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Degas frequentò anche le lezioni all’École des Beaux-Arts di Parigi, ma la parte più importante della sua
istruzione artistica fu lo studio degli antichi maestri. Il Louvre fu una grande fonte d’ispirazione per l’artista, ma
anche l’Italia, dove visse dal 1856 al 1859.
Durante i primi vent'anni della sua carriera, Degas sperimenta tutti
i generi.
Agli inizi del 1860, Degas affronta il genere della pittura storica,
ricorrendo in maniera molto personale a diverse fonti di
ispirazione.
La famiglia Bellelli era la zia di Edgar Degas, Laurie de Gas, il marito, il barone napoletano Gennaro Bellelli e
dalle figlie Giovanna e Giulia di 7 e 10 anni. I coniugi abitavano in un villino di Firenze che la zia dell’artista non L’opera di Degas appartiene al genere del
amava. Inoltre non era in buoni rapporti nemmeno con il marito considerato gretto e avido. ritratto di famiglia in un interno. Degas
riuscire a comunicare la profondità
psicologica dei personaggi ritratti.
Sembra così di percepire la distanza della
moglie dal barone che siede di schiena
lontano dalla famiglia. Inoltre
l’espressione della donna è lontana e
malinconica e sembra esprimere in
questo modo il disappunto per la sua vita
matrimoniale. Le figlie invece sembrano
più distanti ed estraniate dalla dinamica
tra padre e madre.
In maniera conforme alla tradizione accademica neoclassica, le figure sono rappresentate separatamente, dapprima nude, poi drappeggiate con
una cura che richiama alla mente lo stile dei maestri del rinascimento italiano. Interrogandosi sulla pertinenza del genere storico nella pittura
contemporanea, l'artista cerca qui di coniugare un processo di ricostruzione storica che si basa sulla riproduzione di citazioni di opere con un
lavoro plastico che assimila i codici pittorici acquisiti nel corso della sua formazione "ingresiana".
Cavalli da corsa davanti alle Realizzata negli anni compresi tra il
1866 e il 1868, La sfilata, anche
tribune (La sfilata) conosciuta con il titolo di Cavalli da
1866-1868, Olio diluito con trementina su tela corsa davanti alle tribune, è una delle
prime pitture che affrontano questo
Cm 46 x 61, Musée d'Orsay tema. Degas riproduce la stessa
atmosfera che si respira su un campo
Il tema delle corse è da corse. In questa tela, l'idea
ricorrente nell'opera dell'imminente partenza è suggerita
di Degas, un artista dall'incedere nervoso dell'ultimo
che si ispira alla vita purosangue. La scelta, solo in
quotidiana dei suoi apparenza banale, di questo preciso
contemporanei. istante, testimonia la volontà di
Questo fatto limitare il ruolo del "soggetto" in
quanto tale nella pittura. Degas
consente al pittore di accorda la precedenza alla luce e al
affrontare un disegno: l'artista mostra più interesse
soggetto per le figure dei fantini e per i cavalli
tradizionale, come che essi montano che alla partenza vera
quello dei fantini e e propria della corsa. Degas omette
delle corse di cavalli, volontariamente alcuni elementi che
trasferendolo in un consentirebbero di identificare subito
il luogo dove si svolge l'azione o i
contesto moderno. proprietari dei cavalli, come il colore
Degas è altresì delle casacche. I singoli elementi del
attratto da questo quadro in diagonale, i forti contrasti di
tema per le luce, soprattutto le ombre che
possibilità che lo inseguono i cavalli, sottolineano
stesso offre di ulteriormente la prospettiva fino al
studiare le forme e il punto di fuga situato sensibilmente al
centro e che mette in risalto l'ultimo
movimento. fantino.
Courses de chevaux à Longchamp (Corse di cavalli a Longchamp), 1869-70, olio su tela, https://www. Course de gentlemen. Avant le départ (Corsa di gentiluomini. Prima della partenza), 1862,
Museum of Fine Arts, Boston youtube.co olio su tela, 48 x 61 cm, Musée d'Orsay, Parigi
m/watch?v=
n64mQMCg
Uao&ab_cha
nnel=LidiaSo
vrano
Aux courses en province (Alle corse in provincia), 1869-72, olio su tela, 36,5 x 56 cm,
Museum of Fine Arts, Boston
Fantini sotto la pioggia, 1881 pastello cm. 47 x 65, Art Gallery and Museum of
Glasgow.
L’orchestra dell’Opéra, 1870 circa, olio su tela, 56,5 x 45 cm. Parigi, Musée d’Orsay
Per questo Degas passò dalla pittura ad olio al pastello che gli permetteva di stare
fisicamente più vicino alle superfici su cui lavorava. Sperimentò molto con i pastelli e
anche con altre tecniche, fondendo a volte diversi modi di dipingere per ottenere
risultati inediti.
inediti
Alcuni temi nuovi, come le stiratrici, le modiste o le donne alla toeletta, fanno la
loro apparizione in questo periodo.
Godendo della spontaneità che gli permette il lavoro del pastello, egli ricerca effetti
luminosi e colorati molto originali, applicandoli, per esempio, ai nudi molto realisti
del 1886 per tradurre le vibrazioni della luce sui corpi delle donne.
donne
L'artista parigino è un convinto sostenitore
della necessità di rappresentare una realtà che
possa essere facilmente riscontrabile nella vita
di tutti i giorni. Anche per questo motivo rifiuta
probabilmente di dipingere esterni, che,
inevitabilmente, vengo rappresentati con un
pizzico di fantasia dai suoi contemporanei. Egli
si definisce infatti molto più "realista" che
"impressionista": tale scelta influisce
indubbiamente nella sua arte, che vede come
ambientazione principale dei suoi quadri i
caratteristici interni parigini, con particolare
attenzione riservata ai caffé della capitale
francese. Qui, Degas trova la massima
espressione del suo stato d'animo nella realtà
che lo circonda: una realtà fatta di persone
assenti, solitudine e luoghi cupi; in totale
contrasto con la luce e la gioia dei paesaggi
dipinti dai colleghi dell'epoca.
In un caffé, luogo deputato agli incontri alla moda, una
donna ed un uomo, stanno seduti una a fianco dell'altro,
ognuno dei due chiuso in un isolamento silenzioso, lo
sguardo vuoto e assente, i lineamenti disfatti, l'aria
oppressa. L'opera può essere vista come una denuncia
della piaga dell'assenzio, una forte bevanda alcolica che,
per la sua pericolosità, sarà in seguito messa al bando.
L'opera è stata anche accostata al celebre romanzo di
Emile Zola L'Ammazzatoio composto qualche anno dopo.
Lo scrittore stesso, rivolto a Degas, gli confessa: "Ho
semplicemente descritto, in vari passaggi del mio libro,
alcuni dei suoi quadri.“ Il caffè ritratto nella tela "La
Nouvelle Athènes", in place Pigalle, ancora oggi luogo di
incontro degli artisti . L'inquadratura stessa rende l'idea
di un'istantanea scattata dal vivo da un testimone seduto
ad un tavolo vicino. Tuttavia, questa è un'impressione
ingannevole in quanto l'effetto del reale è il risultato di
una minuziosa elaborazione. Il quadro è un'opera di
bottega e non è stato realizzato sul posto.
Il dipinto partecipò alla seconda esposizione impressionista del 1876 con il titolo di Dans
un café. Dal 1892 venne indicato come L’assenzio per sottolineare l’aspetto più crudo e La costruzione dello spazio ricorda
realistico dell’opera. una ripresa fotografica. Infatti sono
soprattutto i piani dei tavolini
Due avventori sono seduti ai tavolini di fortemente in prospettiva a destra
un caffè. La protagonista è una giovane che proiettano l’osservatore
donna vestita con pesanti abiti che la nell’ambiente chiuso del caffè. Inoltre
coprono totalmente e un cappellino alla i tavoli ai quali siedono i bevitori sono
moda. Un paio di scarpette decorate con rigorosamente prospettici e la loro
fiocchi bianchi spuntano poi dal bordo obliquità crea una decisa profondità
inferiore della gonna. Sul tavolino, di dello spazio. Degas però non ottenne
fronte alla protagonista, è posato un questo risultato grazie
calice che contiene una bevanda di all’osservazione dal vero ma progettò
colore giallo chiaro. Nel tavolino di attentamente l’opera in atelier.
sinistra si trova poi una bottiglia
trasparente e vuota posata su un vassoio
di metallo. Accanto alla donna, a destra,
un uomo in abiti scuri fuma da una pipa e
guarda oltre il bordo del dipinto. Dietro i
due personaggi si riflettono sullo
specchio le loro ombre.
La bevitrice sembra persa nel vuoto e
mostra un’espressione triste e
sofferente. Anche la sua posizione
suggerisce abbandono e depressione.
Infatti il busto è leggermente piegato in
avanti e le spalle sono cadenti.
Infine in primo piano sul tavolino di
sinistra si legge la firma dell’artista
scritta in prossimità dell’archetto di un
violino. Inoltre un giornale arrotolato
intorno ad un bastone di lettura è
poggiato tra i piani dei due tavolini.
Edouard Manet, La Prugna,
1877, olio su tela, National
Gallery, Washington D.C., Stati
Edgar Degas, L’Assenzio, Uniti d’America
1876, olio su tela, Musée Henri de Toulouse Lautrec, L’Ubriaca,
d’Orsay, Parigi, Francia 1889, olio e inchiostro su tela, Fogg Art
Museum, Cambridge, Massachusetts,
Stati Uniti d’America
Pablo Picasso, La bevitrice di Pablo Picasso Harlequin e la sua
assenzio (1901), 73×54 cm, ragazza (ginnaste erranti) 1901, 73 x
Emitage San Pietroburgo 60 cm. Museo Pushkin, Mosca. Pablo Picasso “Il bevitore di
assenzio” 1902, olio su tavola, 80
x 62 cm, Kunstmuseum di Berna
L’interesse di Degas si concentra sul lavoro manuale delle donne e in particolare su
quello delle modiste e delle stiratrici che ritrae in diversi dipinti.
dipinti Un soggetto semplice,
che ritrae la realtà per ciò che è, ma che attira l’attenzione verso il lavoro e la sua fatica. Il
contesto storico in cui il dipinto viene realizzato è quello verista in cui, non solo la pittura,
ma anche altre forme espressive stanno analizzando la condizione umana, soprattutto
quella piegata e umiliata dal lavoro.
Ciò concorre a rendere l’opera “Ballerine alla sbarra” lontana dal mondo
reale. Quello che Edgar Degas vuole rappresentare è una personale
interpretazione del mondo reale, il suo point of view e non la
rappresentazione fotostatica dell’immagine vera ed effettiva.
Il primo esemplare della Petite danseuse fu infatti eseguito in cera ed è quello oggi
conservato alla National Gallery of Art di Washington, mentre tutti gli altri sono versioni
in bronzo dell’originale. Si tratta inoltre dell’unica scultura che Degas espose
pubblicamente durante la sua esistenza, precisamente in occasione della sesta Exposition
des Indépendants, nel 1881.
Quando la statua venne presentata per la prima il critico Henry Trianon si scandalizzò per
la bruttezza di quella scultura e fece della cattiva ironia affermando che “nei
“ bassifondi
delle scuole di danza, esistono delle povere bambine che somigliano a questo piccolo
mostro”; suggerì inoltre di “metterle in un museo di zoologia, d’antropologia, di
fisiologia, ma non in un museo d’arte”.
d’arte E non contento, aggiunse ancora che Degas
l’aveva scelta tra le più “odiosamente brutte”. Élie de Mont commentò: “Non chiedo che
l’arte sia sempre elegante, ma non credo che il suo ruolo sia sostenere la causa della
bruttezza e accostò la Piccola ballerina a “una scimmia, a un azteco, da mettere in
bruttezza”
contenitore sotto formalina”,
formalina mentre Paul Mantz disse: “I borghesi ammettono di
rimanere stupefatti nel contemplare questa creatura di cera, ma si sentono i padri
pregare Dio perché le loro figlie non diventino delle ballerine”,
ballerine e parlò dell’“istruttiva
bruttezza del viso”, ragionando che “senza dubbio Degas è un moralista”.
L’atteggiamento di Degas era secondo lui di “bestiale sfrontatezza”.
Edgar Degas, Adrien-
Aurélien
Hébrard, Piccola
ballerina di quattordici
Edgar Degas, Piccola ballerina di anni (1922; bronzo,
quattordici anni (1878-81; cera tarlatana, raso di seta,
colorata, metallo, capelli umani, legno, 97,8 x 43,8 x 36,5
nastro di seta e lino, corpetto in cm; New York,
pizzo, tutù di cotone e seta, Metropolitan Museum)
scarpette di seta, su base di legno,
98,9 x 34,7 x 35,2 cm senza base;
Washington, National Gallery of
Art, Collezione Paul Mellon)
Edgar Degas,
Adrien-
Aurélien
Hébrard, Piccol
a ballerina di
quattordici
anni (1921-31;
bronzo
patinato, tutù
in tulle, nastro
di raso, base in
legno, 98 x 35,2
x 24,5 cm senza
base; Parigi,
Musée
d’Orsay).
Prima di realizzare la scultura, l’artista eseguì
alcuni studî su carta, disegnando la ballerina
da diverse angolazioni.
Edgar Degas, Tre studî di una ballerina in quarta posizione (1879-80; carboncino e pastello su carta, 48
x 61,6 cm; Chicago, Art Institute)