Sei sulla pagina 1di 7

Quattro ballerine dietro le quinte (1897):

disegno apastello. dipinto rappresenta quattro ballerine dietro le quinte nell'atto di


sistemarsi icostumi, anche se l'artista riproduce iloro movimenti creando una sorta
di danza e conferendo a questa azione una dinamicità (creata dalle ballerine
disposte in cerchio) mista all'eleganza. Imovimenti appaiono naturali e coordinati
nonostante la cromaticità dei colori a pastello.
- Lo sfondo mette in evidenza le ballerine in quel determinato momento. La
prospettiva, dall'alto, porta a concentrare Degas sui momenti decentrati dell'azione.

La tinozza (1886):
disegno a pastello. Degas dipinge la ragazza di spalleintentanelbenesserequotidiano, mentre si lava li collo con una spugna
su una tinozza.
- Adestra, su una mensola, sono riposti gli oggetti per la
cura personale.
Sembra che l'osservatore si sia avvicinato senza farsi
notare.

Una delle opere più importanti di Edgar Degas è l'opera "la


tinozza", Essa fu realizzata dall'artista tra il 1885 e il 1886,
ci troviamo dunque negli anni 80 dell'ottocento. La tecnica
utilizzata dall'artista e e quella del pastello su cartone. In
primo piano viene rappresentata questa giovane ragazza
di cui non è possibile vedere il volto in quanto Viene
rappresentata in posizione flessa e protesa in avanti,
questa posizione permette di creare anche un gioco di luci
ed ombre che danno un certo volume alla sua figura e
mettendo in risalto anche le stoffe delle tende che si
trovano in secondo piano.

Per Edgar Degas l'elemento della luce era uno degli elementi più importanti dell'opera. Inoltre la posa della giovane ragazza
mette risalto anche la tensione muscolare su questa cifra la stessa luce. La protagonista dell'opera è protesa in avanti per
afferrare la spugna che si trova nella tinozza. Questo dipinto uno degli ultimi dipinti Dell'artista Edgar Degas poiché negli ultimi
anni dell'ottocento, causa di un problema alla vista smise di dipingere, e iniziò a dedicare la propria vita e la scultura
analizzando le forme che egli modellava in un primo momento attraverso l'uso della cera e poi successivamente in bronzo,
riprendendo come soggetti principali delle sue sculture le ballerine. Nell'opera egli utilizza sia
Colori caldi che colori scuri e freddi come quelli delle tende e della tinozza.
I giocatori di carte è il titolo con cui è conosciuto ognuno di un gruppo di cinque dipinti dedicati dal pittore Paul Cézanne
(1839-1906) al medesimo soggetto. Questi quadri vennero tutti realizzati ad Aix-en-Provence, in Provenza, tra il 1890 e il
1895, durante il cosiddetto periodo sintetico dell’artista. Quattro versioni sono oggi conservate in diversi musei, a Londra,
New York e Parigi. Una, la terza per l’esattezza, è stata acquistata nel 2011 da un collezionista del Qatar, per la cifra record di
250 milioni di dollari. Oggi ne vale oltre 267.

Riportare la natura alla geometria


Un gruppo di avventori (tre nelle prime due versioni, con alcuni spettatori, solo due nelle versioni successive) gioca in
un’osteria di paese. Si tratta di contadini che il pittore era solito osservare nella tenuta paterna, nei pressi di Aix. Gli uomini
sono seduti a un tavolo posto in prossimità di una parete. La composizione del gruppo comprende soltanto il tavolo e i
giocatori; l’ambiente intorno è trattato sommariamente, con pochi oggetti appesi al muro nelle prime due versioni e
successivamente con uno specchio che sembra far parte della boiserie in legno del locale.

Niente dell’atteggiamento di quegli uomini, che sono come raggelati, lascia trasparire qualcosa della loro intima natura. Nelle
ultime tre versioni, essi sono seduti secondo una struttura piramidale, con le braccia piegate a formare degli angoli acuti
sopra la tavola orizzontale; persino i volti appaiono angolosi.

La quinta versione
Nella quinta versione, la più interessante e quella più profondamente connotativa della
sua ricerca, le figure dei due avventori sono costruite con accordi cromatici, tendenti al
giallo-bruno nel giocatore di destra e al blu-violetto in quello di sinistra, mentre la massa
della tovaglia rossa e la bottiglia al centro, perno della composizione, da un lato dividono
i due giocatori e dall’altro contribuiscono a farli percepire come puri volumi. Cézanne ha
in tal modo isolato la geometria dei corpi e dei vestiti: il cappello del giocatore di destra è
una calotta sferica, il cappello del giocatore di sinistra è un cilindro sormontato da
un’altra calotta, le maniche sono cilindriche e troncoconiche. Il tavolino è ridotto a un
semplice sistema trilitico, la rigida tovaglia sembra definita attraverso superfici
geometriche semplici

Lontano dall’Impressionismo
Il tema, quello degli avventori di un bar o di un’osteria, è in sé stesso tipicamente
impressionista: basti ricordare le opere di Manet, come Il bar delle Folies-Bergère, di
Renoir e soprattutto di Degas. La concezione generale del dipinto, però, è molto lontana
dall’Impressionismo. Cézanne, a differenza dei suoi colleghi impressionisti, non intende
descrivere un episodio ma creare una forma: non vuole rendere un’impressione ma
produrre una sintesi della scena, destinata a permanere nella mente, quasi pietrificata
dall’azione del ricordo.

La sua ricerca aspirò infatti a conquistare quella verità essenziale che l’impressione visiva
delle cose non poteva rivelare. «Nella pittura, due sono i fattori: l’occhio e il cervello, ed
entrambi si devono intendere», affermava l’artista. «Bisogna lavorare al loro reciproco
sviluppo […]: l’occhio per la visualizzazione della natura; il cervello per l’organizzazione
logica delle sensazioni che stanno a monte dei mezzi d’espressione».

Scoprire l’essenza della realtà


Scrisse Cézanne, all’amico e collega Émile Bernard, che un artista deve «trattare la
natura secondo il cilindro, la sfera, il cono». Il maestro francese, infatti, riteneva che la
lettura percettiva della natura, indagata solo attraverso i sensi, non fosse l’unica via per
affermarne l’essenza: essa deve essere integrata da un’indagine intellettiva. Nella poetica
di Cézanne, il pittore può scoprire l’essenza, la verità nascosta della realtà, solo
indagando il mondo con l’intelligenza; come a voler dire che sotto l’apparenza complessa
e inafferrabile delle cose esistono sempre degli archetipi, ossia modelli eterni e
trascendenti a cui tutto può essere rimandato e che l’artista ha il compito di rivelare.
Questa verità può essere facilmente svelata solo grazie alla geometria, che permea di sé
tutto quanto.
Riconducendo la natura alla geometria, l’artista riesce a conferire una maggiore
monumentalità alle sue figure, che pure appaiono essenziali nelle loro forme; anche il
colore è usato con funzione costruttiva: esso determina piani, cambiamenti
d’inclinazione, spigoli, curve, variazioni di luce.
Operando in tal modo, Cézanne compì una scelta densa di conseguenze per il
successivo movimento cubista.
Natura morta con mele e arance (1899): olio su tela.

Cèzanne durante la sua carriera coltivò anche il genere della


natura morta. Le nature morte di Cèzanne riescono a rendere
visibile la sua poetica artistica: la frutta e gli oggetti che
possiamo trovare su un tavolo, come vasi e brocche, possono
essere facilmente assimilati alle forme del "cubo, cilindro e
sfera". Nella rappresentazione di queste nature morte,
l'alterazione della prospettiva e il ribaltamento dei piani
divennero i principi del suo periodo sintetico.

La Natura morta con mele e arance fa parte di una serie di sei


nature morte. In tutti questi sei dipinti sono raffigurati i
medesimi oggetti e il principio compositivo è lo stesso.
La grandezza di Cèzanne risiede nella sua capacità di imporre
una visione "distorta" della vita quotidiana, come se questa vita
fosse più vera di quella dell'osservatore. Nei suoi quadri, le
figure e gli oggetti appartengono a una realtà strutturata che
Cèzanne visse come sostitutiva a quella quotidiana. Nella sua
pittura Cèzanne sintetizza ciò che si vede e ciò che si sa. Cèzanne non voleva creare un'illusione, anzi, voleva esprimere il
senso della solidità e della profondità e capi di poterlo fare senza ricorrere al disegno tradizionale.

Fu tuttavia il nudo uno dei generi pittorici più amato da Cézanne. L’artista, in
particolare, produsse tre serie di dipinti con figure nude nel paesaggio, note come
Bagnanti.

La prima serie venne realizzata tra il 1873 e il 1877, quindi nel periodo
impressionista: in questi quadri, le figure appaiono quasi integrate con gli elementi
naturali, come le piante e l’acqua. La tavolozza è ridotta a pochi colori
complementari (rosso-verde, giallo-azzurro), densi e profondi, stesi a pennellate
parallele. È abbondantemente adottato il grigio, così spesso presente nelle opere
di Cézanne: l’artista lo considerava una sintesi cromatica indispensabile per le sue
composizioni. Il disegno è marcato, quasi assente il chiaroscuro. Soprattutto,
l’immagine è bidimensionale e priva di effetto prospettico.

Nella seconda serie, prodotta tra il 1879 e il 1887, quindi nel cosiddetto periodo costruttivo, il colore sembra prevalere sul
disegno e le figure presentano una monumentalità di stampo classico.

Le grandi bagnanti
La terza serie, risalente agli anni 1895-1905, è sicuramente la più interessante e
include tre grandi quadri, considerati come il suo testamento spirituale. In queste
opere sono palesi i riferimenti all’arte greco-romana e rinascimentale: i nudi
richiamano sia le Veneri antiche sia le tante divinità femminili dipinte da Tiziano nel
Cinquecento. Nel contempo, è anche possibile riscontrarvi un qualche riferimento
autobiografico: il tema dei bagnanti, infatti, si ricollega ai ricordi di gioventù del
pittore, ai bagni fatti con gli amici e rievocati con nostalgia nelle sue lettere.

Il linguaggio adottato da Cézanne, soprattutto nella terza serie, appare


assolutamente rivoluzionario: i corpi umani, evidentemente lontani dal naturalismo
di stampo classico, sono infatti concepiti come composizioni di linee, superfici e
volumi e vengono trattati al pari dei tronchi d’albero, dei cespugli e delle nubi. I
colori sono stesi in molti strati successivi e conferiscono alle immagini un marcato
senso di compattezza; predominano i blu e i viola, che nella tradizione artistica
sono identificati con la spiritualità.

Nel quadro intitolato Le grandi bagnanti, dipinto fra il 1898 e il 1905 e oggi a
Philadelphia, i corpi femminili non intendono richiamare il tema della seduzione: al
contrario, essi si presentano come spersonalizzati, ridotti a semplici volumi che
nel loro piegarsi seguono l’andamento degli alberi. La disposizione di queste
figure umane risponde in sostanza all’esigenza più pressante dell’ultimo Cézanne:
quella di creare semplici rapporti spaziali in un’atmosfera carica di silenziosa
contemplazione.
la montagna Saint Victoire

E’ tra il 1882 e il 1887 che Cézanne crea alcuni dei suoi più celebri
motivi di paesaggio; la montagna Saint Victoire, un monte che
Cézanne aveva ritratto fin dalla giovinezza e che continuerà a
dipingere per tutta la vita. La Saint Victoire mostra Cézanne in
pieno possesso dei suoi volumi regolari e della loro distribuzione
nello spazio e in profondità.

Case e rocce, tutto è trattato con la medesima distribuzione di


luce e ombra, di toni rosa e azzurri chiari, al di là del prato verde,
per costruire la massa volumetrica contro il cielo. La Sainte-
Victoire non è se non una costa di rocce, ed è dalla aridità stessa
del motivo che Cèzanne trae lo spunto per quella sua
semplificazione e regolarizzazione che conduce alla visione
monumentale.

Nell’ immagine della Montagna Sainte-Victorie, dipinta tra il 1894 e il 1900 dimostra quale energia rappresentativa Cézanne
trovi nella natura e nella trasformazione, apparentemente decorativa, del motivo naturale: la montagna non chiude più l’ampia
vallata ma è avvertita in tutta la sua energia, la sua grandezza e diviene minacciosa. Il primo piano avvicina la massa rocciosa
e le forme semplici delle rocce hanno un potenziale di moto.

Oggi queste immagini non sono abbastanza nitide per permettere un’identificazione inequivocabile ma occorre ammettere
che nel quadro la disposizione delle macchie verdi della vegetazione presentano forti analogie con il piccolo cammino
sassoso da cui ancor oggi è possibile ammirare la montagne Saint Victoire.
Colazione dei canottieri (1881): L'artista realizza il dipinto
in seguito ad una critica da parte del letterato Zola, che
riteneva gli impressionisti incapaci di realizzare delle
scene complesse di vita moderna.
Renoir, questo dipinto vuole mostrare uno spaccato della
società francese dell'epoca, utilizzando tre generi artistici
differenti: lapitturadelpaesaggio, lanaturamortaeil
ritratto.
L'atmosfera è tranquilla, la luce filtra dal tendone.
Rappresenta alcuni sportivi che dopo essere stati in
barca, pranzano con gli amici. Sullo sfondo sono presenti le
barche e si intravede la Senna.

L’inquadratura della scena nel dipinto di Renoir La Colazione


dei canottieri è di tipo fotografico. I soggetti principali sono tutti
compresi all’interno del dipinto tranne la figura femminile a
destra, parzialmente tagliata dal bordo. Il clima del dipinto e la
sua concezione ricorda inoltre una istantanea fotografica. I Canottieri, gli amici e le amiche non sono in posa ma sembrano
inconsapevoli dell’artista che li osserva. In questo l’opera ricorda una composizione su base fotografica.

Bagnante seduta che si asciuga una gamba (1914):


in quest'opera Renoir aveva superato l'impressionismo.
- Nello sfondosi percepisce l'idea di natura, in cui prevalgono il
verde e il marrone.
- i colori dominanti sono: rosso, rosa e bianco, usati per li corpo nudo, icapelli
e i panneggi in cui la donna è seduta.
il volume é molto definito

Il dipinto intitolato Le bagnanti è di forma rettangolare e l’inquadratura


orizzontale valorizza le due figure distese. Infatti, le giovani donne occupano
quasi tutta la larghezza e gran parte della zona centrale del dipinto formando
due curve compositive che si raffrontano. Una linea concava segue il corpo
della giovane in basso mentre la giovane in alto crea una linea a forma di S
per via del ginocchio sinistro avanzato. Le due figure, inoltre sono comprese
all’interno di una mandorla compositiva.

L’intero dipinto è composto da linee morbide e curve. Dal primo piano allo
sfondo non sono infatti presenti linee rette, oblique o rigidamente orizzontali.
Infine, le giovani in primo piano si trovano proprio ancorate al centro del
dipinto, all’incrocio delle diagonali
Con il termine Neoimpressionismo si usa indicare quel particolare movimento che, alla fine del XIX secolo, si propose di
sviluppare e superare l’Impressionismo, conferendo un ordinamento di taglio più marcatamente scientifico ai suoi princìpi. Il
gruppo dei neoimpressionisti fu guidato da Georges Seurat (1859-1891) ma contò tra i suoi massimi rappresentanti anche il
pittore Paul Signac (1863-1935).

Il Neoimpressionismo
Con le loro ricerche, i neoimpressionisti svilupparono, intorno al 1885, la tecnica del pointillisme o ‘puntinismo’, che in pratica
era una sorta di evoluzione scientifica della tecnica impressionista, dove alle tipiche pennellate un po’ caotiche e aggrovigliate
di Monet e compagni si sostituiva una serie infinita e ordinata di puntini colorati.

Il termine pointillisme, in realtà, non piaceva affatto a Seurat, che avrebbe preferito chiamare la sua tecnica “divisionismo” o
anche “cromo-luminismo”, un’espressione che meglio marcava l’attenzione riservata ai valori luministicidei colori, o ancora
“Impressionismo scientifico”, contrapponendolo a quello “lirico” di Monet, Renoir e Degas. Allo stesso modo, non fu Seurat a
introdurre il termine “Neoimpressionismo” ma il critico Félix Fénéon, il quale volle sottolineare lo scatto operato dal nuovo
movimento pittorico.

Il pointillisme
Se si guarda un quadro neoimpressionista da molto vicino, non si scorgono che tantissimi puntini di colore puro accostati uno
all’altro. Se ci si allontana, però, l’occhio non è più in grado di distinguere i singoli punti ma percepisce soltanto le miscele di
colori che essi formano. Un po’ come accade, al contrario, con il computer, dove le immagini sono composte da una miriade
di piccolissimi quadratini colorati, detti pixel: se l’immagine viene troppo ingrandita si “sgrana”, proprio perché si cominciano
a riconoscere i singoli pixel.

La tecnica del pointillisme, o ‘puntinismo’, ha, per certi versi, anticipato il sistema di riproduzione di una immagine sul monitor
di un computer: essa è infatti legata al medesimo principio della “ricomposizione retinica”. I colori, depositati puri sulla tela
con la punta del pennello (appunto sotto forma di puntini, tenuti divisi), vengono ricomposti e fusi dalla retina dell’occhio di
chi osserva il quadro a una giusta distanza.
Il pittore, insomma, non interviene meccanicamente, mescolando due o più colori diversi sulla tavolozza per ottenere certe
tinte. Per comporre un colore secondario, ad esempio il verde, procede all’accostamento di puntini gialli e blu. Operando in
tal modo, ottiene anche vivaci effetti di brillantezza e di massima luminosità. I colori complementari, se accostati, si esaltano a
vicenda, mentre se mescolati si spengono, avvicinandosi al grigio.

Bagno ad Asnières
Nel 1884, all’età di 25 anni, Seurat dipinse Bagno ad Asnières:
una “constatazione sociale”, lontana dai locali così cari agli
impressionisti. Il dipinto rappresenta alcuni giovani che fanno il
bagno sulla riva della Senna, resa riconoscibile dal ponte
ferroviario e dalle officine di Clichy sullo sfondo. Quell’angolo
del fiume era un tipico luogo di riposo della classe plebea e la
modesta estrazione sociale dei personaggi è denunciata dal
loro abbigliamento, che contrasta conquello della coppia
borghese in cilindro e parasole che, in alto a destra, si fa
portare in barca all’isola della Grande Jatte, ritrovo privilegiato
delle classi alte.

il circo (1891): olio su tela. La scena viene osservata da un clown ni primo piano
messo di spalle, tra li pubblico statico sono presenti 40 persone appartenenti a
classi sociali diverse. - Il circo è simbolico e non fa riferimento alla realtà.
Le linee orizzontali mostrano un senso di armonia e icolori accesi (rosso giallo
rosso bianco e blu).
Viene dipinto per esprimere le emozioni del circo tramite colori e forme.
La Grande Jatte
Dopo aver dipinto il Bagno ad Asnières, Seurat affrontò lo stesso tema in un quadro molto più complesso e ambizioso
realizzato fra il 1884 e il 1886: Una domenica pomeriggio all’isola della Grande Jatte, più semplicemente nota come La
Grande Jatte.

È questa, un’isola della Senna (in piena Parigi) ricca di alberi e prati. Seurat si dedicò alla realizzazione del suo più alto
capolavoro per quasi due anni, col solo intervallo dell’estate 1885, recandosi quotidianamente sull’isola e realizzando ben
ventisette tavole, tre tele e ventisette disegni di preparazione. Il dipinto, finalmente ultimato, fu esposto nel 1886 all’ottava
mostra impressionista e a quella della Société desartistesindépendants. Fu in seguito acquistato, nel 1924, da Frederic Clay
Bartlett che lo prestò al The Art Institute di Chicago dov’è ancora oggi esposto.

La tela è divisa verticalmente a metà dall’asse che attraversa la donna con l’ombrellino; la linea orizzontale che tocca l’orlo
inferiore della sua giacca e l’ombra dell’alberoalle sue spalle
individuano, invece, la sezione aurea. Conducendo l’occhio
dello spettatore, collocato idealmente nell’ombra del primo
piano, di figura in figura sino alla luce intensa del fondo
l’artista ottiene un effetto di profondità, senza far ricorso alla
prospettiva, unicamente con l’applicazione rigorosa della
tecnica puntinista.

La scena è dominata da una calma e un silenzio assoluti; le


figure sono quasi ridotte a forme geometriche e costrette a
una innaturale immobilità, come in gran parte delle prime
opere di Seurat. Ne deriva un’atmosfera assolutamente
irreale.

Sintesi!
dipinto ad olio su tela. La scena si svolge sulla riva della
Grande Jatte, rappresenta i parigini della terza Repubblica
che si rilassano la domenica.
L'atmosfera è irreale, priva di movimento
La disposizione è geometrica, quasi scenografica: le
persone vengono viste come delle sagome poichè
vengono raffigurate e di profilo.
La tela si divide in due parti dalla donna con l'ombrellino
(in alto luce, in basso ombra). Non c'è prospettiva
• tecnica puntinista= porta ad un effetto di profondità tramite la
scomposizione dei colori in un insieme di puntini sovrapposti che formano
le figure.

Il quadro, insomma, potrebbe anche avere un significato parodistico, essere una critica alla società borghese del tempo. Non
si spiegherebbe diversamente l’insolito particolare della scimmietta che la signora in primo piano, vestita con il tipico abito a
tournure (la struttura rigida montata nella parte posteriore della gonna), porta disinvoltamente al guinzaglio e che,
evidentemente, doveva apparire molto cool, come diremmo oggi.

Potrebbero piacerti anche