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“Poveri in riva al mare”(Des pauvres au bord de la mer).

Poveri in riva al mare è un dipinto realizzato olio su


tela nel 1903 da Pablo Picasso. Attualmente è
conservato a Washington, nel National Gallery of
Art. Rappresenta una famiglia in blu, dai colori del
mare e del cielo, dai toni della disperazione e della
povertà.
Le tre figure hanno un contorno assai marcato e si
presentano con una solida plasticità, rafforzata
soprattutto dalle ombre. Il tema rappresenta
l’incomunicabilità, infatti, i personaggi sono
statici e incapaci di colloquiare fra di loro.
La donna è isolata sulla sinistra, nel suo ceruleo
intenso, chiusa in sé stessa con le braccia strette al
seno, che rivelano la figura scheletrica delle spalle e delle scapole che nemmeno lo scialle
riesce a camuffare. Sulla destra troviamo un uomo e un bambino, già segnato dalla vita ed
anch’esso cosparso di blu.
“Poveri in riva al mare” è stato realizzato da Picasso quando aveva solo 22 anni,
dimostrando la sua grande maturità a livello artistico; da un punto di vista tecnico, è
possibile notare le forti linee marcate attorno ai protagonisti, che mettono in risalto le
parti ombrose nei panneggi dei loro vestiti; inoltre la scelta di rappresentarli tutti
distaccati ed in silenzio è stato un atto volontario da parte di Picasso, il quale ha voluto
rappresentare l’impossibilità di comunicare tra i vari protagonisti, distanti e tristi.
Mancano del tutto i colori caldi, infatti, non tutti gli elementi sono rappresentati: la
terra è simboleggiata dalla spiaggia, l’acqua dal mare e l’aria si identificano con il cielo.
L’unico elemento assente è proprio il fuoco, il calore, la cui mancanza è idealmente
rappresentata dall’assenza del sole. Nella composizione a piani perpendicolari si riconosce in
nuce la futura ricerca spaziale-costruttiva dell’autore.
Fin da subito, guardando quest’opera, emerge forte il senso di inadeguatezza, il mare
scompare alle spalle dei personaggi che sono immersi in una realtà soffocante e in
un’atmosfera triste. Una “Sacra Famiglia” pauperistica a fondo blu, immersa nella
condizione della povertà.
Questo è uno dei dipinti appartenenti al cosiddetto “periodo blu” di Picasso(1901-1904), tre
anni di toni cerulei e celesti, una scelta scaturita forse dalle tante tragedie che colpirono
il pittore. Questi tre personaggi sono racchiusi e inviluppati nelle loro condizioni,
recitando il loro dolore. Il colore blu in Picasso non è solamente emozione, ma è
l’espressione più profonda di una povertà materiale che atterrisce e immobilizza, che solo chi
ha vissuto sulla propria pelle può comprendere a fondo. E’ il blu dell’impotenza, di fronte a
situazioni di vita e della depressione, ma nonostante questo, una speranza c’è e sono le
mani e gli occhi del bambino, gli unici del dipinto.
“La tavola imbandita”(La desserte).

La tavola imbandita è un dipinto a


olio su tela realizzato nel 1896- 1897
da Henri Matisse, attualmente
esposto all’Ermitage di San
Pietroburgo. La tavola imbandita
ben esemplifica lo stile cromatico-
decorativo dell’artista.
Questo quadro risale ad un periodo
della vita del pittore in cui è più
forte l'influenza dell'impressionismo, con numerosi rimandi al realismo e soprattutto
all'arte giapponese. Il dipinto riproduce un interno borghese dove una cameriera
amorevolmente dispone un mazzo di fiori su una tavola riccamente imbandita. Ad un
primo sguardo, la tavola balza subito all'occhio dal momento che occupa buona parte
dell'opera tagliandola in senso diagonale; in questa ripartizione geometrica alcuni critici
hanno visto una reminiscenza di arte classica. Questa prospettiva scoscesa permette di
vedere tutto:i piatti con le posate ancora da disporre e i bicchieri di diverse grandezze, in
fondo due sedie allineate all'altezza della linea che separa due livelli del muro di fondo, di
due toni di verde: uno illuminato dal chiarore della finestra, l'altro, più scuro rimanda
alla parete in ombra, alle spalle della donna. Ciò che colpisce è, quindi , la ricchezza degli
oggetti che si trovano sulla tavola nonché il loro dettaglio.
La figura femminile è costante nei quadri di Matisse, in particolar modo qui la donna
occupa una parte molto rilevante di tutto lo spazio e potrebbe simboleggiare il pittore che
sta riordinando gli oggetti da dipingere.
la grandezza dell'artista si rivela nel colore della tovaglia, luminosa e riccamente
sfumata, nell'intensità delle pennellate e nella tonalità di ombre, studiate con grande
attenzione. Seguendo le ombre delle bottiglie più scure si può ipotizzare la presenza di una
seconda finestra che si trova all'incirca alle spalle della donna; questo artificio permette
un'illuminazione più uniforme della tavola, totalmente affidata alla luce solare, senza
togliere realismo alla scena. il quadro riproduce quattro elementi cari a Matisse: il
paesaggio, la figura, l'interno e la natura morta, che, però, in questo caso acquistano un
doppio valore, realista ed astratto- decorativo.

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