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I PADRI DEL

RINASCIMENTO:
DONATO DI
NICCOLÒ DI
BARDI
DETTO
DONATELLO
(FIRENZE, 1386-1466)

https://www.youtube.com/watch?v=4gl2Xa5JUT0&ab_channel=HUBScuola
Donatello (1386-1466), il cui vero nome era Donato di
Niccolò Bardi, è stato sicuramente il principale
scultore italiano del XV secolo, creando con la sua
opera un percorso straordinario: egli è stato il
protagonista della nascita della scultura
rinascimentale ma anche colui che riuscì a indicarne le
vie di superamento.
La sua cultura figurativa, infatti, rimase
costantemente in bilico tra perfezione formale (di
matrice decisamente rinascimentale) e valenze
espressionistiche (che ritroveremo soprattutto nella
scultura post-rinascimentale).

Grande appassionato di arte classica, propose opere


d’arte rivoluzionarie, dotate di una espressività senza
precedenti, sempre originali e sempre diverse, tanto
che è molto difficile riassumere in poco spazio tutti gli
esiti della sua arte. Donatello ha saputo studiare
l’uomo sia nel suo aspetto fisico che nel suo aspetto
interiore, cogliendo in pieno l’essenza del
Rinascimento. Lo scultore fiorentino ebbe una vita
molto lunga, così che la sua arte poté attraversare
diverse fasi, sempre all’insegna della continua
innovazione, della sperimentazione di nuove forme,
della riscoperta della natura e dell’antico, con opere il
cui stile conosce spesso mutazioni ma sempre nel
solco delle ricerche sperimentali che
contraddistinsero l’estro di questo grande artista.
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Presunto ritratto di
Brunelleschi, Masaccio, Cappella Brancacci,
La sua lunghissima attività, che lo portò ad operare in diverse città italiane (Roma, Firenze
Rimini, Padova, Siena etc.).
Iniziò a Firenze, ove egli era nato, a contatto con i maggiori artisti del tempo.
Nel 1401 era tra gli aiutanti del Ghiberti per la realizzazione della seconda porta di
bronzo del Battistero di Firenze.

Ma in quegli anni venne a contatto con Filippo Brunelleschi e il confronto tra i due
fu sicuramente uno stimolo decisivo per entrambi per maturare quella nuova
visione artistica che creò l’arte rinascimentale.
Nel 1402-4 compì un viaggio a Roma, probabilmente in compagnia del
Brunelleschi, che gli servì a conoscere meglio l’arte classica il cui esempio era
indispensabile per creare la svolta dal gotico al rinascimento.

Dopo questa data troviamo le sue prime opere: il «David» marmoreo del Museo
del Bargello a Firenze, il «San Giovanni Evangelista» conservato nel Museo
dell’Opera del duomo di Firenze, il «San Marco» per Orsanmichele. In esse Paolo Uccello , Ritratto di Donatello
ritroviamo ancora elementi tardo gotici, come le valenze decorative lineari dei
panneggi, ma il controllo delle masse è già di gusto decisamente rinascimentale,
desunto probabilmente proprio dall’esperienza romana.

La scoperta della prospettiva lineare centrica è stata attribuita


senza dubbi a Brunelleschi, nel 1416 circa, ma le prime
applicazioni coerenti di questa tecnica si trovano proprio nei
rilievi di Donatello. È, quindi, ipotizzabile che, con i suoi studi e
i suoi esperimenti, anche Donatello possa aver dato un certo
contribuito alla scoperta del collega amico.
Donatello, David Il David del Museo del Bargello di Firenze è una delle opere
marmoreo, 1408- 10.
Marmo, 191 x 57,5 x eseguite da Donatello agli inizi della sua attività, quando era spesso
32 cm. Firenze, impegnato in lavori per il Duomo di Firenze.
Museo Nazionale del
Bargello.
La statua venne infatti commissionata al giovane artista nel 1408
dall'Opera del Duomo, poiché doveva essere posta sul contrafforte
della tribuna a nord. Nell'abside di Santa Maria del Fiore si trovava
già la statua dell'Isaia di Nanni di Banco, rispetto alla quale
il David doveva fare da contrappunto.

Il David in marmo rivela nello stile la sua appartenenza al periodo


iniziale dell'attività di Donatello, quando ancora per poco tempo
aderiva ai modi e agli insegnamenti ricevuti dal Ghiberti. Il
linearismo in funzione decorativa, l'eleganza ricercata della veste
dalle pieghe fluttuanti e sinuose rappresentano alcuni degli
elementi di gusto gotico ancora presenti in questa breve fase
d'esordio. Lo stesso vale per le proporzioni slanciate e sottili, la
testa piccola dai lineamenti delicati e lievemente inclinata su un
lato.
La ghirlanda tra i capelli è solo un lieve riferimento classico e Anche la fionda e la testa del gigante Golia
ai piedi del David non si collegano nè con
l'espressione un po' distaccata e impassibile mostra che ancora l'artista
l'insieme né tra loro, e risultano soltanto come
non si era concentrato su quella particolare dimensione psicologica che
i tradizionali attributi che servono per
caratterizza le sue opere successive.
riconoscere l'eroe biblico.
Però si avvertono anche i
germi di un percorso
Componenti già rinascimentali e
nuovo: un certo contrasto,
riferite allo stile originale di
che preannuncia i contrasti
Donatello sono il modellato
energici che Donatello deciso e vigoroso e il realismo
realizzerà nelle sue opere visibile in diversi dettagli, come
successive, si può notare ad esempio nella testa di Golia,
nel cuneo d'ombra e nel nell'anatomia del piede o nella
vuoto della veste aperta, mobilità delle mani e delle dita.
che mostra la forma tornita
della gamba sinistra nuda.
Donatello, David marmoreo, 1408- 10. Marmo, 191 x 57,5 x 32 cm. Firenze, Museo Nazionale del Bargello.
Donatello (Donato Il San Giovanni Evangelista è stata commissionata a
de’ Bardi), San
Giovanni Donatello dall'Opera del Duomo di Firenze ed è tutt'ora conservato
Evangelista, 1408- presso l'omonimo museo. La statua risale al 1409-15 e doveva essere
1415, marmo, 210 x
88 x 54 cm. Firenze,
collocata presso la porta sul fianco occidentale del Duomo
Museo dell’Opera fiorentino. Donatello fu uno dei quattro scultori incaricati di
del Duomo realizzare le quattro grandi statue degli evangelisti.

San Giovanni è seduto. La mano sinistra trattiene il testo sacro.


Indossa una abito ampio il cui tessuto crea molte pieghe ricadenti.
L’anziano evangelista ha le spalle curve e assume un atteggiamento
che rivela il peso dell’età. Infatti le braccia sono quasi abbandonate
lungo il corpo e sembrano prive di forza. Le mani del Santo sono
però molto energiche ed esprimono ancora un certo vigore.

San Giovanni ha una


folta barba e capelli
ricci. Il viso è rivolto a
destra e lo sguardo è
indirizzato nella
stessa direzione. Il
volto esprime poi
intensità e
determinazione.
Infatti le sopracciglia
sono aggrottate e
una ruga espressiva
traversa la fronte.
Inoltre le labbra
serrate rivelano la
tensione caratteriale
del Santo.
La sperimentazione espressiva che porterà presto Donatello alla
definizione del nuovo stile rinascimentale si nota già nel forte
realismo e nella particolare interpretazione degli esempi classici. Il
realismo di Donatello in questo caso si concentra soprattutto sulla
testa e sulle mani del personaggio, che rivelano un'attenta
osservazione del vero, mentre la posa, l'espressione e il deciso
impianto plastico rinviano allo studio effettuato dal giovane artista
su esempi romani, in particolare i busti-ritratto riferiti ai filosofi e gli
uomini illustri dell'antichità.
La dipendenza dal Ghiberti e dal gusto tardogotico sembra essersi
molto affievolita, anche rispetto al coevo David di marmo, l'opera
mostra una ricerca più attenta nella resa della spontaneità e
naturalezza.

Fronte corrucciata, spalle


e busto semplificate
geometricamente, le mani
realistiche e i panneggi
che avvolgono ed esaltano
le gambe, esprimono una
vitalità trattenuta
plasticamente. L’insieme
di tutti questi dettagli
costituirà un modello
basilare per
il Mosè di Michelangelo,
realizzato più o meno “Mosè” Michelangelo Buonarroti (sinistra) “San Giovanni
cento anni dopo. Evangelista” Donatello (destra)
La statua di Abacuc, detto anche Lo
Zuccone, perchè calvo, è l'ultima della serie
dei Profeti e fu eseguita da Donatello in
tempi piuttosto lunghi, tra il 1427 e il
1435. Si tratta di un'immagine
impressionante per il rude plasticismo e il
realismo violento con cui è reso l'aspetto
cadaverico e sofferente di questa figura.
L'artista, nella sua
volontà scandaglio psicologico, segue una
ricerca di caratterizzazione del brutto
intesa come traccia della sofferenza
lasciata sull'uomo che porta ad una
drammaticità intensa e angosciante,
chiaramente anticlassica.

Abacuc era l’ottavo dei dodici Profeti minori della Bibbia, vissuto probabilmente
verso la fine del settimo secolo avanti Cristo. L’opera faceva parte di una serie di
sculture a tutto tondo raffiguranti i profeti biblici, collocate entro le grandi
nicchie sul trecentesco Campanile di Giotto a Firenze. L’opera è attualmente
collocata al Museo dell’Opera del Duomo.

Donatello, Il profeta Abacuc, 1423-1435, marmo, 195 cm, Museo Dell’Opera del
Duomo -Firenze
Il viso del profeta, estremamente realistico,
appare tormentato dalla sofferenza, consumato
e scavato dai continui digiuni, lontano
dall’idealizzazione di altre opere dello stesso
autore. La testa è leggermente chinata in avanti
e guarda in basso con occhi infossati; la fronte
sporgente è attraversata dalle rughe, la bocca
semiaperta, caratterizzata da un’espressione di
amarezza; barba e capigliatura sono appena
accennate tramite un rilievo molto basso.

Rispetto alle precedenti opere di Donatello,si


notano un forte naturalismo e una significativa
intensificazione espressiva. Il poeta rappresenta
il profeta esaltando i suoi difetti fisici come gli
occhi incavati, l’eccessiva magrezza o la
calvizia (da cui poi prende il celebre appellativo
di zuccone) ,cioè rappresentandolo come un
uomo comune con le sue imperfezioni . L’uomo
indossa una tunica che gli cade dalla spalla
sinistra e vi sono degli effetti di chiaro scuro;
inoltre lo sguardo è rivolto verso il basso, dove
cioè si trovano gli spettatori ideali dell’opera (la
nicchia infatti si trovava ad un altezza elevata).

La torsione del corpo magro, sottolineata dalle pieghe del vestito, il braccio nudo in leggera tensione fermato a
raccoglierlo, il senso del movimento bloccato mostrano uno sviluppo della scena; i tratti stravolti del viso, le sopracciglia
sollevate, la bocca tesa e semiaperta a mostrare i denti come se parlasse rendono l’opera più realistica e viva.
Donatello, San Giorgio, 1415-1417 circa, marmo, h 209 cm. Firenze, Museo Nazionale del Bargello

https://www.youtube.com/watch?v=mAowu-
iNibE&ab_channel=HUBScuola
Il San Giorgio di Donatello rappresenta il patrono degli spadai e dei
corazzai. La corporazione lo commissionò per essere esposto sulle
pareti esterne dell’Oratorio di Orsanmichele a Firenze.

San Giorgio è rappresentato in piedi con le gambe divaricate e


saldamente ancorate al suolo. Tra i piedi si trova poi la punta del
pesante scudo crociato. Intorno al busto il Santo porta un mantello
annodato sulla spalla destra e avvolto intorno al braccio
sinistro. San Giorgio indossa inoltre la lorica e un abbigliamento da
guerriero romano. Il suo volto giovane e fiero è orientato verso
sinistra. Lo sguardo punta in lontananza con un’espressione seria ed
eroica. Il viso infine presenta la fisionomia di un giovane uomo. Le
sopracciglia sono aggrottate e lo sguardo intenso.
Donatello riesce a creare un'immagine viva
e palpitante. La figura, nelle
sue proporzioni e articolazioni perfette, è
atteggiata con grande naturalezza nei gesti
e nelle forme armoniose, trasmette il senso
di tensione, coraggio, aspettativa,
guidando lo sguardo dello spettatore dal
piede destro, allo scudo, alle mani e alla
testa, in un movimento a spirale che
avvolge la statua togliendone la staticità.

Sulla struttura di partenza Donatello ha


saputo impostare un movimento. Il busto è
lievemente ruotato, le braccia si animano
con una loro tensione: uno è disteso lungo il
corpo, ma non rilassato (con il
pugno stretto che reggeva la spada), l'altro
piegato e con la mano appoggiata allo
scudo, le dita mobili, il polso ruotato, come
colto in movimento.

La tensione e la vitalità si accentuano


nella testa, girata lateralmente,
nell'espressione concentrata e
nello sguardo attento, sottolineato dalla
direzione precisa delle pupille.
Nello stile, nuovi sono il trattamento della luce sulla forma plastica e il rapporto con
lo spazio.
Nella modellazione Donatello ha riservato grande attenzione alla luce: non è una luce
che scorre su piani slittanti (come nel primo David), ma costruisce i solidi volumi del
corpo e aumenta il senso di fermezza della statua, nello stesso temposi spezza in
contrasti di luci e ombre nei capelli e sul viso, accentuando il senso di tensione dei
lineamenti. La luce che si frantuma con chiaroscuri improvvisi e crea il carattere vivo
del personaggio.

Nuovo è il rapporto prospettico tra figura e spazio. La statua è concepita in


funzione all'esiguo spazio della nicchia gotica e sembra venire fuori dalla
profondità della nicchia in cui si addensa l'ombra. Ma la prospettiva applicata
alla scultura aumenta l'effetto della "rotondità" della statua.
ll bassorilievo marmoreo delSan Giorgio e il drago realizzato da Donatello, in origine si trovava ai piedi della statua
del San Giorgio, sullo zoccolo della nicchia diOrsanmichele, oggi è conservato al Museo Nazionale del Bargello, a
Firenze. Risale al 1420 ca. ed è il più antico esempio di rilievo schiacciato o stiacciato.
San Giorgio e il drago, predella della statua di San Giorgio, rilievo stiacciato, Marmo, 39 x 120 cm, 1417-20, Museo del Bargello

Al centro del lato principale del basamento è scolpita la figura di un crociato che lotta contro un drago. Alla sua destra si
trova la figura di una principessa prigioniera posta in piedi che osserva la scena. Dietro di lei, a partire dal bordo di destra
si individua lo scorcio prospettico di un colonnato con archi a tutto sesto. A sinistra, invece, oltre la figura del drago è
rappresentato l’antro nel quale l’animale fantastico si rifugia. Lo sfondo, oltre la grotta e il porticato, è occupato da un
paesaggio. Si scorgono infatti profili di colline e alberi appena rilevati.

La decorazione del basamento fu scolpita utilizzando la tecnica dello stiacciato. Il colonnato e la prospettiva utilizzata per
rappresentarlo sono infatti novità rinascimentali. Il panneggio del mantello, il modellato dell’armatura di San Giorgio e
le ali da pipistrello del drago sono invece di gusto tardo gotico. Il modellato e la composizione permettono alla luce
ambientale di rivelare in modo efficace le forme. Il colonnato dietro alla principessa è riprodotto con la prospettiva di
Brunelleschi.
Il rilievo è ottenuto con un aggetto minimo, ma è sorprendente l'effetto di spazio, ottenuto mediante la convergenza
delle linee ottiche della grotta e del portico in un unico punto. E' evidente che Donatello ha applicato il sistema
della prospettiva, appresa da Brunelleschi.

Sullo sfondo, una minima ondulazione del piano rinvia alle colline e alcuni alberi appena accennati compongono
il paesaggio; nel portico le linee architettoniche fuggono verso il fondo e gli alberi, facendosi sempre più piccoli e meno
nitidi suggeriscono prospetticamente la profondità atmosferica del paesaggio.

Le figure sono appena abbozzate, le masse, appiattite e


dilatate, sono descritte dal segno sottile dei contorni. Il
disegno articolato e le linee mosse e ondulate
suggeriscono il movimento. I contrasti di luce e
ombra sono accentuati grazie alla sapiente incisione a
sottosquadro dei contorni.
Il banchetto di Erode è una formella in bronzo
dorato eseguita da Donatello, e fa parte della
decorazione del Fonte battesimale di Siena. Il fonte
è stato disegnato e parzialmente eseguito dalla
scultore senese Jacopo della Quercia, alla
decorazione contribuì anche Ghiberti.

Donatello, Banchetto di Erode, 1423 – 1427, formella in bronzo del Fonte battesimale, 60 x
60 cm, Siena, Duomo

Il pannello, nonostante le piccole dimensioni, raffigura chiaramente tre scene del banchetto narrato dai Vangeli di Matteo
e Marco. Secondo i testi, Re Erode conviveva con Erodiade, moglie del fratellastro e madre di Salomè; questo adulterio
venne criticato da Giovani Battista, che fu rinchiuso su ordine del re. In seguito, durante il banchetto, lo stesso sovrano
venne conquistato dalla danza di Salomè e le promise di realizzare un suo desiderio: la decapitazione del Battista, la cui
testa, come rappresenta il primo piano del rilievo, viene portata alla ragazza.
Il banchetto di Erode viene realizzato con estrema maestria usando la tecnica dello stiacciato inventata dallo stesso
Donatello: a differenza di ciò che avviene nel bassorilievo, creato con scalpello e trapano nel marmo, per lo stiacciato
l’artista traccia il disegno con l’angolo dello scalpello, permettendo di ottenere volume in maniera illusiva; è
pertanto necessaria l’applicazione di una prospettiva curata nei minimi particolari per amplificare il volume e lo
spazio. In quest’opera la prospettiva, aiutata dal bordo che dà l’idea di una finestra aperta, è realizzata in modo tale
che il punto di vista dello spettatore sembri essere all’interno della sala, nonostante la profondità sia di soli 7,5
cm. Le linee diagonali portano al punto di fuga al centro della formella, insolitamente vuoto, creando un forte
impatto visivo: la scena principale, infatti, avviene a sinistra.
Sul primo piano è allestito un banchetto che occupa l’intera larghezza della formella. Un soldato inginocchiato offre ad
Erode la testa di Giovanni Battista poggiata su di un vassoio. Il re, a sinistra, oltre il banchetto, sembra spaventato dalla
visione e si ritrae ponendo le mani in avanti. Un commensale, a destra, per l’orrore si copre un occhio con la mano. Altri
commensali sono riuniti a destra in gruppo. Oltre l’arco centrale si notano dei musicisti mentre dietro il secondo
porticato si nota, a sinistra, un servitore che porta un vassoio. Infine, si affacciano due teste di profilo.

Il primo piano si divide simmetricamente, a sinistra si svolge la macabra azione principale in cui un soldato-servitore
porge ad Erode, Salomè ed Erodiade la testa di Giovanni Battista, appoggiata su un vassoio; l’espressione del re
rappresenta incredibilmente la drammaticità e l’orrore del gesto, fonte dell’indietreggiamento verso destra del resto dei
personaggi presenti sconvolti (quello al centro sulla destra si copre gli occhi con la mano), che crea il vuoto centrale.
In secondo piano si trovano solo tre personaggi, tra cui un musicista che indica lo svolgimento dello spettacolo di Salomè,
impegnata nella danza dei sette veli; e alla fine, sullo sfondo, la scena è più spoglia ed ordinata, in contrasto con il primo
piano. La storia, quindi, inizia cronologicamente dal fondo, per arrivare avanti con un crescendo di intensità e suspance.
La prospettiva è realizzata con una costruzione rigorosissima, per
sezioni parallele in profondità e linee convergenti nel punto di
fuga. Il palazzo di Erode si presenta con una visione verosimile e
dettagliata dell'interno. L'ambiente classico con gli archi a tutto
sesto composti dai conci rettangolari, questo tipo di muratura e
pavimentazione, riprende con esattezza il tipo
dell'antica domus romana. Nella scena Donatello inserisce una serie
di muri perpendicolari che scandiscono i vani, che man mano che si
allontanano indicano non solo la profondità, ma anche il susseguirsi
degli episodi della storia. Lo spazio è reso in modo che sembri
espandersi oltre al rilievo; si tratta di tre piani divisibili da arcate che,
susseguendosi, creano una visione a cannocchiale. Nei pilastri che
sostengono gli archi sono fissi dei pali, i quali determinano le direttrici
della costruzione spaziale; minuscole crepe creano la griglia della
mattonatura di grande realismo.
L'effetto drammatico dell'opera è
impostato sulla composizione.
Tutto si sviluppa in un crescendo e
in un intensificarsi di agitazione,
che parte dal fondo e arriva in primo
piano. Sul fondo le scene sono più
spoglie, ordinate, in contrasto al
primo piano dove si riversa lo
scompiglio, il movimento concitato
delle figure. Appena decentrato in
primo piano verso sinistra si coglie il
particolare macabro del servo che
consegna sul vassoio la testa
tagliata. E' il punto da cui vengono
respinti tutti i personaggi che
inorridiscono e si ritraggono. Di
grande impatto è anche la luce che
si concentra nel punto di fuga e si
disperde sulle superfici dei
drappeggi delle vesti, sui capelli e
sui particolari delle figure, creando
un effetto di chiaroscuro ad
un’incredibile opera che, in 60
centimetri quadrati, riesce a
racchiudere tre diverse scene e una
tale drammaticità nelle espressioni
e nei movimenti dei personaggi, da
coinvolgere lo spettatore e farlo
sentire presente nella scena.
ll David-Mercurio è una delle più note Donatello, David, 1439-1443, fusione in bronzo, h 158 cm. Firenze, Museo Nazionale del Bargello

sculture di Donatello, oggi conosciuta


dal grande pubblico perchè è divenuta il
simbolo di un prestigioso premio
cinematografico (il David di Donatello è
un premio per gli attori del cinema
italiano).
Si tratta di un'opera in bronzo, alta 1,58
m. conservata a Firenze, al Museo del
Bargello.
La tecnica della fusione in bronzo e
rinettatura è molto difficile, ma
l'altissima qualità del lavoro nella resa
morbida del modellato e nelle superfici
filanti fanno di questa statua uno dei
massimi capolavori del Rinascimento.

Il David di Donatello fu realizzato


probabilmente per il nuovo palazzo
civico voluto da Cosimo de’ Medici.
Infatti il personaggio del giovane re
pastore divenne il simbolo delle virtù
civiche della Repubblica di Firenze.

Le ultime statue di nudo realizzate a


tutto tondo, ossia indipendenti da
strutture architettoniche e osservabili da
tutti i lati, risalivano ai tempi della Roma
antica. Donatello, dopo secoli, realizzò
il primo nudo a tutto tondo dell’era
moderna, completando la rivoluzione
rinascimentale nel campo della scultura.
https://www.youtube.com/watch?v=UUZcgFp16kA&ab_channel=HU
BScuola
DONATELLO,
DAVID, 1430
MUSEO DEL
BARGELLO,
FIRENZE

Donatello, David, 1439-1443, fusione in bronzo, h 158 cm. Firenze, Museo


Nazionale del Bargello
Il giovane David di Donatello dopo aver vinto
il gigantesco guerriero Golia è in piedi
vittorioso con una espressione enigmatica. Il
giovane poggia il piede sinistro sulla guancia
dello sconfitto la cui testa giace a
terra. David poggia su di una corona d’alloro
che orna anche il suo strano elmo. I capelli del
ragazzo scendono fluenti sulle spalle. Con la
mano destra stringe saldamente la spada con
la quale ha decapitato Golia mentre nella
mano sinistra stringe un sasso. Il giovane è
completamente nudo tranne i calzari decorati
che coprono anche parte dei piedi. Sul capo
mozzato di Golia è ancora calato il pesante
elmo da battaglia.

l corpo dell'esile figura è sbilanciato e


snodato a serpentina, con una gamba piegata
e l'altra tesa a reggere il peso. La spada
esagerata forma una diagonale esterna che
sbilancia la composizione: è troppo grande e
pesante per la sottile e sciolta figura
adolescenziale. Questo voluto squilibrio
compositivo suscita di oscillazione e
instabilità che percorre tutto il corpo,
accentuato dai giochi di luce e ombra riflessi
sulla superficie metallica e molto levigata e sui
muscoli appena indicati.
Donatello progettò
attentamente
l’interazione della
statua di David con la
luce ambientale. Creò
un modellato
morbido e levigato
per determinare un
effetto di veloce
scivolamento in
basso. Ai piedi
di David invece si
creano numerosi
chiaroscuri prodotti
dalla testa barbuta di
Golia, dalle
decorazioni del suo
elmo e dalla corona di
alloro.
La testa di Golia è minuziosamente lavorata; la barba è infatti resa con
ammirevole virtuosismo e anche l’elmo presenta eleganti decorazioni,
con una danza di putti. La base, infine, è composta da una ghirlanda
circolare.

Molto raffinata è l'attenzione di Donatello per


la resa psicologica e il realismo della
rappresentazione. Il David più che rinviare al
personaggio della Bibbia ha la posa e
l'atteggiamento spavaldo di un "monello" che
ha appena compiuto una "bravata". Il volto Il fisico piuttosto minuto di questo David è simbolo delle
pensoso, parzialmente nascosto e sue qualità morali, perché trasmette l’idea di un ragazzo
ombreggiato dalla falda del cappello giovane che vince l’avversario con l’intelligenza e con la
aggiunge una nota di gravità all'aspetto ragione, doti che quindi prevalgono sulla forza.
adolescenziale e accenna un'espressione tra
il soddisfatto e il malinconico. Nell'insieme
risulta tutto molto naturale e spontaneo.
1. Tradizionalmente è identificata
come David con la testa di Golia, per
secoli considerato simbolo della libertà
repubblicana.
2. E' stata vista come Mercurio vincitore
su Argo. Secondo una versione del mito
Mercurio uccide Argo scagliandogli
contro un sasso e Giunone insieme agli
Amorini gli toglie gli occhi per decorare
la coda del pavone, animale a lei
sacro. Il cappello con le falde usato
dagli antichi viaggiatori greci è tipico del
dio; i calzari alati; la nudità quasi
completa si può riferire alle
rappresentazioni classiche delle
divinità, il sasso nella mano sinistra ma
senza la fionda; Sull'elmo della testa ai
piedi della figura gli amorini sul carro
potrebbero riferirsi al mito di Mercurio.

In realtà, la recente scoperta di un documento ha


confermato che il soggetto commissionato fu proprio
quello del David e non di Mercurio. È tuttavia assai
probabile che Donatello, desideroso di confrontarsi con
un tema mitologico, abbia voluto giocare sull’equivoco:
in effetti la statua è in questo senso ambigua, presenta
sia gli attributi dell’eroe biblico, cioè la spada e la testa
di Golia ai piedi, sia quelli del dio romano, ossia i calzari
all’antica e il particolare copricapo sulla testa (chiamato
pètaso), in questo caso decorato da una ghirlanda di
alloro.
Nel 1443, alcuni mesi
prima dell'arrivo a
Padova di
Donatello, morì Erasmo
da Narni, eroico
condottiero dell'esercito
della Serenissima, noto
con il soprannome
Gattamelata.
Divenuto Capitano di
ventura, Erasmo prestò il
suo servizio dapprima per
i papi Martino V ed
Eugenio IV, poi divenne il
comandante delle truppe
veneziane durante gli
scontri contro Milano tra
il 1434 e il 1441,
portando la vittoria.
Donatello venne
incaricato di realizzare il
suo monumento
equestre.

Donatello, Monumento equestre al Gattamelata, 1447-1453, fusione in bronzo, 340 x 390 cm. Padova, Piazza del Santo
Nell'ideazione della statua equestre Donatello si distaccò dai tradizionali esempi gotici delle arche scaligere presenti in
Veneto e si riferì al Monumento romano di Marco Aurelio, mentre per il cavallo si ispirò agli esempi romani dei Cavalli di
San Marco a Venezia.

https://www.youtube.com/watch?v=NLUM-
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Monumento equestre a Erasmo di Narni, detto IL GATTAMELATA, 1443, Padova,
piazza S. Antonio Monumento equestre di Marco Aurelio, 176 d.C., Roma, piazza del Campidoglio
L'opera ci offre l'immagine di un uomo armato, fiero
e deciso. Ha un'espressione concentrata, le
sopracciglia aggrottate tradiscono la preoccupazione Il cavallo è il tipico destriero da battaglia, la tipica andatura
di chi deve guidare i suoi uomini verso un destino dell'animale è suggerita visivamente dalle linee curve del corpo:
incerto, ma le mascelle e le labbra serrate indicano lo scultore lo rappresenta mentre sembra fermarsi un attimo
anche la profonda consapevolezza e forte con uno degli zoccoli in equilibrio su una palla di cannone.
determinazione di un consumato condottiero. Le Quest'ultimo dettaglio rappresenta la soluzione ad un
guance e le tempie scavate, i capelli cortissimi e problema di stabilità tipico delle statue equestri. La relativa
scompigliati sono le caratteristiche di un uomo sottigliezza delle zampe del cavallo deve infatti reggere oltre al
d'azione energico, rude e fiero. corpo dell'animale anche il peso del cavaliere.
Donatello con la sua
opera affrontò il tema
classico del monumento
equestre. Si tratta infatti
della prima statua
equestre realizzata
dopo il lungo periodo
medioevale. Il
monumento realizzato
da Donatello rappresenta
così un primo esempio di
opera pubblica
celebrativa con risvolti
politici. Con
il Gattamelata, Donatello
rilanciò così la
tradizione del
monumento equestre.
In Europa si diffuse poi
progressivamente fino al
XIX secolo. Già nel
Quattrocento la statua
del condottiero fu un
modello per altri
monumenti equestri
come il monumento a
Bartolomeo Colleoni del
1480-1488 del Verrocchio
e il monumento a Cosimo
I del Giambologna.
Donatello, Maddalena penitente, 1453 – 1455, legno di pioppo, altezza 188 cm. Firenze, Museo dell’Opera del Duomo
Donatello,
Maddalena “Di mano di Donato è una Santa Maria Maddalena di legno in
penitente,
1453 – 1455,
penitenza, molto bella e molto ben fatta, essendo consumata dai
legno di digiuni e dall’astinenza, intanto che pare in tutte le parti una
pioppo, perfezione di notomia, benissimo intesa per tutto.”
altezza 188
cm. Firenze, Il Vasari nelle Vite
Museo
dell’Opera
del Duomo
La Maddalena conservata nel Museo dell'Opera del Duomo di Firenze
appartiene all'ultimo decennio di vita di Donatello e nonostante la
mancanza di una documentazione precisa, viene collocata intorno al
1456.

Donatello scelse di raffigurare Maria Maddalena non più giovane,


quando secondo la Leggenda Aurea iniziò a pellegrinare e a digiunare
nel sud della Francia.
Se la immaginò poggiando i piedi scalzi sopra una roccia e indossa una
pelle consunta che le sfiora le ginocchia. Ha le mani giunte in
preghiera e i capelli lunghi che le contornano il volto scavato, segnato
da un’espressione che molto racconta del suo stato d’animo.
L'impressionante realismo della figura fa pensare che sia un ritratto
studiato direttamente da vero.
In Maddalena penitente, realizzata nell’ultima parte della sua vita, impiegò uno stile
realistico e, quasi, espressionista. Infatti, la donna, discepola di Gesù, ha il corpo
emaciato e scolpito nel rigido legno di pioppo. Il volto, inoltre, è abbozzato e
scavato. Il legno conferisce al volto, alle parti del corpo e agli abiti di Maddalena
penitente una rigidità e una secchezza che ne sottolineano la sua condizione di
sofferenza. In riferimento alla vita ascetica e di penitenza condotta dalla Maddalena
il corpo è magro e consunto, il viso è rugoso, con guance incavate, occhi infossati
cerchiati da profonde occhiaie. Le labbra semiaperte mostrano la bocca sdentata, la
pelle scura e coriacea ricorda quella di una mummia. Secondo gli
storici Donatello scolpì un capolavoro di naturalismo. Infatti con l’opera rappresenta
il superamento del classicismo messo in crisi nelle ultime opere del maestro.
Donatello offre
un'immagine spietata e
terribile della vecchiaia,
mettendo in evidenza tutti
gli aspetti del degrado
fisico e accennando alla
prossimità della morte. I
lunghissimi capelli incolti
che coprono la figura quasi
come un costume
preistorico sottolineano
l'aspetto selvatico di una
donna che ha rinunciato
anche a sè stessa per
dedicarsi unicamente alla
preghiera.
In contrasto con questi
elementi, gli occhi azzurri, i
capelli dorati e la struttura
delicata del corpo alludono
alla bellezza perduta e
anche alla vittoria dello
spirito sulla materia.

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