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Toscana
1) San Pietro di Siena
Le maggior testimonianze dell’architettura templare si possono trovare a Siena e nella sua
provincia. Nella magica città del Palio si può ancora ammirare la chiesa di San Pietro, presso Porta
Camollia, che la chiesa della Contrada dell’Istrice. Costruita intorno all’anno Mille, di pianta
rettangolare ad una sola navata con abside semicircolare e tetto a capriate, nel 1148 fu assegnata,
con l’annesso ospedale e la casa per alloggiare i pellegrini, ai Templari. La facciata in pietre conce
ha un bel portale gotico e stemmi gentilizi a lato di questo. Qui i cavalieri si stabilirono fino alla
soppressione dell’Ordine, nel 1313, anno in cui la chiesa, come tutte le proprietà templari, fu
assegnata ai cavalieri di San Giovanni dell’Ospedale. A loro si devono gli affreschi monocromi
commissionati a Cristoforo Bindoccio e Meo di Pero tra il 1382 ed il 1398 per il refettorio ed ancora
oggi parzialmente visibili all’interno della chiesa narranti storie bibliche e dell’Antico Testamento.
All’esterno, sul fianco fanno bella mostra di sé delle croci templari scolpite nella muratura, mentre
all’interno, recentemente la professoressa Giacomini ha rintracciato nelle pietre interessanti e
simbolici graffiti, tra i quali un Cristo inciso in un concio presso il presbiterio.
Umbria
Marche
Si tratta di una suggestiva chiesa che sorge su una piccola altura, la cui tradizione assegna
generalmente ai Templari, senza il sostegno certo dei documenti. Per raggiungerla da Arcevia si
percorre la strada che porta a Serra San Quirico e dopo il bivio per Avacelli, un viottolo sterrato
porta alla collina dove sorge l’edificio templare con una casa colonica annessa. Di fondazione
longobarda è un prezioso esempio d’architettura altomedioevale, che conserva pregevoli opere
scultoree coeve. L’insediamento sorgeva in un punto chiave della viabilità del ducato longobardo di
Spoleto. Infatti, la valle del fosso di Fugiano, dove sorge la chiesa, consentiva il transito di merci e
persone attraverso il territorio del ducato evitando le insidie di altri percorsi incontrollati dalle forza
antagoniste bizantine; inoltre di qui passava un antico tracciato che si collegava alla via Flaminia.
Dopo alcuni rifacimenti, il prospetto conserva come elementi orginali due strette lesene laterali e la
parte centrale, leggermente aggettante, in cui venne inserito un oculo e il portale eseguito
parzialmente con materiale di recupero, tra cui spiccano alcune lapidi. Tra l’occhio e il portale si
ritrova l’unico elemento ornamentale: un lastra lapidea su cui è raffigurata una croce processionale,
contornata da sei rilievi di forma incerta. All’interno, si possono ammirare quelli che sono gli
elementi decorativi più originali e interessanti, i capitelli, su cui appaiono numerosi personaggi,
animali, talvolta fantastici, ed elementi vitinei. L’abside è incorniciato da due serie di pilastrini,
sulla cui sommità sono collocati ei gruppi scultorei di straordinario interesse.
La precettoria di Osimo fu molto importante nel Medioevo, e da esse dipendevano altre piccole
chiesette della zona: venne fondata nel 1167 con il titolo di San Filippo Apostolo del Plano, nella
località Montetorto, l’attuale frazione Casenuove di Osimo dove si può ammirare tutt’ora. La
chiesetta sebbene rimaneggiata, conserva tracce dell’antica fondazione, un campaniletto a vela ed
ha, nei pressi, un edificio che in origine era il convento dei monaci-
cavalieri
La chiesa sconsacrata di Santa Croce è situata all’incrocio tra via Angelini e via Ricci, nei pressi di
Porta Gemina, attraverso la quale passava la via Salaria, l’antica strada romana che collegava Roma
all’Adriatico. Si sa che all’arrivo dei cavalieri rossocrociati la chiesa era già esistente, perché
edificata sul finire del IX sec., con l’ospitium annesso, dai monaci camaldolesi di Fonte Avellana.
L’ingresso alla chiesa, un tempo, si trovava nella parte opposta di dove si può vedere tutt’ora,
poiché nel corso del tempo è stato modificato l’orientamento. Veramente suggestiva è la croce in
pietra che è incastonata nel rosoncino, una tipica “croce ad otto punte” usata da alcuni ordini
militari come appunto quello dei Templari. Fino a qualche tempo fa si poteva leggere sullo stipite di
una porta o sulla facciata di una casa cinquecentesca il motto templare “Non nobis domine, non
nobis, sed nomine tuo da gloriam”. Ad Ascoli si può, inoltre, recarsi nella parte settentrionale della
città, vicino a Porta Tufila. Qui sorge l’altra chiesa che la tradizione assegna ai Templari, ovvero
San Giovanni ad Templum, ma che non presenta alcun motivo di interesse perché rimaneggiata
nel XVII sec dai Cavalieri di Malta.
I piccoli paesi di Castignano e Montedinove presentano, inoltre, riferimenti non troppo velati
all’Ordine deTempio, La piccola chiesa di Santa Maria di Castignano sorge sulla via che da
tempo immemorabile è denominata “dei Templari”. Recenti studi di Eraldo Vagnetti, inoltre, hanno
rintracciato possibili riferimenti ai Templari anche per la parrocchiale di San Giovanni di
Montedinove. Nel portale laterale, ad esempio, si noti una scritta in terracotta con le lettere MTO,
che potrebbe stare a significare Ordine della Milizia del Tempio.
Lazio
Molte sono le località templari nel Lazio, ma poche sono quelle che hanno conservato l’impronta
originaria. La Rocca dell’Abbadia di Vulci appartenuta inizialmente ai monaci benedettini, poi a
quelli cistercensi, passò solo in seguito ai cavalieri del Tempio. Sappiamo con certezza che i
Templari furono incaricati della sorveglianza della Rocca di Vulci de ponte sul fiume Fiora, quando
Frate Paolo venne investito della castellania della Rocca, ma si può ipotizzare chela presenza
templare in questi luoghi risalga al 1283 in cui frate Deutalleve si occupò di raccogliere grane e
vettovaglie da inviare a Roma in seguito a una carestia. Il ponte dell’Abbadia con la sua Rocca è
uno dei luoghi più pittoreschi dell’intera penisola: la costruzione sorge imperiosa in uno sperone
roccioso, si trova in perfette condizioni e ospita un piccolo museo. La vera attrattiva è costituita dal
ponte etrusco a tre archi, che con un salto di trenta metri permette di superare il fiume Fiora. Si
consiglia la vista del complesso verso le ore del tramonto per ammirare lo splendido paesaggio e la
Rocca in un gioco di luci davvero suggestivi
Le recenti ricerche di Enzo Valentini hanno dato giusta luce all’insediamento templare di Viterbo.
La presenza del palazzo del papa e della sua corte, fece si che ci fosse bisogno di una presenza di un
ordine come quello dei Templari, che era allo stesso tempo un ordine monastico e militare. Si
trattava di un insediamento importante, dato che accolse la sepoltura del gran precettore Artusio de
Pocapalia ed ospitò un capitolo dell’ordine. Situata nella contrada comunemente chiamata Valle, nel
quartiere medievale di Viterbo, è stata oggetto di restauri e, attualmente, parete degli edifici, sono
occupati da un ristorante. In una delle pareti, all’interno del locale, potrete vedere un bellissimo
affresco del XV sec. da poco tornato alla luce. Attiguo all’edificio sussiste ancora la chiesa di Santa
Maria in Carbonara, spoglia ma di grande fascino.
In cima al colle dell’Aventino, nella capitale, sorge da secoli la residenza dei Cavalieri di Malta con
l’annessa chiesa di Santa Maria del Priorato. In precedenza fu la sede dei Templari di Roma,
fungendo da centro di rappresentanza e ambasceria dell’Ordine all’interno dello Stato della Chiesa.
Il documento che attesta per la prima volta dei Templari a Roma risale al 1190, anche se la chiesa
sopra il colle Aventino già esisteva ed era possesso dei Cluniacensi.
Rinnovata e decorata dal Piranesi, qui nell’insolita veste di architetto, nel 1765, tutta la piazza, la
facciata della chiesa e la Villa del Priorato sono fantasiosa creazione del geniale incisore veneziano,
che ne fece uno dei primi capolavori dello stile neoclassico. La facciata è intrisa di simbologie
esoteriche (Piranesi era massone), il che la dice lunga sul legame Templari, Cavalieri di Malta ed
esoterismo massonico. Unica superstite del periodo templare, però, è una vera da pozzo, datata
1244, recante l’iscrizione “In nomine Christi, Anno einsdem MCCXLIIII, frater Petrus Januensis,
magister domorum militie templi Rome et Tuscie fec...”
Una curiosità: appoggiando l’occhio sulla serratura della cancellata del palazzo si staglia in perfetta
prospettiva la cupola di San Pietro.
Poichè nel XIII sec. la rocca di San Felice stava andando in rovina, verso il 1230 il papa Gregorio
IX ordinò al castellano di Lariano, il frate templare Raimondo, di occupare la rocca per difendere lo
Stato della Chiesa da possibili incursioni di Federico II. La rocca è ancora visibile nella parte alta di
San Felice: sulla destra si staglia la massiccia “Torre dei Templari”; appena entrati, superando un
piccolo arco, si entra in una piccola piazza dove si trova la cosiddetta Casa dei Templari, ora sede
municipale
Puglia
La Puglia era regione importantissima nello scacchiere templare, poiché dai suoi porti partivano le
numerose navi che si recavano in Terrasanta per le crociate e i pellegrinaggi. La presenza dei
Templari a Trani, precede l’insediamento di altre città costiere del basso Adriatico, da Barletta a
Brindisi, ed è databile al 1143: infatti il diacono Arnaldo nella sua “Storia della traslazione del
corpo di S. Nicola Pellegrino, afferma che i monaci rossocrociati erano presenti a quella
processione e all’evento miracoloso delle due colonne di fumo che si levarono dalla Cattedrale. La
chiesa, che si trova nella zona del porto vecchio, è uno dei gioielli sopravissuti ai secoli preceduta
da un doppio portico, è sormontata da un bel campaniletto a vela. Elegante è il portale d’ingresso,
con la lunetta dell’Annunciazione (tipica iconografia presente nelle chiese del Tempio) e i capitelli
scolpiti ai lati con l’esalazione del gruppo degli arcangeli, rappresentati a coppia sui capitelli come
militia Christi. La chiesa è a tre navate e, all’estremo, termina con tre absidi, delle quali la maggiore
è decorata da raffinati bassorilievi e sculture. Sugli architravi di accesso alla sacrestia sono scolpiti
vari stemmi di famiglie nobili di origini ravellese (Ravello al tempo faceva parte del contado di
Amalfi)
13 Il portico dei Templari a Brindisi
Nella zona vecchia del porto di Brindisi rimane testimonianza della presenza templare, documentata
fin dal 1196, con l’interessante portico dei Templari, formato da due arcate gotiche che sono l’unico
avanzo della chiesa templare di San Giorgio. All0interno del portico vi è un sarcofago con quattro
croci scolpite ai quattro lati del coperchio.
Già intitolata a San Leonardo e poi a San Salvatore, i Templari si insediarono nella parte
meridionale dell’importante cittadina, all’interno delle mura duecentesche, ma tennero questa casa
solamente per un breve periodo. Intorno al 1228-29, infatti, durante la contesa tra Federico II e il
papa Gregorio IX, molte case templari della Puglia e della Sicilia vennero confiscate, tra cui questa
di Andria. In seguito la chiesa fu assegnata all’Ordine teutonico che la tenne fino al 1358. Si
presume che la fabbrica sia stata avviata dai Templari e in seguito terminata dai Teutonici. Si
ammiri nella semplice facciata, il ricco portale gotico.
Basilicata
Il santuario di Santa Maria di Picciano, presso Matera, è ancora oggi meta di processioni e di
devozione sentita, verso l’antica immagine della Vergine Annunziata conservata nella chiesa. Da
sempre, durante la festa padronale che si celebra il 21 marzo, vi affluivano i malati d’ernia che
secondo un antico rito, dovevano passare nudi dentro l’apertura di un ramo segato
longitudinalmente. Solo in tempi recenti l’usanza fu abolita e si preferì far passare i malati in
preghiera attraverso le due porte della chiesa.Pur non essendo certi della presenza templare, in
questo luogo, la tradizione assegna la mansione di Picciano, antico monastero benedettino,
all’Ordine del Tempio. Originariamente a una navata, la chiesettta subì un ingrandimento nel XVIII
sec l’orientamento fu capovolto. Suggestivi i due campaniletti a vela e, i resti della torre di vedetta,
usata in seguito come campanile. L’interno ha in fondo alla navata un bassorilievo raffigurante lo
stemma del commendatore giovannita frà Silvio Zurla e, naturalmente, spicca sull’altare barocco il
quadro della Madonna di Picciano, di epoca bizantina. Altre antiche immagini della Madonna si
conservano e si venerano in questo importante santuario lucano
Sicilia
L’antica città famosa per i suoi mosaici, si trovava a metà strada tra Enna e Gela
e si trovava al centro di vasti possedimenti templari. Per recarsi alla chiesa del Carmine bisogna
raggiungere il sobborgo del Casalotto, ma dell’edificio templare sopravvive solo qualche elemento.
La chiesa del Carmine, infatti. è stata modificata dai Carmelitani nel XVII sec. Nella facciata, sopra
la finestra, vi è uno stemma di pietra con sopra una croce a Tau. Di un certo interesse è il campanile
del XII sec., chiamato la “Torre dei Templari”, il colonnato orientale e meridionale sormontato da
stemmi nobiliari e altri simboli; rimane in buono stato di conservazione e merita una visita anche
l’antico chiostro.