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L’arte longobarda

Nel 6 secolo d.C. la pressione sui confini portò in Italia Da un lato è rappresentata la donazione dei magi.
l’arrivo dei Longobardi guidati da Alboino nel 568. Abbiamo la madonna in trono con il bambino, sopra
Provenienti dal mare del nord, entrarono in Italia dal c’è l’angelo, e i re magi. Innanzitutto si vede la
Friuli. Questi erano nomadi e a seguito di una sproporzione delle figure, le figure sono sintetiche,
migrazione arrivarono in Italia e fondarono un vero e innaturali e danno l’effetto di non sembrare quasi
proprio regno nell’Italia Settentrionale, ed era la umani.
cosiddetta Langobardia Maior, e la capitale era I re magi sono l’uno uguale all’latro.
l’odierna Pavia. Lo spazio è riempito dall’angelo, sotto una serie di
piante e decorazioni che la riempiono del tutto. Viene
La loro organizzazione politica divideva il territorio in messo totalmente da parte il lessico classico. C’è un
tanti ducati. C’è una Langobardia Minor a Spoleto e recupero di uno stile essenziale che punta al concetto e
Benevento. Questi longobardi, essendo un popolo non alla sua rappresentazione reale.
nomade, arrivano in Italia privi di ogni struttura
urbana, e prendono le cose dalle città che Su un altro alto ancora, è rappresentata la scena della
conquistarono. visitazione, Maria, dopo aver saputo di aspettare Gesù,
va da sua cugina Elisabetta. C’è un abbraccio, le figure
Un certo Paolo Diacono scrisse un libro “Historia sono uguali, riconosciamo Maria poiché ha ina croce
Longobardorum”; sulla fronte. Un abbraccio privo si sentimento, interessa
solo il concetto religioso. Riempiono uno spazio vuoto
Diacono divenne famoso perché fu un amministratore con una palma.
di Carlo Magno. Dal punto di vista artistico, questi Loro affrontano la scultura con lo stesso stile dell’arte
longobardi, essendo un popolo nomade, non era molto minore, si trovano in questa situazione in cui c’è lo
abituato a creare strutture, ma prediligeva arti minori, spazio nuovo e lo riempiono con una decorazione.
come l’oreficeria. Quando arrivano in Italia L’opera sebbene in pietra assomiglia molto
acquisiscono anche scultura e architettura, a cui danno all’oreficeria quindi “un lavoro a sbalzo fatto sulla
una loro impronta. pietra”.

L’altare del duca di Rachis Ad un certo punto succede che i longobardi verranno
In questo caso abbiamo un altare di un duca e si trova sconfitti da Carlo Magno.
in un museo cristiano di Civitale del Friuli. Tra i vari popoli barbarici i Franchi vengono scelti dal
Quest’altare è fatto di pietra d’Istria, pietra molto pontefice come supporto, quindi saranno loro, in
chiara. L’altare ha la forma di un parallelepipedo che in particolar modo i Carolingi a sconfiggere i
origine era colorato, abbiamo quattro lati. Il fronte o Longobardi. Nella dinastia dei Carolingio c’è la figura
paliotto, è quello che ha la rappresentazione più di Carlo Magno che sarà un grande comandante e darà
importante. Un bassorilievo in cui viene rappresentata vita al sacro romano impero.
la figura di Cristo accompagnato da due cherubini Il cristianesimo e la politica di questo grande
all’interno di una mandorla. Maiestas dogmi. imperatore andranno d’accordo.
Questa mandorla è tirata su da una serie di angeli È automatico che quando nasce un grande impero, il
svolazzanti. lessico utilizzato sarà quello classico. Perché è come se
È evidente che l’esperienza dell’oreficeria condiziona il lessico dell’antica Roma legittimasse l’auctoritas e il
lo stile di questa scultura: i tratti sono molto netti, i potere di quel governo.
contorni molto marcati. Lui creò la scuola palatina, cioè una scuola in cui si
studiavano i testi greci e latini. Questo rinnovamento
La rappresentazione è sintetica e stilizzata, non solo avviene nei territori tedeschi, ma anche italiani. A
nei volti che sono allungati, con occhi sbarrati. Ma Milano ci sono i missi dominici, i controllori
un’altra particolarità: le braccia allungate. Torna la dell’imperatore.
rappresentazione gerarchica: ciò che è più importante
è più grande. In questo caso viene messa in evidenza la
funzione degli angeli di sostegno al divino.
I longobardi, inizialmente ariani, poi cristiani ortodossi,
utilizzino un linguaggio fortemente ideologico a favore
della religione.

Concetto di horror vacui, perdita totale di


naturalezza. Non lo vediamo solo nel paliotto, ma
anche nelle rappresentazioni laterali.
L’oreficeria aveva specializzato gli artisti con uno stile
aniconico. Invece frontalmente ci sono delle scene.
L’altare di Vuolvino
Opera che nasce nel 9 secolo a Milano e diventa un
esempio di arte carolingia;

Opera considerata barbarica perché il popolo è frutto di


un regno romano barbarico.
L’altare è posizionato al centro della basilica,
nell’incrocio tra il transetto e le navate, sotto un
ciborio, una specie di baldacchino che mette in
evidenza la centralità all’interno della chiesa, perchè è
proprio il punto dove si incrocia il transetto con le
navate.
Lo chiamiamo Vuolvino perché abbiamo una firma di
chi lo creò che si trova sul retro.
Nel recupero classicheggiante anche la figura
dell’artista riprende il suo stato sociale d’artista che
decide di firmarsi.

L’altare è totalmente in legno, è rivestito da lastre


d’oro sul fronte (paliotto)
Sul fronte abbiamo un rivestimento con una serie di
lamine realizzato con la tecnica a sbalzo. C’è un lavoro
fatto sul retro della lamina con un martello.
Le scene sono inserite in una scena di intelaiatura in
cui ci sono decorazioni e pietre incastonate. Quindi
questa è un’opera di oreficeria.
La parte avanti racconta storie della vita di cristo, la
parte dietro riprende episodi della vita di
sant’Ambrogio, perché quest’altare venne creato in
origine per contenere le spoglie di Sant’Ambrogio.

Nell parte centrale abbiamo il cristo in mandorla, il


tetramorfo e tutti gli apostoli divisi in 4 gruppi da 3.
Si crea una croce centrale e tutto riempito con
decorazioni attinenti.
Nella parte retrostante abbiamo oro e argento e al
centro c’è la cosiddetta fenestrella confessionis, cioè il
posto in cui si poteva aprire l’altare se all’interno erano
contenute delle reliquie o spoglie.

“Vuolvinus magister faber”. Vuolvino è come se si


autoritraesse con sant’Ambrogio che gli da l’incarico di
farlo.

Quest’opera può essere considerata un’opera di


trapasso, perché contiene elementi classici, ma d’altro
canto ci sono elementi tipicamente medievali, e quindi
il riempire delle scene, soprattutto nel fronte principale,
la scelta di utilizzare principalmente l’oro. Quindi è
un’opera del periodo barbarico, principalmente
carolingio. Nel retro l’opera è meno enfatica e
decorativa.

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