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Arte soggettiva e oggettiva

La trasformazione che avvenne nell’'arte nel corso degli ultimi decenni dell'800 fino ai primi del 900 fu
sostanziale: vi fu un passaggio da una realtà oggettiva ad una filtrata attraverso la soggettività dell'artista.
Per arte oggettiva si intende ogni forma di espressione (architettura, pittura, musica, teatro) che non abbia la
mente come principio creatore, in grado di suscitare nell'osservatore la reazione voluta e che quindi non
appartenga al vissuto e all'esperienza dell'artista, rifacendosi invece a regole e a conoscenze valide per tutti.
Questo processo di trasformazione fonda le sue radici nell’Impressionismo, dove troviamo un disprezzo per
l’arte ufficiale dei Salons, un orientamento realista tracciato sulle orme di Manet, l’imparzialità del dato reale
(ossia la non curanza del soggetto) e la pittura en plein-air. Lo studio dell'arte impressionista era basato sul
rapporto dei colori complementari, sulle ombre colorate, facendo riferimento ai nuovi studi dell’ottica.
Questa pittura si genera dalla percezione visiva, ponendosi come dato scientifico, escludendo i sentimenti del
sublime e del pittoresco.
Però è possibile osservare come alcuni degli stessi esponenti dell’Impressionismo abbiano mutato il loro
modo di dipingere, cercando di imprimere sulla tela il loro mondo interiore. Questo cambiamento è ben
visibile in artisti come Munch e Van Gogh: essi erano contemporanei, alla ricerca di un modo innovativo di
dipingere. Facenti inizialmente parte degli impressionisti, divennero poi esponenti di correnti come
l’Espressionismo e il Post-impressionismo. Entrambi gli artisti volevano rendere visibile la loro visione del
mondo, permeato da energie misteriose.

Van Gogh in particolare esprime il suo desiderio di dipingere soggetti che propongono sensazioni di eternità ,
attraverso l’uso dei colori, e con essi vuole portare sulla tela i sentimenti che prova. Manifestazioni del suo
soggettivismo le possiamo trovare nel dipinto La Berceuse, che nacque grazie all’ammirazione e all’affetto
che il pittore nutriva nei confronti di Augustine (la donna del quadro). Era interessato ad esprimere la
sostanza profonda delle persone cogliendone le qualità di ogni tipo. Il ritratto di Madame Roulin, che tra le
mani tiene il cordone con cui dondola la culla, è un’immagine simbolica della moglie e della madre, ma al
contempo rappresenta l'idea di un’arte che consoli e pacifichi, ruolo assolto un tempo dalla religione. Al
fratello Theo scrisse: "ed io sono soltanto l'artista", riferendosi ad un’idea mitica della donna, ispiratrice e
portatrice dell'armonia necessaria alla creazione, senza la quale l'artista non sarebbe. Figura e sfondo sono
sullo stesso piano, senza profondità , senza chiaroscuro, senza volume. La donna si rivela per quello che è:
un'imitazione della realtà, ma un'immagine evocativa, un'icona da venerare.
Possiamo ritrovare i caratteri della soggettività di Van Gogh anche in altre sue opere, per esempio nel suo
“Autoritratto” del 1889. In quest'opera infatti l’artista usa sé stesso e il suo volto per studiarsi sia dal punto di
vista fisico che interiore. In particolare egli non cerca di celebrarsi, ma cerca di descrivere i suoi tormenti e la
sua personalità . Ogni dettaglio è funzionale ed esprime assieme al resto l’interiorità dell’artista. Per esempio
il contrasto tra la calma apparente del viso e le pennellate agitate, il contrasto tra i vortici di colore dello
sfondo e l’espressione così ferma, rappresentano i contrasti interiori di Van Gogh, la sua lotta interiore.

Questa soggettività viene fuori anche in altri artisti dell’epoca come Munch, per esempio in “Adolescente”,
opera che raffigura una scena molto essenziale, in cui l’attenzione si concentra sulla ragazza, sulla sua ombra
e sul letto bianco. Troviamo appunto un contrasto tra i colori scuri usati per le pareti, che simboleggiano
l’angoscia, e il bianco del letto che rappresenta la purezza della fanciulla. Anche in quest’opera Munch si
concentra sull’interiorità dell’uomo, sul dramma dell’esistenza e in particolare sul momento di solitudine
della donna che in questo momento viene presa dalle sue paure e dai suoi conflitti interiori, che segnano il
suo passaggio da ragazza a donna.
Inoltre anche in "La sera sul viale Karl Johan" traduce in pittura il proprio pensiero. Infatti raffigura un
gruppo di borghesi raffigurati come vuoti e con un aspetto più terribile, occhi spalancati, pelle giallastra e
sguardo fisso. Essi sono in processione per un corteo funebre e sembrano zombie, sentimentalmente vuoti,
che avanzano come automi telecomandati. L'artista vuole trasmetterci che ad essi, di umano, sia rimasto ben
poco. Infatti la sua denuncia sociale consiste nel dimostrare come nella società moderna le persone siano
alienate e spaesate. Munch attraverso di essa vuole indagare appunto attorno all'interiorità della società .

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