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Natura e paesaggi

NELL CINQUECENTO
La Vergine delle Rocce
La tavola di Leonardo, della Vergine delle rocce rappresenta,
in uno spazio denominato da inusuali conformazioni rocciose,
oltre il quale si intravedono spiragli di luce e un paesaggio di
acque e monti lontano e profondissimo, troviamo la Vergine,
il Bambino, un angelo e San Giovannino, contrariamente alla
tradizione che ha sempre collocato la vergine e il bambino
contro un cielo azzurro o oro, Leonardo colloca i personaggi
in un ambiente ombroso , in modo da costruirne volti e parti
di corpo attraverso la luce. Le varie specie erbose, sono
distribuite con equilibrio nella composizione, esse sembrano
dei morbidi giacigli, attorno ai corpi nudi del bambino e di
San Giovannino e sono un richiamo alla vita. La Vergine è al
centro della composizione, ma non in primo piano, il suo
braccio destro è teso ad abbracciare San Giovannino, che è in
adorazione di Gesù, l’altro si protende nello spazio antistante
con la mano che si apre in un gesto protettivo sul capo del
bambino. L angelo in ginocchio, sorregge il Bambino mentre
guarda un ipotetico osservatore fuori dal quadro e gli indica
con gesto aggraziato il piccolo San Giovannino. Leonardo ne
realizza una seconda una seconda versione, che si trova alla
National Gallery di Londra, e qui l’opera presenta diversi
cambiamenti: la scomparsa del gesto indicatore dell’angelo, la
presenza delle aureole e di una piccola croce poggiata sulla Museo di Louvre National Gallery di
spalla di San Giovannino, la sostituzione delle specie vegetali, Londra
una luce più tagliente e fredda…
La Gioconda
La tavola di Leonardo, mostra una giovane
donna in posa al di qua di un parapetto, tra due
colonnine di una loggia, mentre oltre quello si
estende la più grandiosa visione geologica, mai
immaginata da un artista. Monna lisa è proposta
di tre quarti, con il braccio sinistro poggiante sul
bracciolo di una sedia, e con la mano destra
sulla sinistra, il volto mostra l’accenno di un
sorriso e lo sguardo pare seguire lo spettatore
nei suoi spostamenti. Sfumando gli angoli di
occhi e bocca, Leonardo rende l’immagine
sfuggente e invita a guardarla più e più volte. I
contorni sfumati della figura, fondono il
paesaggio con la donna: un paesaggio deserto e
roccioso, che si dissolve combinandosi con il
cielo. Due laghi color smeraldo su differenti
livelli si amalgamano con le rive e le radici dei
monti, gli archi di un ponte lontano, sulla destra
sono gli unici elementi di fattura umana
dell’intero, potente e quasi primordiale
paesaggio.
La Tempesta
La tempesta è considerata il capolavoro di
Giorgione. Il dipinto raffigura un paesaggio agreste
con un piccolo borgo fortificato sullo sfondo, La
tempesta si annuncia all’orizzonte con un fulmine
che squarcia le nuvole . In primo piano vi sono due
figure simboliche: a destra sotto un albero, una
donna semisvestita che sta allattando un bambino,
a sinistra un uomo in piedi, abbigliato secondo la
moda veneziana dell’epoca, in atto di appoggiarsi a
una lunga asta. Tra i due personaggi, intenti nei
propri pensieri, non sembra esservi rapporto. Delle
rovine e un ruscelletto separano i personaggi dalla
città lontana, sulla quale esplode maestosa e
terribile, la folgore divina. Il soggetto più evidente e
certamente affascinante della Tempesta è senza
dubbio il colore. Attraverso la morbida ondulazione
dei suoi toni, infatti Giorgione riesce a creare
l’illusione di uno spazio prospettico infinito, al
fondo del quale il nostro occhio si perde, come
quado nella realtà osserviamo un panorama
all’orizzonte.
La Prospettiva aerea
La prospettiva aerea è una modalità di rilevamento e di
rappresentazione della realtà, che tiene conto del progressivo
sfocarsi delle immagini degli oggetti lontani provocato dalla
presenza di umidità negli strati bassi dell’atmosfera e del
mutamento dei colori, alla distanza. La prospettiva aerea tiene
pertanto conto, contemporaneamente, dello sfocarsi degli
oggetti, alla distanza e del mutamento dei loro colori.
L’esempio più semplice riguarda le montagne. Quelle a noi più
vicine sono meno sfocate e sono verde-marrone. Quelle più
lontane sono molto sfocate e azzurrine. fu messa a punto, con
esiti massimi, rispetto ai pittori precedenti, da Leonardo da
Vinci. La prospettiva aerea pur non negando, nel disegno, la
prospettiva lineare approfondisce il senso del vero,
aggiungendo, al rimpicciolimento di elementi distanti, una
diversa colorazione e una riduzione della marcatura delle linee
sfumato che definiscono gli elementi paesistici. Leonardo
quindi il pittore deve rappresentare la profondità spaziale
servendosi della prospettiva lineare, per dimensionare
correttamente i corpi, ma a essa deve affiancare la prospettiva
aerea che sfrutta gli effetti luministici e cromatici osservati in
natura; l’artista deve usare contorni di diverso spessore e
nitidezza in base alla distanza dal punto di vista.
Giovanni Bellini: l’ Orazione dell’orto
L'Orazione nell'orto è un dipinto, tempera su tavola di Giovanni
Bellini, realizzato tra il 1465 e il 1470 e conservato nella National
Gallery di Londra. Il quadro raffigura Gesù inginocchiato in preghiera
su uno sperone rialzato del monte degli Ulivi, che assomiglia a un
altare, mentre sotto di lui stanno tre discepoli addormentati (Pietro,
Giacomo e Giovanni). Gesù si rivolge in cielo a un angelo che gli
appare reggendo il calice eucaristico, prefigurazione della Passione .
Rispetto al modello di Mantegna, l'opera di Bellini è tutta giocata sullo
sviluppo coloristico e su toni più tenui e morbidi. Le rocce sono più
levigate, il paesaggio si perde in dolci colline digradanti all'orizzonte,
perdendo ogni artificiosità e attenendosi maggiormente al vero. La
luce dell'aurora, che illuminando le nubi si fa strada nel lontano
orizzonte, non è la sola fonte luminosa del dipinto: è presente un'altra
calda luce dorata che investe dal dorso il Cristo. Sapiente è l'uso dei
colori caldi per i primi piani e dei colori freddi per i piani successivi,
che sfondano in lontananza lo spazio dipinto. pur subendo l’influenza
del Mantegna, che peraltro fu suo cognato, il Bellini non dipese mai
passivamente dal grande pittore padovano; anzi, con il tempo andò
progressivamente distaccandosi dallo stile mantegnesco. In questo
processo di liberazione del colore dal disegno, che dette vita alla
cosiddetta pittura tonale, fondamento dell’arte veneta, si dimostrò
fondamentale l’incontro di Bellini con Antonello da Messina, dal
quale imparò a definire le forme senza l’intervento della linea, a
modellarle solo con la luce, attraverso sottili gradazioni di tono.
Albrecht Dürer Albrecht Altdorfer
Albrecht Altdorfer è stato un pittore
Albrecht Dürer, in italiano
tedesco, fondatore della Scuola
arcaico noto come Alberto Duro o
danubiana nel sud della Germania,
Durero, è stato un pittore,
contemporaneo di Albrecht Dürer.
incisore, matematico e trattatista
Fu uno dei principali artisti del
tedesco. Figlio di un ungherese,
Rinascimento tedesco, oltre che
viene considerato il massimo
pittore anche architetto, incisore,
esponente della pittura tedesca
scultore, calcografo e disegnatore per
rinascimentale. Dürer, pittore e
xilografie. Dipinse rappresentazioni
incisore tedesco, conobbe e
religiose e mitologiche, ma furono in
ammirò l'arte italiana. Nelle sue
particolare i suoi paesaggi a renderlo
opere combinò la prospettiva e le
celebre per la loro bellezza: furono
proporzioni rinascimentali con il
creati dall'artista non per illustrare
gusto tipicamente nordico per il
storie e parabole, ma con il proposito
realismo dei dettagli. I volti, i
di esaltare il fascino della natura e
corpi e gli abiti dei suoi
delle figure umane che si muovono
personaggi sono raffigurati con
all'interno di essa. Altdorfer fu il
minuziosi particolari, gli
primo a portare il paesaggio come
ambienti sono descritti in
soggetto indipendente in pittura,
maniera realistica e gli spazi sono
dopo le prove su disegno e ad
chiari e ordinati grazie a una
acquerello di Leonardo e Dürer
precisa griglia prospettica.
La Scuola Danubiana

La Scuola danubiana è un movimento artistico nato nel territorio austriaco ai primi anni del
Cinquecento e propagatosi dapprima in Baviera e poi nel resto della Germania. Una volta
stabilizzatosi il suo centro fra Salisburgo, Passavia e Ratisbona, la scuola si impegnò ad elaborare una
visione innovativa del rapporto fra l'uomo, la natura e le forze misteriose di quest'ultima. Quindi i
pittori della scuola danubiana cercarono di coinvolgere anche tematiche banali, quali l'interno di
una stanza, in un'atmosfera cosmica. La scuola non seguì né una sola linea direttiva e stilistica e
nemmeno un unico maestro, sebbene la serie di xilografie dell'Apocalisse di Albrecht Dürer abbia
contribuito in modo determinante alla sua nascita. La Scuola del Danubio è caratterizzata, in sintesi,
da un nuovo naturalismo nella raffigurazione del paesaggio e della vegetazione e da una marcata
espressività nella deformazione del segno e nell'accensione del colore. Il paesaggio assume, in questi
pittori, un valore figurativo autonomo. La pittura danubiana influenzò quella fiamminga, olandese,
spagnola, italiana del centro-nord, basti pensare ad Amico Aspertini in Emilia o ad un'opera come la
Tempesta (Giorgione).
La penitenza di San Giovanni
Crisostomo (Durer)
San Giovanni Crisostomo, mentre si trovava nel deserto,
consumò una relazione amorosa con la figlia
dell'Imperatore, rifugiatasi in una grotta a causa di un
temporale. Scopertala incinta la gettò da una rupe e
pentitosi dell'orrendo delitto fece penitenza
promettendo che non avrebbe mai più parlato, né
guardato il cielo, finché un neonato di sette giorni non
gli avesse accordato il perdono. L'ultimo genito
dell'Imperatore sciolse il santo dalla promessa e questi
confessò quindi all'Imperatore stesso il delitto nei
confronti di sua figlia, che però venne invece trovata
miracolosamente viva al di sotto della rupe con il figlio
avuto dall'eremita . La stampa rappresenta quindi la
figlia dell'Imperatore, che allatta il suo bambino ai piedi
della rupe e sullo sfondo San Giovanni Crisostomo
nell'atto di scontare la sua penitenza. La stampa ebbe
una notevole fortuna soprattutto per la posa classica
della fanciulla e per l'estremo dettaglio dei particolari
naturalistici delle rocce e fu molto guardata per
derivazioni di singoli elementi in altre opere d'arte
Paesaggio con un doppio Abete
rosso nello sfondo (Altdorfer)
Nel limitato spazio di una piccola acquaforte,
Altdorfer ritrae un’ampia veduta della valle
del Danubio con monti imponenti, villaggi
nascosti e un fiume che scorre curvandosi
oltre i due pini in primo piano. Queste
stampe incisive e prive di qualsiasi
riferimento tradizionale storico o religioso,
furono le prime dell’Europa occidentale ad
assegnare al paesaggio un posto d’onore come
protagonista non relegato a mero sfondo. Pare
che Altdorfer abbia creato queste scene, oggi
rare, per un pubblico ristretto di conoscitori,
amanti di soggetti raccolti e insoliti. Il segno
spontaneo e libero di questa incisione
richiama alla mente i suoi numerosi disegni
di paesaggi.
Paesaggio con un ponte
(Altdorfer)
Paesaggio con un ponte è un dipinto a olio su
tavola di Albrecht Altdorfer, databile al 1518 circa
e conservato nella National Gallery di Londra.
L'opera è forse il più antico esempio di paesaggio
come soggetto indipendente in pittura, si tratta
di una combinazione di elementi ripresi dal vero
e poi rielaborati ad arte. Ciò è chiaro nei
particolari espedienti compositivi come quello di
posizionare la lontana veduta montana al di sotto
della fascia scura rappresentata dal ponte, un
espediente spesso usato da Altdorfer. La natura,
protagonista della scena, ha un aspetto palpitante
e misterioso, con una combinazione di rocce
appuntite, alberi svettanti e acque che sono
caratteristici del corso del Danubio, lungo il
quale si sviluppò la cosiddetta scuola danubiana,
appunto. Spicca al centro il gruppo di alberi, dalle
fronde dense ottenute con un particolare effetto
di strati sovrapposti di colore. Del tutto assenti
sono i personaggi umani.
San Giorgio nella foresta
(Altdorfer)
San Giorgio nella foresta è un dipinto a olio su tavola
di Albrecht Altdorfer, databile al 1510 e conservato
nell'Alte Pinakothek a Monaco di Baviera. L'opera è
un ottimo esempio dello stile della scuola
danubiana, di cui Altdorfer fu uno dei più
importanti protagonisti. San Giorgio a cavallo che
combatte col dragone appare infatti come un
pretesto, relegato nell'estremità inferiore della
tavola, per rappresentare la magia del paesaggio
boscoso, aspro e selvaggio, che evoca un'arcana
atmosfera densa di suggestioni, in cui le figure
umane, capovolgendo il rapporto tradizionale,
appaiono piccole e succubi delle forze naturali. La
cromia è intonata ai toni verdi e bruni, con
un'improvvisa apertura paesistica in posizione
inconsueta, in basso a destra, dove lo sguardo può
spaziare lontano verso le montagne che si perdono
in lontananza.

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