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DEGAS-RENOIR-POMPIERS

▪️EDGARD DEGAS
Edgar Degas, nacque a Parigi il 19 luglio 1834. Suo padre ,Pierre Auguste era un
banchiere appassionato di musica e arte, mentre la madre Celestine Mussion
apparteneva a una famiglia originaria di Haiti che, dopo il trasferimento a New
Orleans, aveva fatto fortuna nell’ambito delle piantagioni di cotone. Nonostante ciò
essa morì soltanto quando il pittore era appena tredicenne . Sin da subito i suoi
genitori notando il suo talento gli permisero di allestire un atelier in casa propria ;e
all’età di vent’anni era già molto determinato a voler diventare un artista.

I primi lavori di Degas risentivano l’influenza di Jean-Auguste-Dominique Ingres e di


Eugène Delacroix. Successivamente,Degas frequentò le lezioni all’École des
Beaux-Arts di Parigi, ma la parte più importante della sua istruzione artistica fu lo
studio degli antichi maestri. Qui, il suo principale maestro fu il grande
Jean-Auguste-Dominique Ingres, dal quale apprese l’importanza della tecnica del
disegno e l'imitazione più veritiera possibile degli autori classici. Divenuto amico e
ammiratore di Édouard Manet, con il quale condivideva un’educazione privilegiata,
Degas iniziò ad allontanarsi dagli ambienti borghesi per avvicinarsi ai più importanti
caffè parigini, frequentati dagli Impressionisti ,tra cui Pierre-Auguste Renoir, Claude
Monet e Paul Cézanne. Fino al 1874, grazie alle finanze familiari, non ebbe bisogno
di vendere le proprie opere ed inoltre, con l’aiuto di Manet, si avvicinò alle idee del
movimento realista promosse una decina di anni prima, e in particolar modo a
Gustave Courbet.
Unitosi poi agli Impressionisti,divenne una delle più importanti figure del gruppo e
volle il più possibile uniformarsi alle caratteristiche pittoriche del movimento,
raffigurando intorno a sé il mondo in modo fresco e informale in en plein air,
cercando di dare la sensazione di scene spontanee e non progettate, rifiutando così
il procedimento di tipo accademico . Spesso utilizzava dei punti di vista molto
particolari o figure inquadrate come in uno scatto fotografico , per voler dare una
resa il più veritiera possibile della luce in quel preciso istante .Grazie al consiglio del
poeta Charles Baudelaire, Degas decise di cambiare tematiche rispetto al gruppo
impressionista, ritraendo infatti soggetti accostati ai temi della vita contemporanea:
come le corse dei cavalli, il mondo del lavoro attraverso lavandaie ritratte nei
momenti di sforzo, di pausa o di noia, il teatro con i cantanti e i musicisti e le
ballerine, grazie alle quali poteva analizzare nel dettaglio il movimento.

Ben presto Degas divenne noto come il pittore delle ballerine; amava ritrarre nei
momenti in cui queste si allenavano duramente per i futuri spettacoli . Aveva anche
un forte interesse per il balletto, infatti vi si recava spesso all’Opéra di Parigi, come
mostra il dipinto del 1870 intitolato “L’orchestra dell’Opéra”.
A 50 anni però gli sopraggiunsero i primi problemi alla vista e per questa ragione
passò dalla pittura ad olio al pastello, poiché gli permetteva di stare fisicamente più
vicino alle superfici su cui lavorava. Tra il 1895 e il 1899 , scattò numerose fotografie
delle sue amate danzatrici, che utilizzò in seguito per realizzare numerosi disegni ,
sperimentati molto con i pastelli e anche con altre tecniche.
Si avvicinò intorno agli anni 80 anche alla scultura, dove continuò a produrre
numerose sculture in cera delle ballerine; dato che la vista gli mancava il senso
tattile divenne sempre più importante. Tra queste, il suo capolavoro scultoreo,
“ballerina di quattordici anni”, fu realizzato in creta e cera, e poi fuso in bronzo.
Dopo la fine del secolo Degas ebbe i momenti più duri di tutta la sua vita: per via
della sua malattia che lo rese totalmente cieco, poté produrre soltanto piccoli lavori e
venne anche sfrattato dal suo atelier-museo; soltanto grazie all'interesse di qualche
suo amico riuscì ad avere un nuovo alloggio. Morì in solitudine nel 1917 e al suo
funerale vi parteciparono soltanto appena una trentina di persone.

​-L’ASSENZIO
L’assenzio, è forse l’opera più celebre realizzata da Edgar Degas tra il 1875 e il
1876, con la tecnica dell’olio su tela e di dimensioni 92 x 68 cm; è custodita oggi a
Parigi presso il Musée d’Orsay. La scena è ambientata all’interno del Cafè de la
Nouvelle Athènes; presenta una composizione ben studiata, con il punto di vista
laterale che riprende le tipiche stampe-decorazioni giapponesi che fa sì che lo
sguardo dello spettatore sia volto per merito di un giornale, da una linea obliqua di
due tavoli ,sino ai protagonisti dell’opera; dando così ancor più l’idea di distanza
verso chi gli osserva. Le due persone qui dipinte sono Ellen Andrée e l’amico pittore
e intellettuale Marcellin Desboutin. La donna era una modella che lavorava per molti
artisti dell’epoca, ed anche una famosissima attrice di teatro ,che qua recita il ruolo
di una prostituta, e il suo amico quello di un alcolista; entrambi volti a sembrare degli
emarginati e talmente provati che non riescono nemmeno a comunicare tra di loro. I
due soggetti in realtà, erano entrambi astemi ma avendo posato come due ubriachi
vengono addirittura allontanati dagli stessi pittori e Degas per questo intervenne sul
chiarire la loro situazione , spiegando che avevano soltanto posato.
La terrazza nella quale i protagonisti vi si trovano all’epoca era molto frequentata
dagli artisti una volta a settimana e dalla gente che andava in questi bar affolati per
trovarsi a dialogare, uscendo dalla propria solitudine interiore ; ma loro sono
presenti in questo ambiente per cercare di dimenticare la loro condizione di
emarginati, ma isolandosi tra loro . Proprio per il contesto della scena nella quale
emerge il tema della emarginazione , dell’isolamento e della distruzione sia fisica
che mentale , il dipinto venne estremamente sgradito dal governo francese, perché
in grado di far emergere il “lato” che doveva essere più nascosto di Parigi. Dinanzi
alla donna, sul piano di marmo del tavolino è dipinto il bicchiere verdastro
dell’assenzio, che dà il titolo all’opera; mentre davanti al barbone è presente un
calice di vino. Lui, ha ancora della forza fisica poiché con il braccio sinistro si
sostiene al tavolo , tiene i piedi ben saldi a terra ed ha un viso che sembra provato,
ma con uno sguardo che dimostra ancora dei segni di via. La signora è vestita in
modo da cercare di sembrare il più elegante possibile, ma non ci riesce perché
troppo vistosa e grossolana . A differenza dell’uomo , si presenta senza alcuna
forza fisica e non riesce nemmeno a stare eretta e perciò si lascia andare ,
abbandonando il braccio destro che non è visibile del tutto, perchè è come se si
fondesse con la giacca per dare ancora di più l’idea di stanchezza e di ormai non più
vitalità. I suoi piedi sono disarticolati , infatti ciascuno va per la propria direzione ;
non ha più alcuna energia mentale ed ha lo sguardo perso nel vuoto, come quello
del compagno affianco a lei ,con il volto segnato dalla più sincera tristezza e
devastazione , forse causato dall’eccesso di alcool che ha assunto. La sensazione
che ci induce così Degas è di un clima piuttosto pesante, come lo stato dei due
avventori che sono imprigionati in questo spazio angusto, per via dei tavoli che li
accerchiano e dai bicchieri. I colori sono spenti perché vogliono trasmetterci il più
possibile le emozioni percepite dai personaggi. Le pennellate sono spesse e
realizzate in modo rapido , ma l’ambiente non sembra soltanto volto a fornire
un'impressione ; Degas si allontana dalle tipiche caratteristiche che avevano i quadri
impressionisti: utilizando il nero , realizzando dei volti per lo più definiti , ricorendo
all’uso della prospettiva obliqua verso la quale sono orienatti i tavolini in marmo e per
il tipo di tematiche che decide di immortalare.

▪️PIERRE-AUGUSTE RENOIR
Pierre-Auguste Renoir nasce a Limoges nel 1841 da una famiglia modesta, che
arriva a Parigi nel 1844. Già ai 13 anni comincia a lavorare come apprendista
nella porcellana e pittura su stoffa. Attirato sin da subito alla pittura, segue dei
corsi di disegno in un atelier municipale, decorando poi nel 1859 numerosi caffè
parigini con scene mitologiche. Dal 1860 al ’64 ha l’autorizzazione a copiare delle
opere al Museo del Louvre, e in particolar modo ammira Watteau, Boucher e
Fragonard. Frequenta la Scuola di Belle Arti dove incontra Fantin-Latour e
diventa amico di Bazille, Sisley e Monet con i quali ama andare a dipingere “in
esterno” nei dintorni di Parigi; e nel 1870 andrà con loro ad abitare. Poco dopo,il
suo amico Monet gli presenta Manet, che darà una grossa influenza a tutto il
gruppo dei futuri impressionisti.

Richiamato poi per la guerra Renoir si ammala, e tornato alla pittura si aggiunge
alla corrente impressionista, nella quale ogni componente del gruppo cerca di
dipingere a seconda della propria personalità. Dipinge spesso al fianco di Monete
e partecipa a delle mostre collettive (Salon de Paris, Salon des Refusés, Salon
des Artistes Français, Salon d’Automne). Le sue sono opere felici, si
caratterizzano per la sua predilezione a dipingere personaggi, nonostante
l'impressionismo abbia come tema prediletto il paesaggio. Dipinge, scegliendo i
suoi soggetti fra le scene popolari di Parigi. Agli inizi degli anni 80 Renoir ha delle
nuove frequentazioni; si allontana dagli amici degli anni difficili ed inizia a dubitare
dell’impressionismo, e ormai il suo lavoro è regolarmente presentato in mostre
personali. Ha 40 anni quando si lega con Aline Charigot, sua modella, che
sposerà nel 1890; la sua vita è felice e avrà 3 figli: Pierre che sarà attore, Jean
che diverrà cineasta famoso e Claude, detto Coco, ceramista e decoratore. Nel
1883 confessa di essere arrivato alla fine dell’impressionismo, ed inizia il periodo
detto “ingresco”, avvicinandosi soltanto in modo personale ai principi
dell’impressionismo. Nel 1894 è l’esecutore testamentario di Caillebotte che dona
allo stato un’importante collezione di opere impressioniste. La sua salute si
deteriora (gotta, reumatismi), a poco a poco anche i suoi occhi vacillano. Decide
di stabilirsi a Cagnes, cercando il clima secco e dolce del sud della Francia,
lasciando nel 1907 Parigi. Nel 1911 colpito da una crisi paralitica rinuncia
definitivamente a camminare e si fa spostare in sedia a rotelle, giungendo ad
essere incapace di tenere in mano i pennelli e le spazzole, Renoir se li fa legare
ai polsi. Colpito da una congestione polmonare, muore a Cagnes il 3 dicembre
1919. Innamorato sensuale della vita, nella storia dell’arte Renoir resterà il pittore
della donna in pieno fiore, un ritrattista tenero dell’infanzia ed uno dei più grandi
maestri del colore.

-MOULIN DE LA GALETTE

Il Ballo al Moulin de la Galette o meglio noto come Il Moulin de la Galette, è stato


realizzato da Pierre-Auguste Renoir , ed è uno dei suoi dipinti più importanti,
anche per quanto riguarda la corrente dell’Impressionismo. Fu dipinto dall’artista
nel 1876 ed esposto, l’anno successivo, alla terza esposizione impressionista.
Entrato a far parte della collezione personale di Gustave Caillebotte, artista egli
stesso e fra i più importanti protettori verso il movimento, è oggi conservato al
Musée d’Orsay di Parigi. La tela si avvicina per dimensioni e complessità a quelle
presentate nelle esposizioni accademiche del Salon ma, con il suo tono
spensierato e la sua atmosfera gioiosa e bonaria, evoca il piacere del
divertimento e aspira ad offrire una visione fiduciosa della vita parigina
ottocentesca. L’opera ha per soggetto una scena di ballo popolare ed è
ambientata, come suggerisce il titolo, nel giardino del Moulin de la Galette che
era un noto locale di Montmartre situato nel pittoresco quartiere della Parigi
settentrionale . Molto amato dalla gioventù parigina, comprendeva ristoranti, bar,
sala e spazio all’aperto per il ballo, ricavato dalla ristrutturazione di due vecchi
mulini a vento . Il suo nome faceva riferimento a certe frittelle rustiche, le
galettes, appunto, offerte come consumazione e comprese nel prezzo d’ingresso.
Renoir frequentò il Moulin specialmente nelle belle giornate nelle quali era più
colmo di gente ,per sei mesi ,proprio per realizzare al meglio questo quadro. Si
posizionò così spesso ai margini dello spazio aperto e più di volta in volta, chiese
ad alcuni modelli e modelle, spesso occasionali, di posare per lui. Fu così che,
giorno dopo giorno, il dipinto prese forma e successivamente venne poi integrato
e concluso nel suo studio.

I protagonisti sono numerosi parigini, uomini e donne, che stanno


semplicemente chiacchierando seduti in panchine immerse tra gli alberi, o
ballando nel locale all’aperto con lo sfondo di un bel pomeriggio assolato in
primavera. In primo piano, due ragazze stanno conversando con un giovane visto
di spalle e subito alla loro a destra, un uomo che indossa un cappello a cilindro
assieme ad un ragazzo molto giovane sono seduti a un tavolo, dopo aver
ordinato da bere. Sullo sfondo del quadro vi è una folla indistinta che balla, e
all’interno di essa si distingue a sinistra una coppia un po’ più isolata delle altre,
che alle loro spalle permette di far percepire una massa colorata di uomini e
donne. La composizione, nonostante possa apparire poco studiata e del tutto
casuale, è invece accuratamente studiata. Si svolge, infatti, dal primo piano verso
lo sfondo lungo la diagonale del quadro, sulla cui direzione si collocano lo
schienale della panca e la tavola. Manca un vero e proprio impianto prospettico,
tipica regola che sta alla base dei principi del pensiero impressionista; ma delle
zone di luce e di ombra suggeriscono la profondità spaziale della scena. Nessun
personaggio risulta isolato, ma fa parte di un determinato gruppo che nell’insieme
rendono vivissima l’impressione della gente che si accalca nella piazzetta. I
raggruppamenti delle persone si avvicendano dal primo piano sin sullo sfondo ,
riducendosi man mano fino a piccole macchie indistinte, e guidano
progressivamente lo sguardo dell’osservatore in lontananza. I personaggi tagliati
alle estremità della tela suggeriscono invece la continuità dell’azione oltre i limiti
della cornice, e lasciano così intendere che la scena sia stata realizzata nel
momento esatto in cui si stava svolgendo; e proprio questo era uno degli
obbiettivi della maggioparte delle figure impressioniste: cercare di dare in modo
del tutto personale un’interpretazione il più possibile veritiera nelle loro opere ,
attraverso il mutare dei filtraggi della luce , e per questo, arriva qui Renoir ad
eliminare l’uso del bianco e del nero. Nonostante la positiva tematica trattata, Il
Moulin de la Galette sconcertò il pubblico ,non tanto per il soggetto ma quanto
per l’assenza quasi totale del disegno , e anche per la tecnica pittorica adottata
unita al trattamento rivoluzionario degli effetti di luce che Renoir aveva tradotto
unicamente per mezzo del colore, senza ricorrere alla rappresentazione delle
ombre e all’uso dei toni scuri. Anche le forme sono ottenute esclusivamente
attraverso il colore, e ciò rende sì che gli abiti delle signore spiccano su quelli
maschili grazie alle variazioni di tonalità , rese da pennellate veloci, filamentose e
apparentemente approssimative. I personaggi, soprattutto gli uomini, presentano
delle macchie da cerchietti di luce posati sui volti e sui vestiti scuri, che
restituiscono il gioco dei raggi solari filtrati attraverso i rami degli alberi di acacia.
Il terreno su cui si svolgono le danze appare invece screziato di rosa e
d'azzurro.Tutte queste caratteristiche rendevano l’immagine lontanissima da
quanto il pubblico era abituato a vedere e quindi si allontanava dalla classica
tecnica di raffigurazione accademica ; e infatti in quei anni si cercava ancora
chiarezza dell’immagine, definizione dei contorni, verosimiglianza dei chiaroscuri,
naturalezza degli incarnati e cura dei particolari.

◾I POMPIERS
L'arte Pompier nata a metà del 800, è considerata quell'arte francese di
derivazione Accademica gradita e apprezzata dal potere politico, dalla critica e
ovviamente dalle Accademie d'arte e Ecoles des Beaux Arts, che presenta una
tecnica molto raffinata, ma vuota di ideali o falsa e ridicola.
Il nome del movimento si pensa che derivi dagli elmi e dalle armature degli eroi
antichi spesso raffigurati nelle tele e paragonati a quelli dei contemporanei
pompieri. Secondo altri invece ,il termine sarebbe la deformazione di "pompeisti"
assunto da una retroguardia di pittori neoclassici in antitesi con il realismo . Altri
ancora, ma in minor parte, vi vedrebbero un riferimento alle sgargianti uniformi
dei pompieri presenti alle inaugurazioni dei Salons.
L'accezione storico-artistica del termine contraddistingue così questa pittura che
è vuota perché tratta sempre lo stesso tipo di tematiche e appare fin troppo
esagerata: in breve un'arte "pomposa".
Spesso di ispirazione storico-sociale, quest'arte illustra con enfasi gli ideali della
ricca borghesia durante il Secondo Impero, rispolverando episodi della storia
patriottica all'insegna di un compiaciuto nazionalismo; ovvero propone improbabili
esemplificazioni morali a esortazione dei contemporanei, spesso queste inserite
in situazioni di grande sensualità idealizzata, dove ninfe e Dee o eroine bibliche
esortano e stimolano lo spettatore. La bellezza dei personaggi viene tanto
idealizzata, la sensualità esotica non crea fastidio , come al contrario farà la
sensualità reale, contemporanea di Manet. Le opere d’arte proposte seguivano
schemi rigidamente accademici, portati avanti fin dal Seicento da istituzioni come
il Prix de Rome e l’Academie francaise, tra cui la resa idealizzata della natura e
del corpo umano, il virtuosismo nell’anatomia e l’importanza maggiore del
disegno rispetto al colore .I nudi erano soltanto delle riproposizioni di schemi
rinascimentali o antichi; figure perfette tecnicamente ma isolate nello spazio e
prive di forza emotiva. La cura assoluta era nella resa dell’incarnato e dei capelli
mossi dal vento, ignorando completamente la sfera emotiva del soggetto: ci si
concentrava sul concetto “bello per essere bello”.. Ogni volta che questo pretesto
veniva meno, ecco che si gridava allo scandalo, come nel celebre caso
dell’Olympia di Manet, feroce critica all’arte accademica. Un’esempio di questa
corrente è” la Battaglia di Tetuan”, attualmente custodito a Barcellona nel Museu
d’Art Modern, è un’opera di Mariano Fortuny y Carbó (1838-74), che lo tiene
impegnato dalla gioventù fino alla morte .

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