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IItinerario

storia dei
Longobardi
I Longobardi
I Longobardi erano una popolazione nomade, proveniente dal nord
dell'Europa, protagonista tra il II e il VI secolo di una lunga
migrazione che la portò dal basso corso dell'Elba fino all'Italia.
Attraversarono Germania per raggiungere la Pannonia(attuale
Austria e Ungheria) nel V secolo e infine per raggiungere l'Italia
scendendo verso le Alpi dal Friuli Venia Giulia nel 568, guidati dal re
Alboino. Una volta arrivati in Italia diedero vita ad un regno
indipendente che estese progressivamente il proprio dominio sulla
massima parte del territorio italiano continentale e peninsulare.
Il dominio fu diviso in numerosi ducati, che godevano di una
marcata autonomia rispetto al potere centrale dei sovrani insediati
a Pavia. Nel corso dei secoli, ricordiamo grandi figure di sovrani
come: Alboino, Autari, Rotari, Liutprando e Desiderio.
Il Regno longobardo, che tra il VII e l'inizio
dell'VIII secolo era arrivato a
rappresentare una potenza di rilievo
europeo, cessò di essere un organismo
autonomo nel 774, a seguito della
sconfitta subita a opera dei Franchi
guidati da Carlo Magno.
Il tempietto Longobardo
a Cividale del Friuli (UD)
Situato all’interno del Monastero di Santa Maria in Valle, rappresenta una straordinaria testimonianza
dell’architettura longobarda ed è particolarmente importante perché segna la convivenza di motivi
architettonici longobardi con una ripresa dei modelli classici, creando una sorta di continuità tra l'arte
romana, l'arte longobarda e l'arte carolingia.
Nel 2011 è stato dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità nell’ambito dell' “Italia Langobardorum".
Per quanto riguarda l'architettura, il
Tempietto Longobardo comprende
una cappella principale a pianta
quadrata con volta a crociera
delimitata da un presbiterio diviso
da colonne che vanno a comporre un
grande loggiato a tre navate .
L'ala ovest è la zona più ricca e decorata, qui si trovano una serie di
stucchi e affreschi che ornano la parete di entrata. L'abside a mosaico
che si trovava alla fine della chiesta è andata distrutta nel tempo.

La struttura originaria subì notevoli danni in seguito ai terremoti del 1222 e del 1279: si
verificò il crollo di gran parte della volta a crociera, che collassando inferse danni
irreparabili alle decorazioni a stucco delle pareti. Seguirono le scosse del 1511 e il
complesso del monastero venne in gran parte ricostruito con diversi adattamenti
funzionali e strutturali.
Il complesso monasterico di San Salvatore
Il Museo di Santa Giulia sorge all’interno del complesso del monastero
dedicato a San Salvatore e a Santa Giulia e ospita reperti archeologici
provenienti da scavi effettuati all’interno della stessa area perimetrale
dell’edificio e, più in generale, dall’area della provincia dell’antica Brixia.
Qui, la presenza longobarda è anticamente attestata; del resto, lo stesso
monastero fu fondato a metà dell’VIII secolo per volere dal Duca Desiderio,
che sarebbe poi stato l’ultimo sovrano di questo popolo, e da sua moglie
Ansa; la coppia regale decise di affidare il monastero alla guida della figlia
Anselperga, che da quel momento divenne prima badessa del cenobio. Oltre
alla presenza della basilica di San Salvatore e al monastero di Santa
Giulia, esistono migliaia di reperti che raccontano dei Longobardi: ci sono
numerose tombe femminili e maschili ritrovate a Calvisano, Leno,
Botticino e Milzanello e nella stessa Brescia, senza contare prodotti
artigianali in ceramica e in osso, oggetti ornamentali e piccole croci in
lamina dorata decorare a sbalzo. Ma il complesso di San Salvatore e Santa
Giulia intrecciano ancora molte volte la loro vita con la grande Storia: in
età romantica, lo scrittore Alessandro Manzoni vi ambienta la parte più
celebre e toccante della tragedia Adelchi: la morte di Ermengarda.
Costei, figlia di Desiderio e sposa ripudiata di Carlo, re dei Franchi (il
futuro Carlo Magno), trova rifugio nel monastero, dove può
ricongiungersi a Dio tra le preghiere delle monache e le cure premurose
della sorella Anselperga.
Il tempietto del Clitunno a Campello (PG)
Il Tempietto del Clitunno, si trova nel comune di Campello sul Clitunno, nella frazione
di Pissignano, lungo il declivio del colle di San Benedetto dominante la valle spoletina.
Considerato uno tra i più interessanti monumenti altomedievali dell'Umbria, è tra i
sette gioielli dell'arte e dell'architettura longobarda in Italia che sono stati di recente
inseriti nella prestigiosa "lista del Patrimonio mondiale dell'Unesco".
Tra gli elementi più attraenti del tempio vi è la suggestiva posizione, un luogo coperto
da "antichi e ombrosi cipressi ai cui piedi scaturisce una fonte che forma un laghetto".
L'edificio, che riutilizza elementi architettonici di età romana pertinenti forse alle
strutture di un precedente santuario intitolato al dio Clitumnus (divinità identificata
con Giove), ha la forma di un tempietto classico: poggia su alto podio con fronte
costituita da quattro colonne corinzie (pronao tetrastilo) che sorregge la trabeazione
su cui corre l'iscrizione che dedica la chiesa al "Dio degli angeli".

Questo bellissimo tempio è visitabile


nei giorni:

Martedì - Sabato: 8.15 - 19.15 (ultimo


ingresso)
Domenica: 14.15 - 19.15
Lunedì chiuso
Pavia Longobarda
Capitale del Regno dal 625 al 774, Pavia fu il centro più importante della cultura longobarda, il
fatto di essere capitale del regno longobardo influenzò profondamente le vicende urbanistiche,
ecclesiastiche e culturali della città durante tutto il Medioevo.
Il principale edificio religioso pavese è la chiesa di Sant’Eusebio, costruita come cattedrale
ariana da Rotari e in seguito fulcro della conversione al cattolicesimo avviata da Teodolinda e
sostenuta da re Ariperto I (653- 661) e dal vescovo Anastasio. Del VII secolo resta solo la cripta,
con capitelli originali.

All’interno della Sala Longobarda nei Musei Civici presso il Castello è


possibile vedere qualche traccia della dominazione longobarda dal 568
al 774. I pezzi esposti sono per lo più provenienti da rinvenimenti
fortuiti durante lavori edilizi o agrari.
Arte longobarda
Frontale di Agilulfo
Questa lamina realizza in bronzo dorato è stato forgiato in
occasione dell'incoronazione del re longobardo Agilulfo. I fori che
la costellano lungo i bordi servivano per collegarla all'elmo. Sulla
lamina si trova anche un'iscrizione che recita VICT/URIA.

Altare del duca Ratchis

L'altare del duca Ratchis è il monumento che ci dà più informazioni


sui metodi di rappresentazione dei Longobardi. L'altare è costituito
da quattro lastre in pietra d'Istria di colore bianco latteo. Tutte e
quattro le facce sono scolpite da bassorilievo, in origine, erano
anche colorate. Tutte le parti delle lastre lasciate libere dalle figure
sono state riempite da stelle, fiori e piccole croci, questo modo di
scolpire è definito hòrror vàcui, espressione latina che significa
"paura del vuoto".
La colomba
Anche uno dei dolci italiani più
popolari, la colomba pasquale, pare
sia da ricondursi all’arrivo dei
Longobardi . La leggenda narra che
nel 572, dopo tre anni di assedio,
Alboino si accingeva a entrare in
Pavia, l’antica Ticinum, fieramente
intenzionato a passare a filo di
spada la popolazione, quando il suo
cavallo si abbatté a terra e non volle Ricetta colomba pasquale:
Farina Manitoba 100 g
più saperne di rialzarsi. Era la Zucchero 15 g
vigilia di Pasqua, e un fornaio donò Burro 15 g
all’invasore il dolce ancora caldo, in Uova 60 g
Farina Manitoba 180 g
cambio della promessa a desistere Zucchero 85 g
dall’insano proposito. Allora il Uova 60 g
destriero si rialzò e Alboino poté Burro 55 g
Sale fino 4 g
fare il suo ingresso trionfale nella Arancia candita 35 g
città che sarebbe diventata la Uvetta 70 g
capitale del nuovo regno barbarico. Pasta di arance 35 g
Baccello di vaniglia i semi 1

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