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RINASCIMENTO

MATURO
L’ARTE DEL RINASCIMENTO MATURO
Per Rinascimento Maturo si intende l'arte prodotta in Italia negli anni 1480- 1520 circa, il periodo di massimo splendore
della civiltà rinascimentale. Gli artisti proseguirono le ricerche iniziate nel Primo Rinascimento sulla rappresentazione dello
spazio, studio delle proporzioni e naturalismo del corpo umano arrivando a rappresentare un mondo idealizzato e
perfetto. Si ebbe quindi una svolta verso il classicismo, caratterizzato dalla ricerca di equilibrio e armonia delle forme,
per rappresentare temi universali come il rapporto dell’uomo con la nutura e con il sacro. I protagonisti di questo periodo
furono:Leonardo, Michelangelo, Raffaello e Bramante; essi svilupparono stili autonomi, ma lavorarono spesso a fianco a
fianco, soprattutto a Firenze, Roma e Milano, stimolandosi e influenzandosi a vicenda.

La ricerca del bello ideale nelle opere figurative.


Nella pittura e nella scultura l'uomo rimase protagonista ma
in modo nuovo. Riprendendo il concetto classico di bello
ideale (fisico e morale). Nei ritratti cercarono di
approfondire l'indagine psicologica, cioè di approfondire
non solo i tratti somatici del soggetto ma anche la sua
interiorità. Allo stesso modo riproducendo la natura i pittori
non si accontentarono più della resa precisa, ma vollero
indagare le leggi che la governano o esaltare il legame di
armonia che legava l'ambiente naturale all'uomo.
LEONARDO DA VINCI
Artista, scienziato e ingegnere, Leonardo (1452-1519) si formò
a Firenze e lavorò diversi anni a Milano. Poi a Mantova,
Venezia, Firenze, Roma e infine in Francia. Attivo dagli ani 70
del Quattrocento, elaborò un nuovo metodo di analisi
scientifica della realtà. Studiò infatti con curiosità ogni aspetto
della natura (corpo umano, rocce, piante, animali, ecc.) e annotò
su taccuini le sue osservazioni accompagnate da disegni. In
particolare fu attratto dalle espressioni umane e dagli effetti Particolari delle Vergine delle Rocce nelle quali vediamo l’applicazione della
dell'atmosfera, che studiò attraverso disegni e dipinti: per prospettiva aerea e l’utilizzo della tecnica dello sfumato
Leonardo infatti studio scientifico e arte erano emtrambi utili ad
approfondire la conoscenza della natura e dell'uomo. Attraverso SCHEMA
l'osservazione di luci e ombre elaborò la tecnica dello sfumato: COMPOSITIVO
PIRAMIDALE
questa consisteva nel sovrapporre velature di colore liquido e
trasparente per riprodurre la gradualità dei passaggi
VERGINE
chiaroscurali. Applicata agli incarnati dei volti, questa tecnica ne AL CENTRO L’ANGELO INDICA
ammorbidiva i lineamenti rendendoli vivi ed espressivi, capaci IN POSIZIONE ALL’OSSSERVATORE
ARRETRATA IL PICCOLO SAN
cioè di comunicare (insieme ai gesti) l'interiorità del
GIOVANNI
personaggio. Utilizzato nella costruzione spaziale dell'ambiente
naturale, lo sfumato permetteva di ottenere la prospettiva SAN GIOVANNI
BATTISTA GESù BENEDICE SAN
aerea: la profondità veniva cioè creata attraverso la GIOVANNI
rappresentazione della foschia presente nell'atmosfera.
Nella pagina successiva alcuni dei disegni deI codici di Leonardo (raccolte di annotazioni, appunti e
disegni che ha realizzato nel corso della propria vita su argomenti diversi).
L’ULTIMA CENA

L’Ultima Cena è un dipinto murale alto 4 metri e 60 centimetri e largo 8 e 80. Leonardo da Vinci, lo realizza tra il 1494 e il
1498 nel refettorio del convento milanese di Santa Maria delle Grazie, su incarico del Duca di Milano Ludovico il Moro. Il
soggetto dell’opera appartiene all’iconografia cattolica tradizionale. Si tratta dell’ultima cena di Gesù insieme agli apostoli,
prima di venire arrestato. Il dipinto viene impostato da Leonardo come prolungamento prospettico dell’ambiente reale, come
se il refettorio del convento fosse la stanza in cui si è consumata l’ultima cena. Al centro delle linee prospettiche, vi è Gesù.
Leonardo sceglie di non lavorare sull’intonaco fresco, come si è soliti fare per gli affreschi, ma su parete a secco. La tecnica
a fresco, infatti, asciuga subito e il talento di Leonardo, invece, necessita di lunghe pause e continui ritocchi. Perciò per
l’Ultima Cena utilizza una tempera che asciuga più lentamente. Questa scelta si rivelerà ben presto infelice perché sin dai
primi anni l’opera comincerà a deteriorarsi.

Giuda
I personaggi vengono rappresentati come in MOTI
un’istantanea fotografica. L’artista infatti ritrae il momento DELL’ANIMA.
in cui Gesù annuncia che verrà tradito e sul volto di Gli apostoli,
raggruppati a tre a
ciascun apostolo dipinge un differente moto dell’animo. tre, si agitano
Un gioco dinamico di cenni e sguardi che non ha nulla a mostrando varie
che vedere con le interpretazioni precedenti, in cui gli reazione emotive
apostoli sono rappresentati tutti in fila, compostamente alle parole di
Gesù.
seduti a tavola. Solo Giuda, l’apostolo che ha tradito
Gesù, sembra quasi isolato: il solo a non gesticolare, si
china in avanti e osserva con un’espressione di sospetto
o di rabbia che stride di fronte alla rassegnata pacatezza
di Cristo. Seppur realistica, l’opera non rinuncia alla L’ambiente dipinto in prospettiva sembra proseguire lo spazio reale della stanza. La
simbologia. figura di Cristo è immobile e isolata in corrispondenza del punto di fuga centrale.

Più volte infatti ricorre il numero 3, in riferimento alla


Trinità cristiana che riunisce in Dio le figure del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo. Il Cristo al centro ricorda
la figura del triangolo, mentre gli apostoli sono suddivisi
in gruppi di tre. Tre anche le finestre alle spalle di Gesù.
Sono stati molti, nei secoli, i problemi di conservazione
dell’opera. Oltre alla tecnica usata da Leonardo, a
complicare la situazione è intervenuta l’umidità del locale
che ha provocato fratture nel supporto del dipinto.
L’ultimo dei numerosi interventi di restauro è durato dal
1978 al 1999.
MICHELANGELO BUONARROTI
Scultore, pittore, architetto e poeta, Michelangelo (1475-1564)
fu l’artista più celebrato del suo tempo. Giovanissimo frequentò a
Firenze la corte dei Medici, dove fu colpito dalla collezione di
statue antiche di Lorenzo il Magnifico e dalle teorie dei filosofi di
corte.

Michelangelo ha sempre considerato la scultura il suo principale


mezzo espressivo. Quando scolpisce il marmo egli lavora per
liberare le forme come se la figura esistesse già dentro il
blocco e lui dovesse solo rimuovere l’eccesso di materiale.

Nelle opere giovanili , come il Davi e la Pietà vaticana (La Pietà di


Michelangelo - YouTube)) il marmo è perfettamente levigato e le
forme sono basate sul principio di proporzione classica l’artista
afferma la grandezza dell’uomo, dovuta alla forza dell’intelletto e
delle volontà.

Tuttavia molte opere di Michelangelo sono rimaste non finite,


spesso per scelta dell’artista, soprattutto negli anni della
maturità. Queste sculture non comunicano più l’idea della
perfezione e fiducia nell’uomo, ma esprimono una ricerca
San Matteo, 1504-1505, marmo,
inquieta, incertezza, dubbio. La figura scolpita che fatica a altezza 216 cm.. firenze, Galleria Pietà Rondanini
liberarsi dalla materia rappresenta le domande dell’artista di dell’Accademia
fronte alla crisi della sua epoca..
DAVID

Nel 1501 Michelangelo tornò a Firenze, dove


cominciò a scolpire una delle sue creazioni più
famose: il David. L’eroe rappresenta la forza
morale, piena di “virtus”e mostra calma e sicurezza
di sè. David è nudo, come una statua classica. E
classica è anche la composizione: è possibile,
infatti, osservare il chiasmo (detto anche Copia della statua in piazza della
Signoria, collocazione originale.
“ponderazione”) che consiste nell’equilibrio ottenuto
dall’incrocio tra gamba destra e braccio sinistro
portanti e gamba sinistra e braccio destro rilasciati
(esattamente come nella scultura greca classica
rappresentata dal Dorìforo di Policleto). La fronte di
David è corrugata perché si sta concentrando sul
suo nemico (lui non è ancora il vincitore, la testa di
Golia non è ai suoi piedi). Le sue mani sono più
grandi del normale perché sono lo strumento della
ragione. Per le sue qualità morali David
rappresenta i princìpi di libertà e indipendenza
tipici del popolo fiorentino che gli ha
commissionato l’opera.

Doriforo di Policleto,
CHIASMO
LA VOLTA DELLA CAPPELLA SISTINA La Cappella Sistina (tratto da Atlante di Arte e Immagine) - YouTube
RAFFAELLO
Raffaello Sanzio è un pittore e architetto italiano. Nasce a Urbino il 6 aprile 1483. A otto anni
perde la madre. Il padre è Giovanni Santi, un pittore affermato che si accorge presto delle doti
naturali del figlio e diventa il suo primo maestro. A Urbino Raffaello studia i capolavori del pittore
Piero della Francesca, che aveva lavorato nella città sul finire del ‘400. Quando a 11 anni perde
anche il padre, Raffaello è già a bottega dal noto pittore chiamato Perugino. A 17 anni finisce
l’apprendistato. Con il titolo di Maestro può ora esercitare come pittore.

Con Lo Sposalizio della Vergine, soggetto già dipinto dal Perugino, l’allievo supera il maestro.
Raffaello non rivoluziona il linguaggio pittorico: fa suoi i risultati degli altri e li supera in
naturalezza della composizione e controllo della prospettiva. Dal 1504 è a Firenze, qui
lavorano maestri come Leonardo e Michelangelo. Raffaello studia i loro lavori, ne assorbe il
linguaggio pittorico e lo reinterpreta raggiungendo quell’ideale di perfezione e armonia ricercato
da generazioni di artisti. Lavora ad alcune variazioni sul tema della Vergine, soggetto che lo
accompagnerà per tutta la vita.

Nel 1508 si trasferisce a Roma dove diviene il pittore ufficiale di papa Giulio II e del suo
successore Leone X. Inizia gli affreschi delle Stanze Vaticane. Nella biblioteca, detta anche
Stanza della segnatura, dipinge la Scuola d’Atene, che raffigura i maggiori filosofi dell’antichità.
Lo stile pittorico si fa grandioso e monumentale, l’architettura dipinta e quella reale si
armonizzano perfettamente.Viene sepolto nel Pantheon. Il suo epitaffio è scritto dal letterato
Pietro Bembo: “Qui giace Raffaello, dal quale la natura temette mentre era vivo di essere vinta,
ma ora che è morto teme di morire” Oggi è considerato il più grande pittore del rinascimento per
la perfezione formale e la grazia delle sue opere. Raffaello - OVO (ovovideo.com)
Lo sposalizio della Vergine
Lo Sposalizio della Vergine è un dipinto a olio su tavola realizzato dal pittore Raffaello Sanzio nel 1504. Raffaello si trova in
Umbria, ha finito da tre anni l’apprendistato dal Perugino e sta per trasferirsi a Firenze .Il tema delle nozze di Giuseppe e
Maria è ripreso da un’opera del Perugino. In primo piano, il sacerdote e i due sposi. Da un lato giovani donne eleganti,
dall’altro pretendenti delusi.Le differenze tra i due dipinti sono, però, enormi. Raffaello inverte la disposizione delle 2
schiere di uomini e di donne. La leggera inclinazione dei volti e la naturalezza dei gesti conferisce alla scena un armonico
dinamismo che supera la staticità dei personaggi del maestro. Il tempio nel dipinto del Perugino è di forma ottagonale con
un pronao su ognuno dei 4 lati principali. La cupola viene tagliata fuori dalla rappresentazione. Raffaello inserisce invece la
cupola nel dipinto in modo da seguire la forma arcuata della tavola, aumenta il numero delle facciate del tempio e lo
circonda con un colonnato per evidenziarne la circolarità.
La prospettiva viene accentuata: le linee disegnate dai lastroni
del pavimento fuggono verso gli spigoli della scalinata,
convergendo tutte sulla porta del tempio. Sull’architrave
Raffaello pone la sua firma. La chiave interpretativa del dipinto è
il cerchio, simbolo della perfetta armonia che si compie
nell’unione degli sposi. La circolarità si esprime in una
composizione fatta di linee curve. Il tempio non è più soltanto lo
sfondo del dipinto come nel Perugino ma acquista
tridimensionalità e si pone come centro della piazza circolare
dove si celebra il matrimonio. L’anello, ancora una volta figura
circolare, è il fulcro della scena: qui si concentrano gli sguardi di
tutti i personaggi che ne enfatizzano, così, la carica simbolica.
Lo Sposalizio della Vergine si trova a Milano nella Pinacoteca di
Brera. Lo Sposalizio della Vergine di Raffaello - YouTube
RAFFAELLO PERUGINO
ARCHITETTURA
Gli architetti seguirono i canoni ispirati
all'antichità e le regole prospettiche dei
trattati quattrocenteschi interpretandoli in
modo personale. In genere usarono la
pianta centrale come garanzia di
perfezione formale; accentuarono poi
l'uso di elementi classici e insistettero
sulla corrispondenza tra edifici e
ambiente circostante.
Gli architetti più rappresentativi furono Sopra. Palladio, Villa Almerico Capra.
Bramante e Palladio. A lato. Bramante, tempietto in San Pietro in Montorio

L’opera forse più nota di Palladio è, però, la Villa Almerico-Capra, detta La Rotonda(1566-1567).
Commissionata dal canonico Paolo Almerico ed edificata su una collina nei dintorni di Vicenza è
stata dichiarata nel 1994 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Si tratta di un edificio a pianta
quadrata con una ripartizione simmetrica degli ambienti - dedicati ai piaceri della campagna e al
riposo – che circondano un salone circolare coperto a cupola semisferica. Su ognuna delle quattro
facciate del blocco cubico si apre un accesso preceduto da un pronao esastilo classico di ordine
ionico. Quattro scalinate portano al livello di un podio che richiama un tempio romano. Questa
soluzione permette alla villa di “espandersi”nelle quattro direzioni verso le campagne circostanti
sottolineando la rinascimentale comunione tra uomo e natura. La villa è diventata presto il modello
per una grande quantità di “copie” sparse in tutto il mondo.

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