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STORIA DELL’ARTE

10/11/2022

REGISTRAZIONE PRIMA ORA

• David, Michelangelo

Nella mano sinistra ha una fionda, perché sta pensando a come colpire

• David, Donatello

È un’opera molto particolare. 1435-1440, commissionata da Cosimo I de’ Medici.

Bisogna rileggere le circostanze della committenza per comprendere la lettura dell’opera. Ritornato a
Firenze, commissiona a Donatello la statua di David, perché nella tradizione popolare fiorentina David era il
simbolo delle virtù civili (dell’intelligenza che sconfigge la forza).

Un’analoga allegoria si trova nella fonte battesimale di San Giorgio.

Qui c’è qualcosa di particolare: la testa è stata tagliata con una spada, mentre il David di Michelangelo
aveva una fionda. Un altro particolare è il copricapo, assolutamente particolare (il copricapo si chiamava
petaso) → attributo tipico di Mercurio per il pantheon romano e Hermes per quello greco.

La spada è una spada di tipo orientale. Anche il pomo alla base dell’impugnatura, la forma della lama, etc.

Alla fine, si è arrivati a identificare l’iconografia con un’iconografia mista: si parla di David-Mercurio, perché
Mercurio era il dio dei commercianti e dei viaggiatori.

La postura era assolutamente virtuosistica: guardando anche solo il colpo senza vedere l’espressione,
capiremmo che David è soddisfatto di quello che ha fatto. D’altra parte, ha una mano in posizione di riposo
appoggiata al proprio corpo → si capisce che la scena è finita.

Era stata costruita come opera di destinazione privata: il palazzo Medici di Firenze. questa iconografia mista
ricercata si riconduce anche alla primitiva destinazione d’uso dell’opera. Poi è stata trasferita in Piazza della
Signoria e ora si torva nel museo.

Un altro aspetto improntate di questo opera è che si tratta del primo nudo di opera statuaria moderna →
vediamo la rinascita dell’arte antica attraverso il nudo.

• pergamo (cantoria → ci stavano i membri in Chiesa che cantavano), Donatello

• Cantoria, Luca Della Robbia → la famiglia Della Robbia ha inventato la terracotta invetriata

Fu pensata per adornare la crociera (la zona sotto l’altare) del Duomo di Santa Maria del Fiore, perché in
quegli anni, non essendoci più la cupola, bisognava pensare a come occupare quello spazio.

LUCA DELLA ROBBIA DONATELLO


È più classica: ha maggiore rigidità e una divisione sembra avere una divisione in scomparti, ma non è
in scomparti così: le figure dietro le colonne proseguono
Non troviamo policromia e polimatricità troviamo una policromia e polimatricità
Troviamo dei mensoloni chiusi da capitello ionico troviamo mensoloni più elaborati con forme più
con foglie vegetali (tipiche del corinzio) inusuali
troviamo colonne policrome, inserti in metallo con
volti umani e tarsie (Creazione di un disegno
attraverso l’uso di materiali diverso colore)
policrome.
Cambia anche la forma Cambia anche la forma
Le forme sono ordinate. Questo perché la richiesta Rappresenta una danza, con le persone
era di basarsi nella rappresentazione sul salmo ammassate. Pur essendo il maestro della
150, Laudate Dominum →le donne erano una a prospettiva, non si accontenta a partire dal Salmo
sinistra e l’altra a destra, e il transetto adiacente 150 come fa Luca Della Robbia in riquadri; si
all’area sotto la cupola. inventa questa galleria assolutamente unica.
Sia per tema che per questo trattamento estatico,
ha qualcosa di pagano. Donatello nella sua
riscoperta dell’antico è talmente disincantato che
recupera un capolavoro pagano all’interno di una
chiesa (il Duomo di Firenze) → il Rinascimento è
anche questo

• madonna al centro del Santo (Sant’Antonio, santo più caro ai padovani → a Padova c’è ancora la
Basilica del Santo)

I piedi del trono su cui Maria è seduta: c’è una ricercatezza nei motivi e nelle forme che è unica → si nota
anche nella corona di Maria, che ha una forma particolarissima

La stessa ricercatezza passa anche attraverso l’uso di materiali (linei, marmorei, etc.)

Ha una serie di particolarità interessanti: la corona, il manto, la spilla che regge la veste, i montanti del
trono, etc. → ogni forma è assolutamente unica → fa pensare alla pittura ferrarese

Il soggiorno padovano

Nel 1443 Donatello giunge a Padova perché è chiamato per il monumento equestre in onore di Erasmo da
Narni, detto Gattamelata, capitano generale della Repubblica Veneta, morto in quello stesso anno.

Padova all’epoca era una città molto complessa perchè all’epoca ospitava quella considerata la prima
università italiana (→ ancora oggi alcune delle facoltà più importanti (in particolare in ambito scientifico e
medicina) sono a Padova) → le influenze da cui Donatello trae sono molte

Il monumento equestre per antonomasia dell’antichità era la statua di Marco Aurelio. Dopo la statua di
Marco Aurelio non c’era più stato un monumento equestre: i cavalli che furono portati a Venezia a inizio
del XII secolo, da Costantinopoli erano stati trafugati durante la Seconda Crociata e posti sulla sommità
della facciata di San Marco (da Napoleone erano stati portati via e Canova, poi, li ha ripresi e riposizionati).

La statua equestre non era più stata fatta, se non in momenti funerari, ma non come statua a sé.

• statua equestre di Gattamelata

Ricorda i cavalli in Piazza Cavalli, fatti da Moti. Donatello è chiamato per quest’opera ma si occupa anche di
un’altra opera: l’altare del Santo

Bisogna ricordare la postura del cavallo: ha una zampa alzata (→ questa posizione i ritrova anche nei cavalli
di Piacenza).

Nel ritratto che ne fa Donatello, Gattamelata ha anche un ritratto psicologico nel volto.

La strutturazione è molto chiara e limpida, basata su tre piani: piani del busto del condottiero, piano del
corpo del cavallo, piano delle zampe del cavallo. Il tutto è congiunto da una diagonale che taglia il quadro in
due dall’alto a sinistra in basso a destra.
Quello che si nota anche è la naturale posizione a cavallo del condottiero: il cavallo è ambientato bene e
anche il condottiero → è una posizione naturale: non era facile fondere una struttura così complessa.

Questa scultura non è stata fatta in un blocco solo: viene dalla saldatura di diverse parti messe insieme. È
una scultura in bronzo a cera persa: sono vari pezzi in bronzo da assemblare insieme saldandoli.

Sarà ripreso da Verrocchio 30 anni dopo con forme quasi identiche; dalla forma di Verrocchio si genera un
prototipo dei monumenti equestri che sarà seguito per diversi anni

• Altare del Santo

È stato smembrato per necessità di ristrutturazione ed è stato rimontato nel 1855 ma con delle modifiche
→ aveva la Madonna al centro, due figure ai lati e, separate da colonne, altre figure ai lati.

Se non ci rimane la configurazione originaria dell’opera, ci rimangono le statue dell’opera.

L’altare del Santo oggi, con questa struttura architettonica, non è pertinente a quella di Donatello: fu
smembrato per ristrutturazione per poi essere ricomposto nel 1850 circa dal Boito → questa ricostruzione
fu fatta in modo non fedele alla disposizione originaria: le figure erano disposte così come erano disposte
all’inizio, ma è l’elemento architettonico dell’opera che non è fedele all’originale.

un’ipotetica ricostruzione del modello architettonico la si vede nel disegno: l’ipotesi si basa sul confronto
con la Pala di San Zeno, realizzata da Mantegna il decennio successivo.

L’altra cosa particolare è la posizione della Madonna, che sta per alzarsi e, quindi, si trova a metà → questo
ricollega all’iconografia di Donatello: si può ricondurre alla maiestas domini medievale (ovvero la madonna
che mostra il bambino all’adorazione dei fedeli) → in questo caso è lao stesso: la madonna si alza dal suo
trono per mostrare il bambino, ma, diversamente dalla maestà medievale, la madonna è qui attorniata da
santi. Tutte le pale rinascimentali sono piene di questa iconografia → sono tutte sacre conversazioni, il cui
elemento centrale è la Maestà che mostra il bambino all’adorazione dei fedeli. I santi intercedono tra il
momento divino (la Madonna) e gli esseri umani (i fedeli)

La figura centrale era questa madonna:

• madonna al centro del Santo (Sant’Antonio, santo più caro ai padovani → a Padova c’è ancora la
Basilica del Santo)

L’iconografia tradizionale della maiestas domini (dove la Maestà mostra il bambino ai fedeli) è alla base
dell’altare di Padova.

L’altare di Padova aveva nella fascia al di sotto dei rilievi, i più importanti dei 4 sulla vita di Sant’Antonio
(perchè la Basilica è dedicata a Sant’Antonio). Forse è l’opera più complessa di Donatello: troviamo la
presenza di scultura di vari materiali e vi troviamo anche, accanto al bronzo, anche la scultura della pietra
perché una delle lastre al di sotto delle figure che costituiscono la sacra conversazione, la principale era “la
deposizione del sepolcro” → anche qui Donatello pone diversi inserti a mo’ di tarsia con diversi colori a
significare i vari elementi della rappresentazione (in una varietà di materiali, forme, rappresentanze,
iconografie, etc.)

Al centro abbiamo la madonna con il bambino, ai lati i santi Antonio e Francesco (è uno dei santi più
importanti nella storia italiana.

• Miracolo della mula, dai Miracoli di Sant’Antonio

Ci rimangono le formelle del miracolo di Sant’Antonio (di cui una è il Miracolo della mula).
Nella costruzione dello spazio di questa formella, troviamo la prospettiva → lo spazio è in fuga prospettica
dal soffitto, mentre in altre opere era dal pavimento (già trovate in altre opere di Donatello).

Pur presente questa fortissima sperimentazione (presente in questa statua ma anche nelle altre), nella
rappresentazione dei Quattro Miracoli di Sant’Antonio Donatello conserva il linguaggio articolato
prospetticamente.

Di Donatello si possono individuare tre filoni:

 Realista
 Geometrico-prospettico
 Sperimentale: uso di diverse materie, diverse cromie all’interno di contesti classici che, invece,
prevedevano solo il marmo. La sperimentazione si vede anche nell’iconografia, dove le espressioni
dei volti riecheggia il paganesimo.

Quindi, qui conserva l’impostazione prospettiva.

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