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Nasce in Francia, nel 1874, per mano di un gruppo di artisti che si separa dai canoni della pittura
ufficiale.
Si basano sullo studio della fotografia di Nadar. Si dedicano alla vision en aire, pittura in mezzo alla
natura: si esce dagli spazi di solito adibiti all’arte.
I colori dei quadri vengono dati in maniera non mediata dalla razionalità, ma a seconda di ciò che
l’occhio vede. Se il cielo fosse stato di colore rosa, si sarebbe dipinto di rosa. Aspetto molto
soggettivo e diverso rispetto a ciò che si dipingeva in passato.
Renoir e Monet si concentrano sul ridimensionamento in modo radicale del valore del soggetto
raffigurato, scelto di norma osservando la natura o cogliendo uno squarcio di vita quotidiana.
Tuttavia, nell’opera tarda dei principali esponenti del movimento impressionista si fanno strada
tensioni e prospettive che aprono verso nuovi obiettivi:
• Monet, nelle ‘serie’ (La Cattedrale di Rouen, i Covoni e le Ninfee) anticipa esiti compositivi
che saranno propri dell’Astrattismo del Novecento;
• Renoir, nella maturità abbandona la pennellata sfrangiata per recuperare solidità di forma
e omogeneità di stesura;
• Cézanne che si libera, sulla scorta di una ricerca solitaria e autonoma, degli schemi
concettuali tradizionali per gettare le basi dell’arte moderna.
L’impressionismo dura molto poco poiché funge da trampolino di lancio per le innovazioni subito
successive, come il post-impressionismo o neoimpressionismo.
IMPRESSIONISMO SCIENTIFICO
Tecnica del richiamo tra colori complementari, utilizzata da Seurat. Si studia quello che viene
definito divisionismo o pointinisme, modo di porre i colori non più cercando di amalgamarli sulla
tavolozza per ottenere un nuovo colore, ma si fa in modo che per ottenere un colore si accostano
pallini di diversi colori che da lontano danno il colore che si voleva ottenere.
GEORGES SEURAT
Gauguin nel 1886 si trasferisce nel paesino di Pont-Aven, raccogliendo intorno a sé artisti come
Émile Bernard e Paul Sèrusier che con lui condividono una poetica essenziale, volta a cogliere
forme e linee semplici, ispirate a una visione sobria della realtà.
Alla base del processo creativo di questi artisti c’è lo sforzo di liberarsi dai pregiudizi, dai
preconcetti nei confronti degli oggetti circonstanti.
PAUL GAUGUIN
EMILE BERNARD
GUSTAVE MOREAU
Gustave Moreau è il principale esponente di una sensibilità che attinge le sue radici nel
Romanticismo. Fondamentale fu il viaggio in Italia.
Crede nella visione alterata del reale, a cui possono accedere solo artisti e poeti.
La produzione del pittore Arnold Böcklin è dominata da aspetti visionari e decadenti, espressi da
ambientazioni oniriche e tenebrose.
GAETANO PREVIATI
Maternità, 1885
Presentato alla Triennale di Brera nel
1891, è un dipinto pienamente
rappresentativo del suo stile. Il “tratto”
dinamico esalta la luce e rende le figure
morbidissime ma dotate di un
convincente plasticismo. La distinzione
tra una figura e l’altra è resa con il
differente andamento del fluido
cromatico, senza ricorrere alla linea di contorno. Ne deriva un effetto di assoluta continuità ma
anche di distacco dalla condizione materiale della vita terrena. Visione celestiale, le figure
angeliche si adagiano attorno alla madonna con il bambino in una natura che protegge, accoglie.
La caduta degli angeli, circa 1910
Recupera un soggetto della tradizione antica,
rinascimentale, ma lo rinnova con una tecnica che punta a
moltiplicare gli effetti di luce.
GIUSEPPE PELLIZZA DA VOLPEDO
Pittore formatosi presso l’Accademia di Brera di Milano, poi a Roma presso l’Accademia di San Luca
e l’Accademia di Francia.
La sua pittura recepisce le sperimentazioni del Divisionismo ma anche le trasformazioni del tessuto
politico-sociale e l’evoluzione di una nuova consapevolezza da parte della classe lavoratrice.
I NABIS
Dalle premesse del gruppo di Pont-Aven discende l’esperienza dei Nabis, un gruppo di artisti
riunitisi in una sorta di confraternita. Profeti poiché l’artista è una sorta di mago che possiede una
conoscenza della realtà differente, con una maggiore consapevolezza.
Principale esponente del gruppo è Paul Sérusier, a lui si uniranno Maurice Denis e Pierre Bonnard.
Caratteristiche:
- Il rapporto con la natura, meno vincolante per l’artista;
- La libertà del concetto di ‘simbolo’, non più circoscritto a un oggetto che si fa contenitore di
un significato nascosto;
- Il richiamo esotico del giapponismo;
- Riferimenti all’arte ‘primitiva’ (intesa come rurale).
Gauguin non entrerà a far parte dei nabis in quanto partirà per la Polinesia.
MAURICE DENIS
Le Muse, 1893
Caratteristiche: forme sinuose (art nouveau, liberty).
L’elemento naturale viene posto in modo decorativo, irreale.
PAUL SÉRUSIER
Semplice e schematico.
Il talismano, 1888
Opera chiamata così in quanto diventerà una sorta di manifesto per
coloro che intendono rinnovare la pittura mettendo in pratica gli
insegnamenti di Gauguin (superare la natura, non dipingerà così
com’è, non imitandola).
È un’opera che si compone di puro colore, totalmente dissociato
dallo sforzo di ricomporre la realtà e di aderire alla verosimiglianza. I
riflessi della luce e dei colori, riportati nello specchio d’acqua posto
di fronte agli alberi, hanno la stessa consistenza della cosa concreta.
Realtà e illusione si equivalgono.
PIERRE BONNARD
Artista sofisticato; studia i tessuti dando un senso di texture nelle sue opere.
È interessato alla moda e all’elemento decorativo. Dipinge sempre soggetti all’interno della natura.
Van Gogh, tenta di costituire una nuova confraternita artistica, con sede ad Arles, in Provenza.
Si rivolge a Gauguin, a Bernard, a Charles Laval senza riuscire a condurli sul posto ma ottenendo da
loro il dono simbolico di un autoritratto.
Il percorso esistenziale e artistico che conduce Van Gogh all’incontro con Gauguin e al desiderio di
fondare una scuola del Mezzogiorno è caratterizzato da un’evoluzione stilistica difficoltosa e da
conflitti interiori che avranno un peso rilevantissimo nella produzione dell’artista.
Quando Gauguin giunse finalmente ad Arles, la convivenza nella Casa Gialla, la pittura in comune, i
dibattiti sul futuro dell’arte portarono gli artisti a tensioni anche violente. Fino all’auto-recisione
dell’orecchio da parte di Van Gogh. nel 1889 Gauguin lascia Arles in uno stato di assoluto
sconcerto.
PAUL GAUGUIN
Gauguin supera la natura stessa, finisce con il negarne la fisicità; le sue creazioni arrivano ad essere
pure visioni che ci lasciano immergere nella memoria, nel sogno e nella fantasia.
Gauguin riesce a trascendere la dipendenza dalla dimensione reale e concreta.
Al 1886 risale il trasferimento di van Gogh a Parigi, un punto di svolta fondamentale sotto il profilo
stilistico: le sperimentazioni sul colore e le suggestioni esotiche dell’arte giapponese offrono spazi
di lavoro fecondi per il pittore; tuttavia, l’ambiente caotico della metropoli non si adatta al suo
temperamento.
Assimila anche lo stile punteggiato dagli impressionisti ma lo rinvigorisce di un tratto dinamico,
quasi virgolettato.
Nel 1889 Van Gogh, ormai considerato un folle pericoloso, entra di propria volontà in ospedale.
PAUL CÉZANNE
ART NOUVEAU
Il movimento dell’Art Nouveau (fine Ottocento e inizio Novecento) è una corrente architettonica e
decorativa che punta a una qualificazione estetica degli ambienti e degli oggetti di uso quotidiano,
ispirandosi alla natura, all’Oriente e a un vago medievalismo letterario.
Il primo carattere rilevante di questo stile è la sua ambizione di formulare una concezione di arte
avvolgente e complessiva.
Ogni oggetto utile, che possa contribuire a esercitare o a connotare i ruoli e le professioni
dell’epoca, sono materia di elaborazione degli artisti art nouveau, impegnati a plasmare un
modello estetico armonioso, dinamico e del tutto innovativo.
L’Art Nouveau adotta la linea come strumento privilegiato di espressione.
ART NOUVEAU IN BELGIO
VICTOR HORTA
AUBREY BEARDSLEY
In Scozia, l’Art Nouveau si afferma specialmente nel design attraverso il cosiddetto Gruppo dei
Quattro (Mackintosh, MacNair e le sorelle Macdonald).
Nella progettazione di interni, l’opera dei Quattro anticipa gli esiti del razionalismo architettonico,
in quanto tende a sfrondare l’ornamentazione degli
elementi biomorfi di Horta e di van de Velde, lasciando
emergere la linea nella sua forma geometrica più
elementare.
Tale orientamento è molto evidente, ad esempio, nella
Biblioteca della Scuola d’Arte di Glasgow, disegnata da
Mackintosh.
Nell’opera di Mackintosh è pronunciata l’influenza
dell’arte giapponese.
ART NOUVEAU IN FRANCIA
In Francia il fenomeno dell’Art Nouveau si innesta sul terreno fecondo dell’esperienza dei Nabis, sul
simbolismo di Gauguin.
Ancora presente e visibile nella città di Parigi è il contributo di
Hector Guimard con la struttura dell’ingresso della stazione Porte
Dauphine.
LIBERTY IN ITALIA
GALILEO CHINI
Grande rappresentante del movimento. Fonda una casa di produzione ceramica (l’Arte della
Ceramica).
Il repertorio delle sue decorazioni è fortemente ispirato ai temi floreali tipici dell’Art Nouveau, con
interpretazioni personali che cercano di armonizzare la forma del vaso alla decorazione, in una
sintesi raffinatissima che anticipa esiti dell’Art Déco.
Icaro, 1907
Riprende la filamentosità del simbolismo.
LIBERTY IN SPAGNA
ANTONI GAUDÌ
Il percorso creativo dell’architetto spagnolo Antoni Gaudì si sviluppa nel contesto del Modernismo
europeo, un fenomeno in cui si inserisce il Liberty.
Prende ispirazione dalla pittura di Bocklin. Opere molto scure con punti di luce.
Il peccato, 1893
Caratterizzata su immagini mitologiche femminili.
Rappresenta la donna ragno che attraverso l’elemento erotico può indurre
l’uomo verso il peccato.
Rottura netta con l’accademia. Gli artisti mettono in pratica una nuova visione, volontà di
rinnovamento.
La sua diffusione in Europa fu rapida e penetrante, anche grazie all’attività della rivista “Ver
Sacrum” (Primavera sacra) fondata nel 1898 da Gustav Klimt e Max Kurzweil.
La sede, su progetto di Joseph Maria Olbrich, presenta forme dichiaratamente diverse dal gusto
imperante e dallo stile tardo-barocco ancora vivo a Vienna: struttura essenziale alla quale si
sovrappongono decorazioni preziosi e raffinatissime. Sull’architrave che sormonta l’ingresso
campeggia in caratteri dorati il moto della Secessione: “Al tempo la sua arte, all’arte la sua libertà”.
GUSTAV KLIMT
Gustav Klimt ha una formazione da orafo e da incisore, la quale si combina presto con l’attività
pittorica e costituisce la base fondamentale per l’elaborazione di uno stile che troverà
nell’eclettismo, nel polimaterismo e nella sperimentazione i suoi tratti peculiari.
Rappresentazione estremamente piatta, ripresa di elementi dell’arte egizia, micenea, bizantina,
giapponese. Disposizione delle figure che le rende piatte. Pittura caratterizzata da un estremo
decorativismo con l’utilizzo del colore oro e intarsi colorati.
Forte simbolismo nelle opere.
Il Fregio di Beethoven, 1902
Per la mostra dedicata a
Beethoven, a Klimt
spetta l’esecuzione di un
ciclo ispirato all’Inno
alla Gioia della Nona
sinfonia.
Si tratta di una lunga
fascia dipinta di
trentaquattro metri.
Klimt unisce la tradizione classica
mediterranea ai toni della cultura
medievale e alla modernità.
Il ciclo presenta due livelli simbolico-
narrativi sovrapposti:
• Il primo livello riguarda la missione del
cavaliere, armato di una corazza dorata e
ispirato dalle personificazioni dell’Orgoglio
e della Compassione. Carico delle
sofferenze degli uomini, il cavaliere affronta i pericoli e le insidie del male e della
morte, rappresentati dal mostro scimmiesco Tifeo accompagnato da Malattia, Follia,
Lussuria, Voluttà, Intemperanza, Cruccio tormentoso, per giungere, grazie al
confronto delle arti, nel regno della gioia: lì conosce l’amore congiungendosi alla
donna in un abbraccio appassionato.
• Il secondo livello narrativo si costruisce intorno al ruolo salvifico dell’arte e della bellezza e
nell’equivalenza tra esperienza estetica ed esperienza amorosa.
Sotto il profilo puramente tecnico, Klimt dipinge il fregio con colori alla caseina applicati
sull’intonaco, con inserti in madreperla e pietre dure, ma anche materiali poveri come chiodi, anelli
per tende, frammenti di specchio e bottoni. La linea di contorno è definita con il pennello o a
carboncino.
Il bacio, 1907-08
L’artista attinge alla tradizione bizantina ammirata a
Ravenna per intensificare il decorativismo già espresso in
seno alla Secessione viennese. Il dipinto è privo di
profondità e di rappresentazione spaziale e lascia al
tappetto floreale il compito di evocare un piano di
appoggio.
La trama decorativa delle vesti, articolatissima, costruisce
un tessuto composito ma armonioso, nel quale i motivi
geometrici si combinano con quelli floreali.
Il dato prevalente della composizione è assunto
dall’estrema preziosità del fondo dorato, che esalta le
figure centrali unite da un abbraccio. Il corpo massiccio,
poderoso dell’uomo si stringe intorno alla figura sottile
della donna, che chiude gli occhi in segno di rilassamento.
SECESSIONE DI BERLINO (1898)
EDWARD MUNCH
Rappresentazione di sé stessi, dialogo con la natura che è specchio del proprio interiore.
Individuo, paesaggio e corpo nudo sono ciò che dipinge. Munch non è un espressionista.
Edvard Munch, amato per il suo linguaggio diretto e intenso nell’esternazione dei timori e delle
angosce più difficili da rilevare, è capace di esprimere con assoluta drammaticità e forza il senso e
la condizione della solitudine umana.
Munch sin da precocissima età è seguito da lutti devastanti che segneranno la sua personalità e la
sua produzione artistica.
La Malinconia, 1894
Nell’opera, il personaggio in primo piano, chiaramente un
autoritratto, assume la posa tradizionale del melanconico.
Il paesaggio che si dipana sullo sfondo è una chiara
emanazione dei pensieri dell’uomo chiuso in sé stesso.
Ancora una volta Munch dà forma alle immagini interiori
ed esprime la condizione spirituale. Appare già l’uso di
una linea ondulata e avvolgente, che spesso viene esaltata
dall’acqua con masse di colore dense.
La Disperazione, 1892
Opera nel quale un uomo senza occhi e bocca, si affaccia dalla ringhiera
di un ponte, verso un paesaggio confuso.
L’impiantito del ponte si risolve in una linea obliqua e scivolosa, sulla
quale compaiono due personaggi.
Il dipinto raffigura una situazione di dolore e isolamento.
L’urlo, 1893
È un dipinto che riversa l’orrore della solitudine, la disperazione
che è insita nella natura umana, riproponendo lo stesso ponte
presente in “Disperazione” ma con i due personaggi in
lontananza ancora più distanti. Il paesaggio si muove con moti
ondosi di colore pesante. La prospettiva delineata dal corrimano
è vertiginosa e profondissima.
L’uomo scheletrico è una sagoma informe, consumata dal
dolore che preme contro le orecchie per soffocare il grido
disperato di orrore.
La vera condizione di isolamento e di impossibilità di
comunicare la propria disperazione è testimoniata
dall’indifferenza dei due personaggi che camminano sul ponte.
I segni materici della pennellata delineano in modo evidente le
curve di colore che danno forme al paesaggio.
Nell’opera colpisce anche l’ostentata trascuratezza esecutiva: le pennellate nella porzione inferiore
appaiono indefinite; sul lato destro si colgono due pennellate di colore verde che sembrano stese a
caso e una lunga striscia rossa che chiude la tela.
Pubertà, 1894-95
Tema principale è lo sviluppo, il quale assume una connotazione
negativa permeata da un senso di morte. Al centro del dipinto è
presente una ragazzina che si copre il pube con le mani. Il viso è
spaventato e fissa lo spettatore. L’ombra che si propaga dietro di
lei rappresenta il senso di inquietudine e la paura nei confronti
del futuro.
AVANGUARDIE
ESPRESSIONISMO
In Francia, il movimento espressionista si manifesta nel gruppo dei Fauves (“le belve”), che ha il
suo tratto distintivo nell’esaltazione della forza cromatica caratterizzata da colori accessi.
I pittori fauves riescono a modulare un linguaggio innovativo e aperto alla sensibilità del nuovo
secolo.
Il Fauvismo è un movimento che riesce a condensare gli apporti della pittura passata di Gauguin,
Seurat e Cézanne, superando al tempo stesso gli schemi stabiliti dall’Impressionismo e dalla
tradizione precedente.
ANDRÉ DERAIN
Le bagnanti, 1907
Esempio eccellente della capacità di ridurre la forma a
una combinazione di linee e colori, incatenati al
concetto di volume e di forza.
Il richiamo a Cézanne è stringente, come pure un’eco
dei nudi femminili di Degas.
Le linee degli occhi e delle labbra si riducono a
pennellate grossolane di verde e di rosso. Le posture
appaiono rigide e impacciate.
HENRI MATISSE
Henri Matisse ha una formazione accademica, conosce i musei e li frequenta, ma esordisce presto
come “belva” del colore e dell’espressione.
La danza, 1910
Matisse dipinge i suoi nudi con una linea
essenziale, elegante e sottile; ne definisce
le forme sinuose, morbide, usando tratti
ricurvi che si intersecano tra loro.
Rispetto al Cubismo, Matisse stabilisce il
canone di una nuova classicità. Con il
concetto di ‘classico’ nell’età moderna. Può
trattarsi di:
- un’emulazione, un recupero nostalgico
di una purezza perduta;
- una ricerca di armonia e di universalità,
nel quale tutti possono riconoscersi.
“La danza” è un’elaborazione della “Gioia di vivere”.
Il gruppo di danzatori si muovono su un fondo piatto, definito da due soli riquadri cromatici
delimitati da linee curve: il verde muschio del terreno e il blu cobalto del cielo.
L’essenzialità della composizione aiuta l’osservatore a immergersi nel ritmo inarrestabile e
nell’atmosfera.
Natura morta con cappello a cilindro, 1896
Riconosciamo già i suoi elementi chiave: l’interno e il concetto
di natura morta.
Lusso, 1907
Inizia a lavorare sul costruire con le forme geometriche. Si affascina
all’andamento curvo, elemento persistente nelle sue opere. Corpi
morbidi e sinuosi, tipici del linguaggio simbolista.
Icaro, 1946
ESPRESSIONISMO TEDESCO
FERDINAND HODLER
Marcella, 1910
Omaggio alla “Pubertà” di Munch. Dipinto di una giovane ragazza,
di cui si era infatuato, che posava per diversi artisti.
A differenza di Munch dipinge la bambina non spaventata ma è
dipinta come se indossasse una maschera spigolosa dell’arte
africana.
L’unico elemento che richiama ancora alla gioventù è il fiocco tra i
capelli.
Ragazza nera che dorme, 1911
Dipinge una donna nera sdraiata.
JAMES ENSOR
EMIL NOLDE
Dipinge paesaggi o maschere macabre; quest’ultime rivelano la vera essenza della condizione
umana attraverso l’alterazione e la deformazione dei tratti fisiognomici – per esprimere il senso di
disagio e di profonda solitudine dell’individuo.
Richiamo a Munch. Colori intensi e caldi, sentimenti del sublime tipico del sentire tedesco dinanzi
alla natura minacciosa davanti alla quale l’individuo non riesce a sottrarsi.
KARL SCHIMDT-ROTTLUFF
Affermava: “il colore ha vita propria”. Uno degli artisti più presi di mira dal nazismo.
Bosco, 1921
Colori accesi che si scontrano con pennellate scure.
MAX PECHSTEIN
Il cinema espressionista
Tra le opere più rilevanti è il film “Il gabinetto del dottor
Caligari” diretto da Robert Wiene nel 1919-20. La trama
del film è volutamente contradditoria, con costanti
ribaltamenti dei ruoli e degli eventi, ‘colpi di scena’
concepiti per sorprendere lo spettatore. Il protagonista
è un ipnotizzatore che induce un sonnambulo a
commettere efferati delitti. Straordinario è l’effetto
scenico delle inquadrature, con scenografie e costumi
influenzati dal linguaggio drammatico, spezzato e disarmonico della pittura di Kirchner.
ESPRESSIONISMO AUSTRIACO
Prende origine dalla Secessione ma si esprime in maniera differente, molto più vicina all’ambito
tedesco rispetto alla preziosità di Klimt.
Il gusto per la linea raffinata e, soprattutto, per una preziosità materica, si contrappone alla
violenza della pittura tedesca del tempo.
I principali esponenti dell’Espressionismo austriaco sono Egon Schiele e Oskar Kokoschka.
EGON SCHIELE
Schiele è un artista molto legato a Klimt. L’artista ha una personalità tormentata e difficile:
ossessionato dalla sessualità come intesa carnale, indugia nella rappresentazione del nudo e dei
soggetti erotici.
Le composizioni di Schiele tendono a isolare la figura che viene circoscritta da una linea sottile e
tagliente, quasi incisa sulla superficie.
Si distingue un tratto nervoso e fortemente dinamico, che conferisce vitalità alla figura.
Il pittore scarnifica i personaggi, li scheletrizza avvolgendoli in abiti abbondanti; le figure appaiono
innaturalmente ossute, in bilico tra la vita e la morte.
Il contrasto tra la fragilità della vita umana e la forza dell’amore carnale, con raffigurazioni erotiche
che sfidano l’accusa di oscenità e di pornografia, accentua la drammaticità senza speranza delle
opere di Schiele. La contrapposizione amore-morte è il tema ricorrente.
Dipinge autoritratti nudi (sintomo di autodeterminazione), ritratti nudi, città vuote.
Autoritratto nudo, 1910
Il corpo è come se fosse scavato all’interno.
Lo stesso carattere ‘fossile’ della condizione umana si ritrova nei paesaggi urbani, raffigurati con
linee sottili e taglienti.
La città è la dimensione dell’uomo moderno, ma Schiele riesce a svuotarla di ogni apparenza vitale,
avvolgendola in un silenzio funebre e privo di speranza.
Krumau, case su una strada curva (La piccola città V), 1915
Non c’è presenza umana, se non i panni stesi al
vento.
Pietà, 1909
Manifesto per dramma teatrale. Assassinio, speranza delle donne.
Contorni netti, colori accesi, andamento spezzato.
Nasce a Monaco nel 1911 ad opera di Vassilj Kandinskij, Franz Marc, August Macke, Alexej
Jawlensky, e Paul Klee (i primi artisti sono appassionati del colore blu e dei cavalli, figure
romantiche che collegano l’uomo alla natura).
Il blu è il tramite per l’elevazione spirituale.
Manifesto: Der Blaue Reiter (Cavaliere azzurro) di Marc e Kandinskij.
Dà origine all’ASTRATTISMO ovvero a una pittura non figurativa, che abbandona ogni intento di
rappresentazione e si indirizza verso forme pure.
Il cuore della sperimentazione del Cavaliere azzurro risiede nel desiderio di tradurre in pittura i
moti dello spirito.
L’aggancio al reale, già nei primi esperimenti, è connotato da un marcato simbolismo: la scelta dei
soggetti, e soprattutto dei colori, è connessa a suggestioni, emozioni, sentimenti che la tavolozza
può indurre o evocare.
VASSILIJ KANDINSKIJ
Kandinskij è il vero teorico del gruppo. La sua pittura è permeata di spiritualismo e misticismo.
Da questo approccio mistico-religioso deriva anche il desiderio di Kandinskij di esprimere
l’interiorità e di dare voce a una “necessità interiore”.
Con il tempo, l’artista abbandona il dato reale, accompagnando la sperimentazione tecnica a un
solido lavoro di riflessione e di costruzione teorica.
Con lo scoppio della Prima guerra mondiale, Vassilij Kandinskij fa ritorno a Mosca. In questi anni
realizza un processo di semplificazione del linguaggio ‘esplosivo’ adottato con il “Primo acquerello
astratto”.
Il controllo delle arti instaurato dal totalitarismo sovietico induce l’artista a fare ritorno a Berlino.
Qui, nel contesto del Bauhaus, raggiungerà i risultati più alti della sua produzione, elaborando una
sorta di sistema della rappresentazione formulato nel fondamentale scritto “Punto, linea,
superficie”, pubblicato nel 1926.
PAUL KLEE
Ha un astrattismo (non puro, in quanto rimane un ancoraggio al reale) molto diverso rispetto agli
altri, influenzato da un viaggio in Tunisia.
Nel ruolo di insegnante al Bauhaus, assunto a partire dal 1921, l’artista mantiene una sua
anatomia. La sua indole molto spiccata gli permette di avvicinarsi al Dadaismo, ai surrealisti e al
Cavaliere azzurro, passando dal realismo all’astrazione con una disinvoltura e una coerenza
indiscutibili.
In questo interesse per il segno, per il colore e per il messaggio che riescono a comunicare, l’artista
attinge molto alla tradizione dell’Estremo oriente e alla fusione praticata nelle culture giapponese
e cinese tra calligrafia e contenuto.
Ad Parnassum, 1932
Dopo un viaggio a Ravenna, si appassiona ai mosaici italiani ed
evolve ulteriormente il suo stile.
Andamento per piccolissime tessere di mosaico. Maggiore
razionalizzazione rispetto al passato. Il monte si fa casa e
presenta una porta in primo piano.
La composizione si offre come una visione essenziale di
paesaggio, definito con poche sagome riconoscibili (montagna,
sole, porta). Permane l’assetto bidimensionale che Klee
persegue nelle sue creazioni.
La linea retta che prende avvio dalla porta costruisce un’idea di profondità che viene però
annullata dall’assoluta piattezza della composizione.
FRANCIS PICABIA
Pepé, 1900-10
FRANK KUPKA
L’ÉCOLE DE PARIS
Una sorta di contenitore eterogeneo di artisti d’avanguardia, che hanno animato il dibattito
culturale parigino tra il 1907-08 e il 1920 e che la critica fatica a collocare ma che possono essere
ricondotti a certe sperimentazioni delle avanguardie fauve e cubiste.
AMEDEO MODIGLIANI
L’indole di Modigliani incarna l’ansia di svolta che domina il passaggio tra i due secoli: l’artista
coniuga il carattere eccentrico e narcisista del dandy di fine Ottocento con quello dell’artista
maledetto, anticonformista a tutti i costi e innovatore.
Modigliani raccoglie stimoli delle opere provenienti dal continente africano, ma recupera al
contempo il grafismo sottile e raffinatissimo del Gotico senese.
Gli anni conclusivi della parabola di Modigliani segnano un ritorno alla pittura.
I ritratti
Nei ritratti l’artista riprende l’essenzialità e il geometrismo delle teste scolpite, ma vi introduce al
contempo un’attenzione all’individuo, alla natura profonda dell’essere.
L’artista scopre, proprio nel ritratto, la forza espressiva del disallineamento e dell’asimmetria: gli
occhi divergenti, i nasi irregolari, le spalle che si incurvano ad altezze differenti, sopracciglia
svirgolate, capigliature scomposte e colletti disarmonici.
Gli occhi sono sempre impenetrabili, solitamente privi di pupille, ma colorati di masse scure o
bianchi o ancora disarmonici (uno bianco e l’altro nero).
Lunia Czechowska, 1919 Leopold Zborowski, 1918
CONSTANTIN BRANCUSI
Di provenienza rumena. Scultore.
Inventore di un linguaggio biomorfico che trova la sua più profonda natura espressiva nella resa
plastica dei materiali, nella ricerca di forme organiche che si allontanano da ogni tradizione.
Il bacio, 1907-08
Brancusi compie una ricerca formale universale, al di fuori di ogni
cornice spaziale e temporale. Partendo dallo studio dell’arte primitiva,
affronta la difficoltà di semplificare il linguaggio: l’artista approda a una
sintesi della forma che supera il legame tra arte e natura.
MARCH CHAGALL
Russo di cultura ebraica.
La sua pittura è sospesa tra l’apertura alle novità delle Avanguardie e un attaccamento alle proprie
origini.
Rappresenta un mondo sognante e fiabesco che prende ispirazione dalla cultura ebraica. Esiti
surrealisti (non firmerà mai il manifesto). Sono proiezioni mentali. Colori potentemente influenzati
dai fauves.
Io e il villaggio, 1911
Il tema chiave dell’opera è la fantasia, il gioco tra visibile e invisibile.
L’uomo dal volto verde fissa negli occhi la grande mucca azzurrina
dando forma alla propria fantasia. Siamo nella proiezione di
un’immagine mentale.
L’andamento curvilineo delle forme cromatiche sembra suggerire il
senso di una fantasia che si stia sviluppando, ma l’origine della
proiezione è nel piccolo arbusto che l’uomo tiene tra le dita.
Il poeta, 1911
Impronta di tipo cubista. Inserimento di elementi simbolici (testa
rovesciata, capacità di vedere le cose in modo differente).
La testa rovesciata del personaggio non ha un significato di ricerca
spaziale, ma deriva dalla condizione spirituale del poeta, dal suo
guardare il mondo con occhi diversi, e da prospettive alternative.
CUBISMO
Il Cubismo nasce a Parigi con la sperimentazione di Picasso nel quadro “Les Demoiselles d’Avignon”
del 1907.
La pittura cubista non intende guardare alla struttura essenziale delle cose, alla forma primaria che
si nasconde sotto all’apparenza; bensì con il Cubismo non si affida la registrazione del mondo
circostante al semplice atto del vedere, bensì alla rielaborazione mentale di esso.
PABLO PICASSO
Figlio di un artista. È abituato a ragionare in termini artistici. Si avvicina alla pittura tra simbolismo
e linguaggio fauves.
La vita, 1903
La dipinge in seguito alla morte di un suo amico per una
delusione amorosa. L’opera è influenzata dai modelli
utilizzati nell’antichità, presentando quasi l’impostazione di
una metopa classica (parte del fregio dei templi
romani/greci).
• PERIODO ROSA (1905-07). Picasso schiarisce la tavolozza, utilizzando sfumature di un rosa
terroso. Ricorrono i temi ispirati alla vita del circo: un contesto che accentua l’interesse per
il mondo degli emarginati, degli incompresi e degli esclusi.
Precisa presa di posizione a livello politico: continui messaggi e riferimenti anarchici.
Saltimbanchi, 1905
Ambientazione di tipo teatrale, figure semplificate
posizionate all’interno dello spazio.
Saltano all’occhio i personaggi disposti in un paesaggio
arido circondati da un silenzio metafisico. Le figure
compongono un gruppo senza comunicazione. È
interessante lo studio della figura di Arlecchino: il motivo
geometrico del costume anticipa riflessioni di
scomposizione formale che risulteranno preziose nella
fase cubista.
• PERIODO ANALITICO (1909-12). Schiarimento della tavolozza, utilizzo dei toni del grigio.
Si basa sulla scomposizione di oggetti e figure si spinge al punto da ridurne ai minimi termini
persino l’identificabilità. La fase ‘analitica’ del Cubismo prende nome dal processo di dissezione e
di restituzione della materia.
È dal connubio tra Picasso e Georges Braque che prenderà avvio, poco dopo l’elaborazione
dell’opera “Les demoiselles d’Avignon”, la sperimentazione cubista. In un primo tempo, i due pittori
seguono le predilezioni personali: Picasso si concentra prevalentemente sulla figura umana, Braque
asseconda il suo interesse per il paesaggio, rimanendo legato all’esempio di Cézanne. Negli anni
successivi l’affinità tra i due artisti si intensifica al punto da rendere quasi impossibile la distinzione
tra le creazioni dell’uno e quelle dell’altro.
GEORGES BRAQUE
Lavora a fianco di Picasso. Riprende la pittura in chiave fauves fino ad arrivare al cubismo.
CUBISMO SINTETICO
A partire dagli anni 1912-14, i pittori Braque e Picasso cominciano a semplificare le loro
composizioni, approdando alla cosiddetta stagione del Cubismo sintetico. Oltre alla scomposizione
prospettica e alla pluralità dei punti di vista, si uniscono nuove tecniche che danno una nuova
immagine del reale come il collage di lettere, giornali e materiali, assumendo il compito di
rappresentare simbolicamente la realtà.
È Braque a introdurre per primo frammenti di oggetti reali sulla tela.
Rispetto alla fase iniziale del Cubismo, l’immagine diviene ora più facilmente riconoscibile. Anziché
essere scomposto meticolosamente in una miriade di schegge, l’oggetto viene evocato attraverso
pochi dettagli.
GEORGES BRAQUE
Il Mandolino, 1914
È un’opera di straordinario effetto plastico: l’artista combina varie tecniche e
materiali, tra cui il cartone ondulato, per rendere la tridimensionalità dello
strumento.
L’utilizzo frequente dei ritagli di giornali stabilisce una connessione con la
modernità, incastra riferimenti concreti del vivere quotidiano.
Unione di pittura e texture dato da pezzi di materiali incollati (come carte da
parati).
Il portoghese, 1911-12
Pennellate che sembrano tasselli di colore.
Modo di dipingere del passato che viene in parte rinnovato.
PABLO PICASSO
JUAN GRIS
Gris non punta a geometrizzare la forma quanto piuttosto a ricreare gli oggetti partendo dalle
figure geometriche.
La differenza da Gris e Picasso è che Gris oltre al lavoro di collage, apre totalmente gli oggetti. Non
crea oggetti partendo da forme geometrici ma individua forme geometriche da ciò che
rappresenta.
Utilizzo di una nuova tecnica: TROMPE-L’OEIL (fingere inserto di materiale extra pittorico
dipingendolo invece con estrema accuratezza. Come, per esempio, parti di una lettera).
ROBERT DELAUNAY
Dipingerà per lo più città e la Tour Eiffel. Contrasti simultanei di colori complementari.
La città, 1911
Sovrapposizione maggiore rispetto alle opere passate, la Tour Eiffel diviene
impercettibile (si nota solo grazie al colore rosso). Aggiunta di un verde
cristallino.
FERNAND LÉGER
Le nozze, 1911-12
Dalla costruzione per tubi giunge ad una smaterializzazione dei soggetti
rappresentati. Si inizia a ritrovare la ripetizione di elementi data dal
concetto di rappresentazione del movimento.
FRANCIS PICABIA
Udnie, 1913
Elementi a nastro che danno movimento all’opera. Introduzione del
titolo all’interno dell’opera come spunto per lo spettatore di dare
un’interpretazione e a porsi delle domande.
FRANK KUPKA
MARCEL DUCHAMP
Locomozione, 1887
FUTURISMO
È un'avanguardia storica italiana nata nel 1909, grazie al poeta e scrittore Filippo Tommaso
Marinetti che pubblica su -Le Figaro» il Manifesto del Futurismo, cui segue nel 1910 il Manifesto
della pittura futurista, firmato da Balla, Boccioni, Carrà, Russolo e Severini. Prima avanguardia che
nasce prima scritta che in senso artistico. Segue nel 1912 il Manifesto tecnico della scultura
futurista.
Le caratteristiche sono: la polemica con il passatismo, l'esaltazione dell'ambiente urbano e
dell'illuminazione elettrica, il fascino della macchina, della velocità, del dinamismo, la
scomposizione del colore e della forma operata da luce e movimento.
L’elemento energetico è al centro della discussione futurista:
• Energia meccanica di Balla che si manifesta attraverso il movimento e il meccanismo della
macchina stessa;
• Energia dinamica di Boccioni che compenetra il mondo e le persone.
UMBERTO BOCCIONI
Calabrese di origine che si trasferisce prima a Roma e poi a Milano. Tema che ricorre sono le donne
vicino ad una finestra. L’idea era quella della compenetrazione tra luce, immagine e colore.
Il moto sarà legato all’uomo e agli animali e non alla macchina, come sarà per Balla.
Nelle opere di Boccioni, il dinamismo esiste di per sé ed è come un’onda inarrestabile che mescola
l’esistente, annullando la separazione tra le cose.
Lutto, 1910
Ritorno della figura femminile. Annullamento dell’io verso una
percezione dell’oggettività. Ricerca introspettiva rispetto agli
stati d’animo degli uomini.
Ai lati della scena vi sono due composizioni di fiori coloratissimi
e in alto a sinistra parte di una bara incorniciando il lutto.
Materia, 1912
L’artista raffigura sua madre affacciata a un balcone. L’effetto che ne
deriva è una compenetrazione di corpi e di oggetti che annulla il confine
tra un elemento e l’altro.
La figura della donna domina la composizione nell’atteggiamento
indifferente di chi osserva un paesaggio senza curiosità; le mani
intrecciate e adagiate in grembo sottolineano questo stato passivo.
Sviluppo di una bottiglia nello spazio, 1912-13
Caratterizzata da un effetto dinamico, quasi vorticoso.
In questo caso l’artista attiva la natura morta, conferendole
un senso di moto che ne fa una sorta di ossimoro visivo (la
natura morte, che si compone di oggetti inanimati, appare
invece vitale e in movimento).
GIACOMO BALLA
Torinese che si trasferisce a Roma. Interessato al mondo del design: arredi, abiti e oggetti.
Nelle composizioni di Balla lo spazio non svolge alcun ruolo se non quello passivo di essere
attraversato.
La materia tende a moltiplicarsi replicando sé stessa.
Balla studia il puro meccanismo dell’azione e imposta i suoi dipinti visualizzando il fenomeno fisico
del movimento.
GINO SEVERINI
La fase di astrattismo durerà fino agli anni Venti per poi continuare con una strada cubista.
CARLO CARRA’
Forte componente anarchica. Dopo le prime opere, aderirà al Cubismo per poi tornare alla
figurazione metafisica e medievale (citando anche Giotto).
La musica, 1911
Forza della musica sotto forma di una spirale. Presenti volti che la
circondano.
Boccioni morì prematuramente nel 1916. Gli anni successivi alla sua scomparsa furono
caratterizzati da un forte impegno nel settore delle arti applicate e nella diffusione della poetica
futurista agli altri campi dell’espressività e della vita sociale. Da questo punto di vista, un ruolo
decisivo fu svolto soprattutto da Balla e da Fortunato Depero. Nel marzo del 1915 i due artisti
firmarono il “Manifesto della ricostruzione futurista dell’Universo”, un documento di spirito
giocoso che rivela l’influenza della Secessione nell’interesse per gli oggetti quotidiani.
Oltre a elaborare una propria teoria del “giocattolo futurista”, Balla e Depero si dedicano alla
realizzazione di abiti e tessuti, disegnano mobili, progettano scenografie per spettacoli teatrali, si
dedicano persino al campo pubblicitario.
FORTUNATO DEPERO
L’artista predilige colori intensi e una pronunciata geometrizzazione delle forme, che
contribuiscono a trasformare i suoi personaggi in burattini animati. In paesaggi totalmente sono
astratti e privi di riferimenti naturalistici poiché l’artista decide di rappresentare un mondo magico,
fiabesco.
Futurismo legato a ricerche di tipo aero-pittorico: ripresa del paesaggio dall’alto, come se lo
vedesse un pilota.
GERARDO DOTTORI
Durante la repubblica sovietica la Russia vive un periodo di estremo fervore artistico, con una
grande influenza dal cubismo/futurismo.
Negli anni che precedono la Prima guerra mondiale e durante la Repubblica Sovietica (1917-1925)
si affermano tre correnti astratte:
- il RAGGISMO di Larionov e Goncarova, che nel 1913 si pone come sintesi di cubismo e
futurismo, dipingendo forme spaziali per mezzo dell'intersezione dei raggi rifessi dagli
oggetti;
- il SUPREMATISMO di Kazimir Malevic, che mira alla più completa semplificazione degli
elementi figurativi per giungere a una pura combinazione di elementi geometrici intesi
come l'essenza 'suprema' della visione.
- il COSTRUTTIVISMO di Tatlin ed El Lissitzky che, a partire dalla rivoluzione di ottobre del
1917 si afferma con l'intento di rendere l'arte costruttiva nei confronti del sociale,
attuando i principi del realismo socialista. La progettualità diviene una parte
fondamentale del processo creativo e viene applicata anche all'architettura e al design.
RAGGISMO
Tra i principali interpreti di questo movimento emergono Michail Larinov e Natalija Goncarova.
È un movimento che riconosce nel ‘raggio’ la forma elementare espressiva della luce e del
movimento. Sfruttando la forma del raggio, ovvero della striscia di luce/colore derivata dalla
precedente esperienza del Cubo-Futurismo, questi artisti conseguono esiti di autentica astrazione,
con composizioni costruite secondo una sintassi di luce, colori e linee, dominati da un senso di
energia e di dinamismo in potenza.
Strisce che uniscono la luce al colore. Esiti puramente astratti. Forme ed elementi non riconoscibili.
MICHAIL LARIANOV
NATALIA GONCHAROVA
SUPREMATISMO
KAZIMIR MALEVIC
Atteggiamento spirituale molto accentuato. Campiture di un unico colore (introduce il concetto di
monocromo).
L’arte deve esser manifestazione di una libertà assoluta. Dopo i primi esperimenti cubo-futuristi,
elaborati a contatto con Larionov e Goncarova, Malevic approda a esiti radicali di totale abbandono
del concetto stesso di rappresentazione.
Bianco su bianco
Annullamento della figurazione che sarà fondamentale per la metà del
Novecento. Relazione stretta con il costruttivismo.
COSTRUTTIVISMO
Il principale esponente del Costruttivismo è Vladimir Tatlin. Nella visione costruttivista, l’arte perde
il suo scopo puramente estetico e si offre come strumento utile alla fondazione di un nuovo
sistema.
L’uso di materiali industriali e di nuove tecniche si combina all’impiego di diversi linguaggi, siano
essi tradizionali (pittura o illustrazione) o sperimentali (cinema e fotografia).
Gli esordi di Tatlin sono segnati dal contatto con i movimenti di Avanguardia europei, reso fecondo
da un viaggio a Parigi che gli permette di conoscere l’opera di Braque e di Picasso.
VLADIMIR TATLIN
Quadri-rilievi, 1914
Costruzione poli-materica, unione sul supporto di differenti
elementi. Spesso il supporto può essere cartone, legno. Esempio
di assemblage = utilizzo di materiali extra-pittorici.
ANTOINE PEVSNER
Torso, 1924-1926
Fogli sovrapposti, soprattutto trasparenti di diversa natura. Richiamo al cubismo.
EL LISSITUSKIJ
NEO-PLASTICISMO OLANDESE
Nasce con la fondazione della rivista “De Stijl” nel 1917 ad opera di Piet Mondrian e Teo van
Doesburg e si riassume nel saggio “Neoplasticismo in pittura” scritto da Mondrian. L’arte non può
essere che astratta, limitandosi ai tre colori primari e all’incontro di verticali e orizzontali, che
rappresentano maschile e femminile e il cui equilibrio permette la realizzazione dell’armonia
universale.
Il movimento De Stijl trova le sue radici nello spiritualismo e nel misticismo di derivazione
romantica.
Prevalgono i paesaggi, molto atmosferici e vibranti, con un’intensa attenzione agli effetti di luce e
una pennellata densa che tende a creare forme compatte, molto plastiche.
Nella formazione di tutto il gruppo De Stijl, fu importante il contatto con il Simbolismo e con i
Fauves, il Cubismo e la lezione di Cézanne.
Alla visione ironica, beffarda e nichilista del Dadaismo, il Neoplasticismo contrappone una
tendenza alla razionalizzazione estrema.
PIET MONDRIAN
Mondrian tende a lavorare su temi ricorrenti: il mulino nel paesaggio, l’albero e il faro.
Fondamentale è l’albero che rappresenta il collegamento tra il cielo e la terra ed un tema di
riflessione compositiva cruciale per raggiungere l’astrattismo e la dimensione geometrica.
Evoluzione, 1911
Predominanza dell’azzurro, colore spirituale per eccellenza che
vuole indicare la strada dell’evoluzione dell’essere umano.
Intersezione non casuale, che compaia il triangolo che infatti
sarà origine di una forma romboidale, importante per le
prossime opere. Intersezione spirito/materia.
DADAISMO (1916)
FRANCIS PICABIA
In queste opere paragona figure maschili e femminili ad ingranaggi, pistoni e parti meccaniche.
Influenzerà anche l’opera di Max Ernst.
MAX ERNST
Le macchine rappresentate in tutte le opere sono da considerare “celibi” in quanto non verranno
mai utilizzate, non produrranno mai nulla. C’è sempre l’aggiunta del concetto di sensualità e amore
legato al sesso.
READY-MADE
Il pronto-fatto è un oggetto industriale o quotidiano, che perde la sua funzione principale per
divenire opera d’arte.
Il ready-made si può realizzare in due modi differenti:
- modifica dell’oggetto;
- combinazione dell’oggetto ad altri manufatti.
MARCEL DUCHAMP
Grande vetro (La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche), 1915-23
Fu considerata conclusa alla rottura del vetro, rottura dettata dal caso.
La sposa (fatta di tubicini e piccoli ingranaggi) è rappresentata nella parte
superiore, lontana dagli scapoli (rappresentati da due macchine: una
slitta e un macinino) che si trovano sul fondo e che non riescono a
raggiungerla.
Fontana, 1917
L’oggetto, sottratto al suo utilizzo reale, viene capovolto e modificato
nell’uso. La scelta, come spiega lo stesso Marcel Duchamp, conduce a
un “nuovo modo di pensare” l’oggetto stesso.
L’artista si identifica come “R. MUTT” che in realtà era il nome
dell’azienda che gli aveva venduto l’orinatoio.
È stato paragonato anche alla forma di un utero e il termine “Mutt”
potrebbe anche essere un riferimento alla figura materna.
Creato per partecipare in una esposizione a New York, dove lui stesso faceva da giudice (ecco
perché non si è firmato con il suo stesso nome). Dopo aver visto che la critica non accettava questo
oggetto ha fatto un discorso per far comprendere allo spettatore il processo mentale che c’è dietro
e far comprendere l’arte come idea.
Aria di Parigi, 1919
L.H.O.O.Q., 1919
L’artista disegna baffi e pizzetto su una riproduzione della Gioconda. La
Gioconda, oggetto di devozione e simbolo di eccellenza, viene
provocatoriamente manipolata, messa in ridicolo. Duchamp non intende
violare il capolavoro in sé, ma la banalizzazione prodotta dalla sua riduzione a
oggetto di passiva ammirazione da parte del pubblico.
Il titolo misterioso, leggendo le mere lettere in lingua francese, si trasforma in
una frase volgare: “Elle a chaud au cul”, “Lei ha caldo al sedere”.
MAN RAY
Legato al mondo della fotografia, attraverso la quale realizza immagini suggestive.
Cadeau, 1921
Man Ray realizza il suo “Cadeau” (Regalo), un ferro da stiro al quale applica dei
chiodi che ne annullano l’utilizzo.
Il titolo “Regalo” ha un significato provocatorio, ironico, e punta a suscitare la
reazione dell’osservatore.
Rayogram, 1922
Utilizzo del “rayogramma”. Il procedimento è inizialmente usato da Cristian
Schad che nel 1936 lo battezza come Schadograph. Ma la tecnica si lega al
nome di man ray che la scopre casualmente nel 1922. È una fotografia per
contatto diretto in cui l’oggetto viene poggiato sulla carta emulsionata
lasciando impressa la sua forma o la sua ombra per mezzo della luce.
GEORGE GROSZ
RAUL HAUSMANN
P., 1921
HANNAH HOCH
La sposa, 1933
Realizzata in pieno periodo coloniale. Immagine di una sposa
bambina. Inserti anche materici come il velo (carta utilizzata per
decorare le torte).
È con lei che si ricordano gli artisti dadaisti in quanto non è fuggita
da Berlino nonostante la guerra ed è riuscita a salvare opere e
documenti legati al Dadaismo.
JOHN HEARTFIELD
KURT SCHWITTERS
Tra i più interessanti interpreti del Dadaismo tedesco, anche se per certi aspetti se ne distacca in
modo provocatori.
Schwitters continua a perseguire un intento estetico e questo obiettivo è ciò che maggiormente lo
distanzia dal gruppo dei dadaisti.
Merzbild1 A (Lo psichiatra), 1919
Caratterizzato da polimaterismo.
Combinazione casuale di oggetti catturati dalla realtà come biglietto del
tram, moneta, chiodo. L’artista li raccoglie e li assembla per esaltarne
l’alto potere significante e peer mostrarne l’intrinseca forza drammatica.
NUOVA OGGETTIVITA’
Gruppo fondato da George Grosz e Otto Dix, elaborando un linguaggio di denuncia della classe
dirigente del tempo, articolato sull’uso del grottesco. Le composizioni satiriche dei due pittori si
affidano all’alterazione fisica, ai riferimenti volgari e alle analogie provocatorie. Le loro opere sono
violente e respingenti, prive di senso del bello e spesso propense alla caricatura.
GEORGE GROSZ
METAFISICA
Nasce tra il 1909 e il 1911 a Parigi ad opera di Giorgio de Chirico ma si fissa idealmente al 1917 con
l’incontro di De Chirico e Carlo Carrà in un ospedale militare a Ferrara. A loro si uniranno il fratello
Alberto Savinio, Giorgio Morandi e il poeta Filippo De Pisis che inizierà a dipingere.
Il termine, che deriva dal greco, indica l’interesse per una dimensione che va oltre lo spazio
terreno, che si colloca letteralmente “al di là del sensibile”.
Si contraddistingue per la volontà di recuperare le immagini del passato e la storia, attraverso la
pratica pittorica, per leggere la natura profonda delle cose.
GIORGIO DE CHIRICO
Nasce in Grecia e vive per alcuni anni a Firenze (1911-16).
Il clima delle Avanguardie stimola il suo interesse ma non lo conquista; in quanto intravede, nelle
sperimentazioni formali degli avanguardisti, un pericoloso distacco dai temi filosofici e il rifiuto di
una continuità con la cultura del passato, culla di civiltà e saggezza.
UMBERTO BOCCIONI
Amava chiamarsi classicista. Diviene il portavoce della metafisica quando questa giunge al termine.
L’antigrazioso, 1916
Un dipinto controcorrente come l’“Antigrazioso” presenta tratti di
ribellione che si oppongono ai principi di velocità e progresso del
futurismo, mostrando figure ipersolidificate, massicce e arcaizzanti.
Carrà attinge all’iconografia dell’infanzia per creare un’immagine
antiestetica.
Si rivolge al passato, rivolgendosi ad una pittura primitiva, antigraziosa,
che richiama quasi l’arte primitiva data da quest’immagine grossolana.
Richiama un cubismo volutamente brutto.
GIORGIO MORANDI
Bagnanti, 1915
Riduzione ai colori terrosi del cubismo, fascinazione che richiama
Cezanne.
Con la stagione metafisica, cui aderisce insieme a Carrà e a De Chirico, sperimenta il tema del
silenzio, dell’atmosfera sospesa e delle presenze inanimate. Tuttavia, le sue composizioni sono
prive della componente inquieta e della tensione delle opere di De Chirico.
ALBERTO SAVINIO
Fratello del più conosciuto Giorgio, Andrea De Chirico muta il proprio nome in Alberto Savinio per
garantirsi autonomia e distanza.
Tra i temi ricorrenti della sua narrativa e del suo immaginario, vi è quello dell’affiancamento di
uomo e animale: creature fantastiche assumono forme impossibili con corpi di uomo o di donna e
teste di uccelli.
Non sono mai rappresentazioni grottesche ma affascinanti e attraenti.
Inizia a dipingere nel 1927 a Parigi.
Apollo, 1930-1931
Un uomo che è metà animale. Relazione con artisti surrealisti che lavoreranno
sul simbolismo in questa maniera. Con la metafisica si apre un altro momento
in Italia, apre al ritorno all’ordine, ovvero il momento in cui dopo la guerra c’è
un bisogno di guardare indietro, di tornare all’origine.
RITORNO ALL’ORDINE
Di fronte alla devastazione lasciata dalla guerra, si diffonde un bisogno di forma e di rigore.
Si situa tra la fine della Prima guerra mondiale e la prima metà degli anni Venti come un ritorno
alla tradizione. La guerra ha spazzato via anche le avanguardie, a cui sopravvivono ricerche di tipo
più classico e figurativo.
In Italia fiorisce intorno alla rivista «Valori plastici» edita dall’artista e scrittore Mario Broglio dal
1919, che contesta le avanguardie e promuove un ritorno alla tradizione figurativa.
In Francia si deve a Amédée Ozenfant e Le Corbusier con lo scritto del 1918 «Après le Cubisme», a
cui seguirà nel 1920 la fondazione della rivista «Esprit Nouveau», che si ispira ad un nuovo
Purismo.
ANDRÉ DERAIN
Uno dei primi esponenti dell’Espressionismo. Nella sua pittura sono forti i caratteri di semplicità e
freschezza.
La tavola, 1921
Il tavolo, disposto con una prospettiva approssimativa
ospita una sequenza di semplici stoviglie e una candida
tovaglia. Gli oggetti emanano una presenza intensa, sono
forieri di messaggi e di sensazioni. I recipienti vuoti
sembrano quasi in attesa di essere riempiti. Derain si
ispira ai dipinti del tardo Trecento come le “Nozze di
Cana” di Duccio da Buoninsegna. Derain fa appello a una
percezione di emozioni molto vicina a quella ricercata dal
De Chirico pre-metafisico (quello delle “Piazze d’Italia”),
evocando connessioni che sta all’osservatore ricostruire.
La finestra sullo sfondo si apre su un cielo azzurrissimo, quasi irreale. La tenda aggiunge un sapore
di teatralità.
Suonatore con la cornamusa, 1911
Un’ondata di classicismo investe la pittura europea di questi anni. Anche Picasso ne viene toccato,
con esiti che lo portano a superare la scomposizione cubista.
I riferimenti sono quelli dell’Antico, rivisitato con una diversa idea di bellezza e di armonia.
PABLO PICASSO
In Italia il movimento del Ritorno all’ordine fiorisce intorno alla rivista “Valori Plastici”, diretta dallo
scrittore e artista Mario Broglio, promuovendo un ritorno programmatico alla tradizione figurativa
come valore da custodire. Fra i principali esponenti troviamo Carlo Carrà.
Con gli artisti italiani si torna al massimo livello di classicismo.
CARLO CARRA’
Maggior interprete del ritorno all’ordine, nonostante il suo passato di collage.
UMBERTO BOCCIONI
Mentre si dedica alle sculture polimateriche, realizza un dipinto che è l’esempio di un futuro
ritorno all’ordine.
GIACOMO BALLA
Parlano, 1934
Due donne che parlano in primo piano con alle spalle
delle opere da lui realizzate.
GIORGIO MORANDI
Formatosi in Accademia, Morandi medita sulla lezione di Cézanne; quindi, aderisce alla stagione
della Metafisica stabilendo un codice espressivo di assoluta essenzialità compositiva.
Morandi, come Cézanne, rappresenta quasi esclusivamente nature morte di sublime sobrietà.
La bellezza delle sue opere sta nell’armonia silenziosa che si stabilisce tra le forme, nell’utilizzo
calibrato della luce e dell’ombra, nella poesia che permea ciascun elemento.
Con il trascorrere degli anni, la pennellata muta sensibilmente; cambia il livello di definizione;
cambia la tavolozza; muta la vibrazione; si evolve la sensibilità formale di ciascuna composizione.
Si afferma in Messico negli anni Venti; ha come protagonista Diego Rivera che, dopo la visita in
Italia, teorizza con Siqueiros e poi con Orozco la fine della pittura da cavalletto in nome di grandi
decorazioni murali di impegno politico e rivolte del popolo. Tra loro c’è anche Frida Kahlo.
DIEGO RIVERA
FRIDA KAHLO
Viene considerata l’ultima avanguardia storica e nasce a Parigi nel 1924 con il manifesto di Andre’
Breton e con una forte componente Dada, chiarissimi sono i valori anticonformisti e di
provocazione; tuttavia, il nuovo movimento si differenzia per l’obiettivo di raggiungere un effettivo
rinnovamento del linguaggio artistico, di cui proclama l’assoluta libertà.
Il Surrealismo si nutre in modo sostanziale delle scoperte maturate dalla psicoanalisi: il sogno,
l’inconscio vengono riconosciuti come parte della vita individuale.
Da questo approccio discende anche il coraggio di manifestare le pulsioni nascoste dell’erotismo,
dell’amore carnale, dell’istinto, della natura più intima e segreta dell’essere umano.
Chiaro è anche l’impegno politico-sociale di Breton e dei surrealisti: aderiscono apertamente al
pensiero marxista, comunicandolo alla Terza Internazionale Socialista e iscrivendosi al Partito
comunista.
I suoi rappresentanti sono gli spagnoli Joan Mirò e Salvador Dalì, il belga René Magritte, i francesi
Yves Tanguy e André Massonn, il tedesco MaxErnst, l’americano Man Ray.
MAX ERNST
È tra i primi esponenti del Surrealismo, dopo un percorso di adesione al gruppo dei dadaisti.
Il suo contributo al movimento è particolarmente ricco e si articola in sperimentazioni tecniche
inedite. Inventore di diverse tecniche per realizzare opere d’arte: frottage, grattage, dripping.
Porta avanti due tematiche: natura (foreste) e un uccello che sente come alter ego (loplop, un
uccello immaginario).
L’orda, 1927
Esempio di natura pietrificata, è inquietante.
• La fase particolarista
Fase elaborata dopo una serie di sperimentazioni ispirate dalle Avanguardie.
• La fase surrealista
Fase che attraversa un lungo periodo che va dal 1924 al 1933. In questa stagione, l’artista si avvale
principalmente del collage e delle combinazioni materiche, attingendo alla tradizione del
Dadaismo.
SALVADOR DALÌ
Autentica star del Surrealismo, per popolarità, irriverenza e capacità inventiva.
Dalì affida alla pittura il ruolo di medium nella trasposizione delle immagini interiori in
manifestazioni visibili.
L’arte di Dalì è permeata dalla volontà di provocare e scandalizzare. Le sue pitture sono dominate
da creature mostruose, deformate, plasmate come masse molli. Protagonisti delle sue allucinazioni
sono orologi liquefatti: forme disfatte, disciolte e rese inutili, disposte confusamente come oggetti
abbandonati e destinati all’oblio. Il loro annullamento funzionale e simbolico (il tempo non
misurato, sospeso) suscita nell’osservatore una sensazione di impotenza e di solitudine.
Gli scenari prediletti di Dalì presentano spianate desertiche.
La sua arte è uno sfogo della sua paranoia, dipinge come se fosse un antidoto e in tal modo
rappresenta l’inconscio, nelle sue opere troviamo tutta la teoria freudiana.
Dal 1925 si assiste ad un’assimilazione di un iperrealismo che rende le visioni irreali come se
fossero vere.
MERET OPPENHEIM
L’artista, svizzera, frequentò assiduamente il circolo dei surrealisti parigini, divenendone
un’esponente di rilievo.
RENÉ MAGRITTE
Si avvicinò alla sensibilità del Surrealismo francese grazie soprattutto all’interesse per la Metafisica
di De Chirico. Il tratto dominante della sua pittura, caratterizzata da un sostanziale iperrealismo, è
quello delle associazioni inattese e dell’inganno tra realtà e finzione. Il pittore gioca moltissimo sul
tema dell’illusione.
Golconda, 1953
Vuole dimostrare che l’irrazionale e l’inatteso sono proprio
nella realtà.
ANDRE’ MASSON
LUIS BUNUEL
Il tema del “ritorno all’ordine” assume il carattere di un vero e proprio movimento, chiamato
gruppo Novecento, grazie all’impegno della giornalista e scrittrice Margherita Sarfatti.
Il gruppo dei sette artisti di Novecento (Anselmo Bucci, Mario Sironi, Piero Marussig, Leonardo
Dudreville, Ubaldo Oppi, Achille Funi, Gian Emilio Malerba) trova nella Sarfatti un punto di
riferimento determinante.
Tra le motivazioni del gruppo Novecento, torna l’anelito a recuperare la tradizione in contrasto con
gli eccessi delle Avanguardie.
La Sarfatti si ispira al principio di un’arte che sia contemporaneamente attuale, adatta a leggere il
presente postbellico, ma anche classica, nel senso di mostrare in modo evidente l’identità della
nazione italiana.
Coordinate essenziali del nuovo linguaggio sono il superamento del Futurismo e il recupero
dell’esperienza di Previati di cui apprezza il senso pieno della forma, il misticismo e il gusto per la
monumentalità.
I tratti stilistici che caratterizzano l’arte del gruppo Novecento sono: un ostentato ritorno alla
pittura figurativa, con effetti di ipernaturalismo, rese fotografiche e un nitore di dettaglio che, se in
parte attingono alla pittura ottocentesca, dall’altra mostrano tratti di tensione, una sorta di
rivelazione della ‘realtà oltre la realtà’ che interpreta la modernità.
La mostra “Novecento”, organizzata dalla Sarfatti nel 1926, ebbe un grande successo. L’arte dei
novecentisti era caratterizzata da un’accentuata nota di lirismo, una vena poetica brillante, sonora,
capace di accendere la curiosità dell’osservatore, di catturarne l’attenzione.
L’entusiasmo per questa pittura si spense perché considerata inadatta a interpretare l’arte di
regime.
MARIO SIRONI
È il pittore Mario Sironi a prendere le redini del movimento Novecento, rinvigorendone le
premesse nella chiave di una visione monumentale e grandiosa della pittura.
Il pittore attraversa, con capacità di rielaborazione, le stagioni dell’Avanguardia italiana: come
Carrà, ma in modo forse più indipendente, condivide l’avventura del Futurismo – con esiti che lo
portano anche all’Astrattismo – e poi si accosta alla Metafisica.
Nell’arte di Sironi si realizza un singolare avvicinamento tra scultura e pittura nella resa materica
delle rappresentazioni, come fossero dei rilievi mancanti.
Il tram ,1920
Tavolozza dai colori terrosi, presenza di strade e mezzi di trasporto.
L’architetto, 1924
Riprende i modelli rinascimentali; in particolare, “Ritratto di Luca
Pacioli” del 1495. con un allievo” attribuito a Jacopo de’ Barbari. Sironi
utilizza un assetto geometrico, di pura essenzialità. La sobrietà della
composizione risponde anche a un desiderio di chiarezza e purezza
espressiva.
Arcaismo totale nella rappresentazione dell’uomo. Grande essenzialità.
L’allieva, 1924
Sironi presenta una figura femminile in posa ispirata, con mani
e braccia disposte secondo una postura tipicamente
raffaellesca. Presente un pronunciato contrasto chiaroscurale.
Ritroviamo qui il senso di attesa e di mistero di De Chirico. Vi è
una contrapposizione simbolica e formale, voluta e marcata,
tra la parte sinistra e quella destra della composizione. La
mano ‘tagliata’ in primo piano, con le dita ripiegate
innaturalmente, trova una corrispondenza diretta con la
squadra e con i solidi geometrici disposti al lato della donna.
Se da una parte si ritrovano aspetti del classicismo del Picasso
anni Venti, dall’altra si riconoscono citazioni da Casorati (nel
dipinto intitolato “Una donna”, del 1919, si ritrova la stessa
posizione e l’ampia scollatura rotonda della vesta nera). Sironi
mette a punto un linguaggio di forte effetto plastico, in cui il
modellato degli oggetti e della figura trae giovamento dalla
morbidezza di una luce calda e soffusa.
Nel dipinto abbiamo delle associazioni contrastanti: sul lato sinistro l’anfora rimanda alla figura
femminile per le forme arrotondate; sul lato destro troviamo la squadra adagiata in primo piano,
simbolo di razionalità e delle architetture che seguono in prospettiva.
IL MURALISMO
Una svolta decisiva nell’elaborazione stilistica di Sironi si matura sul finire degli anni Venti, quando
l’artista apre la strada al Muralismo. Genere già in voga nell’Unione Sovietica e in Messico.
In Italia, trova un primo sostenitore nel pittore Gino Severini, anche lui futurista convertitosi al
Ritorno all’ordine.
MARIO SIRONI
MASSIMO CAMPIGLI
Creatore di un arcaismo lirico in cui prevalgono figure femminili disposte su fondi neutri.
Richiamo alla pittura etrusca con il modo di dipingere attraverso linee spezzate.
La pennellata è pastosa, opaca; il fondo chiaro conferisce un carattere di forte luminosità alle tele,
che presentano il fascino inatteso dell’archeologia e della modernità.
REALISMO MAGICO
FELICE CASORATI
L’attesa, 1918-19
Senso di sospensione.
Meriggio, 1923
Ostentazione del valore della luce. Raffigurazioni senza un preciso
luogo o tempo, danno un senso di mistero.
ANTONIO DONGHI
Dipinge senza mai sottostare alle forze naturali, estremo controllo. Anche lui rientra tra gli artisti
del realismo magico.
La Cocottina, 1925
Estremo controllo.
ARTURO MARTINI
L’opera di Arturo Martini si colloca nell’ambito dell’estetica promossa dal Gruppo Novecento.
L’aspetto caratterizzante della sua scultura è l’arcaismo: le sue figure sono modellate con un
plasticismo largo, morbido. Sono figure palpitanti, concepite senza raffinatezza di dettaglio. Il gusto
di Martini è lo stesso che alberga nelle opere del Carrà dei “Valori plastici”, con anatomie
compatte, corpi massicci dalle superfici porose.
Il bevitore, 1926
Il personaggio seduto ha una posa disinvolta, spontanea; le braccia e le
gambe sono disposte con naturalezza e agevolano l’atto del bere. Stupisce
la concezione basilare dell’anatomia, ridotta a una combinazione di
elementi cilindrici.
La sete, 1931
Opera che riprende direttamente il modello dei corpi
calcificati di Pompei, riproponendo il tema dell’acqua e
della sete che torna spesso nell’iconografia di Martini.
MARINO MARINI
Mostra grande interesse per l’arte del passato, con una predilezione per l’arcaismo.
La sua produzione matura si incentra su due temi prevalenti: il cavaliere (in cui vede tutta la storia
dell’umanità e della struttura, appartiene a una dimensione di armonia e di libertà, di connubio
con l’ordine dell’universo, di continuità tra uomo e natura) e la “pomona” (una figura femminile
dalle forme generose e rotonde, metafora di fertilità e vita).
Il cavaliere, 1950
Figura stravolta dalla fatica, dall’incapacità di controllare il
cavallo che sempre più si oppone, si ribella, sfugge a ogni presa
fino a dissolversi in un’apparenza informe.
GIACOMO MANZU’
Artista scultore profondamente impegnato nella condanna della guerra. Manzù lavora soprattutto
il bronzo.
La “Crocifissione”, 1940
Presenta un’impaginazione rigorosa, quasi geometrica: la croce separa lo
spazio in due porzioni identiche, contrapponendo la figura dell’uomo
appeso per un solo braccio alla croce e quella, sgraziata e pingue, di una
prostituta che lo osserva insensibile.
Dalla fine degli anni Trenta in Italia, La SCUOLA ROMANA O SCUOLA DI VIA CAVOUR, formata da
Mario Mafai, Scipione, Antonietta Raphael e Renato Guttuso, si contrappone a “Novecento
italiano” e al fascismo. La Scuola Romana riprende il linguaggio espressionista con ispirazione
fantastica e sensibile, per ritrarre Roma e i suoi monumenti lontana dall’intento imperialistico e
celebrativo che Mussolini le stava conferendo.
Gli artisti che si schierano contro la dittatura di Mussolini si allontanano dallo stile del gruppo
Novecento, chiaramente vicino al regime fascista, respingendo il classicismo sironiano e le algide
composizioni del Realismo magico.
L’arte della contestazione si caratterizza per un linguaggio cromaticamente vivace, una pennellata
vibrante e una forte accentuazione degli aspetti emotivi, sentimentali della pittura.
Nei dipinti drammatici di questi artisti è riconoscibile un recupero della sensibilità espressionista,
legata a un desiderio di umanità e di giustizia.
La pittura della Scuola romana è un’arte ‘contro’ che ostenta tratti stilistici grossolani, pennellate
pastose.
Il tema di Roma è uno dei prediletti del gruppo.
MARIO MAFAI
ANTONIETTA RAPHAEL
RENATO GUTTUSO
Il percorso artistico dell’artista è strettamente legato all’impegno politico, una vera e propria
militanza nelle fila del Partito Comunista Italiano.
Guttuso assimila dall’Ermetismo di Montale l’interesse partecipe per gli uomini e le cose, per il loro
destino rispetto alle oscillazioni della politica e della società.
Crocifissione, 1941
L’artista stravolge la tradizionale impostazione centrale
del dipinto, creando un punto di vista laterale che
impedisce la visione diretta di Gesù. Prevalgono le due
figure dei ladroni.
I corpi nudi massicci e muscolosi, amplificando la
fisicità del dolore e il senso di sofferenza.
Nella parte inferiore, le donne si muovono disperate,
coprendosi il volto o alzando le braccia, incredule per
la situazione che hanno davanti.
In primo piano sono esposti gli strumenti utilizzati per
la crocifissione.
Il soldato in primo piano tiene i dati con cui i carnefici
si sono contesi la veste di Cristo, mentre il suo cavallo
alza il capo in una citazione diretta da “Guernica”.
Intorno prende forma un paesaggio denso, abitato da casa, soffocato da un cielo grigio-rossastro.
I colori ricordano l’Espressionismo dei Fauves. Le linee cadono come lame, tagliano lo spazio.
Il dipinto combina la vocazione realistica di Guttuso, con la sensibilità cromatica
dell’Espressionismo e la visione spaziale, volumetrica del Cubismo.
Guttuso propone una condanna chiara e violenta della guerra, per mezzo della Passione di Cristo.
Criticata per tre elementi principali:
- tema cristiano in chiave contemporanea (politicizzandolo) con i soggetti crocifissati con i
pugni chiusi (saluto comunista);
- presenza di soggetti tutti nudi e della Maddalena (prostituta);
- la testa del cavallo grigio che ricorda il Guernica di Picasso, opera di denuncia per la guerra.
Vucciria, 1974
È un dipinto saturo di colori, oggetti e beni.
Guttuso rappresenta una nuova umanità, presente e attiva, di
cui cerca di cogliere i fenomeni culturali e di massa al di là
delle questioni ideologiche di cui si fa portatore.
ALIGI SASSU
Verrà arrestato per le sue posizioni antifasciste.
Buchenwald, 1945
Disegna ciò che vede realmente in quanto rinchiuso in uno
dei campi di concentramento.
CARLO LEVI
Di origine ebraica. Viene rinchiuso nel 1934 in uno dei campi di concentramento in quanto
antifascista.
ARTE INFORMALE
Il termine informale è stato coniato nel 1952 dal critico Michel Tapié.
Indica una serie di esperienze verificatesi negli Stati Uniti e in Europa tra la fine della Seconda
guerra mondiale e gli anni Sessanta e che comprendono: Action Painting o Espressionismo astratto,
Pittura materica, segnica o gestuale e Tachisme. Il quadro è una superficie reale che registra un
momento di vita dell’artista, il disegno che ne viene fuori è una struttura di segni formati da colore
stesso.
Modalità di creare opere (ACTION PAINTING):
- Gesto
- Segno
- Materia
- Spazio
HANS HOFMANN
Spring, 1940
Stesura dei colori direttamente dal tubetto.
JEAN FAUTRIER
ARSHILE GORKY
JEAND DUBUFFET
ACTION PAINTING
La vera svolta stilistica nella pittura di Pollock si matura quando l’artista rivoluziona la sua modalità
creativa: la tela non viene dipinta più sul cavalletto ma a terra. Le tele vengono calpestate,
performate e dipinte grossolanamente dall’artista.
Questo processo esecutivo combina la spontaneità con l’assoluta immersione fisica e mentale
dell’artista nell’atto pittorico, accentuando il valore del segno. L’opera è un insieme di azione e di
creazione.
GEORGES MATHIEU
Pone la tela in verticale per realizzare una sorta di danza/lotta attraverso gli strumenti da lui scelti.
EMILIO VEDOVA
Dopo la guerra fonda il “Fronte nuovo delle arti” ma poi si sposta nell’Informale.
Opere caratterizzate da foga creativa, il gesto esprime qualcosa di particolarmente profondo ed
emotivo.
Piurimi/Binari, 1977-78
Pannelli considerati porte che aprono ad altre dimensioni.
WILLEM DE KOONING
Utilizza smalti e catrame, nuovi materiali alternativi a quelli tradizionali.
Lo scavo, 1950
Rispetta il suo impulso creativo e non segue il suo pensiero,
è per questo che realizza con velocità le sue opere.
FRANZ KLINE
Monitor, 1956
Studio prima della realizzazione.
SEGNO
MARK TOBEY
GIUSEPPE CAPOGROSSI
Numera progressivamente le sue opere in quanto non vuole che l’osservatore sia condizionato dal
titolo.
HANS HARTUNG
Sin dagli anni Trenta, lo stile dell’artista assume quella di Tachisme (“macchia”). Le macchie sono
tracce violente.
La sua pittura esprime un fascino del mistero, legato al segno illeggibile ma attraente per la sua
mera apparenza.
L’influenza della pittura di Mirò e di Kandinskij sull’artista è molto evidente e ispira le varie fasi del
pittore.
L’artista utilizza scope e rami d’albero per accentuare l’effetto filamentoso e aggrovigliato della sua
pittura.
LUCIO FONTANA
La formazione iniziale di Lucio Fontana è legata all’attività del padre, un italiano emigrato in Sud
America e affermatosi lì come scultore di monumenti funebri.
Lucio viene rimandato in patria dove frequenta l’Istituto Tecnico e parallelamente il Liceo Artistico
dell’Accademia di Brera.
Nelle sue opere possiamo ritrovare le diverse tipologie di fare arte intrinseche nell’arte formale:
spazio, gesto, segno, materia. Amante della scultura ottocentesca e della ceramica.
Natura, 1959-60
Concetto spaziale.
Scultura organica dove si ripresenta nuovamente il concetto di buco.
Terracotta dipinta di nero. Grande contenuto mistico.
ALBERTO BURRI
Nasce come medico. Prigioniero di guerra in Texas nel 1944, è qui che nasce il suo amore per l’arte.
Solo dal 1948/49 si dedicherà all’arte in esclusiva.
Riuso di materiali che aveva a disposizione come camicie usate e sacchi di juta. Sacchi bucati e
ricuciti fra loro.
Rosso, 1956
L’opera è concepita sui due assi espressivi fondamentali del colore
e della materia. L’ampio sfondo rosso esalta il tessuto bianco di una
camicia, tale da conferire senso spaziale e profondità alla
composizione.
Le pieghe del tessuto determinano un gioco di chiaroscuro.
Richiamo al corpo umano.
Le Combustioni, 1957
Alla fine degli anni Cinquanta, Burri ricorre ai legni, alle plastiche e
ai ferri intervenendo attraverso la fiamma ossidrica.
Le bruciature scure possono essere lette sul materiale come ferite.
Ogni opera offre un racconto di sofferenza, un trauma che ne ha
segnato per sempre la fisionomia.
ANTONI TAPIES
COLOR FIELD
Nella sua stagione matura, dipinge opere di grandi dimensioni costituite da stesure di colore
compatto, con poche variazioni tonali che si offrono all’osservatore come spazi di immersione.
Il totale affidamento a stesure di colore denso, che arriva a coprire integralmente la tela, giustifica
la definizione di “Color Field Painting (“pittura dei campi di colore”) assegnata a qui pittori che,
come Rothko, hanno scelto questa modalità linguistica.
L’artista afferma che la sua arte non è astratta, ma che “vive e respira”. Inoltre, afferma che la vita
di un dipinto è strettamente collegata al rapporto con l’osservatore; al tempo stesso, il pittore
ritiene che la sua pittura sia figlia dell’arte del passato (l’arte classica e il Rinascimento), ma che
avendola interiorizzata non ci sia bisogno di darne testimonianza.
AD REINHARDT
Redpainting, 1952
Esempio di color field.
BARNETT NEWMAN
Grande propensione per la spiritualità.
MORRIS LOUIS
Delta, 1960
POST-INFORMALE
FRANCIS BACON
Bacon si dedica inizialmente al design per avvicinarsi alla pittura soltanto nel 1929, dopo i due
fondamentali soggiorni compiuti a Berlino e a Parigi.
Le sue prime realizzazioni dimostrano l’avvicinamento e l’interesse per la ricerca surrealista.
L’esperienza personale dell’artista, omossessuale dichiarato in un momento storico pesantemente
afflitto dall’intolleranza, rappresenta un elemento fondamentale per comprenderne l’opera. La
condizione di diversità e isolamento, unita alla grave asma da cui è affetto sin da bambino, lo
conducono a una visione drammaticamente pessimistica dell’esistenza umana.
Artista influenzato dal cubismo orfico e dall’inquietudine dell’urlo di Munch, al futurismo e al
controllo di Cézanne che va a perdersi.
Bacon dedicherà l’intera sua opera alla condizione umana e allo stato di inconsolabile solitudine
cui gli uomini sono vincolati. Disegna anime tormentate.
ALBERTO GIACOMETTI
Lo scultore svizzero Alberto Giacometti comincia a elaborare un linguaggio autonomo dopo una
fase cubista e un tormentato avvicinamento al gruppo dei surrealisti (da cui fu espulso nel 1935).
Noto per le sue enigmatiche statue bronzee allungate e quasi filiformi.
La superficie grezza che caratterizza le statue produce un effetto vibrante.
Si tratta di un movimento che trae ispirazione dal Dadaismo. Avviene in America alla fine degli anni
‘50, precorrendo la Pop Art degli anni ‘60 e avvalendosi della tecnica dell’assemblage, ovvero
l’impiego di materiali di recupero di vario genere.
I suoi principali esponenti sono Jasper Johns, Robert Rauschenberg, Jim Dine e John Chamberlain,
riuniti nella mostra «The Art of Assemblage» al Moma di New York nel 1961.
Rispetto al Dadaismo storico si attua un processo di semplice decontestualizzazione che sottrae
l’oggetto al flusso del reale per renderlo arte, ma lo si eleva direttamente a terreno d’azione del
gesto artistico. Questo tipo di realizzazione prende il nome di COMBINE e consiste nell’acquisizione
dell’oggetto e nella sua manipolazione artistica.
Contatto diretto con la vita reale, il vissuto quotidiano delle persone legato all’industriale, alla
fabbrica.
Ha a che fare con lo sviluppo economico e i beni americani. Critica per la nascita della società dei
consumi.
ROBERT RAUSCHENBERG
Principale esponente del movimento.
L’artista lascia che la pittura invada di colore le suppellettili e gli strumenti del vivere quotidiano.
Letto, 1955
La sua opera più conosciuta. Consiste in un letto (con cuscino,
lenzuola e coperta) che viene imbrattato di pittura e, così,
modificato nel suo significato e nella sua funzione.
Nascita della combine paintings. Al letto viene aggiunta la pittura
colata.
Monogram, 1955-56
Oggetto della manipolazione è una
capra impagliata con il corpo
inglobato in un copertone di
automobile.
Rauschenberg decise di utilizzare il
copertone per modificare l’aspetto
della capra e trasformarla in
un’opera d’arte. Vuole riportare in
vita l’animale e per questo aggiunge
del colore sul muso.
Il tutto è poggiato su un piano, anch’esso composto da diversi materiali.
JASPER JOHNS
Predilige una concezione più purista del rapporto tra realtà e pittura. Colui che condurrà/aprirà la
Pop art.
Utilizzo della tecnica del “tale e quale”: dipinge gli oggetti come fossero reali per spaesare
l’osservatore e permettergli di fare attenzione a ciò che ha intorno.
JIM DINE
Un altro artista che apre alla Pop art ma rimane legato all’informale.
Interesse per l’uso della luce, elemento principale nel lavoro (arte povera e concettuale).
Kroll, 1961
Utilizza carrozzerie di macchine pressate, non più utilizzabili. La loro bellezza
sta nella rappresentazione del reale.
NOUVEAU RÉALISME
Fenomeno europeo parallelo al New Dada, teorizzato nel 1960 dal critico Pierre Restany in Francia,
con l’intento di recuperare la realtà nella sua autonomia espressiva, accettandola nella sua
interezza. Nasce dal dialogo tra i fermenti culturali di Milano e Parigi, attraverso le figure di Piero
Manzoni e Yves Klein.
Tra i suoi esponenti si possono includere César con le sue compressioni, Arman con le
accumulazioni, Christo con gli impacchettamenti, Rotella con i decollage.
Se il New Dada ingloba la realtà e l’assimila allo spazio dell’arte creando un tutt’uno, il Nouveau
Réalisme tenta di rivalutare il contatto tra realtà e pittura.
YVES KLEIN
Uno dei principali interpreti. Propone il brevetto di un particolare tono di blu – ottenuto
mescolando una resina industriale al pigmento – battezzato International Klein Blue (IKB). Il pittore
usa questo colore per la superficie di oggetti e le riproduzioni di opere d’arte celebri.
Antropometria, 1960
Primo esempio di body art.
Tipo di performance nella quale il pittore, dopo aver cosparso di blu il
corpo di una modella, la fa muovere per lasciare un’impronta, un marchio
indelebile del suo essere corpo.
Venere blu, 1962
NEODADAISMO
PIERO MANZONI
L’obiettivo della sua ricerca riguarda il senso della produzione artistica, il rapporto tra opere d’arte
nel contesto della modernità. Gli albori della sua carriera sono legati all’informale.
Gli Achromes
Produce la serie degli “Achromes”, dipinti totalmente bianchi realizzati con gesso, colla o caolino
che sembrano essersi autogenerati e che necessitano dell’interazione con lo spettatore per
assumere un senso.
Achrome, 1957-58
I suoi monocromi sono tra i più affascinanti, realizzati con una
tecnica plissettata che richiama all’atteggiamento di
Duchamp.
Rielabora l’informale e crea l’azzeramento della pittura.
Achrome, 1961-62
Utilizza cotone bianco o il pane ricoperto da calce, gesso o
colla.
Dopo di lui la pittura riprenderà la figura.
Gli Happening
La celebrazione dell’artista viene mesa in discussione attraverso happening.
CESAR
Compressione, 1960
Comprime le carcasse e ne fa queste sculture.
CHRISTO
ARMAN
Accumulazione, 1961
Reagisce al concetto di consumo. Poetica dello scarto e del
rifiuto. Diventa bello nel momento delle accumulazioni di
oggetti riposti in una teca di vetro, esposti anche in modo
verticale. Vedere gli oggetti attraverso una veste artistica.
MIMMO ROTELLA
Fascinazione per le star del cinema di Hollywood, le riporta come qualcosa che è andato distrutto.
Nato nel 1962, è un movimento che identifica l’arte con la vita, secondo un fluire ininterrotto di
situazioni ed emozioni. Ispiratore del gruppo è George Maciunas, secondo cui l’arte è in ogni gesto
della vita.
Si afferma in particolare in Germania e in America, introducendo il concetto di arte come
happening, un evento che avviene in un dato tempo e luogo e che prevede il coinvolgimento e la
partecipazione emotiva del pubblico. Già alla fine degli anni ‘50 Fluxus, che si ispira al teatro
futurista, è anticipato dalle opere di Allan Kaprow, dal gruppo giapponese Gutai, da Merce
Cunningham e John Cage.
Tra i suoi maggiori esponenti troviamo Nam June Paik, Joseph Beuys e Yoko Ono.
GRUPPO GUTAI:
SABURO MURAKAMI
ALLAN KAPROW
Women licking jam off a car, 1964 (Festival of Contemporary Art, New York)
JOSEPH BEUYS
Sviluppa un grandissimo amore nei confronti della natura.
POP ART
Il fenomeno della Pop Art risponde al bisogno di modelli presenti nella società consumistica al
momento della sua maturazione.
L’Art Pop mantiene un atteggiamento neutrale rispetto alle implicazioni socio-economico-culturali
emerse con il benessere diffusosi negli anni Cinquanta, sia negli Stati Uniti che in Europa.
Le origini del movimento vanno individuate in Inghilterra, nella mostra "This is Tomorrow" del 1956
alla Whitechapel Art Gallery di Londra, dove Richard Hamilton espone la prima opera che può
definirsi pop.
Negli anni '60 gli americani Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, Tom Wesseiman e
Rosenquist assumono un linguaggio visivo, ripetitivo e seriale, assimilato e trasmesso dai mezzi di
diffusione di massa come la pubblicità i fumetti, la tv, il cinema.
RICHARD HAMILTON
ANDY WARHOL
Vero protagonista della Pop Art americana. L’artista si forma nell’ambiente della pubblicità e presta
particolare attenzione al fenomeno della comunicazione di massa: cinema, stampa e televisione.
Le sue opere più conosciute sono repliche di oggetti o immagini ‘rubate’ a contesti differenti.
L’obiettivo principale dell’artista è quello di sottrarle all’anonimato, all’abitudine del quotidiano, per
isolarle e rendere note.
Ancor più significativo è il lavoro compiuto da Warhol sulle immagini televisive: la riproduzione
ingigantita delle fotografie degli incidenti stradali condanna l’uso e l’abuso dell’immagine da parte
dei mezzi di comunicazione. L’abitudine alla violenza indotta nell’osservatore dalla televisione ha
infatti come conseguenza l’inevitabile innalzamento del naturale livello di sopportazione.
La moltiplicazione determina la consuetudine e quindi ridimensiona il coinvolgimento emotivo, lo
shock, l’immedesimazione nel dramma dell’altro.
ROY LICHTENSTEIN
L’artista ha l’intuizione geniale di prendere in considerazione il mondo del fumetto, genere
amatissimo e in fase di enorme sviluppo, che trasforma l’immagine e la parola scritta, in un’epoca
alle prese anche con importanti sperimentazioni letterarie e con il potere seduttivo del cinema di
Hollywood.
Lichtenstein promuove la striscia del fumetto, isolandone un frammento e monumentalizzandolo,
in dimensioni grandiose da opera d’arte.
Costoletta, 1962
Sembra una stampa, ma è tutto dipinto.
CLAES OLDENBURG
L’artista concentra la sua sperimentazione artistica sul tema del cibo e sulla vita quotidiana della
middleclass. Oldenburg realizza riproduzioni ingigantite del junk food, il “cibo spazzatura” che si
trova nei fast food, con materiali poveri quali la cartapesta, il gesso e la plastica: l’effetto è
disgustoso e straniante, ma al contempo ironico.
All’inizio degli anni Sessanta risale la nascita del Minimalismo, un fenomeno artistico che predilige
forme espressive elementari e fredde, prive del coinvolgimento emotivo.
Questo movimento si affida a forme e linee geometriche, materiali industriali e colori compatti.
Il Minimalismo si oppone al carattere romantico e passionale dell’arte informale e cerca purezza
estetica nella semplicità delle forme e delle cose. È questo il senso del rigoroso geometrismo
cromatico di Frank Stella, che crea ordinati intrecci di linee e fasce di colore.
I suoi rappresentanti sono gli scultori Robert Morris, Dan Flavin, Donald Judd, Carl Andre e il pittore
Frank Stella, che intendono raggiungere il massimo di espressività con il minimo uso di strumenti
esecutivi, per mezzo della riduzione alle forme prime dei solidi geometrici.
Il teorizzatore del movimento è Sol Lewitt che anticipa l'Arte Concettuale.
FRANK STELLA
Inizia dipingendo nero su nero. Le opere da lontano sembrano dei monocromi ma avvicinandosi si
notano le righe.
A partire dagli anni 60 crea opere colorate ma comunque geometriche.
Isfahan, 1969
Opera coloratissima che riprende alcune
forme geometriche. Ricorda l’astrattismo
di Mondrian.
SCULTURA MINIMALISTA
DONALD JUDD
L’artista è forse il più puro esponente dell’“arte minimalista tridimensionale”.
Untitled, 1969
L’artista dispone forme equivalenti poste in modo seriale, che creano e negano
spazio (nell’alternanza di pieno e di vuoto), ma al tempo stesso lo riflettono e lo
moltiplicano in virtù della loro superficie riflettente.
CARL ANDRE
Crea pattern a terra calpestabili. Spesso sono in pietra naturale. Le opere possono essere inserite
sia in uno spazio chiuso che all’esterno. Sono sculture piatte che prevedono la presenza del
pubblico su di esse.
Schedario, 1962
Operazione estremamente concettuale, poetica.
Registra le fasi di realizzazione dell’opera.
Sono presenti delle cartelle che elencano tutti i passaggi per la creazione
dell’opera.
SOL LEWITT
Teorizzatore massimo del minimalismo.
L’artista crea installazioni ambientali, affidandosi principalmente alla definizione geometrica dello
spazio. LeWitt realizza delle gabbie aperte, spazi che lo spettatore può attraversare ed esplorare.
Struttura, 1971
Ragiona sul sistema di struttura modulare. Anche questa
opera è molto ingombrante e dà al pubblico la possibilità di
attraversarla.
Variations of Incomplete Open Cubes, 1974
Inizia a ragionare sulla struttura e la forma del cubo, studiando
come destrutturarlo.
In seguito allo studio dei punti, crea dei progetti, indicando i materiali, in modo tale che qualsiasi
persona possa creare l’opera. Non venderà più un’opera ma dell’istruzione di progetto per la
creazione dell’opera.
DAN FLAVIN
Riprende Fontana (primo a utilizzare la luce) e crea opere di neon.
Gli artisti sottoelencati vengono legati alla pop art italiana ma in realtà non riprendono i tratti
distintivi della Pop Art americana, ma un Futurismo rivisitato.
Anche in Italia si diffonde una cultura artistica pop che si confronta soprattutto con i temi della
comunicazione pubblica, della televisione e della pubblicità di strada.
MARIO SCHIFANO
Mario Schifano esplode negli anni Sessanta con proposte interessantissime e colte, in parte
desunte dall’esperienza di precedenti Avanguardie, come il Futurismo (“Futurismo rivisitato”).
Nel 1964 l’artista crea una serie di opere ispirate alla fotografia che ritrae il gruppo di Marinetti,
fondatore della prima Avanguardia italiana, nella quale l’artista riconosce tratti di attualità.
No, 1960
Parte da uno sfondo monocromo, dal quale affiorano lettere.
Coca-cola, 1972
Da uno sfondo monocromo appare un riferimento pubblicitario (Coca
Cola) dipinto.
L’artista attinge prevalentemente ai materiali della cultura pop.
Rispetto alla Pop Art americana e all’uso del messaggio commerciale
fatto da Warhol, Schifano declina verso un’interpretazione
maggiormente pittorica. Warhol si appropria del mezzo della
pubblicità, simulando gli effetti di stampa; Schifano, invece, pur
avvalendosi di strumenti moderni e innovativi, vuole restare pittore. L’artista italiano guarda il
paesaggio urbano, ne ruba dettagli e li reinterpreta con sentimentalismo e innovazione.
FRANCO ANGELI
Ferita, 1958
Carattere informale, pare una citazione di Burri.
Stelle, 1961
Da uno sfondo monocromo, dipinge falci e martelli del partito comunista.
Corteo, 1968
Dipinge l’attualità: cortei e scioperi di lavoratori e universitari.
TANO FESTA
Utilizza nuove tecniche come gli smalti industriali.
Burri, 1966
Opera in legno.
FABIO MAURI
Ossessionato per le immagini dei campi di concentramento.
Schermo, 1970
PINO PASCALI
L’artista predilige un approccio più creativo, che lo porta a riprodurre immagini della natura.
ARTE POVERA
Teorizzata dal critico Germano Celant nel 1967, l'Arte Povera emerge all'inizio degli anni Sessanta e
si riconduce alle esperienze di un gruppo di artisti che hanno sede a Torino e sono Giovanni
Anselmo, Alighiero Boetti, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Mario Merz, Gilberto Zorio,
Giulio Paolini, Luciano Fabro, cui si aggiungono Pier Paolo Calzolari e il greco Jannis Kounellis.
Si tratta del movimento italiano della seconda metà del Novecento più conosciuto all'estero.
Utilizza elementi organici tratti dall'ambito reale, vivi o naturali, concentrando l'attenzione sulla
loro carica energetica, anticipando l'Arte Concettuale e la Land Art.
L’arte povera utilizza materiali semplici, tratti dal flusso ordinario della vita e della natura. Il
concetto di ‘povertà’ dell’arte non riguarda pertanto la tipologia dei manufatti, quanto piuttosto il
messaggio che l’artista cerca di trasmettere allo spettatore.
Due filoni arte povera:
- Elementi vivi e naturali;
- Processi tecnologici basilari,
JANNIS KOUNELLIS
Pappagallo, 1967
GILBERTO ZORIO
MARIO MERZ
Lavora tantissimo su forme spiraliformi che richiamano le forme naturali e sul concetto di
proliferazione vegetale e umana (che si può trovare nella successione di Fibonacci).
LUCIANO FABRO
Felce, 1968
Conservazione della natura e della vita rappresentata dalla foglia di
felce.
GIUSEPPE PENONE
Lavora costantemente con la figura dell’albero. Poiché affascinato dagli anelli che formano il tronco
e rappresentano gli anni che passano.
LAND ART
Detta anche originariamente Earth Art ed Environment Art, si data al 1968 e si basa sull'interazione
tra artista e natura, attraverso interventi diretti sul paesaggio naturale: ampie distese di deserto,
montagne, campi di neve. Gli artisti si ribellano al mercato dell'arte, rifiutando gallerie e musei e
agendo sulla natura. Seppure legata ad una nuova sensibilità ecologica, spesso la Land Art ha
provocato conseguenze permanenti sull'ambiente, distruggendo terreni o porzioni di laghi o mari.
La Land Art sposta all'esterno la monumentalità geometrica della Minimal Art. Tra gli esponenti vi
sono Walter De Maria, Christo e la compagna Jeanne-Claude, Dennis Oppenheim, Robert
Smithson e Richard Long.
DENNIS OPPENHEIM
ROBERT SMITHSON
RICHARD LONG
CHRISTO e JEANNE-CLAUDE
Gli artisti avvolgono interi monumenti o porzioni di spazi naturali con diversi materiali, tutti di
recupero. La pratica del wrapping, “impacchettamento”, punta ad evidenziare o a nascondere
l’ambiente che ci circonda. L’origine dell’impacchettato è il Dadaismo.
L’azione di Christo è certamente provocatoria per la sua imponenza e per l’impatto pubblico
invadente. Eppure, il carattere effimero della sua progettazione e il coinvolgimento indiretto di un
pubblico assolutamente casuale rendono le sue opere significative sotto il profilo psicologico,
affermando due principi essenziali:
- l’ingresso dell’arte in una dimensione quotidiana e allargata, quindi pienamente
democratica;
- il ruolo assunto dalla memoria collettiva nel legittimare l’azione artistica (gli interventi sono
impressionanti per lasciare una traccia indelebile nel ricordo dello spettatore).
Wrapping di un tratto di costa di Little Bay, Australia, 1968-69
Impacchettamento di 93 mila mq di costa australiana.
Floating Piers, Lago d’Iseo (Suizano e isole Monte Isola e San Paolo),2016
Polietilene ad alta densità per la creazione di una
passerella di 3km che permetteva di camminare
sull’acqua.
Per arrivare al lavoro finale si è partiti nel 2014 con la
progettazione.
PERFORMANCE E BODY ART
Nella Body Art, che si data alla fine degli anni ‘60 e durante gli anni ’70, l’artista adotta l’impiego
del corpo, compiendo azioni o performance che hanno una valenza artistica.
Le prime ricerche si erano manifestate con Piero Manzoni, con l’utilizzo di modelle nude per
apporvi la forma del corpo su tela.
L’opera diviene effimera perché consiste in un’azione limitata nello spazio e nel tempo, di cui resta
solo una traccia fotografica o video.
Lo spettatore è chiamato in maniera sempre più diretta a partecipare alle azioni, che producono in
lui vere e proprie reazioni psico-fisiche.
Tra i suoi esponenti vi sono: Bruce Nauman, Gilbert&George, Joseph Beuys, Vito Acconci e Marina
Abramovic.
GUNTER BRUS
Autopittura, 1964
Si dipinge come fosse un quadro monocromo.
JOSEPH BEUYS
L’esperienza in un campo di prigionia durante la Seconda guerra mondiale lascia una ferita
indelebile nella sua vita. L’artista rimane colpito soprattutto dal contatto con la popolazione dei
tartari nomadi, che lo soccorrono quando il suo aereo viene abbattuto in Crimea.
VITO ACCONCI
Trademarks, 1970
Marchio del suo morso sul suo corpo.
ARTE CONCETTUALE
DOUGLAS HUEBLER
L’artista raccoglie informazioni e documenta il visibile già esistente, affidandosi soprattutto alla
fotografia.
VICTOR BURGIN
TRANSAVANGUARDIA
Teorizzata in Italia nel 1977-78 ad opera del critico Achille Bonito Oliva, riunisce 5 artisti: Enzo
Cucchi, Sandro Chia, Mimmo Paladino, Francesco Clemente, Nicola De Maria, che reagiscono
all’estremo sperimentalismo del Novecento, con il ritorno ad una pittura figurativa e
neoespressionista, vuota di significati e con una tecnica pittorica volutamente ingenua. Ne deriva
una pittura citazionista e anacronista che si rifà all’antico e che si afferma nella Biennale di Venezia
del 1980.
FRANCESCO CLEMENTE
Fascinazione per il surrealismo e l’ambientazione metafisica.
Name, 1983
Un volto che nasconde nelle sue cavità altri volti.
SANDRO CHIA
Riprende il colorismo di Chagall.
In acqua strana e cupa se brilla un punto bianco se salta una pupa al volo m’affianco, 1979
ENZO CUCCHI
Colori più scuri rispetto agli altri, atmosfera opaca. Il colore non ha confini, spesso pare uscire fuori
dai bordi. Immaginario cupo e dalla poetica aggressiva e lirica.
L’unione di tutte le anime nel profumo del regno dei fiori, 1984
Chiazze di colori legate da un richiamo floreale. Legato ai
disegni infantili.
MIMMO PALADINO
Lavora con pittura e scultura. Pittura che rimanda all’arcaico. Sono presenti simbologie ancestrali.
A livello scultoreo è fissato con l’immagine del cavallo (citazione a Marino Marini).
STREET ART
Il graffitismo ha origine nell'arte murale del Novecento, dalle grandi opere politiche di Diego Rivera
in Messico al muralismo di Mario Sironi, per poi sviluppare le tendenze dell'espressionismo
astratto. Nasce dalla strada in America, a Philadelphia alla fine degli anni '60 e a New York negli
anni '70.
Intorno al 2000 si evolve nella Street Art, che utilizza poster, stencil e sticker con chiaro
intento comunicativo. Gli artisti sono accomunati dalla volontà di esistere e di non perdere la
propria individualità e di uscire dalle norme del mercato dell’arte.
I tratti specifici del linguaggio di strada sono:
- Rapidità esecutiva;
- Efficacia comunicativa, che trasmette messaggi espliciti utilizzando codici simbolici di facile
riconoscibilità;
- Cromatismo eccentrico, che rende visibile le decorazioni anche di notte o nel buio dei
sotterranei;
- Tendenza al gigantismo, che lascia esplodere le creazioni nel bel mezzo del tessuto urbano.
Gli interventi dei grandi interpreti della Street Art, sono distanti dal vandalismo, in quanto il fine
non è deturpare la città.
KEITH HARING
Tra i primi grandi interpreti dell’arte di strada.
Inizia la sua attività artistica a New York durante gli anni Ottanta.
L’artista realizza personaggi stilizzati e molto dinamici, delineati con un segno di contorno assai
deciso.
Al tempo stesso, Haring si dedica a temi sociali e idealistici: la pace, l’amore, la fratellanza, il
contrasto dei comportamenti a rischio e soprattutto le droghe.
Si lega molto anche ad Andy Warhol.
Ha portato la street art in ambito galleristico, permettendole di essere venduta.
Crack is wack!, 1986
Graffito realizzato a New York contro l’uso del crack.
Presenza di uomini e animali estremamente stilizzati.
JEAN-MICHEL BASQUIAT
I suoi primi interventi si manifestano come writer, con la scrittura di frasi provocatori o
difficilmente comprensibili, sui muri della metropolitana o sui palazzi di New York.
Vicinanza al linguaggio infantile.
Opere caratterizzate da un segno molto nervoso e da profondi significati.
Si lega a Warhol. Problemi di droga.
VIDEOARTE
Caratterizzata da una straordinaria ricchezza di strumenti e di linguaggi come pure della ricerca di
aderire all’evoluzione socioculturale del nuovo millennio.
Si sviluppa a partire dalla fine degli anni '50 e gli inizi degli anni '60, nell'ambito di Fluxus e ne sono
protagonisti Wolf Wostell, Bill Viola, Bruce Nauman e Nam Jun Paik, considerato il fondatore della
videoarte con la mostra Exposition of Music-Electronic Television del 1963.
Paik è anche il primo a usare nel 1965 la telecamera portatile a scopo artistico.
NAM JUNE PAIK
Le prime sperimentazioni si devono a lui, considerato il fondatore della Videoarte.
Le sue prime opere riguardano la combinazione di materiali e di sollecitazioni audiovisive che
inglobano la presenza del video, manipolato o modificato.
TV Buddha, 1974
In Tv-Buddha, una statua di Buddha sembra contemplare la
propria immagine nel video. L’osservatore può interpretarlo
come il riflesso di sé stessi.
BRUCE NAUMAN
Realizza opere basate sul concetto di percezione. Cattura l’immagine in un punto e la ripropone in
un punto poco più lontano. Connesso alla Body art.
Corridor, 1970
DAN GRAHAM
BILL VIOLA
A una fase più matura e consapevole appartiene l’opera di Bill Viola.
L’artista domina l’espressione multimediale, riuscendo a raggiungere effetti emozionanti e poetici
che indagano tratti della psiche, della memoria, del sogno.
Passage, 1987
Nell’opera il pubblico deve attraversare uno stretto corridoio (lungo
cinque metri), simbolo dell’evoluzione del bambino verso l’età adulta,
mentre sulla gigantesca parete di fondo si proiettano le immagini di
una festa di compleanno.
Surrender, 2001
Fascinazione per le filosofie orientali.
Emergence, 2002
Riferimento alla pittura. Movimenti rallentati dove ogni gesto
assume del pathos.
ARTE DIGITALE
Si sviluppa parallelamente alla videoarte dal 1965 e rientra nella categoria più ampia dell'arte
multimediale. Spesso utilizza sensori che captano i segnali inviati dallo spettatore, basandosi sui
concetti di interattività e relazione tra opera e osservatore. Tra i suoi esponenti vi sono Fabrizio
Plessi, Mariko Mori, Studio Azzurro.
STUDIO AZZURRO
Il nuotatore, 1984
Dodici telecamere installate a pelo d’acqua riprendono il gesto
ripetitivo di un nuotatore in piscina, catturando la porzione di spazio
sulla quale sono puntate. L’esperienza del nuotatore attraversa 24
monitor.
Tavoli, 1995
Si presentano come tavoli neri.
All’arrivo del visitatore vengono proiettate figure femminile che
interagiscono con l’interlocutore.
FABRIZIO PLESSI
Mona Lisa Tina, è artista, performer ed arte-terapeuta, per lei il corpo è luogo di processi
trasformativi psico-fisici. Esso esiste solo se in relazione con altri corpi, inoltre è mediatore di
simbologie, e archivio di memorie.
Il suo percorso artistico si basa sul far diventare l’arte mezzo per ottenere e condividere una visione
del mondo, per aiutare il prossimo ad esprimersi e a vivere al meglio.
Lo spazio invece è l’estensione del corpo.
L’artista durante le azioni prova forti emozioni, dovuto alla casualità innescata dal pubblico.
Il percorso è diviso in 3 parti:
1. Performance ed identità di genere;
2. Performance e stati di trance;
3. Genealogia e radici.
IO NON HO VERGOGNA
Ha l’obiettivo di lottare contro le discriminazioni di ogni tipo.
Inizia con un discorso sul tema della vergogna, successivamente lei cammina e confida ad ogni
persona una sua vergogna, chiedendo in cambio la confessione altrui che scrive su un foglio.
Ottenute tutte le confessioni, lancia il foglio verso il porto. La vergogna passa da sentimento
negativo ad un sentimento di amore e di costruzione della propria identità attraverso l’accettazione
di se stessi.
CENTRUM NATURAE
L’azione prevede un abbraccio tra lei ed un altro performer dove i loro corpi sono nudi e coperti di
tempera nera (funzione fisica di nascondere i tratti di genere e simbolica di introspezione).
L’abbraccio ha valenza di unione con l’ottenimento di un’unica idea di essere umano.
Successivamente i due si stendono sdraiati, ed ogni partecipante pone sui loro corpi un telo
bagnato, dove vengono impressi attraverso il colore parti del loro corpo, che simbolicamente sono
tracce della loro identità che come frammenti vengono tolti dai corpi ed offerti al pubblico.
2. Performance e stati di Trance
Nella seconda fase del suo percorso il corpo assume un aspetto sacro e magico.
OBSCURATIO
“Obscuratio” significa “Eclisse” come un processo di cambiamento, ispirato all’alchimia e ai suoi
processi di trasformazione del metallo in oro. L’oggetto di trasformazione è il corpo.
Il tutto prevede la presenza di strumenti chirurgici e protesi che simboleggiano la tecnologia
moderna capace di trasformare fisicamente il corpo e la sua estetica.
I momenti della performance vanno di pari passo alle fasi alchemiche:
1. NIGREDO: il performer è concentrato su se stesso;
2. ALBEDO: il performer inizia l’azione ed entra in empatia con il pubblico;
3. RUBEDO: momento centrale dell’azione c’è pieno coinvolgimento di tutti;
4. ORO: azione è conclusa.
HUMAN
Anche qui vi sono strumenti chirurgici, e l’artista è distesa su un letto di ospedale, utilizza
strumenti, trucco e protesi varie per cambiare continuamente sembianze.
Lo scopo è quello di rendere il pubblico sensibile e consapevole che la società ci impone standard
estetici, su cui l’artista vuole polemizzare, in quanto la nostra identità è dettata unicamente da ciò
che l’istinto ci definisce.
AL POSTO MIO
Riprende giorno per giorno la stessa visuale della strada dalla sua finestra durante i giorni di
lockdown, affiancandoli a testi riflessivi. Genera così un video che evoca la speranza.
PRIMARIO
Associa i colori primari ai bisogni essenziali, usando l’ambiente esterno e lo spazio architettonico;
tramite la fotografia per immortalare il suo corpo vestito per ogni ambiente con un colore diverso,
integrandosi con lo spazio circostante.
pag. 69-75
L’AZIONE PERFORMATIVA CONTEMPORANEA E LA LETTURA DEL CORPO
FRA PUBBLICO E PRIVATO
Marinella Senatore riferisce che non si parla di azione definita nel corpo dell’artista, ma l’azione si
rispecchia nell’intera società.
Alberto Ceresoli e Carmela Cosco, riferiscono che il corpo è un mezzo per percepire ciò che ci
circonda, e quando ciò avviene in termini artistici si parla di performance.
Performance e Stati di Trance
pag. 154-161
CORPOREO ED EXTRACORPOREO
(L’attraversamento della coscienza nell’arte performativa di Kyrahm)
Kyrahm usa il corpo come medium attraverso atti rituali da un lato, e tramite coinvolgimento
emotivo del pubblico dall’altro, soffermandosi sugli aspetti della vita.
CRISALIDE (2009)
Viene isolata e avvolta per 27 ore in un bozzolo, sorvegliata dalla madre per i bisogni primari.
L’azione rimanda al concetto di nascita e amore genitoriale.
SACRIFICE (2009)
Recupera il tema religioso della vita di S. Sebastiano colpito dalle frecce, cercando di
immedesimarsi nella sua condizione, offrendo al pubblico il dolore subito da aghi conficcati e poi
tolti dalle sue sopracciglia, con conseguente gocciolamento di sangue.
Questo dolore rappresenta il male della violenza umana.
IL GIOLIELLIERE (2009)
Usa delle spille con perle inserite lungo la schiena per pungersi. Le perle, in quanto gioielli,
simboleggiano il lusso della società patriarcale. Le spille appuntite tolte, simboleggiano la
liberazione da quel dolore che la società patriarcale impone alle donne attraverso l’imposizione
degli standard di bellezza.
THALASSA (2012)
Consiste nell’esecuzione del percorso in ginocchio della Scala Santa, ma al contrario.
Questo ribaltamento causa la profanazione di qualcosa di sacro, rendendola artefice di un’azione
d’impatto sociale.
DENTRO-FUORI (2014)
In questa performance studia il concetto di liberazione e prigione corporea/psichica.
Si chiude dentro una cella di isolamento di una prigione, dopo alcuni giorni prova paura e terrore,
che condivide trasmettendo un messaggio di denuncia degli abusi di potere delle forze dell’ordine
nei confronti dei carcerati.
LUCIFERO (2017)
Sperimenta la sofferenza fisica attraverso un cammino ininterrotto fino a non riuscire più a rialzarsi.
Lo sforzo immane provato da lei, fa riconsiderare la bellezza della salute e della vita.
HYSTERIA (2018)
Utilizza il corpo di un’altra performer, sotto la sua guida facendole ascoltare un suono di 10.000 Hz.
Questo fischio doloroso era sintomo di una malattia percettivo-psichica di cui Kyrham stessa era
affetta, la cosiddetta Isteria.
L’obiettivo è far provare ad una persona sana, cosa vuol dire essere affetto da una malattia
neuronale.
pag. 175-182
FARSI OGGETTO D’ARTE, DAL CORPO MEDIUM AL CORPO LIQUIDO:
UNA CONVERSAZIONE CON ULAY
Ulay inizia il suo percorso artistico basandosi sul concetto di “maschera” per giocare con l’identità,
successivamente, analizza il tema della trasformazione e del mutamento attraverso l’uso di
tatuaggi e piercing.
Entrerà nel mondo dell’arte performativa solo dopo l’incontro con la Abramovic, le performance
che faranno insieme riguardano sempre temi relazionali di coppia e saranno ad alto rischio:
• RELATION IN TIME (1976)
• RELATION IN SPACE (1977)
• BREATHING IN/ BREATHING OUT (1977)
• IMPONDERABILIA (1977)
• INCISION (1978)
• AAA-AAA (1978)
Nel 2011, Ulay scopre di avere un cancro e ringrazia le esperienze provate nelle performance per
avergli dato un grande potere fisico capace di resistere mentalmente; userà la malattia stessa come
mezzo per fare arte: lancerà un film chiamato “Project Cancer” dove ripercorre la sua nuova vita
convivendo con il cancro.
Il mezzo della parola in questo caso sostituisce l’azione del corpo. Dopo, dalla parola passerà ad
usare l’elemento naturale dell’acqua, che simboleggia per lui un bene essenziale di tutti, ma nel
suo concetto di fluido anche l’idea di fluido corporeo e fluido della chemio ricordando la
convivenza con la malattia e quindi la trasformazione del corpo. Il progetto su quest’ultimo tema
dell’acqua si chiama “Whose Water is?” e prevede diverse istallazioni interattive dove l’acqua
tramite gocce, evaporazioni e vibrazioni, genera nuovi linguaggi.
Le arti performative danno molta considerazione all’estetica del corpo. L’uomo fa di se opera d’arte
mettendo in scena situazioni reali ma in modi inusuali.
Kyrahm e Kaiser con “Human Installation” esprimono questi concetti attraverso l’esposizione del
corpo, mentre Manuela Marioli con “Invisible” li esprime attraverso il concetto contrario di
invisibilità.
Ogni relazione che si instaura tra artista e pubblico è sempre un processo di immedesimazione
causando un rito di passaggio da coscienza individuale a coscienza collettiva.
La Body Art è un mezzo per generare relazioni e coinvolgimenti, usando il mezzo dello sconvolgere.
L’arte performativa evolve l’uomo secondo Nietzche:
1. Fase del Cammello, l’uomo si sente responsabile del mondo
2. Fase del Leone, l’uomo si scrolla del dovere
3. Fase del Fanciullo, accettazione della propria realtà tra cui anche quella della sofferenza.
pag. 199-215
LINGUAGGI PERFORMATIVI:
DALLO SCIAMANESIMO AL SABBA, DALL’ISTERIA ALLA PERFORMANCE
ART E RITORNO
L’ Estasi e la Trance sono modalità con cui usare il corpo in modo ritualistico. Durante questi stati,
la persona avverte come una “morte temporanea” e perde la concezione di spazio e tempo.
Nell’antichità esse vengono vissute per entrare in contatto con entità soprannaturali,
successivamente le ritroviamo a fine ‘800, grazie a Freud lo scopo era quello di curare l’Isteria (un
disordine neurologico, che porta la persona ad accusare di stati di perdita della conoscenza, paralisi
ed attacchi epilettici).
Nel 1862 Charcot presentò al pubblico donne durante le loro crisi, ed imponendo loro lo stato di
trance attraverso vari tipi di tecniche. Kyrahm invece nella performance “Hysteria” vuole al
contrario mettere in risalto il concetto di dolore, provocandolo come forma di sensibilizzazione.
Performance e Identità di Genere
pag. 229-243
LA MASCHERA COME SUPERAMENTO DEI GENERI
Sin dall’antichità la maschera è stata considerata come forma per nascondere la vera identità e
appropriarsi di una diversa.
Nelle tribù veniva usata durante i rituali per depersonalizzarsi e potersi così connettere con le
entità spirituali. Nella Grecia con il teatro prende il ruolo di assumere identità altrui, e nella Roma
antica viene descritta come “personaggio”.
Durante il Cristianesimo le maschere assumono rilevanza addirittura satanica, in quanto usate per
travestirsi ed esaltare figure demoniache e verranno vietate e condannate. Solo con la Commedia
dell’Arte riacquisiranno degli stereotipi positivi, in quanto, la maschera diventa arte come
imitazione delle azioni umane.
Dopo con Freud la maschera rappresenta il nascondere o manifestare l’inconscio, l’ironizzare sugli
aspetti negativi della società, e da qui i più grandi artisti del ‘900 la tratteranno (ad esempio, De
Chirico la userà tramite i manichini come rappresentazione del nuovo uomo contemporaneo,
Magritte per raggiungere il surreale, Picasso per tornare alle origini imitando anche tribù africane).
Con Jung scopriamo la necessità dell’uomo di dover indossare “maschere” diverse come modi di
apparire in base ai vari contesti per farsi accettare dalla società di quel contesto.
Così si entra nella Body Art dove per maschera si considera l’intero travestimento o modificazione
del corpo. Il performer con gesti raggiunge la trasformazione libera senza manifestare la vera
appartenenza all’identità veritiera.
Massimo Festi:
L’UOMO CONTRO
La maschera rappresenta un volto universale, durante la performance lui parla di guerra e paure
umane, poi si toglie la maschera ed assumendo il ruolo dell’uomo, sia vittima sia carnefice dei
discorsi precedenti evidenziando l’imperfezione di esso.
CIRCUS OF LOVE
Usa la maschera per appropriarsi di nuove identità.
Analizza l’ambito delle attrazioni, piene di stereotipi che in realtà illudono solamente e portano ad
un azzeramento della passione. Valorizza anche qui l’imperfezione dell’uomo.
NINNA NANNA
Studia l’identità approcciata al mondo dell’infanzia.
Rebecca Horn:
Usa come maschera protesi da applicare al corpo con l’intendo di supportare le sue performance
con la limitazione dei movimenti.
FINGER GLOWES
Guanti con le estremità delle dita allungate in modo da ottenere un effetto facendole apparire
lunghissime.
Luigi Presicce:
Fa uso di maschere grottesche come mezzo di misticismo.
Oliver de Sagazan:
Dal Congo, realizza e sviluppa opere con tecniche multiple ed ibride (unisce pittura, scultura, ecc).
TRANSFIGURATION (2001)
Crea e distrugge ripetutamente sul suo volto maschere di argilla, modellandole continuamente
insieme al colore in nuove forme.
pag. 257-266
ARTE-RA-ABILITA’ DI... GENERE (Corpi Creativi)
L’identità nell’arte con la nascita della performance, è mettere in scena il proprio corpo che vuol
dire giocare ad identificarsi un po’ in ciò che si vuole, perché fondamentalmente per l’arte non ha
importanza il genere.
pag. 277-310
AGENCY FEMMINISTA: DUE ESEMPI NELLE RICERCHE DI VALIE EXPORT E
DELLE GUERRILLA GIRLS
La performance si distingue da altre forme d’arte perché il corpo diventa mezzo immediato per
comunicare, però è necessaria la partecipazione del pubblico volontario e non, considerando
anche il fattore dell’imprevisto.
Nasce come una forma di lotta contro il mercato dell’arte in quanto si tratta di opere intangibili,
che non si possono ne prendere e ne vendere, che hanno un valore anche politico perché ogni
messaggio se trasmesso al sociale è un atto politico.
Una delle prime forme di lotta femminista è avvenuta nel 1972 quando Paula Harper fondò il
WomanHouse, uno studio artistico ottenuto da una casa, dove 25 donne lavoravano ai loro
progetti: ogni stanza diventò uno studio o uno spazio espositivo a fini artistici, tutto unicamente
per donne. Nel frattempo in Europa, vi era Valie Export, un artista che lanciò il “Women’s Art”, un
manifesto dove critica il maschilismo, il quale usava il sesso femminile solo come immagine di ciò
che lui stesso voleva socialmente, senza valorizzare tutto quello che la donna può essere capace di
fare.
Poi le Gorilla Girls usano grafica e pubblicità concentrandosi più sull’arte murale: la performance
diventa l’azione dell’affissione dei loro manifesti come messaggi d’impatto che criticano il mercato
dell’arte che valorizza per lo più gli uomini, e troppo poco le artiste donne.
PER UN’ ESTETICA DELLA MUTILAZIONE (Il corpo sublime di Orlan tra
blasfemia e palingenesi)
Orlan unisce l’arte con la collettività tramite la cosiddetta “Art Charnel” (arte della carne) lavora in
pittura, scultura e fotografia, ma anche con la video-arte e con il digitale.
Esegue statue viventi dove lei si presenta riproponendo temi sacri con voluto intento profano, le
pose riprendono la scena religiosa e allo stesso tempo ironizzano su di essa.
Il tutto ha come fine la ricerca dell’autenticità dell’essere umano tramite una deformazione
dell’esperienza che porta all’assurdo.
Poi vi sono la serie delle Self-Hybridation, foto modificate in digitale del suo viso sovrapposto e
miscelato con volti africani o primitivi. Il fine qui è la provocazione ed il ricreare un contagio tra
passato e moderno, donando incertezza e instabilità, perché per lei sono infinite le possibilità
dell’estetica e della bellezza.
OMNIPRECENCE (1993)
Le operazioni chirurgiche sono performance, il concetto di modifica fisica rappresenta
l’affermazione del suo essere, compresa la sofferenza che le stesse operazioni comportano.
Arriva così ad un concetto di possibile smaterializzazione del corpo. Gli scarti delle operazioni,
vengono tenute come reliquie, esposte come opere per richiamare l’esaltazione dello scarto.
MESU-RAGES
Usa sé stessa come mezzo di misurazione dell’area cittadina.
Se si prende la propria vita come modulo, si è capace di percepire il confine come limite, che
permette di riconoscere se stessi.