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La renovatio carolingia
La penetrazione dei longobardi segna di fatto la divisione in due del territorio: da una parte la longobardia maior
(la zona del centro-settentrione), mentre nella parte meridionale vi è la presenza di due ducati più o meno
indipendenti ovvero il ducato di Spoleto e il ducato di Benevento. Il secondo ducato maggiormente indirizzato
verso il gusto dell’oriente. Il ducato di Spoleto invece esibisce un lessico classicista (ad imitare le prestigia
romane).
Uno dei protagonisti della storia della chiesa è il filone dell’ordine benedettino. Tra la fine del VI e l’inizio del VII
secolo San Colombano realizza una serie di monasteri tra l’Irlanda e l’Inghilterra e anche in Francia. Ad esempio,
in Italia troviamo il plauso di Teodolinda stesso e di
Agilulfo. Il cuore del monasterismo irlandese lo si
trova negli scriptoria (centri che all’interno del
monastero lineavano una serie di codici).
Uno degli esempi più raffinati è quello degli evangeli di Lindisfarne (Northumbria)
lineati dal vescovo Eadfrith. Si conservano alla british library a Londra e in questo
caso l’evangelista è rappresentato in forme stilizzate mentre sta scrivendo il
vangelo e sopra aggalla il suo simbolo, ovvero il leone alato di Marco. Anche in
questo caso ogni evangelo ha una carpet page.
Roma rimane un centro importante, riconquistata da Bisanzio nella guerra greco-gotica, vive un periodo di
intenso rapporto con l’autorità bizantina. Nel VII e VIII secolo il papato avvia una serie di alleanze variabili, per
cercare di ottenere una realtà territoriale più ampia. In questo gioco di alleanze Roma rimane con un vuoto
politico. Vi sono una serie di testimonianze di questo periodo, in cui gli edifici pagani vengono cristianizzati.
Si trova una serie nutrita di affreschi, di testimonianze
di periodo differente, in particolar modo incentrate
nelle pareti intorno all’abside.
Altro richiamo esplicito all’antichità era nell’utilizzo di marmi e materiali pregiati fatti venire direttamente da
Roma o da Ravenna.
L’aula del trono ad abside pronunciata e con finestrata a doppio ordine ricordava la basilica di Costantino a
Treviri.
L’imperatore seduto sul suo trono poteva vedere davanti a sé la loggetta e vedere sopra e in asse sull’altare,
sopra la cupola la presenza di Cristo benedicente, era dunque lui la figura intermediaria tra il Cristo e i fedeli.
Elementi che ricordano un’eredità tardo antica ma anche una profusione di lavori in bronzo su cui poggiano i
capitelli sfogliati.
Posto nel quale si trovano anche altre opere tra cui una
scultura equestre di Carlo Magno
Nell’ambizione di un impero così vasto come quello carolingio il culto del latino doveva essere particolarmente
accentuato. La miniatura in questo periodo è sicuramente l’arte guida. È chiaro che le abbazie con gli scriptoria
garantirono una produzione accentuata delle miniature che dimostrano delle tendenze stilistiche differenti,
ricollegate a due tendenze, una “la scuola di corte” che si caratterizza per un forte ricordo dei modelli ravennati,
con un’influenza più forte nei confronti della miniatura insulare (il gusto per l’intreccio astratto); l’altra tendenza
invece ha un approccio più naturalistico, dinamico e con un pittoricismo più denso. La presenza di due filoni così
differenti nella miniatura fa sì che convergano dei codici di provenienza varia, sia per geografia che per
cronologia. Per cui è possibile che un copista che copi il codice commissionato oggi, debba copiare un codice
realizzato in un unico esemplare più antico. Vi è la possibilità di avere un linguaggio figurativo nei confronti della
pittura o della scrittura.