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Apollo e Dafne

gruppo di Apollo e Dafne, fu scolpito da Bernini tra il 1622 e il 1625 . opera fa parte di una
serie di commissioni di scipione borghese , tra le quali c’è anche David che tratteremo
dopo . Narra Ovidio, nelle sue Metamorfosi, Cupido scagliò una freccia con la punta
d’argento e colpì Apollo. Invece una freccia con la punta di piombo colpì Dafne. La punta
d’argento portava all’amore. Quella di piombo allontanava l’amore. Cupido fu spinto a
scagliare le frecce dalla gelosia. Apollo infatti si era vantato con lui di aver ucciso il serpente
Pitone.
Apollo, travolto da una passione incontenibile, inseguiva la ninfa Dafne; la fanciulla, che
invece provava repulsione per lui, non voleva neppure essere toccata e scappava. Durante
la corsa, ella implorò il padre, il dio fluviale Peneo, di salvarla; così, al tocco di Apollo venne
trasformata in albero di alloro. Nel capolavoro di Bernini, Apollo riesce a raggiungere, alla
fine di una lunga corsa, la bella Dafne e questa, sfiorata dalle dita del giovane, inizia la sua
trasformazione in albero. Apollo ha il corpo di un adolescente, con i muscoli in tensione;
sbilanciato in avanti, compie una rotazione con il busto per afferrare Dafne. Il mantello, che
gli sta scivolando via, si gonfia nel vento. È confuso e ansimante. Dafne, invece, intuisce
cosa sta accadendo e urla, più per lo stupore che per il dolore: si inarca all’indietro, ruota il
busto e allarga le braccia in alto. Le sue mani e i capelli stanno prendendo la forma di rami e
di foglie, le gambe stanno diventando tronco e i piedi radici.L’opera, le cui figure sono in
scala naturale, è concepita per offrire molti punti di vista differenziati. Bernini volle collocarla
in modo che, entrando nella stanza, si potesse inizialmente vedere solo Apollo di spalle e
appena intuire il crescendo della metamorfosi di Dafne. Da quell’angolazione si scorgeva,
infatti, la corteccia che già avvolge il corpo della ninfa ma anche la mano del dio che,
secondo i versi di Ovidio, sotto il legno ancora sentiva batterle il cuore. Solo girando attorno
alla scultura si sarebbero scoperti i particolari della trasformazione.Con Apollo e Dafne (e le
altre sculture per Scipione Borghese) Bernini raggiunse la più alta e compiuta espressione
della rappresentazione del movimento. Egli riuscì a fissare un solo istante dell’azione, quello
cruciale. Le sue figure, infatti, non rappresentano più un fatto ma l’accadere di quel fatto,
non più una realtà ma la trasformazione di quella realtà. Apollo e Dafne sono colti nella
corsa, nell’attimo esatto in cui la giovane si sta trasformando in albero: un attimo prima era
ancora donna, un attimo dopo non lo sarebbe stata più. Apollo e Dafne. Il dio è nudo e
coperto da un panno stretto intorno alla spalla destra e ai fianchi. I suoi capelli sono lunghi e
si muovono elegantemente al vento. Apollo afferra Dafne con la mano destra. Con la mano
sinistra invece il dio si tiene in equilibrio nella corsa. Ai piedi indossa dei calzari. Il dio si
appoggia sulla gamba destra mentre la sinistra si sporge indietro. Le sue labbra sono
socchiuse e ansimano per la corsa e per il desiderio.Dafne corre in avanti per sfuggire ad
Apollo. La dea inarca il corpo per conquistare un po di vantaggio sul dio. Dafne è nuda e il
suo corpo si sta trasformando. I suoi piedi infatti diventano radici. La ninfa tenta di sollevare
il piede destro già bloccato al suolo. La corteccia avvolge il suo corpo e le mani si alzano
verso il cielo trasformandosi in foglie. Il viso della dea ha un’espressione spaventata e la sua
bocca è spalancata per la corsa e la paura.

David
David di Gian Lorenzo Bernini
Il David scolpito da Gian Lorenzo Bernini esalta le qualità fisiche del giovane personaggio
biblico, teso nell’azione di lanciare la pietra contro Golia.
Descrizione
David è in piedi, con il busto ruotato verso la sua destra. Con le mani tende la frombola
armata con il grosso sasso. Il suo volto è contratto in una smorfia che rivela una profonda
concentrazione. Il giovane eroe è nudo, come una statua classica, coperto solo da un
panneggio stretto intorno ai fianchi. In basso si notano la corazza del re Saul e la cetra
decorata con una testa d’aquila. Tale simbolo indicava la famiglia del cardinale Scipione
Caffarelli-Borghese.
Interpretazioni e simbologia
Il David scolpito da Bernini è in grandezza naturale. Il giovane eroe descritto nella Bibbia è
rappresentato nel momento in cui scaglia il sasso contro il gigante Golia.
Gian Lorenzo Bernini interpretò il personaggio biblico in senso più laico. Propose infatti una
versione atletica, centrata sulla potenza e l’agilità del giovane eroe. Per questo lo scultore
creò il movimento avvitato che suggerisce lo scatto potente. Anche l’espressione del viso e
la smorfia di concentrazione trasmettono lo sforzo fisico che è quello di un ginnasta. Le
rappresentazioni precedenti e famose, di Donatello, Michelangelo e Verrocchio furono
invece molto diverse.
Gli artisti, infatti, rappresentarono David come un eroe ispirato da Dio e armato di forza della
ragione. Michelangelo scolpì un David concentrato nel trovare il momento migliore per
colpire. Donatello invece raffigurò un adolescente vittorioso ed elegantemente in piedi sulla
testa del gigante. Pare che il volto del David di Bernini sia il ritratto dello scultore appena
venticinquenne. Il Cardinale Alessandro Peretti commissionò la statua del David a Bernini
nel 1623. La destinazione scelta dal potente religioso era il giardino della sua Villa Montalto.
In tale contesto il cardinale aveva infatti predisposto un ambiente scenografico che avrebbe
valorizzato la scultura. Alla morte del Cardinale il 2 giugno del 1623 la commissione venne
rilevata dal cardinale Scipione Caffarelli-Borghese. Il religioso era infatti un grande
collezionista.
Il cardinale Scipione Borghese, che confermò in un secondo momento la commissione del
David era un appassionato classicista. È quindi probabile che ciò abbia influito
sull’interpretazione più eroica che religiosa del personaggio.La statua fu conclusa a maggio
del 1624 e venne collocata al piano terra della villa di proprietà del cardinale, presso porta
Pinciana. Oggi è nota come la sede della galleria Borghese. La scultura di Gian Lorenzo
Bernini riscosse subito molti consensi.Si tratta quindi di un’opera giovanile che risente della
prima formazione dell’artista. Probabilmente una fonte ispirazione per Bernini fu la figura di
Polifemo realizzata da Annibale Carracci all’interno della Galleria di Palazzo Farnese a
Roma. Il David di Michelangelo ricorda la scultura classica, in particolare il Doriforo di
Policleto, quello di Bernini invece, si ispira alla statuaria ellenistica.
La statua del David di Gian Lorenzo Bernini è coerente con l’estetica barocca. Gli artisti
dell’epoca infatti dovevano creare figure spettacolari e dinamiche, adatte a decorare gli
ambienti arredati scenograficamente.
Nel progettare la struttura della statua del David, Bernini considerò attentamente anche la
posizione nella quale collocarla. Al fine di esaltare la forza e il movimento del personaggio è
determinante la luce naturale che entra dalle finestre della galleria. Questa considerazione
dello spazio architettonico e della conseguente illuminazione fu una particolare accortezza di
Bernini già presente nelle opere precedenti realizzate per il cardinale Alessandro Peretti.
Per osservare nel modo migliore il David di Bernini occorre considerare Il punto di vista
principale. Infatti nonostante la scultura sia stata risolta in tutte le sue parti la composizione
della statua prevede una vista frontale. Golia non è visibile e quindi la sua presenza può
solamente essere evocata. Il fruitore dell’opera deve immaginare il grande e minaccioso
guerriero di fronte al ragazzo. David osserva il suo nemico e carica l’azione aiutandosi con
tutto il corpo. La gamba offre un sostegno al tronco che si attiva come una molla. Lo sforzo
del braccio è assecondato dalla testa e perfino dallo sguardo del ragazzo.

Estasi di Santa Teresa d’Avila di Gian Lorenzo Bernini

Santa Teresa d’Avila è semidistesa al di sopra di una nuvola che la trasporta in alto, nel
cielo. Sopra di lei poi, a sinistra, un Cherubino scaglia un dardo per colpire la Santa al cuore
spostando il tessuto della sua veste. Santa Teresa indossa un abito molto ampio e vaporoso
mosso dal vento che crea pieghe scomposte. Infine, il suo corpo è completamente
abbandonato e il viso assume un’espressione languida. Gli occhi chiusi sono rivolti al cielo e
le labbra socchiuse. L’Estasi di santa Teresa è nota anche come Transverberazione di
Santa Teresa d’Avila. Il termine transverberazione deriva dal latino “trans verberare”, cioè
trafiggere. Secondo l’interpretazione mistica cattolica, Cristo o un angelo trafiggono
fisicamente con un oggetto affilato il cuore del fedele. Bernini inoltre si ispirò ad un passo
riportato negli scritti della Santa. La religiosa descrisse una delle sue esperienze mistiche
definite come rapimento celeste (Santa Teresa d’Avila, Autobiografia, XXIX, 13). Il dardo che
scaglia il Cherubino è, quindi, il simbolo dell’amore divino.
All’epoca del Bernini il teatro suscitava un gran interesse nell’ambiente degli artisti. Già la
Chiesa, a partire dalla Controriforma, avviò un programma di rinnovamento che prevedeva
l’utilizzo del linguaggio teatrale nelle opere per riportare i fedeli verso il cattolicesimo. Nel
Seicento, le facciate e gli interni delle chiese diventarono più animati e assunsero l’aspetto di
scenografie. Inoltre la liturgia, già erede delle Sacre Rappresentazioni medievali, si definì
come una celebrazione dall’evidente aspetto teatrale.
Bernini in quanto protagonista del gusto Barocco, si rivolse alle forme dello spettacolo
teatrale per esaltare la componente emotiva delle sue sculture. Il maestro si dedicò anche
all’organizzazione di spettacoli.
Nella Transverberazione di Santa Teresa d’Avila si coglie la natura teatrale delle posture dei
due protagonisti. Soprattutto la Santa assume una posizione innaturale che esprime un
momento di particolare tensione. Per sottolineare l’allestimento spettacolare, Bernini collocò
ai lati della scena due riproduzioni di palchi con le sculture di spettatori.La scultura di Gian
Lorenzo Bernini si trova presso la cappella Cornaro, nel transetto sinistro della chiesa di
Santa Maria della Vittoria a Roma. Infatti il cardinale Federico Cornaro, nel 1645,
commissionò l’opera all’artista-architetto per decorare la cappella di famiglia.La celebre
scultura del Bernini fu scolpita tra il 1647 e il 1652. Il Papa Innocenzo X reggeva in quegli
anni il seggio di Roma e l’artista si trovava in un momento poco felice della sua carriera.
Infatti il Pontefice non teneva in gran conto professionalmente il Bernini che cercò quindi di
ottenere nuova fama con l’Estasi di Santa Teresa.
Così progettò il lavoro impiegando tutta la sua conoscenza e la sua abilità esecutiva.
Utilizzando anche un forte impegno creativo, Bernini creò un capolavoro barocco
riconosciuto dagli storici. Una delle cifre più evidenti della figurazione barocca e di
quest’opera è la teatralità della scena. Infine è da sottolineare che l’artista cesellò le figure
con estrema attenzione ai particolari.Bernini, per illuminare scenograficamente il gruppo
scultoreo, aprì una finestra sulla parete di fondo della chiesa. In tal modo la luce gialla
prodotta dagli specchi colpisce le figure dall’alto e tende l’atmosfera vibrante e mistica. Le
due figure scolpite dell’angelo e di Santa Teresa sono inserite all’interno di una edicola
barocca. La figura della Santa è distesa e sembra librarsi. Se si concepisce la scena con
una dinamica teatrale si può intendere l’edicola come il boccascena di un teatro. Inoltre, una
elaborata macchina teatrale sembra sollevare la Santa e l’angelo che la trafigge con un
dardo divino. Ai lati dell’edicola sono disposti i due piccoli palchi con i membri della famiglia.
Questo particolare enfatizza la lettura teatrale dello spazio.

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