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SEGNI E

DERIVE
18°edizione
Il sindaco
Francesco Massanova

Eccoci finalmente al consueto appunta- proprie opere le suggestioni paesaggisti-


mento con la XVIII edizione dell’evento che che la legano al territorio partenopeo.
StellainArte, scandito, quest’anno, da un Nelle opere di Pengpeng Wang, invece,
condiviso entusiasmo di recuperare le protagonista è la luna; il segno artistico si è
energie necessarie alla ripartenza, dopo la digitalizzato ed è destinato ad una
drammatica parentesi pandemica che ha moltiplicazione di apparenze. Differente è
sospeso le nostre esistenze, congelando il piano prospettico di Luca Impinto che,
ogni programmazione artistica e culturale. attraverso forme aggrovigliate, allude ad
Il titolo “Segni e derive” sintetizza efficace- un’esigenza di narrazione drammatica del
mente il percorso compiuto dagli artisti reale.
che hanno realizzato le opere esposte in Il fotografo Gaetano Imparato ,infine,
questa edizione. Il segno è la traccia del utilizza sapientemente il segno-luce e
dettato artistico, l’immediato suggerimen- moltiplicandone le apparenti forme, riesce
to al quale l’autore dà ascolto, la deriva, a dare concretezza ad immagini che
invece, afferisce a quel percorso di ricerca altrimenti sarebbero solo illusorie.
che non termina con l’opera, ma prosegue L’arte, ancora una volta, si impone come
nella fruizione che della stessa faranno gli strumento necessario all’uomo per
osservatori. indagare ciò che si trova oltre la mutevole
Come, giustamente, osserva Angelo apparenza e dunque il senso più autentico
D’Amato ”Il segno si fa scoperta, nella del vivere che non può trovarsi in superfi-
misura in cui si mostra come ricettacolo di cie, ma richiede un’esplorazione profonda
reazioni, intensive, a particolari emozioni dell’umano abisso.
che accadono nell’atto stesso della A Franco Massanova, artista straordinario
creazione”. Si potrebbe dire che è questo il ed amico indimenticabile, va il mio più
miracolo costante che l’arte riesce a autentico sentimento di gratitudine per
realizzare, obbligare cioè, non solo l’artista, aver voluto tenacemente che il suo paese,
ma ognuno di noi ad andare alla ricerca Stella Cilento, diventasse crocevia di
dell’Oltre, a farci indagatori consapevoli di scambi artistici, nel convincimento che
ciò che è insondabile nell’apparenza, solo l’Arte possa affrancarci dalla ferinità
perché ciò che appare è destinato del presente e ricondurci alla dimensione
inesorabilmente a mutare la propria forma. più nobile di essere Uomini.
La prima artista Maria Tirotta, trasla nelle
Cristina Tafuri
Segni e derive

In una situazione in cui le miserie morali e momento che uomo e natura si costitui-
materiali, la pandemia, le ingiustizie sociali, scono entro una società caratterizzata
hanno trasformato il nostro pensiero, dall’oppressione, l’artista “segna”, mostra le
occuparsi di arte richiede una giustificazio- sue potenzialità soffocate e distorte. Il
ne. Non avrebbe senso negare l’elemento potere della forma estetica è quello di
di disperazione insito in questa attività e restituire all’individuo un minimo di libertà e
che comporta l’esplorazione dell’universo di soddisfazione. Anche in tempi così
segnico dove le condizioni reali vengono devastanti il carattere dell’arte è nella
trasformate e superate solo nell’immagina- profonda affermazione degli istinti di vita in
zione. In questo modo l’arte trascende la lotta sempre contro la banalizzazione e
propria determinazione sociale e dà vita l’omologazione: lo testimonia la permanen-
alla sfera in cui può attuarsi il sovvertimento za dell’arte, la sua immortalità attraverso
della coscienza che le è proprio, e questa una storia millenaria di distruzioni.
esperienza sfocia in situazioni estreme, di La diciottesima edizione di StellaInArte dal
amore e morte, di colpe e di errori, ma titolo “Segni e derive”, è ancora segnata
anche di gioia, di felicità e di soddisfazione. dalla crisi della pandemia, ma più forte è il
In nome della legge della forma estetica, la desiderio di tornare ad una normalità di
realtà viene necessariamente sublimata, il comportamenti. I quattro artisti invitati, tutti
suo contenuto immediato stilizzato, i singoli molto giovani, Maria Tirotta, Pengpeng
elementi rimodellati e ordinati secondo le Wang, Luca Impinto e Gaetano Imparato,
esigenze della forma artistica per la quale hanno marcato con i loro segni il territorio
anche la rappresentazione della morte e dell’esistente.
della distruzione deve evocare il bisogno Dalla carnalità di Maria Tirotta, nelle cui
della speranza. Ecco perché come sugge- opere il segno inciso è così fortemente
risce Marcuse, l’opera d’arte mentre permeato da una corporeità fisica che
denuncia la realtà, la ri-presenta. Dal sembra quasi tatuarsi sul corpo dell’artista
stessa, alla visione duale di Pengpeng nostri sensi tumefatti. Questi artisti
Wang che contrappone spazi siderali a sembrano ricordarci con le loro “storie”,
incrostazioni materiche, il lato oscuro e che ciò che si è fatto non si può disfare, ciò
abissale della luna, dalle visioni espressio- che è passato non può tornare nelle nostre
niste di Luca Impinto, quasi ex voto di una mani. La storia è colpa, ma può essere
umanità in disfacimento, alle foto di Gaeta- anche redenzione, e l’energia distruttiva
no Imparato, in cui la luce non è solo scrittu- può sempre meglio mettersi al servizio
ra ma forma essa stessa della composizio- della vita. Ecco perché contro il feticismo
ne. delle forze produttive, contro il continuo
Le opere di questi quattro artisti, sono asservimento degli individui da parte delle
segni ma anche derive, trascinamento condizioni oggettive, l’arte rappresenta
delle nostre idee da uno spazio all’altro, da l’ultima meta di tutte le rivoluzioni: la libertà
una superficie terrestre a un fondo marino, e la felicità dell’individuo.
alla ricerca di un approdo che dia respiro ai
Angelo D'Amato
Segni e derive

Segni e derive non è espressione di una secondo il quale l’individualismo viene


condizione di alienazione o, peggio ancora, prima di ogni nuova possibilità offerta dalla
di perdita totale di sè stessi, piuttosto è materia. Guai a considerare il segno/dise-
scoperta mutuata in “sensazioni”, ricerca gno come parte indissolubile di una forma,
affannosa di qualcosa che è altro da sé. si tratta, piuttosto, di una sua propensione
Non stiamo a riproporvi l’atavica convinzio- alla formatività (termine caro a Pareyson), al
ne dell’artista che, solitario, si allontana dai divenire continuo.
dettami della ragione per perdersi in quelli Osservando attentamente le opere di
dell’istinto in una supposta universalità, ed Maria Tirotta non possiamo esimerci dal
insieme, individualità, del segno. Qui il considerare la forma, e il segno che l’acco-
segno si fa scoperta, come già accennato, mpagna, come intimamente connessa alla
nella misura in cui si mostra come ricetta- materia. La materia ha da seguire l’esegesi
colo di reazioni, intensive, a particolari formale che essa stessa suggerisce
emozioni che accadono nell’atto stesso attraverso l’azione del segno. Il segno
della creazione. Consideriamo il segno incide, si moltiplica, prende vita. Con Maria
come intensivo poiché lo associamo ad Tirotta si riscopre la genuina, fenomenica,
una forma particolare dell’evento la cui azione/reazione, ossia azione tradotta con
proprietà è quella di trasformarsi, continua- acidi, punte e morsure e reazione che si
mente modificarsi, lasciare “traccia” nel traduce in scoperta, ricerca, sperimenta-
momento stesso del suo apparire. Quello zione. Azione e reazione fluttuano, si
che distingue il segno/disegno è l’inadegu- alternano continuamente mettendo in
atezza ad una stabilità che lo renda immu- mostra “l’espressione di una densità
tabile, intelligibile, decifrabile. Il rovescia- relativa” dove è la materia a dare funzione
mento, ritornando alle origini del discorso, allo spazio. La materia per l’artista si fa
appare evidente: rovesciare l’assunto memoria. Una memoria autoreferenziale,
sicuramente metaforica, vista l’origine, verrebbe da dire, attraverso la linoleografia
all’ombra del Vesuvio, della napoletana cede il passo a forti e repentini contrasti di
Tirotta. Non a caso le sue sono composi- nero e bianco. La drammaticità insita nei
zioni di “paesaggi”, sono archetipi di natura suoi lavori non lascia spazio ai compro-
geofisica che denunciano l’indubbio messi; segni e disegni si alternano a ritmo
legame con il proprio territorio. serrato inghiottendo l’osservatore in un
Lo psicologo Bruner riconduce alla sfera viaggio tra matasse di grovigli filiformi che,
della “produttività metaforica” ogni sorta di in taluni casi, sembrano protesi quasi aliene
conoscenza intuitiva e corporea, prima e composizioni pensate per riflettere,
ancora che questa possa dichiararsi opera poiché indugiano su particolari anatomici e
dell’intelletto. Questa azione metaforica la oggetti dal forte contenuto simbolico.
ritroviamo nelle opere materico/digitali di Credo che queste connotazioni simboliche
Pengpeng Wang. La “Luna” qui si fa segno vadano ricercate anche nelle intenzioni
nella misura in cui si presenta come l’imma- dell’artista napoletano a fare del corpo un
gine della luna, ovvero come un’immagine elemento che dentro o fuori dal perimetro
che noi, convenzionalmente, riteniamo di dello spazio compositivo cerca, quanto-
“vedere”, pur nella convinzione di trovarci meno, di farci avvertire la sua presenza. I
davanti ad una luna “creata”, inventata. Il lavori di Impinto sono di fatto “carnali” nella
segno/luna, che nel frattempo si è digitaliz- misura in cui parlano attraverso i gesti, gli
zato, ci viene proposto in molteplici organi, le parti visibili o semplicemente
apparenze. Ad essa noi siamo attratti in evocate del corpo.
ragione di un sentimento di affettività, così Una riflessione a parte occorre fare per il
come ci suggerisce Haidegger, poiché la fotografo Gaetano Imparato, i suoi segni
luna si mostra, si evidenzia, già in una luce, tanto reali quanto immateriali, ci
dimensione di precomprensione, prima invitano a riflettere sul dualismo tra
che il nostro intelletto la renda intelligibile. apparenza e simulacro. Con Platone la
Ed è in questa dimensione di precompren- realtà è pura apparenza se rapportata
sione, di comprensione ancora non conta- all’immutabile concretezza dell’Idea. All’
minata dalla ragione, che ci appaiono le immagine è riservata la funzione di
cose. Questa immagine fenomenica, a tratti apparenza, o meglio l’immagine è all’origi-
epifanica, ci offre il passaggio ad una ne dell’apparenza. Quest’ultima a sua volta,
dimensione ingenua, trasognata, offrendo in un processo di regressione infinita,
il fianco ad una ennesima interpretazione genera un’ulteriore apparenza, che noi
di un corpo celeste chiamato “LUNA”, comunemente definiamo simulacro. Detto
appunto. in maniera diversa il simulacro riveste il
Con l’artista Luca Impinto il medesimo ruolo di un’immagine/apparenza che nella
segno/immagine si fa racconto, un raccon- ripetizione indifferente perde ogni
to che a sua volta si traduce in denuncia riferimento con l’immagine originaria,
sociale o, in taluni casi, come semplice svuotandosi e tramutandosi in puro evento.
osservazione allusiva sulla “società dello Le foto del casertano Imparato sono lì a
spettacolo”. L’espressionista Impinto, mi mostrarci come si può, con sarcastica
intenzione, tagliare la luce, ovvero tagliare tentativo di rendere concreto l’irrapprese-
ciò che apparentemente non esiste (in ntabile, si mostrano oltre ogni possibile
senso materiale si capisce) nell’intento di paradosso, rendendo reali scene che per
mostrarci quanto quello che noi cosideria- logica sarebbero pure illusioni.
mo mutevole, quasi inesistente, possa Per non concludere vorrei sinteticamente
spingerci, con una sapiente mossa richiamare l’attenzione sulla “possibilità
illusionistica, a vedere qualcosa di reale, o progettuale” che ciascun artista ha saputo
comunque di verosimile. L’apparire o lo rendere visibile, pur nelle differenze
scomparire di un ectoplasma che come in espressive messe in campo. “Possibilità”
un ricordo rimanda a tratti anatomici come apertura alla materia, alla tecnica;
appena abbozzati è l’immagine, altrettanto “Progettuale” come capacità di orientare
ironica, dell’opera “Fantasma”, l’ennesimo tali possibilità rispetto alle proprie esigen-
simulacro ridotto a bagliori di luce, destina- ze. Tuttavia si tratta pur sempre di orientare
to a perdere consistenza in una apparizio- e farsi orientare, in uno scambio di sugge-
ne appena trascorsa. Oserei dire che rimenti che il segno, in una apparente
l’opera di Gaetano si spinge fino ad un situazione di deriva e forse proprio grazie
ritorno, già paventato negli anni 90, del a questa, costantemente ci offre.
barocco nella misura in cui le immagini, nel
OPERE
GAETANO IMPARATO
LUCA IMPINTO
MARIA TIROTTA
PENGPENG WANG
GAETANO IMPARATO
Caserta, 1971

...Gaetano Imparato dipinge con la luce e realizza le sue opere fotografiche


utilizzando led, lampadine, torce, fiammiferi e qualsiasi altro fascio di luce. L’autore
usa la fonte luminosa come se fosse un pennello, una matita, un pennarello e
traccia nell’aria segni, linee, immagini che poi appaiono, inattesi e sorprendenti,
grazie alla macchina fotografica. Una tecnica suggestiva che permette, insomma,
di rendere visibile ciò che l’occhio non è in grado di vedere. Come se l’obiettivo
riuscisse a mettere insieme e a fermare le tracce di luce lasciate nell’aria che
l’uomo può cogliere solo per qualche istante…
Lidia Luberto

SEGNI E
DERIVE
-

Taglio di luce
Tecnica fotografica light painting
cm 40 x 50
2010

14
Fantasma
Tecnica fotografica light painting
cm 40 x 50
2010

15
LUCA IMPINTO
Napoli, 1985
…le sue opere mostrano un segno energico e vigoroso , con il quale delinea
figure, e talvolta paesaggi, dal marcato impatto visivo…Complessivamente le
incisioni di Impinto …traggono spunto anche dalla cruda realtà quotidiana e da
una riflessione su temi sociali, connessi all'ambiente, al degrado cittadino/periferi-
co, al sogno di una natura incontaminata…

SEGNI E
DERIVE
Periferia
Linoleografia
cm 40 x 50
2016

18
Utopia
Linoleografia e pastello
cm 50 x 50
2011

19
MARIA TIROTTA
Pompei (NA), 1987

“Nei suoi lavori di matrice informale meglio si esprime la sua poetica del segno e
del colore: tre sono di prevalenza le sue corde cromatiche: il bianco del supporto,
il nero del gesto e il rosso dell’emozione.”
Mauro Carrera

SEGNI E
DERIVE
Impresso dal tempo
Tecnica acquaforte e acquatinta su zinco
cm 50 x 50
2021

22
Trottola
Tecnica acquaforte e acquatinta su zinco
cm 40 x 40
2021

23
PENGPENG WANG
Heilong jiang (Cina), 1991

Quante persone, di giorno o di notte, alzano lo sguardo verso il cielo profondo


pensando a quello che di incredibile ed infinito esiste intorno a noi? Quanti
riflettono sulla nostra minima dimensione rispetto a tutto quello che esiste
appena fuori dal nostro pianeta Terra? Quanti osservano con trasporto la forma
e la luce pallida della poetica Luna?
Emanuele Gregolin

SEGNI E
DERIVE
Moon III
Digital painting
cm 50 x 50
2020

26
Moon II
Digital painting
cm 50 x 50
2020

27
Cappella S. Antonio da Padova
Stella Cilento
18°edizione

2020 – TEMPI SOSPESI: Armando Cerzosimo, Edoardo Colace, Gaetano Del Mauro, Enrico
Magri. Testi di Cristina Tafuri e Ester Andreola
2019 – SEGNALI VISIVI: Enzo Angiuoni, Valerio Ceppetelli Caprini, Diana Forassiepi,
Antonio Picardi. Testi di Cristina Tafuri e Aniello De Luca.
2018 - ESTETICHE APOFATICHE: Alfano Giovanni, Lù Demo, Ferrara Francesco, Lanaro
Luigi. Testo di Cristina Tafuri e Vincenzo Notaro.

2017 - RIVELAZIONI FOTOGRAFICHE: Abraham Caprani, Sergio Creazzo, Gianni Grat


tacaso, Samir Khadem, Salvatore Lembo, Gaetano Paraggio, Pio Peruzzini, Franco
Sortini. Testo di Cristina Tafuri

2016 - FRAMMENTI REALI: Ugo Cordasco, Pantaleo Cretì, Giovanni Cuofano, Silvio
D’Antonio, Romina A. Diaz, Leonardo Pecoraro, Alfredo Raiola – testi di Cristina Tafu
ri e Alfonso Di Muro

2015 - INCONTRI RAVVICINATI: Antonio Ambrosino, Damiano Durante, Anna Chiara Rel
la, Emilio Socci - Testi di Cristina Tafuri e Alfonso Di Muro

2014 - SILENZIOSI E UN PO’ ANARCHICI: Giovanni Alfano, Gennaro Branca, Enzo Bian
co, Ellen G., Loris Lombardo, Milena Sgambato. Testo di Pasquale Ruocco.
2013 - SEGNI D’AUTOMAZIONE: Lucio Afeltra, Giovanni Bonanno, Silvio D’Antonio, Ame
deo De Caro, Mimmo Fusco, Marco Paladini, Maria Pellini, Gisela Robert, Paolo Tomio,
Donatella Violi, Rolando Zucchini - testo di Marcello Francolini.

2012 - ITALIA151ITALIANICONTEMPORANEI: Michele Attianese, Claudia Buttignol, Car


mine Calvanese, Gianluca Capozzi, Giovanni Cavaliere, Giovanni Cavassori, Pierpa
olo Costabile, Flaminio Da Deppo, Federica D’Ambrosio, Annamaria Gelmi, Franco
Massanova, Bartolomeo Migliore, Cesare Serafino, Silvana Tessarolo, Elio Torriero,
Silvio Vigliaturo - testi di Marco Alfano e Boris Brollo.
2011 - INTER-SEZIONI AUREE: dialoghi con la geometria: Antonio Buonfiglio, Enea
Mancino, Renato Milo, Sebastiano Simonini, Ernesto Terlizzi- testo di Alfonso Di Muro.
- I COLORI DELL’UNITA - testo di Alfonso Di Muro.

2010 - STELLA IN SUMMER NIGHT: Claudio Bozzaotra, Marco Caiazzo, Antonio Carra-
no, Claudio Colli, Federica D’Ambrosio, Silvio D’Antonio, Giuseppe Fiore, Francesco
Forte, Barbla Fraefel, Peter Fraefel, Loredana Gigliotti, Sergio Gioielli, Fosco Grisen-
di, Giuseppe Latronico, Angela O’brian Magrini, Fabrizio Martinelli, Gerardo Marzullo,
Gianluca Merino, Italo Mustone, Barbara Pecorari, Giuseppe Pesce, William Santoleri
- testo di Vito Maggio.

2009 - TRACCE: M.Attianese, FCipriano,.A.Crescenzi, A.Pretolan, L.Vollaro - testo di


Cristina Tafuri

2008 - PER-CORSI D’ARTE: G.Cavaliere, L.Giacobbe, ,A.Molinari, S.Marrazzo, G.Di Fren-


na, G.Cuofano, P.Pappa- testo di Cristina Tafuri.
- C-ARTE DA DECIFRARE - testo di Enzo Lauria.

2007 - CONTINUITA’: Sette artisti tra materia e forma: U.Canfora, L.Franzese,


F.Garbellotto, R.Intignano, M.Natale, A.Pesce, R.Sicignano - testo di Marco Alfano.

2006 - ANTICHE METAFORE CONTEMPORANEE: A.Baglivo, G. Bevilacqua, A.Della Gag-


gia, G.Di Muro, M.Lanzione, A.Petti - testo di Stella Romano.

2005 - SGUARDI DIVERSI: G.Canton, F.Massanova, V.Morrone, M.Paladini, A.Perrini,


P.Peruzzini, A.Risi, P.Vergani - testo di Enzo Lauria.

2004 - FRANCO MASSANOVA: testo di Renato Aymone.


Franco Massanova

Stampato in 800 copie nel mese di Luglio 2021

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