peculiari e delle differenti condizioni
ambientali che contribuiscono a differenziare numerosi ecotipi nelle popolazioni sarde.
Per un miglior inquadramento sistematico
sono riportati anche i principali caratteri della
famiglia, con i generi e le specie di maggiore
interesse anche se non presenti nella flora
sarda o italiana. I generi di appartenenza delle
varie entit trattate sono analizzati in modo
pi approfondito, al fine di dare un quadro di
carattere generale e per offrire spunti per
eventuali approfondimenti successivi.
Le chiavi analitiche generali, delle famiglie e dei generi riguardano solo le specie
qui trattate.
Le iconografie sono state realizzate dagli
autori, sulla base di materiale originale raccolto esclusivamente in localit dellIsola.
stata data notevole importanza alla
descrizione e alle caratteristiche della specie
nei diversi ambiti locali, soprattutto per
quelle entit che hanno ampia valenza ecologica, considerando che la Sardegna, per gli
avvenimenti che hanno caratterizzato la sua
storia naturale, ha mantenuto una ricca com-
ponente endemica di diverso rango tassonomico. Non sono state trascurate le specie
ancestrali delle piante coltivate e le relative
cultivar, frutto spesso della selezione operata a livello locale in circa quattro millenni di
attivit agricola e di impatto sulle formazioni vegetali, che ha visto nellIsola il succedersi di numerosi popoli e culture diverse.
Crediamo che la conoscenza di questi
aspetti possa agevolare la comprensione da
parte di chi si avvicina alla dendroflora sarda
a livello amatoriale, ma anche di quanti
hanno un interesse pratico che va oltre la
semplice curiosit.
Il grande progresso sulla conoscenza della
distribuzione delle specie ha portato alla realizzazione di numerosi lavori che trattano con
grande dettaglio gli areali. Considerata lagevole reperibilit di siti Internet che li riportano in riferimento alle singole realt regionali,
rispetto alla prima edizione, si preferito concentrare lattenzione sulla distribuzione delle
specie in Sardegna, al fine di fornire uninformazione pi dettagliata, utile anche per i
lavori di sintesi e a pi larga scala. La linea di
delimitazione in una cartina indica larea
allinterno della quale possibile trovare una
determinata specie, con lavvertenza che questa, ovviamente, da ricercare nelle condizioni ambientali idonee, mentre la rappresentazione per punti riferita in modo preciso a
specifici rilievi di campo.
Tra le entit arbustive sono prese in considerazione soprattutto quelle che caratterizzano i principali aspetti fisionomici della
macchia mediterranea e della gariga nellIsola, mentre le specie arboree sono trattate
totalmente. I piccoli arbusti, i suffrutici e le
liane compaiono in unaltra nostra opera.
Questa nuova edizione conforme alla precedente nei contenuti fondamentali, mentre
stata data una nuova impostazione grafica e
rinnovata, in grandissima parte, nella documentazione fotografica e in diversi capitoli.
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La foglia: 1 aghiforme, 2 lineare, 3 squamiforme, 4 palmata, 5 ellittica, 6, 7, 8 lanceolata, 9 trilobata, 10 a ventaglio, 11 ovata, 12 obovata, 13 ovato-lonceolata, 14 pentalobata, 15 ovato-romboidale, 16 margine lobato, 17 ovatoorbicolare, 18, 19, 20, 21 composte.
ghi disposti in infiorescenze pendule; i femminili con stimma piumoso e/o vischioso in
infiorescenze quasi sempre erette.
Il frutto
Nella sua morfologia e struttura, il frutto
di notevole ausilio per il riconoscimento di
molte piante arboree. Nelle Angiosperme si
origina dalla trasformazione dellovario e ha
la funzione di proteggere il seme e di favorire la sua dispersione. Pu essere appariscente e colorato in modo da attrarre facilmente
gli animali o insignificante e poco appetibile. In questo ultimo caso, gli alberi adottano
tattiche particolari per il trasporto del seme
producendo una o due espansioni alari sottili che permettono al vento di trascinarlo lontano, come avviene per la samara nellolmo
e la disamara nellacero.
Le parti fondamentali del frutto (esocarpo, mesocarpo ed endocarpo) variano nella
loro struttura determinando in tal modo una
differenza fra frutti secchi con le tre parti
coriacee, rigide o membranose e frutti carnosi con il mesocarpo ricco di polpa o succo.
I tipi di frutto pi diffusi nelle Angiosperme sono rappresentati dal pomo nel pero e
nel melo, dalla drupa nel ciliegio e nellolivo, dalla noce nel nocciolo, dalla bacca nellagrifoglio e nellalloro, dallachenio nelle
querce e nel castagno, dal legume nel citiso
e nelle ginestre, dalla capsula nei salici e nei
pioppi, dalla samara negli aceri e negli olmi.
Nelle Gimnosperme lanalogo del frutto
rappresentato nei pini dalla pigna che
accoglie i semi nelle singole squame, nei
ginepri dal galbulo (pseudo-bacca) e nel
tasso dallarillo, strutture che sono originate
dalla proliferazione di parti del ricettacolo.
Il seme
Il seme si origina dopo la fecondazione
dalla trasformazione dellovulo e racchiude
lembrione. Nelle Gimnosperme, il seme
presenta una parete molto ispessita, talvolta
lignificata che serve per proteggere lembrione. Nelle Angiosperme il pistillo o ovario permette una maggiore protezione
allembrione per cui la parete pi spessa
Il fiore e il frutto: 1 Schema di un fiore con calice, corolla, stami e pistillo, 2 Fiore nudo, privo di calice e corolla, 3
Fiore unisessuale maschile, 4 Fiore unisessuale femminile, 5 Fiore maschile con un solo involucro, 6 Fiore femminile con un solo involucro, 7 Calice dialisepalo, 8 Calice gamosepalo, 9 Corolla regolare dialipetala, 10 Petali di corolla regolare dialipetala, 11 Corolla irregolare dialipetala, 12 Petali di corolla irregolare dialipetala, 13 Corolla gamopetala regolare, 14 Corolla gamopetala regolare aperta, 15 Corolla rotata, 16 Corolla gamopetala irregolare, 17
Corolla gamopetala irregolare, 18 Corolla gamopetala irregolare aperta, 19 Samara, 20 Drupa, 21 Galbulo, 22 Disamara, 23 Pomo, 24 Legume, 25 Capsula bivalve, 26 Capsula a tre cocche, 27 Capsula trivalve, 28 Drupa composta,
29 Drupa composta in sezione, 30 Achemio, 31 Spiga, 32 Racemo, 33 Cima, 34 Ombrella, 35 Corimbo.
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o meno fine e uniforme. Si distinguono, perci, legni duri e legni teneri con tutte le gradazioni intermedie.
A seconda delle loro utilizzazioni si riconoscono i legni industriali, quelli che per la
struttura anatomica e per la dominanza di
certi elementi istologici possono essere
destinati a usi commerciali, e i legni tintori,
odorosi, concianti, farmaceutici, che contengono particolari sostanze atte alla tintoria,
alla concia delle pelli, allestrazione di
sostanze medicinali o aromatiche.
I fusti o tronchi in base alla forma, dimensione, resistenza, compressione e flessione
sono impiegati nelledilizia, in falegnameria,
carpenteria, ebanisteria, intaglio ed intarsio.
Le parti del fusto e i rami della pianta, che
mal si prestano ad essere lavorati, sono utilizzati come legname da ardere o per la preparazione del carbone da legna.
LA PIANTA E LAMBIENTE
Caratteri biologici, ecologici e corologici
La conoscenza del periodo di fioritura,
delle modalit di vita in relazione alle condizioni ambientali, dellecologia, della distribuzione e diffusione, pu essere di notevole
ausilio per comprendere al meglio il ruolo
importante, fondamentale che le piante
legnose hanno nellambiente naturale. Per
questo scopo si ritiene utile accennare,
anche se brevemente, a quei fattori fisici e
biologici e distributivi, che favoriscono o
condizionano la vita delle piante.
Forma biologica
Nel ciclo vitale di un organismo vegetale,
nelle regioni con clima soggetto a variazioni
stagionali, avvengono periodicamente fasi di
rallentamento o cessazione delle attivit funzionali, che si manifestano con la caduta
delle foglie per le piante legnose arboree e
arbustive e con il disseccamento delle parti
erbacee per quelle annuali e perennanti.
Il periodo di riposo variabile da specie
a specie. Nei cisti o nellanagiride, ad esem17
cm 50
cm 50
nella sughera, a seguito della ripresa vegetativa con lemissione di nuovi getti.
Areale e area di distribuzione in Sardegna
Ogni specie vive in una determinata area
geografica pi o meno estesa, detta areale,
dove si propaga spontaneamente. Lareale
pu essere unitario o chiuso quando la specie (es. il leccio) distribuita in una determinata area geografica senza interruzioni significative, oppure pu essere discontinuo o
disgiunto quando la specie distribuita in
pi aree distinte, separate da barriere (deserti, catene montuose, oceani) che non possono essere superate con i soli mezzi di dispersione (vento, acqua, uccelli, mammiferi)
propri e caratteristici per ogni specie. questo il caso, ad esempio, dellerica arborea
diffusa nelle Isole Canarie, nel bacino mediterraneo e in alcune limitate aree dellAfrica
sub-sahariana. Tuttavia una montagna pu
rappresentare una barriera per una specie ma
non per unaltra.
Lareale di una specie definito frammentato quando la distribuzione limitata
ad alcune aree geografiche relativamente
vicine ma accomunate da caratteristiche ecologiche simili, come si verifica, ad esempio,
nel caso del crespino dellEtna, che si rinviene sulle aree alto-montane della Corsica,
della Sardegna, della Calabria e della Sicilia.
Si parla di areale pregresso per le specie
viventi di cui si conoscono resti fossili in
aree molto pi estese dellareale attuale.
Presenta questo tipo di areale la palma nana,
oggi distribuita lungo le coste del Mediterraneo occidentale, ma diffusa nel passato
anche nella parte orientale.
In tutti i casi, si parla sempre di specie
native, ossia che vivono in una determinata
area a prescindere dallintervento diretto o
indiretto delluomo.
Altre specie di particolare interesse forestale o agronomico (castagno, ciliegio) sono
state diffuse al di fuori della loro zona dorigine e talora si sono spontaneizzate, per cui
in un determinato territorio ritroviamo sia
piante native, sia piante esotiche, intendendo
con questo termine le specie non native pro20
Foresta di Quercus ilex su substrato calcareo lungo la costa del Golfo di Orosei.
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bezzolo, ad esempio, in annate particolarmente siccitose, soprattutto su substrati calcarei aridi, pu deperire o morire, mentre
specie pi resistenti allaridit come il lentisco o il rosmarino riescono a sopravvivere
senza danno.
Le idrofite sono le piante erbacee che
normalmente vivono nellacqua, galleggianti, sospese o immerse totalmente. Sono loro
affini, come categoria, le elofite che presentano strutture rizomatose parzialmente
immerse nella melma e temporaneamente
nellacqua. Generalmente, le idrofite/elofite
hanno le foglie aeree o galleggianti con
lamina ampia e sottile e con un parenchima
ricco di ampi spazi intercellulari (aerenchima). Le foglie sommerse presentano un
lembo settato o sottilmente diviso per resistere alla forza delle correnti. Le piante igrofite sono quelle che prediligono il contatto
con lacqua, almeno durante le fasi di maggiore attivit fisiologica, come lontano
nero, loleandro, lagnocasto, i salici, i pioppi e le tamerici.
Le xerofite comprendono tutte quelle
piante che vivono in ambienti con poca disponibilit di acqua nel terreno. Per pareggiare il bilancio idrico devono, con diversi
accorgimenti, limitare la traspirazione e/o
aumentare lassorbimento dellacqua. Nelle
zone litoranee e montane, dove si verificano
gli estremi climatici, le piante hanno un
apparato radicale, spesso, molto pi sviluppato di quello aereo. Altri accorgimenti sono
dati dalla trasformazione delle foglie, o parti
di esse, in spine, dalla caduta delle foglie,
dalla posizione degli stomi in rientranze del
lembo fogliare, dai rivestimenti cerosi o
pelosi e dai parenchimi acquiferi. Alcune
xerofite presentano foglie rigide, coriacee,
talora piccole con ispessimento della cuticola e rivestimenti cerosi. Sono le sclerofille
sempreverdi, tipiche del clima di tipo mediterraneo, come quercia spinosa, leccio,
sughera, lentisco, fillirea, corbezzolo.
Le piante che invece vivono in ambienti
ancora pi difficili, come le dune sabbiose
litoranee, le zone molto sassose, gli ambienti lagunari salmastri, le rupi e i muri, dimi-
in diversi casi millenari, distribuiti in tutta lIsola, sia nei luoghi pi remoti e difficilmente
accessibili ma anche in siti di facile accesso;
alberi che rappresentano un importante patrimonio scientifico ancora poco indagato. In
molti casi, i luoghi legati direttamente a queste piante sono divenuti celebri e sono una
meta turistica con flusso anche di migliaia di
persone allanno. La giusta esigenza di conoscere e osservare non pu essere disgiunta da
unefficace tutela di questi monumenti naturali, come ad esempio la prevenzione degli
incendi o ladozione di semplici misure che
evitino il calpestio del suolo attorno al tronco,
le drastiche potature, la costruzione di muretti
e la sistemazione di panchine, per un malinteso senso di valorizzazione a beneficio della
mera curiosit turistica che potrebbe portare in
breve tempo alla loro scomparsa.
LE PIANTE E LUOMO
Selvicoltura
La gestione e la ricostituzione dei boschi
nelle zone dove sono scomparsi o dove si
trovano in stato di degrado richiedono unidonea conoscenza del ciclo vitale, delle esigenze ecologiche delle singole specie e
soprattutto dei processi che, in tempi pi o
meno lunghi, portano al ripristino delle
caratteristiche ambientali originarie. La selvicoltura, ossia la disciplina che si occupa
della gestione dei boschi esistenti e dellimpianto dei nuovi, ed in particolare la selvicoltura naturalistica, opera tenendo conto
delle caratteristiche delle specie e dellambiente. Nel ricostruire una formazione forestale su suolo nudo il mezzo pi seguito
quello dellintroduzione di specie arboree
cosiddette pioniere e di arbusti che, per le
loro capacit edificatrici sul terreno, favoriscono la successiva introduzione di specie
pi esigenti. Questa pratica particolarmente complessa e non pu prescindere dalla
conoscenza delle serie dinamiche della
vegetazione, che possono variare da luogo a
luogo. Ma soprattutto occorre tenere presente che una determinata specie nei contesti
26
Recinto tradizionale per il ricovero degli animali domestici costituito da tronchi di Juniperus oxycedrus.
27
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vo, si arriv a indicarle con una breve e sintetica descrizione delle principali caratteristiche morfologiche. Laumento costante
delle conoscenze sulla flora rese del tutto
inadeguato questo sistema, superato dal
naturalista svedese Carlo Linneo che, nel
1753, nella sua opera in due volumi Species
Plantarum, istitu il binomio nomenclaturale per indicare una specie. Il nome scientifico delle specie vegetali pertanto composto da due parole in lingua latina: il primo
nome indica il genere e il secondo lepiteto
specifico.
Il binomio nomenclaturale seguito dal
nome abbreviato o per esteso del botanico
che per primo ha descritto una determinata
specie.
Ad esempio il nome scientifico corretto
del lentisco Pistacia lentiscus L. ed un
binomio inscindibile che identifica in modo
univoco questa specie. La prima parola che
compone il binomio anche il nome del
genere che raggruppa pi specie affini:
Pistacia lentiscus L., Pistacia terebinthus
L., Pistacia vera L.; la seconda rappresenta
lepiteto specifico che, assieme al primo,
identifica la specie. La lettera L., che
segue il binomio, labbreviazione di Linneo e significa che la specie fu descritta da
questo autore. errato, quindi, per indicare
una specie, usare solo lepiteto specifico,
lentiscus, vera, etc., mentre consentito
abbreviare il nome del genere: P. lentiscus
quando non vi sia possibilit di equivoco.
Nei testi scientifici il nome dellautore
seguito, generalmente, dallindicazione
bibliografica abbreviata dellopera dove
stata pubblicata la prima descrizione valida
della specie, completata dallanno di pubblicazione: Pistacia lentiscus L., Sp. Pl.,
2:1026 (1753).
Per una specie possono esistere diversi
nomi scientifici qualora sia stata descritta in
tempi diversi indipendentemente da pi
autori. Il castagno, per esempio, fu attribuito
da Linneo al genere Fagus e chiamato Fagus
castanea, ma Miller, pi correttamente, nel
1768 lo classific come Castanea sativa,
mentre Lamarck nel 1783 lo indic come
30
Castanea vulgaris. In questo caso vale il criterio di priorit e la specie indicata con il
nome di chi la descrisse in modo corretto per
primo, mentre il secondo diventa un sinonimo nomenclaturale: Castanea sativa Miller
= Castanea vulgaris Lam.
Spesso una pianta stata attribuita a due
generi diversi da autori differenti. Ad esempio la ginestra corsicana fu descritta da Loiseleur nel 1807 e fu da questi inclusa nel
genere Spartium come Spartium corsicum.
Successivamente De Candolle, nel 1815, ne
indic lappartenenza al genere Genista. In
questo caso il nome del primo autore va
inserito tra parentesi e la nomenclatura corretta quindi Genista corsica (Loisel.) DC.
Il nome scientifico ha carattere internazionale e segue precise regole disciplinate
dal Codice Internazionale di Nomenclatura,
che viene aggiornato ogni quattro anni ed
ad esso che deve attenersi chiunque debba
occuparsi di nomenclatura botanica in termini scientifici, quando si descrivono nuove
entit o si sottopongono a revisione generi o
gruppi di piante gi conosciuti.
Riveste particolare importanza il luogo di
provenienza dei campioni sui quali una
determinata specie stata descritta per la
prima volta. Si parla in questo senso di locus
classicus, per la regione o localit, e di olotipo per il relativo campione. Non sempre,
tuttavia, agevole individuare in modo chiaro la localit e lolotipo; questo pu generare complicazioni che hanno risvolti importanti dal punto di vista sia tassonomico sia
sistematico.
Nomi volgari e dialettali
Alla terminologia scientifica si affiancano i nomi volgari. Il nome scientifico in latino permette agli studiosi di usare una terminologia comune, mentre il nome volgare,
proprio di una regione, coincide con la lingua parlata e consente lo scambio di informazioni solo nel territorio di appartenenza,
spesso anche molto limitato. Anche in Sardegna, come in tutte le regioni del Mediterraneo, lantica matrice punica, greca, latina,
araba, incontrando il sostrato linguistico
mente e in modo appropriato. Sono stati, inoltre, trascritti, al fine di non perdere linformazione, i nomi dialettali che sono usati o riportati in modo generico in letteratura, senza indicazione del paese o senza riscontro in loco.
Classificazione
Gli organismi vegetali, sia viventi che fossili, sono ordinati in gruppi di ordine crescente chiamati categorie tassonomiche o taxa.
Questo ordinamento, che costituisce il fondamento della classificazione, basato sullaffinit dei vari organismi fra loro e sulle linee di
discendenza da uno o pi capostipiti.
Lo studio delle affinit, per poter costruire
la classificazione, compito della sistematica, mentre lapplicazione dei principi e delle
regole delle classificazioni affidata alla tassonomia. La sistematica moderna nel definire
una specie considera tre aspetti fondamentali,
ossia: 1) i caratteri morfologici (su questi era
basata la sistematica di Linneo) definiscono
la cosiddetta specie tipologica, perch basata
sul campione tipo sul quale stata descritta la
specie; 2) i caratteri biologici (numero cromosomico, fenologia, presenza di composti
chimici) definiscono la specie biologica. In
tutti i casi devono essere tenuti in considerazione 3) i parametri ecologici delle stazioni
dove una certa specie vive. Pertanto una specie rappresenta allo stesso tempo ununit
morfologica, ununit biologica ed ununit
ecologica, con questo volendo intendere che
ha una precisa discontinuit con altre entit
affini dello stesso genere.
Le specie sono definite non solo in base
alle differenze e affinit attuali, ma anche
secondo la filogenesi, ossia in base alle
modificazioni che un determinato gruppo di
piante ha subito attraverso le ere geologiche.
I progressi degli ultimi anni nel campo
della genetica e della mappatura del materiale genico hanno dato un forte impulso alla
riconsiderazione di gruppi di difficile inquadramento sistematico con lausilio di questo
tipo di analisi. certo che nel prossimo futuro la sistematica delle piante potr essere
ampiamente rivisitata alla luce di questa
disciplina, dando un notevole contributo
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cativa delle entit, come Sambucus da sambuce o flauto, per lutilizzazione in tal senso
dei rami una volta privati del midollo centrale; pu essere dedicato a uomini illustri
come Linnaea a Linneo, o addirittura pu,
anche, non avere alcun significato come
Logfia o Iglofa, semplici anagrammi di Filago, che indicano il genere comprensivo da
cui hanno tratto origine.
Analoghi criteri sono adottati, anche, per
la scelta dellepiteto specifico, il quale indica spesso anche un carattere morfologico
(Phillyrea latifolia), ecologico (Convolvolus arvensis), geografico (Genista sardoa),
il cui significato di immediata comprensione.
I generi che presentano caratteri in comune sono a loro volta riuniti in gruppi pi
grandi detti famiglia. A questa categoria tassonomica si d la desinenza -aceae e il nome
usato per indicarla pu derivare da uno dei
generi presi come tipo: Rosaceae da Rosa,
Ericaceae da Erica, o da un carattere comune a molti generi, come il legume che caratterizza le Leguminosae o la conformazione
della corolla nelle Labiatae che tuttavia in
base alle moderne regole nomenclaturali
sono chiamate rispettivamente Fabaceae e
Lamiaceae.
Le famiglie che presentano tra loro affinit sono raggruppate in ordini, il cui nome
termina con -ales, es. Rosales.
Sempre con lo stesso criterio di riunire
categorie affini, gli ordini sono riuniti in
classi, talvolta con desinenza -opsida, e queste in divisioni o phylum con il nome che termina con -phyta.
In questo volume sono descritte solo
piante con ovuli e semi cio Spermatofite.
Nelle moderne classificazioni, le piante con
ovuli o semi nudi appartengono alle Gimnospermophyta (Gimnosperme) e le specie qui
trattate alla divisione delle Coniferophyta o
Pinophyta (Conifere). Le piante con ovuli e
semi racchiusi nellovario sono attribuite
alle Magnoliophyta o Angiospermophyta
(Angiosperme). Le specie illustrate in questo volume sono piante legnose e fanno parte
tutte della classe delle Magnoliopsida (Dico-
COMUNIT VEGETALI
La fisionomia di un paesaggio vegetale
naturale caratterizzata dal modo in cui specie diverse, con stessa affinit ecologica per
quanto riguarda le modalit di vita e gli adattamenti per la riproduzione, convivono tra di
loro costituendo delle comunit vegetali o
fitocenosi. Linsieme delle diverse comunit
vegetali pi o meno stabili o effimere, associazioni, che occupano uno spazio definito e
che sono fra loro collegate, costituisce la
vegetazione di un territorio o di una regione.
Nella formazione di una o pi comunit
vegetali si passa attraverso delle tappe che
costituiscono serie progressive di successione.
Sul terreno e sulla roccia nuda si insediano,
dapprima, gli organismi unicellulari, come le
alghe azzurre, poi i licheni, costituiti dalla
simbiosi di unalga con un fungo, che iniziano
la lenta disgregazione del substrato e preparano il primo debole strato organico. Su questo
sottile strato di terreno crescono i muschi e le
epatiche e, per loro opera, si ha unulteriore
disgregazione delle rocce e del terreno con
formazione di uno strato umico pi profondo.
La cattura di polveri sottili e sostanza organica trasportata dal vento consente la vita ad
organismi pi specializzati. Si insediano quindi le piante erbacee, come i Sedum e piccole
graminacee, i piccoli suffrutici, seguiti dagli
arbusti e, infine, dalle piante arboree.
La comunit vegetale, che si quindi formata, raggiunge una fase di stabilit in equilibrio con il clima, il suolo e la fauna della
stazione. Questo stadio teorico rappresenta il
climax. Il raggiungimento dello stadio-climax pu essere ostacolato da fattori di disturbo, che bloccano il processo evolutivo o
invertono il processo stesso.
I metodi usati per lo studio della vegetazione sono diversi con la descrizione della
fisionomia, della struttura, del paesaggio. In
tutti i casi non si pu prescindere dalla conoscenza degli elementi vegetali costitutivi,
dallanalisi della stazione e dallanalisi storica dellinfluenza umana sul territorio. Il
bosco, la foresta, la macchia, la gariga e il
prato sono individuati, fisionomicamente,
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rispetto alla situazione originaria, si osservano, oggi, solo in poche e limitate zone dellIsola. Non si pu ignorare, tuttavia che lIsola in periodo nuragico, gi oltre 3.000 anni
or sono, era densamente abitata con nuraghi
e villaggi diffusi in tutto il territorio e che
leconomia, prevalentemente pastorale,
richiedeva ampi spazi e quindi luso del
fuoco per favorire condizioni di vegetazione
pi favorevoli al pascolo brado. Le utilizzazioni millenarie del territorio hanno sicuramente influenzato anche la diffusione di
alcune specie e la selezione di biotipi maggiormente resistenti o adattati al fuoco e al
pascolo.
La Sardegna, per la sua posizione geografica, per la storia geologica, per linsularit e
per la variabilit climatica, ha una vegetazione quasi esclusivamente di tipo mediterraneo, costituita da formazioni vegetali che
vivono in equilibrio pi o meno stabile in un
clima che, soprattutto a causa dellaridit
estiva, non sempre permette una rapida ricostituzione dellequilibrio biologico preesistente.
Il clima della Sardegna nettamente bistagionale con una stagione caldo-arida che
si alterna ad una stagione freddo-umida. La
stagione caldo-arida aumenta di intensit e
durata procedendo dal Nord al Sud e dalle
montagne al mare.
Seguendo la classificazione di Emberger
(1925), lIsola fa parte del bioclima mediterraneo-umido per quanto riguarda le zone pi
elevate, di quello sub-umido per le zone
montane e collinari, di quello semiarido per
quelle litoranee e pianeggianti interne. Arrigoni (1968; 2006) mette in evidenza la correlazione esistente fra clima e vegetazione
della Sardegna, riconoscendo diverse zone
bioclimatiche e precisamente: quella degli
arbusti nani montani prostrati e delle steppe
montane mediterranee per le zone cacuminali con clima freddo e piovoso per quasi tutto
lanno; quella delle foreste di leccio suddivisa in due orizzonti: uno freddo-umido nelle
zone montane, con clima semi-continentale,
inverno umido con elevata piovosit ed estate con aridit moderata; laltro nelle zone
VEGETAZIONE DELLA
SARDEGNA
Lecceta
Una delle principali formazioni vegetali
indicatrici del climax della regione mediterranea, e quindi anche della Sardegna, la
lecceta.
Il leccio (Quercus ilex), per la sua grande
plasticit ecologica, costituisce formazioni
vegetali che si estendono dal livello del mare
sino a oltre 1.400 m di quota. Le foreste resi39
due o degradate, nonch i maestosi esemplari di leccio sparsi su tutta lIsola, permettono
di ricostruire la sua area di diffusione in rapporto alle caratteristiche bioclimatiche.
Il leccio una specie a foglie rigide, sempreverdi, coriacee, verdi-scure, che forma
delle foreste chiuse, dense, dove la luce
penetra con difficolt. La flora della lecceta,
povera di specie, costituita da entit mesofile ed ombrofile. Lo strato muscinale formato da muschi ed epatiche, quello erbaceo
rado ed formato da ciclamini, felci, qualche
orchidea, ciperacee e poche graminacee. Lo
strato arbustivo, pluri-stratificato, formato
dal sovrapporsi di arbusti di diversa altezza,
quali pungitopo, alaterno, viburno, corbezzolo, erica arborea, fillirea e da specie lianose
come edera, caprifoglio, smilace, tamaro,
robbia, rosa sempreverde e clematidi.
Lo strato arboreo, infine, pu essere
costituito dalla netta prevalenza del leccio,
ma non mancano, tuttavia, altre specie quali,
ad esempio, acero trilobo, roverella, agrifoglio, tasso, carpino nero, orniello, fillirea a
foglie larghe.
La lecceta nella sua struttura originaria
una formazione chiusa, densa con, in genere,
poche specie nel sottobosco e si pu ancora
trovare nei valloni di aree difficilmente
accessibili della Sardegna centrale, dove il
leccio si presenta con esemplari secolari e
con un selezionato corteggio floristico.
La lecceta delle zone costiere una formazione pi aperta, stratificata, con una
composizione floristica pi ricca di specie
termofile tipiche della macchia.
Nelle zone freddo-umide, con aridit estiva limitata a pochi mesi dellanno, alle specie termofile subentrano elementi pi mesofili, quali il tasso, lagrifoglio, il sorbo ciavardello, nella costituzione sia dello strato
arboreo, sia di quello arbustivo.
Querceti caducifogli
La lecceta, nelle zone pi fredde e piovose, sostituita da formazioni miste di specie
caducifoglie con prevalenza di roverella
(Quercus pubescens). Queste formazioni
sono distribuite sugli altipiani, sulle pendici
40
montane, nei valloni situati intorno ai 5001.500 m s.l.m. Anche se luomo tende a
favorire le formazioni a roverella, queste
non sono molto estese, soprattutto a causa
dellaridit dei suoli nel periodo estivo che
limita la loro area di diffusione. Le aree dove
sono maggiormente diffuse, con diverse
varianti floristiche, sono i complessi montuosi del Gennargentu e i rilievi della catena
del Marghine, dove leccio e roverella costituiscono i boschi misti meglio conservati
dellIsola, che possono essere considerati
climacici.
I querceti caducifogli, in generale, sono
formazioni luminose, fresche, con substrato
umido che permette lo sviluppo di un abbondante strato muscinale ed erbaceo. Nello
strato arboreo possono essere presenti acero
trilobo, agrifoglio, ciavardello, talora anche
tasso e naturalmente sughera e leccio. Lo
strato arbustivo formato da specie di diversa altezza come nocciolo, pero corvino,
biancospino, orniello, viburno, asparago e
da liane come tamaro, edera, clematidi.
Nelle zone pi basse e caldo-aride la
roverella sostituita da Quercus congesta,
unentit termofila, distribuita in modo
frammentario e sporadico lungo tutta la
fascia costiera, indifferentemente dal substrato, e nelle aree collinari interne sino a
400-600 m di quota.
Foreste di tasso e agrifoglio
Il tasso (Taxus baccata) e lagrifoglio
(Ilex aquifolium) talora formano delle oasi
quasi pure, poco estese, distribuite nel piano
altimetrico della roverella. La composizione
floristica molto simile e quella della lecceta montana mista o dei querceti caducifogli.
Castagneti
Negli stessi ambienti con clima freddo e
umido si inseriscono i castagneti, chiaramente di origine antropica, ma a seguito dellabbandono della loro coltura possono presentare un elevato grado di naturalit. Il castagno
(Castanea sativa) vive nella zona bioclimatica della lecceta montana o della roverella. I
boschi di castagno sono localizzati soprattut-
Foresta climacica di Quercus ilex sui calcari della Sardegna centro-orientale in territorio di Urzulei.
Bosco di Quercus pubescens su substrato siliceo nelle pendici del Gennargentu in territorio di Tonara.
41
42
con sottobosco costituito da specie della macchia: ginepro, quercia spinosa, rosmarino, fillirea, lentisco, mirto, corbezzolo, erica, cisti.
Sempre nella Sardegna meridionale a
Portixeddu-Bugerru presente lunico
agglomerato spontaneo di pino domestico
(Pinus pinea), su dune stabilizzate e con sottobosco costituito da specie tipiche della
macchia e delle dune sabbiose costiere. Le
formazioni originarie sono state modificate
anche dallinserimento di pino dAleppo per
il consolidamento delle dune.
Laltra specie di pino spontanea, e sicuramente nativa, in Sardegna il pino marittimo
(Pinus pinaster), localizzato nel settore settentrionale dellIsola, a M. Pinu di Telti, Monte
Pinu di Aglientu, M. Nieddone, M. Biancu, M.
Nieddu, Limbara ed altri piccoli rilievi della
Gallura. Le formazioni a pino marittimo hanno
una composizione floristica del sottobosco
variabile a seconda dellaltitudine, con sottobosco prevalente di specie della macchia, e si
estendono discontinue da 100 a 1.100 m s.l.m.
Macchia-foresta
Gli aspetti a macchia-foresta, densa, fitta
e impenetrabile, descritti da Bguinot (1923)
per la Nurra, sono, oggi, situati in poche
zone, mentre prevalgono quelli di macchia
alta negli avvallamenti e nelle zone aperte.
Le specie che entrano a far parte di questa
formazione sono nello strato alto: lentisco,
leccio, oleastro, filliree, corbezzolo, ginepro
feniceo, terebinto, erica arborea e talora
bagolaro. Gli strati sottostanti sono formati
da caprifoglio, rovo, pruno spinoso, asparago, pungitopo, robbia. Lo strato erbaceo
formato da bulbose, terofite ed emicriptofite.
Unaltra formazione a macchia alta
quella costituita dallalloro (Laurus nobilis),
diffusa prevalentemente nella Sardegna settentrionale nelle zone a clima caldo-umido. I
laureti meglio conservati sono in comune di
Osilo e nel versante basale del Marghine,
intorno a Bortigali e Macomer.
Macchia a erica e corbezzolo
La macchia a corbezzolo (Arbutus
unedo) e ad erica (Erica arborea) caratte43
spesso quasi puri, costituiti da specie a portamento arboreo, con tronchi grossi, rugosi,
tortuosi. Sebbene indifferente al substrato,
questa specie predilige il calcare, dove nelle
aree bene esposte e soleggiate forma ginepreti sino a circa 1.000 m di quota. Nelle
zone di contatto le due specie si mescolano
originando dei ginepreti misti, sia con la sottospecie macrocarpa, sia con la sottospecie
tipica.
Oleastreti e lentisceti
Laspetto della macchia pi diffuso in
Sardegna, nelle zone litoranee e collinari,
quello degli oleastreti, con dominanza di
oleastro, lentisco, mirto, fillirea e talvolta
carrubo. Si presenta pi comunemente come
un basso cespugliato, ma in molte zone
possibile ancora osservarne aspetti rigogliosi e una ricca componente floristica. In relazione allo stadio dinamico, al passaggio del
fuoco e alle utilizzazioni silvo-pastorali si
distinguono diversi tipi di macchia termoxerofila, per la prevalenza ora del lentisco
ora delloleastro.
Palmeti a palma nana
La palma nana (Chamaerops humilis)
caratterizza con la sua abbondanza alcuni
aspetti della macchia costiera nelle zone
calde, aride e rocciose. Diffusa soprattutto
nella Nurra e nelle coste nord-occidentali,
presente anche lungo le coste meridionali,
particolarmente su calcare, mentre pi rara
sulle coste orientali.
Euforbieti a euforbia arborea
Euphorbia dendroides costituisce un
aspetto suggestivo della macchia costiera,
inserendosi spesso come specie dominante.
La variabilit di colore durante le stagioni
primaverili ed autunnali, dal giallo al rosso
cupo dei rami e delle infiorescenze, rallegra
luniformit della macchia. Convivono con
essa: lentisco, ginepro feniceo, oleastro, fillirea, rosmarino, asparago.
Ginestreti
Col termine generico di macchia a gine-
45
Macchia bassa costiera a Genista ephedroides e Pistacia lentiscus sulle vulcaniti dellIsola di San Pietro.
46
Macchia bassa a Cistus sp. pl. lungo la fascia costiera del Sinis.
47
48
stre sono normalmente indicati quegli aspetti dove predominano specie spinose o giunchiformi a fiori gialli, appartenenti a generi
diversi e spesso con esigenze ecologiche ben
distinte.
Spartium junceum, la ginestra odorosa a
rami lunghi, privi di foglie e con abbondanti
fiori gialli a racemo, ricopre le scarpate, i
pendii soleggiati e caldi dando origine a formazioni quasi pure.
Calycotome villosa, un arbusto con rami
grossi, spinosi, tozzi e intricati, costituisce
delle formazioni dense, fitte, impenetrabili
nelle zone pianeggianti o collinari soleggiate. Accanto a Calycotome villosa si trova
spesso C. spinosa, ma limitata ai substrati di
natura effusiva.
Altri aspetti della macchia litoranea o
montana xerofila sono caratterizzati dalla
presenza di specie del genere Genista come
G. sardoa, G. ferox, G. ephedroides, G. corsica, G. pichi-sermolliana, G. morisii. Sono
per lo pi formazioni a macchia aperta o
garighe con ampi spazi ricoperti da terofite o
da geofite. Genista sulcitana, oltre a zone
costiere e montane, colonizza spesso le aree
minerarie dismesse.
Cisteti
I cisti sono molto diffusi e ricoprono uniformemente zone litoranee, collinari e pendici di zone montane. Spesso costituiscono
formazioni quasi pure o si associano a lentisco, mirto, filliree ed altre specie termofile.
La specie che raggiunge la maggior diffusione Cistus monspeliensis, che si infiltra
anche nelle sugherete e negli spazi aperti
della lecceta. La grande abbondanza del
cisto dovuta alla sua rapida propagazione
da seme ed alla possibilit di crescita nelle
zone dove la vegetazione preesistente
scomparsa in seguito agli incendi o ad altri
eventi naturali o antropici. C. monspeliensis
considerato una specie pioniera, unentit
che prepara il terreno verso una nuova e pi
complessa vegetazione. La composizione
floristica del cisteto varia e rappresenta un
residuo della vegetazione esistente prima dellinsediarsi del cisto. C. creticus e C. salviae-
folius non costituiscono formazioni a s stanti, ma si trovano sparsi nella macchia bassa
costiera o submontana e montana. I cisteti a
cisto giallo (Halimium halimifolium) sono pi
o meno frequenti sia nelle aree costiere sia
nelle aree granitiche montane.
Rosmarineti
Altre formazioni caratteristiche, spesso
distribuite a mosaico tra gli altri tipi di vegetazione, sono le garighe a rosmarino
(Rosmarinus officinalis), prevalentemente
litoranee, ma nelle aree calcaree degradate
presenti sino ad oltre 1.200 m di altezza.
Ontaneti e saliceti
La specie arborea dominante lungo i corsi
dacqua lontano nero (Alnus glutinosa). Le
diverse specie del genere Salix, salice bianco
(S. alba), salice fragile (S. fragilis), salice
atrocinereo (S. atrocinerea), salice pedicellato (S. pedicellata), salice rosso (S. purpurea)
costituiscono gli aspetti pi comuni della
vegetazione riparia, le cosiddette foreste a
galleria, molto diverse in composizione floristica a seconda della quota. In particolare
sono molto ricchi di endemiche gli ontaneti
delle aree alto-montane del Gennargentu.
Frassineti e pioppeti
Il frassino meridionale (Fraxinus oxycarpa) costituisce formazioni riparie di un certo
interesse che si estendono per lo pi lungo i
corsi dacqua perenni o con umidit costante
durante tutto larco dellanno. Il pioppo bianco (Populus alba) spesso costituisce nuclei a
diffusione agamica anche nelle zone di ristagno idrico e nei fontanili, mentre sono pi
rare le formazioni a pioppo tremolo (Populus
tremula) e pioppo nero (Populus nigra).
Oleandreti e tamariceti
Lungo i corsi dacqua si espandono su
ampie superfici le formazioni a oleandro
(Nerium oleander). La macchia alta a oleandro presenta un aspetto particolare e ben
diverso da quello della tipica formazione
mediterranea. Ricopre, spesso in modo uniforme, il greto dei torrenti, si spinge sulle
49
Alloleandro si accompagnano costantemente le tamerici (Tamarix sp. pl.), caratteristiche della stessa classe di vegetazione
(Nerio-Tamaricetea), che si elevano anche a
quote superiori ai 500 m, e spesso nei luoghi
pi caldi lagnocasto (Vitex agnus-castus)
dallabbondante fioritura estiva.
Il mosaico delle formazioni legnose in
Sardegna ancora pi articolato di quanto
sinora descritto, ma una trattazione esaustiva
esula dalle finalit di questopera. Si rimanda, comunque, alla trattazione delle singole
specie per ulteriori dettagli.
50
PARTE SPECIALE
Pinophyta
Magnoliophyta
Pinophyta (= Gymnospermae)
1 - Semi solitari circondati parzialmente da un involucro carnoso
rosso a maturit (arillo, fig. 1); foglie lineari su file
opposte
- Semi 2 o pi su squame ovulifere
2 - Semi protetti da squame lignificate (fig. 2) e disposte a formare un cono (pigna, fig. 3); foglie aghiformi in gruppi di 2
o 3 (fig. 4)
- Semi protetti da squame carnose simulanti una bacca (galbulo,
fig. 5); foglie aciculari in verticilli di tre (fig. 6) o
squamiformi opposte (fig. 7)
Taxaceae
2
Pinaceae
Cupressaceae
Magnoliophyta (= Angiospermae)
1 - Fiori con un solo involucro
- Fiori con due involucri, di cui talora uno molto ridotto
Liliopsida
Magnoliopsida
Liliopsida (Monocotiledoni)
- Fiori con solo involucro a tre divisioni e con tre carpelli e tre
stami; infiorescenza circondata da una brattea ampia, persistente, membranosa; foglie grandi a ventaglio; frutto: drupa
(fig. 8, 9, 10)
Palmae
51
52
Magnoliopsida (Dicotiledoni)
1 - Fiori con un solo involucro
- Fiori con due involucri
2 - Fiori maschili riuniti in infiorescenze pendule (amenti) (fig. 11)
- Fiori maschili riuniti in racemi; corolla assente, stami cinque;
- Fiori variamente disposti
2
10
3
Cesalpinaceae
6
3 - Frutto capsula bivalve con numerosi semi minuti, cotonosi (fig. 12, 13)
- Frutto achenio
Salicaceae
5
4 - Frutti riuniti in coni ovoidei; semi minuti, cuspidati (fig. 14, 15)
- Frutti mai come sopra
Betulaceae
5
Corylaceae
Fagaceae
Juglandaceae
6 - Piante lattiginose
- Piante senza lattice
7
8
Buxaceae
9
Rhamnaceae
Ulmaceae
11
23
Fabaceae
12
13
18
Myrtaceae
14
15
16
53
54
Anacardiaceae
Lauraceae
Tamaricaceae
17
Umbelliferae
Cistaceae
Aceraceae
19
Cornaceae
20
Rosaceae
21
Grossulariaceae
22
Berberidaceae
Celastraceae
24
25
Labiatae
Verbenaceae
26
28
Aquifoliaceae
27
55
Caprifoliaceae
Oleaceae
Ericaceae
29
56
57
58
59
60
PINOPHYTA (GYMNOSPERMAE)
CONIFERALES
PINACEAE
Piante arboree, raramente arbustive, con
tronco slanciato e chioma di varia forma,
conico-piramidale, ombrelliforme, globosa
o compressa. Foglie aciculari, aghiformi o
squamiformi, isolate o riunite a gruppi di
due o pi. Infiorescenze a forma di cono,
situate nella stessa pianta; le maschili erette
formate da squame fertili e portanti le sacche
polliniche; le femminili erette o pendule,
composte da squame di diversa forma e
dimensioni, e contenenti due ovuli. Semi
racchiusi in un involucro rigido (pinoli).
La famiglia delle Pinaceae comprende 10
generi (tra cui Abies, Cedrus, Picea, Pinus,
Pseudotsuga) con circa 170 specie diffuse in
tutto il mondo, soprattutto nelle regioni fredde e temperate, ma anche in quelle calde tropicali. Gli abeti, i cedri, i larici, i pini rivestono un notevole interesse forestale e particolarmente nellEuropa continentale, in Siberia
e nel Nordamerica, costituiscono boschi e
foreste di grande estensione. Conferiscono
unimpronta caratteristica al paesaggio e
sono unimportante fonte economica per i
prodotti che forniscono: legname, pinoli,
resine, oli eterei, tannini. I boschi di conifere
sono anche ricchi di funghi commestibili.
Le Pinaceae sono piante dantica origine,
come testimoniano reperti fossili risalenti al
Cretaceo Inferiore, e tra le Gimnosperme
sono quelle con il maggior numero di generi
e specie.
PINUS L.
Alberi e arbusti resinosi, sempreverdi,
con 2-5 foglie aghiformi, riunite a fascetti su
brachiblasti provvisti di una guaina scariosa.
Infiorescenze maschili e femminili distinte
ma presenti sulla stessa pianta. Pigne oblunghe od ovoidali-allungate con squame lignificate. Semi talvolta con espansione alare
pi o meno sviluppata.
Il genere Pinus comprende circa 100 specie, con ampia distribuzione geografica. La
maggiore concentrazione nelle regioni a
clima temperato o temperato-freddo, ma
sono presenti anche nelle zone boreali e in
quelle tropicali. Le specie di questo genere
vegetano dal livello del mare sino a quote
molto elevate (3.000-3.500 m), dove costituiscono anche le formazioni forestali al
limite altitudinale della vegetazione arborea.
I pini presentano un elevato interesse
economico come piante forestali ed ornamentali.
1 Semi lunghi pi di 1 cm con ala membranosa breve, inferiore ad 1 cm, caduca e
con guscio duro; pigne di 7-20
cm................................................P. pinea
Semi lunghi meno di 1 cm con ala membranosa ben sviluppata superiore ad 1
cm, pi o meno persistente......................2
2 Pigne di 10-22 cm; foglie lunghe 8-18
cm............................................P. pinaster
Pigne di 5-10 cm; foglie lunghe 4-9
cm........................................P. halepensis
Pinus pinea L., Sp. Pl. 2: 1000 (1753)
Regione della prima descrizione: Habitat in
Italia.
Nomi italiani: Pino domestico, Pino da
pinoli, Pinocchio.
Nomi sardi: Cumpingiu (Fluminimaggiore);
Pinu (loc. varie), Oppinu (Urzulei), Pinu
bonu, Zappinu.
Nomi stranieri: Ingl., Stone pine; Fr., Pin
pignon, Pin pinier, Pin parasol; Ted.,
Pinie; Sp., Pino doncel, Pino pionero,
Piver.
Albero alto fino a 15-20 m e pi, ramificato in alto con chioma tendente a divenire
ombrelliforme. Corteccia del tronco profondamente fessurata e screpolata, scagliosa,
grigio-rossastra. Rami giovani grigio-verdi,
scuri a maturit. Foglie di 8-15 cm finemente denticolate ai margini. Gemme non resi61
Pinus pinea L. - Ramo, ramo con pseudo-infiorescenze maschili, ramo con pigna x 0,57; squama con semi, squama,
semi x 1,2.
nose. Strobili maschili ovoidei gialli, i femminili rosso-violacei. Pigne di 8-20 x 6-10
cm, solitarie o appaiate, ovato-coniche su un
corto peduncolo o del tutto sessili. Squame
verdi da giovani e bruno-rossicce a maturit
con apofisi terminale irregolarmente tetragono-esagonale, umbonata con linee radiali
pi o meno marcate. Semi di 15-20 x 7-10
mm, obovati, oblunghi, con ala membranosa
di 2-5 mm. 2n = 24.
Tipo biologico. Albero sempreverde a
portamento eretto a ramificazione simpodiale con chioma ovato-conica nella fase giovanile, ombrelliforme a maturit. Mesofanerofita. Impollinazione anemofila, disseminazione zoocora.
Fenologia. Fiorisce a febbraio-aprile a
seconda dellaltitudine. I semi maturano nellautunno del terzo anno. Le pigne permangono aperte per qualche anno sui rami. Le
foglie perdurano 2-3 anni.
Areale. Il pino da pinoli considerato
indigeno nelle coste del Mediterraneo occidentale. Lareale originario non facilmente
ampia. Sono di interesse storico e paesaggistico anche i residui filari lungo lantico percorso della strada statale 131, nel tratto da
Cagliari a Oristano. Alberi isolati si ritrovano un po ovunque nei parchi pubblici e nei
giardini di case o ville private.
Notizie selvicolturali. una specie che si
diffonde generalmente per semina diretta nel
periodo autunnale o primaverile. I semi presentano una germinabilit del 70% che conservano per un periodo di 1-2 anni. Laccrescimento piuttosto rapido; la prima produzione di semi avviene intorno ai 15-20 anni
e prosegue fino ai 70-80 anni per decrescere
via via. Sebbene non sia una pianta molto
longeva, se non in casi eccezionali, pu raggiungere dimensioni considerevoli in altezza
e in diametro.
Il portamento della chioma, aperta e non
molto compatta, gli impedisce in condizioni
naturali di costituire boschi puri. Le pinete
dantico impianto, come nelle foreste demaniali dei Sette Fratelli, di SantAnna, o di
Monti, sono caratterizzate da un sottobosco
con il leccio e gli elementi della macchia
mediterranea come alaterno, filliree, lentisco, mentre manca del tutto la rinnovazione
naturale. Quando il sesto di impianto
molto fitto, nella fase giovanile, manca del
tutto anche la rinnovazione delle specie della
macchia e delle specie erbacee, a causa della
spessa coltre di aghi che restano indecomposti al suolo per molti anni.
Il pino domestico molto sensibile al
fuoco e spesso le pinete sono distrutte totalmente al passaggio dellincendio. La rinnovazione spontanea da seme, di norma molto
rara e sporadica, dopo lincendio pu presentare una buona ripresa come si osserva in
diversi luoghi (Caprera, Nurra). Pinete caratteristiche con sottobosco di palma nana e di
mirto si ritrovano rispettivamente nella
Nurra e nel demanio di SantAnna di Lod,
ma si tratta pur sempre di impianti artificiali. Il pino da pinoli ampiamente utilizzato
per il consolidamento delle dune litoranee,
per alberature stradali, come albero ornamentale e per la produzione dei pinoli.
Molte pinete lungo la fascia costiera ospi-
tano campeggi o case sparse o villaggi turistici che ne hanno trasformato spesso in
modo radicale lassetto originario e innescato processi di degrado irreversibile.
Caratteristiche ed utilizzazioni del
legno. Il legno simile a quello del pino
marittimo, ma meno resinoso e compatto, e
trova impiego in falegnameria, per imbarcazioni, puntoni da miniera, costruzioni e
imballaggi. un mediocre combustibile e
per tale motivo scarsamente apprezzato.
Note etnobotaniche. una specie che si
diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo
probabilmente con i Greci e i Romani. Il
pino da pinoli pianta sacra a Cibele; Virgilio ne loda la bellezza e Plinio tratta diffusamente della sua coltivazione. Le gemme
hanno un uso analogo a quelle del pino
marittimo, mentre la resina trovava impiego
come isolante nelle imbarcazioni, ma anche
come surrogato dellincenso nelle cerimonie
religiose. I pinoli sono fortemente apprezzati per la produzione o farcitura di dolci
(bianchini e papassini) o di pasti tradizionali (sanguinaccio). La corteccia ha propriet
tintorie. Le fumigagioni con foglie di olivo,
palma nana e resina di pino come surrogato
dellincenso e le opportune preghiere erano
ritenute utili contro il raffreddore e lo spavento (medichina de sassustu).
Tutela e protezione. Le pinete su duna,
quandanche di origine artificiale, sono considerate habitat prioritari ai sensi della Direttiva 43/92 Habitat della CEE e in quanto tali
sono tutelate a norma del DPR n. 357 del
1998. Per tali motivi sono richiesti anche
specifici piani di gestione che ne assicurino
la conservazione nel tempo.
Pinus pinaster Aiton ssp. hamiltonii (Ten.)
H. Del Villar, Bol. Soc. Esp. Hist. Nat. , 33:
427 (1933)
Sin.: Pinus pinaster Aiton, Hort. Kew., Ted.
1, 3 : 367 (1789),
Pinus maritima Lam., Fl. Fr., 2 : 201 (1799);
Pinus hamiltonii Ten., Cat. Hort. Neap., 90
(1845),
P. mesogensis Fieschi et Gaussen var. cortensis Fieschi et Gaussen, Bull. Hist. Nat.
Toulouse, 64:440 (1933).
Regione della prima descrizione: Corsica.
Nomi italiani: Pino marittimo, Pinastro.
Nomi sardi: Pinu, Oppinu.
Nomi stranieri: Ingl., Maritime pine; Fr., Pin
maritime, Pin de Bordeaux; Ted., StrandKiefer; Sp., Pino gallego, Pi maritime.
Albero alto fino a 25-30 m con tronco
diritto e chioma ovato-piramidale. Rami
laterali in verticilli pi addensati nella parte
superiore. Corteccia rosso-scura, grigiastra,
profondamente fessurata. Gemme lunghe
25-35 mm, con brattee triangolari, rossastre,
scariose al margine, sfrangiate, riflesse verso
il basso. Foglie aghiformi, lineari, pungenti,
di 10-18 cm su brachiblasti di 8-15 mm.
Amenti maschili ovoidei di 9-12 mm x 7-8
mm, con squame polliniche largamente ottuse. Strobili femminili ovato-acuminati, violaceo-porporini. Pigne solitarie o appaiate di
15-22 cm di lunghezza e 4-5 cm di diametro,
ovato-coniche, leggermente arcuate; parte
terminale delle squame irregolarmente rombica-pentagonale con rilievo trasversale
tagliente, di 5-9 mm, appuntito e pungente.
Semi di 7-9 x 5-6 mm, ovoidei, ellissoidali,
nero-lucenti da un lato, grigiastri, con punteggiature pi scure dallaltro; ala membranosa di 3-4 cm. 2n = 24
Tipo biologico. Albero sempreverde con
fusto eretto a ramificazione monopodiale.
Mesofanerofita. Impollinazione e disseminazione anemofila.
Fenologia. Fiorisce da aprile a maggio.
La maturazione dei semi avviene nellautunno del secondo anno. Le pigne si aprono in
genere al terzo anno e perdurano pi anni
sulla pianta.
Areale. Il pino marittimo in senso lato si
estende dalle coste Atlantiche della Francia al
Portogallo e in gran parte del bacino occidentale del Mediterraneo. Il suo largo impiego in
selvicoltura ha determinato un areale secondario molto pi ampio di quello originario.
65
Pinus pinaster Aiton ssp. hamiltonii (Ten.) H. Del Villar - Ramo con pigne, infiorescenze maschili x 0,4; squama
con semi, umbone della squama, seme x 1,2.
La ssp. hamiltonii endemica della Corsica e della Sardegna dove spontanea nella
Gallura, dalla piccola stazione di Monte
Pinu, presso Rio Li Cossi, al Limbara, a
Monte Nieddu di Padru, a Monte Pinu di
Telti-Olbia e di S. Teodoro, con distribuzione molto frammentata e stazioni ridotte
rispetto al passato. Si tratta, ad eccezione di
quella del Rio Li Cossi, di stazioni collinari
o montane che, nellarea mediterranea, confermano la predilezione della specie per le
zone con condizioni ambientali mesofile.
Ecologia. una specie eliofila, moderatamente termofila, resistente al freddo, che
vive soprattutto sui substrati di origine sili-
68
69
Pinus halepensis Miller - Ramo con pigne, squama, squama con semi, pigna x 0,7; semi x 1,4.
anche nei giardini, nei viali, nei parchi pubblici e sulle scarpate stradali per la sua frugalit, la rapida crescita, le modeste esigenze colturali e la resistenza alle malattie.
Caratteristiche e utilizzazioni del legno. Il
legno tenace, pesante e duraturo e presenta
buone propriet tecniche che lo fanno apprezzare per costruzioni edilizie, opere idrauliche,
mobili, pasta da carta. un buon combustibile, ma il potere calorifico modesto. La corteccia possiede notevoli quantit di tannini e
dalle incisioni sul tronco si ricava una resina
che trova applicazione, come le altre specie di
pini, in vari campi.
Note etnobotaniche. Il pino dAleppo fu
utilizzato per opere navali sin dallantichit.
La sua corteccia nei luoghi di mare era ricercata dai pescatori per dare il colore rosso alle
reti. A Villasimius le gemme erano utilizzate
in decotto come espettorante.
SPECIE INTRODOTTE. In tutta lIsola le tre
specie spontanee sono abbondantemente utilizzate nei rimboschimenti anche al di fuori
delle aree di origine, prevalentemente con
semi di provenienza esterna; oltre a queste
sono state introdotte per scopi selvicolturali
e ornamentali diverse specie esotiche di
conifere.
Il pino nero (Pinus nigra Arnold = P. laricio Poiret in Lam. = Pinus nigra Arnold
subsp. laricio Maire), soprattutto di provenienza corsicana e appenninica, largamente utilizzato nei rimboschimenti delle aree
montane. Nella montagna di Bultei, in localit Su Tassu-Sa Fraigada, presente un
gruppo di grandi alberi, residuo di un pi
ampio rimboschimento, impiantati a titolo
sperimentale nella seconda decade del
Novecento dal Sala, un ispettore forestale
che favor lintroduzione e la sperimentazione di diverse specie arboree. Si tratta della
formazione forestale con esemplari di oltre
30 metri di altezza, tra i pi alti esistenti in
Sardegna. Vaste estensioni di pino nero sono
presenti sul Limbara, nelle aree montane scistose della Sardegna centrale e un po ovunque nei cantieri forestali. Il pino nero fu
segnalato erroneamente dal Moris per Flu72
metri di altezza e pi di 4 metri di circonferenza) impiantato verosimilmente nel 1835, e rappresenta il cedro di maggiori dimensioni della
Sardegna. Le tre specie, molto affini, si ibridano tra di loro dando origine a piante non sempre di facile identificazione.
Altre conifere utilizzate nei rimboschimenti sono labete bianco (Abies alba L.), di
cui si trova uninteressante parcella presso il
vivaio nella foresta demaniale di Anela nel
Goceano; labete greco (Abies cephalonica
Link), originario della Grecia, con spiccate
caratteristiche mediterranee, diffuso nel Limbara. Dellabete di Spagna (Abies pinsapo
Boiss.), originario dellAndalusia meridionale e del Marocco settentrionale, esistono
solamente pochi alberi, ma il grande abete
introdotto nel parco di Badde Salighes nella
seconda met dellOttocento ha trovato condizioni ambientali ottimali ed uno dei maggiori esemplari esistenti (1,2 m di diametro e
oltre 25 m di altezza). Abies nordmanniana
(Stefen) Spach ugualmente molto raro e
sembra limitato al parco di Badde Salighes.
Pseudotsuga menziesii (Mirbel) Franco
[= Pseudotsuga douglasii (Lindley) Carrire], caratteristica per lodore grato delle
foglie, negli ultimi tempi viene sporadicamente utilizzata nei rimboschimenti (Villagrande, Lanusei) e come pianta ornamentale,
grazie al suo rapido accrescimento.
73
CUPRESSACEAE
Arbusti o alberi con foglie aciculari o
squamiformi. Pseudo-infiorescenze maschili
a cono raccorciato, quelle femminili rotondeggianti, sulla stessa pianta (monoiche) o
su piante diverse (dioiche). Strobili secchi
legnosi o carnosi simili a bacche (galbuli).
La famiglia delle Cupressaceae comprende 17 generi, di cui i pi noti sono Juniperus, Cupressus, Calocedrus, Chamaecyparis, Thuja e Tetraclinis, con circa 130 specie distribuite in tutto il mondo.
Sono ricercati per il legname, utilizzato
in ebanisteria e per costruire scafi, alberi di
imbarcazioni navali e travi di solai, mentre
le resine hanno interesse in artigianato e
medicina.
JUNIPERUS L.
Arbusti o anche alberi, sempreverdi con
rami cilindrici o angolosi. Foglie aghiformi,
aciculari o squamiformi. Pseudo-infiorescenze maschili a cono, formate da numerose squame con sacche polliniche. Pseudoinfiorescenze femminili globose costituite
da tre a otto squame, portanti gli ovuli. Galbulo rotondeggiante, carnoso, con semi a
tegumento duro.
Il genere Juniperus comprende circa 60
specie, diffuse nelle zone temperate e fredde
dellEmisfero boreale.
Il legno dei ginepri, ricco di resina,
molto ricercato, per la sua durata e per i molteplici usi in ebanisteria e artigianato in
genere.
1 Foglie squamiformi, appressate ai rami;
galbulo a maturit di colore rosso mattone..........................................J. phoenicea
Foglie aciculari, rigide, pungenti...........2
2 Foglie di 8-20 mm, con una linea stomatifera verde-glauca sulla pagina superiore; galbulo bluastro di 6-9 mm...............3
Foglie di 15-25 mm, con due linee stomatifere glauche nella pagina superiore;
galbulo di 6-25 mm..............J. oxycedrus
74
Juniperus phoenicea L. - Ramo con galbuli, ramo con fiori maschili x 1, ramo con foglie x 10.
79
Juniperus communis.
81
Juniperus communis L. ssp. communis - Rami con galbuli, rami con fiori x1, infiorescenza maschile e femminile
x10; foglia x4.
mentale, nellEuropa continentale, ha portato alla selezione di numerose forme colturali, differenziate soprattutto per portamento e
colore.
Tutela e protezione. Per la sua rarit in
Sardegna, necessita di una efficace tutela dei
pochi siti dove tuttora presente.
Juniperus sibirica Burgsdorff, Anleit.: 124
(1787)
Sin.: Juniperus communis L. ssp. alpina
(Suter) Celak, Prodr. Fl. Boehmen: 17
(1867)
Juniperus communis L. ssp. nana (Hooker) Syme in Sowerby, Engl. Bot., Ted. 3, 8:
275 (1868)
Juniperus nana Willd. 1796, Berlin.
Baumz.: 159 (nom. ill.).
Regione della prima descrizione: Siberia?
Juniperus sibirica Burgsdorff. - Rami con galbuli x1,3; foglia x5,2, particolare di ramo con galbulo x2,6
passaggio dellincendio distrutto totalmente, ma grazie alla buona germinabilit ricolonizza in breve le aree bruciate.
Caratteristiche ed utilizzazioni del legno.
Il legno simile a quello degli altri ginepri, ma
meno pregiato per i suoi rami contorti, di
diametro irregolare e di dimensioni modeste.
Note etnobotaniche. Come J. communis
ssp. communis.
Note tassonomiche, sistematiche e biodiversit. Il ginepro nano stato ritenuto generalmente una sottospecie del ginepro comune
(J. communis L. ssp. nana (Willd.) Nyman).
La separazione da J. communis trova motivo
nella forma e dimensioni delle foglie, dei galbuli e nel portamento. In Sardegna le due
entit sono presenti nella stessa area solamente a Montarbu di Seui, ma non sono conosciute forme ibride intermedie. Affine a J. sibirica per il portamento J. hemisphaerica Presl,
descritto per lEtna e considerato anche come
sottospecie o variet, ora di J. communis, ora
di J.< oxycedrus. Questa entit fu segnalata
per la Sardegna da Schmid (1933) come J.
85
Juniperus oxycedrus L. ssp. oxycedrus. Ramo con galbuli, ramo con infiorescenze maschili x 1,1; infiorescenza
maschile x 6,6; foglia x 4,4.
Juniperus oxycedrus ssp. oxycedrus modellato dal vento nella tipica forma a bandiera.
Albero monumentale di Juniperus oxycedrus ssp. oxycedrus in territorio di Arzana nel Gennargentu.
88
91
Juniperus oxycedrus L. ssp. macrocarpa (Sibth. et Sm.) Ball. - Ramo con galbuli, ramo con infiorescenza x1,1;
infiorescenza maschile con foglia x6,6; galbulo x1,6.
esemplari di pi antica introduzione si trovano a Badde Salighes, in territorio di Bolotana mentre Juniperus chinensis L. trova maggiore utilizzo nei giardini pubblici e privati
degli ambienti urbani.
Chamaecyparis lawsoniana (Murray)
Parl., introdotta per la prima volta in Sardegna a Badde Salighes (qui si trovano gli
esemplari di maggiori dimensioni conosciuti nellIsola), e Thuja occidentalis L., originaria del Nordamerica, sono generalmente
rare, se non del tutto assenti in altre aree.
Calocedrus decurrens (Torr.) Florin pre-
Ginepreto a Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa nel sistema dunale di Portoscuso, Sardegna sud-occidentale.
93
TAXACEAE
Piante arboree o cespugliose con foglie
piccole, lineari, inserite a spirale e decorrenti sul ramo. Infiorescenze situate su piante
diverse; le maschili formate da microsporofilli con numerose sacche polliniche, le femminili da macrosporofilli isolati o in piccoli
gruppi. Seme circondato da un cercine carnoso (arillo) che lascia libera la parte superiore.
La famiglia delle Taxaceae comprende 5
generi con 15 specie diffuse in tutto il
mondo. una famiglia molto antica come
dimostrano i reperti ritrovati in giacimenti
fossili del Cretaceo e del Trias superiore.
TAXUS L.
Piante arboree con foglie scure, lineari e
con rami alterni. Infiorescenze maschili formate da 6-14 microsporofilli ciascuno con 48 sacche polliniche. Infiorescenza femminile formata da pi squame imbricate, che
avvolgono lovulo. Seme ovoidale circondato per buona parte o del tutto, a maturit, da
un arillo rosso o aranciato.
Il genere Taxus comprende 7-8 specie
diffuse nelle regioni temperate dellemisfero
boreale. Resti fossili, risalenti al Terziario e
al Quaternario del Preglaciale e del Postglaciale, lo fanno ritenere originario della
regione mediterranea. Le caratteristiche
morfologiche e biologiche fanno presumere
che questo genere inizialmente sia stato presente in regioni a clima caldo, e poi, al
sopraggiungere di una fase climatica fredda,
si sia distribuito in aree pi temperate.
Il nome del genere Taxus deriva dal greco
taxis = fila, per la particolare disposizione
delle foglie.
Taxus baccata L., Sp. Pl. 2: 1040 (1753)
Regione di prima descrizione: Habitat in
Europa, Canada.
Nomi italiani: Tasso.
94
95
Taxus baccata L. - Ramo, rametto con semi e arilli, seme e arillo, rametto con fiori femminili, rametto con fiori
maschili x0,65; infiorescenze maschili con foglie x2,5; semi x1,3.
97
scorso, a Vallicciola nel Limbara, che si presenta con grandi alberi di oltre 20 metri,
mentre della seconda esistono solo pochi
esemplari presso il vivaio di Monte Pisano,
con buona crescita, ma molto meno appariscenti rispetto alla specie del Limbara.
Alle Gimnosperme appartengono ancora
le Araucariaceae, di cui la specie Araucaria
excelsa R. Br., originaria delle Isole Norfolk
e Oceania, quella pi diffusa nei centri
urbani, particolarmente a Cagliari, dove esiste una pianta di grandi dimensioni per altezza (28 metri) e circonferenza (310 centimetri), e in Vico S. Giovanni; ma il centro abitato di La Maddalena che accoglie il maggior numero di esemplari. stata abbattuta
perch pericolante la grande araucaria presente nel patio della sede centrale dellUniversit di Sassari, censita da Vannelli tra i
grandi alberi di questa specie. Si tratta di una
pianta a ramificazione monopodiale, molto
spettacolare per la regolarit del fusto e dellimpalcatura dei rami. Ancora pi spettacolare Araucaria arancana (Mol.) Koch
dalle grandi foglie squamiformi, rigide e
pungenti, ma molto pi rara.
Esemplari vetusti di Taxus baccata tra i lecci nella grande dolina di Su Sercone nel Supramonte di Orgosolo.
99
ANGIOSPERMAE SALICALES
SALICACEAE
Alberi o arbusti con foglie caduche. Fiori
unisessuali, privi di involucro, situati su piante diverse (specie dioiche), in infiorescenze
pendule o erette. Impollinazione anemofila o
entomofila. Fioritura antecedente lemissione
delle foglie, contemporanea o raramente pi
tardiva. Disseminazione anemofila grazie ai
semi minuti provvisti di lanugine. Alla famiglia delle Salicaceae appartengono i generi
Chosenia e Toisusu, con pochissime specie
limitate allAsia nord-orientale, Populus e
Salix, con circa 350 specie, diffuse in tutto il
mondo ad eccezione dellAustralia, Oceania e
Malesia. Le Salicaceae erano ampiamente
diffuse gi dal Terziario. Secondo alcuni
autori la semplicit dei fiori, con stami e ovari
posti su un disco pi o meno espanso, privi di
perianzio e provvisti di una brattea protettiva,
dovuta alla riduzione dellinvolucro fiorale,
piuttosto che alla conservazione di un carattere primitivo.
Molte specie presentano grande interesse
economico per la produzione di pasta cartaria, in artigianato e come piante forestali, ma
anche in giardinaggio, per la facilit di attecchimento e di coltivazione, nonch per la
propagazione vegetativa di ibridi.
Infiorescenze erette o pendule; fiori con
bratteola intera; gemme con una sola
squama involucrante; foglie lanceolate o
spatolate...........................................Salix
Infiorescenze pendenti; fiori con bratteola dentata o frastagliata; gemme con
molte squame involucranti; foglie larghe
o rotondate...................................Populus
SALIX L.
Alberi, arbusti e suffrutici, con rami flessibili, eretti, ricurvi o striscianti. Specie dioiche o raramente monoiche. Fiori disposti in
100
Salix purpurea.
101
Salix purpurea L. - Ramo con gemme, ramo con infiorescenze maschili, ramo con infiorescenze femminili x0,6;
infiorescenza femminile, foglia, infiorescenza maschile x1,2; stame x4 e x8; capsula x3.
Ecologia. una specie riparia moderatamente termofila che vegeta dal livello del
mare a 1.500-1.600 m di altitudine; predilige le esposizioni pi soleggiate e, come gran
parte delle specie di fiume, indifferente al
substrato. In Sardegna vive al di sotto dei
500-600 m lungo le rive dei corsi dacqua,
anche intermittenti, con letto ampio o fontanili perennemente umidi. Caratterizza la
classe Salicetea ed entra a far parte di diverse associazioni riparie (Salicetum purpureae, Salicetum albo-purpureae).
Grandi alberi. Gli alberi, persino quelli
di maggiori dimensioni di questa specie,
raramente superano i 10 metri di altezza,
anche nelle zone dove la vegetazione pi
integra e meglio conservata. Il fusto di rado
raggiunge i 40-50 cm di diametro.
Notizie selvicolturali. Il salice rosso si
103
Salix atrocinerea Brot. - Ramo con foglie, ramo con infiorescenze femminili, ramo con infiorescenze maschili, ramo
con gemme x0,6; fiori femminili, capsula, fiori maschili x6; ramo decorticato x1,2; foglia x0,6; particolare della pagina inferiore della foglia x6.
106
Salix pedicellata Desf. - Ramo con infiorescenze femminili, foglia, ramo con infiorescenze maschili, ramo con foglie
x0,6; ramo con gemme x1,2; fiori femminili, fiori maschili, capsula x7; particolare della pagina inferiore della foglia x7.
Salix fragilis L. - Ramo con infiorescenze femminili, ramo con gemme, foglie, ramo con fiori maschili x 0,6; fiori
femminili x 7 e x 4; fiori maschili x 7 e x 4; particolare di foglia x 2.
Salis alba L. - Ramo con foglie, ramo con infiorescenze femminili, ramo con infiorescenze maschili, ramo con gemme
x0,6; fiori femminili x3 e x6, fiori maschili x3 e x6; particolare di foglia x2,5.
Salix alba.
Populus nigra L. - Ramo con frutti, ramo con foglie, ramo con gemme, ramo con infiorescenze maschili x0,6 antera
x12; fiori maschili con bratteola x6.
meno marcati e margine irregolarmente dentato, bianco-tomentosa nella pagina inferiore, superiormente verde-scura, glabra o con
scarsi peli lanuginosi; picciuolo bianco
tomentoso di 2-8 cm. Infiorescenze di 2-4
amenti su corti e tozzi rami (brachiblasti) e
situate su piante diverse; i maschili cilindrici, pelosi, di 6-10 cm, con fiori provvisti di
6-10 stami rosso-vivi, con squame ad apice
eroso-dentato; i femminili cilindrici di 3-7
cm, con fiori muniti di ovario a stimma rosato. Cassula glabra. Semi minuti cotonosi.
2n=38.
Tipo biologico. Albero di media grandezza, caducifoglio. Mesofanerofita.
Fenologia. La fioritura inizia a febbraiomarzo, prima della comparsa delle foglie,
che perdurano sino a novembre. Fruttifica a
maggio-giugno.
Areale. Il pioppo bianco presenta un
areale che si estende nellEuropa centromeridionale, Asia occidentale e Nordafrica.
In Sardegna frequente anche se non abbondante in tutta lIsola.
Ecologia. una specie eliofila moderatamente termofila che vegeta preferibilmente
lungo i corsi dacqua, nei terreni alluvionali
freschi e profondi, nei pantani dei fontanili,
ma rifugge le acque stagnanti. Vive spesso
consociato a frassino ossifillo, ontano nero e
salici, con i quali entra in concorrenza nelle
zone riparie. In Sardegna vive soprattutto
nelle aree di pianura e collinari, ma si ritrova anche oltre i 1.000 metri di quota, per lo
pi di origine colturale. Il pioppo bianco
caratterizza la classe, lordine e lalleanza
delle associazioni riparie e igrofile (Populetum albae) diffuse sia lungo i corsi dacqua,
sia in aree umide per gran parte dellanno.
Grandi alberi. Gli alberi di maggiori
dimensioni di pioppo bianco conosciuti si
trovano presso la Cantoniera Santa Maria
di Sadali, con un esemplare alto oltre 30
metri e circonferenza maggiore di poco pi
di 4 metri, e nel cantiere forestale di Pauli
a Seui, di dimensioni del tronco ancora
maggiori, oltre 4,8 metri, entrambi in ottimo stato vegetativo nonostante si tratti di
piante di et inferiore a un secolo di vita.
Populus alba L. - Rami con foglie, ramo con gemme, ramo con infiorescenze femminili, ramo con infiorescenze
maschili, brattea di infiorescenza maschile x0,6; fiore femminile x5; fiore maschile con bratteola x6.
Notizie selvicolturali. Albero abbastanza longevo che vive fino a 200 anni. Lemissione di germogli dalle radici e dal
ceppo determina il costituirsi di piccole
colonie intorno alla pianta madre. Si formano in tal modo, a causa dellesclusiva
propagazione vegetativa, gruppi di piante o
solo maschili o solo femminili. Il pioppo
bianco si presta bene alla ceduazione.
Anche se la fertilit del seme discreta,
tuttavia, viene maggiormente sfruttata la
propagazione per talea e piantoni, data la
grande facilit di attecchimento. Viene
impiegato spesso in alberature stradali e
alcune variet, per il loro portamento maestoso, sono utilizzate come alberi ornamentali nei giardini e nei parchi.
Caratteristiche ed utilizzazioni del
legno. Il legno bianco-giallastro o rossastro. Le caratteristiche fisiche vengono
modificate dalle condizioni climatiche,
acquistando maggiore densit e durezza
nelle zone a clima temperato-caldo. Viene
utilizzato per la produzione di pasta cartaria,
per i fiammiferi, per lavori di tornio, per la
fabbricazione di parti del carro, di zoccoli, di
122
123
Populus canescens (Aiton) Sm. - Rami con foglie e frutti, infiorescenze maschili x0,57 fiore maschile con bratteola
x6.
Populus tremula L. - Rami con foglie, infiorescenza maschile e femminile x0,6; fiore femminile, fiore maschile x5.
ANGIOSPERMAE FAGALES
JUGLANDACEAE
Alberi o raramente arbusti, con foglie picciuolate, prive di stipole, caduche, alterne,
imparipennate. Fiori unisessuali, i femminili
sessili o subsessili solitari o in gruppi di 2-4
sui rami dannata e i maschili con 5-50 stami,
riuniti in amenti nascenti nei rami dellanno
precedente. Perianzio dei fiori maschili di 3-6
pezzi, ridotti a lobi di modeste dimensioni o
del tutto assenti, in quelli femminili calice di 4
pezzi avvolgenti un ovario mono-ovulare e
corolla assente; stimma bifido, carnoso, papilloso. Frutto: drupa, raramente samara, con due
cotiledoni cerebriformi. La famiglia delle
Juglandaceae presenta 7 generi e circa 60 specie distribuite nel Nordamerica e in Eurasia. Il
genere pi conosciuto in Europa, per i suoi
frutti e per il legname, il genere Juglans, ma
non minore importanza hanno i generi Carya
dellAmerica settentrionale [C. ovata (Miller)
Koch], che fornisce le noci di Hickory, e Pterocarya [P. fraxinifolia (Poiret) Spach], utilizzata per il legname e come pianta ornamentale del Caucaso. Famiglia di antica origine, ha
restituito legni fossili in molte aree, dove oggi
scomparsa allo stato spontaneo.
JUGLANS L.
Alberi o raramente arbusti di 3-50 m con
corteccia scura, lucida nei rami giovani, diritti, gemme scure con ghiandole e peli ghiandolosi pi o meno abbondanti; foglie imparipennate con foglioline in numero di 5-25 sessili o subsessili con fogliolina terminale sempre di maggiori dimensioni di quelle laterali,
lisce o scarsamente peloso-ghiandolose.
Amenti maschili solitari su rami dellanno
precedente con numerosi stami e fiori femminili solitari o in gruppi di 2-4 sui rami dannata. Frutto: drupa, indeiscente, con seme provvisto di circonvoluzioni, ruguloso o liscio, di
sapore dolce. Possiede 21 specie distribuite
nel Nord, Centro e Sudamerica e nellEurasia.
Il genere Juglans ha grande importanza sia
per i frutti, sia per il legnane che fornisce, particolarmente J. regia, oggi coltivata in tutto il
mondo e J. nigra L., del Nordamerica, utilizzata soprattutto per il legname.
Juglans regia L., Sp. Pl.: 997 (1753)
Regione della prima descrizione: non definita.
Nomi italiani: Noce.
Nomi sardi: Nozi, Nuche, Nuxe, Nuxi,
Nuxedda.
Nomi stranieri: Ingl., Walnut; Fr., Noyer;
Ted., Nussbaum; Sp., Nogal.
Albero con portamento maestoso a chioma
globosa, espansa, alto sino a 25, con rami
provvisti di corteccia grigio-biancastra, fessurata nelle branche e nel tronco principale.
Rami giovani lisci violaceo-scuri, lucidi con
lenticelle sparse. Foglie di 20-50 cm, composte con picciuolo lungo e robusto, peloso
ghiandoloso, imparipennate, con 3-9 foglioline ovate, di cui la terminale sempre di dimensioni maggiori, lunghe 10-12 cm e larghe 4-8
cm, lisce con nervature marcate nella pagina
inferiore; nella fase giovanile rossicce con
minute ghiandole sessili nella pagina inferiore
e peli semplici. Fiori maschili in infiorescenze
amentifere, erette nella fase giovanile poi
allungate e pendule, verdastri; fiori femminili,
sessili, isolati o in gruppi di 2-3 posti allapice
dei rami; brattee delle infiorescenze munite di
piccole ghiandole sessili o stipitate di 0,1-0,2
mm; ovario a botticella lungo 2,5-3 mm con
brattee calicine ovali di 2-2,5 mm verdicce,
larghe 1 mm e corona apicale a margine rossiccio; stimma laminare sfrangiato a margine
eroso-increspato. Frutto drupa ovato-globosa,
con epicarpo carnoso staccantesi a maturit ed
endocarpo legnoso contenente un solo seme
(gheriglio) diviso in due parti simmetriche con
circonvoluzioni caratteristiche. 2n=32.
Tipo biologico. Albero caducifoglio di
grandi dimensioni a foglie caduche. Mesofanerofita.
129
Juglans regia L. Ramo con germogli x0,8; foglia x0,5; rametto con infiorescenze maschili x0,8; fiore maschile x10;
fiore femminile e bratea x10; peli ghiandolosi dellovario molto ingranditi; frutto con mallo e senza mallo x0,8.
Fenologia. Fiorisce contemporaneamente allemissione delle foglie, in modo scalare secondo landamento stagionale, dalle
131
della Penisola Balcanica, Caucaso, Asia occidentale. Per il pregio dei suoi frutti stato
coltivato da antichissima data in tutta Europa
ed oggi in tutto il mondo. In Sardegna sicuramente spontaneo negli sciuscius del Gennargentu, particolarmente a Ortu e is Aragnos in territorio di Desulo, con alberi sparsi
sul caos di massi porfidici, da dove provengono anche i campioni utilizzati per la
descrizione e liconografia. Altrove considerato coltivato. La sua presenza comune
nellarea del Gennargentu, Montiferru, Gallura, mentre altrove del tutto sporadico.
NellIsola, i reperti paleobotanici attribuiti al
periodo Pliocenico (Bertoldi, 1969) ne attestano lesistenza in tempi remoti, anche se
non sono da escludere una estinzione e una
successiva reintroduzione in tempi storici.
Ecologia. Il noce una specie eliofila che
predilige le zone silicee collinari e montane,
sino a 1.000-1.500 m di quota, con clima fresco ma non rigido ed elevata piovosit. Negli
ambienti mediterranei limitato alle aree dei
fondovalle con suoli fertili e profondi, lungo i
corsi dacqua, nei fontanili e presso gli orti,
dove viene coltivato con varie razze locali.
Grandi alberi. Il noce di maggiori dimensioni oggi conosciuto nellIsola si trova in territorio di Belv e presenta una chioma che
copre oltre 700 mq, trattandosi con tutta probabilit della maggiore superficie coperta da
un albero autoctono. Altri alberi di grandi
dimensioni si trovano sparsi un po ovunque.
Caratteristiche ed utilizzazioni del
legno. Il legno del noce duro e resistente
ma di facile lavorabilit. Presenta alburno di
colore biancastro e duramen bruno-grigiastro, a grana fine, diritta o leggermente
ondulata, con venature pi scure e nei tronchi annosi con marezzature, specie nelle
parti basali e anche nelle radici. Per questa
caratteristica era molto ricercato per impiallacciature. Si essicca bene senza fessurarsi o
torcersi ed stabile nel tempo senza perdere
le sue caratteristiche. Viene utilizzato per
mobili di pregio in massello, sedie, cassapanche, lavori di intarsio e tornitura.
Notizie selvicolturali. Il noce, in condizioni favorevoli, una pianta ad accresci132
ANGIOSPERMAE FAGALES
BETULACEAE
Alberi o arbusti a foglie caduche. Fiori
unisessuali, maschili e femminili sulla
stessa pianta (monoiche) e con antesi antecedente lemissione delle foglie. Fiori
maschili riuniti in infiorescenze pendule, i
femminili riuniti in piccoli coni eretti persistenti. Frutti secchi spesso con semi alati.
La famiglia delle Betulaceae comprende
circa 70 specie, suddivise nei due generi
Betula e Alnus e diffuse in tutte le regioni
temperate dellEmisfero settentrionale.
Alcune specie sono presenti nelle regioni
montane meridionali delle Ande e in Argentina. Si ritiene che le Betulaceae siano comparse dopo il periodo Cretaceo e che le specie attuali abbiano raggiunto un notevole
grado di evoluzione. Hanno un alto interesse silvo-colturale ed economico sia per le
formazioni forestali, sia per i prodotti che
se ne ricavano. In Sardegna presente solamente il genere Alnus, mentre del genere
Betula, pur diffuso nella vicina Corsica,
non si conoscono nemmeno reperti fossili.
ALNUS MILLER
Alberi o arbusti con foglie caduche,
alterne, semplici, dentate, crenulate. Fiori
maschili, con involucro ridotto e con quattro stami, riuniti in gruppi di tre su un asse
allungato, pendulo (amento). Fiori femminili, con involucro poco evidente e con
ovario a due logge, riuniti a gruppi di due
su un asse eretto a formare uninfiorescenza conica simile ad una piccola pigna (strobilo). I due fiori femminili sono protetti da
una squama persistente che lignifica nellinfruttescenza matura. Frutti compressi,
alati: samare.
Il genere comprende circa 30 specie diffuse in Europa, Africa settentrionale, Asia
e regioni temperate dellAmerica. Vivono
nelle zone fresche ed umide e sulle sponde
dei corsi dacqua.
Alnus glutinosa (L.) Gaertner. - Ramo con infiorescenze maschili e femminili x0,5; fiori maschili x 5, infiorescenze femminili, infiorescenze femminili in sezione x 2; fiore femminile x 5; semi x 10; ramo con infiorescenze femminili x 0,5; ramo con foglie x 0,5.
ANGIOSPERMAE FAGALES
CORYLACEAE
Alberi ed arbusti a foglie caduche. Fiori
unisessuali riuniti sulla stessa pianta (dioica); i maschili in infiorescenze pendenti, i
femminili in spighette erette. Frutto: secco,
nucula o noce o con involucro membranoso.
La famiglia delle Corylaceae comprende 4 generi con circa 50 specie, diffuse
nelle regioni dellEmisfero settentrionale.
Gemme ovoidali; foglie ovato-rotondate, acuminate; frutti rotondi, di 1,5-2 cm
con un involucro lignificato e riuniti in
gruppi di1-4.............................Corylus
Gemme allungate-fusiformi; foglie
ovato-lanceolate; frutti acheni di 4-5
mm, circondati da un involucro vescicoloso, ovoideo-acuminato, compresso,
riuniti in spighe pendule................Ostrya
CORYLUS L.
Alberi e arbusti con gemme ovoidali,
foglie rotonde od ovato-rotondate, ad apice
acuto, seghettate. Pianta con fioritura precoce.
Fiori maschili piccoli, protetti da due bratteole e riuniti in infiorescenze pendule molto
allungate. Fiori femminili in gruppi allascella
di una brattea. Stimmi rosso-violacei. Frutto
rotondeggiante, noce, circondato da un involucro fogliaceo irregolarmente frastagliato.
Il genere Corylus comprende 15 specie
diffuse nelle regioni temperate dellEmisfero settentrionale e oltre al nocciolo comune
vi appartengono C. colurna L. e C. maxima
Miller, coltivate per la produzione di frutti
ugualmente pregiati. Il nome Corylus deriva
dal greco corys = casco, per la particolare
forma dellinvolucro che circonda il frutto.
Corylus avellana L., Sp. Pl. 2: 998 (1753)
Regione della prima descrizione: Habitat
in Europae sepibus.
Corylus avellana L. - Ramo con fiori femminili x 1,2; ramo con infiorescenze maschili e fiori femminili, ramo con
foglie e con frutti non maturi, frutti maturi x 0,6; fiore femminile x 2,4; fiore maschile x 4,8.
141
Ostrya carpinifolia Scop. - Ramo con infruttescenze, ramo con infiorescenze maschili foglia x 0,6; frutto, seme x 1,2;
fiore femminile x 2,4; particolare foglia x 2; fiori maschili x 6; germoglio femminile con squame x 3.
denti nella pagina inferiore; pagina superiore con peli radi. Fiori unisessuali: i maschili
in amenti di 4-8 cm, penduli e riuniti in
gruppi di 2-5 che si formano alla sommit
dei rami dannata prima della caduta delle
foglie; i femminili in amenti di 3-4 cm, pi o
meno eretti, con brattee imbriciate, ovario
peloso con due stimmi filiformi uniti alla
base. Le brattee dellovario si sviluppano
saldandosi tra di loro per i margini a formare una vescicola, piatta, membranacea con
un breve mucrone pelosetto allapice e setolosa soprattutto alla base. Achenio di 4-5
mm, ovoideo-acuto, leggermente compresso, apicolato, liscio, grigiastro, lucido.
2n=16.
Tipo biologico. Albero di medie dimensioni, a foglie caduche. Microfanerofita,
mesofanerofita.
Fenologia. I fiori maschili compaiono a
settembre-ottobre; i femminili ad aprile144
maggio assieme alle foglie nei rami giovani. Fruttifica nel primo autunno.
Areale. Il carpino nero diffuso nelle
zone litoranee della Provenza, nelle zone
montane della Corsica e della penisola italiana, Carso Triestino, Penisola Balcanica, Asia
Minore e Caucaso. In Sardegna la sua presenza comune nelle zone montane del Centro. In localit Uatzo di Tonara, a Montarbu
di Seui e nel Sarcidano (Laconi, Seulo, Perdasdefogu, Villanovatulo) si trovano le formazioni pi estese. Stazioni isolate sono
presenti alle pendici di Monte Gonare e alle
falesie a mare della costa di Baunei.
Ecologia. una specie eliofila, termofila,
montana, che predilige il substrato calcareo
nelle stazioni ben esposte e vegeta di preferenza nei canaloni e nei terreni freschi e profondi, subendo probabilmente la forte concorrenza del leccio e degli elementi della
macchia. Il carpino nero, che nelle aree continentali considerato una specie di ambienti semi-aridi o aridi, in Sardegna si presenta
come una mesofita strettamente legata ai
substrati umidi. Laddove sembrano prevalere i terreni aridi, nella costa dei calcari orientali di Baunei si sviluppa lungo linee preferenziali, sugli accumuli ghiaiosi di versante
incoerenti o debolmente cementati, delle
sovrastanti falesie, dove si hanno acque di
percolazione o di affioramento di falda. Un
fenomeno analogo visibile anche alla base
delle falesie di Montarbu di Seui, dove il
carpino nero si accompagna a specie decisamente mesofile quali tasso e agrifoglio sul
basamento scistoso nellarea di discontinuit con coltre calcarea. Il carpino nero entra a
far parte dellassociazione Ostryo-Quercetum ilicis ma le formazioni della Sardegna
sono abbastanza diverse da quelle dellItalia
continentale, presentandosi nella fascia pi
mesofila della lecceta, e quasi sempre in
posizione subordinata al leccio.
Grandi alberi. Il carpino nero ha una
notevole crescita in altezza, mentre di
dimensioni modeste il tronco. La stazione con gli alberi pi alti, sino a 25 m si
trova in localit Sa Nadadorgia, sotto la
montagna di Cumina Trinta nel parco natu-
Bosco con dominanza di Ostrya carpinifolia sui calcari del Montarbu di Seui.
145
ANGIOSPERMAE FAGALES
FAGACEAE
Alberi, raramente arbusti, con foglie
persistenti o caduche. Fiori con involucro
piccolo, semplice, verde o giallastro, unisessuali, maschili e femminili, sulla stessa
pianta (monoica); i maschili in infiorescenze allungate pendule in Quercus, erette in
Castanea; fiori femminili solitari o pi o
meno numerosi in spiga eretta. Stami in
numero eguale o doppio di quello dei segmenti dellinvolucro, ma anche variabile
nella stessa infiorescenza. Ovario con tre o
sei stili. Frutto: achenio, parzialmente o
totalmente coperto da un involucro originato dalla proliferazione del ricettacolo.
La famiglia delle Fagaceae suddivisa
in 3 sottofamiglie: le Fagoideae, con i
generi Fagus e Nothofagus, le Quercoideae con i generi Quercus e Trigonobalanus, le Castanoideae, con i generi Castanea, Chrysolepsis, Lithocarpus, Pasania
Castanopsis. Le oltre 600 specie, diffuse
per la maggior parte nellEmisfero settentrionale e rare nellemisfero australe,
appartengono soprattutto al genere Quercus. Mancano nellAfrica sahariana e subsahariana, in gran parte dellAmerica Latina e in Australia. Le Fagaceae, i cui reperti fossili risalenti al periodo Cretaceo sono
stati trovati anche in Groenlandia ed in
Antartide, sono chiamate anche Cupuliferae per la presenza di una formazione,
detta cupola, costituita da squame e disposta attorno al frutto. Nel castagno la cupola, provvista di numerosi aculei, avvolge
completamente i frutti e si apre solo a
maturit; nel faggio la cupola, ugualmente
aculeata, aperta allapice, mentre nelle
querce avvolge parzialmente, da un quinto
a poco pi della met, la ghianda ed
costituita da squame coriacee.
Fiori maschili in infiorescenze amentiformi erette; frutti per lo pi tre, racchiusi completamente dalla cupola.............................................Castanea
146
Castanea sativa Miller. - Ramo con frutto, seme, infiorescenze maschili x0,5, fiore femminile x2; stimma x2,5; fiori
maschili x2; stame x5.
opportunamente trattato, era quello preferito per la costruzione delle tipiche cassapanche sarde, di tavoli, armadi, letti, culle
(brossolu), utensili della cucina come
madie (laccos), supporto per i setacci
(sedatthatiola pro sos sethathos), mattarelli
per stendere la sfoglia del pane (canneddos), mestoli e taglieri (turuddas e tazzeris),
sedie e sgabelli (cradeas e mesicheddos),
graticci (cannithas) per affumicare e stagionare salsicce e formaggi. Il telaio, che nel
passato aveva un posto molto rilevante in
tutti i paesi, era spesso fatto di castagno,
cos come rocchi (rucca), conocchie, fusi e
spole che ne completavano linsieme. Per la
campagna, il legno di castagno era ugualmente apprezzato, grazie alla sua resistenza
e durata, per varie parti del carro a buoi, per
la costruzione di selle, attrezzi per laia,
come pale (palas), forconi e tridenti (urcones e trivuthos), contenitori per il grano,
stampi per il formaggio e la ricotta
(pischeddas), pali di sostegno per le viti,
botti e botticelle (cuppas e varileddas) per
il vino. I pali di castagno erano utilizzati per
la vigna e anche in mitilicoltura, a Olbia.
Inoltre, grande rilievo aveva il legno per
intagliare le maschere del carnevale con
caratteristiche figure animalesche (boes,
merdles) o diaboliche (bundos), comuni
in molte parti dellIsola.
Nella medicina tradizionale, le sostanze
tanniche contenute nella corteccia, nei
rami e nelle foglie trovavano ragione del
loro uso come astringente, contro la tosse e
nelle irritazioni bronchiali. La corteccia ed
il legname non buono per falegnameria,
perch cipollato o rovinato allinterno del
tronco, sono ancora utilizzati per la concia
delle pelli. A Ognissanti e nella giornata
dei morti, le castagne, in molti paesi della
Sardegna, sono donate ai ragazzi che la
notte vanno di casa in casa, con una zucca
svuotata, intagliata a immagine umana e
rischiarata da una candela accesa al suo
interno (sanimedda), chiedendo doni in
nome delle anime. Antica tradizione banalizzata, in parte, dallintrusione dellanglossassone festa di Halloween.
Note tassonomiche, sistematiche e biodiversit. Il castagno fu descritto da Linneo, nel 1753, come Fagus castanea, ma il
riconoscimento della sua appartenenza ad
un genere diverso da quello del faggio si
deve a Miller, nel 1768. Linquadramento
in un genere a s stante, individuato in
modo chiaro e inequivocabile, fu condiviso
anche da altri Autori, come Lamarck e
Gaertner, che lo descrissero indipendentemente. Il castagno ben differenziato dalle
specie pi affini Castanea crenata Sieb. et
Zucc., del Giappone, introdotta in Europa
come porta-innesto per la sua resistenza al
mal dellinchiostro, e Castanea dentata
Borkh., del Nordamerica. Sono invece
molto numerose (oltre 300 nella sola Italia)
le cultivar, selezionate per gli scopi pi
vari (farine, dolci, marmellate, frutto fresco o secco) nellalimentazione umana, ma
anche per lalimentazione del bestiame e
per le caratteristiche tecnologiche del
legno.
QUERCUS L.
Alberi, raramente arbusti, con foglie
caduche o persistenti, intere o lobate a
margine dentato, sinuato. Fiori maschili,
con involucro diviso in 4-7 lobi, con 4-12
stami, riuniti in infiorescenze pendule.
Fiori femminili, solitari o riuniti in corte
spighe. Gemme ovoidali, arrotondate,
angolose, acute, con squame imbricate.
Cupola di forma variabile, coriacea, ricoperta da squame appressate, ricurve o
arcuate, ricoprente la ghianda per un quarto sino a met. Ghiande con maturazione
nello stesso anno della fioritura, o nellanno seguente. Impollinazione anemofila,
talvolta entomofila.
Al genere Quercus appartengono da 200
a 600 specie diverse, distribuite nelle
regioni temperate, subtropicali e tropicali
dellEmisfero settentrionale. La presenza
del fenomeno dellintrogressione determina una notevole difficolt nel riconoscimento delle specie e questo anche uno
Autori
Entit
Specie sempreverdi
Autori vari
Autori vari
Camarda, 2003; Arrigoni, 2006
Mossa et all, 1998, Paffetti et al. 2002
Quercus
Quercus
Quercus
Quercus
Specie caducifoglie
Moris, 1858-59
Fiori, 1923-27
Schwartz, 1964
Pignatti, 1982
Arrigoni, 2006
152
ilex L.
suber L.
coccifera L.
calliprinos Webb
Chiave analitica
1 Foglie caduche, sinuato-lobate............2
Foglie persistenti coriacee mai sinuatolobate..................................................3
2 Foglie sempre pelose nella pagina inferiore; rami eretti, ascendenti................
..........................................Q. pubescens
Foglie pelose o glabrescenti nella pagina inferiore; rami ricurvi, talora penduli e toccanti il suolo............Q. congesta
3 Foglie ovali, rotondeggianti, coriacee e
rigide, glabre nelle due pagine, spinulose; rami giovani glabri o con peli pi o
meno abbondanti................Q. coccifera
Foglie ovali o ellittico-lanceolate pi o
meno pelose nella pagina inferiore......4
4 Foglie coriacee, ovali, oblunghe o lanceolate, dentato-spinulose o intere, glabre o un po pelose nella pagina inferiore; rami giovani ricoperti da densa
peluria bianca; corteccia liscia o debolmente screpolata.........................Q. ilex
Foglie coriacee ovali o ovali-lanceolate, mucronulate e dentato-spinulose,
tomentose nella pagina inferiore; rami
giovani con peluria scarsa; corteccia
spessa, suberosa, fortemente screpolata, grigia..................................Q. suber
Variabilit delle ghiande di Quercus pubescens nellambito di un esemplare o di pi esemplari di una stessa popolazione.
154
155
Quercus pubescens Willd. - Ramo con ghiande, rami con gemme; pagina inferiore della foglia x 0,6; gemme x 3;
squame delle gemme x 6.
Quercus congesta C. - Presl. Ramo con ghiande, rami con gemme, ramo con fiori maschili, pagina inferiore delle
foglie x0,6; particolare dei fiori maschili x3; stami x6; fiori femminili x3,5.
Variabilit di foglie e ghiande di Quercus congesta in esemplari diversi di una stessa popolazione.
161
Esemplare in habitus invernale di Quercus congesta con la tipica ramificazione contorta e serpeggiante.
162
costanza con forme globose e rami contorti con internodi molto brevi nelle zone
basse, mentre nelle zone elevate la forma
tende ad essere assurgente con chioma
ovata o obovata a rami diritti, eretti o eretto-ascendenti
La fioritura si dispiega in modo scalare,
talora a partire da dicembre, a livello del
mare, sino alla fine di giugno nelle quote
pi alte. Si hanno in tal modo sei mesi di
tempo di fioritura che consentono una continuit di flusso genico fra le diverse popolazioni.
Mossa, Bacchetta e Brullo (1998; 1999)
hanno dato importanza alla corteccia e al
tipo di fessurazione, allo spessore ed al
colore della stessa. Pur tuttavia, anche questo carattere variabilissimo non solo nellambito di una stessa popolazione, ma
anche in uno stesso individuo a seconda
della posizione dei rami e nello stesso tratto di tronco in relazione a fenomeni di torsione.
Questi autori escludono Q. pubescens
Willd. dalla flora dellIsola e indicano tra
le specie presenti Q. congesta C. Presl, Q.
virgiliana (Ten.) Ten., Q. amplifolia Guss.,
Q. dalechampii Ten., nonch una nuova
specie denominata Q. ichnusae. Oltre a
queste entit sono indicati diversi ibridi
che convivono con le specie parentali.
Arrigoni (2006) contesta questo inquadramento, in particolare per quanto riguarda
linesistenza dellisolamento genetico.
Nello stesso lavoro di Mossa et al.
(1998) riguardo alla distribuzione di Q.
congesta si esclude la presenza nelle aree
pi calde e costiere, giustificando ci con
una supposta vicarianza di Quercus calliprinos Webb, maggiormente termofila e
pi resistente al clima caldo-arido. In realt, la quercia spinosa limitata sostanzialmente alla sola zona costiera della Sardegna sud-occidentale, dove sono ugualmente presenti querce caducifoglie, attribuibili
a Quercus congesta, entit termofila degli
ambienti caldo-aridi,
Boschi importanti di querce caducifoglie
di incerta attribuzione esistono sui calcari
le popolazioni della Sardegna come una grande entit di antica origine, verosimilmente di
natura ibridogena, come tutte le querce caratterizzata da fenomeni di introgressione, che
costituiscono un complesso estremamente
variabile. Al momento, pertanto, in mancanza
di uno studio che correli in modo convincente i caratteri morfologici diagnostici con le
caratteristiche genetiche, si ritiene opportuno
considerare come presenti nellIsola al rango
di specie solamente Quercus pubescens
Willd. e Quercus congesta C. Presl, riconoscibili per portamento e dislocazione geografica, alle quali potranno essere associate sottospecie, variet, forme o ecotipi, sulla base
di indagini dettagliate di diversa natura.
Quercus coccifera L., Sp. Pl. 2: 995
(1753)
Sin.: Quercus calliprinos Webb., Iter
Hisp., 35 (1834)
Quercus pseudo-coccifera Desf., Fl.
Atl., 2:349 (1799)
Quercus coccifera L. var. calliprinos
(Webb) Fiori, Fl. An. Ital., 1: 270 (1898)
Quercus coccifera L. ssp. calliprinos
(Webb) Holmboe, Bergens Mus. Skr., ser.
2:1(2): 61 (1914).
Regione della prima descrizione: Habitat
in G. Narbonensis, Hispania.
Nomi italiani: Quercia spinosa.
Nomi sardi: Arroi (Capoterra); Landiri
marru (Fluminimaggiore); Landiri de
arroi, Orri, Roi.
Nomi stranieri: Fr., Chne kermes, Chne
cochenile; Ted., Kermes-Eiche, StechEiche; Sp., Coscoja, Matarubia, Carrasca, Garric.
Arbusto, alto 1-2 m, raramente albero di
4-8 m o pi, con fusto tortuoso e rami intricati flessibili con chioma densa e compatta. Corteccia liscia, poco fessurata o solo
leggermente solcata. Rami giovani glabri,
glabrescenti o debolmente pelosi. Foglie
166
Qucrcus coccifera L. - Ramo con frutti, infiorescenza, foglie, frutto x0,64; fiore maschile, fiore femminile x4.
169
cado, Ittiri, Oschiri, Ozieri, Padria, Sassari, Logud.); Elihe (Oliena, Orgosolo); Eligi (Seneghe); Erigi (Milis); Igili
(Meana); Igivi (Mandas); Ilihe (Urzulei); Ilixi (Burcei, Laconi, Villasalto);
Irixi (Quartu); Ivixi (Villacidro).
Nomi stranieri: Ingl., Evergreen oak, Holm
oak; Fr., Chne vert; Ted., Stein-Eiche;
Sp., Encina, Alsina, Carrasca, Chaparro.
Albero alto sino a 25-30 metri, con
tronco che pu raggiungere oltre i 2 metri
di diametro. Chioma densa, espansa, ovale,
di colore verde-scuro. Corteccia liscia, grigia negli esemplari giovani; scura, poco
screpolata e divisa in scaglie quadrangolari negli esemplari adulti e nei tronchi vecchi. Rami del primo e del secondo anno
det con peluria densa, bianco-grigiastra.
Gemme arrotondate allapice. Foglie persistenti, di dimensioni (lunghe sino a 10-12 e
larghe 2-5 cm) e forma molto variabili, da
ovale a ovale-lanceolata, coriacee, con
breve picciuolo; pagina superiore di colore
verde-scuro; quella inferiore verde pi
chiara, glabra o ricoperta da peluria. Margine intero o dentato-spinuloso, particolarmente nelle piante brucate dagli animali
domestici. Fiori maschili e femminili sulla
stessa pianta (monoica): i maschili piccoli,
urceolati, pubescenti, riuniti in infiorescenze pendule, dette gattini o amenti; i
femminili piccoli con involucro corto,
peloso e con stimmi ricurvi, riuniti in
infiorescenze erette a spiga. Cupola conica, campanulata o slargata, ricoprente da
un quarto a oltre la met del frutto; squame
tomentose, piccole, a base triangolare,
embriciate, appressate e decrescenti verso
lalto. Ghianda lunga 1,2-3 cm, per lo pi
ellissoidale, arrotondata o tronca allapice.
Tipo biologico. Pianta arborea, robusta,
longeva, sempreverde. Pu presentarsi
anche come piccolo albero o in forma
arbustiva. Mesofanerofita.
Fenologia. Fiorisce in aprile-maggio e
matura i frutti a ottobre-novembre dello
stesso anno della fioritura. La fruttificazio-
Quercus ilex L. - Ramo con ghiande, rametto con infiorescenze, foglie, ghiande x 0,6; fiore maschile, fiore femminile x 5.
Variabilit di foglie e ghiande di Quercus ilex in esemplari diversi di una stessa popolazione.
174
175
Quercus suber L. - Ramo con infiorescenze x0,7, foglia, ghiande x0,7; fiore maschile, fiore femminile x10; pelo stellato molto ingrandito.
Iberica, Francia, soprattutto in Corsica, Italia, Africa settentrionale, dalle coste atlantiche del Marocco alla Tunisia. In Italia si
ritrova principalmente in Sardegna e Sicilia e localmente sulle coste tirreniche, dalla
Liguria, dove molto rara, alla Toscana, al
Lazio sino alla Calabria. Mentre nel versante adriatico presente una sua stazione
in Puglia. Pi in particolare diffusa fra i
32 (Marocco) ed i 44 (Francia) di latitudine Nord ed il 9 meridiano Ovest (Portogallo) e il 17 meridiano Est (Calabria). I
nuclei presenti in Puglia, nel Salento, e
nelle coste della Penisola Balcanica, pro180
derare unopinione diffusa che sia una specie prettamente xerofila. In effetti risente
della siccit molto pi del leccio e, in Sardegna, costituisce i migliori boschi, soprattutto nelle aree interne con una maggiore
piovosit rispetto alla media regionale. Gi
De Philippis (1935), per le condizioni ottimali della quercia da sughero, riporta come
piovosit minima 500 mm, riferendosi ad
aree del Marocco con elevata umidit
atmosferica e con temperature non troppo
elevate, mitigate dallinfluenza dellOceano Atlantico; anche nelle zone di maggiore
diffusione in Sardegna, mediamente la piovosit intorno a 800-1.000 mm.
Nelle diverse regioni raggiunge limiti
altitudinali in funzione delle condizioni
climatiche e dellesposizione, comunque
da rimarcare che nelle quote maggiori preferisce i versanti caldi. Si diffonde dal
livello del mare fino a 1.300 m in Algeria,
in Marocco fino ai 2.000 m, e nel piano
subumido del Medio e Grande Atlante,
eccezionalmente, arriva a quota 2.400 m.
In Italia la quota massima segnalata per
la Sicilia (1.200 m), mentre in Sardegna il
limite altitudinale raggiunto come formazione boschiva intorno ai 950 m.
I limiti termici accreditati sono 13-14C
come temperatura media annua, 4-5C
come temperatura media del mese pi freddo e come minima media 7-8C. Sono
senza dubbio le basse temperature a limitarne lo sviluppo alle quote pi elevate. La
sughera quindi una specie mediterraneoatlantica, che rifugge sia le temperature
elevate, sia i microclimi a temperatura pi
rigida.
La diffusione della sughera spesso
condizionata dalle esigenze pedologiche,
in quanto una pianta tipicamente ossifila
che predilige i terreni acidi, sciolti, originati da substrati granitici, scistosi e rifugge
da quelli calcarei, compatti, a reazione
basica. In Marocco la si ritrova su sabbia e
su terreni derivati da rocce cristalline. In
Algeria e Tunisia su suoli derivati da micascisti, graniti, rocce eruttive e alluvionali
del Quaternario. Nella Penisola Iberica,
2
1
4
3
6
7
Forme di sughera censite in Sardegna (I) - 1. Quercus suber L. ssp. eu-suber Camus f. poliisosquama Vals. - 2. Quercus suber L. ssp. eu-suber Camus f. kraspedata Vals. - 3. Quercus suber L. ssp. eu-suber Camus f. genuina Coutinho
- 4. Quercus suber L. ssp. eu-suber Camus f. dolichocaroa Camus - 5. Quercus suber L. ssp. eu-suber Camus f. fusicarpa Vals. - 6. Quercus suber L. ssp. eu-suber Camus f. subcrinita Coutinho - 7. Quercus suber L. ssp. eu-suber
Camus f. crinita Guss (Da Valsecchi, 1957).
182
8
9
11
12
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13
14
Forme di sughera censite in Sardegna (II) - 8. Quercus suber L. ssp. eu-suber Camus f. microcarpa Batt. et Trab - 9. Quercus suber L. ssp. eu-suber Camus f. macrocarpa Willk. et Lange - 10. Quercus suber L. ssp. eu-suber Camus f. brevisquama Batt. et Trab - 11. Quercus suber L. ssp. eu-suber Camus f. radisquama mihi - 12. Quercus suber L. ssp. eu-suber Camus
f. brevicupulata Batt. et Trab - 13. Quercus suber L. ssp. eu-suber Camus f. longicalyx Camus - 14. Quercus suber L. ssp.
eu-suber Camus f. suboccultata Coutinho (Da Valsecchi, 1967).
183
zione nella scelta del governo e del trattamento dei boschi di sughera, dato che vi
sono notevoli differenze tra il governo
ceduo e quello a fustaia e tra la forma
coetanea o disetanea.
La selvicoltura tuttoggi propone le due
forme di governo, a fustaia e a ceduo, ma per
la sughericoltura il cui prodotto principale
il sughero il ceduo non pu essere utilizzato,
dato che si presuppongono cicli pi brevi che
mal si adattano alla quercia da sughero, che
non ha come prodotto principale il legno.
Il governo a ceduo predispone piante
pollonifere che producono sugherone o
legna da ardere e viene effettuato in zone
con suoli degradati o con clima poco idoneo allalto fusto. Il miglior modo di
governo , quindi, quello ad alto fusto, che
permette una produzione di sughero di
buona qualit, raccolta di ghiande per lallevamento del bestiame e, in particolare,
una rinnovazione naturale. Sono proprio le
fustaie coetanee che maggiormente si possono riscontrare nelle sugherete esistenti.
La fase iniziale della sughereta pura
coetanea deriva da impianto, per semina o
piantagione, oppure dalla rinnovazione di
una sughereta precedentemente ottenuta per
polloni o per rinnovazione da seme tramite
lapplicazione di tagli successivi uniformi.
Limpianto richiede terreno lavorato
andantemente o a strisce e la semina diretta sarebbe preferibile per il regolare sviluppo dellapparato radicale e perch d luogo
a strutture dense in cui gli sfolli successivi
possono selezionare piante con fusto diritto e poco ramificato.
Quasi tutti i boschi esistenti in Sardegna
derivano, da tagli effettuati a seguito del
passaggio di incendi che obbligano ad
interventi di ceduazione o tramarratura. In
conseguenza di ci le sugherete sono, spesso, dei cedui invecchiati pur con inserite
piante da rigenerazione naturale.
La frequente combinazione col pascolo
e linterazione con gli incendi danno luogo
a molte situazioni fisionomiche della
sughereta da bosco disetaneo vero proprio
a pascolo alberato.
sughera. Frutto ovoideo. Cupola circondante da un terzo alla met il frutto, con
squame inferiori corte e squame superiori
allungate ottuse allapice.
Note. Quercus morisii Borz, ibrido fra
il leccio e la sughera, in Sardegna nota
come elighe-suerinu, ilihe-suerina o ilixisuergiu. La corteccia di questa pianta si
avvicina a quella della sughera per la screpolatura, ma se ne discosta decisamente
per lo spessore molto limitato del sughero
e per le sue caratteristiche: legnoso, rigido
e poco poroso. Le foglie sono simili a quelle del leccio, coriacee, allungate, di colore
verde-intenso o glauco come nella sughera.
La cupola di forma emisferica presenta
squame superiori allungate, ottuse, e squa-
187
Quercus morisii Borz - Ramo con ghiande, cupola e rametto con infiorescenza femminile x0,7.
Quercus morisii con la caratteristica screpolatura della corteccia intermedia tra quella del leccio e della sughera.
189
190
ANGIOSPERMAE URTICALES
ULMACEAE
Alberi o arbusti caducifogli con foglie
spesso a bande asimmetriche rispetto alla
nervatura centrale. Piante con fiori ermafroditi o unisessuali, o presenti contemporaneamente sullo stesso individuo (poligame), riuniti in infiorescenze poco vistose.
Fioritura prima dellemissione delle foglie,
contemporanea o tardiva. Impollinazione
anemofila. Frutto: drupa o samara. La
famiglia delle Ulmaceae, suddivisa in sottofamiglie, Ulmoideae e Celtoideae (questultima da alcuni considerata anche al
rango di famiglia), comprende 16 generi
con circa 150 specie, diffuse nelle regioni
temperate, tropicali e nella fascia saheliana.
Fioritura antecedente lemissione delle
foglie; corteccia rugosa; frutto samara................................................Ulmus
Fioritura contemporanea allemissione
delle foglie; corteccia liscia; frutto
drupa...........................................Celtis
ULMUS L.
Piante arboree. Fiori ermafroditi, sessili
o con breve pedicello. Calice campanulato
e lobato. Stami uguali al numero dei lobi;
ovario supero. Impollinazione e disseminazione anemofila. Il genere Ulmus, il pi
vasto della famiglia, comprende circa 30
specie diffuse nelle regioni temperate o
temperato-fredde dellEuropa, dellAsia e
del Nordamerica. Resti fossili sono stati
ritrovati nel Miocene inferiore.
Ulmus minor Miller, Gard. Dict., ed. 8: 6
(1768)
Sin.: Ulmus campestris Auct. non L.,
Ulmus carpinifolia Borkh., Rhein. Mag.
i. 498 (1793).
Ulmus minor Miller - Rami con fiori, rami con foglie, rami con frutti x 0,5; frutto x 1.
193
nervatura mediana; margine serrato a dentelli cuspidato-acuminati; lamina superiormente scabra, verde-scura; inferiormente
con 3-4 nervature pi marcate, pubescente,
verde-chiara; picciuolo di 8-15 mm. Fiori
unisessuali ed ermafroditi sui nuovi rametti: i maschili con calice di 4-5 divisioni per
3-4 mm, con margine peloso-ghiandoloso,
includenti le antere giallo-verdastre; gli
ermafroditi con ovario glabro, pelosetto in
alto, verdastro; stimma bipartito, fortemente peloso; base del disco pelosa. Frutto:
drupa di 10-12 mm nera a maturit a polpa
dolciastra e con nocciolo reticolato-rugoso. 2n=40.
Tipo biologico. Albero caducifoglio con
tronco ramificato da breve altezza e chioma globosa o ovato-piramidale nelle piante di grandi dimensioni. Mesofanerofita.
Fenologia. Il bagolaro inizia il periodo
vegetativo a marzo e la fioritura contemporanea o immediatamente successiva
195
Celtis australis L. - Ramo con frutti, ramo con fiori, fiori x1,8 e x3,6; fiore con stami x7,2; foglie, frutto x0,6.
197
198
ANGIOSPERMAE URTICALES
MORACEAE
Piante arboree o arbustive, caducifoglie, lattiginose. Fiori unisessuali, piccoli,
sulla stessa pianta o su piante diverse. Fiori
maschili con involucro campanulato con 34 stami. Fiori femminili con involucro a
tre-quattro divisioni. Frutto: drupa.
La famiglia delle Moraceae comprende
61 generi, tra cui Maclura, Morus, Broussonetia, e circa 1.500 specie diffuse soprattutto nelle zone tropicali e subtropicali.
Numerose specie di questa famiglia sono
utilizzate come piante ornamentali o per i
loro prodotti pi tipici, legname e frutti.
FICUS L.
Piante con portamento arboreo ed arbustivo, ma anche rampicanti o erbacee, lattiginose. Fiori unisessuali sulla stessa pianta
o su piante diverse. Fiori con perianzio
rudimentale, racchiusi in un ricettacolo che
diventa carnoso ed edule (siconio). Frutto:
achenio o drupa allinterno di infruttescenze carnose formate dallespansione del
ricettacolo.
Il genere Ficus comprende circa 1.000
specie diffuse nelle regioni tropicali o subtropicali. Molte specie sono utilizzate a
scopo alimentare o ornamentale.
Ficus carica L., Sp. Pl., 2: 1059 (1753)
(Incl. Ficus carica var. carica e F.
caprificus Risso, Fl. Nice, 434; Miq. Ann.
Mus. Bot. Lugd. Bat. iii. 290).
Regione della prima descrizione: Habitat
in Europa Australi, Asia.
Nomi italiani: Caprifico, Fico.
Nomi sardi: Apruiu (Orgosolo); Crabu
figu (Berchidda, Bolotana, Sassari);
Crabu vigu (Anela, Bono, Ittiri, Ozieri,
Ficus carica L. - Ramo con frutti x0,5; fiore maschile e femminile x5; infruttescenza in sezione x1.
acceso nel tetto pi alto del paese. I riferimenti di tipo scaramantico e medicinalemagico della pianta di fico sono numerosi
e per i motivi pi disparati. La foglia, il lattice, il frutto immaturo o maturo, il legno e
gli stessi alberi potevano avere grande
importanza con lausilio delle opportune
parole magiche e di richiamo al sacro. In
campo alimentare il fico rappresenta ancora unimportante fonte proteica e si consuma fresco, secco, in marmellate, o viene
utilizzato per confezionare dolci caratteristici anche con altra frutta secca (mandorle, noci, uva passa) nei diversi paesi. In
riferimento alla presenza del fico o del
caprifico esistono numerosi toponimi in
tutta la Sardegna.
Note tassonomiche, sistematiche e
variabilit. Ficus carica generalmente
suddiviso in due variet (var. carica = var.
domestica L., = var. sativa Fiori per indicare le forme coltivate e var. caprificus L.,
per quelle selvatiche). ovvia la derivazione delle forme coltivate dai ceppi selvatici. Le razze domestiche selezionate tramite propagazione vegetativa sono molto
numerose. In Sardegna, Chessa e Nieddu
(in Agabbio, 1994) hanno censito 26 cultivar, tra le quali alcune diffuse in gran parte
del territorio, altre molto rare o addirittura
solamente con pochi esemplari conosciuti.
Di recente, ad opera dei vivaisti, sono
commercializzate anche cultivar di altre
regioni mediterranee.
Una prima distinzione tra i fichi coltivati si pu fare tra quelli cosiddetti bianchi e
quelli neri. In entrambi i casi si possono
riscontrare cultivar che presentano una
sola (de una via) o due (de duas vias) produzioni stagionali. Ai fichi cosiddetti bianchi (in realt di diverse tonalit di verde)
sono associate foglie intere o trilobate, pi
rare le pentalobate, con lobi poco sviluppati, mentre quelli neri hanno foglie pi di
frequente profondamente incise tri- o pentalobate. Il campione tipo di Linneo, conservato presso lerbario del Museo di Storia Naturale di Londra, ha foglie pentalobate, pi comuni nei fichi neri. Tra le due
204
ANGIOSPERMAE MAGNOLIALES
LAURACEAE
Piante arboree o arbustive, sempreverdi.
Fiori bisessuali o unisessuali riuniti in
infiorescenze globose su una stessa pianta
(monoiche) o su piante diverse (dioiche).
Involucri fiorali poco appariscenti. Frutto:
bacca o drupa. La famiglia delle Lauraceae comprende 21 generi con circa 2.500
specie diffuse nelle zone con clima oceanico dellAsia sud-orientale, Australia, America e regioni atlantiche dellAfrica. Nelle
zone tropicali caratterizzano con la loro
presenza le formazioni forestali di pianura.
In montagna, si trovano talvolta sino a
2.700 m, resistenti alle notevoli escursioni
termiche.
Le Lauraceae rappresentano unantica
famiglia delle Angiosperme dicotiledoni.
Numerosi resti fossili risalenti al Terziario
sono stati ritrovati nella regione mediterranea. Nella sottofamiglia delle Lauroideae
ricadono specie come Persea gratissima
Gaertner (frutto), Cinnamomum camphora
T. Nees et Eberm. e C. zeylanicum L. (cannella), coltivate sporadicamente come
piante ornamentali anche in Sardegna, e
diverse specie del genere Sassafras (oli
essenziali). Molte specie sono utilizzate in
ebanisteria per i loro legni profumati.
della Germania settentrionale e di altre localit europee. In Italia fossili di Laurus nobilis e Laurus azorica sono stati trovati in
depositi pliocenici, nei travertini del Quaternario e nei tufi vulcanici. Questi reperti, distribuiti in tutta la regione europea, testimoniano la presenza, durante il Terziario, di
formazioni forestali ad alloro. Si riteneva
che lalloro fosse originario dellAsia Minore, ma la presenza di fossili di Laurus assieme ad impronte di filliree, leccio, quercia
spinosa, ontano, faggio, olmo campestre
conferma lindigenato della specie anche
nella regione mediterranea.
I Greci chiamavano lalloro Daphne,
secondo un antico mito che vuole questa
ninfa trasformata in albero di alloro per
sfuggire alle insidie amorose del dio Apollo.
Laurus nobilis L., Sp. Pl.: 369 (1753)
Regione della prima descrizione: Habitat
in Italia, Graecia.
LAURUS L.
Laurus nobilis L. - Rami con frutti e con fiori x0,5; fiore femminile, fiore maschile x1,5; stame x5.
207
209
ANGIOSPERMAE RANALES
BERBERIDACEAE
Piante arbustive o erbacee perenni talora provviste di rizomi o tuberi. Rami inermi o con spine alla base di foglie, che sono
alterne, semplici o composte. Fiori solitari
o riuniti in infiorescenze a racemo o pannocchia. Frutto: bacca o capsula.
La famiglia delle Berberidaceae comprende circa 15 generi suddivisi in 600650 specie, diffuse in tutto il mondo.
Molte specie di questa famiglia hanno interesse farmaceutico per le resine che si estraggono dai rizomi, altre sono utilizzate come
piante ornamentali e trovano impiego soprattutto per costruire siepi vive o cespi isolati.
BERBERIS L.
Piante arbustive spinose con molti rami
eretti o ricurvi. Foglie caduche o persistenti, intere, semplici, isolate o riunite a gruppi di tre. Spine acute, trifide, derivate dalla
trasformazione delle foglie. Fiori in racemi; petali concavi pi piccoli dei sepali;
stami che si contraggono allurto avvicinandosi allo stimma. Frutto: bacca.
Il genere Berberis comprende circa 450500 specie diffuse in Asia, Europa, America.
Varia linterpretazione etimologica del
nome Berberis; secondo alcuni Autori deriverebbe dal greco brberi = conchiglia,
per la forma concava dei petali. Altri ancora
lo ritengono derivato da barbar che nel
linguaggio fenicio significa lucente, per la
brillantezza delle foglie, o dallarabo berberis per indicare i frutti.
Berberis aetnensis C.B. Presl, Fl. Sic. 1:
28 (1826)
Sin.: Berberis cretica Loisel., Fl. Gall.
1: 233 (1806)
B. vulgaris L. var. aetnensis (Presl)
Guss.
210
Berberis aetnensis C Presl. - Ramo con frutti x 0,8; rametto con frutti x 1,6.
Formazione a Berberis aetnensis e Juniperus sibirica sugli acumuli di massi incoerenti (sciuscius) nel Gennargentu.
ANGIOSPERMAE ROSALES
GROSSULARIACEAE
Piante arbustive molto ramificate, con rami
inermi o spinosi. Foglie palmate, lobate, alterne. Piante monoiche o dioiche. Fiori bisessuali o unisessuali, piccoli, verdognoli, riuniti in
racemi, grappoli o in piccole ombrelle. Frutto:
bacca. Alla famiglia delle Grossulariaceae
appartiene il solo genere Ribes con circa 150
specie, diffuse nellEmisfero settentrionale in
zone a clima temperato, in America centrale e
settentrionale e nelle Ande. Questa famiglia,
da alcuni autori, inclusa, come sottofamiglia,
nelle Saxifragaceae.
RIBES L.
Arbusti con rami eretti inermi o spinosi.
Gemme a scaglie erbacee o rigide. Foglie palmate e lobate. Piante con fiori bisessuali o unisessuali riuniti in infiorescenze a grappolo o
ombrella. Ricettacolo a coppa con sepali piccoli, verdognoli, petali pi piccoli dei sepali
ed alterni ad essi. Bacca con molti semi.
Il nome Ribes sembra derivi dal latino
rubus = cespuglio, o da Ribs, nome
usato per indicare una specie di rabarbaro
dellArabia, le cui foglie hanno il sapore
dei frutti di alcuni ribes. Si richiama anche
alla forma latinizzata di riebs, una vecchia parola germanica usata per indicare le
specie di ribes eduli.
Fiori solitari o 2-3 in ombrelle ascellari;
foglie larghe meno di 2 cm.....R. sardoum
Fiori in racemi multiflori. Foglie larghe
5-6 cm............................R. sandalioticum
Ribes sardoum Martelli, Malpighia, 8:
384 (1895)
Regione della prima descrizione: Monti
dOliena, Sardegna.
Nomi italiani: Ribes del Corrasi.
214
Ribes sardoum Martelli - Ramo con fiori, rametto con frutti, foglia x0,8; fiore in sezione x5; particolare di foglia,
seme x3.
re tutti i fiori femminili. La scarsa fruttificazione, che ne la conseguenza, diminuisce la possibilit di propagazione per seme.
Si moltiplica, invece, abbastanza facilmente per talea o margotta.
Note tassonomiche, sistematiche e
variabilit. Il Ribes del Corrasi stato scoperto e descritto come specie autonoma dal
216
a rischio di estinzione individuate dallIUCN (Camarda, 2006). Non esiste sinora alcuna misura atta a proteggere il biotopo che accoglie la specie assieme ad altre
ugualmente endemiche e rare. I rischi maggiori sono rappresentati dal pascolo delle
capre allo stato brado e dallincendio, oltre
che dal pericolo di estinzione naturale.
Ribes sandalioticum (Arrig.) Arrig., Boll.
Soc. sarda Sci. Nat., 20: 244-248 (1981)
Sin.: Ribes petraeum Willd. var. spicatum Moris,
Ribes multiflorum Kit. ssp. sandalioticum Arrigoni.
Regione della prima descrizione: Monte
Novo S. Giovanni, Sardegna.
Nomi italiani: Ribes di Sardegna.
Arbusto di 1-2 m con rami giovani grigiastri, pubescenti, ghiandolosi e rami vecchi lisci con corteccia che si stacca a placche. Gemme con scaglie scariose, rossastre, ovali-bislunghe, mucronulate, pelosoghiandolose al margine. Foglie 6-7 x 5-6
cm, subrotonde, trilobate o pentalobate,
denticolate; pagina superiore glabra; inferiore con radi peli ghiandolosi lungo le
nervature e alla base; picciuolo corto,
ghiandoloso, peloso. Infiorescenza a racemo allungato multifloro. Fiori bisessuali,
piccoli, giallo-verdognoli; sepali spatolati
e dentellati, verde-rossastri; petali pi piccoli dei sepali. Antere ovali; ovario con
stilo diviso sino alla base. Bacca subrotonda, di 5-7 mm di diametro, glabra,
dolce-acidula, nero-violacea. Semi sub-trigoni, reticolato-alveolati, bruno-scuri.
Tipo biologico. Pianta arbustiva, eretta,
cespugliosa, caducifoglia. Nanofanerofita.
Fenologia. La fioritura avviene in aprile-maggio e la fruttificazione in giugnosettembre.
Areale. Specie endemica sarda presente nelle zone montane del Limbara, a
217
Ribes sandalioticum (Arrig.) Arrig.- Arrig. Ramo con fiori, ramo con frutti, foglia x 0,5; fiore in sezione, fiore aperto, fiore in boccio x 5; seme x 10.
219
nimento della popolazione del locus classicus, minacciata dallespansione delle altre
specie forestali.
Specie introdotte. Luva spina (Ribes
uva-crispa L.) un piccolo arbusto molto
spinoso con frutti glabri o pelosetti biancogiallastri a maturit di 8-14 mm, un tempo
coltivato per i frutti. Tuttora presente qua
e l spontaneizzato in vecchi chiusi, vigne
e orti abbandonati. Luva spina era una
specie ben conosciuta in Sardegna contrariamente ai ribes spontanei, che non hanno
dato luogo a usi etno-botanici particolari.
220
ANGIOSPERMAE ROSALES
ROSACEAE
Alberi, arbusti, suffrutici, liane ed erbe.
Foglie semplici, trifogliolate o composte.
Fiori regolari, isolati o riuniti in infiorescenza a racemo o corimbo, provvisti di 5 sepali
e 5 petali con numerosi stami. Ovario supero,
infero o semi-infero. Numero dei carpelli
variabile da 1-2 a molti. Frutti: drupa, pomo,
achenio, follicolo. La famiglia delle Rosaceae strutturata in pi sottofamiglie (Spiraeoideae, Rosoideae, Prunoideae, Maloideae) e vi appartengono circa 120 generi e
3.300 specie, diffuse in quasi tutto il mondo
con preferenza per le regioni a clima temperato dellEmisfero boreale. Resti fossili di
Crataegus, Pyrus e Prunus risalgono al Cretaceo, allEocene reperti del genere Rosa,
allOligocene di Cydonia e di Cotoneaster.
Le Rosaceae rappresentano una famiglia di
grande interesse economico per la presenza
di numerose specie di piante da frutto (melo,
pero, melo-cotogno, mandorlo, albicocco,
pesco, ciliegio, susino, nespolo, sorbo, mora,
lampone, fragola) diffuse ormai in tutto il
mondo, ornamentali (rosa, spirea, sorbo,
cotoneaster, lauroceraso, piracanta), e dimportanza forestale (ciliegio, perastro, sorbo
ciavardello, sorbo montano, biancospino).
1
Prunus avium (L.) L.- Ramo con foglie, ramo con fiori, ramo con frutti x 0,6.
cui tuttavia problematico stabilire la corrispondenza con quelle attuali. Il Moris, oltre
alla variet selvatica, descrive diverse razze
locali (Albida, Duracina, Juliana, Speciosa)
e Nieddu e Mulas, nel 1994, ne censiscono
ben 26, caratterizzandole in relazione ai frutti, distribuite in varie parti della Sardegna.
Oltre a queste, da segnalare il ceraseto sperimentale istituito di recente nella foresta
demaniale di Uatzo, in comune di Tonara,
che accoglie numerose cultivar di pregio, di
interesse sia per i frutti che per il legno. La
specie pi affine al ciliegio lamarena o
marasca (Prunus cerasus L.) con i frutti di
colore rosso-scuro a maturit, a prevalente
forma arbustiva e con elevato potere pollonifero dellapparato radicale, che in breve si
espande formando ampie colonie. Essa
viene sporadicamente coltivata, ma raramente si spontaneizza al di fuori dellarea di
impianto.
Prunus prostrata Labill., Icon. Pl.. Syr., 1:
15 (1791)
Sin.: Cerasus humilis Moris, Stirp.
Sard. Elench. 1: 17 (1827)
Prunus humilis (Moris) Colla, Herb.
Pedem. 2: 293 (1834)
Prunus prostrata var. glabrifolia Moris,
Fl. Sardoa 2: 14 (1840-43
Prunus prostrata var. humilis (Moris)
Nyman, Consp. Fl. Eur. 1: 213 (1878)
Cerasus prostrata var. glabrifolia
(Moris) Browicz in P.H. Davis (ed.), Fl.
Turkey 4: 13 (1972)
Prunus prostrata f. erecta Molero, Folia
Bot. Misc. 2: 43 (1981).
Regione della prima descrizione: Regione
Medit. Oriens.
Nomi italiani: Pruno prostrato.
Nomi sardi: Cariasedda agreste.
Nomi stranieri: Ted., Felsenkirsche.
Arbusto prostrato, raramente eretto, ramosissino, spinescente con corteccia grigiastra.
225
Prunus prostrata Labill. - Rami con foglie, ramo con fiori, ramo con frutti, frutti x1; calice e stami, petalo, foglie
x2,4.
Prunus spinosa L. - Ramo con frutti, ramo con fiori x 0,7; fiore x 1,4; petalo, calice con stami x2,8; frutto x1,4; seme
x2,8; particolare del margine fogliare x7.
Prunus insititia L. - Ramo, rametto con frutti, foglie x0,5; fiore x1; gemma x2.
CRATAEGUS L.
Arbusti, normalmente spinosi, con
foglie stipolate, dentate, lobate, pennatifide, caduche. Fiori regolari, riuniti in infiorescenze corimbose. Ovario infero. Drupa
subsferica, ovoidale, bluastra, rossa o giallognola con 1, 2 o 3 semi.
Il genere Crataegus comprende circa
200 specie diffuse nelle regioni temperate
boreali. Il poliformismo che caratterizza
questo genere e la facilit delle specie di
dare origine a ibridi rendono spesso difficile il riconoscimento delle varie entit.
Alcune specie di questo genere, note come
biancospino, sono largamente usate come
siepi e come piante ornamentali per labbondante fioritura primaverile, per la ricchezza
dei frutti, altamente decorativi, che permangono sulla pianta anche durante linverno.
Il nome Crataegus deriva dal greco
crats per indicare la durezza e la robu-
Crataegus monogyna Jacq. - Ramo con frutto, ramo con foglie, foglie con stipole, ramo con fiore x0,5; fiore aperto
x2.
nella pianta anche durante il periodo invernale, dai quali si possono selezionare delle
cultivar da giardino. A causa della sua trattazione come variet (Crataegus oxyacantha L. var. monogyna (Jacq.) Fiori) da
parte di Fiori, il biancospino nostrano
stato confuso talora con C. laevigata
(Poir.) DC., che sinora si ritrova solo come
pianta coltivata nei parchi e nei giardini. Si
distingue da C. monogyna, per i due stili
dellovario, per la presenza di due noccioli
nel frutto e per la nervatura delle foglie
rivolte verso linterno dellapice, nonch
per i lobi arrotondati.
SPECIE COLTIVATE. Tra le specie di Crataegus coltivate sporadico il lazzarolo
(C. azarolus L.), caratterizzato da rami
quasi inermi e frutti di 1-2 cm eduli. Ancora pi rara la sua var. ruscinonensis
(Gren. et Blanc) Gaut., con le foglie glabre
e i frutti rossi di poco maggiori del biancospino, che presente nei dintorni di Sassa237
Pyrus amygdaliformis Vill. - Ramo con gemme, ramo con fiori, ramo con frutti, foglie x0,6; fiore x1,2; stili x2,4.
241
Pyrus pyraster (L.) Duroi - Ramo con frutti x0,6; fiore x1,3.
Pyrus piraster.
serva sempre un sapore aspro, mentre, invece, si presta egregiamente come porta-innesto e, nel Goceano, ancora utilizzato a tale
scopo per le cultivar pregiate.
Note tassonomiche, sistematiche e
variabilit. Il melo selvatico pu essere considerato come una specie piuttosto rara e tale
aspetto ne limita, a livello regionale, anche
la variabilit. stato indicato da Moris come
Malus sylvestris Miller, ma le foglie sono in
realt sempre pelose nella pagina inferiore, e
ci lo porta ad essere inquadrato nellambito
di M. dasyphylla. La sua collocazione
ambientale lo fa ritenere nativo anche perch
esistono diversi toponimi (Sa Melvrina in
territorio di Bono) che ne richiamano la presenza da lunga data.
SPECIE COLTIVATE. Del genere Malus la
specie maggiormente coltivata il melo
domestico (Malus domestica Borkh. = Pyrus
245
Malus dasyphylla Borkh. - Ramo con frutti, fiore, stami, ramo con fiori, foglie, frutti x0,65; particolare di foglia x1,3.
AMELANCHIER Medic.
Piccoli alberi o arbusti, caducifogli.
Foglie semplici, oblunghe o sub-orbicolari,
intere o dentate. Fiori regolari, bianchi, isolati o riuniti in infiorescenze racemose;
stami numerosi; ovario infero con 2 o 5 carpelli. Frutto: drupa o pomo. Il genere comprende circa 20 specie, diffuse in Europa,
Amelanchier ovalis Medik. - Ramo con fiori, foglie, infruttescenza x0,68; frutto, fiore x2.
249
Sorbus aria (L.) Crantz - Rami con frutti, ramo con fiori x0,65.
Sorbus torminalis (L.) Crantz - Ramo con frutti, ramo con fiori, foglia x0,5; fiori x1,2; calice x2; sepalo x4; particolare del margine del sepalo x8; gemma x2,5.
257
258
Sorbus domestica L. - Ramo con foglie x0,6; foglie x1; fiore x1; frutti x0,5.
ANGIOSPERMAE ROSALES
CESALPINACEAE
Alberi o arbusti con fiori bisessuali o
unisessuali in piante monoiche o dioiche.
Corolla irregolare con le ali che coprono il
vessillo o regolare a perianzio ridotto.
Stami 10 o 5. Frutto: legume o lomento.
Sono inquadrate, talora, come una sottofamiglia (Cesalpinoideae) delle Fabaceae.
CERATONIA L.
Questo genere comprende la sola specie
Ceratonia siliqua L., o carrubo, originaria
della regione mediterranea orientale. Il
nome Ceratonia deriva dal greco keros
= corno, per indicare la forma e la consistenza del frutto.
Ceratonia siliqua L., Sp. Pl., 2:1026
(1753)
Regione della prima descrizione: Habitat
in Apulia, Sicilia, Creta, Cypro, Syria,
Palaestina.
Nomi italiani: Carrubo.
Nomi sardi: Carruba (Burcei, Fluminimaggiore, Padria, Sassari, S. Antioco,
Villacidro, Villasalto, Log., Sard.
Centr., Camp.); Garrofa (Alghero);
Silibba (Gairo, Perdas de Fogu); Silimba (Tortoli); Thilimba (Baunei).
Nomi stranieri: Ingl., Carob, S. Johns
bread, Locust tree; Fr., Caroubier commun; Ted., Johannisbrotbaum, Karoben
Baum; Sp., Algarrobo, Garrofer.
Albero alto fino a 15-20 m, sempreverde, a chioma espansa. Tronco tozzo e robusto, costoluto, con corteccia liscia, grigiastra, di colore marron-scuro. Foglie paripennate con 3-6 paia di foglioline di 3-6 x
3-4 cm, brevemente picciuolate, ovatoellittiche, glabre, coriacee con nervatura
262
Ceratonia siliqua L. - Ramo con fiori maschili e foglie, ramo con fiori femminili, seme, frutto in sezione, frutto x0,5;
fiori femminili, fiori maschili x3.
zione rosata e vinata, nei lavori di tornitura ed ebanisteria e, per la durezza e resistenza, come legname nella costruzione dei
carri tradizionali.
Note etnobotaniche. I frutti sono ricchi
di glucosio e saccarosio e, per tale motivo,
il carrubo veniva ampiamente coltivato
nelle regioni meridionali ed anche in Sardegna per lalimentazione umana, del
bestiame domestico (asini e cavalli) e per
lestrazione di alcool. I baccelli del carrubo pare siano le locuste di cui si nutr
San Giovanni Battista nel deserto. A tale
ipotesi si riferiscono i nomi inglesi Saint
Johns Bread, Locust tree e il tedesco
Johanniss Brotbaum. I semi, detti carati,
per il loro peso estremamente costante,
venivano utilizzati dai Greci come unit di
misura (carato) per pesare loro. Essi forniscono delle gomme che trovano impiego
nellindustria cartaria e per la concia delle
pelli. I frutti decotti sono lassativi e la polpa
bero di Giuda (Cercis siliquastrum L.) dallabbondante fioritura anche sui vecchi
rami prima che compaiano le nuove foglie.
I fiori sono rosa-porporini, talvolta biancastri, i frutti sono legumi ramato-rubiginosi,
con semi appiattiti, mentre le foglie sono
orbicolari o reniformi larghe sino a 10 cm.
Sebbene sia abbastanza frequente nei giardini, solo raramente lo si ritrova allo stato
spontaneo.
Pi rara Gleditschia triacanthos L.,
originaria dellAmerica nord-orientale,
provvista di una robusta spinescenza e di
grandi legumi lomentacei, lunghi 20-30 cm
di colore rossastro, poi decisamente bruno
a maturit, di cui Vannelli segnala un grande esemplare di 20 m per 347 cm di circonferenza in localit Masenti presso Pula.
265
ANGIOSPERMAE ROSALES
FABACEAE O LEGUMINOSAE
Piante arboree, arbustive, suffruticose,
lianose ed erbacee. Foglie semplici, trifogliate, digitate, pennato-composte, par- o
imparipennate, con viticci o senza. Stipole
erbacee, talvolta trasformate in spine o in
foglie, come anche, talora, il picciolo. Fiori
isolati o riuniti in racemi eretti o penduli.
Corolla irregolare (zigomorfa) con 5 petali,
di cui il superiore allargato a vessillo, i due
laterali allungati ad ala, e i due inferiori parzialmente fusi a formare la carena. Stami 10,
del tutto liberi, saldati per i filamenti (monadelfi) o 9 saldati e uno libero (diadelfi). Ovario supero con un solo carpello. Frutto: legume di varia forma o achenio, se lovario
ridotto e contiene un solo ovulo. Sono presenti anche frutti lomentacei o con strozzature tra i semi, che, a maturit, si separano trasversalmente.
Si suddivide in 3 sottofamiglie, Faboideae o Papilionoideae, Cesalpinoideae
(qui sopra trattata al rango di famiglia) e
Mimosoideae, della quale ultima, in Sardegna, sono presenti numerose specie esotiche, soprattutto del genere Acacia. Questo
genere, noto anche con il nome comune di
mimosa, caratterizzato da fiori di piccole
dimensioni con calice e corolla ridotti e
stami liberi che formano infiorescenze sferiche riunite in lunghi racemi gialli o
ampie pannocchie.
La famiglia delle Fabaceae prende il
nome dallepiteto specifico della fava
(Vicia faba L.) eccezionalmente rispetto
alle moderne regole del codice internazionale di nomenclatura, in quanto il nome
della famiglia legato al genere. conosciuta anche come Leguminosae, per la
forma pi comune del frutto, Papilionaceae, per la forma del fiore, Phaseolaceae,
dal genere Phaseolus a cui appartengono
importantissime specie di fagioli coltivati
per uso alimentare. Comprende 700 generi
con circa 17.000 specie distribuite in tutto
il mondo negli ambienti pi vari.
266
267
Calycotome spinosa (L.) Link - Ramo x 0,7; rametto con fiori x 1,4; fiore in boccio x 17; frutto x 1; seme x 2,8 vessillo, carena x 1,4.
Calycotome villosa (Poiret) Link - Ramo con fiori x0,6; rametto con fiori x1,2; fiore x1,5; vessillo e carena x1,2;
seme x2,4
271
272
GENISTA L.
Arbusti con rami spinosi o senza spine,
rigidi o flessuosi, scanalati o striati, alterni
od opposti. Foglie caduche, semplici o trifogliolate. Stipole spesso trasformate in
spine. Fiori riuniti in infiorescenze a racemo o a capolino, raramente solitari. Calice
bilabiato, persistente, con labbro superiore
a due lobi e labbro inferiore con tre denti.
Corolla gialla, talvolta bianca. Stami 10,
con filamenti riuniti; stilo incurvato verso
lapice. Legume oblungo o rotondeggiante.
Il genere Genista comprende circa 90
specie diffuse in Europa, Asia occidentale,
Africa settentrionale e Canarie.
Sono particolarmente abbondanti nella
Penisola Iberica e nel bacino mediterraneo.
Vivono dalle aree costiere sino a quelle
montane su qualsiasi substrato ed originano
formazioni a gariga caratterizzata da cespugli eretti, arborescenti o bassi rotondeggianti. Genista un genere arcaico il cui centro
di origine pu essere identificato nella Penisola Iberica, con un centro secondario anche
in Sardegna (Valsecchi, 1993). Diverse specie si riproducono per via apomittica e, verosimilmente, esistono fenomeni di ibridazione, contribuendo a costituire serie di individui di difficile inquadramento tassonomico.
Molte specie sono coltivate come piante ornamentali o utilizzate per la produzione di sostanze coloranti gialle per lana e
lino.
1
Genista sardoa Vals. - Ramo con fiori x0,4; infiorescenza x1,3; fiore x2,5; calice x5; ali, carena e vessillo x2;
seme e frutto x2.
275
Genista aetnensis (Rafin.) DC. - Ramo x0,8; foglie x1,5; fiore x2,3; calice x6; vassillo, ali e carena x1,7; antera x7,5;
frutto x1,8; seme x5.
278
Genista ephedroides DC. - Ramo x1,5; ramo con foglie x1,5; fiore x3,52; calice x5,5; vessillo, ali e carena, x2,4; stimma x15; antera x15; frutto x3,5; seme x7,5.
(Escalaplano); Ciriosina, Sorichina, Sorixina. Gli stessi nomi sono attribuibili anche
alle altre specie spinose dello stesso genere.
Nomi stranieri: Fr., Gnt de Corse;
Ted., Korsischer Ginster.
Arbusto spinoso di 30-60 (80) cm, con
rami intricati, glabro o leggermente pubescente sui rami giovani. Fusti angolosi,
striati, debolmente ghiandolosi, spinescenti. Spine grosse, bi-tridentate con apice
bianco. Foglie semplici obovate od oblunghe di 4-6 (7) x 1-3 (4) mm, con corti peli
bianchi sul margine e sulle nervature; stipole spinescenti. Fiori solitari o in racemi
di 2 o 3 alla base dei corti rami spinosi;
brattee fogliacee; bratteole ovali, 0,5-1
mm, ciliate e situate a circa met del pedicello fiorale. Pedicelli 3-6 mm, glabri o
puberulenti, ghiandolosi. Calice campanulato di 3-6 mm, con peli sparsi e con denti
ciliati; denti del labbro superiore ovali;
denti del labbro inferiore ovali-lanceolati.
Corolla gialla di 10 mm, glabra; vessillo
eguale alle ali e alla carena. Legume
Genista corsica.
281
Genista corsica (Loisel.) DC. - Ramo con fiori x0,5; rametti x1; fiore x2; vessillo e legumi x 1,5; calice x3.
Genista cadasonensis Vals. - Ramo x0,7; rametto con fiori x2; fiore x3; calice x5; vessillo, carena, ali x1,5; ovario x1,5; stami x10 e x15; foglia x2.
285
286
Genista morisii Colla - Ramo con fiori x0,7; fiore, vessillo, rametto con foglie x2; frutto x2; calice x4.
Genista toluensis.
288
Genista toluensis Valsecchi - Ramo x0,5; foglie x2; infiorescenza x1,2; fiore x2,8; calice x4; vessillo , ali e carena x1,7; antere x9; frutto x1,2; seme x11.
290
Genista sulcitana Vals. - Ramo x0,9; foglie x5,8; fiore x2,5; infiorescenza x 1,5; calice x3,5; vessillo, ali e carena x1,7; frutto x2,5; seme x5.
292
Corolla glabra, gialla con vessillo ovatorotondeggiante; ali e carena eguali al vessillo. Legume di 30 mm, oblungo, un po
arcuato, compresso, acuminato, con peli
sericei appressati. Semi 8-10 per legume,
giallo-dorati, ovoidei di 2 x 3 mm.
Tipo biologico. Arbusto caducifoglio
molto ramificato con rami giovani senza
spine e rami adulti acuminato-spinosi.
Nanofanerofita.
Fenologia. Fiorisce da marzo a maggio
e fruttifica in maggio-giugno.
Areale. Lareale di questa specie comprende lAfrica del Nord e la Sardegna. Qui
nota per la sola area di Castelsardo, dove
forma anche estese macchie impenetrabili.
stata di recente segnalata, ma per errore,
nel Sulcis. Si tratta di una tipica specie ad
areale disgiunto.
Ecologia. una specie xerofila che vive
nelle falesie, sulle rupi e colline della zona
costiera, delle vulcaniti plioceniche.
293
294
Genista ferox (Poiret) Poiret - Ramo con fiori x0,3; rametto con fiori x 1,5; stami, ovario x 3; ala, vessillo, carena x2; calice x4; seme x10; frutto x1.
296
Genista arbusensis Vals. Ramo x0,5; ramo con foglie x1; infiorescenza x1; fiore x1,8; calice x2,7; vessillo ali e
carena x1,3; frutto x1; seme x9.
Tipo biologico. Arbusto molto ramificato con rami rigidi, eretti. Nanofanerofita.
Fenologia. Fiorisce in aprile-maggio e
fruttifica in giugno.
Areale. Endemismo sardo, diffuso sulla
fascia costiera della Sardegna sud-occidentale, particolarmente in territorio di Arbus,
da cui prende il nome.
Ecologia. Specie psammofila litoranea,
vive preferibilmente sulle sabbie parzialmente consolidate, dove forma estesi
popolamenti associandosi ad altre entit
che prediligono il substrato sabbioso. Si
spinge talvolta sulle sabbie sciolte, sulle
dune mobili che colonizza comportandosi
come specie pioniera. possibile reperirla
anche nelle zone interne collinari, laddove
esistono affioramenti di dune fossili.
Note tassonomiche, sistematiche e
variabilit. affine a Genista sulcitana.
299
Genista salzmannii DC - Ramo x0,7; ramo con foglie x1; infiorescenza x2; fiore x3; calice x3,6; vessillo, ali e
carena x1,8; ovario x2, stimma x10; frutto x2,5; seme x5.
301
Genista desoleana Vals. - Ramo x0,8; infiorescenza x1,3; fiore x2,5; calice x3; vessillo, ali e carena x1,6; frutto
x1,4; seme x5.
303
Genista pichi-sermolliana
Webbia, 48: 736 (1993)
Valsecchi,
Genista complesso e critico per i caratteri morfologici delle specie che lo compongono, non sempre di facile discriminazione
per lindividuazione delle diverse entit.
Unapparente uniformit fra alcuni gruppi
di specie ha indotto molti autori ad una
errata definizione specifica e tassonomica
e conseguentemente anche ad una imprecisa localizzazione geografica. Questo spiega il fatto che molte specie sono segnalate
per alcune localit al di fuori della loro
area di appartenenza.
In realt, il genere costituito da ben
definiti complessi di specie, ciascuno dei
quali racchiude entit tra loro strettamente
affini per i caratteri morfologici e la distribuzione geografica, normalmente ben
distinta. Per la Sardegna, sono distinguibili tre gruppi: con rami rigidi, acuti, pungenti, corti o allungati e con legume lineare (G. toluensis, G. sulcitana, G. arbusensis, G. salzmanni, G. desoleana, G. pichi-
Genista pichi-sermolliana.
305
Genista pichi-sermolliana Vals. - Ramo x0,8; infiorescenza x1,5; fiore x2,5; calice x4,5; vessillo, ali e carena
x2,8; frutto x2,3; seme x6.
Spartium junceum L. - Ramo con fiori e frutti x 0,6, fiore, calice e ali, carena, vessillo ovario, frutto x 1,2.
particolare sui calcari miocenici del Sassarese. La sua coltura per scopi ornamentali
e per coprire scarpate stradali ne ha esteso
fortemente la presenza anche nelle zone
pi interne, dove tuttavia stenta a divenire
spontanea oltre i luoghi di impianto.
Ecologia. Vive preferibilmente sulle
zone litoranee e collinari su terreni incoerenti, sabbiosi, rocciosi. Ricopre pendii,
scarpate soleggiate e forma siepi ai bordi
delle strade. In Sardegna costituisce
aggruppamenti di una certa estensione nei
dintorni di Sassari.
Notizie selvicolturali. una splendida
pianta ornamentale molto ricercata per
labbondanza dei fiori, giallo-dorati e
molto profumati. Si propaga per talea di
giovani rami posti su terreno sabbioso o
pi rapidamente da seme fatto germinare
su terriccio leggero ed in ambiente caldo.
La crescita rapida, dopo due anni le piantine possono essere messe a dimora, e fioriscono precocemente. Non una specie
longeva, dopo una decina di anni tende a
CYTISUS L.
Arbusti o piccoli alberelli con rami eretti o ricurvi. Foglie trifogliolate, semplici o
ridotte a squame, caduche o persistenti.
Fiori gialli o bianchi, isolati, riuniti in
gruppetti o disposti a racemo terminale
semplice o foglioso. Stami 10 con filamenti diadelfi. Legume oblungo, glabro o peloso. Semi con caruncola.
Il genere Cytisus comprende circa 30
specie distribuite nelle regioni temperate
dellEuropa, dellAsia e dellAfrica. Quasi
tutte le specie di citisi sono facilmente coltivabili e trovano impiego nei parchi e nei
giardini rocciosi.
Cytisus villosus Pourret, Mem. Acad.
Toul. 3: 317 (1788)
Sin.: Cytisus triflorus LHr., Stirp.
Nov. 184 (1791), non Lam.
Cytisus villosus Pourret. - Ramo con fiori x0,75; foglia, frutto x1; fiore x1,5; stami x4.
18 mm, pi lungo della carena, glabro; carena ottusa. Filamenti degli stami saldati fra
loro. Legume di 3-4 cm lungo per 4-6 mm
largo, leggermente arcuato, provvisto di
densi peli sericei.
Tipo biologico. Arbusto sempreverde
molto ramificato con rami flessuosi. Nanofanerofita.
Fenologia. Fiorisce in marzo-maggio e
matura i frutti in luglio-agosto.
Areale. presente in tutta lEuropa meridionale e in Nordafrica. In Sardegna vive
generalmente oltre la fascia dei 500-600 m
sino a 900-1.000 m di quota, e talora anche
nelle aree costiere.
Ecologia. Il citiso vive preferibilmente su
terreni silicei, profondi e sciolti. Si sviluppa
abbondantemente nel sottobosco di quercia
da sughero e roverella, in zone ombrose e
fresche di collina e di media montagna.
uno degli elementi tipici della flora delle
sugherete. una specie caratteristica dellassociazione Citiso-Quercetum suberis.
Nella fase iniziale di ripresa della vegetazione dopo gli incendi rappresenta talora la specie dominante, ma, con il tempo, erica arbo-
Cytisus villosus.
312
Siliqua crabina (Fluminimaggiore); Thilimba (Orani); Thilippa (Oliena); Tilibba (Laconi); Faba giolva, Giorva, Tiliba.
Nomi stranieri: Fr., Bois puant, Arnigri,
Pudis; Sp., Carrofer puant, Garrofer
del Diable; Ted., Stinkstrauch.
Arbusto di 1-4 m a foglie alterne, caduche,
rami verde-scuri, grigiastri. Foglie con picciuolo di 1-2,5 cm e stipole connate, opposte
di 5-6 mm, prontamente caduche con traccia
di cicatrice circolare nella parte opposta allinserzione del picciuolo; foglioline ovato-lanceolate, lunghe fino a 8 cm e larghe fino a 2,5
cm, con nervatura mediana evidente; pagina
inferiore provvista di peli corti sericei appressati, pi o meno abbondanti. Fiori gialli,
peduncolati, in racemi fogliosi di 2- 8, sui rami
degli anni precedenti; calice di 5-8 mm, con
peli sericei abbondanti, a denti largamente
triangolari; vessillo di 7-9 mm, con una macchia porporino-scura, ali di 15-18 mm e carena leggermente pi lunga; stami 10, 1iberi.
Legumi penduli pi o meno arcuati, lunghi
fino a 15 cm e larghi fino a 2,5 cm. Semi reniformi di 8-15 mm, violacei o giallastri, separati fra di loro da un setto membranoso.
Tipo biologico. Arbusto cespitoso a
foglie caduche. Microfanerofita.
Fenologia. una specie a sviluppo
invernale-primaverile. Fiorisce a novembre-dicembre, fruttifica quasi contemporaneamente ricoprendosi via via di foglie che
perdurano fino a luglio-agosto.
Areale. Anagyis foetida localizzata
soprattutto lungo le coste dellEuropa
meridionale, Medio-Oriente ed Africa del
Nord. In Sardegna si sviluppa lungo tutta
la fascia costiera e nelle zone meglio esposte e pi calde, sino a circa 600 m di quota.
Ecologia. Pianta tipicamente eliofila e
termofila, vive preferibilmente nelle zone
litoranee, indifferente al substrato geo-pedologico. Nelle zone pi interne si riscontra
fino a 500-600 m, soprattutto negli ambienti
pi aridi e degradati, ai bordi delle strade e
lungo i muri a secco e le siepi. Costituisce la
specie dominante nella macchia solo rara313
Anagyris foetida L. - Ramo con fiori, foglie, legumi x0,5; inserzione delle foglie x2; fiore, vessillo, ali, carena x1.
315
LEMBOTROPIS Griseb.
Arbusti senza spine con foglie trifogliolate e fiori in racemi terminali. A questo
genere appartiene la sola specie Lembotropis nigricans (L.) Griseb.
Lembotropis nigricans (L.) Griseb., Spicil. Fl. Rumel. !1: 10
Sin.: Cytisus nigricans L. [1771], non
L. Sp. Pl. 2: 739 (1753).
Regione della prima descrizione: Europa
australi.
Nomi italiani: Citiso nero.
Nomi stranieri: Ted., Schwarzwerdender
Geissklee.
Pianta arbustiva da 0,3 a 1 m di altezza,
ramosa che annerisce col disseccamento. Rami
minutamente pelosi. Foglie trifogliolate, verde316
Lembotropis nigricans (L.) Griseb. - Ramo con fiori x0,8; ramo con foglie, fiore, calice x1,6.
318
TELINE Medicus
Arbusti non spinosi con foglie trifogliolate, alterne. Fiori riuniti in racemi ascellari o terminali. Calice campanulato; corolla
gialla. Legume lineare, peloso o sericeo. Il
genere Teline comprende 10 specie presenti nel Mediterraneo centro-occidentale ed
in particolare nelle Azzorre e Canarie.
Arbusto di 0,50 a 1,5 m; stipole triangolari ..T. monspessulana
Pianta arbustiva di 0,8 a 3,5 m; stipole
lineari......................................T. linifolia
Teline monspessulana (L.) C. Koch, Dendrol., 1 : 30 (1869)
Sin.: Cytisus monspessulanum L., Sp.
Pl., 2: 740 (1753)
Genista monspessulana (L.) L. Johnston, Contrib. New South Wales Nat.
Herb., 3 : 98 (1962).
319
Teline monspessulana (L.) C. Koch - Ramo con fiori, frutto x0,7; foglie, infiorescenza, fiore x1,4; calice, seme
x4.
Teline linifolia (L.) Webb et Berth. - Ramo con fiori, frutti x0,7 foglie x2; fiore x1,2; legume isolato x1,5; semi
x 1,5; pezzi fiorali x1,5.
323
pubescenti; corteccia rugosa, desquamantesi in strisce longitudinali. Foglie imparipennate con 4-9 paia di foglioline di 10-14 mm,
oblungo-lanceolate, sericeo-argentate per
peli sottili bianchi, ravvicinati. Fiori gialli,
riuniti in capolini e situati allascella delle
foglie; calice rigonfio, sericeo con denti
acuti; corolla con vessillo ovale, ristretto
alla base, carena diritta, ottusa e ali pi
brevi del vessillo. Legume glabro, oblungo,
acuminato con un solo seme. 2n=14.
Tipo biologico. Arbusto o alberello
sempreverde, molto ramificato. Nanofanerofita.
Fenologia. Fiorisce in marzo-aprile e
fruttifica in giugno.
Areale. Lareale di questa specie si
estende dalla Francia meridionale sino alla
Penisola Balcanica, Egeo, Nordafrica,
Libia. In Sardegna conosciuta lungo la
costa settentrionale nella Penisola di Capo
Caccia, presso Alghero, e nellArcipelago
di La Maddalena, allisola di Santa Maria.
Anthyllis barba-jovis L. - Ramo con fiori x0,7; fiore, vessillo, calice x2,8.
COLUTEA L.
326
Colutea arborescens L. Ramo con frutti, frutto aperto con semi, vessillo, ali, carena, fiori interi x 0,75; particolare dellinserzione delle foglie x 1,5; seme x 3.
ti; calice pubescente a denti brevi diseguali; corolla gialla di 15-20 mm; vessillo
ampio, eretto-riflesso, smarginato con una
macchia rossiccia; ali pi piccole della
carena. Legume di 3-6 cm, glabro, pedicellato, ampiamente vescicoloso, membranaceo, prima rosso-ramato, poi nel secco
biancastro. Semi reniformi di 3-4 mm,
compressi lateralmente, rossicci. 2n=16.
Tipo biologico. Arbusto di medie
dimensioni o piccolo alberello a foglie
caduche. Nano- o microfanerofita.
Fenologia. Fiorisce nei rami dannata a
maggio-giugno e fruttifica a luglio-agosto,
quando inizia a perdere le foglie. Non sono
rare le fioriture autunnali che portano regolarmente a termine la fruttificazione.
Areale. Colutea arborescens diffusa
lungo le coste del bacino occidentale del
Mediterraneo e nellEuropa meridionale e
centrale. Coltivata nei giardini in tutta
Europa spesso sfuggita alla coltivazione
e cresce ai bordi delle strade, lungo le massicciate ferroviarie, nei luoghi accidentati.
In Sardegna limitata alle aree calcaree
328
330
ANGIOSPERMAE EUPHORBIALES
EUPHORBIACEAE
Piante arborescenti, arbustive, suffruticose, grasse, erbacee bienni o annuali spesso provviste di vasi laticiferi. Foglie alterne od opposte, intere o composte. Fiori
unisessuali, sulla stessa pianta (monoiche)
o su piante distinte (dioiche), senza involucro o con brattee basali involucranti simulanti un perianzio. Ghiandole alla base
degli stami e dellovario. Stami da 1 a
molti. Ovario supero con tre logge. Frutto
secco deiscente, capsula. Semi spesso
caruncolati.
La famiglia delle Euphorbiaceae comprende 380 generi e circa 5.000 specie, diffuse nelle regioni temperato-calde dei due
emisferi e con maggiore concentrazione ai
tropici e nella fascia desertica o subdesertica. Resti fossili risalenti al Cretaceo testimoniano lantica origine di questa famiglia.
Molte specie hanno propriet tintoria ed
altre sono utilizzate come piante ornamentali.
Ricinus communis L. e Aleurites moluccana Willd. producono oli drastici e purgativi, usati anche nella produzione di saponi, colori, vernici. I semi di Croton, Jatropha e Mercurialis hanno azione purgativa.
Interesse economico presenta il genere
Manihot con specie che producono latice,
dal quale si ottiene una gomma di ottima
qualit, e un amido detto manioca o tapioca, usato a scopo alimentare. Lapporto pi
notevole per lindustria da parte di Hevea
brasiliensis originaria dellAmerica tropicale, oggi coltivata in molte regioni asiatiche per la produzione della gomma.
EUPHORBIA L.
Piante arbustive, suffruticose, grasse,
erbacee bienni ed annue con rami eretti o
striscianti, latiginose. Foglie opposte o
alterne. Fiori unisessuali riuniti in infiore-
scenza a coppa, detta ciazio, formata dallunione di brattee e sormontata da ghiandole di forma e colore-vario. Entro linfiorescenza sono situati molti fiori maschili,
che circondano un solo fiore femminile. I
maschili sono ridotti ad un solo stame
peduncolato e bratteato e i femminili al
solo ovario, tricarpellare. Infiorescenze a
loro volta disposte ad ombrella. Frutto
secco costituito da una capsula a tre cocche. Semi con caruncola.
Il genere Euphorbia comprende circa
2.000 specie diffuse in tutte le regioni temperate e calde e costituisce uno dei generi
del mondo vegetale pi vari in assoluto. Vi
appartengono specie che formano singolari
aspetti di macchia e forestali e piante di
grande interesse ornamentale come
Euphorbia pulcherrima L. (poinsettia o
stella di Natale) ed E. canariensis L.
(euforbia candelabro) che ben si adattano
nelle aree costiere calde del Mediterraneo.
I semi e il latice della catapuzia (E. lathyris L.) contengono unelevata quantit di
oli, che si prestano ad essere utilizzati
come combustibile.
Euphorbia in greco significherebbe
pianta con succo latiginoso utile in medicina. Secondo Plinio deriverebbe da
Euforbio, nome di un celebre medico della
Mauritania, scopritore dei principi tossici
delle piante di questo genere.
Euphorbia dendroides L., Sp. Pl. 1: 462
(1753)
Regione della prima descrizione: Habitat
in Italia, Creta, Insulis Staechadum.
Nomi italiani: Euforbia arborea.
Nomi sardi: Estrumbu (Alghero); Isculacacca (Oniferi); Latturigu (Berchidda); Lua
(Burcei); Lua de Monti (Fluminimaggiore); Rama (Alghero); Sculacacca (Orgosolo); Titimbaru (Loiri); Thithimbalu
(Dorgali, Siniscola, Lod); Tutturchi
(Lollove), Lua de Monte, Luba de Monte,
Runza de Monte, Zombaru.
331
Euphorbia dendroides L. - Ramo con fiori x0,3; ciato x3,6; cassula x3; seme x6; peli infrastaminali e stame molto
ingranditi.
Macchia a Euphorbia dendroides e Pistacia lentiscus nella tarda primavera nellisola dellAsinara.
ANGIOSPERMAE SAPINDALES
ANACARDIACEAE
togallo e nelle Canarie. In Sardegna occupa gran parte della superficie anche nelle
zone basse interne.
Ecologia. Specie eliofila, termofila e
xerofila, vegeta soprattutto lungo le zone
costiere su qualsiasi tipo di substrato geopedologico. In Sardegna comune fino a
400-500 m di altitudine, ma spesso vive
anche a 700 m e, in alcune aree calcaree
del Sarcidano e dei calcari costieri, sinanche a 800 m di quota. Il lentisco resiste
bene ai venti pi forti e, in prossimit del
mare, assume spesso un caratteristico portamento pettinato, sviluppando il fusto
con lentissima crescita e aderente al terreno. Il lentisco caratterizza lOleo-Lentiscetum, che il tipo di macchia di sclerofille
sempreverdi pi frequente nella fascia
costiera, e altre associazioni forestali termofile costiere (Clematido cirrhosaePistacietum lentisci, Myrto-Lentiscetum,
Pistacio-Quercetum ilicis).
Grandi alberi. In condizioni di piena
naturalit, il lentisco un albero che pu
raggiungere dimensioni ed et considerevoli. Lesemplare di maggiori dimensioni oggi
esistente si trova a Li Espi, presso la chiesetta campestre di San Baltolu di Luras (dove
presente anche un grande oleastro); esso raggiunge 9 m di altezza e ben 470 cm di circonferenza. Nei calcari dei Supramonti centro-orientali, in prossimit della costa e in
luoghi poco accessibili, si trovano sporadici
grandi alberi, spesso residui delle antiche
formazioni forestali a macchia-foresta, come
a Orguduri (7 m di altezza e 230 cm di circonferenza) in territorio di Baunei. Un lentisco di grandi dimensioni, circa 1,2 m di diametro con tronco adagiato al terreno, stato
recentemente tagliato nella dolina di Tiscali
durante i lavori per la realizzazione di un
sentiero attorno ai resti archeologici dellantico villaggio. Altri alberi notevoli si ritrovano ancora a Samugheo, poco lontano dallabitato verso il castello della Medusa, ad
Antas, presso il tempio punico-romano di
Fluminimaggiore, a San Leone di Capoterra,
a Erula in Anglona, a Siniscola in Baronia,
nella Giara e ovunque vi siano luoghi di dif336
Pistacia lentiscus L. - Ramo con frutti x0,62; fiore maschile x3; antera x3; infiorescenza maschile x0,6; rametto con
foglia e frutti immaturi x1,3; fiore femminile x3; frutti maturi x1,2.
Macintosh ottenne nei primi decenni dellOttocento una concessione per lo sfruttamento dellolio di lentisco (la stessa ditta
raccoglieva il lichene roccella usato per la
colorazione in rosso dei tessuti) e ad Olbia si
install un mulino per la lavorazione dei
frutti.
Per uso alimentare, i frutti venivano
bolliti con malva e altre erbe e con pane
carasau, e al momento in cui diveniva
giallo-dorato, segnalava che era pronto per
essere usato come condimento. Lolio di
lentisco era utilizzato al posto dellolio
doliva o del grasso animale.
I giovani rami, tenaci e flessibili, trovavano impiego per lavori dintreccio, mentre le
foglie, ricche di tannini, si prestavano per la
concia delle pelli. Nella medicina popolare
sono numerosi i riscontri, in diversi paesi,
dellinfuso come antiodontalgico, ci che
richiama lantichissima usanza pan-mediterranea, ma anche come astringente, e la polvere delle foglie come antisettico, emostatico, nelle ustioni e contro la sudorazione dei
339
340
piedi. Olio e decotto di foglie e rametti teneri trovavano uso anche nella pratica veterinaria per le affezioni della pelle e le ferite
degli animali domestici. Non mancavano
infine gli usi a scopo propiziatorio e contro
il malocchio, e nelle pratiche religiose lolio
per le unzioni. Dai frutti maturi si ricava, a
La Maddalena, un delicato liquore.
Per la sua chioma compatta e la possibilit di costituire macchie estese utilizzato
per il riposo (miriacciu/meriacru) degli
ovini nella canicola estiva.
Note tassonomiche, sistematiche e
variabilit. Il lentisco, a dispetto della sua
immediata riconoscibilit dal portamento
complessivo, presenta una grande variabilit
a livello fogliare e, secondariamente, dei
frutti. Di esso sono state descritte numerose
variet o forme. Le entit ben riconoscibili
anche in Sardegna, oltre alla forma tipica,
possono essere ascritte alle var. angustifolia
DC. (= massiliensis (Miller) Fiori) e latifolia
Cosson. Grande variabilit esiste anche in
Pistacia terebinthus L. - Ramo con frutti, foglie con galle x0,6; fiore maschile e femminile x3.
343
Pistacia terebinthus.
ANGIOSPERMAE SAPINDALES
ACERACEAE
Alberi o arbusti, caducifogli o sempreverdi. Foglie opposte, semplici o composte, intere, dentate, lobate o palmato-lobate. Fiori bisessuali o unisessuali. Calice
diviso in 5 lobi. Corolla ridotta o poco differenziata dal calice. Ovario con due carpelli. Frutto: disamara, con ampie espansioni alari.
La famiglia delle Aceraceae comprende
due generi: Dipteronia con due sole specie,
e Acer con circa 150 specie diffuse in tutte
le regioni dellEmisfero settentrionale, con
clima temperato o fresco, ma soprattutto in
Cina, dove esiste il maggior numero di
specie.
Resti fossili di Aceraceae sono stati trovati in depositi del Cretaeco e del Miocene.
Larcaicit delle Aceraceae evidente,
anche nelle specie attuali, nella struttura
anatomica del fusto.
ACER L.
Piante arboree, raramente arbustive.
Rami opposti e gemme appaiate. Foglie
palmato-lobate, intere o composte. Fiori
bisessuali o unisessuali sulla stessa pianta
o su piante distinte. Infiorescenze a racemi
penduli, a grappoli eretti o in pannocchie.
Frutto con due semi provvisti di una espansione alare (disamara).
Il genere Acer comprende circa 150
specie diffuse in tutto il mondo. Gli aceri
presentano un notevole interesse economico per il legno, in genere di facile lucidatura, utilizzato in ebanisteria e nelle costruzioni navali. Da alcune specie si ricava un
succo zuccherino, molto apprezzato in
alcuni paesi.
Gli aceri, per la variet della forma
delle foglie e per la loro variabilit cromatica durante le stagioni, per le infiorescenze, spesso colorate intensamente, e per ladattabilit ai diversi ambienti sono piante
346
347
mono un predominante colore giallo-chiaro molto gradevole alla vista. I frutti compaiono 15-20 giorni dopo la fioritura e perdurano sino a novembre inoltrato; in annate particolari i semi risultano in gran parte
sterili.
Areale. Lacero minore diffuso nellEuropa meridionale, Africa del Nord ed
Asia Minore. In Sardegna si presenta come
una specie tipicamente montana, con rare
eccezioni presso Cheremule, nel Meilogu,
e qualche esemplare si trova in prossimit
del mare a Tavolara nel versante settentrionale, ma da considerare, in questo caso,
come un apporto occasionale dalla sovrastante montagna calcarea.
Ecologia. una specie indifferente al
substrato pedologico che vegeta nei luoghi
soleggiati anche sterili. In Sardegna presenta unampia possibilit di adattamento
perch vive sia in zone molto aride di bassa
quota come nellIsola di Tavolara, nel
bosco di leccio di Cheremule nel Meilogu,
sui monti calcarei del Marganai, del complesso del Monte Arcosu-Lattias, del
Monte Linas nel Sulcis-lglesiente, sia in
altre aree molto fresche e piovose come
quelle della catena del Marghine, dove
trova il suo optimum, e nei monti del Gennargentu. presente sporadico sulle montagne calcaree, mentre sugli andosuoli del
Marghine costituisce boschi come specie
dominante, in concorrenza con il leccio e
con la roverella. Fa parte come specie
caratteristica dellAceri-Quercetum ilicis,
descritta come associazione endemica dei
calcari montani dei Supramonti della Sardegna centro-orientale.
Grandi alberi. Lacero minore ha un
accrescimento molto lento, sia nella fase
giovanile e ancor pi a maturit, tuttavia
non mancano grandi alberi, tra i quali quello presso il parco di Badde Salighes (circa
20 m daltezza e 3 m di circonferenza) e
quelli censiti da Vannelli a Monte Perdedu
di Seulo (12 m di altezza e 395 cm di circonferenza) e a Cuile sa Pruna, nei pressi
di Arzana (13 m di altezza e 415 cm di circonferenza).
348
Acer monspessulanum L. - Ramo con gemme, ramo con frutti, ramo con fiori, foglie x0,66; gemme x2,66; fiori x1,3;
fiore aperto, fiore chiuso x2,66; base del picciuolo della foglia x1,3.
350
ANGIOSPERMAE CELASTRALES
AQUIFOLIACEAE
Ilex aquifolium L. - Ramo con frutti, foglie, infiorescenze x0,5; fiore maschile, fiore femminile x2; frutto in
sezione x1,3; seme x5.
353
oceanico con abbondante umidit e piovosit. Nelle zone pi temperate forma, assieme ad altre specie montane, boschi misti e
abbastanza densi. In Sardegna vive nelle
zone montane con clima semicontinentale e
con inverno umido e freddo ed aridit estiva ridotta a pochi mesi, corrispondenti
allorizzonte della lecceta montana. Si
associa preferibilmente alla roverella, al
tasso, allacero trilobo, in formazioni forestali miste. In Sardegna non si eleva al di
sopra di 1.500 m, rifuggendo le temperature invernali troppo rigide e persistenti,
mentre verso valle non scende sotto i 400 m
di quota, in tal caso su fontanili delle zone
esposte a nord (Aggius). Nelle aree montane fredde costituisce spesso il predominante strato arbustivo della formazione forestale di cui entra a far parte, anche nella lecceta, dove pu formare veri e propri boschi
coperti dalla sovrastante lecceta, come nel
Goceano. In alcune zone, ormai rare, forma
delle oasi quasi pure costituite da vetusti
esemplari con il tasso (Taxus baccata) che
rappresentano foreste tra quelle pi ancestrali e di maggiore interesse scientifico
dellIsola. Lungo il Rio Biralotta e a Mularza Noa, in territorio di Bolotana, a Sos
Niberos, in territorio di Bono e in territorio
di Fonni e Desulo si hanno veri e propri
boschi seppure con tipologie diverse. Nelle
aree pi elevate del Gennargentu si trovano
numerosi alberi sparsi o in gruppi, per lo
pi capitozzati per alimentare il bestiame
con le ramaglie. Nei substrati calcarei, per
le sue esigenze idriche, limitato alle
superfici con terreni profondi o alle aree
con affioramenti di acqua permanenti.
Grandi alberi. Lagrifoglio si trova di
norma sotto forma di arbusto cespitoso di
modeste dimensioni, ma anche di albero
che pu superare i 25 m di altezza, come
accade nella forra di Mularza Noa, nel
Marghine e in diverse aree del Goceano e
in territorio di Desulo. Le dimensioni del
fusto, in piante molto longeve, superano i
150 cm di diametro e i 5 m di circonferenza, nonostante la lentezza della crescita
nella fase adulta.
354
CELASTRACEAE
Arbusti, alberi, rampicanti o liane.
Foglie semplici, alterne o raramente opposte. Fiori riuniti in infiorescenze a cima od
a ombrella. Calice e corolla di cinque pezzi
saldati alla base. Frutto: drupa, bacca, capsula. Semi avvolti da una espansione del
ricettacolo (arillo). La famiglia delle Celastraceae comprende 50 generi e 850 specie
distribuite nelle regioni tropicali e subtropicali di tutto il mondo. Fossili dei generi
Euonymus e Celastrus sono stati reperiti in
giacimenti del Cretaceo.
Le Celastraceae sono impiegate soprattutto come piante ornamentali o usate per
lestrazione di essenze medicinali. Catha
edulis Forssk., arbusto dellArabia e dellAfrica orientale, coltivato per le foglie
usate come th e per la produzione di un
infuso eccitante.
EUONYMUS L.
Piante arbustive o alberelli, erette, striscianti o rampicanti. Gemme quadrangolari
con molte squame. Foglie persistenti o caduche. Fiori bisessuali in infiorescenze cimose.
Sepali e petali 4 o 5, piccoli, biancastri o
verdognoli. Frutto: capsula con tre o cinque
lobi. Semi avvolti da un involucro carnoso
(arillo) rosso o giallo- aranciato.
Il genere Euonymus comprende 220 specie diffuse in Europa, America e Asia sudorientale. Molte specie di questo genere
sono coltivate a scopo ornamentale per il
colore dei frutti e per le foglie, che sono
spesso variegate.
Euonymus europaea L., Sp. Pl.: 197 (1753)
Regione della prima descrizione: Habitat in
Europae sepibus.
Nomi italiani: Berretta da prete, Fusaggine,
Evonimo.
356
357
Euonymus europaea L. - Ramo con frutti, particolare del fusto, infiorescenza, rametto con frutti x0,6; stame x6; semi
x1,2; fiore x2,4; fiore senza petali x4,8.
SPECIE INTRODOTTE. Euonymus japonica L., specie originaria della Cina e del
Giappone, un arbusto sempreverde, utilizzato per scopi ornamentali da lungo
tempo, per il fogliame compatto con foglie
di un verde brillante e frutti rossi nel periodo autunnale. molto comune in tutti i
centri abitati, ma raramente, in Sardegna,
si trova spontaneizzato.
359
BUXACEAE
Alberi, arbusti o erbe. Foglie coriacee,
persistenti, semplici. Fiori unisessuali sulla
stessa pianta o su piante diverse, riuniti in
infiorescenze a spiga o a racemo. Fiori
maschili con calice con 4 sepali molto piccoli; corolla assente, con 4 o pi stami.
Fiori femminili con ovario supero, triloculare, con tre stili. Frutto: capsula, drupa o
bacca. Semi con caruncola.
La famiglia delle Buxaceae comprende
4 generi e circa 100 specie, diffuse nelle
zone temperate o subtropicali.
Resti fossili di Buxus sempervirens L.
sono stati trovati nei giacimenti del Quaternario in Lombardia e nei banchi di travertino del Pleistocene nelle Marche. Pollini fossili sono stati individuati in giacimenti torbosi del pre-Mindeliano presso Bergamo.
BUXUS L.
Piante arbustive o piccoli alberi con
foglie intere, persistenti, coriacee. Fiori
unisessuali, maschili e femminili in infiorescenze con un solo fiore femminile terminale e molti fiori maschili basali e laterali. Calice di 4 sepali. Corolla mancante.
Ovario con tre logge. Frutto: capsula.
Il genere Buxus comprende circa 40
specie diffuse nelle regioni temperate di
tutto il mondo.
Sin dallantichit il legno della maggior
parte della specie di questo genere era utilizzato per statue, intarsi di mobili, strumenti musicali, incisioni e xilografie.
Buxus potrebbe derivare dal greco
puxos = scatola, o da buxus = strumento
musicale costruito con il legno di bosso, o da
unantica voce persiana, bxas, = legno.
Buxus balearica Lam., Encycl. 1: 511
(1785)
Regione della prima descrizione: Ins.
Baleares.
360
361
Buxus balearica Lam. - Ramo, particolare di ramo con foglie e frutti x 0,8; fiori femminili, fiori maschili x 3,2; capsula aperta x 1,6.
363
ANGIOSPERMAE RHAMNALES
RHAMNACEAE
Alberi, arbusti, suffrutici, erbe. Piante
inermi o spinose, a portamento eretto, prostrato, rampicante, lianoso. Foglie intere.
Fiori piccoli, verdognoli, bisessuali o unisessuali, calice e corolla di 4-5 pezzi.
Infiorescenze in cime ascellari o in corimbi laterali. Frutto: capsula o drupa.
La famiglia delle Rhamnaceae comprende 58 generi e circa 900 specie, diffuse nelle zone temperate di tutto il mondo,
ma principalmente in quelle tropicali e
subtropicali.
In giacimenti fossili del Cretaceo e dellEocene sono state individuate specie riferibili a generi affini a Rhamnus, Zizyphus,
Paliurus e Ceanothus, che testimoniano
lantica origine di questa famiglia.
Molte specie contengono principi
amari, alcaloidi, saponine, mucillagini,
sostanze coloranti e altri complessi chimici e trovano, quindi, diverse applicazioni di
importanza economica. Il legno delle specie arboree ricercato per la durezza, compattezza e pesantezza. Diverse Rhamnaceae sono anche note come piante ornamentali di gran pregio per parchi, giardini
e serre.
RHAMNUS L.
Alberi di modeste dimensioni o arbusti,
talvolta spinosi. Foglie caduche o persistenti. Fiori unisessuali sulla stessa pianta
o su piante diverse, piccoli, verdognoli,
con 4-5 petali e 4-5 stami; ovario supero.
Infiorescenze a racemo o ad ombrella.
Frutto: drupa o bacca con 2-4 semi.
Il genere Rhamnus comprende oltre 100
specie, distribuite nelle regioni temperate
dellEmisfero settentrionale, dellAsia e
dellAfrica meridionale. Molte hanno una
notevole importanza nellindustria farmaceutica per la presenza di principi amari,
astringenti e purgativi. Le specie medicina364
Moris
Rhamnus persicifolia Moris - Ramo con frutti, ramo con fiori, foglie x 0,6; fiore aperto, fiore chiuso x3 antere x8;
drupa, drupa in sezione, semi x2,4.
Ecologia. una specie eliofila che predilige i luoghi umidi di natura silicea. Vive
prevalentemente lungo i rigagnoli, ma si
trova anche sul letto dei corsi dacqua temporanei, sui fontanili delle zone montane
dai 700 ai 1.400 m.
Notizie selvicolturali. I frutti sono
abbondanti e i semi di Rhamnus persicifolia presentano una germinabilit abbastanza elevata e le piantine allevate in vivaio
possono essere trapiantate con successo.
Potrebbe trovare impiego in alcuni lavori
di sistemazione idraulica forestale. Si presta come albero ornamentale ad essere utilizzato su spazi limitati per le sue modeste
dimensioni e per la lentezza di crescita.
Note etnobotaniche. Non si conoscono
utilizzazioni di questa pianta. Il nome locale di pruna agreste si riferisce al portamento complessivo della pianta, ad una certa
spinescenza e soprattutto alla forma delle
foglie.
Note tassonomiche, sistematiche e
variabilit. Rhamnus persicifolia una
specie piuttosto isolata dalle altre dello
stesso genere, che si originata e conservata solo in un areale molto ristretto del
centro Sardegna. Ha una notevole costanza
di caratteri; tuttavia forme stenofilliche si
hanno nelle piante presenti sui calcari aridi
di Urzulei ed il fenomeno pu essere
messo in relazione alla selezione di un ecotipo legato a questo particolare ambiente.
Rhamnus alpina L., Sp. Pl. 1: 193 (1753)
Regione della prima descrizione: Habitat
in alpibus Helveticis.
Nomi italiani: Ramno alpino.
Nomi sardi: Pibireddu (Seulo).
Nomi stranieri: Fr., Nerprun des Alpes;
Ted., Alpen-Kreuzdorn.
Arbusto di 1-4
giovani pelosetti o
adulti cenerini con
Gemme rossigne,
m cespuglioso. Rami
glabri, rosso-scuri, gli
striature longitudinali.
allungate, pubescenti.
Rhamnus alpina L. - Ramo, foglia x0,7; fiori maschili x2,8; antere x7; fiore maschile aperto x3,5; fiore femminile
x2,8; drupa intera, drupa in sezione, seme x1,4.
369
370
Rhamnus lycioides L. ssp. oleoides (L.) Jahandiez et Maire - Ramo con frutti, rami x 0,6; foglie, fiore aperto x1,2;
stame x3; fiori maschili x6 e x9.
Rhamnus alaternus L. - Rami x0,4; infiorescenze maschili e femminili x3; fiori maschili e femminili x5 e x8; frutto
x1,2; seme x5.
api, che nel periodo invernale hanno poca disponibilit di fiori da bottinare. In effetti sia i
fiori maschili, sia quelli femminili possiedono
glandole ricche di nettare e nelle giornate tiepide le piante in fiore sono frequentate da
migliaia di questi insetti, ma non si hanno notizie del tipo di miele che se ne ricava.
Note tassonomiche, sistematiche e variabilit. Di R. alaternus sono state descritte
diverse sottospecie (ssp. myrtifolia (Willk.)
Jahnand. et Maire, ssp. parvifolia Arcangeli)
che tuttavia sono da ricondurre nellambito
della variabilit specifica. Piante con foglie
particolarmente grandi sono diffuse nei luoghi
pi elevati e freschi e nella fase giovanile di
crescita, mentre popolazioni con foglie maggiormente coriacee, a bordo del tutto liscio, di
un verde chiaro, simili a quelle delle filliree
sono comuni nella Sardegna meridionale. Il
carattere foglie piccole si accentua nelle
piante di maggiori dimensioni, nelle quali si
ha anche una marcatissima riduzione nella
crescita dei rami. In questi casi mostrano una
convergenza morfologica con la fillirea, ma si
distinguono in modo immediato per le foglie
sparse, rispetto a quelle della fillirea che sono
opposte. Una corretta identificazione di biotipi locali ed ecotipi, nonch delle forme varietali, richiede una verifica accurata in coltura al
fine di accertare quale sia linflusso esercitato
dalle condizioni ambientali rispetto a quello
determinato dal patrimonio genico.
SPECIE INTRODOTTE. Tra le specie spontaneizzate, degno di nota il giuggiolo (Lotus
jujuba Miller), in sardo zinzaru o zinzulu.
un arbusto o alberello spinescente, caducifoglio, con foglie ovali-ellittiche, che si pu
trovare negli orti periurbani, anche nelle
zone interne, ma soprattutto nelle zone basse
e calde come residuo di antica coltura, ma
anche spontaneizzato lungo le siepi o ai
bordi delle strade. Viene coltivato per i frutti, che maturano alla fine di ottobre e sono
consumati freschi. Nel passato erano utilizzati in varie ricette medicinali.
375
ANGIOSPERMAE VIOLALES
CISTACEAE
Alberi, arbusti o erbe con foglie opposte
o, raramente, sparse. Fiori isolati o riuniti
in infiorescenze cimose o racemose. Calice
e corolla di 5 pezzi. Petali bianchi, gialli,
rosei o porporini. Stami numerosi. Ovario
supero formato da pi carpelli. Frutto: capsula coriacea o legnosa. Semi molto numerosi angolosi a pi facce, minuti.
La famiglia delle Cistaceae comprende
8 generi con circa 175 specie diffuse nelle
regioni temperate di tutto il mondo.
Fiori bianchi, rosei o porporini; calice
con 5 sepali; stilo allungato...........Cistus
Fiori gialli; calice con tre sepali, stilo
corto.........................................Halimium
CISTUS L.
Arbusti generalmente ricoperti da una
densa peluria con peli semplici e/o ghiandolosi sia nei giovani fusti che nelle foglie.
Foglie opposte, pi o meno persistenti,
intere, prive di stipole con picciuolo pi o
meno allargato. Fiori bianchi, giallognoli,
rosei o porporini, solitari, in cime o in
racemi. Calice dialipetalo di 5 sepali pelosi; corolla di cinque petali; stami numerosi. Ovario con stilo sormontato da uno
stimma vistoso. Frutto: capsula triloculare.
Il genere Cistus comprende 17 specie,
distribuite nelle regioni mediterranee
caldo-aride o temperate.
Da alcune specie si ricava una resina,
vischiosa, nerastra o rosso-cupa, il laudano, usato come astringente, balsamico e
sedativo. Il nome Cistus sembra derivare
dal greco kistis=vescichetta, per indicare la particolare forma rigonfia dei frutti.
1 Fiori rosei o porporini............................2
Fiori bianchi...........................................5
2 Arbusto ricoperto da un fitto tomento
376
Cistus monspeliensis L. - Ramo con fiori x0,66; foglia, calice, cassula x1,3; seme x13, ovario con stame x5.
Areale. Lareale di questa specie comprende lEuropa meridionale, lAfrica settentrionale e lAsia Minore.
Ecologia. C. monspeliensis vive sui
suoli aridi, sterili, sassosi, sabbiosi, estendendosi dalle zone litoranee a quelle montane, sino a circa 1.200 m di quota. una
specie che predilige decisamente i substrati silicei e solo molto raramente si estende
sul terreno di natura calcarea.
La presenza dei cisteti legata alla
degradazione della vegetazione a seguito
dellincendio. In effetti, esiste una stretta
correlazione tra incendio e presenza dei
cisteti, ma essi sono ugualmente presenti
nei terreni denudati dalle arature e impoveriti di sostanza organica.
Nelle macchie incendiate i cisti, tutti
molto eliofili, con la ripresa vegetativa e la
ricrescita dei polloni delle sclerofille sempreverdi perdono di vitalit e si rarefanno. Si
conserva, tuttavia, una notevole banca semi
nel terreno, che consente di riprendere il
ciclo in caso del verificarsi di nuovi incendi.
Cistus salviaefolius L. - Ramo con fiori, foglie x0,7; calice, capsula x1,4, ovario con stame x5; particolare foglia x1,4.
Cistus salviaefolius.
382
Arbusto alto da 0,5 a 1,2 m, molto ramificato. Rami ricoperti da un denso tomento
bianco. Corteccia bruno-cannella che si
stacca a lamine sottili. Foglie vellutate,
ovali-lanceolate, ristrette alla base, sessili,
Cistus albidus L. - Ramo con fiori, foglia x0,6; calice x1,2; cassula x1,2, seme x12, ovario con stame x3.
Cistus albidus.
384
385
386
Cistus corsicus Loisel. - Ramo con fiori, foglie x0,65; calice, cassula, foglia x1,3 ovario con stame x3,5.
388
Cistus incanus.
389
Cistus incanus L. - Ramo con fiori, foglie x0,7; calice, cassula x1,5; ovario con stame x3,5.
391
Cistus creticus L. - Ramo con fiori, foglie x6,4; calice, particolare di foglia x1,3.
394
Halimium halimifolium (L.) Willk. - Ramo con fiori x0,7, fiore x1; calice, ovario x3,5; foglie x1; capsula x1.
Halimium halimifolium.
396
ANGIOSPERMAE VIOLALES
TAMARICACEAE
Arbusti, alberi o suffrutici, con rami flessuosi. Foglie squamiformi, alterne. Fiori piccoli, rosa o bianchi, isolati o riuniti in infiorescenze a racemo. Frutto: capsula. Semi
alati e con pelosit diffusa. La famiglia delle
Tamaricaceae comprende 4 generi con circa
100 specie, diffuse sui litorali, lungo i corsi
dacqua e nelle zone steppiche dellEmisfero settentrionale e nellAfrica sahariana.
TAMARIX L.
Arbusti talvolta arborescenti. Rami flessuosi con corteccia rossastra. Foglie piccole,
squamose, sessili, amplessicauli. Fiori in
racemi densi. Calice e corolla di 4-5, raramente 6 pezzi. Ovario circondato da un
disco lobato. Frutto: capsula uniloculare o
trivalve. Semi numerosi con un ciuffo di
peli. Il genere comprende 100 specie distribuite nel Sud-Est dellAsia, Europa occidentale e Africa meridionale. Le tamerici sono
utilizzate come frangivento, per consolidare
le dune litoranee e per giardini esposti a
venti salmastri, data la loro crescita molto
rapida, laspetto decorativo e labbondante
fioritura.
Secondo una antica tradizione da Tamarix mannifera Ehr., che cresce in Arabia e in
Egitto, proveniva la manna di cui si nutrirono gli Ebrei nel deserto. Questa specie
produce infatti una mucillagine zuccherina,
detta manna tamerisco o man dai Beduini.
Tamarix deriverebbe, secondo alcuni
autori, dal nome di una popolazione rivierasca dei Pirenei, i Tamarisci; secondo altri da
Tamaris oggi Tambro, corso dacqua dei
Pirenei. Delle numerose specie indicate per
la Sardegna sono trattate in modo analitico
le tre pi comuni.
Tamarix africana Poiret. - Ramo con infiorescenze, ramo con sole foglie x0,6; fiore isolato x3; sepalo x6; ovario con
stili x8; calice, fiori, particolare di ramo con foglie x6.
399
Tamarix canariensis Willd. - Infiorescenza x1,3; fiori in boccio, fiore aperto x3,3; calice x5; ramo con infiorescenze, rami senza infiorescenze x0,6; foglie x18; ramuli con foglie x6.
Tamarix gallica L. - Infiorescenza x 1, i; fiori in boccio, fiore aperto x 4; calice x 8; seme x 8; capsula x 4; ramo con
infiorescenze particolare di ramo x 0,8; particolare di ramuli con foglie x 8; foglie x 16.
Tamarix gallica.
405
Diffusa nella sponda meridionale del Mediterraneo dallAlgeria al Medio Oriente. In Sardegna data per la fascia costiera.
Tamarix dalmatica Baum, The genus Tamarix, 182 (1978)
Arbusto a fioritura primaverile con racemi
densi di fiori sessili con brattee scariose pi
lunghe del calice provvisto di 4-5 sepali;
corolla con 4-5 petali bianchi, ellittico-obovati
persistenti; stami in numero variabile da 5 a 9
con lunghi filamenti e antere mutiche.
Diffusa nella sponda settentrionale del Mediterraneo dalla Penisola Balcanica alla Francia.
In Sardegna data per la fascia costiera.
Recentemente stata segnalata in Corsica.
Tamarix nilotica (Erhenb.) Bge., Tentamen,
54 (1852)
Arbusto a fioritura estiva con racemi fiorali
sessili con brattee acuminate, non superanti il
calice provvisto di 5 sepali largamente triangolari; corolla di 5 petali, rosei, di forma obovata; stami con antere provvisto di breve apicolo
terminale.
Specie a diffusione est-africana e Medio
Oriente, per la Sardegna segnalata in territorio di Pula e Quartu.
Tamarix arborea (Sieb. ex Erhenb.) Bge.,
Tentamen, 67 (1852)
Arbusto o alberello a fioritura estiva con racemi peduncolati e con asse glabro provvisto di
brattee fiorali lineari-triangolari non eccedenti
il calice, provvisto di 5 sepali largamente triangolari a margine dentellato eroso; corolla di 5
petali, rosei, di forma ovata, caduchi; stami 5
con antere apicolate.
Specie a larga distribuzione dalle Isole Canarie
alla Penisola Iberica, Nordafrica, Medio
Oriente e Africa orientale. indicata per diverse localit della Sardegna meridionale.
406
407
ANGIOSPERMAE MYRTALES
MYRTACEAE
MYRTUS L.
Piante arbustive, erette, cespugliose o
alberelli con foglie persistenti, opposte,
intere e brevemente picciuolate. Fiori
bianchi o rosati, solitari o in fascetti, con
numerosi stami liberi. Ovario infero con
molti ovuli. Frutto: bacca con numerosi
semi.
Il genere Myrtus comprende poche specie proprie delle regioni tropicali e subtropicali, in particolare del continente americano e australiano.
Myrtus allude, secondo una leggenda, a
Myrsine, fanciulla dellAttica, trasformata
in questo arbusto da Pallade, per invidia,
essendo stata vinta nella corsa.
408
descrizione:
sposi, o desiderosi di fidanzarsi, si depositano vicine presso il fuoco. Se, accartocciandosi e bruciando, si avvicinano e si toccano
segno di buon auspicio, mentre in caso contrario si avranno poche speranze di un buon
esito dellunione. Pi in generale le fronde e
i fiori di mirto negli sposalizi costituivano un
elemento ben augurale della riuscita del
matrimonio. Il mirto utilizzato, tenuto in
bocca dal proprietario del bestiame, in funzione apotropaica, per proteggere gli animali
domestici dalla mosca carnaia che potrebbe
depositare le larve nelle mucose nasali, buccali o negli occhi degli animali domestici.
Le bacche sono conosciute come alimento e dalle zone costiere, le donne portavano
il prodotto, nei paesi dellinterno, vendendolo o barattandolo con altri prodotti. Si consumava crudo o, per lo pi, si metteva a macerare con lacquavite per ottenere il liquore di
mirto. Un altro metodo per preparare il
liquore, con propriet toniche e digestive,
era quello di bollire le bacche e aggiungere
allinfuso acquavite o alcole, con laggiunta
di sciroppo di zucchero o miele. Questa pratica comune, tuttora, in gran parte dei paesi
dellIsola. Corrisponde in parte allantico
myrtidanum di Catone (una sorta di vino al
mirto) che si preparava anche in Gallura a
scopo medicinale. Dalle foglie tenere dei
giovani germogli si ottiene un liquore di
colore verdognolo, per la presenza di clorofilla, ma non meno pregiato e gustoso.
Anche la pratica di insaporire la carne e la
cacciagione (cinghiale, lepre, storni e pernici) cucinata in vario modo si ritrova nellantico ricettario di Apicio.
I Greci ed i Romani conoscevano bene le
propriet medicinali delle foglie per combattere ulcere, dermatosi, emorroidi, affezioni
degli organi genitali, delle vie urinarie e
delle vie respiratorie, e come stomachico;
anche tali aspetti erano conosciuti nellIsola,
cos come la preparazione, per distillazione
dei fiori, della cosiddetta acqua degli angeli, usata contro la forfora e la caduta dei
capelli. I semi e le foglie triturate mischiati
nel vino erano considerati un rimedio contro
lavvelenamento da funghi e contro la peste,
Myrtus communis L.- Ramo con fiori, ramo con frutti x0,6; rametto con fiori x1; frutto in sezione x1,2.
leccessiva sudorazione dei piedi e gli arrossamenti della pelle dei neonati. Le foglie
sono aromatiche ma amare e contengono
tannini, che hanno propriet astringenti e un
complesso di oli essenziali e sostanze aromatiche oggetto di molti studi, per le numerose azioni benefiche sullorganismo che
vengono loro attribuite. Linfuso delle foglie
trovava impiego anche in campo veterinario
per la cura dei disturbi digestivi dei bovini.
In campo artigianale le foglie erano utilizzate per la concia delle pelli. I rami del
mirto, sottili ma resistentissimi e flessibili,
trovavano largo impiego nei lavori di
intreccio per cesti, per nasse per la pesca e
per spalliere alte del carro tradizionale per
il trasporto della paglia. Non mancano infine distillazioni per ottenere lessenza usata
in profumeria o come crema per la pelle.
Note tassonomiche, sistematiche e
variabilit. Del mirto sono ben conosciute
diverse variet. La forma a bacche bianca412
stre o di colore giallognolo (var. leucocarpa Lam.), coltivata gi dagli antichi Egizi,
si trova sporadica allo stato spontaneo; il
mirto esotico di Plinio coltivato a Roma
probabile sia la var. tarentina L., mentre
quella che egli considerava nostra potrebbe
essere la var. romana di Linneo; appare di
difficile identificazione il myrtus conjugalis, ugualmente citato da Plinio. Oggi, si
riconosce il rango unitario differenziandolo
tuttal pi come sottospecie (ssp. communis
e ssp. tarentina (L.) Arcangeli) o meglio
come variet basate principalmente sulle
dimensioni e sulla forma delle foglie. Per la
Sardegna, Fiori indica le seguenti variet:
italica L., romana L., lusitanica L. e tarentina L., questultima presso Pula a San
Rocco, ma verosimilmente proveniente da
coltura. Tra di esse la variet tarentina
mostra la maggiore individualit grazie alle
foglie sempre molto piccole, internodi raccorciati da simulare quasi una condizione
verticillata, e i frutti rotondi. Le altre variet fanno riferimento soprattutto alle dimensioni delle foglie, molto variabili nellambito delle popolazioni naturali, come anche
sostenuto da Pignatti (1982). Pampanini
(1941) considera la var. leucocarpa Lam.
come una forma o subforma che compare
sporadica nelle diverse variet. Egli analizzando le popolazioni di Macchiareddu
presso Cagliari riconosce la var. italica L.,
distinguendo in base alla forma delle bacche la subvar. globosa Pamp., a cui aggrega
due forme (f. dubia Pamp. e macrocarpa
Pamp.) e la subvar. oblonga Pamp. con le
forme vera Pamp., la subf. intermedia
Pamp. (per il colore porporino delle bacche) e la subf. leucocarpa (DC.) Pamp., la
forma grandis Pamp. (con le bacche oblungo-turbinate lunghe sino a 15 mm) con la
subf. dulcis Pamp.
Si tratta in definitiva di un complesso di
biotipi che proprio per la loro coesistenza
negli stessi habitat hanno scarso valore
sistematico e sono riconducibili alle variazioni individuali. Anche in altre popolazioni dellIsola si ha variabilit analoga della
forma e delle dimensioni delle bacche (pi
ri di maggiori dimensioni, come quelli censiti da Vannelli in localit Su Loi a Capoterra (28 m di altezza con 676 cm di circonferenza), il grande albero del cortile del complesso di edifici della caserma forestale di
Pantaleo a Santadi (30 m di altezza per 569
cm di circonferenza) e quello di Villa dOrri a Sarroch (30 m di altezza per 585 cm di
circonferenza). Unaltra specie abbastanza
frequente E. globulus Labill., caratterizzata da frutti a ricettacolo legnoso con diametro di circa 20 mm e foglie delle piante giovani opposte e unite alla base; assume
dimensioni notevoli con un esemplare presente a Villa dOrri, di 33 m di altezza e 500
cm di diametro. Altre specie che possibile
rinvenire nei rimboschimenti, nei centri abitati e nelle case di campagna sono E. populifolia, (secondo Vannelli (o.c.) introdotta
per la prima volta in Europa a Villa dOrri
nel 1842), E. panicolata, nonch altre ancora ma di minore frequenza.
414
ANGIOSPERMAE UMBELLIFERALES
CORNACEAE
Alberi, arbusti, suffrutici. Foglie persistenti o caduche, semplici. Fiori bisessuali
o unisessuali riuniti in infiorescenze a
ombrella. Frutto: drupa o bacca. La famiglia delle Cornaceae comprende 12 generi
e circa 95 specie distribuite prevalentemente nelle regioni tropicali, subtropicali e
temperate. Molte specie sono utilizzate
come piante ornamentali nei giardini.
CORNUS L.
Piante arboree, arbustive, raramente
erbacee con foglie persistenti o caduche.
Fiori piccoli, riuniti in ombrelle e circondati spesso da brattee fogliacee petaloidee.
Calice e corolla di quattro pezzi. Stami 4.
Il genere Cornus rappresentato da circa
45 specie distribuite nelle regioni temperate dellEmisfero settentrionale. Il legno di
molte specie ricercato per la fabbricazione di mobili ed utensili vari. Il nome Cornus potrebbe derivare dalla somiglianza
riscontrata fra il legno di questa pianta e le
appendici cornee di molti animali.
Foglie di 5-8 x 4-7 cm, opposte, rotondeggianti, ellittiche, acuminate allapice, rossastre in autunno; lamina a margine intero
con nervature marcate, convergenti verso
lapice, con peli semplici e peli sparsi fissati a met; pagina superiore con peli pi
radi, pi piccoli, tutti appressati. Fiori
bianchi, pi o meno peduncolati, in corimbo terminale; petali di 6-7 x 1,5-2 mm, lanceolati, patenti. Antere lineari-oblunghe;
stilo a forma di clava. Drupa di 6-8 mm,
globosa, nero-azzurrognola, di sapore
amaro, non commestibile.
Tipo biologico. Arbusto cespitoso,
caducifoglio. Microfanerofita.
Fenologia. Inizia la fioritura ad aprilemaggio, dopo la comparsa delle foglie. I
frutti maturano ad ottobre, mentre le foglie
permangono sino a dicembre inoltrato.
Areale. Cornus sanguinea ha un areale
molto vasto ed ampiamente diffuso
soprattutto nellEuropa Centrale, in Asia
Minore e Caucaso. In Sardegna si trova
415
Cornus sanguinea L. - Ramo con foglie, ramo con frutti, rametto con fiori x0,6; fusto x2,4; particolare di foglie, fiori
x1,2.
417
ANGIOSPERMAE UMBELLIFERALES
APIACEAE O UMBELLIFERAE
Piante prevalentemente erbacee, pi raramente legnose, arbustive o arboree. Foglie
composte, pennato-partite, palmato-composte o semplici. Infiorescenze ad ombrella
semplice o composta, accompagnata da brattee. Calice ridotto o mancante; corolla con 5
petali, talvolta diseguali, bilobi. Stami 5 con
antere rivolte verso il centro del fiore. Ovario infero con due carpelli (mericarpi). Frutto: diachenio di varie forme o con diverse
ornamentazioni: solchi, spine, aculei, tubercoli, ali.
La famiglia delle Apiaceae comprende
300 generi con circa 3.000 specie distribuite
in tutto il mondo ed alcune di esse largamente coltivate per uso alimentare, per lestrazione di resine, gomme, sostanze medicinali
e per scopo ornamentale.
crabiu (Fluminimaggiore); Laru crapinu (Escalaplano); Linna niedda (Dorgali); Linna pudida (Laconi).
Nomi stranieri: Ingl., Thorow-wax; Fr.,
Bupleure ligneux; Sp., Matabou (Catal.).
Pianta sempreverde, fortemente aromatica, arbustiva, di 1-2 m, con rami eretti o tendenti a costituire un cespuglio ombrelliforme. Rami lisci, pi o meno striati nel secco,
rossastri. Foglie lunghe 3-7 cm, larghe 2-3
cm, sparse, pi o meno appressate ai rami,
obovate o ellittiche-oblunghe, cuneate alla
base ed appuntite allapice, con nervatura
principale ben marcata. Infiorescenze in
ombrelle poste alla sommit dei rami, con 56 brattee caduche, obovate, e 5-20 raggi di 34 cm; ombrellette bratteolate con 8-12 fiori e
con peduncoli di 4-7 mm, ghiandolosi; fiori
gialli poco appariscenti. Frutto: diachenio di
6-8 mm, con coste strettamente alate.
Tipo biologico. Arbusto cespitoso sem-
BUPLEURUM L.
Piante erbacee, annuali e arbustive, con
foglie larghe, intere, persistenti, sessili, o
abbraccianti il fusto. Fiori riuniti in infiorescenze ad ombrella, circondate da brattee
spesso vistose. Fiori piccoli, verdognoli
con calice incospicuo. Ovario infero. Frutto: diachenio.
Il genere comprende circa 150 specie
distribuite per lo pi in Europa, Asia, Africa in zone a clima freddo o temperato.
Bupleurum deriva dal greco: boupleuron = costa di bue, con riferimento alle
nervature delle foglie.
Bupleurum fruticosum L., Sp. Pl., 1: 238
(1753)
Regione della prima descrizione: Habitat
in Galliae australis saxosis maritimis.
Nomi Italiani: Bupleuro cespuglioso.
Nomi sardi: Laru crabinu (Isili); Laru eru
418
Bupleurum fruticosum L.- Ramo con fiori e frutti, foglie x0,65; fiori x4.
Bupleurum fruticosum.
420
ANGIOSPERMAE ERICALES
ERICACEAE
Arbusti eretti, prostrati, rampicanti o erbe.
Foglie alterne, opposte o verticillate, coriacee,
persistenti. Fiori isolati o riuniti in infiorescenze. Calice con cinque pezzi saldati alla base.
Corolla con quattro o cinque petali, generalmente fusi. Stami 4-5 o in numero doppio
rispetto ai petali. Polline in tetradi. Ovario
supero o infero. Frutto: bacca o capsula.
La famiglia delle Ericaceae viene suddivisa in 5 grandi sottofamiglie comprendenti
100 generi con 3.000 specie distribuite in
tutto il mondo. I generi pi diffusi sono:
Rhododendron, di cui sono state descritte
oltre 700 specie, Erica, Arbutus, Vaccinium,
Calluna. Vi appartengono numerose piante
di interesse ornamentale, come i rododendri
e le eriche, ed economico, come i mirtilli.
una famiglia le cui origini risalgono al Cretaceo, come testimoniano i reperti fossili.
Foglie ovali, sparse; fiori con 10 stami;
frutto: bacca di 1,5-3,5 cm..........Arbutus
Foglie lineari verticillate a tre o quattro;
fiori con 8 stami; frutto: capsula minuta......................................................Erica
ARBUTUS L.
Piante arbustive o a portamento arboreo,
con foglie coriacee, semplici, persistenti.
Fiori con corolla gamopetala, rigonfia, bianca o rosea. Infiorescenze a grappolo, pendule o erette. Stami 10 racchiusi nella corolla;
ovario con 10 carpelli. Frutto: bacca.
Il genere Arbutus costituito da circa
20 specie che vivono in zone a clima temperato o subtropicale. Arbutus deriva dal
latino tardo arbustus=arbusto.
Arbutus unedo L., Sp. Pl. 1:395 (1753)
Regione della prima descrizione: Habitat
in Europa australi.
423
424
Macchia evoluta e formazioni boschive a Arbutus unedo presso la gola di Gorropu (ai confini tra Urzulei-OrgosoloDorgali).
425
Arbutus unedo L. - Ramo con fiori e frutti x0,5; infiorescenza, fiore aperto x2; stame x5; calice x8; frutto in sezione
x1; seme x4.
Nomi stranieri: Ingl., Tree heath; Fr., Bruyre en arbre; Ted., Baum-Heide; Sp.,
Urce, Dinada, Bruch.
Arbusto di 1-6 m di altezza con rami
eretti, densi. Rami giovani con densa peluria biancastra formata da peli stellati frammisti a peli semplici. Corteccia grigioscura o bruno-chiara, screpolata in listelle
longitudinali. Foglie 3-5 mm, glabre,
verdi-scure, in verticilli di 3-4, lineari, con
margine denticolato. Fiori bianchi o rosati,
profumati, con corolla campanulata o subcilindrica. Infiorescenza a pannocchia
densa, formata dallunione di numerosi e
corti racemi; pedicelli glabri con due o tre
piccole bratteole; calice piccolo, glabro,
con lobi ottusi, rigonfio alla base; corolla
2-4 mm, divisa sino alla met, lobi ottusi,
eretti. Stami racchiusi nella corolla, con
filamento corto e con antere munite di due
appendici ciliate. Ovario con stilo e con
stimma rotondeggiante. Capsula, glabra,
ovoidale e semi minutissimi. 2n=24.
Tipo biologico. Pianta arbustiva sempreverde a foglie aghiformi, che pu raggiungere anche 8-10 m di altezza assumendo un aspetto arboreo. Microfanerofita.
Fenologia. Fiorisce da gennaio a marzo
e matura i semi nel periodo estivo.
Areale. Larea di diffusione comprende
tutta la regione mediterranea, le isole
Canarie e ristrette aree, oltre la fascia sahariana in Angola ed Etiopia, presentando un
tipico esempio di areale disgiunto, ossia
aree di distribuzione separate da barriere
(oceano e deserto) che non possono essere
superate in modo autonomo dai semi della
pianta. Gli areali disgiunti sono testimonianza di una distribuzione molto pi vasta
nel passato anche molto remoto e generalmente rappresentano una restrizione di
areale.
Ecologia. Pianta fortemente eliofila,
preferisce i terreni aridi e vive nei climi
caldo-aridi spingendosi, talvolta, nelle
zone pi fresche ed umide. Normalmente
si unisce al corbezzolo e ad altre specie
arbustive formando degli aspetti particola-
Erica arborea L. - Ramo con fiori x2,3; fiori x7; foglia, rametto con foglie x3,3.
Erica scoparia L. - Ramo con fiori x2,3; fiore, rametto con foglie x8; ovario x16; stame x30.
434
Erica terminalis Salisb. - Ramo con fiori x2; fiori x4; rametto con foglie x3,5; ovario x10; stame x30.
Erica multiflora L. - Ramo con fiori x1,7; fiori, foglie x6; rametto con foglie x3.
Erica multiflora.
SPECIE INTRODOTTE. Tra le specie coltivate si osservano nei giardini diverse cultivar di specie del genere Calluna, non sempre di facile identificazione tassonomica,
spesso utilizzate per piccole bordure o per
coltivazione in vaso. da escludere la presenza di Erica ciliaris L., indicata erroneamente per la flora dellIsola di San Pietro.
439
ANGIOSPERMAE OLEALES
OLEACEAE
Alberi o arbusti a foglie caduche o persistenti, semplici o composte. Fiori unisessuali su piante diverse, bisessuali, o anche
unisessuali e bisessuali sulla stessa pianta
(poligame). Infiorescenze a cima, a grappolo o in racemi spiciformi. Calice e corolla poco appariscenti. Stami due. Frutto:
bacca, drupa, capsula o samara.
La famiglia delle Oleaceae, suddivisa
in 2 sottofamiglie (Oleoideae e Jasminoideae), comprende circa 30 generi con 600
specie diffuse nelle regioni mediterranee,
tropicali e temperate di tutto il mondo. Lorigine di questa famiglia risale al Terziario.
Vi fanno parte piante di grande importanza
alimentare come lolivo, il frassino da
manna, di interesse ornamentale come il
ligustro, il gelsomino, il lill e la forsitia.
1 Foglie intere, persistenti, coriacee; frutto: drupa................................................2
Foglie imparipennate; frutto: samara
....................................................Fraxinus
2 Foglie verde-scuro nella pagina superiore; grigio argenteo in quella inferiore,
drupe grandi.....................................Olea
Foglie concolori nelle due pagine, drupe
piccole........................................Phillyrea
FRAXINUS L.
Alberi o arbusti a foglie caduche. Foglie
imparipennate. Fiori bisessuali o unisessuali sulla stessa pianta o su piante distinte, riuniti in infiorescenze a pannocchia o
racemo, pendulo o eretto. Corolla presente,
molto ridotta o del tutto assente. Frutto:
samara.
Il genere Fraxinus, appartiene alla trib
delle Fraxineae e comprende 60 specie diffuse in Europa, Asia, America settentrionale e Nordafrica.
I frassini sono noti per il legname pregiato, usato in falegnameria e in carpente440
441
Fraxinus ornus L. - Ramo con frutti, ramo con foglie, seme, frutto, infiorescenza, ramo con gemme x0,6; fiore x2,4.
tuisce colonie sugli accumuli sassoso-pietrosi dei versanti alla base delle falesie.
sporadico nei contrafforti del Gennargentu,
mentre si fa pi comune in Ogliastra e Sarcidano, e risulta complessivamente raro
nelle aree meridionali. Si presenta quindi
in un ampio campo di condizioni ambientali per il suolo, il clima e la vegetazione.
Fraxinus ornus una specie caratteristica
di un tipo di lecceta molto diffusa nel bacino Mediterraneo (Orno-Quercetum ilicis) e
in molte parti dellIsola.
Grandi alberi. Gli alberi di maggiori
dimensioni si trovano a Monte Albo nel
versante orientale a Su Pigiu, in territorio
di Siniscola e lungo i corsi dacqua del versante settentrionale del Limbara.
Notizie selvicolturali. Lorniello in selvicoltura utilizzato soprattutto come
pianta agraria per la produzione della
manna, specialmente nellItalia meridionale e in Sicilia. Si diffonde per seme o per
via vegetativa. Nellimpianto dei manneti
si preferiscono le piantine di 3-5 anni, talora innestate con variet (rotundifolia Ten.,
garganica Ten.) particolarmente produttive. Laccrescimento lento e la pianta non
raggiunge mai dimensioni notevoli. Si presta bene ad essere ceduata e sui nuovi polloni di 7-10 anni avviene 1estrazione della
manna. Lorniello diffuso nei boschi collinari e sub-montani dove vive assieme al
leccio o alla roverella, al cerro, allacero
campestre e talvolta costituisce cenosi
molto estese con carpino nero. un elemento frequente dei boschi cedui anche se
difficilmente prende il sopravvento sulle
altre specie arboree. considerata una specie pioniera che pu colonizzare terreni
poveri, degradati o fertili, anche con elevate percentuali di argilla; per queste caratteristiche piuttosto usato nei rimboschimenti.
Caratteristiche ed utilizzazioni del
legno. Il legno presenta propriet simili a
quelle del frassino maggiore, ma la sua utilizzazione limitata dalle dimensioni pi
modeste. I giovani polloni, diritti e lisci, si
prestano ad essere utilizzati per paleria
minuta e negli orti per sostegno alle colture erbacee. un buon combustibile.
Note etnobotaniche. Lorniello un
albero da manna. Questa sostanza sgorga
dalle incisioni che vengono praticate sulla
corteccia del fusto dove si rapprende in
cannelli pi o meno voluminosi. Il suo
costituente principale la mannite, e viene
utilizzata in decotti o sciroppi come lassativo. Non si ha notizia in Sardegna di una
tradizione di coltivazione di questa specie
per tale scopo.
Note tassonomiche, sistematiche e
variabilit. Fraxinus ornus presenta la
maggiore diversit nella foglia e nella
samara; in base alle loro caratteristiche,
anche per la Sardegna, sono state differenziate specie diverse (F. angustifolia Ten., F.
juglandifolia Ten., F. argentea Lois.) considerate al rango di variet da Fiori (o.c.) e
ricondotte nellambito della variabilit
popolazionale da Pignatti (o.c.). Meritano
comunque una notevole attenzione le
forme maggiormente produttive di mannite
in forma di grani, rilevate in territorio di
Illorai a Monte Artu, dalle quali potrebbero essere selezionate apposite cultivar.
Fraxinus angustifolia Vahl ssp. oxycarpa
(Bieb. ex Willd.) Franco et Rocha Afonso, Bot. J. Linn. Soc., 64 : 377 (1971)
Sin.: Fraxinus oxycarpa Bieb. ex
Willd., Sp. Pl., 4 : 1100 (1805)
Fraxinus oxyphylla M. Bieb., Fl. Taur.Caucas., 2 : 450 (1808)
Fraxinus excelsior L. var. oxycarpa
(Willd.) Zernov, Novosti Sist. Vyssh. Rast.
36: 226 (2004)
Fraxinus rotundifolia Mill. subsp. oxycarpa (M.Bieb. ex Willd.) P.S.Green in
Kew Bull., 40(1): 133 (1985).
Regione della prima descrizione: Tauria (?).
Nomi italiani: Frassino, Frassino meridionale.
Nomi sardi: Abiu a folla longa (Pabillo443
Fraxinus angustifolia Valh ssp. oxycarpa (Bieb. ex Willd) Franco et Rocha Afonso. - Ramo con fiori, ramo con
gemme, ramo con foglie e frutti, fiori, foglie, semi, frutti x0,6; brattee e bratteola, fiore x2,4; stimma x9; fiore x5.
445
Olea europaea L. var. sylvestris (Miller) Lehr. - Ramo con fiori, ramo con frutti x0,6 fiore x6.
449
nella parte opposta alla direzione predominante. Il principale fattore limitante la diffusione la bassa temperatura. Loleastro
costituisce lelemento forestale di maggiore evidenza nella grande associazione che
va sotto il nome di Oleo-Lentiscetum,
molto varia come composizione floristica,
che caratterizza con macchie e boscaglie
gran parte della fascia litoranea e costiera,
ma anche vaste zone dellinterno dellIsola. Caratterizza anche altre associazioni
(Oleo-Juniperetum phoenicea, OleoEuphorbietum dendroidis, Myrto communis-Oleetum sylvestris), tuttavia non sempre chiaramente definite dal punto di vista
floristico.
Grandi alberi. Grandi alberi dolivo si
trovano in tutto il Mediterraneo e i pi celebri sono quelli dellOrto del Getsemani a
Gerusalemme, che la tradizione fa risalire
al primo secolo della nostra era, sebbene
fonti storiche sostengano che siano stati
distrutti sotto la dominazione turca. Si tratta di piante con tronchi di diametro notevole, molto contorti e cariati, e in alcuni casi
sicuramente ripollonanti. In Grecia, in Italia, in Spagna, nel Nordafrica gli oliveti e i
grandi alberi sono un tratto caratterizzante
del paesaggio e della cultura mediterranea.
In Puglia, in Sicilia, in Toscana, accanto
agli storici oliveti, si possono ammirare
patriarchi di grande suggestione.
In Sardegna sono presenti grandi alberi
sia di olivo, sia di oleastro. Gli oleastri di
Sarule, di Luras, di Ozieri, di S. Maria
Navarrese, di Seui, di Tanca Manna a
Cuglieri raggiungono un notevole sviluppo
sia in altezza, sia nel tronco. Anche nel caso
di chioma da olivo la base da ascrivere
quasi sempre alloleastro. Nella tabella 1
sono dati alcuni esempi.
Definire con esattezza let degli alberi
di olivo/oleastro estremamente complesso ed in molti casi impossibile. Loleastro
450
europaea
europaea
europaea
europaea
europaea
europaea
europaea
europaea
europaea
europaea
europaea
var.
var.
var.
var.
var.
var.
var.
var.
var.
var.
var.
europaea
europaea
europaea
europaea
sylvestris
sylvestris
sylvestris
sylvestris
sylvestris
sylvestris
sylvestris
10/940*
10/500
6/540
9/554
6/1010
13/1210
15/872
11/800
10/600
13/595
13/560
Albero monumentale di Olea sativa var. sylvestris in localit Li Espi in territorio di Luras.
452
Poderoso tronco di Olea europaea var. sylvestris di San Baltolu in territorio di Luras.
Albero monumentale di Olea europaea var. sylvestris/europaea innestato con marze gentili in territorio di Sarule.
453
Allo stesso tempo i rimedi erano praticati anche verso gli animali domestici.
Come pianta magica, le foglie avevano
significato di auspicio per la ricerca del
futuro sposo, mentre contro lernia bisognava innestare un olivastro; se non si guariva, come del resto era facile, si aveva
almeno il vantaggio di avere un albero di
olivo. Limportanza dellolio come elemento sacrale nelle funzioni religiose gli
ha conferito enorme importanza anche
nelle pratiche scaramantiche contro il
malocchio.
Note tassonomiche, sistematiche e
variabilit. La tassonomia e la sistematica
di Olea europaea sono fortemente condizionate dallantica introduzione delle sue
forme coltivate nellarea mediterranea e
dal conseguente processo di spontaneizzazione da seme delle piante coltivate e successivo incrocio con le forme selvatiche.
Con il termine olivo si intendono qui
tutte le forme coltivate, indipendentemente
dalle dimensioni delle drupe (variet carpologiche), che hanno nomi appositi (es.
ascolana, bosana, cariasina etc.), mentre
con il termine olivastro si intendono, in
accordo con lEnciclopedia italiana di agricoltura, le piante selvatiche originate da
semi provenienti da piante coltivate, e con
oleastro gli individui decisamente selvatici
provenienti da semi sia delle ancestrali
forme agresti, sia degli olivastri.
Mentre le forme coltivate si mantengono
sempre inermi (e questo pu essere un carattere ottenuto tramite la selezione disruptiva
operata dalluomo per levidente vantaggio
nella raccolta), le forme spontanee di qualsiasi origine possono essere inermi, debolmente o fortemente spinescenti, anche in
relazione alla fase giovanile dello sviluppo.
La selezione verso le piante coltivate si
esercitata principalmente in riferimento alle
dimensioni del frutto, ma esistono cultivar
con drupe molto piccole, che per hanno
unelevata produzione e buone caratteristiche organolettiche e di resa in olio.
noto, anche, che alcune cultivar con
drupe di grandi dimensioni hanno scarsa
Olea europaea subsp. oleaster (Hoffmanns. & Link) Negodi, Arch. Bot. Sist. 3:79
Olea europaea subsp. sativa (Loudon) Arcangeli, Comp. Fl. It.; 465 (1882)
Olea
Olea
Olea
Olea
europaea
europaea
europaea
europaea
var.
var.
var.
var.
europaea
sativa Lehr, Diss. Bot. Med. 21:1779
sylvestris (Miller) Lehr, Diss. Bot. Med. 20(1779)
oleaster (Hoffmanns et Link) D.C., Prodr. 8:284 (1844)
455
PHILLYREA L.
Piante arbustive, dioiche, con foglie
persistenti, intere, coriacee. Fiori unisessuali, piccoli con calice a 4 denti e corolla
a 4 lobi. Infiorescenze a grappolo. Frutto:
drupa. Il genere Phillyrea comprende 4
specie diffuse nel Mediterraneo occidentale.
Il nome deriva dal greco phyllon =
foglia.
Foglie lineari-lanceolate appressate al
ramo; calice con lobi arrotondati; drupa
apicolata per la permanenza dello stilo
anche nel frutto maturo......P. angustifolia
Foglie ovato-lanceolate, poco appressate
o patenti; calice con lobi triangolari;
drupa mutica............................P. latifolia
Phillyrea angustifolia L., Sp. Pl., 1: 7
(1753)
Regione della prima descrizione: Habitat
in Europae australioris collibus.
Nomi italiani: Lillatro, Olivello, Fillirea a
foglie strette.
Nomi sardi: Aliterredda (Bitti); Arridellu
femina (Urzulei); in genere come P.
latifolia L.
Nomi stranieri: Ingl., Tree Phillyrea; Fr.,
Filaria feuilles troites; Ted.,
Schmallblttrige Steinlinde; Sp., Aladeru, Labierna, Olivillo.
Arbusto di 2-3 m di altezza, molto ramificato dalla base, con portamento eretto.
Ramuli glabri o pelosetti negli internodi
apicali. Corteccia liscia, di colore brunoolivastra, grigiastra. Gemme pelosette.
Foglie opposte con lamina di 25-60 x 4-15
mm, glabre, coriacee con nervature poco
evidenti e con margine intero, strettamente
lanceolato-lineari; picciuolo breve, glabro
o talora con peli brevissimi. Fiori in corti
racemi allascella delle foglie; calice con 4
lobi arrotondati; corolla bianca con lobi di
456
Phillyrea angustifolia L. - Ramo con fiori, ramo con frutti, ramo con foglie x0,6; fiore in boccio x1,2; fiori aperti x1,2
e x2,4; calice x3; frutti x1,2.
458
Ecologia. una specie eliofila, termofila, indifferente al substrato geo-pedologico, che vive preferibilmente nelle zone
litoranee. In Sardegna si trova sino ai
1.200 m di quota. Entra a far parte della
macchia di sclerofille sempreverdi come
uno dei componenti principali e spesso d
anche la fisionomia al paesaggio vegetale,
costituendo estese formazioni di 2-4 m di
altezza. Il ruolo di specie costruttrice nelle
formazioni forestali climaciche della fillirea a foglie larghe deve essere riconsiderato per la sua capacit di costituire boschi
veri e propri dotati di una grande stabilit e
capacit di resilienza.
Grandi alberi. In Sardegna gli esemplari
arborei di maggiori dimensioni si trovano
nei calcari centro-orientali, in particolare tra
Nuraghe Mereu e Nuraghe Gorropu, nel
Supramonte di Orgosolo, in territorio di
Urzullei, sul versante orientale del Monte
459
Phillyrea latifolia L. - Ramo con fiori, ramo con frutti x0,65; foglie x1,3; particolare di foglie x2,6; fiori x3 e x6.
Phillyrea latifolia.
Albero monumentale di Phillyrea latifolia. lungo il corso del Flumendosa in territorio di Aritzo.
462
ANGIOSPERMAE GENTIANALES
APOCYNACEAE
Alberi, arbusti, caducifogli o sempreverdi,
erbe, liane, spesso succulenti o lattiginosi.
Foglie opposte, alterne o verticillate, semplici. Fiori solitari o riuniti in infiorescenze a
cima o a racemo. Calice con cinque sepali
acuti. Corolla imbutiforme o a coppa, con
appendici sfrangiate nel tubo corollino o alla
fauce. Stami con antere ravvicinate. Ovario
con due carpelli. Frutto: follicolo, bacca,
drupa, capsula. Semi spesso con ciuffi di peli.
La famiglia delle Apocynaceae comprende 200 generi con oltre 2.000 specie distribuite nelle regioni tropicali ed in quelle
temperate di tutto il mondo. Si tratta di
piante tossiche per il latice presente in tutte
le parti degli organi vegetativi e nei semi.
Forniscono legname utile per mobili pregiati e per lavori di scultura, sostanze coloranti
e concianti, resine, caucci, e altri prodotti
impiegati nellindustria farmaceutica.
NERIUM L.
Arbusti con foglie oblunghe, verticillate a
tre. Fiori riuniti in infiorescenze a cime terminali ramose. Calice a 5 lobi. Corolla ipo-crateriforme. Frutto formato da due follicoli saldati assieme. Semi con lunghi peli cotonosi.
Il genere Nerium comprende tre sole
specie, diffuse nella regione mediterranea,
in Arabia, Persia, Asia subtropicale, Giappone. noto per le piante ornamentali, per
la tossicit del lattice contenuto nelle foglie
ed in altre parti della pianta, per i principi
chimici usati nellindustria farmaceutica.
Nerium deriva dal greco ner =
umido, con allusione allambiente preferito da queste piante allo stato spontaneo.
Nerium oleander L., Sp. Pl., 1:209 (1753)
Regione della prima descrizione: Habitat
in Creta, Palaestina, Syria, India.
Nerium oleander L. - Pianta x0,32; fiore x0,64; calice x3; stame x5; frutti x3,2.
465
466
ANGIOSPERMAE TUBIFLORAE
LAMIACEAE O LABIATAE
Piante aromatiche arbustive, lianose,
erbacee, raramente arboree. Fusto quadrangolare, almeno nelle parte superiore, foglie
semplici, prive di stipole, opposte e ruotate
di 90 nel nodo successivo. Fiori riuniti in
infiorescenza a spiga, racemo, verticillastri,
raramente solitari. Brattee spesso fogliacee.
Calice gamopetalo, irregolare, persistente.
Corolla bilabiata o pi o meno regolare.
Stami due o quattro, saldati al tubo corollino. Ovario supero, bi- o tetracarpellare con
stilo inserito tra i lobi dellovario. Frutto formato da due o quattro acheni. Impollinazione entomofila.
La famiglia delle Lamiaceae comprende
200 generi e circa 3.200 specie diffuse in
tutto il mondo. Si tratta, per la gran parte, di
piante erbacee o suffrutici, mentre sono
molto rari gli alberi (genere Hyptis in Sudamerica). Il maggior numero di specie concentrato nel bacino del Mediterraneo, per cui
si ritiene che questa zona sia il centro di origine anche di molti generi. Ad essa appartengono generi quali Phlomis, Salvia, Ocimum, Mentha, Origanum, Teucrium,
Thymus, Lavandula, di grande importanza in
medicina, in cucina come aromatizzanti e in
giardinaggio come piante ornamentali.
ROSMARINUS L.
Il genere comprende poche specie tipiche
della regione mediterranea diffuse nelle macchie e nelle garighe. Il nome pare derivi dal
latino ros = rugiada e marinus = marino,
per indicare o il colore dei fiori simile a quello del mare o i luoghi in cui vive spontaneamente.
Rosmarinus officinalis L., Sp. Pl. : 23 (1753)
Regione della prima descrizione: Habitat
in Hispania, G. Narbonensi, Galilaea.
Rosmarinus officinalis L. - Ramo con fiori x0,75; corolla x2,5, calice x3, rametto con fiori x1,5.
se garighe, con diverse associazioni raggruppate sotto il nome della classe ed ordine (Rosmarinetea/Rosmarinetalia) molto
ricche di specie.
Notizie selvicolturali. Rosmarinus officinalis si riproduce per talea, per margotta
o per prelevamento di polloni. Per la sua
rusticit pu essere egregiamente utilizzato per siepi, bordure, decorazioni di parchi,
giardini rocciosi purch siano rispettate le
sue esigenze di luce, collocandolo quindi
in zone soleggiate. Le forme erette si prestano meglio per le bordure, mentre quelle
striscianti per coprire le roccaglie dei giardini rocciosi.
469
470
siderato stimolante, tonico, diuretico, efficace contro le febbri intermittenti e le affezioni delle vie respiratorie, molto usato per
guarire dalle affezioni della pelle, foruncolosi varie, caduta dei capelli, cicatrizzante
e parassiticida in genere. Era considerato
particolarmente efficace nelle fumigazioni
(affumentu) anche con altre erbe, nella pratica contro il malocchio e nella protezione
delle partorienti contro le streghe che ne
succhiavano il sangue. Contiene sostanze
che possono determinare, se ingerite in
quantit eccessive, seri disturbi allapparato digerente, respiratorio e al sistema nervoso. Gli oli essenziali che si estraggono
dalle foglie e dai semi trovano largo impiego in profumeria nella composizione di
lavande e tonici, contro la calvizie e come
antiparassitario. Il rosmarino unottima
pianta mellifera che fornisce un miele particolarmente apprezzato.
Note tassonomiche, sistematiche e variabilit. Il rosmarino stato differenziato da
Jordan e Fourreau in diverse specie (R. tenuifolius, R. rigidus, R. flexuosus) in base al portamento ed alla consistenza delle foglie. Altri
autori hanno ricondotto il tutto al rango
varietale o di forma nellambito della variabilit della specie, in quanto, spesso, sono
presenti anche nella stessa popolazione. Il
contenuto e la composizione dellolio essenziale variano enormemente in funzione del
periodo, del substrato e del momento fenologico, come numerosi studi di fitochimica
hanno evidenziato. In Sardegna, sono fondamentalmente due i tipi di rosmarino ben differenziati a livello morfologico; il primo con
rami eretti e rigidi, foglie lunghe 2,5-3,5 cm,
e il secondo con rami striscianti, tendenti a
seguire landamento del terreno e divenire
anche penduli, con foglie meno lunghe (22,5) e pi sottili (1-1,5 mm). In entrambi i
casi si possono riscontrare esemplari con
fiori bianchi assimilabili a forme albine di un
certo interesse ornamentale.
ANGIOSPERMAE TUBIFLORAE
SOLANACEAE
Piante prevalentemente erbacee, annuali o perenni, o eccezionalmente arbusti o
piccoli alberelli. Foglie intere o divise.
Fiori solitari o riuniti in infiorescenze a
cima. Corolla gamopetala, campanulata o
tubulosa. Stami 5 saldati al tubo corollino.
Ovario supero. Frutto: bacca o capsula.
La famiglia delle Solanaceae comprende circa 90 generi, tra i quali Solanum,
Hyoscyamus,
Nicotiana,
Capsicum,
Lycium e Datura con circa 2.500-3.000
specie, distribuite nelle regioni tropicali,
subtropicali e temperate.
Fanno parte di questa famiglia importanti piante dinteresse alimentare (patata,
pomodoro, peperone, melanzana) tra quelle pi consumate nel mondo, medicinale
(belladonna, dulcamara), tossiche (tabacco, mandragora, stramonio), ornamentali
(petunia, capsicastro, fisalide) e infestanti
dei campi coltivati (erba morella).
LYCIUM L.
Arbusti con foglie caduche o persistenti, spinosi o inermi. Fiori solitari o in infiorescenze cimose o a grappolo. Calice campanulato, corolla imbutiforme o tubulosa.
Stami 5 inseriti sul tubo corollino. Ovario
supero. Frutto: bacca.
Il genere Lycium comprende un centinaio di specie presenti nelle regioni temperate e subtropicali, alcune delle quali utilizzate a scopo ornamentale.
Lycium europaeum L., Sp. Pl. 1: 192
(1753)
Regione della prima descrizione: Habitat
in Narbonia, Hispania, Lusitania, Italia.
Nomi italiani: Spina di Cristo, Spina
Santa.
Lycium europaeum L.- Rami con fiori x0,6; fiori e fiore aperto x2,4.
Lycium europaeum.
474
ANGIOSPERMAE TUBIFLORAE
VERBENACEAE
Alberi, arbusti, erbe o liane. Fusto quadrangolare o cilindrico. Foglie opposte o
verticillate, intere, palmate o pennato-composte. Fiori gamopetali regolari o a simmetria bilaterale, in verticillastri o infiorescenze racemose o cimose. Ovario supero.
Frutto: drupa, nucula o capsula.
La famiglia delle Verbenaceae comprende 75 generi e circa 3.000 specie con
distribuzione prevalentemente tropicale o
subtropicale.
Molte specie presentano un interesse
economico e ornamentale. Tectona grandis
L. fornisce il legno di tek, molto ricercato
per costruzioni navali e in ebanisteria. Lippia citriodora H.B. et K., (cedronella o
erba Luisa) e Lantana camara L. (lantana)
sono piante ornamentali che forniscono
anche oli essenziali, foglie e rami fioriferi
per infusi e tisane.
VITEX L.
Alberi o arbusti, decidui. Foglie opposte
semplici o digitate con 3-7 foglioline. Fiori
riuniti in infiorescenze racemose o cimose
terminali. Fiori irregolari, blu, bianchi o
gialli. Frutto: drupa.
Il genere comprende circa 270 specie, la
maggior parte delle quali diffuse nelle zone
tropicali o subtropicali.
Alcune specie venivano utilizzate per
intrecciare vimini e da questo uso deriverebbe il nome vitex, dal latino viere =
legare, intrecciare.
Vitex agnus-castus L., Sp. Pl., 2: 638
(1753)
Regione della prima descrizione: Habitat
in Sicilia et Neapolis, paludosis.
Nomi italiani: Agnocasto, Lagano, Aino.
Vitex agnus-castus L. - Ramo con fiori, foglia, rametto x0,57; particolare delle gemme, fiore, calice e stilo, fiore aperto, frutto x2,5; fiori x1,2.
Vitex agnus-castus.
478
ANGIOSPERMAE DIPSACALES
CAPRIFOLIACEAE
Piccoli alberi, arbusti, suffrutici, rampicanti, liane o erbe. Foglie semplici, composte, libere o saldate. Fiori riuniti in infiorescenze a cima. Calice con 5 denti liberi.
Corolla gamopetala regolare o a simmetria
bilaterale. Stami 5 saldati al tubo corollino.
Ovario infero. Frutto: bacca o capsula.
La famiglia delle Caprifoliaceae o
Loniceraceae comprende 15 generi, tra i
quali i pi noti sono Lonicera, Viburnum,
Sambucus, e circa 400 specie, diffuse nelle
regioni temperate e tropicali di gran parte
del mondo.
Fossili di Caprifoliaceae, in particolare
dei generi Viburnum e Sambucus, sono
stati reperiti in giacimenti del Cretaceo.
Foglie composte; fusto con ricco midollo
.................................................Sambucus
Foglie semplici; fusto completamente
lignificato.................................Viburnum
SAMBUCUS L.
Piante arboree, arbustive od erbacee.
Foglie caduche, opposte, imparipennate. Fusti
con midollo molto sviluppato. Fiori riuniti in
infiorescenze a corimbo. Corolla regolare,
gamopetala. Stami cinque. Frutto: drupa.
Il genere Sambucus comprende circa 20
specie diffuse nelle regioni temperate o tropicali. Alcune specie sono utilizzate in fitoterapia o come piante ornamentali.
Sambucus deriva dal greco sambuce
(=flauto), strumento ricavato dai rami svuotati del midollo. Ricorda anche uno strumento a
corda, fatto con il legno duro e stagionato del
sambuco, usato dai Greci e dai Romani.
Sambucus nigra L., Sp. Pl. 1: 269 (1753)
Regione della prima descrizione: Habitat
in Germania.
Sambucus nigra L. - Ramo con frutti, particolare dellinfiorescenza x0,6; fiore in boccio e fiori aperti x6.
485
ANGIOSPERMAE PRINCIPES
PALMAE
Piante a portamento arbustivo o arboreo
con fusto pi o meno sviluppato, ispessito
dalla lignificazione delle guaine fogliari.
Foglie, a fronde, disposte nella parte terminale attorno allapice vegetativo, a ventaglio
o pennate con foglioline disposte su una
rachide ingrossata. Il picciuolo persiste
anche dopo la caduta della fronda. Fiori
poco appariscenti, unisessuali o bisessuali,
riuniti in infiorescenze a pannocchia o a
spiga, racchiuse da grandi brattee o spate.
Perigonio di sei pezzi, liberi o saldati. Sei
stami e ovario supero. Frutto: bacca o drupa.
La famiglia delle Palmae appartiene
alle Monocotiledoni e presenta un numero
di generi che oscilla, secondo vari autori,
da 140 a 230, con circa 3.400 specie. Vi
appartengono, tra gli altri, i generi Phoenix, Washingtonia, Trachycarpus, Cocos,
Leodicea, Nipa e Hiphaene, utilizzate per
vari scopi.
Sono distribuite principalmente nelle
zone tropicali o subtropicali in quasi tutti
gli ambienti, dai deserti, alle foreste pluviali, alle paludi, alle grandi montagne
equatoriali. La distribuzione di questa
famiglia nel passato doveva essere molto
pi vasta dellattuale come testimoniano i
resti fossili che risalgono al Cretaceo.
Le Palmae presentano notevole utilit
economica, poich forniscono frutti, fibre
tessili, olii, cere, avori vegetali. Molte specie hanno interesse ornamentale come
piante per parchi e giardini, dove sono
ampiamente utilizzate soprattutto nelle
citt di mare. Il genere Chamaerops
monospecifico.
Chamaerops humilis L., Sp. Pl. 2: 1187
(1753)
Regione della prima descrizione: Habitat
in Europa australi, praesertim in
Hispania.
486
soprattutto per seme e con maggior difficolt da getti basali come avviene in natura dopo un incendio. Attorno al fusto principale si sviluppano diversi fusti secondari
che raggiungono altezze considerevoli, in
particolare negli esemplari coltivati. da
ricordare limponente esemplare esistente
nellOrto Botanico di Padova, introdotto
probabilmente alla fine del 1500, noto
come Palma di Goethe, dove il grande
scrittore concep il suo trattato sulla fisiologia delle piante.
Caratteristiche ed utilizzazioni del
legno. Il fusto della palma nana tenero,
fibroso, poco consistente ed tuttal pi
utilizzato come legna da ardere, sebbene
abbia scarso potere calorico.
Note etnobotaniche. La palma nana era
utilizzata sin dallantichit per vari usi. I
romani si cibavano dei germogli ed usavano le foglie per farne scope e intrecciare
stuoie. In Sardegna, soprattutto nella Nurra
e in Romangia, le lacinie delle foglie trovavano impiego per lavori di intreccio, cesti,
corbule, canestri, stuoie, sacchi, funi e cordame vario e, sfibrate, erano usate per ottenere il crine vegetale. Le fronde della
palma nana avevano significato simbolico
nella festa della Domenica delle Palme. Le
giovani foglie si intrecciavano con lolivo
e dopo la benedizione si conservavano a
protezione delle case. I germogli, asportati
dalla parte centrale del fusto, ad Alghero
sono tuttora ricercati e consumati crudi
come insalata. Questa pratica ha contribuito alla diminuzione della palma nana nei
territori interessati dalla sua diffusione,
anche se la sua rarefazione e scomparsa in
molte aree si devono soprattutto alle bonifiche per lagricoltura. I frutti eduli, chiamati gingiul in algherese, erano un
tempo molto ricercati sul mercato per il
loro sapore simile a quello del dattero.
Note tassonomiche, sistematiche e
variabilit. Chamaerops humilis, unica specie spontanea del genere monospecifico
Chamaerops, un elemento della paleoflora
mediterranea, unentit arcaica, isolata,
senza affinit particolari. Presenta, in parti487
Chamaerops humilis L. - Pianta e base della foglia molto ridotte; fiore femminile, fiore maschile x5; infiorescenza,
frutti x0,5; seme x2.
489
490
introdotte anche numerose altre specie, tuttavia in subordine, come quantit, a quelle
di pi antica tradizione. Tra di esse Trachycarpus fortunei (Hooker) H. A. Wendland,
piccola palma con numerosi frutti bluastri
affine alla Chamaerops.
GLOSSARIO
ACHENIO - Frutto secco che non si apre a maturit (indeiscente), contenente un solo seme. Es.:
ghianda, castagna, samara.
ACICULARE - Tipo di foglia allungata e pungente, come nei ginepri e nelle eriche.
ACULEO - Appendice appuntita, dura, pungente,
di derivazione epidermica, facilmente staccabile con una pressione laterale (rose, rovi).
AFFASTELLATE detto del sistema radicale
formato da numerose radici non ramificate che
si accrescono in modo eguale. tipico delle
monocotiledoni.
AGHIFORME - Foglia molto sottile e acuta a
forma di ago (pini, cedri).
ALA - Espansione membranosa di alcuni frutti con
la funzione di favorire la disseminazione tramite il vento, come nelle samara degli aceri e le
espansioni membranacee dei semi del pino
dAleppo. detto anche del petalo laterale del
fiore delle leguminose o di altre famiglie con
fiori irregolari.
ALTERNE - Foglie disposte alternativamente sul
ramo ad altezze diverse; il termine contrapposto a opposte e verticillate, che sono inserite
sullo stesso nodo.
AMENTO - Infiorescenza allungata, pendula
(querce, nocciolo, carpino nero) o pi o meno
eretta (salici) o decisamente eretta e rigida
(castagno).
AMPLESSICAULE - Detto di foglia sessile
abbracciante il fusto con la guaina o la sua parte
basale.
ANDROCEO - Insieme degli stami di un fiore.
ANTERA - Parte fertile dello stame dove si formano i granuli pollinici.
APICOLATO - Ristretto in breve punta.
491
CANALE RESINIFERO - Condotto circolare delimitato da cellule secernenti allinterno sostanze resinose (pini, ginepri).
CAPITOZZA - Potatura energica del fusto principale ad una certa altezza.
CARENA - Insieme dei due petali inferiori, pi o
meno saldati verso lapice, del fiore delle leguminose.
492
MONOICA - Pianta con fiori unisessuali (es. querce, ontano, nocciolo) distinti ma presenti contemporaneamente sullo stesso individuo.
493
STIMMA - Parte terminale dello stilo, molto variabile nella forma, dove si deposita il polline.
POMO - Falso frutto carnoso derivante dalla concrescenza del ricettacolo con lovario (mela,
pera) .
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501
502
Nomi scientifici
505
506
Nomi italiani
Linterno 372
Maggerena 325
Melo selvatico 244
Mirto 408
Nocciolo 139
Noce 129
Oleandro 463
Oleastro 447
Olivastro 447
Olivello 456
Olivo 447
Olmo 191
Olmo campestre 191
Ontano nero 133
Orniello 440
Palma di S. Pietro 486
Palma nana 486
Perastro 238
Perastro 242
Perastro mandorlino 238
Pero corvino 247
Pero selvatico 242
Pinastro 65
Pino dAleppo 69
Pino da pinoli 61
Pino domestico 61
Pino marittimo 65
Pinocchio 61
Pioppo bianco 120
Pioppo gatterino 123
Pioppo nero 116
Pioppo tremolo 125
Prugnolo 228
Prugnolo da siepe 231
Prunello 228
Pruno prostrato 225
Puzzolana 313
Quercia da sughero 177
Quercia spinosa 166
Ramno alpino 367
Ramno di Sardegna 364
Rembrottine 376
Ribes del Corrasi 214
Ribes di Sardegna 217
Rosmarino 467
Rosola 386
Rosola 389
507
Rosola 391
Rossello 421
Roverella 153
Salcio da pertiche 112
Salice bianco 112
Salice di Gallura 104
Salice fragile 110
Salice pedicellato 107
Salice rosso 101
Sambuco 479
Sanguinella 415
Schioppetti 325
Scopa 432
508
Nomi sardi
Abiu 133
Abiu a folla longa 443
Abiu de Santu Giuanni 133
Accodro 341
Acu 133
Adanu 276
Ara 346
Agliastru 447
Aiferru 459
Aladerru 372
Aladerru 459
Alasiu 351
Alaterru 459
Alaverru 459
Albaru 120
Albo 421
Aliderru 372, 459
Alidne 421
Alinu 133
Alinu e monte 142
Aliterredda 456
Aliterru 459
Allastu 447
Allinu 133
Alzu 133
Annagiu 228
Apruiu 199
Arangiu aresti 351
Arangixeddu arrubiu 356
Araru 205
Araru masciu 372
Ariasa agreste 221
Arburi de sOrtigu 177
Aribastru 447
Arm 421
Arradellu 459
Arrideli 459
Arrideli femina 459
Arridellu 459
Arridellu femina 456
Arridelu 459
Arroele 153
Arroi 166
Arroili 153
Arroli 153
Arromaniu 467
Arrosomarinu 467
Arvaru 120
Arvere de Suerzu 177
Astangia 146
Astannagliu 428
Astanza 146
Asuma 372
Atoa 104
Azoa 104
Balatli 351
Bianca 199
Binistra 307
Buatta 486
Buladigu 356
Burdasciotta 199
Busciu 360
Busciulu 360
Buttada 199
Calabresa 199
Calabriche 235
Calabrighe 235
Calabrigu 235
Calafrihu 235
Calariggiu 235
Calarighe235
Calarigue 235
Calaviru 235
Calavria 235
Calavriche 235
Calavrie 235
Calavrighe 235
Callavrigu 235
Cana 199
Cana era 199
Caracutu 351
Cararigi 235
Carcanzi trota 199
Cariasa agreste 221
Cariasa imbriaga 221
Cariasa lidone 421
Cariasedda agreste 225
Carpinu de Massan 142
Carruba 262
Castagna 146
Castagnarza 432
Castamanzola 139
Castanagliu 428
Castanariu 428
Castangia 146
Castangialzu 428
Castannalzu 428
Castannariu 432
Castanza 146
Castanzarzu 428
Castennagliu 428
Castennargiu 428
Castaniariu 428
Cerexia burda 221
Chelcu 153
Chelcul 153
Cherchi 153
Chercu 153
Chercu nuche 159
Cheru 153
Chesa 335
Chessa 335
Chessa bera 341
Chessa e monte 341
Chessa ruja 341
Chilisone 421
Chiniberu 86
Ciaccia 74
Cinneberu 86
Cinniveru 86
Cinniveru nanu 83
Cipari 467
Ciriaxa 221
Ciriosina 281
Ciugraxa 195
Ciureju 177
Coarviu 235
Coavigu 235
Codora 341
Codoro 341
Colostiu 351
Colostri 351
Corramusa 310
Cose neigre 335
Costi 346
Costialvu 116
Costialvu 120
Coavigu 235
Costiarvu 116
Costiarvu 120
Costighe 346
509
Costiche 346
Costiu 346
Costiu 351
Crabioni 199
Crabu figu 199
Crapuicu 199
Craxiou de Porcu 199
Crecu 153
Creu 153
Croaxiu 235
Cumpingiu 61
Einistra 307
Eliche 170
Elighe 170
Eligi 170
Elihe 170
Elu 153
Eni 94
Enis 94
Erba de bucciaccas 325
Erba de bullacas 325
Erba de sanguini 415
Eresia agreste 221
Erexia 221
Erigi 170
Essa 335
Essa e monte 341
Essa vera 341
Estrngol 335
Estrumbu 331
Faba giolva 313
Fazorba 313
Fica 199
Fico di Solanas 199
Ficu arestu 199
Figa 199
Figga 199
Figu 199
Figu apru 199
Figu chia 199
Figu crapa 199
Figu crapina 199
Figu de Crabas 199
Figu era 199
Fihu craba 199
Framarittu 397
Frammiu 432
Frassu 440
Frassu 443
Frassu de manna 440
Fune Cristi 471
Fustialbu 120
Fustialvu 116
Fustialvu 120
Fustialvu nieddu 116
Fustialvu tremulu 125
Fustiarbu 120
510
Fustiarvu 120
Ganestra 307
Garrofa 262
Genovese 199
Geresia areste 221
Ghiddostre 428
Ghilidone 421
Ghinda 221
Ghiniparu femina 74
Ghinipera emina 74
Ghiniperu 86
Ghiniperu emina 74
Ghiniperu mascru 86
Ghiniporo 86
Ginestra 276
Ginestra 307
Giolva 313
Giorva 313
Giuncaresti 307
Icu 199
Icu agreste 199
Icu bianca 199
Icu cana 199
Icu de Duas Vias 199
Icu Nighedda 199
Icu ruja 199
Iddostra 428
Iddostro 428, 432
Igili 170
Igivi 170
Ilihe170
I1ixi 170
Inestra 276
Inistra 276, 307
Ipina santa 471
Irixi 170
Iscoba 428
Iscoba 432
Iscopa 432
Iscopa masciu 428
Iscoparzu 432
Iscorravoe 269
Isculacacca 331
Ispina Santa 210
Ispina santa 471
Ispina soriina 281
Isprunazza 228
Istiarvu 120
Iu e sartu 199
Ivixi 170
Jaccia 74
Jaccia, Ciaccia 86
Jorva 313
Labru 205
Labru areste 372
Landiri de arroi 166
Landiri marru 166
Lanzola 139
Laru 205
Laru areste 372
Laru crabinu 418
Laru crapinu 418
Laru eru crabiu 418
Laru masciu 372
Latiu 205
Latturigu 331
Lau 205
Lau spinosu 351
Launaxi 463
Laveru 205
Lavru 205
Lazzarolu de monte 251
Leandru 463
Lentiscu 335
Leonarxu 463
Leonaxi 463
Lestinchine 335
Leumaxiu 463
Leunaxa 463
Libanu 86
Lidne 421
Lina bianca 120
Linciola 139
Linna niedda 418
Linna nighedda 372
Linna pudida 418
Linnarba 120
Linnarbu 116
Linnarbu 120
Linnarbu tremulu 125
Linnarrubia 94
Linnarva 440
Linnarva 443
Linnarvu 440
Linzola 139
Lioni 421
Lisandru 463
Litarru 459
Lonarxu 463
Lonaxi 463
Longufresu 94
Loro 205
Loru 205
Lua 331
Lua de Monte 331
Lua de Monti 331
Luba de Monte 331
Malajana 482
Margall 486
Marthigusa 310
Martigusa 307
Martigusa 310
Martigsa oina 269
Martinica 199
Marzigusa 310
Massiguscia 310
Mathiciusa 310
Mathicruia 310
Mathicruda 310
Mathilgusa 310
Mathircrusia 310
Matigusa 307
Matigusa 310
Mattal 199
Mattiniedda 199
Mazzigusa 310
Mela e lidne 421
Mela abrina 244
Mela de janas 482
Mela selvatica 244
Melbrina 244
Mela 244
Melagra 244
Melvrina 244
Meleana 482
Meliana 356
Meliana 482
Mendulina 199
Mergiu 376
Mergiu 389
Miliana 482
Moddizzi 335
Moddizzi de monte 341
Moddizzi era 341
Modici 335
Monteleone 199
Montina 199
Montrechedda 380
Montrecu 376
Montrecu biancu 382
Morichessa 253
Mucciu 376
Mucciu biancu 389
Muchiareddu 380
Mudecciu 376
Mudecciu vuvulu 380
Mudeciu voinu 382
Mudecru 376
Mudecru 382
Mudegu 376
Mudegu biancu 389
Mudegu porceddinu 380
Mudeiu 376
Mudeiu bord 382
Mudeiu nanu 380
Mudeju areste 380
Mudeju areste 382
Mudeju nieddu 376
Mudelu biancu 382
Mudrecu agreste 380
Mudrecu burdu 389
Ogiastru 447
Oi(n)i 421
Oii 421
Oini 421
Oladiga 356
Oladighe 346
Olamu 191
Olasi 351
Oleandru 463
Olia 447
Oliandru 463
Olidne 421
Olieddu 447
Olimu 191
Oline 421
Olini 421
Olisandru 463
Olisgiandru 463
Oliva 447
Olivandru 463
Ollasteddu de arriu 101
Ollastu 447
Ollastu de arriu 101
Ollastu de arriu 443
Ollastu de frumini 443
Ollestincu 335
Ollestincu 335
Olma 191
Olosti 351
Olostie 351
Olostighe 351
Olostiu 351
Olostri 351
Olostrighe 351
Olostriu 351
Olostru 351
Olummu 191
Omulu 191
Oppinu 61
Oppinu 65
Oppinu 69
Oppinu burdu 69
Oranu 191
Orimacxu 372
Orioni 421
Orri 166
Orroali 153
Orroele 153
Orroli 153
Orrori 153
Orumu 191
Osti 346
Ostiarvu 120
Ozzastru 447
Ozzastru de ribu 443
Parma de S. Perdu martiri 486
Parmas 486
511
Pasadina 199
Pebaru sardu 475
Perastru 238
Perdingiana 199
Pessighina 199
Pibireddu 367
Pibiri sardu 475
Pidixi 104
Pinu 61
Pinu 65
Pinu 69
Pinu bonu 61
Piocu 116
Piocu 120
Piopu 116
Piopu 120
Pirastru 238
Pirastru ochesu 242
Pirastu 238
Pirixedda burda 235
Puglielma 116
Pramizzu 486
Pramma agreste 486
Pramma e iscovas 486
Pramma era 486
Pramma nana 486
Prammariscu 397
Prammitu 486
Promuzza 228
Pronizza 228
Prugnola 228
Pruna agreste 231, 364
Pruna e Gristi 471
Prunasca 228
Prunazonca 228
Prunezza 228
Prunica 228
Pruniccia 228
Prunischedda 228
Prunischeddu 228
Prunitxa 228
Prunixedda 228
Prunixedda aresti 228
Prunizza 228
Prunizzedda 228
Prunizzu 228
Pubulia 116
Pupulione 116
Quessa 335
Rama 331
Ramasinu 467
Rampelina 199
Rinzola 139
Roi 166
Roman 467
Romaninu 467
Romasinu 467
512
Rosmarinu 467
Rubia de Padente 482
Rulloni 74
Rumasinu 467
Rumazzinu 467
Rumosinu 467
Runza de Monte 331
Rusmarinu 467
Sabadiglia 463
Sabinu 74
Sabucu 479
Saliche 112
Saliciu 101, 112
Salie 112
Salighe 101
Salighe 112
Salike 101
Salima femina 428
Salina 432
Salina masciu 434
Salixi 112
Salizi 101
Salligi 112
Salvatu 397
Sambindzu 356
Sambinzu 482
Sambucu 479
Sambucu areste 482
Sambucu pibiri 475
Samuccu de arriu 475
Samuu 479
Samuu de frumene 475
Sarpa 101, 104
Sasima 372
Saucheddu 479
Saucu 479
Savucu 479
Saxibi 112
Saxili 112
Sciova 104
Scopalzu 432
Scova 276, 432
Scova burda 434
Scovedu 432, 434
Scovitzi 434
Sculacacca 331
Sechintrese 428
Semmucu 479
Semuhu 479
Sena 325
Sena burda 325
Senaive 74
Sena tiria 325
Silibba 262
Silimba 262
Siliqua 313
Siliqua crabina 313
Sinebiri 86
Sinneburu 86
Sinnibiri 86
Sinnibiri maseru 74
Sippiri 467
Siserbiu 482
Sisulu 195
Sivina 74
Siviriglia 463
Soliacra 195
Solionaxu 463
Sopri 341
Sorichina 281
Sorighina 281
Sorixina 281
Spicu 467
Spina crispiri 471
Spina Cristi 471
Spina e topis 281
Spina razza 281
Srapa 104
Sroba 251
Srucaxa 195
Sruergiu 177
Suaru 177
Suaxi 112
Suberju 177
Sueju 177
Suelzu 177
Suera-Suara 177
Suergiu 177
Suerzu 177
Sugargia 195
Sugraxa 195
Suhrgia 195
Sulargia 195
Sulzaga 195
Supelva 259
Superva 259
Surgiaga 195
Suriaca 195
Suvegliu 177
Suvergiu 177
Suverju 177
Tamariche 276
Tamariche 397
Tamarie 397
Tamarighe 397
Tamarittu397
Tasaru 356
Tasaru 372
Tasiri 94
Tassu 94
Tasua 94
Tasua 372
Tasuru 94
Tera 269
Thera 269
Thilimba 262
Thilimba 313
Thilippa 313
Thiniperu 86
Thinniberu 86
Thinniberu femina 74
Thippiri 467
Thithimbalu 331
Thoa 104
Thoba 104
Thoga 104
Thova 104
Thrappa 104
Thrubenneru 86
Tiliba 313
Tilibba 313
Tipiri 467
Tira 269
Tiria 281
Tiria 310
Tiria agreste 325
Tiria burda 281
Titimbaru 331
Toa 104
Tramalittu 397
Tramariciu 397
Tramarittu 397
Tramazzu 397
Travvigu 235
Tufera iscopa 432
Tuora 432
Tutturchi 331
Tuvara 428
Tuvara 432
Tuvara 434
Tuvara era 428
Uddastru 447
Ugliae 195
Ugliastra 447
Uimu 191
Ulimu 191
Ullimu 191
Ulmu 191
Ulumu 191
Umbu 191
Umu 191
Urimu 191
Urmu 191
Urriache 195
Urriae 195
Urumu 191
513
Nomi stranieri
Nomi Inglesi
Abele 120
Alder 133
Aleppo pine 69
Ash 443
Aspen 125
Barberrys Etna 210
Barren privet 372
Bay tree 205
Black-poplar 116
Blackthorn 228
Bullace 231
Caprifig 199
Carob 262
Cean 221
Common Chaste-tree 475
Common elm 191
Common sallow 104
Crab Apple 244
Crack Willow 110
Dogwood 415
Dwarf Fan-Palm 486
Elder 479
European Box-thorn 471
European Hackberry 195
Evergreen oak 170
Flowering Ash 440
Sloe 228
Smoothleaf elm 191
Spanish Broom 307
Spanish Chesnut 146
Spinole tree 356
Stone pine 61
Strawberry tree 421
Sweet Chesnut 146
Tamarisk 397
Tamarisk 400
Tamarisk 402
Terebinth 341
Thorow-wax 418
Tree heath 428
Tree Phillyrea 456
Tree Phillyrea 459
Walnut 129
White Beam 250
White poplar 120
White willow 107
White willow 112
Wild Cherry 221
Wild pear tree 242
Wild Service-tree 253
Yew 94
Nomi Francesi
Agneau-caste 475
Alisier blanc 250
Alisier torminal 253
Alouchier 250
Amelanchier commun 247
Arbousier commun 421
Arbre au mastic 335
Arbre au poivre 475
Arnigri, Pudis 313
Aubepine monogyne 235
Aune glutineux 133
Barbe de Jupiter 324
Bauguenaudier commun 325
Bois de Perpignan 195
Bois puant 313
Bonnet de prtre 356
Bruyre balais 432
514
Kermes-Eiche 166
Kork-Eiche 177
Korsische Zistrose 386
Korsischer Ginster 281
Kurzstielige-Weide 107
Leinblttriger Ginster 323
Lorbeer-Baum 205
Mandelblttrige Birne 238
Manna-Esche Orne 440
Mastixstrauch 335
Meertrubel Ginster 279
Mehlbeer-Baum 250
Mittelmeer-Besenheide 432
Mnchspfeffer 475
Montpellier-Zistrose 376
Moris Ginster 286
Noddebruk 139
Nussbaum129
Oelbaum 447
Oleander 463
Olive 447
Pfirsichblttriger Kreuzdorn 364
Pichi-Sermollis Ginster 304
Pinie 61
Purpur-Weide 101
Rosmarin 467
Roter Hornstrauch 415
Nomi Tedeschi
Abrahams-Strauch 475
Aetna Ginster 276
Aetna-Berberitze 210
Afrikanische Tamariske 397
Aleppo-Kiefer 69
Alpen-Kreuzdorn 367
Arbus Ginster 296
Aspe 125
Balearen Bchsbaum 360
Baum-Heide 428
Baumwolfsmilch 331
Behaarter Geissklee 310
Blasenstrauch 325
Blumen-Esche 440
Blutroter Hartriegel 415
Bocksdorn 471
Braut-Myrte 408
Breitblttrige Steinlinde 459
Bruchweide 110
Desoles Ginster 301
Dorn-Birne 238
Dreilappiger Ahorn 346
Echte Kastanie 146
Echte Myrte 408
Echter Feigenbaum 199
Edelkastanie 146
Eibe 94
515
Rot-Erle 133
Salbeiblttrige-Zistrose 380
Salzmanns Ginster 298
Sardischer Ginster 269
Schwarzdorn 228
Schlehe 228
Schmalblatt-Esche 443
Schmallblttrige Steinlinde 456
Schwarzer Holunder 479
Schwarz-Erle 133
Schwarz-Pappel 116
Schwarzrote-Weide 104
Schwarzwerdender Geissklee 316
Silber-Pappel 120
Silber-Weide 112
Terpentin-Pistazie 341
Tului Ginster 290
Vielbltige Heide 437
Vogel-Kirsche 221
Weissliche Zistrose 382
Weiss-Pappel 120
Wilde-Birne 242
Wilder Apfelbaum 244
Wilder Sperbeer-Baum 253
Wollkpfige Zistrose 389
Zedern-Wacholder 86
Zitter-pappel 125
Zwergpalme 486
Zwerg-Wacholder 83
Bordizo 447
Brezo 437
Brezo de escobas 432
Bruch 428
Bruch 434
Bruguera 434
Bruguera 437
Cabrahigo 199
Cambronera 471
Cardon boixgrevol 351
Carpe negro 142
Carrasca 166, 170
Carrofer bord 341
Carrofer puant 313
Castano 146
Cayomba 307
Cedro de Espaa 74
Cerezo de Aves 221
Cerezo de monte 221
Chaparro 170
Chocasapor 380
Chopo 116
Chopo blanco 120
Chopo cano 123
Chopo temblon 125
Cinebre 86
Ciprell 437
Ciruelo 231
Cornicabre 341
Cornillo 247
Coscoja 166
Dinada 428
Durillo 482
Encina 170
Endrino 228
Enebro achaparrado 83
Enebro rastrero 83
Erguen 269
Erizo 269
Escanyagats 228
Estepa borrera 380
Laurel rosa 463
Lentisco 335
Lletrera 331
Lodonero 195
Maceira 244
Madierno 372
Madroo 421
Mallanguera
Mallema 247
Manzano 244
Margallon 486
Mata 335
Matabou (Catal.) 418
Matarubia 166
Mirto 408
Moigera 253
Moixera 250
Mostellar 253
Murta 408
Murtra 408
Negrillo 191
Nochizo 139
Nogal 129
Olivillo 456
Ollaste 447
Olmo 191
Om 191
Palmito 486
Peral de monte 250
Peral silvestre 242
Perera borda 238
Pi maritime 65
Pino carrasco 69
Pino doncel 61
Pino gallego 65
Pino pionero 61
Piver 61
Nomi Spagnoli
Acebo 351
Acebuche 447
Acere 346
Adelfa 463
Agrifoli 351
Aladera 459
Aladern 372
Aladeru 456
Aladeru de fulla ampla 459
Alamo negro 116
Alamonegro 191
Alcornoque 177
Alerce espaol 86
Algarrobo 262
Aliaga 269
Aliso 133
Aliso 256
Almecino 195
Almez 195
Aloch 475
Alsina 170
Arany 228
Arboc 421
Arboser 421
Arce 346
Arrayan 408
Ars de Tancas 471
Avellaner 139
Avellano commun 139
Azarollo 259
Baladre 463
Bardaguera 104
Bardaguera blanca 110
Bargall 486
Boix 360
Boj 360
Bonetero 356
Bonetos 356
Bordaguera blanca 112
516
Pomera 244
Pomera borda 250
Populina 116
Pruner 231
Retama 307
Retama espinosa 269
Roble 153
Romani 467
Romero 467
Sabina roma 74
Sabina suave 74
Sacere 346
Salgueiro blanco 112
Salgueiro fragil 110
Salqueiro 104
Sangrell 415
Sangrinyol 415
Sarga 101
Sauce 104
Sauce blanco 107
Sauce blanco 112
Sauco 479
Saule colorado 101
Sauzgatillo 475
Serbal comun 259
Serbal de cazadores 256
Severa 259
Sivinai 74
Suerbal 259
Surer 177
Suro 177
Tamarell 397
Tamaric 397
Tamarisch 402
Tamarisco 397
Tamarit 400
Tamarit 402
Tamariz 400
Taray 400
Taroye 402
Teix 94
Tejo 94
Temblon 125
Terebinto 341
Urce 428
Viminera 110
Xipell 434
517
518
NOMI LATINI
Genista aetnensis
Genista arbusensis
Genista cadasonensis
Genista corsica
Genista desoleana
Genista ephedroides
Genista ferox
Genista morisii
Genista pichi-sermolliana
Genista salzmannii
Genista sardoa
Genista sulcitana
Genista toluensis
Halimium halimifolium
Ilex aquifolium
Juglans regia
Juniperus communis
Juniperus oxycedrus ssp. oxycedrus
Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa
Juniperus phoenicea
Juniperus sibirica
Laurus nobilis
Lembotropis nigricans
Lycium europaeum
Malus dasyphylla
Myrtus communis
Nerium oleander
Olea europaea var. sativa
Olea europaea var. sylvestris
Ostrya carpinifolia
Phillyrea angustifolia
Phillyrea latifolia
Pinus halepensis
Pinus pinaster
Pinus pinea
Pistacia lentiscus
Pistacia terebinthus
Pistacia Xsaportae
519
NOMI LATINI
Populus alba
Populus canescens
Populus nigra
Populus tremula
Prunus avium
Prunus insititia
Prunus prostrata
Prunus spinosa
Pyrus pyraster
Pyrus spinosa
Quercus coccifera
Quercus congesta
Quercus ilex
Quercus morisii
Quercus pubescens
Quercus suber
Rhamnus alaternus
Rhamnus alpina
Rhamnus lycioides
Rhamnus persicifolia
Ribes sandalioticum
Ribes sardoum
Rosmarinus officinalis
Salix alba
Salix atrocinerea
Salix fragilis
Salix pedicellata
Salix purpurea
Sambucus nigra
Sorbus aria
Sorbus aucuparia
Sorbus domestica
Sorbus torminalis
Spartium junceum
Tamarix africana
Tamarix canariensis
Tamarix dalmatica
Tamarix gallica
520
NOMI LATINI
Tamarix nilotica
Tamarix parviflora
Tamarix passerinoides
Tamarix tetragyna
Tamarix tetrandra
Taxus baccata
Teline linifolia
Teline monspessulana
Ulmus minor
Viburbum tinus
Vitex agnus-castus
521
INDICE GENERALE
INTRODUZIONE
PARTE GENERALE
La trattazione delle specie
Le piante legnose: alberi e arbusti
La pianta e i suoi caratteri morfologici e strutturali
La pianta e lambiente
I grandi alberi
Le piante e luomo
La nomenclatura
Note tassonomiche, sistematiche e variabilit
La flora e le comunit vegetali legnose
Comunit vegetali
Foresta, bosco, macchia, gariga
Vegetazione
Le specie arboree e arbustive nella vegetazione della Sardegna
PARTE SPECIALE
Chiave analitica delle famiglie trattate
Pinaceae
Cupressaceae
Taxaceae
Salicaceae
Juglandaceae
Betulaceae
Corylaceae
Fagaceae
Ulmaceae
Moraceae
5
7
7
9
9
17
25
26
29
34
34
36
36
38
39
51
51
61
74
94
100
129
133
139
146
191
199
523
524
Lauraceae
Berberidaceae
Grossulariaceae
Rosaceae
Cesalpinaceae
Fabaceae o Leguminosae
Euphorbiaceae
Anacardiaceae
Aceraceae
Aquifoliaceae
Celastraceae
Buxaceae
Rhamnaceae
Cistaceae
Tamaricaceae
Myrtaceae
Cornaceae
Apiaceae o Umbelliferae
Ericaceae
Oleaceae
Apocynaceae
Lamiaceae o Labiatae
Solanaceae
Verbenaceae
Caprifoliaceae
Palmae
205
210
214
221
262
266
331
335
346
351
356
360
364
376
397
408
415
418
421
440
463
467
471
475
479
486
Glossario
491
495
503
Nomi scientifici
505
Nomi italiani
507
Nomi sardi
509
Nomi stranieri
514
518
522