un’antica famiglia aristocratica di Albi, nel sud della Francia. Ciò influì sul suo gusto raffinato, ma anche sul
desiderio di contraddirlo attraverso la frequentazione dei bassifondi metropolitani privi di formalismo.
Di salute cagionevole, riportò da bambino una frattura alle gambe che gli impedì di crescere. Raffinato ma
claudicante, il suo spirito arguto lo condusse a una visione caricaturale e grottesca degli ambienti che
frequentava.
La Goulue al Moulin Rouge mostra in modo crudo e disincantato la celebre vedette del Moulin Rouge,
Louise Weber, conosciuta come “la Goulue” (letteralmente “divoratrice vorace”) per la furia con cui
danzava sul palcoscenico. Lautrec la fa sfilare davanti a noi, allacciata a braccetto con le figure in parte
tagliate dai bordi del dipinto, viene descritta con un tratto nervoso, sommario e spezzato. La donna mostra
un vestito vaporoso dalla scollatura ardita, il collarino nero, segno inequivocabile del demi-monde,
l’inconfondibile capigliatura folta, con i ricci liberi. Accanto a lei il pittore coglie e taglia le figure con uno
sguardo fotografico che deforma i corpi e l’intera scena. Dietro questo strano gruppo, disposto lievemente
in diagonale, ma privo di profondità, lo specchio riflette i globi luminosi del locale, mentre un avventore
dall’aria balorda passa per caso.
La Goulue, ex lavandaia che divenne famosissima al tempo, nel giro di pochi anni passò a locali meno noti,
cambiò mestiere e finì in miseria e solitudine.
Caratteristico della sua adesione agli aspetti più avanzati dell’estetica Art Nouveau fu il suo lavoro come
grafico pubblicitario; incaricato di disegnare i cartelloni teatrali da stampare in migliaia di copie. Tra il 1891
e il 1901 Lautrec realizzò infatti circa 400 litografie e 31 manifesti.
Il segno grafico, acuto, ironico e fluido suggestionato dalle xilografie giapponesi, unito all’uso di colori piatti
e saturi, cambiò radicalmente il linguaggio della grafica pubblicitaria, mostrando una capacità di
comunicazione moderna ed efficace che pone Lautrec tra i pionieri di questo campo.
Henri Rousseau occupa un posto di rilievo nella storia dell’arte moderna, ma il modo in cui vi si è inserito
appare del tutto anomalo. Era infatti un artista naif, intendendo questo termine come sinonimo di
spontaneità, ingenuità, estraneità ai dibattiti. Privo di formazione, Rousseau sapeva che l’arte era la sua
vocazione: a 41 anni si pensionò dal suo incarico di impiegato presso il dazio parigino, determinato a
diventare un pittore professionista. Le stilizzazioni per le quali divenne celebre in realtà non erano
desiderate: la sua ambizione sarebbe stata imparare a dipingere come un artista accademico. Voleva essere
un pittore realista, malgrado l’improbabilità dei suoi soggetti.
I suoi dipinti più popolari appartengono alla serie delle giungle, dove una quantità inesauribile di piante,
foglie e fiori stilizzati riempiono la superficie della tela sotto l’effetto di una sorta di horror (paura del
vuoto). Appaiono belve e prede, serpenti e uccelli esotici e, solo in alcuni casi, la figura umana. Questi sono
mondi e ambienti che rousseau conosceva solo attraverso le esposizioni Universali allestite a Parigi.
La zingara addormentata raffigura un paesaggio desertico ed enigmatico, dove il sonno quieto della donna
è vegliato da un leone e dalla luna, mentre nel suo ultimo dipinto, Il sogno, una giovane donna nuda è
mollemente sdraiata nella giungla su un divano, accompagnata dalle note di un flauto che un mago suona
per lei, nascosto tra le foglie.
Medardo Rosso ha goduto di fortune alterne nella sua vita: fu accusato di bozzettismo aneddotico, poi
esaltato per l’abbandono di tematiche e tecniche retoriche. I suoi temi ricorrenti furono appunti di vita
quotidiana e spesso urbana, frammenti della sua stessa esistenza.
Nelle sue teste di cera, lasciate volutamente non finite nelle parti periferiche, sono visibili i gesti del
modellato e le colature del materiale, trattato in una maniera simile a quello utilizzato dagli impressionisti.
Rosso cercò di trasporre il simbolismo della luce dalla pittura alla scultura. La sua opera è segnata dalla
consapevolezza che la luce può raggrumarsi o diffondersi in superfici distese, ma mai venire afferrata.
Auguste Rodin è il massimo scultore francese di fine secolo. La sua biografia fu segnata da un tormentato
legame con la sua allieva Camille Claudel, che rivendicò la paternità di soluzioni formali da lui adottate.
Henri Rousseau, uno dei più noti pittori francesi, nasce il 21 Maggio 1844 a Laval e vive un'infanzia ed una
fanciullezza segnate dalla povertà. Come scolaro Henri Rousseau non è molto brillante e non riesce a
diplomarsi.
E' proprio per vincere la noia che Henri Rousseau incomincia ad abbozzare veloci disegni a penna e piccoli
studi ad olio di luoghi visitati o, più spesso, copiati dalle stampe o dalle fotografie.
Completamente autodidatta, Rousseau disegna per hobby, ma nel 1884 ottiene il permesso di entrare al
Louvre per copiare i dipinti esposti.
Nel 1888 la sfortuna si accanisce su Rousseau: durante un'epidemia di tisi, muoiono la moglie e cinque dei
suoi figli. Nel 1891 Henri Rousseau realizza il primo di una lunga serie di dipinti ambientati in giungle
rigogliose ed irreali, abitate da animali.
Pur avendo finalmente raggiunta una certa notorietà, Rousseau resta sempre povero ed in continue
difficoltà economiche.
Vende le sue opere per il classico tozzo di pane in quanto e per di più viene condannato per un tentativo di
truffa ai danni di una Banca nel 1907 per l'inganno di un amico. Henri Rousseau muore il 2 Settembre 1910,
per cancrena ad una gamba, a causa di una ferita trascurata e sepolto in una fossa comune.